sull‟eziologia e sulla fenomenologia d‟amore
CAPITOLO 2. Guido Cavalcanti o dell‟amore irrazionale e ottenebrante
1. La vita di Guido Cavalcanti
Guido nacque a Firenze negli anni Cinquanta del Duecento da Cavalcante de‟ Cavalcanti, “leggiadro e ricco cavaliere” che, come ci informa Giovanni Boccaccio, “seguì l‟opinion d‟Epicuro, in non credere che l‟anima dopo la morte del corpo vivesse, e che il nostro sommo bene fosse ne‟ diletti carnali”101, per questo motivo, infatti, il padre di Guido fu collocato da Dante nel cerchio degli eretici, all‟interno della medesima arca scoperchiata del consuocero Farinata degli Uberti (nel canto X dell‟Inferno). La famiglia di Cavalcanti, “una delle più possenti case di genti, di possessione e di avere di Firenze”102, era tradizionalmente guelfa di parte bianca e schierata, quindi, con la famiglia dei Cerchi nel periodo degli aspri scontri fra questa e quella dei Donati. Arricchitasi nel corso del tempo grazie ad alcune attività commerciali e finanziarie e alle rendite dei numerosi possedimenti all‟interno e all‟esterno di Firenze, conobbe un periodo di crisi economica a causa dell‟esito della battaglia di Montaperti del 1260, che si concluse con la vittoria dei Ghibellini senesi sui Guelfi fiorentini e che comportò quindi la fuoriuscita di alcuni di questi ultimi, tra i quali anche Cavalcante, il padre di Guido, che dovette soggiornare per un breve periodo a Lucca. Pochi anni più tardi però, in seguito alla battaglia di Benevento del 1266, che segnò la quasi definitiva sconfitta dei Ghibellini in Italia, i Guelfi riuscirono a riprendere il potere in
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Salvatore Guglielmino, Hermann Grosser, Il sistema letterario. Storia letteraria dal Duecento al Cinquecento, Milano, Principato, 2004, p. 105.
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città. Seguì un intenso periodo di accordi politici al fine di rappacificare le due fazioni avverse in Firenze e proprio a questa fase risale la prima testimonianza che abbiamo su Guido, al quale nel 1267 venne promessa in moglie, molto probabilmente per motivi di opportunità politica, Bice, la figlia di Farinata degli Uberti, il noto capo della consorteria ghibellina vincitore di Montaperti.
Il nome di Guido compare tra i fideiussori negli atti della pace del Cardinale Latino tra Guelfi e Ghibellini del 1280, dai quali si può dedurre che all‟epoca il padre di Guido fosse già morto e che Guido avesse più di quindici anni. Successivamente nel 1284 fu membro del Consiglio Generale del Comune di Firenze assieme a Brunetto Latini e Dino Compagni. Poiché era possibile accedere a questa carica solamente dopo aver compiuto il venticinquesimo anno d‟età, la nascita di Guido deve essere necessariamente collocata entro il 1259, data che ne costituisce dunque il terminus ante quem.
I demagogici Ordinamenti di Giustizia promulgati da Giano della Bella tra il 1293 e il 1295, volti a indebolire le famiglie aristocratiche fiorentine limitando la possibilità di partecipazione alla vita politica soltanto a chi fosse iscritto a una delle Arti di Firenze, impedirono a Guido Cavalcanti l‟accesso alle cariche pubbliche. Tuttavia Guido non smise di partecipare attivamente alla vita politica della sua città, anzi si trovò coinvolto in vari episodi, anche violenti, dell‟aspra contesa tra le famiglie rivali dei Cerchi e dei Donati. Guido era in particolare acerrimo nemico di Corso Donati, capo dei Neri, il quale arrivò addirittura al punto di tentare di assassinarlo durante un viaggio intrapreso dal poeta verso Santiago de Compostela nel 1292. Il pellegrinaggio di Guido fu probabilmente interrotto a Nîmes, come testimoniato da Dino Compagni (Cronica I, 20) e da un ironico sonetto di Niccola Muscia da Siena, Ècci venuto Guido „n Compostello (Appendice, II. 1). Il soggiorno francese del poeta sembrerebbe attestato anche da un piccolo gruppo di suoi componimenti, il cosiddetto “ciclo tolosano” (XXIX-XXXI), che fa riferimento ad un episodio avvenuto
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nella città di Tolosa, che, oltre ad essere una delle tappe canoniche dell‟itinerario verso Santiago de Compostela, era stata fino a pochi decenni prima la capitale culturale dei trovatori e dei càtari. Nel 1296 Guido, sempre stando a quello che ci racconta Dino Compagni (Cronica I, 20, 103-5), forse per vendicarsi dell‟attentato di Corso Donati, aggredì il proprio avversario nel centro di Firenze scagliandogli una freccia, che però andò a vuoto, e riportando una ferita ad una mano. Nel 1297 Guido prese parte ad un assalto contro le case dei Donati. Il 24 giugno 1300, in seguito all‟ennesima rissa tra gli esponenti delle due famiglie rivali scoppiata durante la processione della vigilia di San Giovanni, i principali esponenti di entrambe le fazioni furono allontanati dalla città per un provvedimento emanato dai Priori allora in carica (tra i quali c‟era anche Dante). Guido fu costretto a recarsi in esilio a Sarzana, in Lunigiana (Liguria), dove molto probabilmente compose la celebre ballata dell‟esilio Perch‟i‟ no spero di tornar
giammai (XXXV). In esilio Guido contrasse la malaria. Intorno alla
metà di agosto dello stesso anno venne fatto rientrare in Firenze, ma subito dopo morì a causa della malattia. Il 29 agosto 1300 venne sepolto in Santa Reparata, dove ora sorge Santa Maria del Fiore, il duomo di Firenze, come è documentato nel registro obituario della chiesa.
Guido Cavalcanti fu legato negli anni centrali dell‟esperienza stilnovistica all‟amico più giovane Dante Alighieri da un intenso ed affettuoso legame di amicizia e di comunanza delle esperienze intellettuali, come testimoniato soprattutto dal noto sonetto di quest‟ultimo Guido, i‟ vorrei che tu e Lapo ed io (XXXVIIIa) e dagli altri sonetti di corrispondenza tra i due poeti. Ad un certo punto dovette però seguire un profondo distacco tra i due amici, causato molto probabilmente da un insanabile contrasto ideologico: infatti mentre Dante si dedicò agli studi teologici, aprendosi ai valori della fede, Guido rimase fedele ai principi dell‟aristotelismo radicale di matrice averroista. Dante, che inizialmente aveva condiviso i medesimi ideali e
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il medesimo punto di partenza di Guido, e cioè soprattutto la “scoperta” e l‟elezione del bolognese Guido Guinizzelli a proprio maestro per la nuova poesia d‟amore, arrivò ad elaborare una concezione positiva ed edificante dell‟amore che andava in una direzione completamente opposta a quella irrazionale e ottenebrante del suo maestro e “primo amico” (come viene più volte definito Cavalcanti nella Vita nuova), dal quale l‟Alighieri si preoccuperà progressivamente, già dalla Vita nuova e fino alla fine della Commedia, di prendere le distanze.