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La posta di Bruno D’Amore. Rubrica fissa mensile di risposta alle lettere dei lettori.

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708-3 D’Amore B. (2009). La posta di Bruno D’Amore. Rubrica fissa mensile di risposta alle lettere dei lettori. Scuola dell’Infanzia. Ni 3, pag. 7. ISSN: 1590-3206.

III puntata di “La posta di Bruno D’Amore”

(...) Sono una insegnante di scuola dell’infanzia di (...), mamma di un bambino che ha da poco iniziato la scuola primaria. Mio figlio ha frequentato la stessa scuola dove io lavoro ma, per evitare situazioni antipatiche, nella sezione vicina. Io so esattamente che cosa mio figlio è in grado di fare e che cosa sanno e sanno fare i bambini della mia sezione, perché lo vivo tutti i giorni. Sanno contare speditamente fino a dieci e oltre; sanno leggere molte lettere stampate maiuscole; sanno leggere molti numeri, almeno quelli del calendario; sanno distinguere curve da rette; sanno scrivere numeri anche di una certa complessità (ovviamente commettono alcuni classici errori, per esempio 30035 per trecentotrentacinque); sanno benissimo capire e usare termini per organizzare e descrivere lo spazio (sopra-sotto, dentro fuori) e l’ordine (prima-dopo) (...) Faccio fatica a dirle il mio imbarazzo ed il mio disappunto quando, entrati nella scuola primaria ... (...)

Lettera firmata ... i bambini sono stati costretti (e qui continuo io, con le mie parole) a ricominciare tutto daccapo, come fossero tavole rase, vasi vuoti da riempire... e il Lettore può continuare con analoghe usuali conosciutissime metafore.

Bisognerebbe darsi conto ed accettare che le competenze di un bambino in entrata oggi nella scuola primaria sono fondamentalmente diverse da quelle di un bambino che entrava nella scuola elementare 30-40 anni fa, quando, appunto, si suggerirono allora coraggiose ed innovative piste didattiche che oggi sono obsolete. Allora quasi nessun bambino sapeva leggere le lettere, quasi nessuno aveva fatto esercizi protogeometrici, quasi nessuno sapeva davvero contare. Ancora negli anni ’80 si studiavano le strategie ingenue di scrittura dei numeri a 3-4 cifre da parte dei bambini. Oggi è tutto cambiato. Ancora 30 anni fa aveva senso studiare le distinzioni che Jean Piaget e Rolando Garcia avevano fatto circa gli apprendimenti e le relazioni intra, inter, trans; poi la critica e gli studi moderni hanno mostrato come questa distinzione fosse più cervellotica adulta che reale.

I bambini apprendono tutto in famiglia, nei giochi, nelle attività e, soprattutto, nella scuola dell’infanzia, quando funziona, una scuola sempre più attiva, moderna, significativa, colta. Gli apprendimenti che vi realizzano sono significativi e profondi. Vi sono interessanti ricerche che mostrano come i bambini di 4-5 anni sanno gestire con abilità i numeri, le lettere, le parole, i dati statistici, il calendario, le parole della geometria, perfino alcune operazioni aritmetiche; i bambini di 5 anni sanno che funzioni ha lo zero nella scrittura dei numeri e come cardinale e lo dichiarano con estrema precisione. Per non parlare poi di linea dritta e linea curva, di oggetto dritto e tondo; o di sopra-sotto, dentro-fuori eccetera, che gestiscono con assoluta perfezione già nell’asilo nido e comunque dai 3 anni.

Iniziare la scuola primaria, tanto attesa e tanto nominata in casa, e poi trovarsi a banalizzare quel che già sanno, non dà sicurezza, come asseriscono alcuni, non aumenta la competenza, ma crea invece un’idea di banalità, di delusione, direi perfino di

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frustrazione. Ci rimette la Scuola che ben presto diventa luogo del banale, dove ci si aspetta che uno faccia e dica cose tutto sommato insulse che non premiano culturalmente, ma affettivamente. L’attività del bambino si volge subito al consenso, invece che indirizzarsi verso la conquista di sapere.

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