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La strada dei giochi. La scoperta dei giochi popolari ticinesi grazie allo scambio intergenerazionale

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Academic year: 2021

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NINA INDUNI

BACHELOR OF ARTS IN PRIMARY EDUCATION

ANNO ACCADEMICO 2017/2018

LA STRADA DEI GIOCHI

LA SCOPERTA DEI GIOCHI POPOLARI TICINESI GRAZIE ALLO

SCAMBIO INTERGENERAZIONALE

RELATRICE

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Ringraziamenti

Ringrazio tutte le persone che hanno contribuito alla realizzazione di questo lavoro.

Grazie di cuore a tutti i bambini della pluriclasse 2°-3° di Preonzo e ai residenti della Casa Anziani di Sementina.

Un ringraziamento particolare a mia zia Morena per essersi dedicata con passione al progetto. Ringrazio la mia relatrice Sonia che mi ha aiutata e guidata nella stesura di questa tesi, dimostrandosi disponibile e attenta.

Una dedica speciale a Sofia, Ada, Alice e Jonathan che hanno condiviso con me gioie e momenti difficili, sostenendomi sempre e facendomi ridere tanto. Auguro a loro un futuro ricco di soddisfazioni.

Il ringraziamento più grande va alla mia famiglia e a Jona, i quali mi hanno permesso di raggiungere questo traguardo, credendo in me e sostenendomi sempre con il loro amore.

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Abstract

Nina Induni

Bachelor of Arts in Primary Education

La strada dei giochi. La scoperta dei giochi popolari ticinesi grazie allo scambio intergenerazionale

Sonia Castro Mallamaci

L’invecchiamento demografico è un fenomeno molto diffuso e i dati indicano che la figura dell’anziano sarà sempre più presente all’interno della nostra società: è quindi importante creare sin da subito legami e contatti tra le generazioni.

Lo scopo di questa tesi di bachelor è quello di capire in che modo lo scambio intergenerazionale favorisca e influenzi l’acquisizione del patrimonio culturale.

La ricerca, basata sull’approfondimento di alcuni giochi popolari, ha coinvolto 16 allievi della pluriclasse 2°-3° elementare di Preonzo e diversi residenti della Casa Anziani Circolo del Ticino di Sementina. Sono stati organizzati 7 incontri pomeridiani, 4 di questi presso la Casa Anziani e i 3 restanti presso la scuola. Durante questi momenti, bambini e residenti si sono conosciuti e hanno approfondito otto giochi di una volta e hanno giocato anche ad alcuni giochi moderni.

Dall’osservazione e dall’analisi dei dati è emerso che lo scambio intergenerazionale influenza e favorisce l’acquisizione del patrimonio culturale, grazie soprattutto al legame affettivo, relazionale ed educativo che s’instaura e alla ricchezza delle fonti orali. Inoltre, lo scambio educa i bambini alla diversità e li sensibilizza nelle relazioni umane.

Parole chiave:

scambio intergenerazionale – patrimonio culturale – fonti storiche – giochi popolari ticinesi – Casa Anziani

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Sommario

1. Introduzione ... 1

2. Presentazione del lavoro ... 3

2.1 Domande e ipotesi di ricerca ... 3

2.2 Motivazione ... 3

2.3 Contesto sperimentale ... 4

3. Quadro teorico di riferimento ... 6

3.1 Educazione al patrimonio culturale ... 6

3.2 Quadro teorico socio-psicopedagogico ... 6

3.3 Quadro storico di riferimento ... 8

3.3.1 Il gioco ... 8

3.3.2 Le condizioni di vita nella prima metà del 1900 e i giochi popolari ticinesi ... 9

3.3.3 Approfondimento sui giochi indagati in questo lavoro di tesi ... 10

4. Parte applicativa ... 14

4.1 Obiettivi dello scambio intergenerazionale ... 14

4.2 Competenze generali attivate ... 14

4.3 Progettazione e realizzazione dell’intervento ... 15

5. Analisi e risultati ... 20

5.1 Osservazione ... 20

5.2 Analisi dei dati ... 22

6. Conclusioni ... 26

6.1 Risposta alla domanda di ricerca ... 26

6.2 Limiti e possibili sviluppi ... 26

6.3 Crescita personale e professionale ... 27

7. Bibliografia ... 29

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Allegato 2: Descrizione del progetto “Scuola in casa” ... 32

Allegato 3: Attività 2 ... 34

Allegato 3.1: Fotografie durante il lavoro ... 34

Allegato 3.2: Ipotesi degli allievi riguardo agli oggetti ... 36

Allegato 3.3: Trascrizione della discussione ... 37

Allegato 4: Incontro 1 ... 38

Allegato 4.1: Fotografie dell’incontro ... 38

Allegato 4.2: Impressioni degli allievi ... 42

Allegato 5: Attività 3 – Domande per l’intervista ... 44

Allegato 6: Attività 4 – Ipotesi dei bambini ... 45

Allegato 7: Incontro 2 ... 47

Allegato 7.1: Fotografie dell’incontro ... 47

Allegato 7.2: Trascrizione dell’intervista ... 49

Allegato 7.3: Impressioni degli allievi ... 53

Allegato 8: Attività 5 ... 55

Allegato 8.1: Cosa è il gioco per i bambini e per gli anziani ... 55

Allegato 8.2: Documentazione sui giochi ... 57

Allegato 9: Incontro 3 ... 65

Allegato 9.1: Fotografie dell’incontro ... 65

Allegato 9.2: Impressioni degli allievi ... 69

Allegato 10: Incontro 4 ... 71

Allegato 10.1: Fotografie dell’incontro ... 71

Allegato 10.2: Impressioni degli allievi ... 73

Allegato 11: Incontro 5 ... 75

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Allegato 13: I giochi di ieri ... 84

Allegato 14: Incontro 6 ... 88

Allegato 14.1: Fotografie dell’incontro ... 88

Allegato 14.2: Impressioni degli allievi ... 90

Allegato 15: Cartelloni sui giochi ... 92

Allegato 15.1: Scheda per riorganizzare le informazioni sui giochi ... 92

Allegato 15.2: Cartelloni terminati ... 94

Allegato 16: Incontro 7 ... 98

Allegato 16.1: Fotografie dell’incontro ... 98

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1. Introduzione

"Un cerchio di ferro rotola sobbalzando lungo il polveroso e sconnesso viottolo di campagna. Lo seguono un ramo biforcuto e due gambe fanciullesche, coperte di lividi e polvere, che non conoscono stanchezza. Al di là del fosso, lungo il quale scorre un’acqua limpidissima che si insinua tra abbracci di ranuncoli dai fusti striscianti e i petali dorati, compaiono altre due gambette. Sono piantate al centro del prato, conficcate al suolo come avidissime radici. Salde e divaricate, sorreggono il gracile busto in torsione dell’uomo che sarà. Il cerchio tracciato nell’erba è un cerchio magico che delimita il bene e si alimenta dei sorrisi e delle urla festanti dei bambini che stanno esercitando il loro irrinunciabile diritto al gioco. Proprio al centro di questo anello di gioia, una lippa volteggia a mezz’aria, viene colpita con forza e precisione dal bastone e scaraventata lontano, oltre le robinie, oltre i tetti rossastri delle case, oltre la valle, oltre le nuvole, oltre i confini del mondo conosciuto. Le voci si spezzano come bocconi di pane e si trasformano in monosillabiche espressioni di stupore; le mani ancora rosee e paffute si levano al cielo e salutano il colpo perfetto. È tardi, ma il sole non è ancora tramontato. C’è ancora tempo per una corsa fino al vecchio mulino, un nascondino tra i vicoli ombreggiati o una battaglia con le cerbottane, le fionde e i fucili a elastico. L’estate volge al termine e si inchina all’autunno. Mentre gli ultimi frutti avvizziscono sui rami e il vento fa frusciare gli steli con le sue calde carezze, le bambine giocano a campana e saltano la corda. Uno, due, tre, cento, mille saltelli sconfiggono il tempo. E la felicità diventa eterna” (Roscia, 2015, p. 7).

Il presente lavoro di tesi ha l’obiettivo di verificare se l’interazione tra gli allievi della pluriclasse di seconda-terza elementare di Preonzo e i residenti della Casa per Anziani (CpA) di Sementina favorisce nei bambini l’acquisizione del patrimonio culturale. Il lavoro consiste nello studio e nella ricerca dei giochi popolari ticinesi e, indirettamente, anche delle condizioni sociali e materiali di vita della prima metà del secolo scorso.

Il progetto, svolto sull’arco di quattro mesi, è basato su una serie che prevede sette incontri pomeridiani: quattro di questi svolti presso la Casa Anziani Circolo del Ticino di Sementina e i tre restanti presso le scuole elementari di Preonzo con la partecipazione di un gruppo di residenti. Il lavoro prevede anche una serie d’attività basate sull’approfondimento dei giochi popolari ticinesi, proposte in classe con cadenza regolare, senza la presenza degli anziani.

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Le competenze sviluppate dagli allievi sono valutate tramite un’osservazione diretta basata sugli approcci relazionali e sulle strategie d’applicazione del lavoro proposto, attivate durante le diverse fasi del progetto.

La ricerca è di tipo qualitativo e le attività proposte per questo lavoro sono state svolte tra metà gennaio e fine aprile 2018. Per questo motivo, i risultati non possono essere generalizzati.

Gli obiettivi che s’intendono perseguire con il progetto, oltre a quello riguardante l’acquisizione del patrimonio culturale, sono anche quelli di educare all’incontro con l’altro e al rispetto reciproco e quelli di ottenere benefici per entrambe le parti, incrementando le capacità relazionali.

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2. Presentazione del lavoro

2.1 Domande e ipotesi di ricerca

La domanda di ricerca che mi sono posta per il mio lavoro di tesi è la seguente:

In che modo, la creazione di uno spazio/tempo che permette il confronto intergenerazionale dentro e fuori dall’aula, tra bambini di 2°/3° elementare e residenti della Casa per Anziani, influenza e favorisce l’acquisizione del patrimonio culturale?

2.2 Motivazione

Prima d’iniziare la mia formazione al Dipartimento Formazione e Apprendimento (DFA), ho svolto uno stage di quattro mesi nel settore dell’animazione presso la Casa Anziani Circolo del Ticino di Sementina. Questa esperienza, molto intensa e particolare, mi ha permesso di essere confrontata con realtà di vita lontane nel tempo dalla mia, con persone nate all’inizio del secolo scorso. Fino a quel momento, i miei scambi e le mie relazioni con persone anziane si erano limitate a quelle con i miei nonni. Tra i vari momenti di vita programmati e proposti dall’animazione della Casa Anziani, un progetto che mi ha particolarmente colpita è stato quello della Scuola in casa1 (allegato 2). A seguito di questi incontri, mi sono resa conto di quanto il confronto intergenerazionale sia positivo per bambini e anziani, soprattutto in un periodo come questo, dove si tende a separare le generazioni, lo scambio permette di conoscersi e intraprendere delle esperienze comuni, riuscendo così a superare diversi pregiudizi e stereotipi.

Nella mia classe di pratica ho notato sin da subito l’interesse dei bambini verso le signore anziane che vengono a fare ginnastica nella palestra della scuola: questi momenti hanno generato molte volte delle discussioni sulle persone di una certa età. Inoltre, gli allievi, durante le ricreazioni, si divertono a inventare nuovi giochi. Queste dinamiche mi hanno spinta a intraprendere un lavoro basato su alcune attività di ricerca e di scoperta sui giochi popolari ticinesi, per permettere ai

1Progetto educativo-pedagogico nato nel 2005 e tuttora in vigore che propone degli incontri che si protraggono nel tempo (dalla scuola dell’infanzia alla fine della scuola elementare) tra bambini e residenti della Casa Anziani Circolo del Ticino di Sementina.

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bambini di riscoprire le loro tradizioni. Oltretutto, “conoscere la propria storia aiuta ogni individuo, sin dalla più tenera età, a costruire la propria identità, il proprio senso d’appartenenza a una comunità” (Allievi della Scuola elementare Locarno Saleggi, 2009, p. 4).

Come afferma Petter (Petter, 2002), i temi da affrontare con gli alunni non dovrebbero essere né troppo ampi, né troppo estesi e dovrebbero riguardare realtà che i bambini conoscono già parzialmente, per queste ragioni, la tematica dei giochi mi sembra adatta e pertinente.

Durante il mio percorso scolastico sono stata abituata allo studio mnemonico della storia sui manuali e questo mi ha portata a non apprezzare la materia fino a quando, l’anno scorso, al DFA, mi è stato presentato un diverso approccio alla disciplina che include lo studio delle fonti materiali e orali. Ho quindi pensato di proporre ai miei allievi delle attività di questo genere, unendo la loro curiosità a un mio interesse personale. Per questo lavoro, seguendo il pensiero di Lando Landi (Landi, 1999), il quale sostiene che l’insegnamento della storia consegue risultati migliori se avviene mediante motivati processi d’indagine, ho pensato fosse interessante collaborare con i residenti della Casa Anziani affinché gli allievi avessero la possibilità d’instaurare un rapporto basato sulla curiosità, sulla voglia d’imparare e sul rispetto, sviluppando una sensibilità maggiore verso la figura dell’anziano. Il motivo che mi ha spinta a contattare la struttura di Sementina, oltre a quello di averci già lavorato, riguarda il fatto che gli anziani residenti nei quartieri dove vivono i bambini della pluriclasse vengono accolti proprio lì.

2.3 Contesto sperimentale

Il seguente lavoro di tesi si è svolto nella pluriclasse di seconda-terza elementare di Preonzo, in collaborazione con i residenti della Casa Anziani Circolo del Ticino di Sementina.

La classe è composta da 16 allievi: 7 di seconda e 9 di terza elementare, aventi un’età compresa tra i 7 e i 9 anni. I bambini provengono dai quartieri di Gnosca, Preonzo e Moleno.

Undici di loro hanno ancora tutti e quattro i nonni, tre alunni ne hanno ancora tre e i due restanti ne hanno due. Tutti i bambini, tranne due, affermano di vedere i nonni con regolarità. Inoltre, la maggioranza di loro non è mai entrata all’interno di una casa di riposo.

La Casa Anziani di Sementina, come si legge sul sito web (Casa Anziani Circolo del Ticino, 2013), è in esercizio dal 1993, dispone di 80 posti letto e accoglie persone ultrasessantenni che necessitano di cure e assistenza continua, domiciliate nei quartieri di Gnosca, Gorduno, Gudo, Moleno, Monte Carasso, Preonzo e Sementina. All’interno della struttura, sono proposte giornalmente attività connesse tra loro quali: l’incontro con bambini delle scuole elementari di Sementina e Monte

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Carasso (Scuola in casa), la ginnastica, il canto, il teatro, il lavoro manuale, la creazione di prodotti cosmetici, varie uscite, la partecipazione ad alcune manifestazioni, la danza, la pet terapy,…

Gli anziani che hanno preso parte al progetto sono tutti di sesso femminile e hanno un’età compresa tra gli 82 e i 98 anni.

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3. Quadro teorico di riferimento

3.1 Educazione al patrimonio culturale

Il concetto di patrimonio culturale si è modificato molto nel tempo e oggi non comprende più solo le tracce materiali prodotte dall’uomo, come monumenti e cimeli storici, spesso utilizzati per legittimare la formazione di uno stato nazionale, ma anche quelle immateriali, ovvero tutto ciò che non è tangibile e viene trasmesso oralmente. Dagli anni Settanta, con le giornate europee di apertura ai monumenti, si è cercato di promuovere nei cittadini una maggiore consapevolezza del patrimonio culturale e, negli ultimi dieci anni, la nozione di patrimonio si è ampliata, includendo la dimensione culturale immateriale (tradizioni popolari, racconti) e anche quella naturale (paesaggi antropizzati) (De Troyer & Vermeersch, 2005). Come si legge nella Convenzione UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale (UNESCO, 2003), è importante salvaguardare questo patrimonio e per fare ciò è necessario creare una maggiore consapevolezza, soprattutto nelle generazioni più giovani. In questo senso la scuola si trova a trattare sempre più sovente il tema del patrimonio culturale, adottando nuovi approcci didattici quali l’interdisciplinarietà e il lavoro a progetto (De Troyer & Vermeersch, 2005). Nella Raccomandazione R (98) 5 agli Stati Membri in tema di educazione al patrimonio del 17 marzo 1998 si definisce l’educazione al patrimonio come “una modalità d’insegnamento basata sul patrimonio culturale, che includa metodi educativi attivi, una proposta curriculare trasversale, un partenariato tra i settori educativo e culturale che impieghi la più ampia varietà di modi di comunicazione e di espressione” (Consiglio d'Europa, 1998).

3.2 Quadro teorico socio-psicopedagogico

Bisogna ricordare che la storia, prima di essere narrazione di fatti storici, è la ricostruzione di eventi del passato. Lo scopo non è quindi quello di conoscere i fatti storici bensì quello d’interrogarsi su di essi e cerare delle risposte nelle fonti a propria disposizione. “L’azione didattica deve quindi costituire un percorso di mediazione tra il vissuto e l’astrazione, tra la concretezza e la formalizzazione. L’obiettivo non è dunque la trasmissione di contenuti prefissati, quanto l’acquisizione di strumenti concettuali indispensabili per la crescita intellettuale e umana del cittadino” (Panciera & Zannini, 2006, p. 84).

Come già detto in precedenza, per sviluppare questo lavoro di ricerca sui giochi popolari ticinesi, gli allievi hanno conosciuto personalmente quelli che una volta erano alcuni dei bambini che

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giocavano a questi giochi (i residenti della Casa Anziani di Sementina) e hanno potuto interagire con loro.

Da Treccani («intergenerazionale in Vocabolario – Treccani», s.d), intergenerazionale significa “mettere in relazione generazioni diverse” ed è proprio ciò a cui mira questo progetto di tesi.

Nel corso degli anni la popolazione mondiale è aumentata notevolmente, arrivando a contare 7,5 miliardi d’individui. Il basso tasso di mortalità e l’elevata speranza di vita costituiscono il fenomeno denominato “invecchiamento demografico”. Come riporta lo studio Fragilità e risorse della popolazione anziana in Ticino (Giudici, Cavalli, Egloff, & Masotti, 2015), le donne, generalmente più anziane degli uomini, sono più numerose all’interno delle case per anziani (76,7%). Questo fenomeno è riscontrabile anche all’interno di questo lavoro di tesi poiché gli anziani che hanno partecipato al progetto sono tutti di sesso femminile. Secondo le stime di Eurostat (Eurostat, 2018), nel periodo tra il 2016 e il 2080, le persone anziane, con età pari o superiore ai 65 anni, rappresenteranno circa il 29,1% della popolazione, rispetto al 19,2% del 2016.2 Questi dati indicano che la figura dell’anziano sarà sempre più presente all’interno della società ed è per questo motivo che è importante creare sin da subito legami con le diverse generazioni per contrastare l’isolamento sociale. Il progetto educativo Il curioso caso di un progetto intergenerazionale (Siliquini, Gualano, Bert, Voglino, & Camussi, 2016), mette in luce i vantaggi di esperienze intergenerazionali le quali hanno evidenziato che “per i soggetti di età avanzata tali programmi si traducono in un aumento dell’autostima, del benessere percepito, dei contatti sociali e a una riduzione dello stress. Nei bambini coinvolti si evidenzia un atteggiamento positivo nei confronti degli anziani e una maggiore comprensione del processo di invecchiamento”.

In questo progetto, le fonti orali sono molto presenti grazie ai vari momenti d’incontro previsti. Come spiegato nel libro Vedere, toccare, ascoltare (Girardet, 2004), ascoltare un racconto del passato dalla voce di un protagonista in carne e ossa è un’esperienza molto ricca, intensa e affascinante che non può essere eguagliata da altre attività e che documenta una storia soggettiva. L’intreccio tra le storie personali e la storia scritta sui manuali permette a queste testimonianze di rendere chiaro anche ai bambini che la storia “è l’insieme delle storie vissute da uomini e donne” (Girardet, 2004, p. 106). Inoltre, questo scambio, permette d’instaurare un legame affettivo

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fondamentale per l’apprendimento. Le testimonianze orali hanno però un limite poiché non sempre sono affidabili, sia che il testimone decida volutamente di fornire una testimonianza in parte o del tutto non vera, sia che le sue affermazioni siano influenzate da fattori a lui estranei (Bloch, 1998).

3.3 Quadro storico di riferimento

Analizzare i giochi significa calarsi sulla storia materiale e sulle condizioni di vita dei primi decenni del secolo scorso. Il tema del gioco permette quindi un confronto tra presente e passato, facendo emergere differenze e continuità. Gli anziani rappresentano le fonti orali e sono un patrimonio ricco di conoscenze che permette ai bambini di vedere, sentire e toccare la storia.

Confrontando le attività ludiche di oggi e di ieri, si nota che i giochi moderni sono perlopiù statici e vengono svolti all’interno, mentre i giochi di una volta prevedevano molto più movimento e si sviluppavano soprattutto all’esterno.

3.3.1 Il gioco

Quello sui giochi è un tema molto ampio che comprende i giochi svolti in diversi luoghi (in piazza, in strada, a casa,…), i giocattoli e le filastrocche. Bisogna quindi precisare che “gioco e giocattolo sono spesso usati come sinonimi […] ma è evidente che la parola gioco si riferisce all’atto, mentre il giocattolo rappresenta solo lo strumento del gioco” (Ruggiero, 2015, p. 10). Inoltre, il gioco deve essere dotato di uno stato finale (per esempio la vittoria di uno dei partecipanti), mentre il giocattolo è usato per un impiego libero e creativo, basato principalmente sulla fantasia (Ruggiero, 2015). In questa tesi saranno indagati alcuni dei giochi popolari ticinesi svolti all’esterno, soprattutto in strada.

Bisogna riconoscere che il gioco, inteso nelle sue varie forme, accompagna la vita degli uomini dalla nascita fino alla morte ed è una delle caratteristiche peculiari di ogni tempo e luogo (Cambi & Staccioli, 2007). Il primo libro della letteratura europea che tratta il tema dei giochi3 risale, infatti,

al 1283 e fu scritto dal Re di Castiglia Alfonso X, noto con l’appellativo di “Alfonso il Saggio”. Le discipline più importanti dell’epoca includevano la storia, il diritto, la religione, l’astronomia e la

3 Titolo originale: Juegos diversos de Axedrex, dados, y tablas con sus explicaciones, ordenados por mandado del Rey

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magia ma tra queste fu incluso anche il gioco; questa scelta indica l’importanza che il gioco rivestiva nella concezione medioevale (Grunfeld, 1983). A dimostrazione di quanto il bisogno di giocare sia importante, in tutte le civiltà antiche si ritrovano rappresentazioni di giochi e nelle tombe sono stati rinvenuti numerosi giocattoli (Elzi & Monn, 1986).

Il diritto al gioco è sancito anche dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia (art. 31) (Stati parti, 1989) la quale afferma che:

“1. Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale e artistica. 2. Gli Stati parti rispettano e favoriscono il diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla vita culturale e artistica e incoraggiano l'organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati di divertimento e di attività ricreative, artistiche e culturali. “

Il gioco infantile, nonostante sia stato sottovalutato per molto tempo e considerato un’attività fine a sé stessa o addirittura inutile (Elzi & Monn, 1986), è quindi un aspetto di fondamentale importanza nelle diverse fasi della vita.

3.3.2 Le condizioni di vita nella prima metà del 1900 e i giochi popolari ticinesi

Le famiglie ticinesi di un tempo erano molto numerose e contavano da sei a otto figli, tra i quali due o tre morivano durante la prima infanzia per malnutrizione, scarsa igiene e condizioni ambientali sfavorevoli (Boninchi & Crameri, 1989). Le donne, oltre a fare le madri, lavoravano nei campi e nella stalla ed erano sole durante la maggior parte dell’anno poiché i mariti erano emigrati oltre Gottardo per lavoro e sarebbero ritornati nel tardo autunno per poi ripartire a febbraio (Pescia, 1986).

La scuola prevedeva la frequenza obbligatoria, ma nel periodo dell’aratura dei campi molti ragazzi andavano a lavorare, marinandola, così come quando cominciavano a spuntare i mughetti da vendere a 10 o 20 centesimi al mazzetto (Pescia, 1986). I ragazzi avevano poco tempo libero: nel mese di aprile, subito dopo la fine della scuola, se le famiglie non avevano bisogno di forza lavoro, facevano assumere i bambini con età superiore ai sette anni da altre famiglie contadine fino all’autunno, poco prima che ricominciasse la scuola (Boninchi & Crameri, 1989).

I giochi, in Ticino, “erano legati alle stagioni, agli spazi, ai vari momenti della giornata, agli elementi naturali, agli scarsi mezzi materiali che hanno caratterizzato e condizionato un modo di

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vivere” (Elzi & Monn, 1986, p. 17). I bambini ticinesi di 80-90 anni fa, giocavano insieme ovunque si trovassero: giocavano nelle piazze e nelle strade poiché circolavano pochissime automobili e quindi questi spazi risultavano perfetti e non pericolosi. I giochi, che avevano diversi nomi perché ognuno spiegava la sua versione, provenivano dalla tradizione orale degli anziani e dei bambini prepotenti che cambiavano le regole perché sapevano correre meglio degli altri o saltavano la corda senza sbagliare (Pescia, 1986).

3.3.3 Approfondimento sui giochi indagati in questo lavoro di tesi

Il cilìo ( “lippa”), il gioco del cerchio, il mondo (“cappella”), il gioco delle biglie (“bon, mia bon”) e nascondino (“polenta brüsada”) sono, secondo l’approfondita ricerca svolta da Milena Torriani, giochi autentici ticinesi. Riguardo al gioco della corda, dell’elastico e della mosca cieca non si hanno informazioni a riguardo mentre, la versione “Muoversi, senza muoversi” del gioco palla muro, è indicata come gioco importato (Torriani, 1959). C’è da ricordare che per questi giochi esistono molte varianti e regole, qui di seguito ne verranno illustrate solo alcune.

Cilìo

Come spiegato all’interno del libro Educazione in gioco (Ferretti, 2016), il Cilìo, noto anche con il nome di Lippa o Rèla, è un gioco che ha mantenuto il nome dialettale, integrandosi in vari contesti sociali e culturali delle differenti regioni del Canton Ticino. Di questo passatempo, oggi scomparso, esistono due versioni: una, psicomotoria, che prevede di lanciare con un bastone il più lontano possibile la lippa (legno appuntito dalle due parti), che è posizionata sopra una pietra o un muretto, e l’altra, sociomotoria, nella quale il guardiano, all’interno di un cerchio disegnato a terra, colpisce la lippa inviandola il più lontano possibile all’interno del campo da gioco dove ci sono gli altri giocatori. Uno di loro cerca di prendere la lippa e lanciarla nel cerchio protetto dal guardiano; se il guardiano riesce nel suo intento il giocatore viene eliminato momentaneamente, se no avviene un cambio ruolo. Quest’ultimo è un gioco di gruppo, fondato sulla competizione, che sottostà a regole collettive. È un’attività con struttura “uno contro tutti”, dove è previsto un cambio ruolo tra i giocatori.

Cerchio

Per fabbricare il cerchio, si prende una ruota di bicicletta senza i raggi o un cerchio di una botte e lo si usa spingendolo con un bastone o un ferro (Pescia, 1986). Ferretti spiega che, il gioco del cerchio,

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è un’attività ludica non competitiva che viene svolta individualmente e in modo indipendente ma che permette di condividere il piacere del gioco con gli altri giocatori (Ferretti, 2016).

Mondo

Il mondo, chiamato anche “campana”, “cappella” o “settimana”, è un gioco tradizionale rimasto identico per secoli e che possiede caratteristiche locali. È un’attività svolta individualmente che affina equilibrio e coordinazione e le regole, negoziate di comune accordo tra i partecipanti (soprattutto ragazze), non sono universali (Ferretti, 2016). In questo gioco i bambini disegnano solitamente sull’asfalto o sulla terra battuta un rettangolo diviso in otto quadranti numerati e una mezzaluna, detta “casa” o “cielo”. Il gioco inizia lanciando un sasso nella casella numero uno, il giocatore deve saltare su un solo piede (o alternando il destro con il sinistro) su tutte le caselle fino a raggiungere la mezzaluna, dove può posare entrambi i piedi, e poi ritornare indietro, sempre saltellando, a riprendere il sassolino (Elzi & Monn, 1986). Esiste un’altra versione del gioco, dove il giocatore, su un solo piede, deve saltellare su tutti i quadrati senza schiacciare le linee. Il percorso può essere fatto a occhi chiusi o con un sassolino sulla punta del piede.

Biglie

Il gioco delle biglie era il più praticato durante la primavera, le biglie potevano essere di terracotta, di legno e, quelle più pregiate, di vetro o di acciaio (Boninchi & Crameri, 1989). Si scava con il tallone nella terra una buca (la “tana”) e, il giocatore che tira la sua biglia più vicina, può iniziare mandando la biglia al suo interno. Il primo che riesce a fare entrare la biglia nella “tana” deve cercare di colpire le biglie avversarie: ogni biglia colpita è una biglia vinta. Come descritto nel libro Educazione in gioco (Ferretti, 2016), il gioco tradizionale delle biglie richiede una motricità fine, prevede regole rigide e minuziose pattuite prima di giocare e ognuno gioca per sé. La competizione è un gioco a scommessa che prevede l’eliminazione dei giocatori e la perdita dell’oggetto messo in palio.

Nascondino

Il gioco del nascondino (“giügaa a,scundass”), nel quale maschi e femmine giocavano insieme, prevede una modalità “uno contro tutti” e proviene da molto lontano nel tempo ma è sempre

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rimasto uguale nei secoli e, ancora oggi, è molto richiesto e apprezzato (Ferretti, 2016). Come spiegato nel libro Voglia di giocare (Elzi & Monn, 1986), il bambino, che è stato scelto tramite una conta, deve contare fino a 100 con gli occhi chiusi e la faccia contro il muro (la “tana”) e, quando ha finito, deve cercare gli amici nascosti e annunciare il loro nome alla “tana” qualora li veda. I bambini nascosti possono provare a liberarsi raggiungendo la “tana” prima del cercatore. Nascondino era il gioco più frequente durante le sere d’estate (Pescia, 1986).

Torriani, nella sua ricerca Jeux folkloriques des enfants du Tessin (Torriani, 1959), illustra una versione del gioco chiamata “Polenta brüsada” nella quale, se il cercatore sbaglia a gridare il nome del bambino nascosto (perché magari si è scambiato i vestiti con un compagno), tutti i partecipanti escono dai loro nascondigli gridando “polenta brüsada!”.

Corda

La corda è un gioco non competitivo tra i più privilegiati dalle bambine, nel quale chi salta è aiutato da due compagni che tengono la corda (Ferretti, 2016). Chi tiene la corda (fatta di canapa) può farla roteare a diverse velocità e, con corde lunghe 7 o 8 metri, si può saltare anche tre o quattro bambine contemporaneamente. Si può giocare anche da soli, saltando prima a piedi pari, poi sulla gamba destra e in seguito sulla sinistra (Elzi & Monn, 1986).

Elastico

Nel gioco dell’elastico, realizzato prevalentemente da bambini, i giocatori agiscono in alternanza cercando di commettere meno errori degli avversari (Ferretti, 2016). In questo gioco si gioca in tre: due bambine mettono l’elastico attorno alle caviglie e una saltella sul filo seguendo regole ben precise. Per aumentare il livello di difficoltà si alza l’elastico all’altezza delle ginocchia, delle cosce e delle ascelle. L’elastico utilizzato, della lunghezza di almeno 4 metri, veniva procurato frugando tra le scatole di cucito delle madri (Elzi & Monn, 1986).

Palla muro

La palla utilizzata in questo gioco non era fatta di gomma ma di vecchi stracci legati insieme. Nella ricerca Giochi fanciulleschi (Boninchi & Crameri, 1989) sono esposte alcune regole del gioco: “1. Tirare una volta la palla con ambedue le mani; 2. tirare la palla due volte con le mani incrociate; 3. lanciare la palla facendola passare sotto la gamba destra, poi sinistra e quindi ancora sotto la destra;

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4. con ambedue le mani, due volte sotto la gamba destra e due volte sotto la sinistra; 5. tirare mettendo la mano sinistra dietro la schiena e tenendo il gomito della destra, i lanci devono essere cinque senza staccare le mani; 6. mano destra dietro la schiena e tirare sei volte con la destra; 7. tirare sette volte con i pugni intercalando la destra e la sinistra; 8. tirare otto volte sotto le gambe, all’altezza delle ginocchia.” La bambina che fa cadere la palla al suolo deve cedere il turno a una compagna.

Mosca cieca

Nel gioco della mosca cieca, il ragazzo bendato deve cercare di acchiappare un compagno o riconoscerne il nome toccandogli il viso e i vestiti (Elzi & Monn, 1986). È un gioco che prevede la modalità “uno contro tutti” e veniva giocato sia dai maschi sia dalle femmine (Ferretti, 2016). Quest’attività ludica è diffusa in molti paesi del mondo ed è svolta ancora oggi.

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4. Parte applicativa

4.1 Obiettivi dello scambio intergenerazionale

Gli obiettivi principali dello scambio intergenerazionale avvenuto durante questo percorso sono i seguenti:

• Creare dei legami e sviluppare l’ascolto attivo.

• Conoscere la vita delle generazioni precedenti per costruire la propria.

• Sviluppare una visione realistica sulle persone anziane che vivono in una casa di riposo. • Sviluppare il senso di appartenenza a una comunità e stimolare emozioni positive.

4.2 Competenze generali attivate

Durante gli anni di scuola elementare, gli allievi, grazie alla dimensione Ambiente, sviluppano delle competenze atte a “scoprire e ad apprezzare gli ambienti e gli oggetti costruiti dall’uomo, a capirne il funzionamento, a interpretare le vicende umane, a interrogare e conoscere il mondo in un quadro di sviluppo durevole” (DECS, 2015, p. 171). Il Piano di studio della scuola dell’obbligo ticinese sottolinea quanto queste competenze siano “importanti in una società in continuo e rapido cambiamento, perché consentono la costruzione dell’identità personale, di relazioni sociali e l’assunzione di valori e progetti comuni” (DECS, 2015, p. 171).

Facendo sempre riferimento al Piano di studio della scuola dell’obbligo ticinese, in questo lavoro vengono attivate, in diversa maniera, tutte e sei le competenze trasversali (DECS, 2015, pp. 29-41). La competenza trasversale dello sviluppo personale è sollecitata poiché gli alunni sono sensibilizzati al rispetto dell’altro (in questo caso la persona anziana), diversificando i loro atteggiamenti e i comportamenti in base alla situazione. Anche la competenza trasversale della collaborazione è presente in quanto, durante tutto il percorso, i bambini lavorano spesso in quattro gruppi di lavoro distinti o collettivamente, condividendo degli scopi e organizzando i compiti. La sensibilità al contesto è sviluppata all’interno della competenza della comunicazione dove ai bambini viene chiesto di tenere conto dei fattori contestuali e relazionali quando si esprimono, utilizzando diversi tipi di linguaggio. Agli allievi è inoltre richiesto di sviluppare un pensiero critico che permetta loro di abituarsi a pensare per interrogativi in ogni ambito disciplinare e nella vita extrascolastica, non soffermandosi solo sul semplice discorso storico. Molte volte gli alunni sono tenuti a formulare delle ipotesi e ricercare soluzioni ai problemi posti all’interno di un contesto che

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permette di sviluppare un atteggiamento positivo, stimolando così il pensiero creativo. Sin dall’inizio del percorso, gli allievi sono consapevoli del traguardo di apprendimento e questo permette di sviluppare e attivare delle strategie d’apprendimento efficaci, stimolando la curiosità. Questo itinerario, insieme alle competenze trasversali, attiva principalmente le competenze descritte nella dimensione ambiente. Lavorando con una pluriclasse 2°/3°, ne ho individuate alcune legate al secondo ciclo HarmoS (punti neri) e altre rivolte al primo ciclo (punti bianchi), che sono state però attivate da entrambe le classi. I traguardi maggiormente perseguiti nel progetto, descritti nel Piano di studio della scuola dell’obbligo ticinese (pp. 180-181) sono i seguenti:

• Problematizzare le proprie e altrui esperienze; individuare domande d’indagine.

• Saper leggere nel territorio e in altre fonti storico-geografiche l’organizzazione della società del presente e del passato.

• Riconoscere i cicli naturali del tempo e collegarli con il tempo sociale e i ritmi della società. o Scegliere gli elementi più significativi di una ricerca e saperli comunicare, individualmente

e in gruppo, usando i vari linguaggi, verbali e non verbali.

o Partecipare a progetti di cooperazione con altri gruppi sociali (anziani, persone diversamente abili, ecc.).

Il lavoro di ricerca, oltre a lavorare sulla dimensione ambiente, sviluppa anche diverse competenze nella disciplina italiano tramite la scrittura, la lettura, l’ascolto e il parlato. I bambini, infatti, oltre a interagire con gli anziani e a partecipare alle discussioni, producono testi scritti e s’informano leggendo documenti riguardanti i giochi. Nel progetto è presente anche una parte artistica che riguarda la creazione del grande cartellone (allegato 1).

4.3 Progettazione e realizzazione dell’intervento

Questo progetto è costituito da una serie di lavori svolti in classe e da 7 incontri pomeridiani tra allievi e residenti della Casa per Anziani: 4 presso la Casa Anziani Circolo del Ticino di Sementina e 3 presso le Scuole elementari di Preonzo.

Le varie attività proposte durante questo lavoro sono state realizzate tra il mese di gennaio e il mese di aprile del 2018.

Come si può osservare dalla tabella 4.1 seguente, l’itinerario è cominciato con un momento dedicato alla scoperta, nel quale gli allievi hanno potuto toccare con mano fonti storiche relative ai

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giochi di una volta (allegato 3). L’obiettivo di questo momento è stato quello di stimolare la curiosità degli allievi rispetto alle possibili scoperte che si possono fare interrogando degli oggetti quotidiani, che raccontano delle storie passate.

Il percorso è proseguito con la conoscenza degli anziani e del loro contesto di vita quotidiano presso la Casa Anziani Circolo del Ticino di Sementina (allegato 4).

In vista del secondo incontro, gli allievi hanno preparato delle domande di carattere generale, domande legate all’infanzia degli anziani, domande su com’era la scuola e domande sui giochi di una volta (allegato 5). Queste sono nate dalla riflessione su ciò che è presente nella loro esperienza, con lo scopo di facilitare la comparazione tra presente e passato.

Prima del terzo incontro, i bambini, a gruppi, hanno letto le spiegazioni di otto giochi emersi durante le varie attività (allegato 8.2) e hanno imparato alcune regole. Successivamente, hanno provato a giocare ad alcuni di questi durante le ricreazioni. Durante l’incontro, ogni gruppo si è specializzato su due giochi e li ha approfonditi insieme agli anziani (allegato 9). Per questo lavoro, ogni allievo aveva una scheda da completare (allegato 15.1).

Nel corso del quarto incontro, è stata presentata ai bambini la console nintendo Wii, utilizzata dall’ergoterapista per il trattamento riabilitativo motorio e cognitivo dei residenti. In un primo momento, l’ergoterapista Elena ha spiegato agli allievi come utilizzare il gioco e, successivamente, gli alunni hanno insegnato ad alcuni anziani le regole (allegato 10).

Il percorso è proseguito in classe mettendo in comune le informazioni ricavate sui giochi e creando una scheda comune per tutti i partecipanti del gruppo. In seguito, sono stati creati otto cartelloni esplicativi sui giochi, contenenti le informazioni più importanti (allegato 15.2).

Per il quinto incontro, gli allievi hanno scelto di presentare i giochi di oggi agli anziani. Inizialmente alcuni bambini hanno suonato dei brani musicali con chitarra, fisarmonica e pianola, poi, altri alunni, hanno fatto pilotare alle anziane presenti a scuola delle macchinine telecomandate. Successivamente, ogni gruppo ha insegnato ai residenti a giocare ad alcuni giochi come, ad esempio, playmobil, lego, Jenga, Indovina chi?, dobble, memory,... (allegato 11).

Il lavoro è proseguito continuando a lavorare sui cartelloni e gli allievi, nel corso dell’attività 10, hanno risposto alle domande di un questionario (allegato 12).

Con l’inizio della bella stagione, durante le ricreazioni gli allievi hanno giocato ai giochi di una volta coinvolgendo anche i bambini delle altre classi (allegato 13).

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Nel sesto e ultimo incontro in Casa Anziani, un’anziana ha insegnato agli allievi come si fila la lana, poi i bambini hanno mostrato ai residenti il grande cartellone con disegnati i giochi e l’hanno commentato insieme e, prima di salutarsi, bambini e residenti hanno giocato insieme con la console Wii (allegato 14).

In vista del settimo incontro, gli alunni, divisi in gruppi, hanno preparato dei testi da leggere durante la presentazione PowerPoint contenente alcune immagini significative del lavoro svolto.

Nel corso dell’ultimo scambio svoltosi alle scuole elementari di Preonzo, i bambini hanno dapprima commentato davanti agli anziani la presentazione con le varie fotografie e, successivamente, hanno regalato dei disegni ai residenti e letto le loro frasi di ringraziamento. In seguito, c’è stata una grande merenda che è stata possibile grazie alla preziosa collaborazione delle famiglie. Per concludere, bambini e anziani hanno giocato insieme alla corda, all’elastico, a palla muro, al mondo e al cerchio nel cortile (allegato 16).

Il lavoro è stato documentato completando, di volta in volta, il grande cartellone (allegato 1) e aggiornando il “diario di bordo”, un raccoglitore contenente tutte le schede e le foto del percorso che i bambini potevano visionare liberamente.

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Tabella 4.1 – Schema logico-didattico

8 gennaio 2018 Attività 1

Descrizione dei

giochi Viene chiesto agli allievi di descrivere, prima in maniera orale e successivamente in maniera scritta, un gioco fatto o ricevuto durante le vacanze.

9 gennaio 2018 Attività 2

Analisi delle fonti materiali e raccolta concezioni

Sono presentate delle fonti materiali relative ai giochi di una volta (corda, trampoli, cilìo e cerchio). Gli allievi, divisi in gruppi, hanno la possibilità d’ipotizzarne il loro utilizzo e analizzarne la struttura e i materiali. Dopo il momento d’osservazione segue una discussione.

15 gennaio 2018 Incontro 1 CpA Sementina

Presa di contatto I bambini e gli anziani si conoscono tramite dei giochi e, a gruppi, si realizza il titolo d’appendere sul cartellone che fungerà da traccia di tutto il lavoro. Gli allievi hanno anche la possibilità di visitare gli spazi più significativi della Casa per Anziani.

24 gennaio 2018 Attività 3 Condivisione esperienza e preparazione domande

A seguito di una condivisione a grande gruppo riguardante il primo incontro, gli allievi, divisi in gruppi, preparano una serie di domande aperte da porre agli anziani nel corso dell’incontro successivo.

1 febbraio 2018 Attività 4

Raccolta concezioni Gli allievi devono, individualmente, provare a rispondere ad alcune delle domande che hanno preparato e descrivere una giornata tipo di un’anziana a loro scelta che hanno conosciuto in Casa Anziani quando quest’ultima aveva la loro età.

5 febbraio 2018 Incontro 2 Scuole elementari Preonzo

Intervista Dopo il momento di accoglienza e il gioco della tombola dei nomi, gli allievi pongono alle sette anziane presenti alcune delle domande che hanno preparato e si discute tutti insieme sui giochi di una volta.

19 febbraio 2018 Attività 5

Condivisione esperienza raccolta informazioni e gioco

Gli allievi hanno la possibilità di leggere la trascrizione dell’intervista e si discute su quanto accaduto.

Agli allievi viene consegnato un bigliettino sul quale devono completare la frase “Il gioco è…”.

In seguito, hanno a disposizione del materiale con il quale documentarsi su otto giochi di ieri (quelli che sono emersi nel corso del lavoro).

Successivamente, dopo una discussione collettiva, i bambini hanno la possibilità di provare a giocare al cerchio.

27 febbraio 2018 Incontro 3 CpA Sementina

Lavoro sui giochi di

ieri Dopo la condivisione delle frasi “Il gioco è…” di bambini e anziani, si gioca tutti insieme a palla scherzo, a mosca cieca e alle belle statuine. In seguito, si formano quattro gruppi di lavoro e ognuno di essi si occupa di approfondire, grazie al contributo dei residenti, due degli otto giochi popolari ticinesi visti in classe.

1 marzo 2018 Attività 6 Condivisione esperienza e presentazione a gruppi

A seguito di una discussione a grande gruppo riguardante il terzo incontro, i quattro gruppi di bambini presentano ai compagni le scoperte fatte durante l’incontro. I compagni ascoltano e pongono eventuali domande.

5 marzo 2018 Attività 7

Scrittura della lettera e riorganizzazione

Gli allievi decidono di scrivere una lettera ad Alice (la ragazza che mi ha aiutata a disegnare il grande cartellone) chiedendole se può continuare il disegno in base a ciò che hanno pensato.

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delle informazioni

sui giochi Successivamente, divisi in gruppi, gli allievi riorganizzano le informazioni sui giochi con l’ausilio di una scheda. 6 marzo 2018

Incontro 4 CpA Sementina

Lavoro sui giochi di ieri e presentazione Wii

Allievi e anziani, divisi in quattro gruppi, continuano il lavoro di approfondimento sui giochi.

Parallelamente al lavoro, i gruppi accompagnati da un’anziana (Olga), vanno a visitare la sua camera da letto.

Quando bambini e anziani sono riuniti viene proposto il gioco del telefono senza fili.

Infine, l’ergoterapista presenta ai bambini la console Wii che prossimamente verrà utilizzata in Casa Anziani e due bambine spiegano a due residenti come giocare ad alcuni giochi.

12 marzo 2018 Attività 8

Condivisione esperienza e preparazione delle bozze dei cartelloni

Dopo una condivisione a grande gruppo, gli allievi divisi nei quattro gruppi riorganizzano le informazioni raccolte e cominciano a creare la bozza del loro cartellone. 22 marzo 2018 Attività 9 Organizzazione incontro 5 e preparazione dei cartelloni

I bambini condividono con i compagni i giochi che vorrebbero presentare agli anziani e si decide come organizzare l’incontro del 26 marzo.

In un secondo momento, i quattro gruppi cominciano ad allestire i cartelloni sui giochi. 26 marzo 2018 Incontro 5 Scuole elementari Preonzo Presentazione dei giochi di oggi agli anziani da parte dei bambini

Inizialmente, alcuni bambini suonano dei brani musicali con la pianola, la chitarra e la fisarmonica. In un secondo momento, degli allievi mostrano agli anziani come pilotare le macchinine telecomandate. Successivamente, i bambini e gli anziani si dividono nei 4 gruppi e ognuno gioca a dei giochi proposti dagli alunni (lego, indovina chi?, jenga, memory,...).

12 aprile 2018 Attività 10

Questionario e continuazione dei cartelloni

Gli allievi rispondono in maniera scritta ad alcune domande riguardanti l’esperienza vissuta durante questi mesi.

Successivamente, continuano con la realizzazione dei cartelloni esplicativi. 24 aprile 2018

Incontro 6 CpA Sementina

Conclusione del

percorso Un’anziana (Ezia), mostra agli alunni come fila la lana e sul filo si appendono i nomi di tutti i bambini e gli anziani che hanno partecipato al progetto. Successivamente, i bambini mostrano ai residenti il grande cartellone che hanno disegnato e lo commentano insieme. Per concludere, come promesso, gli allievi riprendono a giocare con la console Wii insieme ai residenti.

Nel momento di congedo, i bambini consegnano agli anziani una scatola contenente dei disegni.

26 aprile 2018 Attività 11

Presentazione del percorso

I bambini, divisi in gruppi, preparano dei testi da leggere in vista della presentazione PowerPoint contenente alcune immagini significative che verranno mostrate nel corso dell’ultimo incontro.

30 aprile 2018 Incontro 7 Scuole elementari Preonzo

Giochi e saluti finali Per cominciare, viene mostrata e commentata la presentazione con le fotografie significative del percorso. Successivamente, gli allievi mostrano agli anziani i disegni che hanno fatto e leggono le frasi di ringraziamento. In seguito, c’è una ricca merenda per tutti e, per concludere, bambini e anziani giocano insieme alla corda, al cerchio, al mondo, a palla muro e all’elastico.

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5. Analisi e risultati

5.1 Osservazione

Il tema dei giochi, che ha permesso di mettere a confronto due generazioni diverse, ha riscosso un grande successo sia tra gli allievi sia tra i residenti della Casa Anziani; il percorso è stato costruito strada facendo, cogliendo gli stimoli di bambini e anziani.

A partire dal primo incontro, gli allievi chiedevano molto spesso quando sarebbe avvenuto l’appuntamento successivo con gli anziani e, nelle ore precedenti, erano agitati ed emozionati. Si è da subito creato un rapporto sincero e positivo tra le due generazioni tanto che alcuni allievi preparavano disegni o lavori manuali da regalare ai residenti durante i momenti di visita. Per salutarsi e congedarsi, i bambini, inizialmente, stringevano la mano agli anziani mentre, dal secondo incontro, alcuni di essi si salutavano con un grande abbraccio e un bacio sulla guancia. L’avvicinamento fisico non è mai stato forzato ma ha continuato ad aumentare nel corso degli incontri, coinvolgendo quasi tutti gli allievi.

Durante le discussioni in aula senza la presenza degli anziani, i bambini si sono sempre mostrati molto rispettosi nei loro confronti senza mai fare delle battute fuori luogo ma proponendo degli spunti di riflessione profondi e interessanti. L’argomento dei giochi ha interessato tutti e sedici gli allievi che, durante tutte le attività, hanno dimostrato coinvolgimento e una partecipazione attiva. Nel corso dell’attività 6, durante la quale i gruppi presentavano ai compagni i giochi che avevano approfondito con gli anziani, un’allieva di terza elementare ha cominciato a prendere appunti. Questa cosa mi ha stupita positivamente poiché i bambini non sono mai stati sollecitati a farlo e questo conferma il grande interesse.

Un’altra cosa molto interessante da notare è che gli allievi, nel corso degli incontri, hanno adattato e reso più naturale la comunicazione orale con gli anziani. In maniera del tutto autonoma hanno imparato a ripetere più volte una frase, a riformulare una domanda, ad alzare il tono di voce o a rispiegare quanto successo nel corso dell’ultimo incontro.

I bambini hanno anche imparato ad aiutare gli anziani per brevi spostamenti, spingendo la carrozzina o andando a prendere il deambulatore da portare al residente (allegati 9.1 e 11.1).

Questo percorso ha aiutato gli alunni a diventare più consapevoli del ciclo della vita e delle condizioni sociali e materiali degli inizi del secolo scorso, preservando una parte della memoria storica.

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Durante le ricreazioni, gli allievi hanno cominciato a giocare ai vari giochi attirando l’attenzione dei bambini delle altre classi che hanno voluto imparare a loro volta le regole.

Con la creazione dei cartelloni, gli alunni hanno valorizzato i ricordi degli anziani e si sono impegnati molto affinché fossero ricchi d’informazioni e strutturati in maniera ottimale, scegliendo d’impostare tutti i cartelloni secondo la stessa logica (allegato 15.2).

Quando è stato comunicato agli allievi che sarebbe stata l’ultima visita in Casa Anziani, i bambini hanno espresso dispiacere e tristezza ma due allievi hanno comunicato che, insieme ai loro nonni, si sono già organizzati per andare a trovare i residenti a Sementina una volta terminato il progetto sui giochi. Questo fatto mostra l’esigenza di alcuni alunni di mantenere il rapporto creatosi in questi mesi ed è quindi peccato pensare che l’anno prossimo il lavoro non potrà proseguire.

Durante l’attività nella quale gli allievi hanno preparato i testi da leggere per la presentazione delle fotografie di tutto il percorso, un gruppo, riferendosi all’incontro 2, aveva scritto “Leo. ha fatto provare ad Albertina la sua macchina telecomandata e tutti alzavano le gambe perché Albertina non era capace a guidarla.”. Dopo aver sentito la frase, un allievo di 2° elementare è intervenuto dicendo che bisognava trovare altre parole perché così c’era il rischio che Albertina potesse offendersi. Tutto il gruppo ha accolto molto positivamente l’osservazione del compagno e la frase è diventata: “Leo. ha fatto provare ad Albertina la sua macchina telecomandata e tutti alzavano le gambe perché per Albertina era la prima volta e non sapeva bene come pilotarla.”.

Nel corso dell’ultimo incontro, Olga ha portato ai bambini, che le volte precedenti le avevano fatto un regalo, un sacchettino ciascuno contenente caramelle e biscotti con una dedica e un ringraziamento; ha portato anche un altro sacchetto per tutti gli altri allievi (allegato 16.1).

Quando è stato chiesto agli anziani un parere sull’esperienza, Albertina si è emozionata e ha detto ai bambini che quando lei vuole bene alle persone e deve salutarle le viene da piangere. A questo proposito, un allievo è intervenuto dicendole che se voleva poteva piangere e non doveva vergognarsi.

Durante il momento della merenda, senza chiedere nulla, alcuni allievi hanno preso dei bicchieri, li hanno riempiti d’acqua e li hanno portati a tutte le anziane presenti. Questo dimostra la sincerità del rapporto che si è venuto a creare.

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Mentre bambini e anziani giocavano insieme nel cortile della scuola, ha iniziato a piovere e un’allieva, di sua spontanea volontà, è andata nell’atrio, ha preso un ombrello e l’ha tenuto aperto a Olga mentre quest’ultima girava la corda agli altri bambini (allegato 16.1).

Discutendo individualmente con le anziane, tutte loro hanno espresso grande soddisfazione per il percorso. Sono rimaste colpite dall’educazione e dal rispetto che hanno avuto gli allievi nei loro confronti e sono state contente di raccontare ai bambini la loro infanzia.

5.2 Analisi dei dati

Per iniziare questo percorso, è stato chiesto agli allievi di descrivere un gioco ricevuto o svolto durante le vacanze. Dalle produzioni orali e scritte dei bambini è emerso che: 10 (62,5%) sono giochi individuali, 5 (31,25%) sono giochi di società e 1 (6,25%) è uno strumento musicale. Tra questi, 14 (87,5%) vengono svolti in spazi chiusi e 2 (12,5%) all’esterno; tutti e 16 (100%) vengono prodotti a livello industriale e acquistati nei negozi. I giochi di una volta analizzati durante questo percorso, invece, sono giochi da svolgere insieme ad altri bambini, si svolgono tutti all’esterno e venivano creati utilizzando materiali reperibili facilmente. Questi dati confermano quanto detto in precedenza nel capitolo 3.3, ossia che i giochi moderni sono perlopiù statici e svolti in spazi chiusi, mentre le attività ludiche di una volta erano incentrate sul movimento e sulla condivisione e venivano svolte, nella maggior parte dei casi, all’esterno.

Un aspetto interessante emerso durante la seconda attività proposta, che prevedeva un’analisi delle fonti materiali, è che, nonostante i bambini vivano in piccoli paesi (Moleno, Preonzo e Gnosca) a contatto con persone anziane, all’inizio di questo percorso non possedevano conoscenze legate ai giochi di una volta. Come si può osservare nella tabella riportata nell’allegato 3.2, i giochi che gli allievi hanno riconosciuto sono stati la corda per saltare e, in parte, i trampoli poiché esistono ancora oggi. Per quel che riguarda il cerchio e il cilìo, gli allievi hanno fatto delle ipotesi molto lontane dalla realtà e nessuno ha ipotizzato una funzione ludica o un utilizzo da parte di fanciulli. Durante la preparazione delle domande per l’intervista del 5 febbraio (secondo incontro), una bambina, Ag., ha detto a un suo compagno: “Chiediamo se quando erano piccoli lavoravano (si riferisce agli anziani).” e lui ha risposto: “Ma da bambini non si lavora, si va a scuola!” e lei ha replicato: “No, mio nonno alla mia età (8 anni) lavorava già perché erano poveri.” Questo fa risaltare le diverse conoscenze iniziali che possedevano gli allievi all’inizio del percorso riguardanti le condizioni di vita dei primi decenni del secolo scorso.

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Nel corso dell’attività 4, è stato chiesto agli allievi d’ipotizzare alcune risposte che avrebbero fornito gli anziani a partire dalle domande formulate dai bambini. I risultati emersi, visibili nell’allegato 6, riportano, in blu, delle concezioni errate che però sono molto vicine alla realtà degli allievi, come, per esempio, andare a scuola con il bus, giocare con i lego e mangiare le lasagne. Queste ipotesi sono riscontrabili soprattutto per quel che riguarda l’alimentazione e il tragitto casa-scuola. Un altro dato interessante riguarda le risposte dei bambini evidenziate in verde: queste risposte sono la rielaborazione delle informazioni emerse durante il primo incontro in Casa Anziani come, ad esempio, il termine “lavori” usato per indicare quelli che i bambini chiamano “lavoretti manuali”. Gli anziani hanno spiegato che la parola “lavoretti” è riduttiva e loro preferiscono chiamarli “lavori”. I bambini, nelle risposte, hanno anche citato parecchi giochi come i trampoli, la corda, prendersi, nascondino, la palla, il cilìo (nominato per la prima volta da un’anziana, gli allievi non conoscevano il termine),... Un alunno ha scritto che a un’anziana piace “colorare disegni piccoli” poiché durante il primo incontro ha aiutato i bambini a colorare il tassello di puzzle. Altri bambini hanno citato il bar, la parrucchiera e l’ergoterapista che sono tutti servizi presenti all’interno dell’istituto.

A seguito degli incontri 3 e 4, gli allievi che dovevano approfondire il gioco del nascondino, hanno voluto descrivere quello della mosca cieca. La ragione sta nel fatto che, discutendo con alcune anziane, è emerso che loro non giocavano a nascondino ma a mosca cieca e quindi i bambini hanno chiesto loro di avere maggiori informazioni a riguardo. Nel momento della realizzazione dei cartelloni, nonostante gli alunni avessero la scheda informativa del nascondino (allegato 8.2), mentre della mosca cieca avevano solo alcuni loro appunti, hanno voluto descrivere quest’ultimo. L’episodio dimostra la ricchezza e la potenzialità delle fonti orali, le quali prevalgono su quelle scritte e vengono ricordate con più facilità.

Nel corso dell’attività 10, è stato sottoposto ai bambini un questionario con alcune domande inerenti il lavoro svolto (allegato 12).

Nella prima domanda (“Qual è la cosa che ti è piaciuta di più nel corso di questo percorso?”), 6 allievi (37,5%) hanno risposto “andare in Casa Anziani”, 7 (43,75%) “incontrare gli anziani”, 2 (12,5%) si sono riferiti al momento di presentazione dei giochi e 1 allievo (6,25%) alla realizzazione dei cartelloni. Questo indica che l’esperienza di conoscere gli anziani e il posto in cui vivono hanno avuto un impatto positivo sugli allievi.

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Nella seconda domanda (“Hai imparato qualcosa da questa esperienza? Perché?”), 13 bambini (81,25%) hanno risposto di aver imparato i nomi e le regole dei giochi di una volta, 1 bambino (6,25%) ha detto di non aver imparato nulla, 1 allieva (6,25%) si è riferita allo stile di vita e 1 alunno (6,25%) ha affermato di aver imparato a conoscere meglio i suoi compagni di scuola. Dai risultati si può notare che la grande maggioranza conferma di essere consapevole di aver appreso qualcosa sui giochi popolari ticinesi ed è proprio questo che il percorso mirava a fare.

Nella terza domanda (“Se avessimo trattato il tema dei giochi senza l’aiuto degli anziani sarebbe cambiato qualcosa? Perché?”), 16 allievi (100%) hanno detto di sì. 14 di loro (87,5%) hanno giustificato la risposta dicendo che gli anziani sono fonti indispensabili d’informazioni, mentre 2 bambini (12,5%) si sono riferiti al divertimento. Queste risposte confermano nuovamente la potenzialità dello scambio intergenerazionale e mostrano anche come gli alunni siano consapevoli che questi incontri non sono stati solo dei momenti ludici ma principalmente costruttivi per quel che concerne l’apprendimento.

Nella quarta domanda (“Ti farebbe piacere continuare a lavorare insieme agli anziani? Perché?”), 16 allievi (100%) hanno detto di sì. I motivi riguardano soprattutto il divertimento (31,25%) e l’apprendimento (50%). Questi risultati dimostrano che tutti gli alunni hanno apprezzato questi scambi e vorrebbero proseguire il lavoro sia perché si divertono, sia perché ammettono di voler continuare a imparare cose nuove.

Nella quinta domanda (“C’è una differenza tra incontrare i tuoi nonni e i residenti della Casa Anziani? Se sì, cosa?”), 5 bambini (31,25%) hanno detto di no, mentre gli altri 11 (68,75%) hanno detto di sì. I motivi riguardano l’età (“i residenti sono più anziani dei nonni”), il numero (“i nonni sono 2, gli anziani sono tanti”) e la frequenza (“i nonni li vedo spesso mentre i residenti no”). Nella sesta domanda (“Cos’è il gioco?”), non si notano risposte significativamente diverse rispetto a quelle date durante l’attività 5 (allegato 8.1).

Nella settima domanda (“Qual è la differenza più grande tra le condizioni di vita di oggi e quelle di ieri?”), 8 allievi (50%) si sono riferiti al cambiamento delle scuole e dei maestri (“una volta erano più severi”), 2 bambini (12,5%) hanno citato la povertà, 3 (18,75%) hanno detto che oggi le cose sono più moderne e 1 allieva (6,25%) ha scritto che una volta c’era più possibilità di guerra. Dalle risposte emerge come i bambini siano più sensibili verso gli aspetti che li riguardano da vicino (in questo caso la scuola). È interessante notare come metà di loro si sia riferita a questo tema soprattutto perché in classe non è mai stato affrontato in maniera esplicita.

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Nell’ottava domanda (“Qual è la differenza più grande tra i giochi di oggi e quelli di ieri?”), 7 allievi (43,75%) hanno detto che i giochi di oggi sono elettronici e più moderni, 6 bambini (37,5%) hanno scritto che i giochi di una volta si costruivano mentre quelli di oggi si acquistano e 1 allievo (6,25%) ha detto che i giochi di ieri si rompevano di meno. Quello che emerge da queste risposte è che gli alunni hanno compreso la differenza dei materiali dai quali sono costituiti i giochi e, indirettamente, hanno fatto riferimento alle condizioni di vita di una volta, dicendo che i bambini non acquistavano i giochi ma li costruivano da soli.

Nell’ultima domanda (“Definisci con una parola questa esperienza.”), tutti gli allievi hanno riposto in maniera positiva utilizzando le parole: “bella”, “bellissima” e “divertente”.

Durante l’ultimo incontro, è emersa la grande sensibilità che i bambini hanno acquisito nel corso di questo percorso: è interessante notare come essi siano diventati più attenti e premurosi nei riguardi degli anziani. Nel primo incontro bisognava ripetere diverse volte di stare attenti a non urtare i piedi dei residenti, ai loro spostamenti spesso a rischio cadute, di salutare e di parlare più forte. Il 30 aprile, invece, gli allievi sono andati ad accogliere gli anziani ai posteggi, hanno dato loro la mano e li hanno accompagnati a scuola. Nel momento della merenda si sono premurati che tutti avessero qualcosa da bere, li hanno protetti dalla pioggia andando a prendere degli ombrelli e li hanno salutati con lunghi abbracci.

Le competenze citate nel capitolo 4.2, sono state attivate e sviluppate nel corso dei mesi. In particolare, si può notare che gli allievi:

• Hanno rispettato e aiutato gli anziani, adattando e modificando i loro comportamenti e i loro atteggiamenti, rendendo la comunicazione orale più fluida e naturale.

• Hanno individuato delle domande d’indagine, soprattutto in vista dell’intervista dell’incontro 2, e hanno sollevato interrogativi in classe per i quali hanno trovato risposte chiedendo direttamente agli anziani.

• Hanno domandato e si sono interessati alle condizioni di vita passate, restando affascinati ma allo stesso tempo sorpresi dalla rapida evoluzione avvenuta in questi decenni.

• Hanno raccolto informazioni sui giochi, documentandosi, prendendo appunti e parlando con gli anziani. In seguito, hanno divulgato quanto appreso sia in maniera scritta, con la creazione dei cartelloni esplicativi sui giochi (allegato 15), sia in maniera orale, spiegando le regole agli altri bambini dell’istituto.

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6. Conclusioni

6.1 Risposta alla domanda di ricerca

L’analisi dei risultati evidenzia che lo scambio intergenerazionale influenza positivamente l’acquisizione del patrimonio culturale da parte dei bambini grazie soprattutto alla ricchezza delle fonti orali e al legame che si crea. Gli allievi sono più coinvolti durante le lezioni e ricordano più facilmente quanto appreso poiché lo legano a esperienze personali realmente vissute.

Il legame affettivo, relazionale ed educativo che s’instaura rappresenta dunque sia un’occasione di crescita, sia un’opportunità per l’apprendimento.

Come detto nel capitolo precedente riguardante l’osservazione, lo scambio intergenerazionale ha portato i bambini a essere più consapevoli delle fasi della vita, considerando anche la vecchiaia e ciò che la caratterizza (le difficoltà deambulatorie, il cambiamento fisico, il declino cognitivo,...). Allo stesso tempo, i giochi hanno permesso di far emergere l’evoluzione delle condizioni di vita materiali nel corso di questi ultimi decenni, confrontando gli allievi con una realtà ben diversa da quella vissuta da loro.

Lo scambio intergenerazionale, quindi, non solo influenza e favorisce l’acquisizione del patrimonio culturale, ma educa i bambini alla diversità e li sensibilizza nelle relazioni umane.

6.2 Limiti e possibili sviluppi

Il limite principale di questa ricerca riguarda il tempo a disposizione poiché il lavoro si è svolto sull’arco di soli 4 mesi dove è stato comunque possibile organizzare 7 incontri. Sarebbe stato interessante avere a disposizione tutto l’anno scolastico, così da garantire ad allievi e anziani un senso di costanza e continuità e non troncare sul nascere il legame affettivo molto forte che si è instaurato. Il poco tempo a disposizione per sviluppare il progetto non ha permesso di approfondire alcuni aspetti che sono emersi durante il percorso, quali, ad esempio, la scuola di una volta, le conte e le filastrocche, limitandone la potenzialità. Inoltre, se dovessi riproporre il percorso, offrirei più momenti in classe incentrati sull’analisi delle condizioni di vita degli inizi del secolo scorso poiché ho notato grande interessamento e curiosità da parte degli allievi.

Un altro limite riguarda il numero di bambini coinvolti (16) che non permette di generalizzare i dati ottenuti.

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