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Paolo Mazzarello. Il Professore e la cantante. La grande storia d'amore di Alessandro Volta. Torino, Bollati Boringhieri, 2009, pp. 154.

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29 July 2021

AperTO - Archivio Istituzionale Open Access dell'Università di Torino

Paolo Mazzarello. Il Professore e la cantante. La grande storia d'amore di Alessandro Volta. Torino, Bollati Boringhieri, 2009, pp. 154. / Germana Pareti. - In: RIVISTA DI FILOSOFIA. - ISSN 0035-6239. - 100(2009), pp. 444-445.

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Paolo Mazzarello. Il Professore e la cantante. La grande storia d'amore di Alessandro Volta. Torino, Bollati Boringhieri, 2009, pp. 154.

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Rivista di filosofia, 100, 2009, pp. 444-445

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2 Paolo Mazzarello, Il professore e la cantante. La grande

storia d’amore di Alessandro Volta, Torino, Bollati Boringhieri, 2009, pp. 154.

Dopo una serie di contributi dedicati a medici e naturalisti, quali Lazzaro Spallanzani, Camillo Golgi e Cesare Lombroso, appartenenti o quantomeno legati all’ambiente universitario pavese, c’era da aspettarsi che Paolo Mazzarello rivolgesse la propria attenzione anche ad Alessandro Volta. Se ne occupa ora, portando alla luce una vicenda tutto sommato minore, che vide lo scienziato protagonista di una tormentata storia d’amore, cominciata nel 1789, per un soprano di belle speranze, seducente ancorché “trasgressiva” virtuosa, unanimemente (e forse un po’ troppo sbrigativamente) giudicata a lui inadeguata, a causa dell’appartenza a un ambiente equivoco, qual era un tempo ritenuto quello teatrale. All’epoca, il quarantaquattrenne Volta era già un filosofo naturale famoso, non soltanto nella cerchia intellettuale lombarda, ma in tutta Europa, dove nei gabinetti scientifici si conducevano esperimenti, e nei salotti si organizzavano sedute e giochi mondani, con l’elettricità. Apparentemente frivolo, il libro di Mazzarello fa rivivere l’atmosfera di fine Settecento, ricostruendo con precisione e vivacità il teatrino dei savants pavesi, nel quale si incontrano molti personaggi già frequentati dall’autore, tra i quali l’anatomista Antonio Scarpa e il naturalista-botanico Giovanni A. Scopoli.

A fronte di un amore “impossibile”, contrastato sia dai famigliari sia dai dignitari della corte imperiale, provvidenziale dovette essere per Volta la ricerca sulle cosce delle rane, a proposito delle quali Luigi Galvani aveva di recente osservato fenomeni elettrici insospettabili. Mentre, a poco a poco, Volta prendeva le distanze dalla sua tribolata passione, nella sua mente si concretizzava un’ipotesi scientifica che si discostava sempre più da quella proposta dal collega bolognese. Quella registrata sulle rane non era infatti un’elettricità “animale”, bensì l’effetto della stimolazione attraverso il fluido elettrico, attivato dall’arco metallico: quindi, non un’energia intrinseca, animale, ma una forza elettromotrice, generata dal contatto tra metalli diversi e tessuto organico. Che si interpreti nel senso di transfert (le zampe delle rane al posto delle sinuose gambe della cantante!) o di ergoterapia, la ricerca elettrologica costituì per Volta un’autentica «medicina “elettrica” dell’anima» (p. 119), somministrata al momento giusto. E alla fine tutte le tessere del mosaico delle vicende intime, personali e di quelle professionali, scientifiche, finirono per trovare il giusto posto. Da un lato, Volta avrebbe accondisceso a un matrimonio aristocratico «con tutte le carte in regola»; da un altro lato, in ambito scientifico, stava per realizzare l’invenzione della pila elettrica, da cui derivava la produzione di un flusso continuo di elettricità. Con essa si ponevano le basi dell’indagine elettrologica applicata alla fisiologia, e si apriva una stagione di ricerca che avrebbe avuto un’importante ricaduta anche sul piano filosofico a completare lo studio dell’organo dell’anima, non più irreggimentabile nei ristretti limiti di una teoria

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3 dell’irritabilità, ma soggetto alle sollecitazioni che provenivano dallo

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