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Rapporto finale Focus Group dell'EIP-AGRI "Protein crops" (Colture proteiche) Aprile 2014

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Progetto “Innovamarche” – A.S.S.A.M. Via dell’Industria, 1 – 60027 Osimo (AN) Italy - info@innovamarche.it

RIASSUNTO DEL DOCUMENTO:

Rapporto finale del Focus Group dell'EIP-AGRI "Protein crops" (Colture proteiche).

Aprile 2014

TRADUZIONE:

Gruppo di lavoro ASSAM - Progetto di Innovation Brokering "Innovamarche”

Colture proteiche

Il Focus Group sulle colture proteiche del PEI ha avuto l’obiettivo di indirizzare sfide relative al miglioramento del profitto derivante da colture proteiche in Europea per renderle maggiormente attrattive nei confronti degli agricoltori, soddisfare, al contempo, la richieste dell’industria mangimistica (ed in qualche modo alimentare) e promuovere,a livello europeo,sistemi di produzione sostenibili dal punto di vista tecnico, economico ed ambientale. In quest’ottica, un gruppo di 20 esperti, provenienti da tutta Europa, ha valutato tale sfida ed identificato possibili soluzioni da adottare.

Aumentare la produzione di soia e il range delle colture proteiche – includendo leguminose da granella (soprattutto fava, pisello di campo, lupini e altre colture minori) e leguminose foraggere (soprattutto erba medica) coltivate nei Paesi europei, è stata la strategia ampiamente condivisa dal gruppo di esperti. Inoltre, girasole e colza sono considerati come importanti fonti proteiche. Questa aggregazione di colture è stata definita come la più promottente per rispondere alla sfida delle risorse proteiche e nell’ottica della sua copertura estesa a tutte le aree agro-climatiche che costituiscono l’agricoltura europea.

Gli esperti hanno evidenziato come il gap finanziario delle proteine da amido e olio necessity di essere superato rendendo tali coltivazioni competitive per le aziende agricole europee. La questione ha inoltre portato alla luce l’importanza di effettuare una distinzione tra sistemi agricoli intensive e non intensive (incluso il biologico), essendo I primi maggiormente legati alla componente mangimistica e I secondi più vicini all’uso di alimenti prodotti a livello locale per legare il prodotto animale finale con il territorio di produzione. È stata, inoltre, riconosciuta l’importanza per l’intera agricoltura europea delle filiere di produzione locali, regionali ed europee.

Gli esperti hanno raccolto informazioni circa la qualità delle proteine per l’alimentazione animale, collegandole - nelle loro considerazioni - alla domanda da parte delle filiere. Nell’ottica, soprattutto, di incrementare la sostenibilità dei sistemi agricoli europei, Il Focus Group ha riconosciuto l’utilità generale della reintroduzione delle colture proteiche. Infatti, l’impiego di colture proteiche nella rotazione ha un grande potenziale in termini di aumento di uso efficiente delle risorse e perfomance ambientale a tutti i livelli delle filiere europee (qualità e salute del suolo, gestione nitrati, biodiversità, riduzione delle emissioni di gas serra). Il gruppo ha inoltre evidenziato come le produzioni proteiche coinvolgano le filiere locali così come quelle industriali a livello europeo. Gli esperti hanno previsto che le differenti filiere della catena del valore richiederanno diversi prodotti (dalla componente mangimistica o prodotti industriali grezzi, proteine da granella o mangimi grezzi impiegati tal quali). Inoltre, la diversità climatica europea richiederà un certo

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Progetto “Innovamarche” – A.S.S.A.M. Via dell’Industria, 1 – 60027 Osimo (AN) Italy - info@innovamarche.it livello di diversità in termini di colture proteiche in relazione alle specifiche e opportunità da cogliere prioritariamente in ciascun area agro-climatica.

Nonostante l’analisi prospettica, il nodo centrale della discussione del gruppo di esperti ha riguardato la situazione attuale nella qualela produzione europea da colture proteiche è limitata ad attività di nicchia e nella quale l’organizzazione di filiera è povera o inesistente. A ciò si associa un livello di investimento delle industrie (di coltivazione) povero.Gli esperti hanno posto l’attenzione sulle dimensioni del processo di transizione, evidenziandola limitata disponibilità di risorse ad esso dedicate. In questo contesto emerge quindi la necessità una maggiore cooperazione tra gli attori in causa. Gli esperti hanno suggerito di includere nel dialogo le aziende che si occupano di allevamento e di fornire il supporto necessario per le attività di propedeutiche all’allevamento (e possibilmente a quelle di allevamento) condotte da enti pubblici di ricerca in considerazione del fatto che le nuove cultivar saranno il prerequisito per il successo del processo di transizione. Tuttavia, gli investimenti privati nell’allevamento rimarranno limitati fino a quando le colture proteiche non assumeranno maggior rilevanza nel mercato. Gli agricoltori dovranno essere coinvolti data la loro necessità di produrre materia prima e di tenere conto del rilievo delle colture proteiche in un’ottica finanziaria. Le ONG devono essere coinvolte per facilitare l’accettabilità da parte della società della transizione. I governi devono essere coinvolti per fornire il supporto alla transizione in quanto legata gli interessidella società mentre I risultati della ricerca, la conoscenza in agricoltura e il Sistema di innovazione devono essere adottati per fare in modo che la scienza abbia l’impatto richiesto.

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