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11. Prodotto scalare. Equazione del piano nello spazio.

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(1)

Politecnico di Milano Corso di Analisi e Geometria 1

Federico Lastaria federico.lastaria@polimi.it

Prodotto scalare in Rn. Piani nello spazio. 19 Dicembre 2016

Indice

1 Prodotto scalare nello spazio 2

1.1 Riassunto delle propriet`a del prodotto scalare nello spazio . . . 2

1.2 Coordinate cartesiane ortogonali . . . 3

1.3 Il prodotto scalare in coordinate cartesiane . . . 4

1.4 Angolo tra due vettori . . . 4

1.5 Prodotto scalare standard in Rn . . . 4

1.6 Proiezione di un vettore lungo un vettore in Rn . . . 5

1.7 Il teorema di Pitagora . . . 6

1.8 La disuguaglianza di Schwarz . . . 7

1.8.1 Angolo tra due vettori in Rn . . . 8

2 Piani nello spazio 9 2.1 Equazione vettoriale e equazione cartesiana di un piano nello spazio . . . 9

2.2 Equazione di un piano in forma normale . . . 11

2.3 Distanza di un punto da un piano . . . 12

(2)

1

Prodotto scalare nello spazio

1.1 Riassunto delle propriet`a del prodotto scalare nello spazio

Ricordiamo che nello spazio tridimensionale, fissata un’unit`a di misura delle lunghezze, si defi-nisce il prodotto scalare fra due vettori nel modo seguente:

Definizione 1.1. Il prodotto scalare di due vettori a, b `e il numero (positivo, negativo o nullo) dato da

a · b = |a| |b| cos ϑ (Definizione intrinseca di prodotto scalare) dove |a|, |b| denotano le lunghezze di a, b e ϑ `e l’angolo compreso tra di essi.

Si noti che, in particolare, il prodotto scalare di un vettore con se stesso `e uguale al quadrato della sua lunghezza:

a · a = |a|2 (Quadrato della lunghezza)

Definizione 1.2. Due vettori a, b si dicono ortogonali se

a · b = 0 (Vettori ortogonali)

Teorema 1.3 (Proiezione di un vettore lungo un altro vettore). Pba =

 a · b b · b



b (Proiezione di a lungo b)

In particolare, se u `e unitario (|u| = 1):

Pua = (a · u) u (Proiezione lungo un vettore u unitario)

u a

Pua

Figura 1: Il vettore Pua = (a · u) u `e la proiezione ortogonale di a lungo il vettore unitario u.

Teorema 1.4 (Bilineare simmetrico). Il prodotto scalare `e bilineare simmetrico:

a · b = b · a (1.1)

(λa) · b = λ (a · b) (1.2)

(3)

1.2 Coordinate cartesiane ortogonali

Introduciamo nello spazio tridimensionale un sistema di coordinate cartesiane ortogonali. z y x e3= (0, 0, 1) e1 = (1, 0, 0) e2 = (0, 1, 0) 0

Figura 2: Base canonica in R3e assi cartesiani ortogonali. Ricordiamo che questo significa fissare:

1) un punto O come origine;

2) una base ortonormale di vettori e1, e2, e3: ciascuno di questi tre vettori ha lunghezza unitaria e, a due a due, sono ortogonali tra loro:

ei· ej = δij = (

1, se i = j

0, se i 6= j (1.4)

Ogni punto X dello spazio si identifica con il vettore X che ha come primo estremo l’origine e come secondo estremo il punto X. Se il vettore X si scrive

X = xe1+ ye2+ ze3 (1.5)

identifichiamo X con la terna ordinata delle sue coordinate cartesiane (x, y, z), e scriviamo X = (x, y, z)

Ad esempio, avremo:

e1= (1, 0, 0), e2 = (0, 1, 0), e3= (0, 0, 1), (1.6) Lo spazio R3 delle terne ordinate di numeri reali diventa allora un modello per lo spazio tridimensionale; esattamente come succede in dimensione due, dove un modello per il piano della geometria `e R2.

Le tre rette, tra loro ortogonali, passanti per l’origine e dirette come e1, e2, e3 si chiamano assi coordinati (oppure, asse x, asse y, asse z).

(4)

1.3 Il prodotto scalare in coordinate cartesiane

Teorema 1.5. In coordinate cartesiane ortogonali, il prodotto scalare di due vettori a = (a1, a2, a3), b = (b1, b2, b3) `e dato da

a · b = a1b1+ a2b2+ a3b3 (1.7)

Dimostrazione Usando la bilinearit`a, la simmetria e le (1.4), si ha:

a · b = (a1e1+ a2e2+ a3e3) · (b1e1+ b2e2+ b3e3) (1.8) = 3 X i,j=1 aibjei· ej (1.9) = 3 X i,j=1 aibjδij (1.10) = 3 X i=1 aibi = a1b1+ a2b2+ a3b3 (1.11)

1.4 Angolo tra due vettori

Sappiamo che il prodotto scalare di due vettori non nulli a, b `e espresso, in forma geometrica intrinseca (cio`e , indipendente dalle coordinate), da

a · b = |a| |b| cos ϑ (1.12)

dove |a|, |b| denotano le lunghezze di a, b e ϑ `e l’angolo compreso tra di essi. Dunque cos ϑ = a · b

|a| |b| (1.13)

In coordinate cartesiane ortogonali, se a = (a1, a2, a3) e b = (b1, b2, b3), la (1.13) si scrive: cos ϑ = a1b1+ a2b2+ a3b3

pa2

1+ a22+ a23pb21+ b22+ b23

(1.14)

1.5 Prodotto scalare standard in Rn

Nello spazio tridimensionale R3, dove sono familiari dalla geometria le nozioni di lunghezza, angolo e coseno di un angolo, abbiamo definito il prodotto scalare standard

a · b = |a| |b| cos ϑ (1.15)

e abbiamo poi dimostrato che, in coordinate cartesiane ortogonali, se a = (a1, a2, a3) e b = (b1, b2, b3), il prodotto scalare si scrive

(5)

Per analogia con R3, anche nello spazio n-dimensionale Rn (n intero positivo qualunque) delle n-ple ordinate dei numeri reali si definisce il prodotto scalare standard. In questo caso, l’approccio sar`a, almeno inizialmente, puramente algebrico.

Definizione 1.6. Il prodotto scalare standard (o prodotto interno, o prodotto scalare euclideo) in Rn a ogni coppia a = (a1, ..., an), b = (b1, ..., bn) di vettori di Rn associa il numero reale

a · b = a1b1+ ... + anbn (1.17)

(Si legge “a scalare b” o “a interno b”.)

Si dimostra facilmente che il prodotto scalare standard in Rn `e bilineare simmetrico, cio`e soddisfa le seguenti propriet`a.

1. Bilinearit`a (ossia, linearit`a in entrambi gli argomenti): Per ogni a, b, c ∈ Rn, per ogni λ ∈ R,

a · (b + c) = a · b + a · c a · (λb) = λ(a · b) (a + b) · c = a · c + b · c (λa) · b = λ(a · b) 2. Simmetria: Per ogni a, b ∈ Rn, a · b = b · a 3. Positivit`a (o definita positivit`a):

Per ogni a non nullo in Rn,

a · a > 0

1.6 Proiezione di un vettore lungo un vettore in Rn

Teorema 1.7 (Proiezione di un vettore lungo un altro). Sia b ∈ Rnun vettore non nullo. Ogni vettore a ∈ Rn si scrive in modo unico come

a = ak+ a⊥ (1.18)

con ak parallelo a b e a⊥ ortogonale a b. Si ha: ak = a · b b · bb (1.19) e, di conseguenza, a⊥= a − a · b b · bb (1.20)

(6)

b a

ak a⊥

Figura 3: Il vettore ak`e la proiezione ortogonale di a lungo b, o componente di a lungo b.

Dimostrazione Il nostro obiettivo `e di trovare un vettore akche sia parallelo a b, cio`e multiplo di b, e tale che la differenza a − ak sia ortogonale a b. Ora, un multiplo tb (t ∈ R) del vettore b ha la propriet`a che a − tb `e ortogonale a b se e solo se

(a − tb) · (b) = 0 ossia

a · b − t(b · b) = 0

Quest’ultima `e un’equazione di primo grado in t, la cui unica soluzione `e t = a · b

b · b

(Si noti che b · b 6= 0, perch´e b 6= 0). Sostituendo tale valore di t, troviamo che la proiezione ortogonale di a lungo b `e data da 1.19:

ak = a · b

b · bb (1.21)

Allora, per differenza, avremo la 1.20:

a⊥= a − ak= a − a · b

b · bb (1.22)

2 Si noti che se, in particolare, il vettore u `e unitario, cio`e u · u = 1, allora la proiezione ak di a lungo u `e data dalla formula pi`u semplice:

ak = (a · u) u (Se |u| = 1). (1.23)

Si osservi anche che, sostituendo al posto di b un suo qualunque multiplo (non nullo) λb (λ ∈ R), la proiezione ak non cambia. Infatti,

a · λb λb · λbλb =

a · b b · bb

Dunque, la proiezione ak si puøvedere come la proiezione di a lungo la retta orientata del vettore b.

1.7 Il teorema di Pitagora

Teorema 1.8 (Teorema di Pitagora). Se a, b ∈ Rn sono ortogonali, allora

(7)

Dimostrazione ka + bk2 = (a + b) · (a + b) = a · b + 2 a · b + b · b = kak2+ kbk2 2 1.8 La disuguaglianza di Schwarz

Teorema 1.9 (Disuguaglianza di Schwarz). Per tutti i vettori a, b in Rn vale la disuguaglianza

|a · b| ≤ |a| |b| (1.25)

(A sinistra, |a · b| denota il valore assoluto del numero reale a · b; a destra, |a| |b| denota il prodotto della lunghezza di a per la lunghezza di b.)

Se a = (x1, ..., xn) e b = (y1, ..., yn), la disuguaglianza (1.25) si scrive: n X i=1 xiyi = v u u t n X i=1 x2i v u u t n X i=1 y2i

Prima dimostrazione (della disuguaglianza di Schwarz (1.25)).

Se b = 0, la disuguaglianza (1.25) `e ovvia, perch´e entrambi i membri sono zero.

Supponiamo allora b diverso dal vettore nullo. Si consideri la funzione q(t) della variabile reale t (i vettori a, b sono fissi) definita da

q(t) = |a + tb|2 Facendo i conti, otteniamo:

q(t) = |a + tb|2 = (a + tb) · (a + tb) = (a · a) + 2 (a · b) t + (b · b) t2 = |a|2+ 2(a · b) t + |b|2t2

Vediamo allora che q(t) `e un trinomio di secondo grado in t. Del resto q(t) ≥ 0 per ogni t ∈ R, perch´e q(t) = |a + tb|2 `e il quadrato di una norma. Allora, come `e ben noto, il discriminante del trinomio q(t) deve essere minore o uguale a zero:

(a · b)2− |a|2|b|2 ≤ 0

Questa disuguaglianza equivale alla disuguaglianza (1.25). 2

Seconda dimostrazione (della disuguaglianza di Schwarz (1.25)).

Se b = 0 la disuguaglianza (1.25) `e ovvia, perch´e entrambi i membri sono zero.

Supponiamo allora b 6= 0. Scriviamo a = ak+ a⊥ con ak multiplo di b e a⊥ ortogonale a b. Per il teorema di Pitagora,

(8)

|a|2 = ak 2 + |a⊥|2 ≥ ak 2 =  a · b b · bb  2 = a · b b · b 2 |b|2 = |a · b| 2 |b|2

Moltiplicando per |b|2 si ha la tesi. 2

1.8.1 Angolo tra due vettori in Rn

Nel piano ordinario, o nello spazio ordinario, dove la nozione di angolo tra due vettori `e gi`a nota per via geometrica, il prodotto interno (il prodotto scalare standard) `e dato, come `e noto, dal prodotto della lunghezza di a, per la lunghezza di b, per il coseno dell’angolo da essi individuato:

a · b = |a| |b| cos ϑ (1.26)

La disuguaglianza di Schwarz permette di definire l’angolo tra due vettori nello spazio Rn. Si procede nel modo seguente. Dalla disuguaglianza di Schwarz (1.25) segue che, se a e b sono entrambi non nulli, il valore assoluto del rapporto

a · b |a| |b| `

e minore o uguale a 1, vale a dire

−1 ≤ a · b |a| |b| ≤ 1 Poich´e la funzione

[0, π]−→ [−1, 1]cos `

e invertibile, esiste un unico ϑ in [0, π] tale che cos ϑ = a · b

|a| |b| (1.27)

Di conseguenza, esiste un unico angolo ϑ soddisfacente 0 ≤ ϑ ≤ π, tale che cos ϑ = a · b

|a| |b| (1.28)

Tale angolo si chiama l’angolo tra a e b.

Con questa definizione di angolo tra due vettori, l’uguaglianza

a · b = |a| |b| cos ϑ (1.29)

(9)

2

Piani nello spazio

2.1 Equazione vettoriale e equazione cartesiana di un piano nello spazio

Vediamo come trovare un’equazione che rappresenti un piano P nello spazio.

Sia n = (a, b, c) un qualunque vettore non nullo ortogonale al piano P e sia X0 = (x0, y0, z0) un punto (qualunque) appartenente al piano.

Un punto X = (x, y, z) appartiene al piano P se, e solo se, il vettore X − X0 `e ortogonale a n. Dunque l’equazione del piano P `e , in forma vettoriale,

n · (X − X0) = 0 (2.1) X − X0 O X0 X n n P

Figura 4: Un punto X appartiene al piano P passante per il punto X0 e ortogonale al vettore n se, e

solo se, il vettore X − X0`e ortogonale a n.

In coordinate cartesiane ortogonali, l’equazione vettoriale (2.1) del piano P si scrive

a(x − x0) + b(y − y0) + c(z − z0) = 0 (2.2) Facendo i conti, l’equazione (2.2) si scrive

ax + by + cz + d = 0 (2.3)

dove si `e posto d = −ax0− by0− cz0.

Riassumiamo. Ogni piano P `e rappresentato da un’equazione di primo grado in x, y, z

ax + by + cz + d = 0 (2.4)

dove almeno uno dei tre coefficienti a, b, c `e diverso da zero. La (2.4) si chiama equazione cartesiana del piano. Il vettore non nullo v = (a, b, c) ha una interpretazione geometrica: `e un vettore ortogonale al piano P.

(10)

Viceversa, sia

ax + by + cz + d = 0 (2.5)

una qualunque equazione di primo grado in x, y, z, con almeno uno dei tre coefficienti a, b, c non nullo. Dimostriamo che l’insieme delle soluzioni dell’equazione (2.5), cio`e l’insieme dei punti X = (x, y, z) in R3 le cui coordinate soddisfano (2.5), `e un piano nello spazio. Infatti, sia X0 = (x0, y0, z0) un punto (qualunque) dello spazio le cui coordinate soddisfino l’equazione (2.5):

ax0+ by0+ cz0+ d = 0 (2.6)

(Un tale punto X0 esiste sicuramente. Ad esempio, se c 6= 0, basta dare a x un valore arbitrario x0, a y un valore arbitrario y0, e poi ricavare il valore z0 di z risolvendo l’equazione ax0+ by0+ cz + d = 0.) Da questa uguaglianza ricaviamo d = −ax0− by0− cz0. Sostituendo questo valore di d in (2.5), possiamo scrivere l’equazione (2.5) come

a(x − x0) + b(y − y0) + c(z − z0) = 0 (2.7) oppure, in forma vettoriale, come

v · (X − X0) = 0 (2.8)

dove v = (a, b, c) e X − P0 = (x − x0, y − y0, z − z0). Quest’ultima equazione (2.8) ha un evidente significato geometrico: rappresenta il luogo dei punti X dello spazio per i quali il vettore X − X0 `e ortogonale al fissato vettore v. Dunque, anche l’equazione (2.5), equivalente a (2.8), rappresenta un piano: precisamente il piano passante per X0= (x0, y0, z0) e ortogonale al vettore v = (a, b, c).

Riassumendo:

Ogni piano nello spazio R3 si rappresenta con un’equazione cartesiana

ax + by + cz + d = 0 (2.9)

dove almeno uno dei coefficienti a, b, c non `e nullo. Viceversa, ogni equazione di questo tipo rappresenta un piano.

Il vettore v = (a, b, c) le cui componenti sono i coefficienti di x, y, z, `e ortogonale al piano di equazione ax + by + cz + d = 0.

Si noti un caso particolare. Se il piano P passa per l’origine, nelle equazioni (2.1) e (2.2) possiamo scegliere P0 = O; quindi l’equazione di un piano passante per l’origine `e , in forma vettoriale

n · X = 0 (2.10)

e, in forma cartesiana,

(11)

X P O

n

Figura 5: Sia P un piano passante per l’origine; sia n = (a, b, c) vettore non nullo ortogonale a P. Allora un punto X = (x, y, z) appartiene al piano P se, e solo se, X · n = 0. Questa equazione vettoriale si legge, in coordinate cartesiane ortogonali: ax + by + cz = 0. Quest’ultima `e dunque l’equazione cartesiana di un piano passante per l’origine.

2.2 Equazione di un piano in forma normale

Sia P un piano, non passante per l’origine, di equazione cartesiana

ax + by + cz + d = 0 (d 6= 0) (2.12)

A meno di moltiplicare il primo membro per −1, possiamo suppporre d < 0.

Ricordiamo che n = (a, b, c) `e un vettore ortogonale al piano. Se normalizziamo n (cio`e lo dividiamo per la sua lunghezza |n|), otteniamo il vettore unitario (cio`e di lunghezza 1)

ˆ n = n |n| = ( a √ a2+ b2+ c2, b √ a2+ b2+ c2, c √ a2+ b2+ c2) (2.13) Le componenti di ˆn, date da (2.13), sono i coseni degli angoli ε1, ε2, ε3 che ˆn forma con i vettori e1 = (1, 0, 0), e2 = (0, 1, 0), e3 = (0, 0, 1) (i versori degli assi coordinati). Infatti, usando la formula che esprime l’angolo fra due vettori unitari,

cos ε1= ˆn·e1 = a √ a2+ b2+ c2, cos ε2= ˆn·e2 = b √ a2+ b2+ c2, cos ε3= ˆn·e3 = c √ a2+ b2+ c2 (2.14) Se dividiamo entrambi i membri dell’equazione (2.12) per |n| =√a2+ b2+ c2 otteniamo allora l’equazione (che ovviamente rappresenta ancora lo stesso piano P)

a √ a2+ b2+ c2x + b √ a2+ b2+ c2y + c √ a2+ b2+ c2z + d √ a2+ b2+ c2 = 0 (2.15) ossia

cos ε1+ y cos ε2+ z cos ε3 = δ (2.16)

dove si `e posto δ = −d/√a2+ b2+ c2. La (2.16) si chiama equazione del piano in forma normale. In forma vettoriale, l’equazione in forma normale (2.16) si scrive

X · ˆn = δ (2.17)

L’equazione (2.17) esprime il fatto che per tutti i punti X che appartengono al piano P, e soltanto per essi, la proiezione PnˆX = (X · ˆn) ˆn `e data da

(12)

dove δ `e positivo. Il numero δ `e la distanza del piano dall’origine, come `e spiegato nella figura qui sotto. ˆ n O ϑ H X P

Figura 6: Sia ˆn il vettore unitario, spiccato dall’origine, ortogonale al piano P e che punta verso P. Sia H il punto in cui la semiretta di ˆn interseca P. Poniamo |OH| = δ; allora δ `e la distanza del piano dall’origine. Un punto X appartiene al piano P se, e solo se, la proiezione PˆnX = (X · ˆn) ˆn `e uguale al

vettore−−→OH = δ ˆn, ossia se, e solo se, X · ˆn = δ.

Abbiamo cos`ı dimostrato:

La distanza del piano ax + by + cz + d = 0 dall’origine, `e il valore asoluto di d(O, P) = d √ a2+ b2+ c2 (2.19)

2.3 Distanza di un punto da un piano

Teorema 2.1. Nello spazio, riferito a un sistema di coordinate cartesiane, la distanza del punto Z = (z1, z2, z3) dal piano P di equazione cartesiana

ax + by + cz + d = 0 (2.20) ` e data da: d(Z, P) = az1+ bz2+ cz3+ d a2+ b2+ c2 (2.21)

Dimostrazione Poniamo n = (a, b, c) e ˆ n = n |n| = ( a √ a2+ b2+ c2, b √ a2+ b2+ c2, c √ a2+ b2+ c2) (2.22) L’equazione di P in forma normale `e

a √ a2+ b2+ c2x + b √ a2+ b2+ c2y + c √ a2+ b2+ c2z + d √ a2+ b2+ c2 = 0 (2.23)

(13)

o, in forma vettoriale,

X · ˆn − δ = 0 (2.24)

dove δ = −d/√a2+ b2+ c2.

Sia ora X0 = (x0, y0, z0) un punto (qualunque) appartenente a P. Pertanto, X0 soddisfa

X0· ˆn − δ = 0 (2.25)

La figura mostra che:

Il valore assoluto del prodotto scalare

(Z − X0) · ˆn (2.26)

`

e uguale alla distanza d(Z, P) del punto Z dal piano P.

Dunque, la distanza d(Z, P) del punto Z dal piano P `e data da d(Z, P) = |(Z − X0) · ˆn|

= |Z · ˆn − X0· ˆn| = |Z · ˆn − δ|

L’espressione finale |Z · ˆn − δ| `e il valore che il primo membro dell’equazione normale (2.24) assume quando si sostituisce al posto di X il punto Z = (z1, z2, z3). Dunque

d(Z, P) = a √ a2+ b2+ c2z1+ b √ a2+ b2+ c2z2+ c √ a2+ b2+ c2z3+ d √ a2+ b2+ c2 (2.27) = az1+ bz2+ cz3+ d a2+ b2+ c2 (2.28) Z = (z1, z2, z3) X0 = (x0, y0, z0) ˆ n n Z00 Z0 Y P

Figura 7: Il punto del piano P a distanza minima dal punto Z `e l’intersezione Z0 del piano P con la retta passante per Z e ortogonale a P. Infatti, se Y `e un qualunque altro punto di P, nel triangolo rettangolo ZZ0Y , l’ipotenusa ZY `e pi´u lunga del cateto ZZ0. Per calcolare la distanza d(Z, P) non `e per´o necessario trovare il punto Z0, proiezione di Z sul piano P. Infatti, se X0 `e un qualunque punto

appartenente a P, la distanza d(Z, Z0) `e uguale al valore assoluto del prodotto scalare (Z − X

0) · ˆn, perch´e

questo prodotto scalare `e la lunghezza (con segno) della proiezione del vettore Z − P0 lungo il vettore

(14)

In modo del tutto analogo, si dimostra che, nel piano R2, la distanza del punto Z = (z1, z2) dalla retta r di equazione ax + by + c = 0 `e data da

d(Z, r) = az1+ bz2+ c a2+ b2 (2.29) 2.4 Fascio di piani

Fissata, nello spazio tridimensionale, una retta r, l’insieme dei piani P dello spazio che conten-gono r (nel senso che r ⊂ P) si dice fascio di piani di sostegno la retta r.

Proposizione 2.2. Sia r una retta dello spazio tridimensionale, di equazioni cartesiane r :



ax + by + cz + d = 0

a0x + b0y + c0z + d0= 0 (2.30)

I piani del fascio di sostegno r sono esattamente quelli la cui equazione `e del tipo:

λ (ax + by + cz + d) + µ (a0x + b0y + c0z + d0) = 0 (2.31) dove λ e µ sono numeri arbitrari (non entrambi nulli).

Dimostrazione. 1) Dimostriamo che ogni piano1 di equazione cartesiana (2.31) appartiene al fascio il cui sostegno `e la retta r. A questo scopo, sia P0 = (x0, y0, z0) un punto qualunque della retta r:

ax0+ by0+ cz0+ d = 0, a0x0+ b0y0+ c0z0+ d0 = 0 Allora, per ogni λ, µ, anche

λ (ax0+ by0+ cz0+ d) + µ (a0x0+ b0y0+ c0z0+ d0) = 0

Quindi tutti i piani (2.31) contengono P0. Poich´e P0 `e un punto arbitrario della retta r, si conclude che ogni piano del tipo (2.31) include la retta r.

2) Dimostriamo che se un piano P appartiene al fascio di sostegno r (cio`e , r ⊂ P), allora ha equazione del tipo (2.31). A questo scopo, fissiamo un punto P1 = (x1, y1, z1) che appartenga al piano P, ma non alla retta r, consideriamo un generico piano di equazione (2.31) e imponiamo la condizione

λ (ax1+ by1+ cz1+ d) + µ (a0x1+ b0y1+ c0z1+ d0) = 0 (2.32) che esprime l’appartenenza del punto P1al piano (2.31). Ora si vede subito che questa equazione, nelle incognite λ, µ, ha sempre infinite soluzioni, che sono tutte proporzionali2 tra loro e quindi individuano uno stesso piano che, contenendo sia la retta r che il punto P1, non pu´o che coincidere

con il piano assegnato P. 2

1

L’equazione (2.31), che si pu´o scrivere (λa + µa0)x + (λb + µb0)y + (λc + µc0)z + (λd + µd0) = 0 rappresenta effettivamente un piano, perch´e `e di primo grado in x, y, z e non si pu´o avere λa + µa0= λb + µb0= λc + µc0= 0, perch´e altrimenti i piani ax + by + cz + d = 0 e a0x + b0y + c0z + d0= 0 sarebbero paralleli, il che `e escluso.

2

Almeno uno dei due coefficienti A = ax1+ by1+ cz1+ d e B = a0x1+ b0y1+ c0z1+ d0 `e diverso da zero (altrimenti il punto P1 apparterrebbe a r). Quindi le soluzioni (λ, µ) dell’equazione Aλ + Bµ = 0 sono tutti i multipli della coppia (B, −A).

(15)

Esempio Cerchiamo un’equazione cartesiana per il piano che contiene la retta r di equazioni cartesiane r :  x − y = 0 x + y + 8z − 1 = 0 (2.33)

e che passa per il punto P = (0, 1, 1). L’equazione del fascio di sostegno r `e

λ(x − y) + µ(x + y + 8z − 1) = 0, λ, µ ∈ R P = (0, 1, 1) Il passaggio per il punto P = (0, 1, 1) impone la condizione

λ(0 − 1) + µ(0 + 1 + 8 − 1) = 0, ossia − λ + 8µ = 0

le cui soluzioni sono tutti i multipli della coppia ordinata (8, 1). Quindi un’equazione del piano cercato `e

Figura

Figura 2: Base canonica in R 3 e assi cartesiani ortogonali. Ricordiamo che questo significa fissare:
Figura 3: Il vettore a k ` e la proiezione ortogonale di a lungo b, o componente di a lungo b.
Figura 4: Un punto X appartiene al piano P passante per il punto X 0 e ortogonale al vettore n se, e
Figura 5: Sia P un piano passante per l’origine; sia n = (a, b, c) vettore non nullo ortogonale a P
+3

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