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Rimescolarsi e conoscersi nel torbido della Senna: la formazione francese di Giuseppe Ungaretti.

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Academic year: 2021

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Introduzione

Il titolo della mia tesi riprende i versi della poesia I Fiumi, composta in trincea, sul Carso, il 16 agosto 1916: “Questa è la Senna / e in quel suo torbido / mi sono rimescolato / e mi sono conosciuto”. Li ho scelti perché mi sono sembrati significativi ed adeguati allo scopo che mi ero prefissa iniziando a ricercare materiale sul legame tra Ungaretti e la Francia. Infatti la loro bellezza consiste nel mettere in risalto l’essenza ed il risultato dell’esperienza francese di Ungaretti, e cioè una vera e propria conoscenza di sé, attraverso un “rimescolamento”, ovvero un’immersione totale nell’ambiente parigino di inizio Novecento. I Fiumi è la poesia che esprime nel modo migliore l’affinità, in Ungaretti, tra il succedersi delle tappe geografiche e lo sviluppo di un’identità personale, civile ed intellettuale. Il suo scopo è infatti quello di trovare un’armonia nella propria vita, per alleviare la solitudine esistenziale che lo assale. Io cercherò di fare lo stesso: analizzerò le tappe geografiche, biografiche, intellettuali e poetiche di Ungaretti, con una focalizzazione particolare sulle cose che riguardano i legami francesi di Ungaretti, per poi individuare un nucleo onnicomprensivo, una sorta di armonia tra i vari elementi.

La mia analisi tocca i primi trent’anni circa della vita di Ungaretti. Questo perché mi era favorevole sia cronologicamente, visto che il ritorno di Ungaretti in Italia risale al 1921, che anche dal punto di vista poetico, poiché l’Allegria di naufragi del 1919 conclude in un certo senso la prima tappa del percorso poetico di Ungaretti, quello in cui egli, ancora fresco di studi, risente maggiormente dell’influsso dei poeti francesi perlopiù simbolisti, ed in cui il contatto con l’ambiente parigino delle avanguardie è più stretto. Ciò non significa che sarebbe mancato da analizzare materiale inerente al periodo successivo, visto Ungaretti non interromperà mai i rapporti con gli amici e la cultura francese, ma la mia intenzione era dare un quadro d’insieme di come Ungaretti arriva ad essere il poeta che l’Italia conosce.

Dare un quadro d’insieme significa per forza doversi orientare in mezzo ad una molteplicità di argomenti da affrontare, senza tralasciare niente ma allo stesso tempo senza dilungarsi troppo. Ho

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cercato di procedere per eliminazione, perché mi sono resa conto nel corso del lavoro che non sarebbe stato possibile parlare di tutto. Certi argomenti, seppur interessantissimi, sarebbero usciti dalla delimitazione soprattutto temporale che mi ero prefissata, ed ho dovuto abbandonarli per dare più spazi ad altri, più coerenti con le mie intenzioni. Le questioni affrontate sono rimaste comunque numerose, e per quanto io abbia cercato di essere esauriente, si può talvolta avere l’impressione di un catalogo di argomenti. In ogni caso, io resto dell’opinione che questo sia stato l’unico modo per dipingere l’atmosfera in cui Ungaretti ha vissuto negli anni della sua formazione, e mostrare come tale atmosfera abbia influito nel suo intimo per sviluppare la sua vocazione poetica e dirigerla nella direzione che ha preso, piuttosto che in un’altra. Su alcuni argomenti che ho affrontato sono state scritte altrettante tesi ed opere critiche, il legame di Ungaretti con certi autori è stato frutto di attenta analisi, mentre quello con altri autori è stato finora sottovalutato o ignorato, ma in generale ciò che a me interessava particolarmente era vedere come tutti questi elementi funzionassero qualora inseriti in un sistema. La mia intenzione era osservare fino a che punto la cultura francese ha influito sullo sviluppo della personalità di Ungaretti, e sulla sua creazione poetica. Il modo in cui ho proceduto era secondo me il più adeguato a dare quell’idea di “rimescolamento”, come Ungaretti stesso la intendeva.

Nella prima parte del mio lavoro traccio un ampio excursus biografico, inserendo problematiche di tipo critico e cercando di concentrarmi sull’influsso di tali vicende sulla formazione della poetica ungarettiana. Inoltre, mi soffermo maggiormente sulle cose che non verranno riprese in seguito, amicizie ed influenze letterarie soprattutto. Ho diviso la sezione biografica in tre parti, secondo la scansione creata dagli spostamenti del poeta. L’infanzia e l’adolescenza sono passate ad Alessandria d’Egitto, luogo importante e ricco di suggestioni che il poeta avrebbe riutilizzato in futuro. Un’accurata analisi di tale periodo è risultata imprescindibile dal discorso intrapreso sulla formazione francese di Ungaretti, in quanto “anticamera” francese. Il soggiorno a Parigi ha luogo dal 1912 al 1914: è un periodo decisamente più corto degli altri, ma altrettanto denso di avvenimenti e spunti. Affronto infine la fase della prima guerra mondiale e del dopoguerra. Ungaretti è sul fronte italiano e francese, e qui il poeta scopre il sentimento della fratellanza, nonché il linguaggio consono alla sua poesia. Il primo

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dopoguerra, da lui trascorso ancora a Parigi, è un periodo economicamente difficile ma fecondo per incontri e poesia.

Nella seconda parte vado ad analizzare le letture che Ungaretti ha fatto, le influenze letterarie che ha avuto, e come il poeta rielabori, anche teoricamente, la sua riflessione sulla poetica di tali autori, per la creazione di una sua propria. Gli autori presi in considerazione sono Charles Baudelaire, Arthur Rimbaud, Jules Laforgue, Henri Bergson, Stephane Mallarmé. Seguendo un criterio cronologico, Mallarmé avrebbe dovuto situarsi prima della fine dell’elenco, ma l’ordine che ho voluto seguire riguarda maggiormente il momento in cui Ungaretti li ha pensati, e come hanno agito sulla sua poesia. Mallarmé è un autore che Ungaretti conosceva dagli anni di scuola, ma la sua influenza su Ungaretti riguarda soprattutto il passaggio al Sentimento del Tempo. L’ho inserito quindi in coda, come una sorta di appendice, ma anche per mostrare che la sua presenza riguarda tutto il percorso poetico di Ungaretti. Ho inoltre evitato troppi riferimenti testuali, per concentrarmi maggiormente sulla lettura che Ungaretti dà dei temi e motivi della poesia altrui, o magari su come si ritrovano certe soluzioni formali già usate in precedenza. Quello che mi interessa maggiormente far emergere è che la poesia di Ungaretti non è affatto priva di fonti, come molti hanno sostenuto negli anni. I modelli letterari ci sono, ma non si vedono ad una prima lettura. La poesia di Ungaretti sembra nata dal nulla proprio grazie alla lunga preparazione intellettuale su cui Ungaretti ha lavorato, prima di scrivere, riflettendoci molto e trovando attraverso la riflessione una propria originalità.

La terza parte riguarda le amicizie parigine di Ungaretti, ovvero le personalità maggiormente influenti sul poeta, che egli ha potuto incontrare nei suoi due soggiorni parigini. Mi sono soffermata sui rapporti personali intrattenuti tra Ungaretti e loro, e sul valore che questi scambi hanno avuto per la creazione poetica di Ungaretti. Il gruppo fiorentino della rivista “Lacerba”, pur non essendo francese, è stato incluso perché Ungaretti fa la conoscenza dei suoi membri a Parigi e non in Italia, e questo non è un caso, visto che Papini, Soffici, Palazzeschi e Carrà avevano in comune molto più con l’ambiente culturale francese che non con quello italiano. Per Ungaretti questa amicizia è preziosa perché lo mette in contatto con i capi dell’avanguardia artistica parigina, primo fra tutti Apollinaire. L’amicizia con

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Apollinaire è fondamentale nell’evoluzione intellettuale di Ungaretti, gli darà un’idea precisa sulla forma nuova che la sua poesia deve assumere, sarà il modello per eccellenza a cui rifarsi, il suo maestro a tutti gli effetti, di cui Ungaretti cerca indirettamente di raccogliere l’eredità. Al tempo stesso, anche Apollinaire è interessato al lavoro di Ungaretti, tanto che si parla di una collaborazione tra i due poeti, una traduzione in francese di Ungaretti che, seppur non andando in porto, è spia del riconoscimento che il francese gli tributava. Ho cercato di rilevare le affinità che legano i due poeti, prima di tutto a livello culturale (senza padre né patria, educazione francese, stesso doppio amore per la Francia e per l’Italia), e poi per le esperienze, specialmente quella della guerra, sia pur vissuta con atteggiamento molto diverso. Infine il mio discorso si concentra sull’amicizia con André Breton ed il gruppo di “Littérature”, ancora non pienamente surrealista. È molto interessante osservare come già a quest’epoca la personalità intellettuale di Ungaretti sia sviluppata ed indipendente, e pronta ad affrontare da sola un cammino di cui si intravede già la diversità rispetto a questo tipo d’avanguardia, che sarà quello dominante tra le due guerre e anche oltre.

Nell’ultima parte il mio lavoro prende una piega leggermente diversa. Non confronto più Ungaretti con altre personalità, ma provo un’analisi filologica e testuale della raccolta francese Derniers

Jours, l’unica scritta da Ungaretti in lingua francese, e metterne in luce le caratteristiche. Cerco di

scoprire cosa ha spinto Ungaretti a tradurre alcune poesie già pubblicate in rivista, ed a comporne altre in una lingua che il poeta non aveva mai usato prima. Questa chiama in causa motivi come quello del bilinguismo, dell’autotraduzione, e dei rapporti con i motivi formali dell’avanguardia, che Ungaretti utilizza qui in maniera piuttosto ardita.

A parte questo ultimo capitolo, la mia analisi precede quindi l’analisi poetica vera e propria, e riguarda piuttosto la preparazione alla poesia. Tale questione è risultata per me particolarmente interessante, visto che la genesi della poesia di Ungaretti è generalmente considerata una sorta di illuminazione, di miracolo. Per vedere come Ungaretti arriva a scrivere la sua prima opera fondamentale, l’Allegria di Naufragi, (che, guarda caso, è datata 1919) bisogna per forza passare dalla

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Francia, trovandosi ad affrontare esperienze non direttamente francesi ma altrettanto essenziali, dall’Egitto alla Prima Guerra Mondiale.

Tutto ciò che scrivo nei capitoli sugli influssi letterari, sull’influenza esercitata dalle avanguardie e sulle poesie di Derniers Jours non è che un approfondimento di ciò che dico nella prima parte, al fine di individuare un percorso in cui la vita non fosse separata dalla poesia, un percorso che tende alla poesia attraverso il superamento della sensazione di esilio e sradicamento che Ungaretti avverte in ogni fase della sua formazione francese.

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