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SEDENTARIETA' E SPORT

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Academic year: 2021

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Quali sono i rischi di una vita troppo sedentaria?

In ufficio, a casa davanti alla tv, al computer o alla consolle dei videogiochi, in tram o sul treno, in macchina: quante ore della giornata passiamo seduti? Troppe, e i rischi di questa cattiva di abitudine non sono da sottovalutare.

La vita sedentaria, infatti, espone a un rischio maggiore di morte prematura, rendendo il fisico più vulnerabile a una serie di patologie croniche degenerative, dalle malattie cardiache al diabete. Eppure, nonostante studi e ricerche degli ultimi anni dicano che limitare il tempo giornaliero dedicato all’attività fisica sia un errore, sono in molti ad ammettere di non aver mai svolto attività fisica e di avere uno stile di vita sedentario. E l’Italia non fa eccezione. Vediamo dunque quali sono i rischi, e cosa possiamo fare per migliorare le nostre abitudini. Vita attiva e vita sedentaria

Secondo le linee guida del Ministero della Salute, che riprendono la definizione dell’Oms, per attività fisica si intende “ogni movimento corporeo prodotto dai muscoli scheletrici che comporti un dispendio energetico: in questo sono incluse le attività effettuate lavorando, giocando, dedicandosi alle faccende domestiche, viaggiando e impegnandosi in attività ricreative”. L’opposto, argomenta il documento, è vita sedentaria.

“Il termine attività fisica – dicono ancora le linee guida – non andrebbe confuso con il termine esercizio, caratterizzato dal fatto di essere pianificato, strutturato, ripetitivo”. E a questo proposito, l’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda:

60 minuti al giorno di attività di intensità da moderata a vigorosa per bambini e ragazzi fino a 18 anni

150 minuti a settimana per gli adulti.

Quando uno stile di vita può dirsi sedentario?

7-8 ore al giorno trascorse senza muoversi dalla sedia sono già rischiose. Le persone

che hanno questi ritmi di vita, ci rivela uno studio pubblicato l’estate scorsa dalla rivista Jama Cardiology, hanno infatti delle abitudini molto simili a quelle di chi, oltrepassando le 10 ore giornaliere di inattività, è sottoposto al rischio di problemi

cardiaci.

E a confermarcelo è anche l’‘università del Texas che, dopo aver rianalizzato i risultati di nove studi sul tema, per un totale di oltre 700mila casi e oltre 25mila eventi

cardiovascolari, ha concluso che chi sta seduto oltre 10 ore al giorno ha l’8% in più di

rischio cardiovascolare rispetto a chi non oltrepassa le 3. Chi addirittura non si alza

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Quali sono i rischi di una vita sedentaria?

Mettendo insieme tutte le ultime ricerche, svolte da istituti qualificati e da università tra le più prestigiose, è possibile mettere a punto un quadro abbastanza preciso e inquietante dei danni che lo scarso movimento e lo stare seduti troppo a lungo possono provocare:

L’inattività fisica aumenta il rischio di cancro, soprattutto se oltre a muoversi poco il soggetto in questione si alimenta in modo scorretto.

• Il ristagnare dei liquidi all’interno del corpo potrebbe provocare a lungo andare l’edema linfatico.

La circolazione subisce pian piano danni che diventano nel tempo irreversibili e dunque, di pari passo, insorgono i problemi cardiaci: ictus, infarto, insufficienza cardiaca sono annoverati nella casistica delle patologie determinate anche dall’inattività.

L’aumento di peso e l’obesità sono una conseguenza frequente della sedentarietà.

• Lo scarso movimento agevola anche l’insorgenza di problemi articolari e ossei, come artrite e osteoporosi.

• Ipertensione arteriosa e insufficienza venosa sono un rischio concreto, così come il diabete di tipo 2.

• Il metabolismo si abbassa.

Inattività: uno stile di vita che può avere gravi conseguenze

L’inattività fisica accomuna una buona fetta della popolazione mondiale: secondo l’Oms si tratta del quarto più importante fattore di rischio di mortalità: oltre 3 milioni di persone muoiono ogni anno a causa dell’inattività fisica. Le conseguenze, tuttavia, possono essere anche altre, meno gravi ma comunque debilitanti: questo stile di vita poco rispettoso delle esigenze del corpo può determinare infatti un calo dell’umore,

stati di depressione, un invecchiamento precoce.

Qualche idea per rimettersi in movimento

Oltre che svolgere attività fisica costante, per rimediare alla sedentarietà bisognerebbe studiare soluzioni alternative, da mettere in atto anche mentre si lavora, come programmare pause di 3 minuti ogni mezz’ora e riunioni all’aperto, nel bel mezzo di una passeggiata. Tuttavia, chi lavora in ufficio sa che si tratta di tattiche un po’ complicate da attuare nella realtà, ecco perché, fuori dal lavoro, diventa ancor più importante sfruttare tutte le occasioni a nostra disposizione per fare attività fisica, concedendoci durante la settimana una pedalata, una camminata,

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qualche esercizio casalingo, o mettendo in pratica uno degli accorgimenti che vi abbiamo suggerito nell’articolo sugli “sport per pigri”.

Gli italiani e la corsa: un antidoto alla vita sedentaria

Se la quota di sedentari in Italia sfiora ormai il 40%, c’è da segnalare una riscoperta del jogging. Di quello serio, sulle distanze lunghe. A leggere i dati raccolti dalla rivista Correre, sono stati 38.676 gli italiani che nel 2015 hanno fatto per intero almeno una maratona, 400 in più rispetto al 2014. Basti pensare che lo scorso 11 settembre, a correre sotto le due Torri per la Run Tune Up, la mezza maratona bolognese, sono stati ben 4300 runners: un numero che ci lascia ben sperare in un miglioramento del rapporto che gli italiani hanno con lo sport e, dunque, con la prevenzione. Come

abbiamo spiegato più volte, infatti, la corsa è una potente alleata della salute: ci aiuta a bruciare calorie, riduce la pressione arteriosa e aumenta il colesterolo buono,

pertanto è un vero e proprio alleato nella prevenzione delle malattie cardiache e del diabete.

E un’altra importantissima conferma ci arriva dall’esperienza e dalle parole del perugino Leonardo Cenci che, poche settimane prima di percorrere i 42 km della maratona newyorkese, in 4 ore e 27 minuti, in un’intervista aveva raccontato al nostro blog quanto lo sport lo avesse aiutato a sopportare meglio gli effetti della

chemioterapia.

Svolgere attività fisica in maniera regolare, in conclusione, è una delle tre regole d’oro del vivere sano, insieme alla cura dell’alimentazione e all’abitudine a sottoporsi a controlli ed esami medici periodici.

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