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America Settentrionale e Centrale

Fa parte del continente costituito da due masse continentali distinte (America Settentrionale e America Meridionale), unite fra loro mediante una lunga e stretta regione istmica che, con i festoni insulari delle Antille , costituisce l'America Centrale. I limiti astronomici dell'America continentale sono: 71 o 58' nord (Penisola di Boothia ) e 53 o 54' sud (Capo Froward nella Penisola di Brunswick); 168 o 05' ovest (Capo Principe di Galles) e 34 o 47' ovest (Capo Branco). Considerando anche le isole ascritte all'America, i punti estremi sono: 83 o 39' nord (Capo Morris Jesup in Groenlandia) e 5 o 59' sud (Capo Horn ); 172 o 25' ovest (Aleutine ) e 11 o 39' ovest (Groenlandia ). A oriente l'America è bagnata per tutta la sua lunghezza dall'Oceano Atlantico e a ovest dall'Oceano Pacifico; a nord dal Mare Glaciale Artico e da ramificazioni dell'Oceano Atlantico, di cui la maggiore è la Baia di Hudson. Nel settore centrale l'Oceano Atlantico è profondamente articolato a formare il cosiddetto Mediterraneo americano (Golfo del Messico e Mare Caribico o delle Antille).

GEOGRAFIA FISICA

Morfologia. L'America Settentrionale e Centrale ha forma grosso modo triangolare con la base

rivolta a Nord al Mare Glaciale Artico e alle articolazioni dell'Oceano Atlantico nord-occidentale, che bagnano la Groenlandia e le isole dell'arcipelago canadese. Nel suo settore meridionale si riduce a un'esile lingua di terra (America Centrale) che costituisce il raccordo con l'America Meridionale. La forma continentale dell'America Settentrionale si articola nelle penisole dell'Alaska a Nord-Ovest, di Boothia e di Melville a Nord, del Labrador e della Nuova Scozia a Nord-Est, della Florida a Sud-Est e di California a Sud-Ovest; la maggiore articolazione dell'America Centrale è la penisola dello Yucatán, a Est. Le maggiori isole che fanno corona all'America Settentrionale sono Terranova e la Nuova Scozia, di fronte alla costa atlantica, e Vancouver nell'Oceano Pacifico; Cuba, Giamaica, Hispaniola, Puerto Rico, le Bahama e le Piccole Antille sono le maggiori isole, tutte atlantiche, dell'America Centrale. Schematicamente l'America Settentrionale comprende poche unità morfologiche: a ovest il complesso delle cordigliere nordamericane che scendono precipiti all'Oceano Pacifico e delle quali la maggiore è la catena delle Montagne Rocciose; a est la catena, molto meno estesa, degli Appalachi; al centro una zona di basseterre, divisa da un allineamento di alture moreniche nello Scudo Canadese a nord e nel bassopiano del Mississippi a sud.

Geologia. Lo Scudo Canadese rappresenta il nucleo geologico più antico del continente

nordamericano: esso è costituito da rocce archeozoiche (litologicamente vi si riscontrano gneiss, graniti, dioriti, sieniti, micascisti, quarziti, tufi e calcari) che vennero interessati dall'orogenesi huroniana, la più antica di cui si abbia traccia. Successivamente, gli agenti meteorici esterni e l'azione modellatrice dei ghiacciai quaternari hanno sensibilmente agito su questi terreni riducendoli a un penepiano, solo in qualche punto disturbato da rilievi collinari. Le due successive orogenesi, la caledoniana e l'ercinica, portarono al sollevamento delle montagne orientale, che costituiscono la catena degli Appalachi. Anche qui le forme sono state sensibilmente arrotondate dall'erosione. Più aspre sono invece le forme delle cordigliere occidentale, che si sono formate in epoca molto più recente, durante il Cenozoico, a opera dell'orogenesi alpina. Anche le terre del Messico, dell'America Centrale e delle Antille sono state plasmate da corrugamenti recenti, ascrivibili all'orogenesi alpina: la frequenza di terremoti, la continua presenza di apparati vulcanici ancora in attività e l'estrema giovinezza del rilievo indicano, peraltro, che ci si trova di fronte a una regione della crosta terrestre ancora in evoluzione e perciò non ancora assestata.

Rilievo. L'imponente complesso delle cordigliere nordamericane è composto da un fascio di catene

disposte parallelamente alla costa dell'Oceano Pacifico; queste catene racchiudono estesi ed elevati altipiani, come quelli del Columbia-Snake, del Gran Bacino e del Colorado; un lungo solco

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longitudinale separa il margine occidentale degli altipiani (Catena delle Cascate, Sierra Nevada) dalla Catena Costiera, che ha il suo maggior sviluppo lungo la costa pacifica degli Stati Uniti, mentre lungo la costa canadese è frazionato in una serie di isole e in territorio messicano costituisce l'ossatura dell'esile e slanciata penisola di California. A est gli altipiani sono limitati dalle Montagne Rocciose, oltre le quali si estendono le basseterre centrali. Lungo l'Oceano Atlantico, infine, ma separato da questo da una fascia pianeggiante che si va gradatamente allargando verso sud, si eleva il sistema appalachiano, che la valle incisa dal fiume Hudson separa nei monte della Nuova Inghilterra a nord-est e nei monte Allegheny a sud-ovest. La morfologia dell'America Settentrionale si fa molto semplice nel Messico, costituito da un altopiano delimitato da due catene montuose, la Sierra Madre Occidentale e la Sierra Madre Orientale. L'America Centrale, se si fa eccezione per il tavolato calcareo dello Yucatán (che ricorda per la sua natura litologica e per la sua morfologia la penisola nordamericana della Florida, l'isola di Cuba nel Mar delle Antille e l'arcipelago atlantico delle Bahama), è percorsa ininterrottamente da rilievi montuosi, spesso vulcanici, che costituiscono la diretta prosecuzione morfologica e genetica degli apparati vulcanici che interessano la sezione centrale e meridionale del Messico. L'America Centrale insulare è costituita da isole in parte poste sulla piattaforma continentale nordamericana (isole Bahama), in parte sulla piattaforma sudamericana (Curaçao , Trinidad e Tobago) e per la massima parte costituenti un largo festone di isole montuose, che rappresentano i frammenti di una terra, un tempo completamente emersa, che formava un ponte continentale fra le due Americhe.

Clima. Il clima dell'America Settentrionale è influenzato, oltre che dalla latitudine, dalla

disposizione dei rilievi, dalla distanza delle coste e dalla circolazione atmosferica che determina frequenti cambiamenti di tempo e violenti cicloni. Le barriere rappresentate dai rilievi disposti parallelamente alle coste impediscono agli influssi mitigatori marini di giungere sino alle regioni interne, soggette perciò a clima prettamente continentale, con escursioni termiche stagionali notevoli, sino a 55 °C. Le regioni costiere situate alle medie latitudini godono di un clima mite, mentre quelle bagnate dal Golfo del Messico sono soggette a un clima tropicale; le estreme regioni settentrionali (Canada settentrionale, Groenlandia) sono caratterizzate da clima polare. Nelle isole dell'America Centrale il clima è di tipo tropicale, mentre nella regione istmica si ha una netta divisione in tre fasce determinata dall' altitudine: tierras calientes (terre calde) fino a 600 m, tierras

templadas (terre temperate) da 600 a 1.800 m, tierras frías (terre fredde) oltre i 1.800 m s.m.

Idrografia. La vicinanza alla costa pacifica del complesso delle cordigliere nordamericane, che

costituiscono lo spartiacque fra il versante dell'Oceano Pacifico e quello dell'Atlantico (con i suoi mari dipendenti, Mare Glaciale Artico e Golfo del Messico), determina una notevole diversità di caratteri dei fiumi nordamericani; brevi, a regime irregolare e profilo longitudinale ripido quelli che scendono all'Oceano Pacifico; più lunghi, a regime costante e con caratteri senili quelli che scendono al versante atlantico. Lo stesso motivo fa sì che i 4/5 del territorio nordamericano tributino all'Oceano Atlantico e ai mari a esso collegati. Alcuni fiumi che scendono all'Oceano Pacifico presentano, tuttavia, uno sviluppo considerevole: lo Yukon, il Columbia-Snake e il Colorado. Le pianure centrali sono divise in due grandi regioni idrografiche: quella meridionale tributa al Golfo del Messico ed è in massima parte scolata dal Mississippi-Missouri e dai suoi affluenti; quella settentrionale al Mare Glaciale Artico. Fra i fiumi che tributano direttamente all'Oceano Atlantico hanno interesse il San Lorenzo e l'Hudson, anche perché sono vie d'acqua interne collegate ai Grandi Laghi. Un aspetto notevole dell'idrografia nordamericana è rappresentato dalla presenza di bacini lacustri creati dall'azione glaciale. I più importanti sono i cinque Grandi Laghi (Superiore, Michigan, Erie, Huron e Ontario) posti al confine fra USA e Canada; innumerevoli e a volte di cospicue dimensioni (Winnipeg, degli Orsi , degli Schiavi e Athabasca ) i laghi disseminati in territorio canadese. Il maggior bacino delle regionale occidentale è il Gran Lago Salato, mentre nell'America Centrale notevole sviluppo ha il Lago di Nicaragua .

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Flora dell'America Settentrionale e Centrale. La flora dell'America Settentrionale dipende dalla

morfologia e dal clima, ma è stata molto modificata dall'opera di colonizzazione. Tutta la parte settentrionale, comprendente le zone a Nord del Circolo polare e la Groenlandia, è occupata dalla tundra. A Sud della tundra si trovano estesi boschi di conifere (Canada) e di conifere miste a latifoglie come querce, faggi, pioppi e frassini (lungo il versante dell'Oceano Pacifico). Nelle regioni centrali, diminuendo la piovosità, la foresta lascia il posto alla prateria o alla steppa. Non mancano le formazioni subdesertiche (regione del Gran Lago Salato) e le steppe di Cactacee e altre piante xerofile (Messico centro-meridionale). Il versante rivolto all'Oceano Atlantico presenta esternamente boschi di aghifoglie o di latifoglie, secondo la latitudine, mentre all'interno o sugli altipiani intermontani la vegetazione è ridotta o mancante del tutto. Il versante del Golfo del Messico presenta una vegetazione di tipo tropicale e subtropicale. La flora dell'America Centrale rappresenta una fase di transizione fra la flora dell'America Settentrionale, presente a Nord del solco formato dalla valle del Río San Juan e dai lago di Managua e di Nicaragua, e la flora dell'America Meridionale, presente a Sud del predetto solco.

Fauna dell'America Settentrionale e Centrale. Nell'America Settentrionale, che costituisce la

Regione neartica, vivono i bisonti, i cervi, gli alci, gli orsi e altri animali comuni anche all'Europa,

all'Asia settentrionale e all'Africa settentrionale. Esclusivi dell'America sono invece: il bue muschiato, il topo muschiato, il Castor canadensis, alcuni roditori, diversi anfibi tra cui l'amblistoma, alcuni pesci tra i quali Amia e Lepidosteus. L'America Centrale costituisce con quella Meridionale la Regione neotropica, nella quale vivono in particolare: le Scimmie Platirrine, i vampiri, gli Sdentati con l'armadillo e il formichiere, i Carnivori col puma e col giaguaro, il roditore

Chinchilla, il tapiro. Tra i Rettili sono comuni alcune lucertole velenose (eloderma), tra gli Uccelli i

tucani, i colibrì, gli uccelli mosca. Nella fauna ittica di queste regioni sono caratteristici i caimani e il piranha.

GEOGRAFIA UMANA

Popolazione. Al momento della scoperta la popolazione autoctona dell'America era molto scarsa,

concentrata prevalentemente nel Messico, nell'America istmica e sulle alteterre andine. La colonizzazione ha praticamente cancellato, contrariamente a quella Meridionale, le tracce delle popolazioni originarie dell'America Settentrionale, ove attualmente è ridotta a poche centinaia di migliaia di individui che vivono in riserve. Il popolamento delle Americhe da parte di elementi europei ha avuto caratteri di gradualità sino alla metà del XIX secolo, quando iniziò una forte corrente migratoria che si protrasse per circa un secolo e che agli Americani di origine prevalentemente anglosassone e iberica aggiunse Americani di origine italiana, francese, tedesca, danubiana, slava. Un altro elemento che già dalla fine del XVIII secolo era entrato a far parte dei popoli d'America è rappresentato dai negri, originariamente trasferiti dall'Africa come schiavi. Nell'America Settentrionale e Centrale vivono attualmente oltre 400 milioni di abitanti, con una densità di 17 abitanti per km 2. La distribuzione della popolazione risulta molto eterogenea per l'estrema varietà degli ambienti fisici, delle condizioni climatiche e dei fattori economici. La posizione settentrionale della Groenlandia, del Canada e dell'Alaska fa sì che queste regioni abbiano un popolamento veramente esiguo, apprezzabile solo nel caso del Canada. Nel resto del continente si nota un grande addensamento nelle isola delle Antille, nelle regioni continentali a produzione agricola intensiva, oltre che negli Stati atlantici degli USA a forteproduzione agricola e industriale. Altro fattore che determina una forte concentrazione demografica è l'urbanesimo: alcune città con i loro sobborghi raggiungono un numero di abitanti veramente notevole (New York, Città di Messico, Chicago, Los Angeles, Filadelfia, San Francisco, Detroit, Boston ).

Etnologia. Convinti di essere approdati sulle coste asiatiche, i primi scopritori del continente

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poi a tutta l'America e sostituito infine dagli studiosi col termine più proprio di Amerindi . Nel suo complesso la popolazione indigena del continente americano va considerata come la derivazione dalla fusione di più tipi, componenti il cosiddetto ciclo delle forme boreali dell'uomo. Regionalmente, però, si possono distinguere vari tipi con caratteristiche proprie (tipo andino, bororò, fuegino). Tutto ciò si accorda con l'ipotesi che fa risalire il popolamento americano a ondate distinte che si sarebbero succedute a partire da una fase non molto antica del Pleistocene. La classificazione oggi più accettata è quella che distingue i seguenti tipi somatici umani: Eschimidi, Columbidi, Planidi, Sonoridi, Appalacidi, Andidi, Istmidi, Amazzonidi, Pampidi, Lagidi e Fuegidi. Prima che Cristoforo Colombo approdasse sulle coste dell'America Centrale, il continente americano era abitato da vari gruppi etnici: nelle regioni pianeggianti del New Mexico erano stanziati i Pueblos, dediti all'agricoltura, mentre sugli altipiani abitavano i Toltechi e gli Aztechi, popoli forti e ben organizzati, in possesso di un elevato grado di civiltà; nel Messico meridionale e nelle regioni dell'America Centrale erano stanziati i Maya, una delle famiglie etniche precolombiane più evolute per conoscenze e costumanze di vita, mentre nelle isola del Messico abitavano i Caraibi, dediti all'attività marinara.

Culture indigene. Benché la colonizzazione europea abbia troncato lo sviluppo di molte civiltà

indigene, introducendo e diffondendo nuovi sistemi di viver civile, in talune zone, specialmente periferiche, si sono radicate notevoli sopravvivenze che ci riconducono alle costumanze di tempi più remoti. L'economia basata sulla caccia e sulla pesca prevalevanelle provincia più settentrionale, praticata dalle popolazioni eschimesi, aleuti, athabaska, sioux, e in quelle più meridionale, praticata dai Fuegini sulle coste dell'Oceano Pacifico e dai Patagoni nelle steppe a Sud del Brasile. Per quel che riguarda l'abbigliamento, nella regione messico-andina i telai a mano fornivano tessuti di fibre animali o di cotone indigeno per semplici vesti, mentre altrove unico indumento era un ridotto perizoma. Nelle zone in cui era diffuso l'allevamento del bestiame erano molto usati mantelli di pelli. I villaggi permanenti erano costituiti da capanne a pianta circolare o quadrangolare, spesso a tetto piatto, da cui prese origine l'architettura muraria dei tempi successivi. Fra i costumi più singolari va ricordato l'uso delle amache e quello delle culle verticali e, nella caccia, dell'arco e della cerbottana, come l'impiego di dischi e bastoncini per la deformazione delle labbra e la deformazione del cranio. Specialmente nelle province messicane grande sviluppo assunsero l'architettura e la scultura, spesso monumentale, che riproduceva sovente le forme animali in cui venivano identificate le divinità (serpente piumato, corvo, coyote) o altri emblemi rituali, come il sole, la luna, l'acqua. Le pratiche religiose, dominate dallo stregone o da una potente classe sacerdotale, si svolgevano pubblicamente con un ritualismo complicato e spesso connesse con danze, uso di sostanze inebrianti e sacrifici umani. Attualmente gli indigeni purosangue si calcola non superino i 15 milioni di individui e la loro forte diminuzione viene attribuita soprattutto alla loro incapacità di adattarsi al ritmo della civiltà di tipo europeo, oltre che agli squilibri e alle carestie apportati dall'economia dei colonizzatori bianchi. Numerosi (circa 10 milioni) sono pure i meticci, conseguenza in gran parte dell'introduzione di elementi negri ai tempi dello schiavismo, o dovuti a mescolanze con elementi di colore delle regioni centrale o caribiche (Antille).

Lingue. Le popolazioni indigene americane vengono anche raggruppate secondo il loro linguaggio,

tuttavia tale studio non ha ancora raggiunto risultati definitivi e soddisfacenti. Iniziando dal Nord si trovano genti parlanti l'eschimese, a Sud delle quali è diffusa la grande famiglia linguistica na-denè che raggiunge il Messico e il cui ramo più importante è quello athabaska. Nelle regioni nord-orientale prevale la famiglia algonchina, che ingloba tribù parlanti irochese. Tra le famiglie linguistiche delle genti stanziate lungo le coste dell'Oceano Pacifico meritano menzione quelle degli Hoka e dei Penuti, diffuse in California. Notevole nelle Montagne Rocciose è la lingua dakota della famiglia sioux. Nell'America Centrale si distinguono le lingue uto-azteche, tra cui l'azteco parlato nel Messico, e la famiglia maya.

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RELIGIONI

Religioni dei popoli autoctoni. Risalendo alle origini della civiltà dei popoli amerindi, troviamo

che le prime manifestazioni religiose hanno come denominatore comune l'animismo: gli Inca veneravano i sepolcri dei loro morti sulle montagne, sui piccoli corsi d'acqua e talora anche nei loro focolari domestici e in questo non differivano dalle popolazioni stanziate nel bacino amazzonico, del Río de la Plata e della Pampa; gli Aymará veneravano divinità terrestri, progenitori della loro razza; sulle Ande boliviane gli abitanti avevano una ricca mitologia cosmogonica, che identificava l'uomo con l'ambiente che lo circondava; Maya e Aztechi riconoscevano come dei Quetzalcoatl e Huitzilopochti; nel Nordvivevano tribù che possedevano un proprio totem, identificato in un animale mitico; altre popolazioni invece erano rimaste all'animismo. Oggetto di culto erano però anche le forze della natura e degli astri: i popoli andini veneravano le cime innevate; presso gli Inca la divinità principale era il Sole (Inti). La violenza con cui i conquistatori vollero imporre la fede cristiana agli Amerindi non ebbe un esito positivo. Ancor oggi le antiche credenze persistono nello spirito e nelle tradizioni di questi popoli.

Cristianesimo. L'introduzione del cristianesimo in America era stata affidata al Patronato delle

Indie, che agì con aggressiva violenza contro tutto ciò che era in contrasto con la sua intransigenza dogmatica, usando gli stessi sistemi della conquista armata. Soltanto l'arrivo di vescovi e sacerdoti secolari nel XVI e XVII secolo e la creazione della congregazione De Propaganda Fide (1622) riuscirono a limitare lo strapotere del Patronato. Negli Stati Uniti, la confessione religiosa dei colonizzatori fu quella protestante, nella varietà delle sue denominazioni, che rispecchiavano l'eterogeneità della popolazione e che, in un contesto di piena libertà religiosa, conobbero un caratteristico processo di frantumazione. Rilevante è altresì la presenza delle Chiese orientali, per la fedeltà degli immigrati alle proprie tradizioni. Fino all'epoca della guerra d'indipendenza i cattolici nelle tredici colonie ammontavano solo a 25.000; dopo la guerra d'indipendenza essi poterono godere di parità di diritti coi protestanti e da allora la Chiesa cattolica conobbe una continua espansione. Nel Canada la religione cattolica fu importata dai primi coloni francesi. La definitiva cessione del Canada all'Inghilterra nel 1763 segnò una compresenza di cattolici e protestanti, i quali ultimi si diffusero soprattutto nell'Ontario e nelle province marittime.

GEOGRAFIA ECONOMICA

Agricoltura. Le grandi possibilità agricole dell'America Settentrionale sono solo in parte sfruttate

(circa un decimo della superficie totale è messa a coltura), e per lo più i sistemi adottati nello sfruttamento sono di carattere estensivo. Nell'America Centrale, invece, dove l'agricoltura costituisce l'attività economica prevalente, si adottano sistemi di coltura intensiva. I principali prodotti agricoli dell'America Settentrionale sono rappresentati da cereali, cotone, tabacco, barbabietole, canna da zucchero e frutta. Nel settore dei cereali (coltivati prevalentemente nelle basseterre centrali) è da notare che la loro coltura viene estesa sempre più verso le regioni settentrionale (attualmente sino a 55° di latitudine nord) e che, per il frumento, gli USA e il Canada sono imaggiori esportatori mondiali. Il tabacco e il cotone sono in massima parte coltivati nel bacino inferiore del Mississippi dove la produzione raggiunge valori molto alti (oltre un quinto della produzione mondiale). La frutticoltura si è sviluppata negli ultimi decenni, ma in alcuni settori (agrumi, mele, pesche, uva) ha già raggiunto livelli di produzione elevati. L'America Centrale, con le isole, basa la sua economia su alcuni prodotti agricoli di piantagione (cotone, canna da zucchero, banane, caffè, cacao e tabacco) e in questo settore gli indici di produzione sono fra i maggiori del mondo. Il manto forestale è notevolmente esteso: un terzo della superficie nel Canada e negli USA, un quarto nel Messico. Lo sfruttamento è rilevante, ma solo il Canada è un Paese esportatore.

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Allevamento. La zootecnia è presente in tutte le aree agricole, con un alto grado di specializzazione:

nelle aree del Centro e dell'Ovest sono situati gli allevamenti estensivi, per la produzione di carni destinate ai mercati di Chicago e delle città delle Grandi Pianure, mentre nella fascia atlantica e nella regione dei Grandi Laghi, sia in Canada che negli Stati Uniti, sono localizzati gli allevamenti specializzati nella produzione lattiero-casearia, favoriti dalla vicinanza ai grandi centri di consumo. Nel suo complesso, l'agricoltura nordamericana detiene il primato mondiale della produttività, assicurando non solo l'autosufficienza alimentare, ma rifornendo un mercato d'esportazione che consente di rendere meno pesante il deficit della bilancia commerciale statunitense.

Risorse minerarie. Nell'economia nordamericana grande importanza hanno le ricchezze del

sottosuolo, la presenza delle quali ha determinato il sorgere di grandiosi distretti industriali: il petrolio estratto annualmente nell'America Settentrionale costituisce quasi un quarto del totale mondiale e, sempre nelle statistiche mondiali, i primi posti occupano anche il ferro (18%), il carbone (27%), il rame (30%), il piombo, lo zolfo, l'oro, l'argento, la bauxite e altri minerali. I grandi bacini carboniferi sono situati nelle province canadesi di Alberta e Saskatchewan e negli Stati Uniti centro-occidentali, centro-orientali e nord-orientali: in questi ultimi il carbone si associa alla presenza di giacimenti di ferro. Il petrolio è estratto per la massima parte nel Texas, nella Louisiana, nell'Alaska e nella California.

Industria. Un notevole posto nell'economia nordamericana occupa l'industria che negli USA ha

raggiunto i più alti livelli mondiali. Il Nordamerica rimane l'area più industrializzata del mondo, comprendendo i maggiori complessi produttivi e detenendo il primato in vari settori, soprattutto in quelli a più elevata tecnologia, il cui sviluppo è stato favorito dai programmi spaziali e militari. Particolarmente massiccia è la presenza nel settore delle costruzioni aeree e in quello del trasporto aereo: dieci compagnie nordamericane figurano tra le venti più grandi del mondo. Anche il settore automobilistico occupa tuttora una posizione di primo piano nel panorama industriale americano, anche se dal punto di vista quantitativo è stato superato dal Giappone e la produzione copre soltanto il 70% della domanda interna del continente. Dal punto di vista geografico a sud dei Grandi Laghi vi è il concentramento dell'industria metalmeccanica; in quelli del bacino del Mississippi fiorisce l'industria alimentare; le risorse minerarie della Cordigliera Occidentale hanno determinato un discreto sviluppo dell'industria metallurgica, mentre negli Stati dell'Oceano Pacifico è preminente l'industria del legname. L'industria canadese poggia maggiormente sulle risorse forestali (legno e cellulosa) e sulle ricchezze minerarie, abbondanti nella regione a nord dei Grandi Laghi. L'industria messicana e dei Paesi dell'America Centrale è ancora notevolmente arretrata, tranne per gli impianti che riguardano la trasformazione dei prodotti agricoli.

Comunicazioni. Lo sviluppo della rete di comunicazioni è sempre stato determinato dalla necessità

di avere a disposizione i mezzi più rapidi: si spiega così lo scarso sviluppo della rete stradale, che è sempre stata in subordine rispetto alle linee di navigazione interna (fiumi navigabili e rete di canali fra Grandi Laghi e Oceano Atlantico), alla linea ferroviaria (circa dieci linee transcontinentali) e negli ultimi decenni alla navigazione aerea. Solo nel Canada le rotabili stanno assumendo grande importanza. Fra le linee d'acqua, notevole importanza ha il Canale di Panamá, che costituisce l'unica vera via di comunicazione fra i due oceani.

ESPLORAZIONI

Scoperta ed esplorazione delle coste. La storia delle esplorazioni dell'America inizia con la

scoperta del Nuovo Mondo (12 ottobre 1492) effettuata da Cristoforo Colombo che, alla ricerca di una via per le Indie orientale per conto del re di Spagna, giunse nelle Bahama e toccò quindi Cuba e Haiti (Hispaniola). Nel corso di un suo secondo viaggio (1494) Colombo esplorò meglio le isole delle Antille e vi sbarcò il primo gruppo di coloni europei. Giovanni Caboto, nei suoi due viaggi

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(1497-1498), costeggiò l'isola di Terranova e la Nuova Scozia, e Colombo, nel terzo viaggio (1498), giunse alle foci dell'Orinoco. Alonso de Ojeda e Amerigo Vespucci nel 1499 esplorarono le coste sudamericane da capo San Rocco al Golfo di Maracaibo e negli anni 1501-1502 Vespucci si spinse a 50° di latitudine Sud, sino in Patagonia. Frattanto i fratelli Gaspar e Miguer Corte-Real (1500-1501) costeggiarono il Labrador, e Colombo (1502-1504) l'America Centrale. Il primo ad affacciarsi all'Oceano Pacifico fu Vasco Nuñez de Balboa (1513) che attraversò l'istmo di Panamá. La connessione meridionale fra l'Oceano Atlantico e Pacifico fu individuata nel 1520 da Ferdinando Magellano durante la sua circumnavigazione del globo. Fra i navigatori che nella prima metà del XVI secolo condussero un'esplorazione sistematica dell'America Settentrionale si ricordano Giovanni da Verrazzano (1524) che esplorò le coste dalla Carolina alla Nuova Scozia e Jacques Cartier che esplorò il Golfo del San Lorenzo e risalì il fiume sino a Montréal (1534-1541). L'esplorazione delle coste pacifiche iniziò con Hurtado de Mendoza che esplorò le coste messicane (1532), Fernández de Grijalva (1533) e Francisco de Ulloa (1539), che individuarono la penisola della Bassa California, Alonso de Camargo, che costeggiò le coste sudamericane dallo stretto di Magellano al Perú (1539-1540), Juan Rodríguez Cabrillo (1542), che si spinse a Sud sino alla baia di San Francisco. La conoscenza delle coste settentrionale dell'America del Nord si arricchì con i contributi di Martin Frobisher, che approdò alla Terra di Baffin (1576-1578), di John Davis (1587) e di William Baffin (1616), che si spinsero più a nord costeggiando la Groenlandia e la Terra di Baffin, e di Henry Hudson (1610), che navigò la baia che da lui prende nome. Il passaggio di Nord-Ovest, cercato da questi ultimi esploratori, non fu riconosciuto che negli anni 1850 e 1853 da Robert McClure e solo nel 1903-1906 Roald Amundsen lo percorse interamente. Alla conoscenza delle coste pacifiche settentrionale parteciparono, con Simone Deznev (1648) che navigò lo stretto di Bering e con Vitus Bering (1728-1741) che attraversò lo stretto ed esplorò Alaska e Aleutine, anche esploratori russi. James Cook (1778) bordeggiò la costa dalla Columbia Britannica all'Alaska e si spinse sin nel Mar Glaciale Artico. Alla fine del XVIII secolo, Alessandro Malaspina (1791) e George Vancouver (1791-1794) rilevarono accuratamente le coste pacifiche dell'Alaska e del Canada.

Penetrazione dell'interno. La conoscenza delle regioni interne americane proseguì parallelamente

alla determinazione del contorno della massa continentale. Nell'America Centrale Hernán Cortés percorse il Messico (1519-1522) e nell'America Meridionale la penetrazione fu iniziata da Francisco Pizarro (1531-1533) che conquistò il Perú. Sebastiano Caboto (1527-1528) esplorò la regione della Plata risalendo il Paraná e il Paraguay e Gonzalo Jiménez de Quesada risalì il Río Magdalena (1537-1538). Francisco de Orellana attraversò l'America Meridionale dall'Ecuador alle foci del Rio delle Amazzoni seguendo il corso dei fiumi (1541-1542). Partendo dalla regione della Plata Domingo Martínez de Irala (1547) si spinse sino al Perú. L'esplorazione delle regioni interne si interruppe per riprendere nel XIX secolo dopo la spedizione di Alexander von Humboldt (1799-1804) nel bacino del Río delle Amazzoni. La penetrazione nell'America Settentrionale fu inizialmente opera degli Spagnoli: fra il 1539 e il 1542 fra' Marco da Nizza e Francisco de Coronado partendo dal Golfo del Messico giunsero sino all'Arizona; Lopez de Cardenas scoprì i

canyons del Colorado; Hernando de Soto penetrò nell'interno e risalì il fiume Arkansas sino in vista

delle Montagne Rocciose. Nel XVII secolo i maggiori contributi alla conoscenza delle regioni interne furono dati dai Francesi che si erano stabiliti in Canada: Samuel Champlain risalì il San Lorenzo sino ai Grandi Laghi (1608-1615) e René-Robert Cavelier de la Salle giunse alle foci del Mississippi (1681-1682). Nella prima metà del XVIII secolo esploratori francesi si spinsero anche a ovest giungendo ai piedi delle Montagne Rocciose. Mentre la colonizzazione dell'America Settentrionale permetteva di conoscere esattamente il territorio degli attuali USA, la conoscenza e l'esplorazione del Canada erano affidate ai cacciatori di pellicce e ad alcuni viaggiatori, fra cui Alexander Mackenzie (1789) che, seguendo il corso del fiume che porta il suo nome, giunse sino alla sua foce nel Mare Glaciale Artico.

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