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(1)

Esercizi e complementi di Analisi Complessa - 2

Samuele Mongodi - s.mongodi@sns.it

16 maggio 2011

1

Variet`

a complesse

Consideriamo uno spazio topologico X, che sia una variet`a reale di dimensione 2, paracompatto e a base numerabile; sia {Un}n∈N un rivestimento di aperti

che formi, con le funzioni {phin : Un → C}n∈N un atlante per la struttura di

variet`a.

Se Unm= Un∩ Um6= ∅, possiamo definire la funzione

fnm: φn(Unm) → φm(Unm)

tramite

fnm= φm◦ φ−1n

Se fnm `e olomorfa per ogni n, m tali che Unm 6= ∅, diciamo che {Un, φn}n∈N

`

e un atlante di variet`a complessa per X e chiamiamo X variet`a complessa (o, visto che ha dimensione reale 2, superficie di Riemann).

Due atlanti {Un, φn}n∈Ne {Vn, ψn}n∈Nsi dicono compatibili se la loro unione

`

e ancora un atlante di variet`a complessa. Una famiglia massimale di atlanti compatibili si dice struttura di variet`a complessa (o di superficie di Riemann). Esercizio 1 Un aperto di C `e una variet`a complessa.

Esercizio 2 La sfera S2`e una variet`a complessa.

Esercizio 3 L’insieme {(z, w) ∈ C2: z2+ w2= 1} `e una variet`a complessa.

Esercizio 4 L’insieme {(z, w) ∈ C2 : p(z, w) = k} con p ∈ C[z, w] tale che il sistema    ∂p ∂z(z, w) = 0 ∂p ∂w(z, w) = 0 p(z, w) = k non abbia soluzioni `e una variet`a complessa.

Una funzione f : X → C, con X superficie di Riemann, si dice olomorfa se, dato un atlante {Un, φn}n∈N per la struttura di superficie di Riemann di X, si

ha che f ◦ φ−1n : φn(Un) → C `e olomorfa per ogni n.

Esercizio 5 Questa definizione non dipende da quale atlante si prende all’in-terno di una certa struttura di superficie di Riemann.

Esercizio 6 Se f : X → C `e olomorfa, `e anche continua.

Esercizio 7 Le carte di un atlante per la struttura di superficie di Riemann sono funzioni olomorfe.

(2)

Una applicazione olomorfa tra due superfici di Riemann X e Y `e una funzione f : X → Y tale che, comunque presi {Un, φn} e {Vn, ψn} atlanti per X e Y , si

ha che

ψm◦ f ◦ φ−1n

`

e olomorfa, fissato n, per ogni m tale che f (Un) ∩ Vm6= ∅.

Una funzione meromorfa su X `e una applicazione olomorfa di X in P1(C) Esercizio 8 Una applicazione olomorfa `e aperta, se non `e costante.

Esercizio 9 Una funzione olomorfa limitata `e costante.

Esercizio 10 L’insieme delle funzioni olomorfe su una superficie di Riemann compatta si riduce alle costanti. Pi`u in generale, le applicazioni olomorfe da una superficie di Riemann compatta ad una non compatta sono costanti. Esercizio 11 La definizione di funzione meromorfa coincide con quella usuale quando X ⊆ C.

Esercizio 12 Siano X una superficie di Riemann e Y un sottoinsieme di Cn tali che esista un omeomorfismo i : X → Y ; supponiamo che le funzioni Zk◦ i : X → C siano olomorfe, dove Zk : Cn → C `e la funzione che restituisce

la k−esima coordinata del punto. Allora X non `e compatta.

2

Mappe conformi e limitate

Come `e noto, una funzione f : U → V , U e V aperti di R2, si dice conforme

se conserva gli angoli orientati tra curve regolari. Si pu`o dimostrare che tale funzione deve essere olomorfa, se `e in C1(R2, R2).

Esercizio 13 Se f : D → D `e una funzione olomorfa tale che f (0) = f(1)(0) = . . . = f(m−1)(0) = 0

due curve che si intersecano in 0 con angolo α vengono mappate in due curve che si intersecano nell’origine con angolo mα.

Esercizio 14 Una funzione olomorfa `e conforme se e solo se `e iniettiva. Un dominio semplice D `e un aperto connesso di C; un dominio a bordo regolare `e un dominio semplice il cui bordo sia una curva regolare a tratti. Diamo per buono il teorema di Jordan per cui una curva semplice chiusa disconnette il piano in due parti sole, di cui una limitata. Questa verr`a indicata come il dominio racchiuso dalla curva.

Esercizio 15 Siano C e C0due curve semplici chiuse regolari a tratti. Sia f una

funzione olomorfa su C e sulla parte di piano da essa racchiusa. Se f mappa C su C0di modo che, percorrendo il punto z la curva C in senso positivo, il punto f (z) percorra C0in senso positivo ed esattamente una volta in ogni punto, allora f mappa il dominio racchiuso da C sul dominio racchiuso da C0 iniettivamente. Esercizio 16 Nelle ipotesi dell’esercizio precedente, la lunghezza di C0 `e data da

L = Z

C

|f0(z)||dz|

Esercizio 17 Sia f : D → C olomorfa e iniettiva e sia A l’area dell’immagine di D. Dimostrare che A ≥ π|f0(0)|2.

Esercizio 18 Una funzione olomorfa che mappa l’interno di un cerchio nell’in-terno di un altro cerchio in maniera iniettiva e surgettiva `e una trasformazione lineare fratta.

(3)

Una funzione olomorfa su un dominio D e tale che |f (z)|leqM su D si dice (ovviamente) limitata su D; nel seguito supporremo che M = 1.

Esercizio 19 Sia f : D → D una funzione limitata su D; supponiamo che f (a1) = . . . = f (an) = 0 con |ai| < 1. Allora |f (0)| ≤ n Y i=1 |ai|

Esercizio 20 Sia f : D → D limitata con infiniti zeri a1, a2, . . . in D. Allora ∞

X

i=1

log |ai|

converge.

Esercizio 21 Sia f : D → C tale che Re(f ) > 0 in D; allora se

f (z) =Xanzn

si ha

|an| ≤ 2 n = 1, 2, . . .

e tale limitazione `e sharp.

Esercizio 22 Sia f : D → D limitata; allora

|f0(z)| ≤ 1 − |f (z)|

2

1 − |z|2

Esercizio 23 Sia f : D → D limitata; allora f (z1) − f (z2) z1− z2 ≤ 1 1 − r2

ogni volta che |z1|, |z2| ≤ r con r < 1.

Esercizio 24 Se f : D → D `e limitata, f (0) = 0 e |f0(0)| = a, allora f `e iniettiva nel cerchio di raggio

r0=

a 1 +√1 − a2

Esercizio 25 Sia f : D → C olomorfa e sia ωn = exp(2iπ/n); se

f (z) = a0+ a1z + a2z2+ . . .

determinare lo sviluppo in serie di

gn(z) = 1 n(f (ωnz) + f (ω 2 nz) + . . . + f (ω n nz)) dedurne che h(z) = g(√nz) `

e olomorfa in D e che, se f `e limitata, anche h lo `e. Esercizio 26 Utilizzando l’esercizio precedente, dimostrare che |an| ≤ 1−|a0|2,

(4)

3

Trasformazione di domini semplicemente

con-nessi

Supposto valido il teorema di Jordan, non `e difficile vedere che un dominio delimitato da una curva semplice chiusa `e semplicemente connesso. Se abbiamo un biolomorfismo f : D → D0tra due domini semplicemente connessi, delimitati da curve semplici chiuse C e C0 (sempre regolari a tratti), `e naturale chiedersi quando f si possa estendere alle chiusure di D e D0 e con che regolarit`a sia possibile farlo.

Esercizio 27 Sia C una curva regolare a tratti, semplice e chiusa; allora per ogni suo punto z0 esiste un raggio r per cui, se 0 < ρ < r, la circonferenza di

raggio ρ e centro z0interseca C in due punti soli.

Esercizio 28 Sia z0 un punto di C e siano J1 e J2 due archi regolari a tratti

che terminano in z0. Dimostrare che esiste un raggio r per cui, se 0 < ρ < r, la

circonferenza di raggio ρ e centro z0 interseca J1e J2 in un solo punto ciascuno.

Esercizio 29 Sia f : D → D0 un biolomorfismo, siano z0, J1, J2 e ρ come

sopra. Sia zi,ρ l’intersezione di Ji con la circonferenza di raggio ρ e centro z0.

Dimostrare che lim ρ→0|f (z1,ρ) − f (z2,ρ)| = 0 Hint: Scrivere d(ρ) = |f (z1,ρ) − f (z2,ρ)| ≤ Z θ2 θ1 |f0(z)|ρdθ

dove l’integrale `e sull’arco di circonferenza, ed applicare Cauchy-Schwarz. Esercizio 30 Sia J1 un arco regolare a tratti che termina in z0 ∈ C e siano

zi punti su J1 che tendono a z0. Allora i punti limite della successione {f (zn)}

stanno in C0.

Esercizio 31 Dimostrare che, se vi sono due punti limite a e b su C0, allora esistono due archi A1 e A2 in D, regolari a tratti, che intersecano entrambi J1

un numero infinito di volte e tali che le loro immagini tramite f hanno distanza sempre maggiore o uguale a M > 0, per qualche M .

Esercizio 32 Dimostrare che f si estende a ef : D ∪ C → D ∪ C0 e che quest’ultima `e una funzione continua.

Nel caso di bordi particolarmente regolari, `e possibile estendere la funzione f in maniera analitica, come ad esempio mostra il principio di riflessione di Schwarz per l’asse reale o la circonferenza. Tale risultato si pu`o generalizzare ad archi analitici, ovvero archi t 7→ z(t) con t ∈ R e z(t) analitica reale.

Esercizio 33 Supponiamo che f : D → D0sia un biolomorfismo e che un arco J del bordo di D sia portato in un arco J0del bordo di D0. Se sia J che J0 sono archi analitici, allora f si estende ad una funzione olomorfa da D ∪ J a D0∪ J0.

3.1

Poligoni

Supponiamo ora di voler studiare i biolomorfismi (se ne esistono1) tra il disco

unitario (o il semipiano superiore) e un poligono.

1Il teorema di uniformizzazione di Riemann garantisce che due aperti semplicemente connessi sono biolomorfi.

(5)

Nel seguito, sia P un poligono (aperto) di n lati nel piano complesso, con angoli πα1, . . . , παn, conP αi= n − 2.

Esercizio 34 Supponiamo che esista un biolomorfismo f : H → P . Sia P0 l’immagine di P tramite un’omotetia di fattore ρ e centro l’origine, o una rota-zione di angolo θ e centro l’origine, o una traslarota-zione di un vettore w. Scrivere un biolomorfismo g : H → P0 in ciascuno dei casi precedenti.

Esercizio 35 Definiamo l’operatore D dalle funzioni olomorfe in H alle funzioni meromorfe con la seguente formula:

D(f ) = f

00

f0

Dimostrare che D(f ) = D(g) se e solo se f (z) = Ag(z) + B con A, B ∈ C. Esercizio 36 Se f : H → P `e un biolomorfismo, dimostrare che D(f ) : H → C si estende a g : C → C, meromorfa. Determinare i poli di g e i termini negativi del suo sviluppo di Laurent in essi.

Esercizio 37 Usando l’esercizio precedente scrivere

g(z) = h(z) + k X i=1 µi (z − ai)ni

dove h non ha poli. Dimostrare che h `e costante e determinarne il valore. Esercizio 38 Determinare f , sapendo che la g(z) precedentemente trovata `e l’estensione di D(f ).

Esercizio 39 Determinare il biolomorfismo ˜f : D → P .

Esercizio 40 Nel caso in cui P sia un triangolo, scegliere un biolomorfismo f : H → P (fissando le costanti di integrazione) e determinare la lunghezza dei lati di f (H) (fissando le costanti, si sceglie un rappresentate di una classe di similitudine dei triangoli, quindi ha senso parlare di lunghezze).

Esercizio 41 Svolgere l’esercizio precedente nel caso in cui P sia un rettangolo (attenzione: a meno di mappe affini di C, possiamo cambiare a nostro piacimento al pi`u due punti della retta reale; gli altri poli della mappa sono uno all’infinito e uno in un punto non meglio identificato della retta reale). Determinare quindi una mappa che porta H in un quadrato.

Esercizio 42 Determinare un biolomorfismo tra H e C \ P .

3.2

Poligoni curvilinei

Negli esercizi precedenti abbiamo determinato un biolomorfismo tra H e un poligono. Ora accenniamo a come risolvere un problema un poco pi`u generale: ammettiamo che i lati di P possano essere archi di circonferenza, ovvero che P sia un poligono curvilineo. Ovviamente, dovremo ora considerarlo a meno di similitudini e inversioni circolari, quindi a meno di mappe lineari fratte. Esercizio 43 Definiamo l’operatore S sulle funzioni olomorfe da H in C:

S(f ) = f 00 f0 0 −1 2  f00 f0 2

Dimostrare che S(f ) = 0 se e solo se

f (z) = az + b cz + d

(6)

Esercizio 44 Esprimere S(f ◦ g) in termini di f , g, S(f ), S(g).

Esercizio 45 Dimostrare che S(f ) = S(g), se f e g si ottengono l’una dall’altra con una trasformazione lineare fratta.

Esercizio 46 Utilizzare l’invarianza di S, per calcolare S(f ) nel caso in cui f : H → P sia un biolomorfismo con un poligono con lati curvilinei e angoli πα1, . . . , παn. Dimostrare che S(f ) = 1 2 n X i=1 1 − α2 i (z − ai)2 + n X i=1 βi (z − ai) + γ

dove gli ai sono i poli di f , e determinare, nell’ipotesi in cui f sia regolare

all’infinito (cio`e non abbia un polo), le relazioni che devono soddisfare γ e i βi.

Esercizio 47 Nel caso in cui P sia un triangolo curvilineo, determinare una f che realizzi un biolomorfismo tra H e P .

Nota delirante e probabilmente inutile: S si chiama derivata Schwarziana ed `e un importante invariante nella geometria differenziale sul proiettivo, visto che ignora le mappe lineari fratte, che sono gli automorfismo di P1

(C). In un qualche senso, S `e l’operatore pi`u naturale quando si vuole lavorare a meno di proiettivit`a; se si considera una famiglia di diffeomorfismi locali in p ∈ P1

(C), dipendente dal tempo (ovvero, per ogni t ∈ R+ si sceglie un’applicazione

olo-morfa ft da un intorno di p in s`e, di modo che la funzione (t, z) 7→ ft(z) sia

anche C∞ rispetto a t) allora si ha che, per  abbastanza piccolo

[g(z), g(f(z)), g(f2(z)), g(f3(z))] = [z, f(z), f2(z), f3(z)] − 22S(g) + O(3)

dove [a, b, c, d] `e il birapporto tra quattro punti del proiettivo e g `e un diffeo-morfismo di P1(C).

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