2. IL PROBLEMA – IDEOLOGIA IN MARX ED ENGELS
2.5 Marx e Feuerbach
2.5.3 Vs Feuerbach: materialismo storico
Nonostante questi riconosciuti debiti nei confronti di Feuerbach, già a partire dalle Tesi, e successivamente dedicandovi il primo capitolo dell’Ideologia Tedesca, Marx prende le distanze dal materialismo “volgare”.
Il materialismo di Feuerbach è caratterizzato da una dinamica che lo porta, fattivamente, ad essere poco più che un idealismo travestito, e Marx si propone di criticarlo, con l’obiettivo di far emergere un materialismo “coerente”, che, in primo luogo, non faccia astrazione dalla storia.
L’errore fondamentale di Feuerbach è che << egli parla “dell’uomo” anziché parlare degli “uomini storici concreti”>>, con la conseguenza che, questo concetto d’uomo, l’uomo nella “sua essenza”, risulta essere << realiter, “il tedesco”>>.161
L’attenzione di Marx è sempre rivolta verso “gli uomini storici concreti”, sempre considerati non in una condizione ipostatizzata non riscontrabile nella realtà concreta, ma nel loro processo di “produzione”, di “lavoro”, vero motore della storia.
Facendo astrazione da questo sempre attivo motore produttivo, si finisce, anche attendendosi alla concretezza materiale invece che alla sfera ideale, per non poter fare altro che descrivere il mondo esterno, quasi fosse in un certo senso “congelato”, assolutizzandolo.
In altre parole, Feuerbach, il quale << dinanzi ai materialisti “puri” […] ha indubbiamente l’enorme vantaggio di capire come pure l’uomo è un oggetto sensibile >>, non arriva a concepirlo come << attività sensibile >>, e in tal modo rimane legato al vizio idealista di interpretare l’uomo come “essenza”, più che centrare l’osservazione sugli uomini concreti.
Feuerbach ha compreso l’uomo giustamente nella sua realtà naturale, corporea e sensibile, ma ignora completamente il lato “attivo” la prassi di questa realtà,
88 lato decisivo per Marx, per il quale l’uomo è l’essere che produce storicamente il suo mondo attraverso il lavoro.
Attraverso il processo produttivo l’uomo muta tanto il proprio mondo quanto il suo stesso essere, che non va più interpretato come essenza assoluta ed immodificabile.
Rivendicazione della storicità del mondo umano e progressivo anti-essenzialismo vanno coerentemente a braccetto nello sviluppo della critica al materialismo feuerbachiano.
Il materialismo volgare, ignorando l’aspetto fondamentale della produzione, attraverso cui l’uomo, lavorando sull’ambiente esterno, naturale, produce sia se stesso che l’ambiente, può operare una separazione tra natura e uomo che permette di ipostatizzare sia l’uno che l’altro.
Marx ed Engels, al contrario, mostrando la connessione fra i due termini, smontano questa scissione, rimettendoli “in moto”, e scongiurando così il risultato imputato alla filosofia di Feuerbach, che in ultima istanza << non prospetta alcuna critica delle vigenti relazioni di esistenza >>.162
Una concezione della natura come sfera “pura”, separata e immune da cambiamento, è profondamente insensata, infatti, una natura siffatta, una << natura che viene prima della storia umana non è la natura in cui vive Feuerbach, non è la natura che ora non esiste più in alcun luogo, eccezion fatta, forse, per qualche isola corallina formatasi in tempi recenti, e che pertanto non esiste nemmeno per Feuerbach>>.163
La natura, intesa come ambiente circostante con cui l’uomo interagisce nel processo produttivo, è, appunto, un prodotto, è <<il frutto dell’industria e delle situazioni sociali >>, è << un esito storico, l’esito dell’operare di tutta quanto una sequenza di generazioni, ognuna delle quali ha fatto leva sulle spalle di quella venuta prima, ne ha perfezionato ulteriormente l’industria e i rapporti e ne ha trasformato la strutturazione sociale sulla base dei bisogni che, nel frattempo,
162
K. Marx, F. Engels, Ideologia Tedesca, op. cit. p. 387
89 sono cambiati >>, e non può essere considerata come << un che di dato in
maniera immediata dall’eternità, sempre identico a se stesso >>.164
L’esempio del ciliegio, che i due autori offrono, pianta “comparsa” nella realtà sensibile circostanze in un dato momento storico, per opera del commercio, azione umana, mostra chiaramente come l’assolutizzazione della “natura” è un evidente limite teorico del materialismo feuerbachiano.
Allo stesso modo Feuerbach interpreta l’essenza umana in modo astratto, il suo concetto d’uomo rimane idealista, e si tiene immobile al di fuori del mondo, piuttosto che immergersi nell’umanità reale, nei rapporti sociali dinamici.
La priorità che Feuerbach attribuisce alla materia si rivolta in idealismo una volta che tale materia, sia essa quella dell’uomo, o della natura, viene slegata dai confini del divenire storico, perde il suo carattere transeunte, divenendo quindi concetto ipostatizzato, immutabile.
Di conseguenza anche il pensiero di Feuerbach si mostra come ideologico, dato che, nella prospettiva marx-engelsiana, << l’ideologia si riduce a una concezione falsata della storia o a un’astrazione completa da essa >>.165
Nella Sesta Tesi Marx aveva già affermato che << l’essenza umana non è qualcosa di astratto che sia immanente all’individuo singolo. Nella sua realtà essa è
l’insieme dei rapporti sociali >>.166
Feuerbach vede l’origine nel concreto e non nell’ideale, ma non lo vede in qualità di prodotto storico.
In questo modo << egli rende conto di come l’essere di una realtà o di un uomo costituisca pure la loro essenza, come le determinate condizioni di esistenza, il modo di esistenza e l’attività di un esemplare animale o umano siano quelle nelle quali si ritiene soddisfatta la sua “essenza”. Ogni eccezione viene qui
esplicitamente intesa come un’accidentalità sciagurata, come una anomalia non modificabile >>.167
164 Ivi, p. 383
165 Passo cancellato dell’Ideologia Tedesca citato in P. Vinci, La forma filosofia in Marx, op.cit.p.34 166
TF VI
90 Con la critica all’astrazione dal processo storico, il quadro prospettico proprio del materialismo storico può finalmente apparire nella sua completezza.
Marx ed Engels si nutrono tanto della critica materialistica alla filosofia speculativa, quanto di elementi propri della teoria hegeliana, in particolare quello della centralità della storia.
Se l’idealismo concepisce l’aspetto di “ attività “ che inerisce all’uomo nella produzione sia di se stesso che dell’ambiente circostante, ma lo relega, annullandolo, nell’ambito coscienziale, il materialismo volgare ha si compreso l’uomo correttamente nella sua realtà naturale, corporea e sensibile, ma è cieco rispetto al suo carattere di “attività” che invece l’idealismo valorizza.168
Il materialismo storico vuole quindi, come si desume dal nome stesso, “fondere” i principi di storicità e primato della materia, per descrivere la storia come produzione contingente umana.
È interessante notare come l’ultima frase possa essere considerata come un’anticipazione ( non isolata all’interno dell’opera ), delle analisi di Adorno sulla “tirannia” del concetto astratto universale nei confronti del particolare. Particolare che, anche quando non riconducibile interamente nei confini del concetto, vi viene per così dire “imprigionato” forzatamente, cancellato quindi nella sua particolarità, per la logica di appropriazione implicita nel concetto stesso.
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