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In luogo di prefazione

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Academic year: 2021

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22 July 2021

AperTO - Archivio Istituzionale Open Access dell'Università di Torino

Original Citation: In luogo di prefazione

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MIMESIS

This is a pre print version of the following article:

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Comparative Studies in Modernism

N. 2

Collana diretta da Franco Marenco e Giuliana Ferreccio COMITATO SCIENTIFICO

Elena Agazzi (Università di Bergamo), Ann Banfi eld (University

of California, Berkeley), Olaf Breidbach (Universität Jena), Nadia

Caprioglio (Università di Torino), Daniela Carpi (Università

di Verona), Melita Cataldi (Università di Torino), Remo Ceserani (Stanford University), Anna Chiarloni (Università di Torino), Enrico

De Angelis (Università di Pisa), Georges Didi-Huberman (École des

hautes études en sciences sociales, Paris), Elio Franzini (Università di Milano), Massimo Fusillo (Università dell’Aquila), Maria Teresa

Giaveri (Università di Torino), Roberto Gilodi (Università di Torino), Sergio Givone (Università di Firenze), William Marx (Université Paris

Ouest Nanterre La Défense), Pier Giuseppe Monateri (Università di Torino), Chiara Sandrin (Università di Torino), Paolo Tortonese (Université de Paris III), Carla Vaglio Marengo (Università di Torino)

Federico Vercellone (Università di Torino), Barbara Zandrino

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MANIFEST

A

ZIONI

I manifesti avanguardisti tra

performance e performatività

a cura di

Alessandro Catalano,

Massimo Maurizio e Roberto Merlo

MIMESIS

(5)

MIMESIS EDIZIONI (Milano – Udine) www.mimesisedizioni.it mimesis@mimesisedizioni.it Collana: Cosmo, n. 2 Isbn: © 2014 – MIM EDIZIONI SRL Via Monfalcone, 17/19 – 20099 Sesto San Giovanni (MI)

Phone: +39 02 24861657 / 24416383 Fax: +39 02 89403935

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INDICE

INLUOGODIPREFAZIONE

di Alessandro Catalano, Massimo Maurizio e Roberto Merlo I THE LITERARY MANIFESTO – TEXT, DISCOURSE, ACTION

di Rodica Ilie 9

ATTIMIDISUBSPECIEAETERNITATIS, OVVEROGLISCRITTI PROGRAMMATICIDELLAMODERNITÀLETTERARIAFRANCESE

di Eleonora Di Mauro 25

MANIFESTOE “MANIFESTIVITÀ” NELL’AVANGUARDIASTORICARUSSA

di Sergej Birjukov 39

ŠKLOVSKIJ, KRUČENYCH, MALEVIČ. UNAFORMANUOVA GENERAUNNUOVOCONTENUTO

di Nadia Caprioglio 47

RHETORICALACTS, PERFORMATIVEACTS. URMUZANDTHE

(META)MANIFESTOSOFROMANIANAVANT-GARDE

di Emilia Parpală 59

ILRUOLODELMANIFESTONEIMOVIMENTICHEANTICIPANO LAPRIMAAVANGUARDIAPOLACCA

di Alessandro Ajres 75

AVANGUARDIA/AVANGUARDIE: ILLUNGOCAMMINODELL’ARTEMODERNA CECADALCUBISMOALPOETISMOATTRAVERSOIMANIFESTILETTERARI

(7)

DECLAMAZIONIFUTURISTE

di Barbara Zandrino 119

RADICALREALISM: EZRA POUNDANDTHEVORTICISTMANIFESTOS

di Rebecca Beasley 133

ESORDIAVANGUARDISTIIN AMERICA LATINA:

NONSERVIAMDI VICENTE HUIDOBRO

di Anna Boccuti 145

INDICEDEINOMI 157

(8)

A

LESSANDRO

C

ATALANO

, M

ASSIMO

M

AURIZIO

, R

OBERTO

M

ERLO

IN LUOGO DI PREFAZIONE

Questo volume nasce come naturale compimento delle giornate di studi

manifestAzioni. Il manifesto avanguardista tra performance e performati-vità, tenutesi il 2-3 marzo 2012 presso l’Università di Torino e organizzate

dal Centro Studi “Arti della Modernità”. Riunendo specialisti interessati al fenomeno delle avanguardie storiche di aree culturali diverse, dall’Ameri-ca latina alla Russia, attraverso le avanguardie francese, inglese, italiana, ceca, romena e polacca, tali giornate si proponevano di tentare una siste-matizzazione concettuale in un prospettiva comparativa del manifesto let-terario, inteso non tanto come mera dichiarazione programmatica, quanto piuttosto come genere a sé, “interstiziale”, come testo ibrido al confi ne di modi espressivi e scrittori, tra retoriche e linguaggi, come opera “eclettica di codici e strategie persuasive”1.

Affermatasi – come qui ben illustra l’intervento di E. di Mauro – a ca-vallo tra XIX e XX secolo in seno alla modernità letteraria francese, la pratica letteraria del manifesto raggiunge il massimo utilizzo e perfeziona-mento estetico in seno alle avanguardie storiche, tanto da essere recepito, dal futurismo marinettiano in poi, sia dai propugnatori che dagli oppositori dei movimenti avanguardisti, quale modalità espressiva privilegiata dell’i-deologia “d’avanguardia”. Come risulta con chiarezza dai contributi qui raccolti, dalla Polonia alla Francia e dalla Romania al Sudamerica, il fa-scino di questa nuova specie testuale è tale che ora come allora vari autori, tanto critici quanto scrittori, considera(va)no i manifesti la parte migliore della produzione letteraria avanguardista, e il legame tra la forma del ma-nifesto e l’idea di avanguardia è tanto stretto che la critica contemporanea ha creduto di individuare in tale pratica letteraria un elemento centrale di distinzione (e opposizione) tra avanguardia e modernismo.

Tanto la durevole fascinazione esercitata dal manifesto avanguardista, di cui questo volume è certo un testimone, quanto il suo carattere fortemente

1 R. Ilie, Manifestul literar. Poetici ale avangardei în spaţiul cultural romanic, E.U.T, Braşov 2008.

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II manifestAzioni

identifi cativo di un modo storicamente determinato di concepire e soprat-tutto di fare letteratura nascono dalla peculiare modalità retorica che il ma-nifesto attua e dalla sua speciale natura di interfaccia tra realtà e letteratura, acutamente analizzata in questo volume in particolare da R. Ilie. Il mani-festo avanguardista è espressione di forti tensioni ideologiche – letterarie, ma anche politiche e sociali – manifestate spesso in maniera oppositiva (la dicotomia apollinairiana tra “Abbasso” ed “Evviva”) e comunicate in ma-niera diretta dallo scrittore al pubblico in un linguaggio spesso aggressivo e dai toni tribunizi. Il manifesto avanguardista è quindi atto performativo, in senso sia teatrale che retorico, messa in scena di fruizione sommamente interattiva (anche in senso concreto, aspetto analizzato qui da B. Zandrino) e atto linguistico perlocutorio e illocutorio: il manifesto minaccia, fonda, battezza, promette, dichiara a benefi cio di un destinatario esplicito e

ne-cessario, affi nché il carattere performativo e il valore conativo propri del

messaggio avanguardista possano compiersi. Il manifesto avanguardista non è solo espressione di un “credo”, ma anche vera e propria performance di una fi losofi a dei valori estetici ed etici. Come reazione a una situazione della cultura coeva percepita come decadente, sclerotizzata e “caotica”, la retorica specifi ca del manifesto propone un nuovo “ordine”, che a livel-lo letterario non si limita a prefi gurare bensì istituisce performativamente attraverso un atto linguistico di normazione: mentre dice cos’è e come va fatta la letteratura, il manifesto è e fa letteratura. Logos che diventa nomos,

dicendo il manifesto compie: la parola tradotta in (re)azione si fa

“manife-stAzione” (da qui il titolo delle giornate e del volume).

A fronte di tale evidente derivazione e dipendenza dal contesto socio-culturale in cui si colloca, in quanto interfaccia tra scrittore e pubblico e tra realtà e rappresentazione, il manifesto – come ha osservato P. Czapliński2

– è il più letterario dei documenti storici e il più storico dei testi letterari. Nei termini di P. Ricœur3, esso è un “archivio”, documento dei

mutamen-ti di sensibilità e dei cambiamenmutamen-ti nella consapevolezza, nel linguaggio e nella mentalità di un’epoca di una cultura nonché, di conseguenza, stato dell’arte sui generis. Il manifesto avanguardista (e con esso i suoi eredi) è “sintomo” di una volontà di cambiamento, radicale e pluridimensionale (artistico, sociale, politico, fi losofi co) ancorata a un contesto ben preciso. La sua natura è paradossale, in quanto esso è generalmente effi mero come

2 P. Czapliński, Poetyka manifestu literackiego 1918-1939, Wydawnictwo IBL, Warszawa 1997, p. 60.

3 P. Ricœur, Dal testo all’azione. Saggi di ermeneutica, trad. di G. Grampa, Jaca Book, Milano 1989, pp. 135, 168.

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A. Catalano, M. Maurizio, R. Merlo - In luogo di prefazione III

azione ma duraturo come testimonianza, proclama generazionale e voce della crisi di un’epoca.

Il manifesto è una specie paradossale anche in quanto la relazione tra teoria e pratica che dovrebbe legarlo ai testi più propriamente “letterari” appare spesso assai labile. I propositi espressi nei manifesti – e qui critici vecchi e nuovi oscillano tra “purtroppo” e “per fortuna” – faticano spesso a trovare paralleli nella produzione avanguardista più propriamente lettera-ria, benché a uno sguardo più approfondito sia certo possibile individuare un rapporto di derivazione, un’assimilazione delle forme del manifesto da parte della poetica di certi autori, come nel caso delle poesie del giova-ne Majakovskij, chiaramente debitrici all’estetica delle dichiarazioni pro-grammatiche futuriste coeve sebbene di gran lunga meno radicali e più ricettive rispetto alla tradizione precedente. In tal senso, R. Poggioli4

giun-ge ad affermare che la poesia avanguardista nel suo complesso avrebbe un carattere effi mero e dai risultati spesso discutibili; al contrario il manifesto – gesto eminentemente antagonista, elaborato alla luce di un’estetica istin-tiva e spesso radicale – permane nella coscienza comune anche a distanza di molti decenni. Ciò sarebbe dovuto, secondo N. Osorio Tejeda5, non tanto

alla solidità argomentativa e alla logica dei contenuti (o, aggiungiamo noi, alla realizzabilità stessi degli obiettivi), quanto piuttosto alla carica emoti-va che il “genere” manifesto implica. Del resto la distanza tra teoria e pra-tica della letteratura d’avanguardia, così come il potenziale di durevolezza del testo-manifesto rispetto a testi più prettamente “letterari”, apparivano chiari già ai contemporanei, laddove ad esempio il poeta modernista e fi losofo della cultura romeno L. Blaga considerava i manifesti l’esito lette-rariamente più compiuto della poetica avanguardista6.

L’analisi di questi testi come specie a sé stante conduce a una rivaluta-zione dell’estetica letteraria delle avanguardie, prima di tutto in forza della componente radicale, contrapposta ai modi espressivi del raffi nato moder-nismo, multisemantico rimando a una realtà altra e, di norma, superiore. La negazione aprioristica dell’estetica modernista porta i fi rmatari dei manife-sti avanguardimanife-sti all’elaborazione di un discorso antipassatista e antitradi-zionalista, nonché di una lingua atta a esprimerlo, semplifi cata a vantaggio della retorica tribunizia, ma anche della pubblicità, della propaganda e del

4 R. Poggioli, Teoria dell’arte d’avanguardia, il Mulino, Bologna 1954.

5 N. Osorio Tejeda, Manifi estos, proclamas y polémicas de la vanguardia literaria hispanoamericana, Biblioteca de Ayacucho, Caracas 1988.

6 L. Blaga, Manifestele [I manifesti], in “Gândirea” [Il pensiero], 11/1925, ora in Id., Ceasornicul de nisip, ediţie îngrijită, prefaţă şi bibliografi e de M. Popa, Dacia, Cluj 1973, pp. 120-122: p. 120.

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IV manifestAzioni

discorso politico adattato alle nuove esigenze artistiche. Da qui, la perfor-matività enunciativa, immediata e belligerante che defi nisce in modo fon-damentale la natura composita del manifesto, esempio altamente effi cace di sincretismo di credo ideologico dogmatizzato (livello contenutistico), e pratica estetica in quanto tale (livello compositivo-oratorio7). La

coesisten-za di questi piani necessari e costitutivi è dovuta al fatto che il manifesto si presenta contemporaneamente come fatto culturale conscio, come latore di un messaggio (il contenuto), in quanto testo fi nito, e come atto locutorio affi dato alla componente declamatoria, che quindi aggiunge informazioni sempre nuove con il procedere della lettura-declamazione; in questo senso le relazioni tra utterance e uttering e tra locutionary, illocutionary e

per-locutionary act, rilevate in questo volume da R. Ilie, sono consonanti con

la visione del manifesto come formula tripartita, prima di tutto dal punto di vista dell’elaborazione del messaggio in senso “sillogico”, avanzata da M. Angenot8: l’incipit è di solito una denuncia polemica e generalista dello

stato di degrado, sociale ed estetico del mondo circostante, che richiama il topos del mundus inversus; la parte centrale prosegue e approfondisce, spesso in toni meno polemici, la denuncia iniziale, affermando l’urgenza di un rinnovamento estetico attraverso la defi nizione di ciò che l’arte rap-presenta; la conclusione, infi ne, conferma nella comune celebrazione pro-fetica di un nuovo sentire la speranza in una futura generazione di oracoli ancora sconosciuti, in grado di rievocare ed esprimere il senso di rinnova-mento estetico e spesso anche etico.

Anche solo da queste brevi considerazioni introduttive, necessariamente parziali, risulta che l’analisi del manifesto letterario possa e debba essere affrontata da punti di vista diversi, prendendo in esame di volta in volta peculiarità che contribuiscono ad arricchire la natura delle dichiarazioni programmatiche, aggiungendo aspetti nuovi, diversi, talvolta opposti, ma comunque specchio della pluralità delle voci e delle tendenze delle avan-guardie europee, illustrate nel presente volume, in rigoroso ordine geogra-fi co da est a ovest, dagli interventi di S. Birjukov e N. Caprioglio sull’a-vanguardia russa, E. Parpală su quella romena, A. Ajres sulla polacca, A. Catalano su quella ceca, B. Zandrino sull’avanguardia italiana, R. Beasley sull’inglese e A. Boccuti su quella dell’America latina.

Questo volume vuole essere una proposta di analisi comparativa e ge-nerale di quel fenomeno estremamente complesso ed eterogeneo che fu il

7 R.S. Heimpel, Généalogie du Manifeste littéraire, University Press of the South, New Orleans 2001.

8 M. Angenot, La Parole pamphlétaire. Typologie des discours modernes, Payot,

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A. Catalano, M. Maurizio, R. Merlo - In luogo di prefazione V

manifesto delle avanguardie storiche, reso ancora più sfaccettato dal ri-mando a culture diverse e lontane tra loro. Ci sembra infatti che proprio le molteplici combinazioni possibili delle tessere del mosaico del manifesto letterario possano gettare nuova luce su uno dei fenomeni più interessanti, di lunga durata e larga circolazione della cultura contemporanea, foriera di rifl essioni non soltanto letterarie e artistiche, ma anche storiche, sociali e linguistiche.

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