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Organizzazione e Identità del Movimento 5 Stelle: un caso di Populismo?

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Indice

INTRODUZIONE ... 4

CAPITOLO 1 IL MOVIMENTO 5 STELLE TRA PARTITI, MOVIMENTI E CRISI DELLA POLITICA ... 10

1.1 LA POLITICA NELL‟ERA DELLA SFIDUCIA ... 10

1.2 I NUOVI MOVIMENTI SOCIALI: CARATTERISTICHE, IDENTITÀ E AZIONE POLITICA. ... 15

1.3 I PARTITI NELL‟ERA DI INTERNET E DELLA TV. ... 23

1.3.1 Evoluzione dei partiti dal “partito di élite” al “cartel party” ... 24

1.3.2 La “politica pop” ... 28

1.3.3 Il ruolo politico di Internet ... 31

1.4 IL MOVIMENTO 5STELLE COME FORMA IBRIDA TRA PARTITO E MOVIMENTO ... 35

CONCLUSIONI ... 41

CAPITOLO 2 CRESCITA DEI POPULISMI... 44

2.1 ORIGINI E CAUSE DEI POPULISMI ... 44

2.1.1 Populismo: una definizione ... 44

2.1.2.Origini e cause dei Populismi contemporanei ... 51

2.2 AVANZAMENTO DEI POPULISMI IN EUROPA E IN ITALIA ... 55

2.3 ASPETTI POPULISTI DEL MOVIMENTO 5STELLE ... 63

CONCLUSIONI ... 68

CAPITOLO 3 NASCITA E SVILUPPO DEL MOVIMENTO 5 STELLE ... 71

3.1 STORIA DEL MOVIMENTO 5STELLE DAI COMIZI DI GRILLO NEI PALASPORT AI GIORNI NOSTRI. ... 71

3.2 IL PROGRAMMA POLITICO E I PRINCIPALI RIFERIMENTI IDEOLOGICI 80 3.3 L'ORGANIZZAZIONE INTERNA E LA RICERCA DELLA DEMOCRAZIA DIRETTA ... 87

3.4 LA DIFFICILE COLLOCAZIONE POLITICA:DESTRA?SINISTRA? POPULISMO? ... 94

CONCLUSIONI ... 100

CAPITOLO 4 IL MOVIMENTO 5 STELLE NELLE REALTÀ LOCALI ... 105

4.1 IL MOVIMENTO IN TOSCANA ... 105

4.2 IL MOVIMENTO IN UNA REALTÀ MEDIO PICCOLA.IL CASO DI VIAREGGIO ... 109

4.3 IL MOVIMENTO 5STELLE IN UNA CITTÀ METROPOLITANA. L‟ESEMPIO DI FIRENZE ... 116

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3

CAPITOLO 5 GLI ATTIVISTI DEI MEETUP DI

VIAREGGIO E FIRENZE ... 126

5.1 VARIABILI SOCIOGRAFICHE DEGLI INTERVISTATI ... 126

5.2 IDENTITÀ DEGLI ATTIVISTI: MOTIVAZIONI ED ESPERIENZE POLITICHE PRECEDENTI ... 128

5.3 LA PERCEZIONE DELLA LEADERSHIP E I METODI PER PRENDERE LE DECISIONI ... 136

5.4 IL RUOLO DEL WEB... 141

CONCLUSIONI ... 145

CAPITOLO 6 IL MOVIMENTO 5 STELLE AL PARLAMENTO EUROPEO ... 147

6.1 L'EUROPA SECONDO IL MOVIMENTO ... 147

6.2 LA DIFFICILE COLLOCAZIONE POLITICA ALL'INTERNO DEL PE ... 159

6.3 LE PRIME BATTAGLIE CONDOTTE IN EUROPA ... 164

CONCLUSIONI ... 169

CONCLUSIONI: IL MOVIMENTO 5 STELLE È POPULISTA? ... 172

1TRA PARTITO E MOVIMENTO LA NATURA ECLETTICA DEL MOVIMENTO 5 STELLE ... 172

2LA LEADERSHIP E LA DEMOCRAZIA INTERNA ... 174

3L‟EUROPOPULISMO ... 176

4LA CRITICA ALLA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA ED ALTRI ATTEGGIAMENTI POPULISTI ... 177

BIBLIOGRAFIA ... 181

LIBRI E ARTICOLI DI RIVISTE ... 181

LINKOGRAFIA ... 188

Articoli sul web ... 188

Articoli sul blog di Grillo ... 191

Documenti ... 195 Sitografia ... 196 APPENDICE ... 198 MEETUP DI VIAREGGIO... 198 MEETUP DI FIRENZE ... 199 ALTRE INTERVISTE ... 199

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Introduzione

Il Movimento 5 Stelle è una delle novità più rilevanti della politica italiana. Nato attorno al blog del comico Beppe Grillo, il Movimento è riuscito a imporsi in numerose tornate elettorali ottenendo un ragguardevole 25% alle ultime elezioni politiche. Questo attore politico è particolarmente importante e innovativo per tutta una serie di motivazioni. In primo luogo si tratta di uno degli esperimenti più riusciti di webpolitica, essendo la sua organizzazione basata principalmente sulla rete e in particolare sul blog di Grillo. In secondo luogo, il Movimento si batte per una nuova concezione della democrazia predicando l‟abolizione dei partiti tradizionali e dei sindacati (i corpi intermedi), contrapponendo loro un modello basato sulla democrazia partecipativa in rete. In terzo luogo, ha un bagaglio ideologico piuttosto complesso con alcune tematiche comuni alla sinistra libertaria, in particolare le tematiche ambientaliste, con altre invece d‟impronta più populista se non di destra. Come vedremo la collocazione ideologica del Movimento è una questione piuttosto dibattuta dal momento che viene accusato di populismo da più autori come ad esempio Elisabetta Gualmini e Pierluigi Corbetta1.

In questo lavoro indagheremo le dinamiche organizzative e l‟identità del Movimento cercando di capire se siamo davvero di fronte ad un caso di populismo.

In questi anni l‟etichetta populista è stata assegnata in senso dispregiativo a numerosi attori politici che stanno emergendo in Europa. Come vedremo, il populismo non è un‟ideologia, bensì uno stile politico con caratteristiche proprie che può essere usato da numerosi attori politici

1

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5 sia a destra che a sinistra. Di solito i populisti tendono a idealizzare il popolo e conducono un‟aspra polemica contro le élite al potere come la classe politica nel suo complesso, colpevole di non fare più gli interessi della popolazione. Inoltre, si punta il dito anche contro le istituzioni internazionali in particolare quelle di cooperazione economica e politica come la Ue, poiché sono viste come usurpatrici di sovranità. Il populismo è comunque un concetto problematico perché viene associato spesso a termini come “demagogia” e “autoritarismo”. Molto spesso si ritiene che i leader populisti siano dei veri e propri anti-democratici che vogliono abolire gli organi di rappresentanza per sostituirgli un governo col leader forte, diretta emanazione del popolo. Come vedremo, in tutti i partiti populisti vi è in effetti la caratteristica comune di una fortissima leadership che ha il compito di sintetizzare nella sua stessa persona gli interessi e le istanze dell‟intero popolo preso nel suo insieme. A complicare però ulteriormente la definizione di un concetto simile è che molti commentatori usano il termine “populista” per delegittimare nuovi attori che si affacciano sulla scena politica. In particolare, se un partito esprime dubbi riguardo il processo d‟integrazione europea, accusandolo di fare politiche contro gli interessi dei cittadini, viene tacciato di “populismo” se non addirittura di “demagogia”. Molto spesso quindi si usa questo termine senza un‟adeguata analisi del soggetto politico emergente e senza valutare se abbia delle caratteristiche realmente populiste. Secondo alcuni autori come Katsambekis e Stavrakakis, l‟etichetta populista viene ormai data a tutti quei partiti o movimenti che lottano a difesa dei diritti sociali e dei valori democratici che l‟Unione Europea tramite le sue istituzioni metterebbe in pericolo con l‟austerity2

. È dunque intorno a questo concetto problematico,

2

G. Katsambekis, Y. Stavrakakis, “Populism, anti-populism and European democracy: a view from the South” in :

https://www.opendemocracy.net/can-europe-make- it/giorgos-katsambekis-yannis-stavrakakis/populism-anti-populism-and-european-democr

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6 foriero di molteplici interpretazioni, che questa tesi cercherà di capire se il Movimento 5 Stelle ne faccia parte.

L‟obiettivo del lavoro è dunque quello di capire se il Movimento 5 Stelle faccia una lotta politica per affermare maggiore democrazia contro l‟Unione Europea e le élite politiche italiane oppure se, dietro il paravento della democrazia online, si nasconda un‟idea verticistica e autoritaria della politica, in cui il leader forte prende le decisioni per conto del popolo. In questo ultimo caso il Movimento si prefigurerebbe come una realtà politica tipicamente populista. Nel primo caso invece, il Movimento s‟inserirebbe in un contesto europeo in cui molti movimenti sociali hanno fatto da apripista ad attori politici dichiaratamente di sinistra e anti-austerity, come Podemos in Spagna e Syriza in Grecia. Il Movimento 5 Stelle è però un unicum a livello europeo poiché, anche se ci riscontreremo dei punti in comuni con altre realtà, possiede delle caratteristiche proprie mai viste negli altri partiti. In particolare, l‟uso intensivo del web rappresenta un qualcosa di innovativo nel panorama politico, così come la fiducia degli attivisti nei suoi confronti. In questa indagine quindi cercheremo di valutare al meglio tutti gli aspetti caratteristici del Movimento 5 Stelle, dal contesto politico e sociale in cui si muove, fino alla sua azione politica dalle realtà locali fino al parlamento europeo.

Si tratta dunque di fare un‟analisi a tutto campo del Movimento 5 Stelle cercando di non trascurare nessun elemento caratteristico per poter chiarire meglio se siamo dinanzi ad un attore populista.

Il primo capitolo analizza i principali mutamenti avvenuti nella sfera pubblica negli ultimi anni. In particolare, verrà studiato il contesto di sfiducia che vivono gran parte delle democrazie occidentali, facendo ricorso al contributo del sociologo francese Rosanvallon3. Questo autore ha

3

Verrà utilizzato il volume: P. Rosanvallon, Controdemocrazia. La politica nel‟era

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7 teorizzato che dinanzi ad una crisi di fiducia nei confronti della classe politica, i cittadini hanno aumentato i poteri di controllo nei loro confronti con dei veri e propri “contro-poteri”, ovvero un sistema attraverso il quale si cerca di vigilare e di controllare al meglio i governanti e le istituzioni. Faremo anche un‟analisi del dato crescente dell‟astensionismo e delle sue possibili cause. Successivamente, prenderemo in esame i nuovi movimenti sociali, tra cui quelli “no-global”, poiché sono anch‟essi il frutto di un mutamento della sfera pubblica. Valuteremo anche quanto questi attori rappresentino una possibilità per i cittadini di fare presente alcune tematiche che la politica non tiene in considerazione. Dopo i Movimenti, ci occuperemo dei mutamenti intercorsi nelle strutture organizzative dei partiti, analizzandone l‟evoluzione sul versante della comunicazione e dell‟organizzazione, introducendo i concetti di “politica pop” e “webpolitica”. Infine, introdurremo una prima analisi del Movimento 5 Stelle sottolineando quanto questo nuovo attore politico sia figlio di questi mutamenti. In particolare, cercheremo di risolvere una prima problematicità dell‟M5S ovvero se definirlo un partito o un movimento, dato che ha caratteristiche in comune ad entrambi.

Il secondo capitolo affronta in modo approfondito la questione generale del populismo. In primo luogo, si cercherà di definirlo avvalendoci del contributo di numerosi autori. Successivamente, tracceremo una prima evoluzione storica dei partiti populisti che si sono succeduti nel secolo scorso. Inoltre, indagheremo l‟emergere dei partiti populisti negli ultimi anni prendendo in considerazione la realtà europea e italiana. Nell‟ultimo paragrafo, invece, valuteremo, sulla scorta delle analisi fin qui condotte sul populismo, quali caratteristiche generali siano in comune al Movimento 5 Stelle.

Il terzo capitolo è una prima analisi dettagliata del Movimento 5 Stelle. Per fare questo, ci avvaleremo di numerosi contributi bibliografici

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8 tra cui il volume di Biorcio e Natale: “Politica a 5 Stelle”, il saggio di Gualmini e Corbetta: “Il Partito di Grillo”, e l‟opera di Alberto di Majo: “Grillo for President”.Inoltre, verrano citati numerosi articoli sul blog di Grillo e un‟intervista ad un ex deputato. Nel capitolo verrà quindi trattata la storia, l‟organizzazione e l‟identità politica. Sarà studiato il programma politico e i principali riferimenti ideologici e, sulla base di questo, si cercherà di dare una prima collocazione classica destra/sinistra al Movimento. Indagheremo anche il processo di democrazia diretta tramite il web che i grillini propugnano, valutando se sia un corretto esercizio di democrazia partecipativa oppure se si tratti di una dinamica plebisciaria. Analizzeremo, infine, il ruolo pronunciato della leadership e i metodi con cui a livello nazionale vengono prese le decisioni politiche più importanti.

Il quarto capitolo studia come il Movimento sia organizzato sul territorio, prendendo in esame il caso di due città toscane: Viareggio e Firenze. In questo caso abbiamo intervistato nell‟estate del 2014 undici attivisti (7 di Viareggio, 4 di Firenze) di cui due coordinatori dei meetup. Le interviste hanno riguardato le dinamiche decisionali, i metodi per la formazione del programma e le battaglie politiche fatte sul territorio. È stato anche vagliato il grado di autonomia delle unità locali ( i meetup) dalla leadership centrale. Quest‟ultima è una questione particolarmente importante per valutare se ci siano aspetti populisti nel Movimento 5 Stelle.

Il quinto capitolo è dedicato anch‟esso alle interviste fatte agli attivisti. In questo caso però ci focalizzeremo sulle opinioni riguardo il Movimento nel suo complesso. Studieremo infatti la provenzienza politica degli intervistati e la loro percezione della leadership. Inoltre, cercheremo di capire quanto il ruolo del web nell‟organizzazione politica sia importante per loro e come considerino il Movimento nella dicotomia destra/sinistra.

Il sesto capitolo affronta l‟azione politica del Movimento 5 Stelle nel Parlamento Europeo. In questo caso ci avvaleremo di numerose fonti, tra

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9 cui il volume di Sergio di Cori Modigliani: “Vinciamo Noi!”, gli interventi degli eurodeputati alla plenaria di Strasburgo e alcuni post sul blog di Grillo. Nel primo paragrafo valuteremo nel dettaglio l‟idea di Europa dei grillini, la loro posizione sull‟Euro, sulle istituzioni europee e sul Trattato di Shengen. Nel secondo e terzo, invece, analizzeremo le alleanze fatte all‟interno del Parlamento Europeo e le prime battaglie politiche portate avanti dagli europarlamentari a 5 Stelle.

Dall‟analisi complessiva di questo attore politico, cercheremo di trarre delle conclusioni, valutando se siamo dinanzi davvero ad un caso di populismo.

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Capitolo 1

Il Movimento 5 Stelle tra partiti, movimenti e

crisi della politica

1.1 La politica nell’era della sfiducia

La classe politica in generale è soggetta a un netto calo di fiducia da parte dell‟opinione pubblica. Tale fenomeno si registra in molti paesi europei compresa l‟Italia ed è indicativo pure delle recenti trasformazioni della politica dato l‟avvento di nuovi attori, tra cui gli ultimi movimenti sociali e i partiti populisti. Nei paragrafi e nel capitolo successivo li analizzeremo più approfonditamente e successivamente faremo un analisi empirica che occuperà gran parte della tesi di un nuovo attore politico rilevante in Italia, il Movimento 5 Stelle, poiché s‟inserisce in questo contesto di mutamenti e di crisi di fiducia nei confronti della classe politica. Inoltre, il Movimento di Grillo ha delle caratteristiche proprie comuni sia ai nuovi movimenti sociali sia a recenti attori populisti anche se se ne discosta per molti aspetti. In questo paragrafo analizzeremo intanto le ragioni per cui si assite ad un sentimento di crescente disaffezione non solo nei confronti della classe politica ma anche della democrazia in generale.

Il primo fenomeno da studiare è l‟astensionismo. Le analisi empiriche dimostrano una sua crescita a partire dagli anni settanta fino all‟inizio del millennio. Più precisamente, fino al 2005, in Italia, Germania e Olanda si è passati da una soglia del 10 fino al 20 per cento4 mentre nel Regno Unito si è arrivati dal 25 al 40 per cento5. Venendo al caso italiano,

4

A. Mastropaolo, La mucca pazza della democrazia. Nuove destre, populismo,

antipolitica, Torino, Bollati Boringhieri, 2005, p.92.

5

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11 un paese dove storicamente l‟affluenza è sempre stata alta, notiamo un preoccupante calo dei votanti soprattutto negli ultimi anni. Alle elezioni politiche del 2006 i votanti erano l‟83,5 per cento mentre a quelle del 2008 si attestavano all‟80,4 per cento infine alle ultime elezioni generali avvenute nel febbraio 2013 sono scesi intorno al 75,1%6. Questo calo dell‟8,4 per cento che potrebbe essere considerato fisiologico in realtà denota una tendenza sempre maggiore a disertare le urne, infatti, analizzando anche le ultime tre elezioni europee si osserva che nel 2004 i votanti erano il 71,72 per cento, nel 2009 il 66,43 per cento e alle ultime del maggio 2014 il 58,69 per cento7. Venendo poi alle elezioni locali e regionali il dato sicuramente più allarmante è quelle delle ultime elezioni regionali tenutesi in Emilia-Romagna e in Calabria il 23 Novembre 2014. In Emilia, una delle regioni che ha sempre fatto registrare un‟alta affluenza al voto, solamente il 37,67 per cento si è recato alle urne mentre in Calabria i votanti si sono fermati al 44,07 per cento8. Premesso che le elezioni regionali e europee hanno solitamente un tasso di affluenza più basso rispetto alle elezioni nazionali, quello che ci interessa è fotografare una tendenza che, in corso da molti anni nei paesi europei, sta toccando pure l‟Italia.

Anzitutto, ogni paese ha una propria specificità e ci possono essere molte ragioni di carattere solo nazionale che spingono la popolazione a non presentarsi al voto. Quello che però ci interessa sono le trasformazioni più generali che stanno investendo le democrazie occidentali e che stanno facendo maturare una crescente disaffezione nei confronti della politica. In primo luogo, si deve capire se i cittadini non credono più nel valore della partecipazione democratica. Numerose indagini condotte su questo tema affermano che il gradimento nei confronti del regime democratico non sia

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I dati sono stati reperiti sul sito del Ministero degli Interni. 7

I dati sono stati reperiti sul sito del Ministero degli Interni. 8

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12 tra i migliori e che stiamo quindi assistendo ad una sua crisi, bisogna anche dire però che i cittadini ritengono ancora la democrazia migliore di altri sistemi di governo9. Ad essere messa sul banco degli imputati c‟è la classe politica che è considerata sempre più inadeguata a risolvere i problemi dei cittadini. Non è quindi la democrazia in sé, che a livello teorico viene considerata ancora una delle migliori forme di governo, ad avere delle colpe ma le sue performance considerate da molti deludenti.

La scienza politica cerca di spiegare questo sentimento di sfiducia generale inquadrandolo nelle grandi trasformazioni che i regimi democratici hanno subito negli ultimi anni. C‟è stato un vasto mutamento economico e politico a partire dagli anni novanta dovuto alla fine dei due blocchi contrapposti della “Guerra Fredda” con un conseguente adattamento dello sviluppo mondiale al modello statunitense. Questo processo ha accelerato le dinamiche della globalizzazione con aspetti positivi e negativi per gli stati nazionali. Uno dei problemi principali consiste nel fatto che la conduzione dell‟economia è sempre più impersonale e non è gestita in modo esclusivo dagli stati. In questo modo per un cittadino è più difficile capire chi sia il responsabile di una certa politica economica che influenza la sua vita. Secondo Alfio Mastropaolo, politologo all‟Università di Torino: “la democrazia è stata ripensata”10

, infatti un report della Trilateral Commision (importante “think tank” americano) del 1975 sosteneva che l‟autorità politica fosse indebolita dalla sua funzione di mediazione tra i numerosi interessi e che paradossalmente si assisteva ad un “eccesso di democrazia”. Per ovviare a questi problemi si consigliava anzitutto di dirottare verso il mercato alcune prestazioni offerte

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A. Mastropaolo, La mucca pazza della democrazia, op.cit., p. 95. 10

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13 dallo Stato, poi si invitava ad accrescere le prerogative dell‟esecutivo rispetto al legislativo11.

In sostanza, si stava delineando un nuovo modello democratico in cui non si mettevano in discussione libertà e diritti fondamentali ma ci si aspettava dagli elettori solamente che scegliessero la leadership politica e che non venissero troppo coinvolti nei processi decisionali. In questo modo si evitava quell‟“eccesso di democrazia” fatto di mediazioni infinite che aveva, secondo la Trilaterale, pregiudicato un corretto funzionamento della democrazia stessa. Da questo arriviamo alla possibile conclusione che al giorno d‟oggi abbiamo cittadini poco coinvolti nella cosa pubblica e ciò alimenta sicuramente un sentimento di disaffezione.

Fin qui abbiamo discusso di come la democrazia sia stata soggetta a cambiamenti strutturali che hanno alimentato un sentimento di sfiducia, la domanda che ci si pone adesso è se i cittadini si possano arrendere ad un sentimento di apatia oppure, proprio perché le condizioni sistemiche sono mutate, abbiano trovato nuove forme di partecipazione politica. Nell‟analisi di questo aspetto ci viene in aiuto il sociologo francese Pierre Rosanvallon che nel suo volume “Controdemocrazia”, traccia tre “contropoteri” che permetterebbero ancora ai cittadini di monitorare e di interagire con la politica. Questi sono quelli di sorveglianza, di interdizione e di giudizio. Vediamoli nel dettaglio.

Il potere di sorveglianza ne implica altri tre: quelli di vigilanza, di denuncia e di verifica. Oggigiorno la vigilanza consiste in un monitoraggio continuo dei diversi ambiti dell‟azione governativa e si avvale di numerosi mezzi quali Internet12. La denuncia ha la funzione di svelare gli scandali della classe politica, spesso viene attuata dai media ed ha la funzione di colpirne la reputazione. La verifica consiste invece in un parere

11

Ivi, p.103. 12

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14 documentato riguardo le azioni della politica, ove in pratica si vuole testare la competenza dei governanti. Di solito tale potere è svolto da agenzie indipendenti che valutano minuziosamente gli atti del governo13. Secondo Rosanvallon, gli attori rilevanti che esercitano il potere di sorveglianza sono i nuovi Movimenti sociali poiché hanno la funzione di far emergere nuovi problemi e di denunciare le manchevolezze della politica nelle più svariate tematiche14. Fin qui è utile far notare la loro crescente rilevanza, nel paragrafo successivo li analizzeremo in modo più approfondito. Internet è un altro mezzo che consente di monitorare al meglio la classe politica infatti nuove formazioni politiche, come il Movimento 5 stelle in Italia, fanno dell‟uso politico di Internet una loro ragione fondativa. Per loro è uno strumento indispensabile per poter controllare al meglio la politica a partire dal filmare i consigli comunali o le sedute parlamentari. Ci occuperemo comunque del Movimento di Grillo nei capitoli sucessivi.

Analizzato il potere di sorveglianza, resta da esaminare quello di “interdizione” e di “giudizio”. Con il primo, intendiamo la facoltà di impedire che un atto legislativo venga approvato tramite manifestazioni di piazza e la possibilità di punire il governo in carica votando la coalizione concorrente alle elezioni. Secondo Rosanvallon: “I cittadini rivelandosi poco capaci di costringere i governi a prendere certe decisioni, hanno moltiplicato le sanzioni nei confronti del potere”15.

Al potere di “giudizio” fanno invece riferimento tutte quelle pratiche come il “Recall” o “l‟impeachment”, che consentono ai cittadini di poter giudicare l‟operato dei governanti durante il loro mandato prima della scadenza elettorale. Il Recall è una pratica importata in Italia dal Movimento 5 Stelle ed è una procedura di revoca degli eletti. La sua collocazione all‟interno del contropotere di “giudizio” è dovuta al fatto che 13 Ivi, p.45. 14 Ivi, pp.51-52. 15 Ivi, p. 17.

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15 le petizioni, volte a sfiduciare un eletto, si presentano anche da un punto di vista formale come dei veri e propri atti di accusa16.

Dall‟analisi di Rosanvallon, emerge un quadro complesso della democrazia e delle cause della crescente sfiducia. Come abbiamo detto, la dissafezione è dovuta a livello generale ai cambiamenti strutturali della democrazia causati dalla crescente conduzione impersonale dell‟economia e ad altre dinamiche transnazionali. Notiamo però che i cittadini hanno a disposizione nuove forme di partecipazione dati dall‟emergere di “contro-poteri” quali la sorveglianza, l‟interdizione e il giudizio.

Abbiamo accennato all‟emergere dei Movimenti Sociali e del ruolo politico di Internet, nei prossimi paragrafi intendiamo analizzare compiutamente questi due fenomeni. Integreremo queste considerazioni con una prima analisi del Movimento 5 Stelle volta a specificare se si tratta di un partito politico tradizionale o di un movimento sociale. Il Movimento di Beppe Grillo s‟inserisce infatti a pieno titolo in questo contesto di sfiducia.

1.2 I nuovi Movimenti Sociali: caratteristiche, identità

e azione politica.

Per approfondire compiutamente i Movimenti Sociali di nuova formazione è necessario in primo luogo definirli, vedendo cosa dice la scienza politica a riguardo. Ci avvaleremo quindi dei contributi di Donatella Della Porta e Mario Diani i quali hanno dedicato numerose ricerche alla loro analisi.

16

Ad esempio nella petizione per sfiduciare il sindaco di Oakland, si afferma esplicitamente l‟incompetenza e la malafede del sindaco. Viene poi principalmente fatta notare la mancanza di realizzazione delle promesse fatte in campagna elettorale.

(15)

16 I due studiosi concordano nel ritenere i Movimenti sociali come: “Reti di interazioni prevalentemente informali, basate su credenze condivise e solidarietà che si mobilitano su tematiche conflittuali attraverso un uso frequente di forme di protesta”17

. Anzitutto, per “reti di relazioni informali” si fa riferimento al fatto che i movimenti non siano vere e proprie organizzazioni strutturate infatti per aderirvi non si deve fare una tessera come in un partito, basta condividerne le idee e le battaglie. Secondo Della Porta e Diani: “L‟instabilità del rapporto tra identità organizzative e di movimento rende i movimenti per definizione fenomeni fluidi e temporanei”18, in sostanza, la mancanza di un‟organizzazione strutturata come nei partiti, se da un lato attrae numerosi aderenti, dall‟altro pone il rischio che un Movimento non duri troppo nel tempo. Venendo invece al movente per cui i movimenti si mobilitano, si dice che questi devono avere “credenze condivise”. Un qualunque gruppo o collettività di cittadini per essere considerato movimento deve quindi necessariamente sviluppare un sistema di idee condivise tra di loro. Solitamente quando vi è un problema di natura sociale, i movimenti elaborano un modo per risolverlo anche innovativo e spesso sono loro che fanno emergere nuove questioni, denunciando la classe politica di inefficienza, su questo aspetto esercitano tra le altre cose il contropotere di “sorveglianza” che abbiamo trattato nel paragrafo precedente. L‟ultimo aspetto caratteristico dei Movimenti è che promuovono un‟azione collettiva di tipo conflittuale ricorrendo la maggior parte delle volte all‟uso della protesta. Secondo Della Porta e Diani: “Molti studiosi individuano la distinzione fondamentale tra i movimenti sociali e altri attori politici nell‟utilizzo da parte dei primi della

17

D. Della Porta, M. Diani, I movimenti sociali, Roma, la Nuova Rivista Scientifica, 1997, p. 30.

18

(16)

17 protesta come forme di pressione politica, piuttosto che strategie più convenzionali come il voto o il lobbying”19

.

Riassunte le principali caratteristiche di un movimento sociale, vediamo ora in cosa si distinguano i nuovi movimenti affermatisi negli anni novanta a seguito delle proteste contro la globalizzazione da quelli precedenti. Valuteremo dunque se ci siano nuovi conflitti su cui ci si aggrega e se siano cambiate le credenze condivise.

Secondo Della Porta e Diani vi sarebbero nuovi conflitti emersi già a partire dagli anni ottanta, in particolare quelli inerenti alla questione ambientale20 Negli anni del dopoguerra i principali conflitti sociali ruotavano intorno alla frattura capitale/lavoro ma oggi si assiste ad un progressivo indebolimento della lotta operaia che è dovuto, secondo Della Porta e Diani a mutamenti di carattere economico. C‟è stata infatti in primo luogo una riduzione cospicua del settore industriale a favore del terziario21. In secondo luogo, i forti legami di solidarietà che legavano un tempo la classe operaia all‟interno di uno stabilimento sono stati indeboliti perché non esistono più le grandi fabbriche di un tempo dove poter creare maggiori legami di “classe”. Molto spesso la produzione è passata da grandi fabbriche ad unità più piccole causando processi di decentramento produttivo sul territorio con la conseguenza di affievolire quel sentimento di solidarietà proprio dei grandi stabilimenti industriali che legava gli operai22. Le trasformazioni economiche sono state accompagnate a quelle di carattere politico che hanno anch‟esse contribuito ad una ridefinizione dei conflitti e dei movimenti sociali. Lo Stato nazionale ha ancora oggi una sua importante centralità ma è soggetto da un lato a cessioni di sovranità da parte di organismi sovranazionali come l‟Unione Europea o il Fondo 19 Ivi, p.30. 20 Ivi, p.41. 21 Ivi, p. 48. 22 Ibidem.

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18 Monetario Interazionale che ne condizionano in alcuni casi le politiche, dall‟altro a spinte subnazionali, come i regionalismi.

Prima di introdurre più specificatamente i movimenti detti “no-global” che rientrano in un sottoinsieme dei nuovi movimenti sociali, si deve fare un‟ultima considerazione sul mutamento generale intercorso nei movimenti sociali.

Se i movimenti operai avevano come fine il controllo dell‟attività economica e si scontravano a tutela di interessi di tipo materiale o politico, secondo Della Porta e Diani: “L‟affermarsi di movimenti come quelli ecologisti è stato interpretato da molti come un segno del pasaggio da forme di azione basate sulla „condizione‟ a forme di mobilitazione fondate invece sulla „convinzione‟, scaramente influenzate, cioè, dalla composizione di classe o dalla distribuzione del potere politico in una data società”23

. Secondo molti autori, i nuovi movimenti si mobiliterebbero su conflitti di tipo “non materiale” come ad esempio il rispetto dell‟ambiente. Stanno quindi cambiando le identità e le credenze condivise. A onor del vero la dottrina non è univoca in questa definizione. Ci sono altri autori come Snow, Anderson e Bagguley che si focalizzano su un numero importante di movimenti sociali che si battono per questioni inerenti la condizione sociale come il movimento degli sfrattati o dei disoccupati24. In sostanza, si può comunque sostenere che sono emersi anche nuovi valori su cui ci si mobilita. Tali credenze sono definite da Inglehart “post-materialiste” poiché: “Sarebbero orientate verso l‟affermazione di bisogni di natura prevalentemente espressiva. Assegnerebbero cioè priorità all‟autorealizzazione nella sfera privata e all‟espansione della libertà di

23

Ivi, p.44. 24

Sul movimento degli “homeless” si veda: D. Snow, L. Anderson, Down on Their

Luck: A Study of Homeless Street People, Berkley, University of California Press, 1993.

Per il movimento dei disoccupati si segnala: P. Bagguley, From Protest to

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19 opinione, della democrazia paartecipata e dell‟autogoverno nella sfera pubblica”25

. Senza voler entrare nel merito del dibattito teorico scaturito intorno alle tesi di Inglehart, ci limitiamo a considerarle un contributo interessante per la nostra ricerca.

Definiti in via generale i movimenti sociali, vediamo nel dettaglio le caratteristiche dei movimenti “no global”. Questi sono stati attori politici importanti dall‟inizio del millennio poiché hanno utilizzato nuove forme di partecipazione politica come la democrazia diretta e Internet. Data la vastità della galassia “no-global”, ci concentreremo soprattutto al caso italiano.

Il movimento italiano riunisce varie anime e ognuna di essa evidenzia aspetti problematici della globalizzazione diversi rispetto ad altri. Vediamole nel dettaglio.

Secondo l‟area “cattolica”, riunita in molte associazioni tra cui la Rete Lilliput, la globalizzazione è soggetta a logiche che stabiliscono la superiorità del profitto, quindi per combatterla gli si deve contrapporre una rinnovata etica di solidarietà26. Questa componente non favorisce forme di lotta eccessivamente conflittuali e non si pone in rotta di collissione con le istituzioni con cui preferisce avere un approccio dialogante27. Vi è poi l‟area “ecopacifista e non violenta” che sostiene una riforma radicale delle istituzioni secondo un rovesciamento di nuovi valori basati su pace e più natura. Secondo questa componente, c‟è anche bisogno di maggiore solidarietà nei confronti dei paesi più poveri e si denuncia la preminenza del valore del mercato, portato dalle logiche della globalizzazione, rispetto al valore della società. Le forme di lotta in questo caso sono

25

R. Inglehart, Culture Shift in Advanced Industrial Society, Princeton, Princeton University Press, 1990, pp. 43-66. Per approfondire le tesi di Inglehart si veda anche: R. Inglehart, Values, Ideology, and Cognitive Mobilization in New Social Movements, in Dalton, Kuechler(eds.) 1990.

26

M. Andretta, L. Mosca “Il Movimento per una globalizzazione dal basso: forze e debolezze di un‟identità negoziata”, in D. Della Porta, L. Mosca (a cura di),

Globalizzazione e movimenti sociali, Roma, Manifesto libri, 2003, p. 34.

27

(19)

20 violente”28

. La penultima area che comprende l‟associazione Attac e l‟Arci, si riunisce intorno “all‟antiliberismo di sinistra”. In questo caso si sottolinea il primato della politica come unico modo per contrastare i processi del neoliberismo e si propone anche di riformare l‟Onu per renderlo un vero e proprio organo di governo globale29. L‟ultimo schieramento è quello sicuramente più radicale e riunisce i “Disobbedienti” che sostengono l‟abolizione delle istituzioni internazionali e l‟introduzione di un salario sociale esteso a tutti30. I loro riferimenti ideologici sono l‟anticapitalismo e l‟antimperialismo. Per loro il nemico è ancora la borghesia e il movimento rappresenta il proletariato globale. Questa componente si distingue per le forme d‟azione che vanno dalla disobbedienza sociale alla violenza contro le cose o i simboli31. Sono quindi il gruppo che applica un repertorio di protesta più intransigente.

L‟aspetto che ci interessa maggiormente è capire se tutte queste componenti abbiano trovato una sintesi per avviare proteste comuni. Nei capitoli successivi quando affronteremo lo studio del Movimento 5 Stelle, valuteremo se ci saranno aspetti comuni ai movimenti no global riguardo la costruzione del contenuto e l‟organizzazione.

Tutti questi movimenti si sono riuniti nel Genoa Social Forum del 2001 dove si è cercata una sintesi tra tutte le visioni del mondo. Alla fine ci si è messi d‟accordo intorno ad alcuni principi quali: “ La valorizzazione dei diversi punti di vista e delle diverse componenti del movimento; la sottolineatura delle disuguaglianze economiche e sociali tra il nord e il sud del mondo; l‟esigenza di giustizia sociale ed economica; l‟esigenza di nuove forme di partecipazione democratica e il rispetto di tutte le forme

28 Ivi, p. 35. 29 Ibidem. 30 Ivi, p.36. 31 Ibidem.

(20)

21 d‟espressione, di manifestazione e di azioni dirette pacifiche e non violente dichiarate in forma pubblica e trasparente”32

.

Intorno a questi principi si è formata un certo sentire comune tra gli attivisti delle varie anime del movimento anche se qualche differenza rimane, infatti la “Rete Lilliput” si sfilerà gradualmente dal social forum per divergenze sui metodi d‟azione. Il processo di costruzione di identità rimane molto complesso ma è importante sottolineare il metodo del Genoa Social Forum poiché ha operato “come spazio pubblico in cui i diversi movimenti hanno negoziato le modalità d‟azione e i fini senza al contempo limitare i punti di vista di ogni singola organizzazione”33. Potremmo definirlo un caso di democrazia dal basso in cui tutti gli attori si sono riuniti ed hanno trovato basi comuni su cui lottare. Inoltre, non si è creata alcuna struttura burocratica che irrigimentasse l‟organizzazione, il movimento rimane fluido e non c‟è un leader carismatico che ne prenda le redini.

Dopo aver visto, limitato al caso italiano, quali possano essere i metodi di costruzione dei contenuti e dei programmi, adesso ci concentreremo su uno strumento che ha aiutato l‟organizzazione e l‟azione politica dei Movimenti “no-global” cioè Internet. La rete ha infatti velocizzato l‟organizzazione ed aiutato a pianificare proteste e campagne. Inoltre, il ruolo di Internet nei movimenti sociali ha condizionato altri attori politici come il Movimento 5 Stelle il quale prenderà spunto dalla Rete Lilliput e dal suo uso politico-organizzativo di Internet per meglio strutturarsi nel territorio34.

Il ruolo politico generale di Internet verrà approfondito nel prossimo paragrafo, qui ci limiteremo a vagliare il suo potenziale per i movimenti sociali. Citeremo a questo riguardo una ricerca condotta da Lorenzo Mosca, 32 Ivi, p.36. 33 Ivi, p. 42. 34

L. Mosca, La webpolitica. Istituzioni, candidati,e movimenti fra siti, blog e social network, Firenze, Le Lettere, 2013, p. 131.

(21)

22 Donatella Della Porta e Massimiliano Andretta su 500 partecipanti a una manifestazione condotta a Roma contro la direttiva Bolkestein35. Anzitutto, emerge che Internet è un mezzo utilizzato dalla gran parte degli attivisti i quali lo utilizzano per ricavare informazioni alternative ai media tradizionali36. Il suo potenziale viene anche sfruttato per permettere agli utenti di scambiarsi informazioni e opinioni politiche in appositi forum/chat/mailing list37. La ricerca mostra però che questo aspetto è il meno utilizzato a pieno dagli attivisti poiché per loro il compito principale della rete rimane quello di raccogliere informazioni politiche e aderire a campagne e petizioni online38.

Una tale ricerca presa su una piccola campionatura ci fornisce comunque qualche coordinata dell‟uso di Internet da parte degli attivisti. In un‟altra rilevazione condotta da Lorenzo Mosca in cui sono fatte interviste ad attivisti dei movimenti antiliberisti italiani ci vengono forniti dei dati più indicativi sull‟uso di Internet in questi contesti. In primo luogo emerge che internet facilita le relazioni con i media poiché i comunicati stampa vengono pubblicati sui siti dei movimenti e possono essere reperiti facilmente dai giornalisti39. Internet poi consente la copertura multimediale di un evento di protesta mediante file audio e video40, in più con la possibilità di chat pubblica si può commentare dal pc quello che sta accadendo41. Inoltre, Internet viene percepita dagli attivisti come un‟opportunità per ampliare la partecipazione del movimento migliorandone la democrazia interna42. La ricerca dimostra anche che

35

I risultati di questa ricerca sono contenuti nel volume di L. Mosca, La webpolitica, op. cit. pp. 94-107.

36

L. Mosca, La webpolitica, op., cit., p. 97. 37 Ibidem. 38 Ivi, p. 100. 39 Ivi, p.108. 40

Il Movimento 5 Stelle userà questa potenzialità per i suoi eventi come i V-Day.

41

L. Mosca, La webpolitica, op., cit. p. 109. 42

(22)

23 questi movimenti non hanno ancora però sviluppato un metodo affinché tramite Internet si prendano le decisioni politiche. Alcuni intervistati sottolineano che spostare le decisioni online porterebbe a nuove disuguaglianze tra coloro che hanno le competenze teconologiche chi invece non ne ha43. A questo propostito molte organizzazioni cercano di socializzare gli attivisti alla conoscenza dell‟informatica promuovendo gli “hacklabs” (laboratori di hacker) che divulgano i principi del software libero e dei diritti digitali44.

In sostanza, Internet è un mezzo utile per mobilitare e divulgare informazioni ed è una condizione necessaria per promuovere azioni politiche come eventi di protesta45. Bisogna comunque dire che molti intervistati ribadiscono l‟importanza delle relazioni faccia a faccia per l‟attività di un movimento, sottolineando i limiti di internet.

Se fino ad ora si è trattato del contesto di sfiducia che vivono le democrazie e dell‟emergere di nuovi attori come i movimenti “no global” con riguardo al caso italiano, adesso ci concentreremo sull‟evoluzione dei partiti alla luce di due nuove dinamiche: il ruolo di Internet e quello della Tv. Successivamente nell‟ultimo paragrafo introdurremo il Movimento 5 Stelle e spiegheremo quali elementi abbia in comune con i partiti e quali con i movimenti sociali appena analizzati. Dall‟analisi complessiva emergerà quali siano stati i mutamenti che hanno profondamente trasformato i movimenti sociali e i partiti negli ultimi anni.

1.3 I partiti nell’era di Internet e della Tv.

A partire dagli anni novanta in Italia, con l‟avvento al potere di Silvio Berlusconi c‟è stato un rapido mutamento nell‟organizzazione dei 43 Ivi, p. 116. 44 Ivi, p.114. 45 Ivi,p. 120.

(23)

24 partiti italiani e s‟è riscontrata una nuova dinamica di comunicazione politica cioè quella inerente alla cosiddetta “politica pop” che ha fatto crescere d‟importanza il ruolo della Tv. In aggiunta a questi cambiamenti, la sfera pubblica ha subito un‟ulteriore trasformazione dovuta al boom dei cosiddetti nuovi media quali Internet. Ci occuperemo in questo paragrafo di queste due dinamiche concentrandosi sul caso italiano.

Prima di analizzarle, è però necessario definire brevemente cosa s‟intenda per partito politico ed esaminare le sue evoluzioni organizzative nel corso del Novecento.

1.3.1 Evoluzione dei partiti dal “partito di élite” al “cartel party”

Tra le molteplici definizioni di partito vale la pena di citare rispettivamente quella di Max Weber e di Anthony Downs perché ci danno le coordinate principali: “Per partiti si debbono intendere le associazioni fondate su una adesione (formalmente) libera, costituite al fine di attribuire ai propri capi una posizione di potenza all‟interno di un gruppo sociale e ai propri militanti attivi possibilità (ideali o materiali) per il perseguimento di fini oggettivi o per il perseguimento di vantaggi personali, o per tutti e due gli scopi”46; “il partito è una compagine di persone che cercano di ottenere

il controllo dell‟apparato governativo a seguito di regolari elezioni”47

. Dunque, il ruolo di una leadership riconosciuta e accettata distingue generalmente un partito da un movimento sociale che per sua natura non ha capi. Lo scopo del partito è poi quello di influenzare le decisioni pubbliche attraverso principalmente la partecipazione alle elezioni. Anche Panebianco concorda su questo aspetto: “Quali che siano le altre possibili arene che

46

M.Weber, Wirtschaft und Gesellschaft, Tubingen, J. C. B. Mohr; trad. it. Economia e

Società, Milano, Comunità, 1974, vol. I, p. 282.

47

A. Downs, An Economic Theory of Democracy, New York, Harper and Row, 1957; trad. it. Teoria Economica della democrazia, Bologna, Il Mulino, 1988, p. 25.

(24)

25 hanno in comune con altre organizzazioni, soltanto i partiti operano nell‟arena elettorale e competono per i voti”48

.

È importante anche sottolineare quali siano le principali funzioni dei partiti come il ruolo di mediazione tra cittadini e istituzioni e il controllo dei governati sui governanti. Secondo Della Porta: “I partiti sono indispensabili per organizzare la volontà pubblica, operando una semplificazione della complessità degli interessi individuali”49

. Della Porta sostiene anche che: “I partiti rappresentano un importante strumento di collegamento tra il governo e l‟opinione pubblica”50

. I partiti dunque selezionano la classe dirigente e i principali attori nella formazione delle politiche pubbliche poiché elaborano al proprio interno programmi che vengono presentati agli elettori. Qualora l‟elettorato voti il partito vincente, questi sarebbe investito dalla messa in atto del programma.

Tutti questi aspetti caratteristici dei partiti ci saranno utili quando dovremo valutare se il Movimento 5 Stelle è un partito o un movimento, adesso però occorre esaminare l‟evoluzione nelle forme organizzative poiché queste si legano ai mutamenti della sfera pubblica dovuti alla “politica pop” e al ruolo politico di Internet.

Alle origini delle democrazie parlamentari i partiti sono, secondo Della Porta: “Organizzazioni di notabili che prendevano prevalentemente la forma di comitati elettorali, mobilitati per la protezione di singoli interessi”51

. In sostanza, sono veri e propri partiti di élite che si organizzano in comitati solo durante il periodo elettorale e che rappresentano gruppi limitatissimi di elettori, solitamente la borghesia. Questi modelli di partito sono tipici in regimi dove la partecipazione politica è limitata e di solito vi è il suffragio ristretto o censitario. Successivamente, con l‟avvento del

48

Si veda: A. Panebianco Modelli di Partito, Bologna, Il Mulino, 1982. 49

D. della Porta, Introduzione alla scienza politica, Bologna, Il Mulino, 2002, p. 138. 50

Ivi, p. 139. 51

(25)

26 suffragio universale, si è affermato il partito di massa che ha invece le seguenti caratteristiche: “La costruzione di una stabile struttura organizzativa di massa, la professionalizzazione della politica e la funzione di integrazione sociale delle masse”52

. Sul piano organizzativo, le differenze sono quelle più rilevanti col partito di élite. Secondo Duverger, la sezione del partito di massa si differenzia in maniera radicale dal comitato: “La sezione rappresenta un organismo aperto a tutti che fa propaganda per avere il maggior numero di iscritti. Invece di un piccolo gruppo di notabili, si cerca di riunire una massa di persone; non si chiede loro se sono conosciute, influenti, in vista. Evidentemente si preferisce avere persone conosciute, in vista; ma si mira soprattutto al numero. La sezione è aperta, il comitato è chiuso”53. Un altro aspetto da sottolineare riguarda l‟ideologia, secondo Weber: “Questi partiti sono fondati intorno ad una „intuizione del mondo‟, sono intesi cioè a servire all‟attuazione di ideali di contenuto politico”54

. Vi è un‟assoluta preminenza dell‟ideologia, essa infatti rappresenta gli interessi di lungo periodo e l‟identità stessa degli attori, permette inoltre di rafforzare i legami di solidarietà tra gli aderenti ed è una vera e proprio “guida all‟azione” delle scelte strategiche del partito55.

Col tempo, il partito di massa s‟indebolisce e si fa strada un nuovo modello di partito definito da Kirchheimer “pigliatutto”. Questo modello si caratterizza principalmente per una drastica riduzione del bagaglio ideologico del partito, un rafforzamento della leadership con un conseguente indebolimento del ruolo del singolo membro, infine per una

52

Ivi, p. 142. 53

M. Duverger, Les parties politiques. L‟organisation des parties, cicl., ora in parte in G. Sivini (a cura di), Sociologia dei partiti politici, Bologna, Il Mulino, 1971, pp. 109-141.

54

M. Weber, Wirtschaft und Gesellschaft, Tubingen, J. C. B. Mohr; trad. it. Economia e Società, Milano, Comunità, 1974, vol. II, p. 710.

55

A. Pizzorno “Interests and Parties in Pluralism”, in S. Berger (a cura di), Organizing

(26)

27 minore accentuazione ad una specifica classe sociale o a una clientela confessionale per reclutare elettori tra la popolazione in generale56. Un partito pigliatutto di solito ha il principale obiettivo di estendere al massimo il raggio potenziale dei suoi elettori. A tal fine sceglie di propagandare temi consensuali che difficilemente incontrerebbero resistenze tra i cittadini, infatti l‟importante è prendere più voti possibili senza curarsi troppo da dove vengano.

A partire dagli anni ottanta, Panebianco sottolinea l‟emergere di un nuovo modello detto “partito professionale-elettorale”. Le sue caratteristiche principali sono quelle del partito pigliatutto con l‟aggiunta della “sostituzione della burocrazia di partito, cui era delegato il rapporto con la base di riferimento, con tecnici ed esperti specializzati nel rapporto con gli elettori”57

. I principali effetti di un tale modello sono un crescente ruolo della leadership nel partito e l‟importanza dei mass media per veicolarne la comunicazione politica. La conseguenza è che le campagne elettorali vengono stavolta focalizzate più sui candidati invece che sui partiti la cui organizzazione è debole se non poco coesa. Si assiste quindi ad una professionalizzazione delle campagne elettorali e a logiche di marketing applicate alla politica. Nasce infatti la figura del “consulente politico” che deve curare l‟immagine mediatica del candidato come se fosse un prodotto.

Si assiste infine ad un‟ultima evoluzione nei partiti, quella definita da Katz e Mair:“cartel party”. Stavolta, si fa riferimento al fatto che i partiti tendono a costruire cartelli, cioè alleanze, per ottenere risorse pubbliche58. È infatti evidente che i partiti non riescono più a sostenersi con le donazioni

56

O. Kirchheimer, “The Transformation of the Western European Party System”, in J. LaPalombara e M. Weiner (a cura di), Political Parties and Political Development, Princeton, Princeton University Press, 1966,p.191.

57

D. della Porta, Introduzione alla scienza politica, op. cit., p. 164. 58

Si veda: R. Katz, P. Mair “Changing models of party organization and party democracy”, in Party Politics, 1, 1995, pp. 5-28.

(27)

28 degli attivisti quindi hanno un necessario bisogno di finanziamento pubblico. Secondo questo modello,i partiti principali si accordano per andare al governo e per ricevere sostanziosi finanziamenti che loro stessi hanno votato da legislatori. Tutto ciò però causa polemiche populiste da parte di imprenditori politici che si dichiarano estranei a questo mercato e che sfruttano il malcontento per emergere. Il caso di Bossi con lo slogan “Roma Ladrona” e di Grillo negli ultimi anni sono indicativi. Verranno trattati nel prossimo capitolo, per il momento sottolineiamo che i partiti, attualmente, sono soggetti sia logiche di “cartello” sia a dinamiche “professionali-elettorali” nella comunicazione.

1.3.2 La “politica pop”

Tutta questa desamina sull‟evoluzione dei partiti ci permette d‟introdurre il concetto di “politica pop”. Abbbiamo detto che la Tv ha un ruolo sempre più importante per la comunicazione politica e che l‟organizzazione dei partiti prediliga modelli verticistici con leadership forti. Questi due fenomeni sono in correlazione poiché un leader cerca sempre di sfruttare al meglio il mezzo televisivo per convincere l‟opinione pubblica e quindi si presta alle logiche della televisione.

Secondo Mazzoleni e Sfardini, la politica pop significa che “Fatti personaggi e storie e parole, che appartengono al territorio della politica, tradizionalmente sinonimo di complessità e autoreferenzialità, un mondo distante dalla vita quotidiana della gente, diventano grazie ai media e soprattutto alla televisione realtà familiari, soggetti di curiosità e interesse, argomenti di discussione, fonti anche di divertimento, alla pari di altre storie e di altri personaggi che appartengono al mondo dello spettacolo”59.

59

G. Mazzoleni, A. Sfardini, Politica Pop. Da “Porta a Porta” a “L‟Isola dei

(28)

29 Mazzoleni e Sfardini introducono anche due neologismi che ci spiegano meglio le logiche della comunicazione televisiva: “infotainment” e “politainment”. Con il primo termine s‟intende sia un‟informazione che privilegia l‟intrattenimento sia quando programmi d‟intrattenimento s‟interessano di fatti e personaggi della politica60

. Il secondo invece fa riferimento al fatto che la tv tenda a rendere la politica un fenomeno di puro intrattenimento: “Per un politico organizzare una campagna scoppiettante, con spettacoli, concerti rock, comizi con ragazze pon-pon, oppure per un leader di partito partecipare a una varietà o un quiz televisivo strizzando l‟occhio ai media che amplificheranno sulle pagine dei tabloid la sua performance, è un metodo infallibile per ottenere popolarità e simpatia a buon mercato”61

.

Il caso italiano presenta numerosi programmi caratterizzati dall‟“infotainment” come “Striscia la Notizia” e “le Iene”. Il loro stile discorsivo è infatti quello dei programmi di varietà ma il contenuto è di carattere prettamente informativo come dimostrano le numerose campagne a difesa dei consumatori portate avanti da entrambe le trasmissioni.

L‟“infotainment” ci spiega anche l‟ascesa politica di Beppe Grillo che è l‟emblema del comico che si occupa di argomenti seri e fa informazione. Secondo Mazzoleni e Sfardini, il successo di Grillo è dovuto principalmente alle dinamiche dell‟infotainment: “L‟irresistibilità dell‟infotainment risiede proprio nella forza con cui ha occupato lo spazio lasciato libero dall‟informazione, in diversi sensi: comici e imbonitori che fanno satira politica e denuncia sociale costituiscono un surrogato dell‟inchiesta di denuncia sociale, oggi assai poco frequentata dai quotidiani”62

. Non è un caso che gli spettacoli di Grillo nei palasport venissero mandati in onda a spezzoni da “Striscia la Notizia”, il cui 60 Ivi, p. 28. 61 Ivi, p. 30. 62 Ivi, p. 52.

(29)

30 ideatore, Antonio Ricci è un grande amico del comico genovese nonché suo vecchio autore.

In Italia sono comunque numerosi anche i casi di “politainment”, cioè di politici prestati a logiche d‟intrattenimento tra cui, ad esempio: Massimo D‟Alema che cucina il risotto a “Porta a Porta”; Piero Fassino che partecipa al programma “C‟è posta per te”; Antonio Di Pietro e Renato Schifani che si tirano le “Torte in faccia” nell‟omonimo programma63. Secondo Mazzoleni e Sfardini: “ Il politainment è dunque il risultato delle strategie con cui la Tv rende messaggi e personaggi della politica „divertenti‟, ossia dotati di caratteristiche comunicative lontane, se non opposte, rispetto a quelle immediatamente riferibili al mandato dell‟informazione politica”64

.

Il caso italiano è particolarmente interessante anche perché ha visto la nascita e lo sviluppo di un attore politico, Silvio Berlusconi, che venendo dal mondo imprenditoriale delle televisioni ha saputo sfruttare al meglio questo potente mezzo comunicativo. Berlusconi ha “dominato l‟agenda politica con le sue apparizioni nei talk show (memorabile quella in cui firmò il „patto con gli italiani‟ a Porta a Porta), e le sue campagne mediatiche (si pensi ad esempio alla circumnavigazione dell‟Italia) hanno elettrizzato le coperture mediatiche e conquistato enorme visibilità”65. L‟ex

premier infatti conosce molto bene le logiche della televisione avendo imparato a coltivare e soddisfare i gusti del pubblico televisivo con le sue reti Mediaset. Secondo Mazzoleni e Sfardini: “Berlusconi è un „idolo pop‟ della politica italiana, perfettamente inserito nella cornice della cultura popolare ed entrando in politica porta con sé non solo un consistente patrimonio ma anche una personalità fortemente plasmata dalle esperienze 63 Ivi, p. 78. 64 Ivi, p. 74. 65 Ivi, p. 69.

(30)

31 e frequentazioni nel mondo dello spettacolo”66

. Berlusconi è dunque l‟emblema della “politica pop” in Italia, e con il suo stile comunicativo, ha influenzato gli altri attori politici.

Abbiamo analizzato quanto la comunicazione politica sia sempre più soggetta alle logiche della Tv, adesso per dare un quadro completo dei cambiamenti intercorsi nella sfera pubblica e di conseguenza nei partiti, si deve esaminare un‟altra importante rivoluzione dopo quella televisiva, ovvero quella digitale. Assieme alla Tv, anche i nuovi media quali Internet hanno un ruolo sempre più rilevante nella comunicazione politica e nell‟organizzazione degli attori politici.

1.3.3 Il ruolo politico di Internet

Nel primo paragrafo abbiamo accennato al fatto che Internet s‟inserisca in quei contro-poteri che permettono ai cittadini di controllare meglio la classe politica. La funzione di monitoraggio è però solo una delle molteplici dell‟utilizzo politico di Internet. Bisogna infatti distinguere tra l‟uso che ne fanno gli attori politici e quello in appannagio ai cittadini. Se i primi utilizzano il mezzo per fare propaganda politica, determinando numerosi mutamenti nei metodi di comunicazione politica, i secondi sfruttano le potenzialità della rete per esercitare non solo un costante controllo sui governanti ma anche per organizzare proteste e manifestazioni dal basso. I casi delle “primavere arabe” sono un esempio di quanto le nuove tecnologie abbiano aiutato a costruire movimenti sociali e ribellioni contro i regimi al potere.

Nei tempi recenti i partiti nelle democrazie occidentali hanno capito quanto sia importante la rete ma permangono delle distinzioni tra paese e paese. Per capire le ragioni per cui si assiste a questa trasformazione nella comunicazione politica dobbiamo comprendere che le campagne elettorali

66

(31)

32 hanno subito dei mutamenti. Pippa Norris ne divide lo sviluppo in: premoderne, moderne e postomoderne. Le prime sono caratterizzate dalla robusta presenza organizzativa dei partiti, dall‟importanza della comunicazione interpersonale e dall‟uso limitato dei mass media67. Quelle moderne invece sono segnate dalla centralità della televisione e in generale dei mass media che hanno ridimensionato la presenza sul territorio dei partiti68. Le campagne postmoderne, tipiche dei giorni nostri, sono infine caratterizzate da un ambiente comunicativo turbolento e frammentato, in cui vi è un‟alta frammentazione di tecnologie e canali informativi69

. La televisione non ha comunque perso d‟importanza poiché le dinamiche della “politica pop” sono sempre rilevanti, però lo sviluppo dei nuovi media ha ampliato le fonti di comunicazione. Secondo Vaccari: “Questa frammentazione può comportare il rischio di una balcanizzazione della sfera pubblica, cioè di un indebolimento della coesione sociale dovuto alla perdita di riferimenti largamente condivisi accessibili attraverso i media di ampia diffusione”70

.

È il caso di chiedersi se i nuovi media aiutino la cittadinanza a rendersi più consapevole o se ci siano dei rischi derivanti dal loro utilizzo. Premesso che la rivoluzione digitale è una realtà inevitabile, il suo uso politico è foriero di molteplici interpretazioni. In primo luogo la rete non è appannagio di tutta la popolazione, vi è infatti il tema rilevante delle diseguaglianze digitali, inoltre sono stati avanzati dubbi sulla sua efficiacia nella partecipazione politica. Secondo Mosca: “Il web 2.0 consente a tutti di intervenire sulle informazioni che vengono immesse nell‟ecosistema dell‟informazione. In questo senso i cittadini digitali da semplici fruitori e

67

C. Vaccari, La Politica online. Internet, partiti e cittadini nelle democrazie occidentali, Bologna, Il Mulino, 2012, p. 13.

68 Ibidem. 69 Ibidem. 70 Ibidem.

(32)

33 consumatori di informazione si trasformano in produttori e distributori di informazione. Occorre notare però che, se i media digitali hanno reso meno significativa la distinzione tra emittenti e riceventi, il fatto che oggi molte più persone esprimano il proprio punto di vista su fatti di attualità politica non significa che siano ascoltati e che le loro opinioni inflenzino veramente la politica”71

. In Italia, il Movimento 5 Stelle, in teoria, dovrebbe rovesciare questa considerazione e attuare una vera e propria democrazia diretta tramite la rete. Vedremo nel capitolo terzo se il movimento di Grillo attui nei fatti un coinvolgimento diretto dei cittadini, per il momento ci limitiamo a considerare che una delle sue ragioni fondative è proprio quella di rinnovare la partecipazione politica partendo dal web.

Tra i rischi, oltre il fatto di non considerare le opinioni dei cittadini provenienti dal web, vi può essere anche quello di manovrare la democrazia diretta della rete secondo logiche populiste. Secondo Grossi: “Se questa nuova fase sembra rispondere ad un maggiore coinvolgimento diretto dei cittadini, è anche vero che essa non attivi necessariamente una democrazia migliore (a maggior ragione se contrabbandata come „diretta‟), ma rafforza spesso, su basi neo-populiste, una relazione di dipendenza one-to-many tra leader e cittadini individualizzati. Inoltre, ciò contribuisce a svuotare il ruolo della sfera pubblica stessa da spazio della discussione e formazione dell‟opinione pubblica a mero ambito dell‟identificazione proiettiva e simbolica tipica della società dello spettacolo e finisce per minimizzare le potenzialitàofferte dalle rete intesa come infrastruttura capace di sviluppare le dinamiche comunicative su nuove basi relazionali e quindi su possibili pratiche di attivismo civico”72

. Èquindi molto facile per un leader carismatico spacciare per democrazia diretta dinamiche

71

L. Mosca, La webpolitica, op. cit., p. 16. 72

G. Grossi “Sfera pubblica e flussi di comunicazione all'epoca della rete”, in L. Mosca, C. Vaccari (a cura di), Nuovi media, nuova politica? Partecipazione e mobilitazione

(33)

34 plebiscitarie online. Quando valuteremo la sussitenza o meno della democrazia diretta all‟interno del movimento 5 Stelle, vaglieremo in che modo i processi decisionali siano gestiti in rete liberamente dalla base oppure se questi siano manovrati da un capo o da uno staff che ne condizioni le decisioni.

In sostanza, vi è un dibattito teorico tra gli ottimisti che sostengono che internet avrebbe democratizzato radicalmente la società e pessimisti, tra cui Hindman, che invece sottolineano che la rete non avrebbe favorito cambiamenti rilevanti e né avrebbe consentito la nascita di nuovi attori politici73. Bisogna comunque certificare che negli ultimi anni sono nati movimenti e partiti sviluppatisi totalmente in rete, tra cui il Movimento 5 Stelle in Italia e il Partito Pirata in Germania. Dunque, la rivoluzione digitale sta avendo anche effetti nella formazione di nuovi attori politici.

Una volta definiti i rischi del web, è importante ribadirne le potenzialità. Per quanto riguarda i movimenti sociali abbiamo già visto quanto il web aiuti nell‟organizzazione degli eventi di protesta e serva anche per coprire in streaming tali manifestazioni informando così il più alto numero di cittadini. Inoltre, il web velocizza i processi di coordinamento tra attivisti che, trovandosi in rete, possono stabilire più facilmente quando incontrarsi e coordinare al meglio l‟organizzazione del loro gruppo. Il web può anche essere utile non solo per coordinarsi ma anche per affermare identità collettive. Se si pensa ad esempio al “popolo viola”, notiamo che hanno continuato a utilizzare facebook non solo per coordinare le mobilitazioni offline, ma anche per costruire un‟identità

73

Si veda: M. Hindman, The Myth of Digital Democracy, Princeton, Princeton University Press, 2009.

(34)

35 collettiva attraverso il consumo e la condivisione di specifici prodotti culturali sia nelle pagine sia nei profili professionali74.

I partiti politici si stanno anch‟essi adeguando con fatica alla rivoluzione digitale. In Italia, ad esempio notiamo che il centro-sinistra ha investito sul web più dei partiti conservatori75 che, essendo egemonizzati da Berlusconi, prediligono la televisione e le dinamiche della “politica pop”.

Comunque, per quanto i partiti progressisti italiani abbiano cercato di adeguarsi alle logiche del web, questi non sono mai riusciti a usarlo in modo organico come il Movimento 5 Stelle, che nella realtà italiana rappresenta un unicum. La sua affermazione è dovuta da un lato al carisma del suo fondatore, il comico Beppe Grillo, dall‟altro dall‟uso sapiente del web nella comunicazione politica, grazie alle competenze del suo braccio destro, Gianroberto Casaleggio. Nel Movimento 5 Stelle s‟incrociano quindi le dinamiche della “politica pop” e della rivoluzione digitale.

Nel prossimo paragrafo introduciamo quindi una prima analisi del Movimento 5 Stelle, cercando di capire se si tratta di un partito o di un movimento. Le sue caratteristiche sono infatti del tutto peculiari rispetto al normale sviluppo sia dei partiti sia dei movimenti che abbiamo appena trattato.

1.4 Il Movimento 5 Stelle come forma ibrida tra partito

e movimento

Nei paragrafi precedenti abbiamo evidenziato le principali caratteristiche dei movimenti sociali e dei partiti politici, mettendole in correlazione con alcuni fenomeni quali la “politica pop”, la “webpolitica”.

74

G. Mascheroni “I giovani e i siti di social network: fra partecipazione e individualismo in rete”, in L. Mosca, C. Vaccari (a cura di), Nuovi media, nuova

politica?”, op. cit., p. 118.

75

(35)

36 Tutto questo ci è servito per introdurre il Movimento 5 Stelle che si configura come un attore politico ibrido. In esso ci sono talune caratteristiche tipiche dei movimenti e alcune invece dei partiti. Inoltre, il Movimento 5 Stelle ha fatto della polemica contro la classe politica una sua ragione fondante e s‟inserisce nell‟attuale contesto di sfiducia nei confronti dei partiti. Il Movimento 5 Stelle è infine figlio della webpolitica e della “politica pop”. Si può quindi dire che i grillini sono il prodotto di un certo clima di cambiamento all‟interno della sfera pubblica.

Nel paragrafo precedente abbiamo citato la definizione di partito di Anthony Downs: “Il partito è una compagine di persone che cercano di ottenere il controllo dell‟apparato governativo a seguito di regolari elezioni”76. La sola partecipazione alle elezioni renderebbe il Movimento 5 stelle un partito, anche Sartori è chiaro su questo punto: “Il partito è un qualsiasi gruppo politico identificato da un‟etichetta ufficiale che si presenta alle elezioni (libere o no) candidati alle cariche pubblice”77. Si deve anche aggiungere che un partito ha una leadership interna riconosciuta dagli attivisti.

Come abbiamo visto i movimenti sono invece: “Reti di interazioni prevalentemente informali basate su credenze condivise e solidarietà, che si mobilitano su tematiche conflittuali attraverso l‟uso di varie forme di protesta”78. Quello che caratterizza principalmente un movimento è l‟uso della protesta come azione politica privilegiata e l‟assenza di una leadership interna. Inoltre, come abbiamo sottolineato per i movimenti “no global” italiani, la costruzione del programma parte dall‟unione di singoli movimenti che riunitisi in forum cercano di trovare sintesi comuni. L‟idea

76

A. Downs, An Economic Theory of Democracy, New York, Harper and Row, 1957; trad. it. Teoria Economica della democrazia, Bologna, Il Mulino, 1988, p. 25.

77

G. Passarelli, F. Tronconi, D. Tuorto “Dentro il Movimento organizzazione, attivisti e programmi”, in P. Corbetta, E. Gualmini(a cura di), Il partito di Grillo, op. cit., p. 134. 78

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