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Pezzano, T. (2017). Le radici dell’educazione. La teoria dell’esperienza in John Dewey

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MeTis. Mondi educativi. Temi, indagini, suggestioni 9(1) 2019, 696-698 ISSN: 2240 9580

RECENSIONE - REVIEW Pezzano T. (2019) Le radici dell’educazione. La teoria dell’esperienza in John Dewey

Milano: FrancoAngeli di Maria Chiara Michelini

Andare alle fondamenta della pedagogia, nell’ottica della teoria dell’esperienza di John Dewey, questo è l’intendimento del volume di Teodora Pezzano intitolato, appunto, Le radici dell’educazione. In questo senso, il saggio affronta uno dei problemi centrali della ri-flessione pedagogica, vale a dire quello di dare un fondamento teo-rico alla propria elaborazione, tra natura e cultura dell’uomo, tra essere e divenire, tra ontologia e contingenza storica. L’originalità della posizione deweyana, che rintraccia nella teoria dell’esperienza «il punto fermo, il nesso organico tra educazione ed esperienza personale», viene sviluppata dall’autrice, a partire dall’ipotesi che il saggio The reflex arc concept in Psychology (1896), costituisca una chiave di lettura essenziale.1 Lo scritto in questione costituisce una rottura

epistemologica rispetto alla concezione cartesiana dell’arco riflesso e alla sua influenza in campo psico-biologico. Il risultato di quella interpretazione, scrive Dewey, è che «l’idea dell’arco riflesso ci la-scia con una psicologia smembrata, sia se osservata dal punto di vista dello sviluppo del singolo individuo o nella razza, sia da quel-lo dell’analisi della coscienza umana, […] non riuscendo a vedere che l’arco di cui parla è praticamente un circuito, una ricostruzione continua».

1 Il riferimento è al saggio: Dewey J., The Reflex Arc Concept in Psycology,

in The Early Works of John Dewey 1882-1898, ed. Jo Ann Boydston, Southern Illinois Press, Carbondale anda Edwarsdville, 1972, pp. 96-109. [Prima pubblica-zione in Psychological Review, III (luglio 1986), pp. 357-370], di cui Teodora Pezzano offre in Appendice la traduzione italiana.

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Teodora Pezzano, che già in passato aveva affrontato i temi dell’americano, anche con la spigolatura peculiare degli studi gio-vanili, sviluppa la sua ipotesi rileggendo l’imponente riflessione te-orica di John Dewey da Democrazia e educazione (1916) a Esperienza e natura (1925), Arte come esperienza (1934), fino all’approdo del 1934 di Esperienza e educazione, mostrando come l’intero sviluppo possa essere compreso a partire dalla svolta rispetto alla concezione car-tesiana dell’arco riflesso. Ciò implica un duplice impegno, che l’autrice affronta con grande rigore, anche esprimendo autentico entusiasmo intellettuale. Il primo consiste nel rileggere la poderosa produzione deweyana non solo e non tanto in senso diacronico, quanto della continuità concettuale del suo pensiero, dagli scritti giovanili alla produzione della maturità, dando conto di come la teoria dell’esperienza si sviluppi e costituisca il fondamento della teoria dell’educazione. Nella complessa elaborazione di Dewey, in-fatti, la struttura psico-biologica dell’individuo rende possibile l’esperienza, come flusso continuo dell’interazione tra individuo e ambiente, in una logica di crescita progressiva, in cui ogni espe-rienza influenza quella successiva. Per questa ragione, la natura e la qualità educativa di ogni intervento, acquistano un valore dirimen-te, orientando le opzioni possibili ed esigendo contesti caratterizza-ti in senso democracaratterizza-tico, in modo che il massimo potenziale di ogni esperienza si possa estrinsecare. Il secondo impegno comporta una riflessione sistematica sul contributo di giganti del pensiero: Carte-sio, William James che ne criticò la concezione dell’arco riflesso, Kant e la ragione come centro dell’intera sfera dell’esperienza, il metodo dialettico di Hegel per raggiungere l’unità organica, l’idea di Hall sul conscio e sull’inconscio. In questo scenario il concetto di esperienza viene esplorato dall’autrice nella sua complessità, “geometrica e matematica”, seguendo la matrice cartesiana, natura-le ed educativa, in riferimento a James e, soprattutto a Dewey, fa-cendo emergere il ruolo dell’intelligenza che trova nell’agire la sua manifestazione. In questa ricognizione i temi per i quali Dewey continua oggi a vitalizzare la riflessione pedagogica, il learning by doing, la scuola laboratorio, il rapporto teoria-pratica, l’educazione nuova e progressiva in comparazione con quella tradizionale,

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l’indagine, vengono esplorati e ricomposti nella loro stringente e vitale connessione sinergica. Da questa ricognizione, chiarita la confutazione del dualismo che fin da Cartesio il pensiero filosofico ha lungamente discusso, pertanto, emerge il senso autentico della tensione a superare il divario tra scuola e vita, tra esperienze scola-stiche e quotidiane, entro un’idea di comunità e scolastica e sociale, come messa in comune di idee e obiettivi, a partire dall’interscambio di pensieri e di emozioni. L’autrice affronta tutto ciò avvalendosi dei contributi offerti in tal senso dai principali stu-diosi italiani e stranieri, proponendo una ricca e raffinata ricogni-zione, riuscendo ad affrontare le questioni con coerenza ed organi-cità argomentativa, offrendo un contributo originale e profondo.

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