Vita frate rn a (rapporti e comunicazione) e buona im posta
zione del lavoro aiutano non solo a sentirsi bene, m a anche a crescere; arricchiscono dal pu n to di vista culturale, psicologico e sociale e so p rattu tto spirituale.
C’è u n a crescita culturale, perché ascoltando gli altri e colla- borando con loro riceviamo inform azioni, visioni, dati e lettu re di svariate realtà. Oggi sono cercati e si considerano indispen
sabili i rapp o rti e la comunicazione con persone com petenti. Ce ne sono anche tr a i confratelli che vivono nelle n o stre com u
nità, anzi probabilm ente ognuno h a u n a com petenza da offrir
ci. Ce ne sono tr a i laici.
C’è u n a crescita psicologica, perché si sviluppano l’affetti
vità, la capacità di accoglienza di persone e m en talità diverse; si diventa più capaci di donazione, di superare frustrazioni e bloc
chi interni, fissazioni su noi stessi o sul nostro successo.
C’è crescita sociale, perché si rafforza la capacità di in seri
m ento in gruppi di lavoro, in équipes di partecipazione e in am b ienti vari, con lib ertà e schiettezza; si padroneggia l ’an sietà sociale, quel sentim ento prim o di estran e ità e di disagio che ci assale quando ci troviamo in u n contesto o gruppo sconosciuto o poco familiare.
F inalm ente e al vertice si dà u n a crescita spirituale, o com
plessiva, perché gli atteggiam enti e le a ttitu d in i enunciate so
p ra si inseriscono in uno sforzo di risposta al Signore conforme al carism a e in u n a qualifica p er lo svolgimento della missione.
Le esperienze di formazione perm anente, realizzate lontano dalla propria com unità, producono dei benefici, come u n rip en sam ento, u n a nuova sintesi, u n aggiornam ento dottrinale, un nuovo en tu siasm o vocazionale; m a quan d o ci si im m erge di nuovo nella com unità e nel quotidiano, quella visione rin n o v ata
della v ita e del lavoro in tra v ista in condizioni straordinarie di tem po e di am biente, viene tra d o tta in p ratica con difficoltà.
I ritm i consueti prendono il sopravvento e il contesto um ano
“o rd in ario ” e com une diluisce le esperienze esem plari di p re
ghiera, di interscam bio, di studio. Il corso di formazione perm a
n en te rim ane così “isolato” nel decorrere della vita, anche se sono innegabili gli effetti benefici su di essa.
Si sono in tro d o tte allora q u attro variazioni nel concetto di form azione p erm anente, conferm ate dalle scienze della Form a
zione. Riguardano il luogo, il tempo, la m ateria e la metodologia.
Il luogo preferenziale della formazione perm anente è la co
m u n ità locale. Ѐ il più reale, perché è lì dove si im para a gestire la vita e a reagire da religioso salesiano di fronte alla quotidianità.
Il tempo più atto e continuato per la form azione perm anen
te è quello segnato dall’alte rn an z a di lavoro, studio, confronto, incontro con persone. Il tem po separato è utile come ripresa e appoggio.
L a m ateria o contenuti: è vero che u n a esposizione sistem a
tica sulla Chiesa, Gesù Cristo, la com unità giova, perché m oti
va, illum ina e riorienta. T u tto questo però lo si trova poi come distribuito, fram m entato e quasi diluito nel quotidiano. La co
m unità, in cui si deve riuscire a leggere in term in i reali quello che è stato spiegato, è quella in cui si vive gomito a gomito con i fratelli, che hanno le loro idee, sono segnati da u n loro passato, han n o dei limiti, anche se hanno pure ta n ta ricchezza che si de
ve saper scoprire e accogliere.
A ltrettan to si può dire della ecclesiologia ascoltata, della pa
storale giovanile dilucidata, del Sistem a Preventivo approfondi
to: sono quadri di riferim ento utili perché illum inanti. Ma che vanno rip o rtati poi al concreto particolare di u n a com unità ec
clesiale e alle sue condizioni, al campo di lavoro pastorale e ai giovani che in esso si trovano, all’am biente salesiano in cui il Sistem a Preventivo ascoltato andrebbe applicato. Q uesta, cioè la m an iera concreta di applicare visioni, quadri di riferim ento o tr a tta ti a casi particolari, è la m ateria pro p ria della formazione
p erm anente che h a luogo nella com unità locale. Lì, la sottom et
tiam o a riflessione e verifica p er vedere qual è la n o stra rispo
sta attu ale alle esigenze della vocazione e del lavoro. Direi che la form azione perm anente ricalca più il modello del tirocinio ben fatto che quello dello studentato.
Da ultim o, m a collegato a q u anto detto precedentem ente, si deve accennare al mezzo o via più efficace per u n a form azione continua: certam ente c’è la le ttu ra , lo studio, l ’attenzione alla vita spirituale, l’aggiornam ento teologico. Sia l’articolo 119 del
le Costituzioni come pure l’articolo 99 dei Regolam enti accen
nano però alla comunicazione fratern a: ascoltarsi con calma, r i
levare e sintetizzare con cura, elaborare valutazioni e criteri, prendere degli orientam enti pensati. Ciò va certam ente rin sal
dato e rilanciato con i cosiddetti “tem pi fo rti” e u n a consuetu
dine personale di riflessione.
Rapporti, comunicazione e lavoro program m ato dunque re a lizzano processi di formazione e crescita. Al presen te non tu tti lo capiscono. Non si fa colpa a nessuno perché nella prassi for
m ativa precedente la comunicazione non aveva né il peso, né le possibilità attu ali. M entre non colpevolizziamo nessuno, dob
biamo saper creare e m oltiplicare oppo rtu n ità di com unicazio
ne, m ettere a tem a la questione dei rapporti, essere consapevoli della piattaform a che esigono e cu rarla come u n a p ratica della carità pastorale verso confratelli e com unità.
Conclusione.
Concludo questa le tte ra nella festa della A nnunciazione, a due anni della pubblicazione della Esortazione Apostolica Vita Consecrata. La vita com unitaria vuole essere u n saggio, come è possibile all’uomo, della vita trin ita ria ; u n a relazione di am ore che genera l’u n ità in cui si esprim ono, si som m ano e si fondono le distinzioni. Si presen ta come u n segno e u n a realizzazione esem plare della comunione ecclesiale. Per la m olteplice grazia
che com porta, per il sostegno dei confratelli, per i beni che in essa circolano, p er l ’ascetica che richiede è u n a via che ci p orta verso l’am ore purificato e autentico.
Di questo amore M aria esprime le tre manifestazioni massime che l ’u m an ità conosce e che esprimiamo con tre titoli: Vergine, Sposa, Madre. Tale è il suo rapporto con Dio; tali le dimensioni se
condo le quali risu lta icona della Chiesa. Siamo sicuri, conforme alle parole di Don Bosco, che Lei è partecipe delle nostre comunità come h a fa tto con i discepoli di Gesù a C ana e nel Cenacolo.
C ontem plarla e invocarla gioverà anche alla n o stra comunione.
Ѐ questo l’augurio che porgo a ciascuna com unità e ad ogni confratello, per esprim ere efficacemente, con l’aiuto di Maria, tu t
ta la ricchezza della comunione che è frutto della Pasqua di Cristo.