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Testo Ricostruzione di Abruzzo e noi

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Academic year: 2021

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LA RICOSTRUZIONE

A cura di: Marco Morante - Antonello Ciccozzi - Enza Blundo

E’ vero che l’estrema emergenza in cui versa la popolazione aquilana rende come primo ed enorme fine necessario quello di assicurare una casa a tutti.

Un paese,ormai abituato ad avere a che fare con eventi simili ed annoverato tra le prime otto forze della Terra, non può prescindere,però, dall’interrogarsi sul COME farlo.

L’Aquila città ferma e distrutta ha la triste e rara opportunità di ricollocarsi su binari nuovi che puntino nella direzione giusta.

Jeremy Rifkin in un video messaggio dedicato alla nostra città in occasione della seconda giornata del ciclo Convergenze, Modelli Urbani Sostenibili del 4 luglio, offre un’interessante prospettiva al riguardo:

“…a fronte della terribile crisi economica mondiale che stiamo vivendo, che si intreccia con la crisi energetica e con una crisi climatica in tempo reale, l’unica risposta efficace è creare una nuova prospettiva che, dalle ceneri di questa tragedia, possa trasformare la città di L’Aquila per farla diventare un faro, una città laboratorio della Terza Rivoluzione Industriale nel XXI secolo...”

ed una preziosa collaborazione:

“…vorrei farvi sapere che il mio ufficio di Washington è a vostra disposizione, così come lo è il mio ufficio europeo diretto da Angelo Consoli.”

Una delle parole necessarie che occorrerà rimarcare nel glossario aquilano di impegno post-sismico è “convergenze”, appunto, in senso propositivo ed in opposizione ai parallelismi operativi o peggio alle divergenze provocate da fini diversi. Vogliamo sostenere la scelta di un modello partecipato di ricostruzione, che tenga conto delle attese della gente come primo passo che porti in sé le altre sostenibilità ambientali, energetiche, urbane, sociali economiche ecc. capaci di sostituire il modello del consumo delle risorse irriproducibili o lontane, con quello dell’autosufficienza attraverso risorse rinnovabili proprie. Una proposta che nasce già dall’unione di tante professionalità per un masterplan urbano che funga da regia necessaria per la ricostruzione e che fughi le forti perplessità sulla ricostruzione per come la si è attuata fino ad ora.

Le perplessità riguardanti il progetto C.A.S.E. nascono essenzialmente da una carenza di negoziazione relativa a tre aspetti.

1) la PIANIFICAZIONE: il progetto è stato istituito dall’alto in un clima di emergenza in cui la necessità si è imposta su una scelta che, pur legittimandosi come strumento di aiuto della popolazione locale, riguarda di fatto la costruzione di soli palazzi condominiali, e pare favorire perlopiù investitori esterni.

2) la LOCALIZZAZIONE: in molti casi le zone individuate appaiono troppo lontane rispetto alla città, e viene il dubbio che - entro scelte che non hanno contemplato la differenza tra ambiti urbani e rurali del comune dell’Aquila - la difesa di interessi clientelari abbia superato la difesa della qualità tanto del territorio quanto della popolazione (in troppi casi l’esproprio riguarda terreni rurali coltivati da piccoli produttori, dove saranno seminati condomini paesaggisticamente inadeguati e quindi alienanti sia per la gente dei paesi che per gli abitanti della città, che in molti casi saranno costretti a trasferirsi in quei luoghi).

Riguardo questi due punti sarebbe opportuno ripensare il progetto C.A.S.E. attraverso una revisione della localizzazione seguendo criteri di MASSIMAZIONE DELLA PROSSIMITA’ ALLA CINTA DELLA PERIFERIA URBANA entro una progettazione che sia unitaria e integrata, e prevedendo per le zone rurali intracomunali il piano M.A.P.(già in vigore nei comuni rurali del cratere). Ciò per evitare sia una new town dis-integrata ai margini del territorio comunale sia la deturpazione del territorio rurale intra-comunale con un’architettura dai connotati urbani.

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3) i TEMPI: Oltre a ciò non si può non notare un altro effetto collaterale di tale piano: la scelta di puntare alla ricostruzione già durante l’emergenza sta comportando una lunga permanenza nelle tende e una dislocazione sulla costa, che rischia di protrarsi e ampliarsi in vista del freddo e della chiusura delle tendopoli.

Riguardo questo punto pare ragionevole pensare altre soluzioni, in considerazione che il ricorso a moderni container avrebbe sia mitigato il disagio delle tende che facilitato una ripresa dell’economia locale

Si auspica una proficua collaborazione con tutti i soggetti interessati alla piena e totale ricostruzione della città..

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