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ARISTOTELE - SCHEDA

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Academic year: 2021

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SCHEDA DI LETTURA

1. Le pagine iniziali della Politica ruotano intorno a due temi intrecciati tra loro:

A La differenza tra l’attività politica in senso stretto e le altre forme di comando o di potere: il padrone, l’amministratore, il re (par. 1). La riflessione su questo tema si concentra in particolare sulla differenza tra la sfera dell’oikos o dell’oikonomia ( la casa come complesso familiare, con il suo governo interno affidato di regola a un “padrone” <despotes>) e la sfera della polis: la città-stato, autosufficiente e capace di autogovernarsi, che è il teatro dell’attività politica in senso letterale.

B L’altro tema è l’indagine sulla “natura” della polis, della comunità politica in senso letterale. Attraverso tale indagine, Aristotele intende dimostrare che la comunità politica trova il suo proprio fondamento nella natura umana: l’uomo è, per Aristotele, un “animale politico” in un senso che non ha paragone nelle altre specie animali (par. 2).

L'obbiettivo è dimostrare che la polis - pur essendo dal punto di vista storico una formazione sociale recente e piuttosto rara (Aristotele ritiene che i popoli “barbari” ne siano privi) - risponde però a un’esigenza naturale universalmente umana, che delimita il campo dell’umano rispetto ai bruti (“barbari”, appunto) o agli dei. Occorre perciò ipotizzare che una tale esigenza “politica” sia già implicita nei complessi familiari (l’unico genere di comunità immediatamente naturale), anche se può trovare il suo effettivo dispiegamento solo nella comunità politica vera e propria (perciò, la dialettica tra oikos e polis <oggi diremmo: tra economia e politica> è centrale anche da questo secondo punto di vista).

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2. Sul tema A: All'inizio del par. 7 è esposta in maniera definitiva la differenza tra il governo “dispotico” del capo-famiglia e il governo “politico” in senso proprio: il primo si esercita su figure non-autosufficienti, dipendenti e subordinate, di cui il servo è il prototipo; la politica concerne invece il rapporto e la coordinazione tra uomini liberi, di pari dignità.

Questa conclusione implica un’analisi attenta del rapporto asimmetrico padrone-servo - presentato come relazione “strumentale”, basata sulla dipendenza - con la conseguente, netta separazione tra la sfera dell’oikonomia e quella della politica (una separazione che avrà un peso decisivo non solo nella società greca, ma anche in tutte le costruzioni sociali dell’epoca moderna, compresa quella attuale).

3. Sul tema B: La natura politica dell’uomo è ricondotta al requisito esclusivo più significativo della nostra specie: il linguaggio verbale (logos), di cui viene messa a fuoco la strutturale differenza rispetto a ogni genere di codice comunicativo animale (una distinzione ampiamente confermata dall’antropologia e dalla linguistica dei nostri giorni). Il possesso del linguaggio implica la possibilità/necessità di costruire una risposta oggettiva a domande pratiche del tipo “cosa è bene e cosa è male? Cosa è giusto e cosa è ingiusto? Qual è il modo giusto, buono e felice di condurre la vita?” (sono domande “pratiche” perché la risposta non sta tanto nelle parole ma nelle azioni e nel modo in cui ciascuno orienta la propria vita).

Per Aristotele, la comunità politica è definita non dalla comune appartenenza a una stirpe o a un territorio, ma dalla condivisione di un’idea di giustizia, di un modo di vivere e di una concezione di quale sia una vita buona, dignitosa o felice (par. 2). È importante sottolineare che, per Aristotele, una tale esigenza di auto-determinazione è genericamente umana ed è già implicita nelle comunità a carattere familiare. Solo però la completa autosufficienza della polis (la sua “autarchia”) permette di trasformare una tale esigenza in un modo effettivo e concreto di vivere assieme, in cui è compito della politica decidere, volta per volta, come questo vivere-assieme vada effettivamente articolato.

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