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L’archivio dell’Orto botanico di Padova e dei suoi prefetti (1763-1915): inventario analitico, vicende istituzionali e profili biografici.

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Corso di Laurea magistrale

(ordinamento ex D.M. 270/2004)

in Storia e Gestione del Patrimonio Archivistico e

Bibliografico

Tesi di Laurea

L’archivio dell’Orto botanico

di Padova e dei suoi prefetti

(1763-1921):

inventario analitico, vicende

istituzionali e profili biografici

Relatore

Ch. Prof. Andrea Desolei

Correlatori

Ch. Prof. Dorit Raines

Laureanda

Giulia Notolini

Matricola 860248

Anno Accademico

2017 / 2018

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Ringraziamenti

Desidero ringraziare il prof. Andrea Desolei per avermi seguita in questo percorso, la responsabile della biblioteca Sonia Zecchin per avermi messo gentilmente a disposizione lÕintera biblioteca, Paola Mario, Linda Cappellato Lorisa Andreoli e Gianluca Drago per avermi accolto sempre con calore nella biblioteca in cui ho lasciato un pezzo di cuore. Desidero ringraziare con tutto il cuore la mia famiglia per avermi sempre sostenuta, la mia cara zia Marina, il mio ÒcollegaÓ Marco con cui ho condiviso la bellissima esperienza di Servizio Civile che rifarei, i miei amici (Serenottola, Beppe, Sere, Silvi e company) per aver avuto sempre fiducia nella mie capacitˆ, alle mie Òfood loversÓ straordinarie compagne di Universitˆ con le quali ho passato questi bellissimi anni di magistrale e che mi hanno sempre sopportato e supportato (Jasmine a te un ringraziamento speciale, come mi hai detto, • dÕobbligo dedicarti un monumento dÕoro!!!), al mio montanaro Massi che mi ha sempre dato la grinta ed ha rinunciato a bellissime giornate estive ed autunnali per starmi accanto.

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5

Sommario

Sommario 5 Abbreviazioni 9 Premessa 11 Parte I - Introduzione Inquadramento storico-istituzionale

LÕOrto botanico di Padova, i suoi prefetti, la sua biblioteca e il suo

archivio 13

1. Storia dellÕOrto botanico di Padova 15

Premessa 16

La fondazione 16

Il motivo della nascita a Padova 16

La costruzione 17

I documenti conservati allÕarchivio dellÕUniversitˆ di Padova 18

Rivendicazioni di primogenitura 18

LÕarchitettura 19

LÕavvento dei prefetti 20

Le prime pubblicazioni 21

Le varie tipologie di giardino 21

LÕOrto nel XVII e XIX secolo 22

La palma di Goethe 22

La botanica tra scienza, leggenda, magia e superstizione 23

La diffusione della bevanda del caff• nel mondo 24

LÕOrto botanico riconosciuto Patrimonio Mondiale Unesco 25 LÕOrto botanico oggi e il nuovo Giardino della Biodiversitˆ 25 Le collezioni botaniche dellÕOrto botanico dellÕUniversitˆ di

(6)

2. I prefetti dellÕOrto botanico di Padova 31

Premessa 31

Giovanni Marsili 32

Giuseppe Antonio Bonato 36

Roberto De Visiani 40

Pier Andrea Saccardo 46

Inquadramento storico-archivistico 57

3. La biblioteca dellÕOrto botanico e le vicende dellÕarchivio 59

Le origini 59

Ottocento: il patrimonio librario aumenta 60

Novecento: nuovi spazi per la Biblioteca 63

Gli erbari 64

La biblioteca oggi 66

LÕIconoteca dei botanici 67

LÕarchivio oggi 67

4. Metodologia di riordino e descrizione 69

Il riordino della documentazione 72

La descrizione della documentazione 74

Elenco buste dedotto dal libro inventario del 1929 76

Elenco buste situazione attuale 78

Parte II - Descrizione

(7)

7

Parte III Ð Indice

Indice dei nomi di persona, luoghi, enti, piante e funghi e opere 363

Criteri di indicizzazione 363 Persone e famiglie 365 Enti 397 Luoghi 401 Piante e Funghi 403 Opere 406

Parte IV Ð Appendice documentaria e iconografica

Elenco e biografie minime dei prefetti 417

Luigi Anguillara 417

Melchiorre Guilandino 418

Giacomo Antonio Cortuso 418

Prospero Alpini 419

Jean PrŽvost 420

Johann Rhode 421

Alpino Alpini 421

Giovanni Veslingio 422

Giorgio Dalla Torre 422

Jacopo Pighi 423

Felice Viali 424

Giulio Pontedera 424

Pietro Arduino 425

Giovanni Marsili 426

Giuseppe Antonio Bonato 426

Roberto De Visiani 427

(8)

Augusto BŽguinot 427 Giuseppe Gola 428 Carlo Cappelletti 429 Albina Messeri 430 Paolo Paiero 430 Arturo Paganelli 430 Luigino Curti 431

Elsa Mariella Capelletti 431

Carlo Andreoli 431

Giorgio Casadoro 431

Barbara Baldan 432

Le Persone dellÕOrto Botanico 433

I bibliotecari dellÕOrto botanico oggi 436

Illustrazioni dellÕOrto botanico 437

Riproduzioni di documenti e materiali dÕarchivio 445

Bibliografia 453

(9)

9

Abbreviazioni

b./bb. busta/e b/n bianco e nero cfr. confronta coll. collaborazione datt. dattiloscritto f.lli fratelli fasc./fascc. fascicolo/i i. r. imperial regio ms./mss. manoscritto/i n./nn. numero/i p./pp. pagina/e prof. professore r. regio

s.d. sine data (usato per indicare i fascicoli privi di datazione originale)

s.n. sine nomine (senza titolo)

(10)
(11)

11

Premessa

LÕOrto botanico di Padova fu istituito nel 1545 per la coltivazione delle piante medicinali, ossia dei ÒSempliciÓ, i medicamenti che provenivano direttamente dalla natura (Hortus Simplicium). Gli studenti di medicina si dedicavano a tali studi nei mesi estivi, quando non era possibile effettuare autopsie nel teatro anatomico a causa delle alte temperature. Tale istituto era retto da un direttore, tradizionalmente chiamato prefetto, che si occupava della gestione amministrativa dellÕOrto botanico e della sovrintendenza ai lavori dei giardinieri, ricoprendo inoltre la cattedra di Botanica presso lÕUniversitˆ degli Studi di Padova. Il fondo archivistico oggetto di questo lavoro, conservato presso la storica biblioteca dellÕistituto, • quindi composto, oltre che dallÕarchivio proprio dellÕIstituto di epoca sette-novecentesca, anche dalla documentazione relativa allÕattivitˆ scientifica di quattro tra i pi• importanti prefetti che hanno retto lÕistituto in questo periodo: Giovanni Marsili, Giuseppe Antonio Bonato, Roberto De Visiani e Pier Andrea Saccardo. In tale carteggio si ritrovano infatti i documenti inerenti la docenza universitaria, la copiosa corrispondenza personale ed esperti botanici di fama internazionale e il materiale preparatorio per la redazione di saggi ed articoli scientifici.

LÕinventario analitico dellÕarchivio dellÕOrto botanico di Padova e dei suoi prefetti, che costituisce la presente tesi, rappresenta quindi il principale strumento che si offre allÕIstituto per la tutela della propria documentazione e agli studiosi per la valorizzazione dei suoi contenuti, ai fini della ricerca storico-scientifica.

Esso • il risultato dellÕintervento archivistico che la scrivente ha svolto prima come volontaria di Servizio civile e poi come tesista nella biblioteca dellÕOrto patavino. La redazione dellÕinventario • stata fatta con la supervisione delle bibliotecarie Paola Mario e Linda Cappellato nonchŽ del mio relatore di tesi prof. Andrea Desolei.

(12)

LÕinventario • composto dalle parti strutturali tipiche di un inventario archivistico, suddiviso quindi in:

− introduzione storico-istituzionale, storico-archivistica e illustrazione della metodologia descrittiva;

− schede archivistiche, ossia la descrizione analitica dei documenti oggetto dellÕinventario;

− indice dei nomi di persona e famiglia, localitˆ, enti, piante e funghi e opere;

− appendice documentaria utile per ricavare informazioni inerenti alle vicende istituzionali dellÕente;

− appendice iconografica in cui sono riprodotte le unitˆ di condizionamento utilizzate per la conservazione dei documenti, le unitˆ archivistiche e alcuni esempi di tipologie documentarie.

LÕobbiettivo di questo lavoro era quindi in primo luogo quello di descrivere lÕarchivio, dandone una visione dÕinsieme, attraverso lÕutilizzo di regole condivise in modo da produrre uno strumento analitico che potesse orientare lÕutente nella ricerca dei documenti e nella comprensione di come lÕarchivio • organizzato. In secondo luogo si • anche cercato di evidenziare lo stretto legame che vincola le carte dellÕarchivio proprio dellÕente con quelle delle persone che in esso hanno operato, in particolare i prefetti Roberto De Visiani e Pier Andrea Saccardo, dei quali • conservata la copiosa corrispondenza.

A tale scopo, una volta completato lÕinventario, esso sarˆ pubblicato in formato pdf nel sito della biblioteca.

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13

Parte I

LÕO

RTO BOTANICO

DI

P

ADOVA

,

I

SUOI PREFETTI

,

LA SUA BIBLIOTECA

E IL SUO ARCHIVIO

(14)
(15)

15

CAPITOLO 1

Storia dellÕOrto

botanico di Padova

ÇTRIUMVIRI LITTERARII.

I. PORTAM HANC DECUMANAM NE PULSATO ANTE

DIEM MARCI EVANGELISTAE NEC ANTE HORAM XXII.

II. PER DECUMANAM INGRESSUS EXTRA DECUMANUM

DECLINATO.

III. IN VIRIDARIO SCAPUM NE CONFRINGITO NEVE

FLOREM DECERPITO NE SEMEN FRUCTUMVE SUSTOLLITO RADICEM NE EFFODITO.

IV. STIRPEM PUSILLAM SUCCRESCENTEMQUE NE

ATTRECTATO NEVE AREOLAS CONCULCATO TRANSILITOVE.

V. VIRIDARII INJURIA NON AFFICIUNTUR.

VI. NIHIL INVITO PRAEFECTO ATTENTATO.

VII. QUI SECUS FAXIT AERE CARCERE EXILIO MULTATOR.

MDXLVÈ1

1 Le frasi latine sopra citate sono le sette regole scolpite in pietra, a lato del cancello dÕentrata, che si dovevano

osservare nellÕOttocento per visitare lÕOrto botanico:

ÇLeggi imposte dai Riformatori dello Studio a coloro che movessero a visitarlo.

Non si bussi a questa porta decumana prima del giorno dellÕEvangelista Marco (25 aprile) nŽ prima delle dieci del mattino.

Colui che • entrato per lÕingresso decumano non si allontani dal decumano.

NellÕOrto • vietato troncare rami, decapitare fiori, raccogliere semi e frutti e strappare radici. é vietato schiacciare le piante e anche calpestare le aiuole.

Non sia fatta ingiuria alcuna al giardino.

Niente venga fatto senza il permesso del prefetto.

Colui che contravverrˆ a queste regole sarˆ punito con multe, carcere ed esilioÈ (DE VISIANI, LÕOrto botanico di Padova nellÕanno MDCCCXLII, p. 35).

(16)

Premessa

Orti universitari per farmacisti esistevano in Europa sin dal XIV secolo (ad esempio Praga e Colonia). I primi giardini botanici, per˜, sono quelli italiani, a cominciare da quelli di Padova e Pisa. Nel corso del XVI secolo, furono fondati gli orti botanici di Bratislava (Slovacchia), Kassel e Lipsia (Germania)2.

La fondazione

Detto in origine Orto medicinale o Orto dei semplici, lÕOrto di Padova venne fondato nel 1545 dalla Repubblica di Venezia a scopo di studio e per la coltivazione dei semplici3,

ossia le piante officinali che in quel tempo costituivano la base della medicina e della farmacologia, perchŽ ritenute dotate di proprietˆ terapeutiche. Nel Cinquecento, infatti, la botanica non era ancora considerata una scienza indipendente, bens“ un ramo della medicina. Siamo in pieno Rinascimento, per cui lÕuomo era visto come parte integrante della Natura e, in questÕottica, i botanici cominciarono a guardare alle piante non solo per il loro interesse pratico, ma anche per la loro bellezza e diversitˆ.

Il motivo della nascita a Padova

La Serenissima aveva grandi interessi economici e politici nella coltivazione di semi e piante giunti a Venezia grazie ai suoi commerci. Dopo i viaggi di Cristoforo Colombo4, con

le aperture di nuove vie commerciali e con la scoperta di molte nuove specie che avrebbero potuto sostituire i semplici tradizionali, o diminuirne lÕutilizzo, Venezia corse ai ripari per non vedere minacciato il suo monopolio nellÕimportazione e distribuzione delle droghe. Si decise cos“ di coltivare in loco le piante medicinali. Tuttavia, la salsedine atmosferica e lÕeccesso di acqua troppo ricca di cloruri nel suolo, impedivano la creazione di orti medicinali a Venezia, mente il clima favorevole della cittˆ di Padova rappresentava unÕottima alternativa.

2 JAN DE KONING, Lo sviluppo della botanica nel XVI secolo, p. 29. 3 DE VISIANI, LÕOrto botanico di Padova nellÕanno MDCCCXLII, p. 4.

4Si ricordi che intraprese quattro viaggi alla scoperta del Nuovo Mondo: nel 1492 alla scoperta del Continente

(17)

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La costruzione

I lavori di costruzione dellÕOrto furono affidati a Pietro da Noale e al patrizio veneziano Daniele Barbaro5, mentre lÕopera esecutiva venne assunta da messer Andrea

Moroni di Bergamo6, che al tempo seguiva lÕedificazione della vicina basilica di S. Giustina.

Fu cos“ che, il 29 giugno 1545, con decreto del Senato, venne decisa lÕedificazione di un giardino dei semplici e firmato il contratto di affitto di un lotto di terra di proprietˆ del monastero di Santa Giustina per un canone annuo di 2 ducati sul quale doveva sorgere lÕOrto7.

LÕidea della costruzione di un orto pubblico fu di Francesco Bonafede di Padova, professore di medicina, che sin dal 1533 reggeva la cattedra di Lettura dei Semplici. Aveva rilevato, infatti, la difficoltˆ di apprendimento degli studenti del suo insegnamento basato sui testi classici di Galeno8, Teofrasto9

e Plinio il Vecchio10 ed inoltre era sopravvenuta la necessitˆ di migliorare il De materia medica di Dioscoride11 su cui si era sempre studiato, ma

che oramai riportava informazioni insufficienti e poco chiare e non consentivano unÕidentificazione attendibile delle piante descritte, generando sempre pi• frequentemente errori e, di conseguenza, il rischio di usare piante sbagliate nelle diagnosi mediche.

Per questo, Bonafede espose al magistrato dei Riformatori dello Studio di Padova la necessitˆ di fondare un orto pubblico in cui si potessero coltivare le piante medicinali per farle osservare dal vivo agli studenti e favorire il loro riconoscimento. Quindi, fece richiesta al rettore dellÕUniversitˆ degli artisti12

che, a sua volta, raccomand˜ la costituzione dellÕOrto ai Riformatori della Repubblica di Venezia13.

5 Daniele Matteo Alvise Barbaro (Venezia, 1514 Ð 1570) • stato un patriarca cattolico e umanista italiano noto

come traduttore e commentatore del trattato De architectura di Vitruvio.

6 Andrea di Bartolomeo Moroni (Albino, Bergamo, 1500 ca. - 1560) architetto esperto di terreni e di materiali. 7 In occasione della stipula del contratto dÕaffitto allÕuniversitˆ di Padova dellÕarea messa a disposizione dai

monaci benedettini per realizzare il nuovo Horto Simplicium Domenico dellÕAbbaco Perticador di Commun attestava che tale area misurava Çcampi cinque, quarti tre manco tavole ventiÈ: pari a circa 22.000 mq, cfr. https://ilbolive.unipd.it/it/content/apre-il-giardino-della-biodiversita-sfida-culturale-allavanguardia.

8 Galeno di Pergamo (Pergamo, 129 Ð Roma, 201 ca.) • stato un medico e filosofo greco i cui punti di vista

hanno dominato la medicina occidentale per tredici secoli, fino al Rinascimento.

9 Teofrasto (Ereso, 371 a.C. Ð Atene, 287 a.C.) • stato un filosofo e botanico greco.

10 Gaio Plinio Secondo (Como, 23 d.C. Ð Stabia, 79 d.C.) • stato uno scrittore, naturalista, filosofo,

comandante militare e governatore provinciale romano.

11 Dioscoride Pedanio (Anazarbe, 40 ca. Ð 90 ca.) • stato medico, botanico e farmacologo greco sotto il regno

dellÕimperatore Nerone. Autore dellÕopera De materia medica, composta da cinque libri, descrisse inoltre 600 piante allora conosciute e raccolte durante i suoi viaggi; lÕopera • stata il pi• autorevole trattato sullÕargomento per circa quindici secoli. Il primo libro tratta le spezie, gli unguenti e gli oli; il secondo gli animali, il latte, il miele, i cereali e gli ortaggi; il terzo e il quarto radici ed erbe; lÕultimo vini e minerali.

12 Attraverso il raggruppamento delle piccole scuole che si trovavano nella cittˆ, nel 1222 venne fondato a

Padova, secondo in Italia dopo lÕUniversitˆ di Bologna, lo Studium generale. I diverbi tra gli studenti dei diversi indirizzi diedero vita ad una scissione dello Studium che, nel 1399, si scompose in una Universitas artistarum medicinae physicae et naturae, della quale facevano parte gli studenti di filosofia, medicina, teologia e delle arti in genere (Universitˆ degli artisti) e in una Universitas iuristarum per i soli giuristi (Universitˆ dei legisti). Della prima, faceva parte la materia medica alla quale afferiva allora lÕinsegnamento della Botanica. Per

(18)

I documenti conservati allÕarchivio dellÕUniversitˆ di Padova

I documenti pi• antichi e rilevanti sulla fondazione dellÕOrto sono conservati nellÕarchivio dellÕUniversitˆ di Padova, come le due richieste inviate dal rettore e dai consiglieri dellÕUniversitas Artistarum ai Riformatori allo Studio (8 novembre 1543 e 14 febbraio 1544), la parte del Senato relativa alla costruzione dellÕHorto e il contratto dÕaffitto del terreno14. Altri documenti importanti riguardano gli incarichi affidati a Daniele Barbaro

e a Pietro da Noale, responsabili della fabrica dellÕOrto, quelli di Luigi Squalerno, primo prefetto dellÕOrto e di Pietro Antonio Michiel15.

Rivendicazioni di primogenitura

Su iniziativa dellÕUniversitˆ patavina, venne istituito lÕinsegnamento dei semplici e poi fondato il giardino, destinato allÕinizio alla coltura delle sole piante medicinali. La prioritˆ del giardino padovano fu contestata da Pisa, che rivendicava per sŽ questo primato, ma la nascita dellÕOrto botanico di Padova • documentata da carte dÕarchivio che forniscono le date esatte, anche se lo scarto tra le due fondazioni si riduce a pochi mesi di differenza16. A

favore dellÕOrto patavino scrisse anche il prefetto Roberto De Visiani nella sua opera Della

origine ed anzianitˆ dellÕOrto botanico di Padova (1839)riportando quando disse Pietro Andrea

Mattioli nel Prologo dei suoi Commenti allÕopera medica di Dioscoride, I discorsi di M. Pietro

Andrea Matthioli del 1551:

ÇAl che avvertendo con ogni sua solita prudenza lo illustrissimo e serenissimo Senato Vinitiano, a persuasione dei sapientissimi Medici Padovani e dei Lettori di quello Studio cos“ famoso, ha giˆ sono molti anni fatto fabbricare et edificare nella floridissima Cittˆ di Padova uno amplissimo giardino per comodo pubblico et ornamento della medicina, dove si veggono verdeggiare infinite rare piante, di cui si ricerca la cognitione a ciascuno che si diletti haver nome di medico: di modo che senzÕandar vagando gli anni tutti interi per diverse parti del mondo potranno con comodo grandissimo farsi dotti e periti nella cognizione dei semplici tutti gli scolari di medicina et parimente i medici che quivi se ne verranno, in brevissimo tempo. [É]È.

fare in modo che le diverse scuole non si isolassero tra loro, nel 1493 fu assegnata allo Studium quella che • ancora oggi la sede dellÕUniversitˆ di Padova, ossia il Palazzo del BoÕ.

13 GOLA, L'Orto Botanico: quattro secoli di attivitˆ (1545-1945), pp. 25-26.

14

AZZI VISENTINI, LÕOrto botanico di Padova e il giardino del Rinascimento, p. 22.

15 Pietro Antonio Michiel (Venezia, 1510 Ð 1576) nobile veneziano possessore di un famoso giardino privato

che fu inviato come consulente a Padova per le sue competenze botaniche nei primi anni cinquanta dalle autoritˆ veneziane.

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Sarˆ solo nel 1555 che i lettori saranno edotti sul fatto:

ÇDal che invitato lo Illustrissimo et Eccellentissimo Cosmo Duca di Fiorenza e di Siena, a persuasione principalmente del chiariss. Medico M. Luca Ghini, ha anchora egli fatto fabbricare nellÕantichissima Cittˆ di Pisa uno altro simile Giardino, dove per opera del suo promotore, verdeggiano hoggi molte rare piante, che per avanti non si sono in Italia vedute, a comodo et ornamento pubblico dei Medici, degli Scholari ed ogni altro che di questa facoltˆ si dilettiÈ17.

In ogni caso, lÕOrto di Padova ha mantenuto nel tempo la sua sede originaria, mentre quello pisano ha subito trasformazioni e trasferimenti, per cui lÕOrto patavino pu˜ considerarsi a tutti gli effetti il pi• antico.

LÕarchitettura

Come prima cosa, bisognava stabilire quale forma scegliere, in quanto il giardino padovano era il primo nel suo genere. Fino ad allora, le piante medicinali erano state per lo pi• coltivate nei chiostri e negli orti dei conventi. A Padova, i semplici dovevano essere i protagonisti del giardino, veniva quindi a mancare lÕimportanza dellÕarchitettura, villa o palazzo che fosse.

Fu deciso di mettere al centro il giardino circolare, lÕHortus Sphaericus. Stabiliti i confini dellÕOrto botanico, delimitati dal fossato derivato dal canale Alicorno, che scorreva su tre lati dellÕarea e forniva allÕOrto lÕapprovvigionamento idrico, venne fissato lÕingresso nel versante rivolto alla cittˆ.

Il terreno in cui sorgeva lÕOrto presentava una forma trapezoidale e questo ne condizion˜ la pianta, quindi venne creata unÕarea circolare con un quadrato inscritto suddiviso da due viali orientati secondo i punti cardinali. I quattro quadrati risultanti, detti quarti, composti a loro volta da aiuole disposte in modo da formare eleganti disegni geometrici, erano diversi lÕuno dallÕaltro.

ÇFu immaginato sapientissimamente di farvi tutte le principal figure geometriche, cio• la tonda principalissima e capacissima di tutte lÕaltre, fuvi fatta la quadrata divisa in quattro quadroni, evvi anchora la triangolare adherente a tutti i lati da quatro quadroni, evvi anchora

(20)

la triangolare adherente a tutti i lati da quatro quadroni, a i quali corrispondono otto horti triangolari con quatro portoni per ornamento dÕun tanto e tale edificio publicoÈ18.

Negli anni successivi, la struttura dellÕOrto sub“ modifiche e fu arricchita di numerose fontane e vasche che, oltre a decorare, ne garantivano lÕirrigazione, senza per questo modificare in modo sostanziale la pianta originaria.

LÕavvento dei prefetti

Quella dei prefetti • una figura istituita dalla Repubblica di Venezia, allo scopo di meglio gestire e amministrare lÕorto, che per˜, con il tempo, raggrupp˜ in sŽ competenze e responsabilitˆ sia di tipo gestionale-amministrativo che tecnico-didattico-scientifiche.

Nel 1546 lÕOrto era infatti giˆ aperto alle visite, anche di illustri visitatori stranieri, e ospitava 1500 piante19. Fu ritenuta necessaria la presenza di un botanico che arricchisse

lÕOrto di piante e lo custodisse, senza per˜ che questi avesse compiti didattici. A presiedere al ruolo, con la nomina di ÇErbario e Maestro dellÕOrto Medicinale di PadovaÈ20, venne

chiamato Luigi Squalerno detto lÕAnguillara21.

Per facilitarne il lavoro di sorveglianza, i Riformatori, che gli avevano conferito lÕincarico con una lettera datata 1548, gli diedero anche una casa in cui abitare. Dal 1551, al Prefetto venne affiancato un docente di medicina e chirurgia, Gabriele Falloppio. Dal 1552, i Riformatori affidarono la cura del giardino al nobile veneziano Pier Antonio Michiel, che rimase accanto allÕAnguillara per quattro anni.

Inizialmente, il problema del giardino era quello della sua difesa, lÕOrto infatti era privo di recinzioni e venivano spesso trafugate delle piante. Si rese quindi necessario costruire un muro di cinta, che venne edificato a sette anni dalla sua fondazione (Hortus Cinctus), intorno al 1552.

Le lezioni di Lectura simplicium, ossia lÕinsegnamento dei Semplici, creato fin dal 1533 su richiesta del Bonafede e che verteva sulle specie vegetali come su quelle animali e minerali, continuavano intanto ad essere tenute in unÕaula del BoÕ dal docente di medicina. Nel 1564, allÕAnguillara succedette Melchior Guilandino al quale venne affidato lÕincarico di Çleggere,

18 GUAZZO, Historie di tutti i fatti degni di memoria nel mondo successi dallÕanno MDXXIIII sino a questo presente con

molte cose novamente giunteÉ, p. 373.

19 Descrizioni o raffigurazioni dellÕepoca dellÕOrto botanico sono state fatte da Marco Guazzo (1546), Pietro

Andrea Mattioli (1549, 1555), Giovanni Francesco Trincavello (1555 ca.), Girolamo Porro (1591), Antonio Riccoboni (1598), Jacopo Filippo Tomasini (1654), Jacopo Facciolati (1752). Quella del Porro pu˜ essere ritenuta la prima guida illustrata dellÕOrto pensata per i visitatori, in quanto conteneva delle caselle che i lettori dovevano completare con i nomi dei vegetali al momento della visita nelle areole dei quattro spalti centrali.

20 GOLA, L'Orto Botanico: quattro secoli di attivitˆ (1545-1945), p. 12. 21 DE VISIANI, LÕOrto botanico di Padova nellÕanno MDCCCXLII, pp. 6-7.

(21)

21

mostrare e dichiarareÈ i Semplici, istituendo cos“ un nuovo insegnamento definito ÇAd

Ostensionem SimpliciumÈ22: il prefetto da quel momento ottiene quindi anche responsabilitˆ in

ambito didattico e quindi nasce, presso lÕUniversitˆ di Padova, la Cattedra di botanica, a diciannove anni dalla fondazione dellÕOrto botanico23.

Per molto tempo, la cattedra si chiam˜ appunto ÒOstensione dei SempliciÓ24

per differenziarla dalla materia medica, chiamata ÒLettura dei SempliciÓ25.

Le prime pubblicazioni

Fondamentali per la ricostruzione della pianta antica dellÕOrto, sono due fonti cinquecentesche: lÕopera di Marco Guazzo, contemporanea alla fondazione dellÕOrto e il volume di Gerolamo Porro pubblicato nel 1591 dal titolo lÕHorto dei semplici di Padova, stampato a Venezia dallo stesso Porro che, oltre ad esserne lÕeditore, fu autore delle tavole e ne coordin˜ il testo. NellÕopera • inserita la pi• antica illustrazione del giardino, o meglio dellÕHortus Sphaericus dove erano allora coltivati i semplici. Come allegato al suo volumetto, Porro inser“ lÕIndice di tutte le Piante che si ritrovano il presente Anno 1591 nellÕHorto de i

Semplici di Padova. Da quanto si evince dallÕopera del Porro, le aree situate al di fuori del

recinto circolare erano coltivate a boschetti di piante ad alto fusto che non potevano essere rubate facilmente. Negli anni, queste parti furono quelle pi• soggette a trasformazioni fino alla nuova sistemazione, realizzata dal prefetto Roberto De Visiani (1836-1878).

Le varie tipologie di giardino

Se il giardino veneto rinascimentale si sviluppa in armonia con il territorio circostante, quello romano, artificiale e sontuoso, dimenticata la sobrietˆ quattrocentesca del giardino umanistico, • un trionfo di aiuole, frammenti architettonici, fontane e labirinti. Il modello del giardino rinascimentale, soprattutto nelle sue varianti tipicamente romane, resterˆ un esempio in Europa per tutto il XVI e fino alla prima metˆ del XVII secolo, quando si farˆ sentire lÕinflusso francese del giardino formale che accentuerˆ ancor di pi• gli elementi geometrici e la simmetria, tipici del giardino cosiddetto ÒallÕitalianaÓ, applicandoli su scala

22 SACCARDO, Cronaca e documenti relativi alla storia dellÕOrto Botanico e dellÕannessa cattedra di Botanica della R.

Universitˆ di Padova, raccolti e ordinati da P.A. Saccardo (1545-1915), p. 6.

23 DE VISIANI, LÕOrto botanico di Padova nellÕanno MDCCCXLII, p. 10.

24 La disciplina dellÕOstensio riguardava lo studio pratico, ritenuto indispensabile per la sperimentazione di

nuovi medicamenta.

25 La disciplina della Lectura riguardava lÕillustrazione teorica degli organismi (animali e piante) e dei minerali

(22)

molto pi• ampia. A partire dal Ô700, prevarrˆ quello inglese, libero e irregolare, espressione delle nuove aspirazioni illuministiche.

I canoni del giardino italiano del Rinascimento si ritrovano nel progetto descritto dal Guazzo per lÕOrto botanico, caratterizzato dal recupero degli elementi classici come era teorizzato nei trattati di architettura del Quattrocento e dallÕimpianto geometrico in cui sono incastonate le une nelle altre le figure del cerchio, del quadrato e del triangolo. Il cerchio con un quadrato inscritto, figura fondamentale nella pianta dellÕOrto botanico, assume nel Rinascimento unÕimportanza nuova e particolare, pregna di implicazioni filosofiche e simboliche, diventando il fulcro del sistema delle proporzioni alla base delle teorie artistiche e dissertazioni filosofiche dellÕepoca.

LÕOrto nel XVIII e XIX secolo

Si deve attendere il Settecento per avere un giardino pi• elegante, ornato da portali composti da pilastri, statue e busti di botanici illustri e dei prefetti dellÕOrto. Nella seconda metˆ del Settecento, venne dapprima restaurata ed ampliata e poi ricostruita lÕantica casa adibita fin dal 1546 ad abitazione del prefetto. AllÕinterno, su entrambi i piani, venne costruita unÕampia sala centrale attorno alla quale si articolavano le diverse stanze, e con al piano superiore una serliana26

che si apriva in un poggiolo nella facciata, rivolta a sud, verso il giardino, mentre lÕingresso restava sul fianco della fabbrica, per consentire un pi• facile accesso. Nella prima metˆ dellÕOttocento, durante la prefettura di Roberto De Visiani, venne costruito il teatro botanico, unÕaula ad emiciclo in grado di ospitare cento studenti, tuttora in uso per lezioni e riunioni ed il cui cornicione • arricchito dai busti di illustri studiosi. In sostituzione delle ÒconserveÓ mobili utilizzate in precedenza, vennero aggiunte alcune serre in muratura munite di impianti di riscaldamento27.

La palma di Goethe

NellÕOrto la pianta pi• antica vivente • la palma nana (Chamaerops humilis L.)28

chiamata anche palma di Goethe per lÕinteresse che J. W. Goethe29 espresse nei suoi confronti, quando,

nel 1786, in occasione di un suo viaggio in Italia, visit˜ lÕOrto di Padova, rimanendo colpito 26 Particolare tipo di trifora, con l'apertura centrale ad arco, le due laterali trabeate: cos“ denominata da

Sebastiano Serlio a cui • dovuta la pubblicazione e la diffusione di questo schema strutturale e decorativo.

27 CURTI, La cattedra di Botanica a Padova allÕepoca del De Visiani, pp. 70-71.

28 La palma nana figura nel primo elenco delle piante presenti nellÕOrto padovano scritto dal Porro nel 1591 e

la data del suo impianto • intorno al 1585.

29 Johann Wolfgang von Goethe (Francoforte sul Meno, 1749 Ð Weimar, 1832), poeta, narratore e

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dalla simmetria delle lacinie fogliari di questa specie e scrivendone, a questo proposito, in un saggio:

ÇUna palma a ventaglio attrasse tutta la mia attenzione; fortunatamente le prime foglie, semplici e lanceolate, sfioravano ancora il terreno; la successiva divisione mostrava un pieno sviluppo, fino a realizzare compiutamente la forma di un ventaglio. Da una fessura a spadice spuntava un rametto ricoperto di fiori, insolito e inaspettato, che mi appariva come un singolare prodotto senza alcuna relazione con la crescita della palma. Dietro mia richiesta, il giardiniere tagli˜ la sequenza delle graduali modificazioni della pianta, e mi procurai grandi cartoni per trasportare i reperti. Sono ancora in ottimo stato, cos“ come li presi, e li vennero ancora oggi come feticci che, capaci di suscitare e imbrigliare la mia attenzione, sembravano allora promettere un proficuo seguito dei miei sforzi. Una tale cangevolezza di forma, che da tempo osservavo nel suo precipuo corso, mi risvegliava sempre pi• la rappresentazione che le forme vegetali che ci circondano non fossero determinate e stabilite allÕorigine; pur tendendo pervicacemente in senso generale e specifico a una loro propria conformazione, le piante dovevano essere dotate di una propizia mobilitˆ e flessibilitˆ per potersi adattare alle molteplici condizioni agenti su di loro nel globo terrestre e cos“ formarsi e trasformarsiÈ30.

La botanica tra scienza, leggenda, magia e superstizione

Altrettanto importante • la collezione di piante medicinali che si trova nellÕHortus

Cinctus, in quanto si rifˆ allo scopo primigenio della fondazione dellÕOrto: la coltivazione

dei Semplici. LÕuso delle piante medicinali si ritrova in tutte le antiche civiltˆ: dai popoli primitivi, che le consideravano la loro ÒfarmaciaÓ, al mondo classico, in cui appaiono i primi testi di farmacologia, al Medioevo, in cui fitoterapia ed erboristeria si intrecciano con magia e superstizione, divenendo oggetto di leggende. La mandragola o mandragora (Mandragora officinarum L.)31, ad esempio, • conosciuta e usata fin dallÕantichitˆ per curare la sterilitˆ. Ebbene, i testi di alchimia la rappresentano con le sembianze di uomo o donna per lÕaspetto antropomorfo che la sua radice presenta in primavera.

Una delle funzioni pi• importanti dellÕOrto era quello di farvi crescere specie raccolte in occasione di viaggi in terre lontane, in modo da verificare se queste possedevano utili proprietˆ. A questo riguardo, nei cataloghi di piante coltivate nellÕOrto di Padova, si pu˜ osservare come si sia riusciti a introdurre una sessantina di specie Ð tutte provviste di un 30 GOETHE, Naturwissenschaftliche Schriften, trad. di MORAZZONI Ð GALLA - FERRARIO, p. 257.

31 La mandragora rientra nel gruppo delle malefiche piante utilizzate dalle streghe e proprio il suo uso magico

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cartellino che ne indica specie, area e data di arrivo - provenienti dallÕOriente, dallÕAfrica e dalle Americhe32.

La diffusione della bevanda del caff• nel mondo

Tra le piante pi• importanti per lÕOrto patavino cÕ• quella del caff•, conservata in una delle serre. Ad introdurre la pianta in Europa fu lÕOrto botanico di Amsterdam allÕinizio del XVIII secolo33, ma la diffusione della bevanda ricavata dal frutto avvenne per mano di

Prospero Alpino, uno dei primi prefetti dellÕOrto di Padova, che in un suo viaggio in Egitto vide la pianta e la descrisse per primo nel suo De plantis Aegypti liber:

ÇNel giardino del turco Halybei vidi un albero [É] che produce quei semi colˆ ben noti con il nome di bon o ban. Con questi semi tutti, tanto gli Egiziani quanto gli Arabi, preparano un decotto assai diffuso e che essi bevono al posto del vino. Questo decotto • venduto nelle pubbliche bettole, non diversamente che il vino da noi: lo chiamano caova. Questi semi provengono dallÕArabia Felice. LÕalbero, che ho detto di aver visto, mi • sembrato simile allÕevonimo, o fusaggine, ma tuttavia aveva foglie pi• spesse, pi• dure, pi• verdi e sempreverdi. Tutti conoscono bene lÕuso di questi semi per preparare il suddetto decotto [É]. Essi lo utilizzano per rafforzare lo stomaco troppo freddo, per aiutare la digestione, ed anche per rimuovere le ostruzioni dai visceri. Usano il decotto per molti giorni con successo nei tumori freddi del fegato e della milza e nelle ostruzioni croniche. Questo decotto si dimostra anche assai indicato per lÕutero, che riscalda togliendo da esso le ostruzioni: pertanto, esso • di uso cos“ comune tra tutte le donne egiziane ed arabe che esse in occasione delle mestruazioni ne bevono sempre in grande quantitˆ, caldo, a piccoli sorsi, per facilitare il flussoÈ34.

Nel De medicina Aegyptiorum il Prospero riport˜ inoltre diverse ricette per la preparazione della bevanda ottenuta da tale pianta35.

32 BORTOLOTTO, L' Orto botanico di Padova, pp. 48-49. 33 Ivi, p. 94.

34 ALPINO, De plantis Aegypti, trad. di CAPPELLETTI Ð ONGARO - CREMONINI, pp. 90-92.

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LÕOrto botanico riconosciuto Patrimonio Mondiale Unesco

Nel 1997 lÕOrto • stato iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale come bene culturale, in considerazione della rilevante attivitˆ culturale svolta ininterrottamente per quasi mezzo millennio, con la seguente motivazione: ÇLÕOrto botanico di Padova • allÕorigine di tutti gli orti botanici del mondo e rappresenta la culla della scienza, degli scambi scientifici e della comprensione delle relazioni tra la natura e la cultura. Ha largamente contribuito al progresso di numerose discipline scientifiche moderne, in particolare la botanica, la medicina, la chimica, lÕecologia e la farmaciaÈ36.

Tra i criteri dÕiscrizione lÕUnesco riporta che:

ÇlÕOrto botanico di Padova ha rappresentato una fonte dÕispirazione per molti altri giardini in Italia e in Europa, per quanto riguarda lÕinfluenza nelle progettazioni architettoniche-funzionali e negli approcci didattici e scientifici sullo studio delle piante medicinali e delle discipline affini. Dalla sua costituzione, lÕOrto botanico di Padova • stato al centro di una rete di scambi internazionali, contribuendo alla diffusione della conoscenza dei vari aspetti delle piante medicinali e delle scienze botaniche e alla preservazione delle piante ex-situ. Per pi• di cinque secoli ha rappresentato unÕeccezionale testimonianza di significato culturale e scientifico. Infatti, le sue posizioni, dimensioni e caratteristiche di ricerca e didattica sono rimaste invariate attraverso i secoliÈ37.

LÕOrto botanico oggi e il nuovo Giardino della Biodiversitˆ

Oggi, dallÕentrata principale sulla sinistra, si pu˜ vedere lÕedificio denominato Òcasa dei prefettiÓ, che al piano terra ospita gli uffici amministrativi, mentre al primo piano si trova lÕErbario, nato in seguito alle donazioni effettuate dai prefetti Giuseppe Antonio Bonato e Giovanni Marsili, il quale conserva erbari fanerogamici e crittogamici, xiloteche, spermoteche, cecidoteche e molto altro. Nei locali al secondo piano che, dal 1547 al 1970, hanno costituito lÕabitazione del Prefetto, si trovano invece la Biblioteca dellÕOrto botanico con lÕArchivio annesso, mentre al terzo piano vi • infine la Direzione.

Attualmente lÕOrto botanico ospita piante suddivise in collezioni tematiche (piante medicinali, piante velenose, piante insettivore, piante esotiche e le piante rare tipiche della flora locale) e nuove serre articolate in settori in cui sono stati ricostruiti ambienti specifici

36 http://whc.unesco.org/en/list/824 37Ibidem.

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che ricreano condizioni di temperatura diverse (tipologia di suolo, condizioni di luce, abbondante o scarsa umiditˆÉ), passando da ecosistemi tropicali ad ecosistemi artici.

In particolare, dal 2014, lÕOrto ospita una nuova sezione accessibile al pubblico e disposta su una nuova superficie di 15 mila mq chiamata ÒIl Giardino della BiodiversitˆÓ. Il progetto • opera dellÕarchitetto Giorgio Strappazzon, il cui studio si • aggiudicato nel 2005 il concorso internazionale per la progettazione bandito dallÕAteneo patavino. LÕampliamento ha dato vita a un percorso botanico attraverso i biomi del pianeta, ossia quelle ampie porzioni di biosfera che riuniscono ecosistemi caratterizzati dalle stesse condizioni ambientali. LÕampliamento prende le forme di una grande teca di vetro lunga circa 100 metri e alta 18 che illustra unÕideale sezione del globo, dallÕequatore degradando verso i poli. Qui, in cinque serre, sono proposti i diversi ambienti, da quelli caratterizzati da condizioni pi• favorevoli per la vita con abbondante umiditˆ e alte temperature che fanno crescere la foresta pluviale, sino alle condizioni pi• rigide, dove il freddo e la scarsa umiditˆ rendono la vita pressochŽ impossibile. Il nuovo progetto rilegge le regole compositive che determinano lÕimpostazione della parte cinquecentesca, rispettando le dimensioni e i passi dellÕantico Hortus Cinctus. Inoltre, il progetto mantiene lo stesso orientamento degli assi che visivamente collegano le adiacenti cupole del complesso di Santa Giustina a quelle di SantÕAntonio, offrendo ai visitatori una suggestiva visione dÕinsieme. LÕacqua • il filo conduttore della nuova sezione: da quella che separa lÕorto antico e il moderno fino alle cascate che dividono un bioma dallÕaltro. LÕedificio • progettato per il recupero delle acque piovane, garantendo al sistema lÕautosufficienza idrica, e per ridurre il pi• possibile lÕimpatto ambientale: sia la forma che il modo in cui sono articolati gli spazi e ottimizzati gli impianti, tutto • congegnato per sfruttare al massimo lÕapporto dellÕenergia solare. AllÕinterno delle cinque serre ci sono tre percorsi. Il primo che il visitatore si trova davanti • ÔLa Pianta e lÕambienteÓ: oltre 1300 specie suddivise in aree che simulano le condizioni climatiche dei biomi della foresta pluviale tropicale, della foresta tropicale subumida e savana, il clima temperato e mediterraneo, il clima arido, la tundra artica, tundra alpina e Antartide. Il secondo percorso • ÒLa Pianta e lÕuomoÓ: tramite pannelli, filmati, schermi interattivi e reperti, le nuove serre indagano come lÕintelligenza vegetale e lÕintelligenza umana abbiano svolto un comune percorso di coevoluzione. Il terzo percorso • ÒLa Pianta nello spazioÓ: un approfondimento sui temi legati alle possibili condizioni di vita extra-terrestre e sugli effetti che lÕinquinamento estremo, o lo stesso intervento dellÕuomo, producono sulle specie vegetali. AllÕesterno delle serre le aiuole prevedono la coltivazione di specie compatibili con il clima locale, quali le piante alimurgiche, i giardini fioriti, le piante aromatiche. Accanto alla ricerca e allo studio, la nuova superficie dellÕOrto si

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propone di essere anche un luogo di aggregazione urbana, che nel tessuto cittadino trova una sua armonica collocazione.

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Le collezioni botaniche dellÕOrto botanico dellÕUniversitˆ di Padova38 1. Erbari A. Erbari figurati B. Erbari in archivio C. Erbari fanerogamici Erbario Generale Erbario Veneto Erbario R. De Visiani

Erbario Fenologico A. Marcello Erbario di consultazione

Erbario didattico di piante medicinali D. Erbari Crittogamici

Erbari Algologici Diatomoteca

Vetrini di Fitoplancton Erbario di macroalghe

Collezione minore di macroalghe Campioni fossili del Terziario

Collezione di alghe Coralline e di Sargassi Algario della Laguna di Venezia

Algario Istiano

Algario del Mare del Nord Erbario Briologico Muschi Epatiche Erbari Lichenologici Erbario Schuler II Erbario

38 Per approfondire TORNADORE, Le Collezioni botaniche, in I Musei, le Collezioni scientifiche e le sezioni antiche

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29 2. Collezioni micologiche

Funghi in cera dipinta Funghi in creta e gesso

Quadri di funghi eduli e velenosi Micoteca Veneta

Micoteca Italica

Erbario Micologico Saccardo 3. Collezioni dendrologiche Xiloteca Xilomoteca 4. Spermoteche Spermoteca Italica Collezione Sernagiotto 5. Cecidoteche Cecidoteca Italica Altre raccolte di galle

Herbarium Cecidologicum Italicum Zoocecidia e Cecidiozoa Cecidoteca Fennica Cecidoteca Olandese Cecidoteca Dacica Cecidoteca Romanica Cecidoteca Trotter

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CAPITOLO 2

I prefetti dellÕOrto botanico di Padova

Premessa

Fondamentale, come abbiamo visto nel capitolo precedente, • stata nel 1548 la creazione dellÕistituto del prefetto dellÕOrto botanico, un incarico vitalizio con annessa abitazione le cui responsabilitˆ andavano dallÕamministrazione dellÕistituto alla sua gestione tecnica, dalla ricerca scientifica fino allÕinsegnamento universitario. Nella parte otto-novecentesca dellÕarchivio dellÕOrto botanico, che • oggetto di questo lavoro, • ricompresa anche la copiosa documentazione didattico-scientifica prodotta da quattro dei pi• importanti personaggi che hanno ricoperto la carica di prefetto e che molto hanno contribuito al suo sviluppo: Giovanni Marsili, Giuseppe Antonio Bonato, Roberto De Visiani e Pier Andrea Saccardo. In questo capitolo si illustreranno quindi le biografie di questi quattro prefetti, in quanto produttori dÕarchivio al pari dellÕistituto che hanno diretto, e il cui carteggio inerente la reggenza della cattedra di Botanica, la preparazione di saggi ed articoli scientifici e la fitta corrispondenza con studiosi botanici di tutto il mondo ha rappresentato fino ad ora il principale oggetto di studio e ricerca da parte degli utenti della biblioteca dellÕOrto botanico e quindi una parte insostituibile del suo archivio.

Un elenco degli altri prefetti, corredato di biografia minima, e delle altre persone che hanno operato nellÕorto botanico (assistenti, aiuti, etc.) • stato inoltre inserito in appendice.

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IOVANNI

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ARSILI

(Pontebba, 1727 Ð Padova, 1795) Prefetto dellÕOrto botanico dal 1760 al 1794

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Nasce a Pontebba, in Friuli, il 4 giugno 1727 da una famiglia veneziana di agiate condizioni economiche, per cui riusc“ a godere di unÕistruzione superiore rispetto agli usi del suo tempo, soprattutto di tipo umanistico1 (nel 1747 si laure˜ in filosofia e medicina a Padova), perfezionata nel tempo con lunghi viaggi a Firenze, in Francia e in Inghilterra. Nel 1840 scrisse di aver viaggiato per le principali cittˆ ed Accademie dÕEuropa, per approfondire gli studi di medicina e di botanica, sua materia preferita. Visit˜ a proprie spese anche numerosi orti botanici e universitˆ in tutta Europa e tenne una ricca corrispondenza con altri botanici2. La passione per la Botanica, in ogni caso, non lo distolse mai dagli studi linguistici, che continu˜ a praticare3.

La sua istruzione gli fu di grande utilitˆ. Infatti, pur non avendo pubblicato alcun lavoro di botanica e botanica medica, dopo la morte del Pontedera (prefetto dal 1719 al 1757), nel 1760 fu nominato professore di botanica e prefetto dellÕOrto botanico di Padova dai Riformatori dello Studio patavino, che lo avevano preferito allÕallora custode Pietro Arduino.

Per quanto riguarda le sue pubblicazioni, scrisse tre lavori quandÕera in vita e lasci˜ due manoscritti che vennero pubblicati alcuni anni dopo la sua morte. Particolarmente significativa • la Memoria del genere e dÕuna nuova spezie di Phytolacca (1794).

Con il progredire degli studi tassonomici, la raccolta e lÕuso degli erbari (secchi e figurati) si imposero come strumento di lavoro scientifico. LÕerbario di Marsili, attualmente conservato nellÕarchivio dellÕOrto botanico di Padova, • il primo di quelli allestiti dai Prefetti dellÕOrto che sia giunto fino a noi. é composto da 545 specie, molte esotiche ma anche piante indigene, di circa 300 generi, disposti in ordine alfabetico, secondo una nomenclatura in gran parte polinomica (prelinneana); le etichette, salvo eccezioni, non portano luogo e data di raccolta.

Marsili si serviva degli erbari per la didattica degli studenti, che potevano cos“ imparare a riconoscere meglio le piante e potevano essere loro utili come prontuari nella successiva professione di medici o farmacisti.

Appassionato ed erudito bibliofilo, sempre in costante ricerca di raritˆ e preziositˆ, Marsili riusc“ a procurarsi una delle prime copie dellÕerbario figurato Herbarium Apulei

Platonici ad Marcum Agrippam, stampato a Roma nel 1479 da Giovanni Filippo de Lignamine.

Altri importanti testi da lui collezionati sono: la rarissima xilografia del 1671 di Innotentia

1 A Venezia aveva studiato dai gesuiti e, sempre a Venezia fece parte dellÕAccademia dei Granelleschi che

aveva come obiettivo quello di difendere la purezza della lingua italiana cfr. ONGARO, Marsili, Giovanni, p. 761.

2 Tra cui Giovanni Battista Guatteri che fu suo allievo prima e poi professore di botanica e prefetto dellÕOrto

botanico di Parma. CASADORO, Giovanni Marsili, in LÕOrto botanico di Padova 1545-1995, p. 93.

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victrix, testo in tre alfabeti cinesi (antico, moderno e corsivo), su fogli doppi di carta di riso,

con i versi memoriali presentati dai Gesuiti e la sentenza con cui lÕimperatore Kang-Xi ordinava di liberare i missionari imprigionati a Canton.

Una parte consistente della sua collezione riguardava argomenti di botanica. Tra questi, ricordiamo il De Herbarum virtutibus (1671) e lÕHerabrum vivae eicones, un erbario del 1532 testimone della svolta realistica dellÕillustrazione botanica.

Acquistato e ingrandito dal suo successore Giuseppe Antonio Bonato, il suo patrimonio librario rappresent˜ il nucleo iniziale della futura biblioteca dellÕOrto botanico di Padova.

AllÕinizio della sua prefettura, il Marsili aveva trovato lÕOrto spoglio di piante. Lui stesso scrisse:

ÇTrovato il Marsili il pubblico giardino non meno scarso e povero di piante, che pregiudicato nella coltura e nel materiale, ebbe fino dal principio ad impiegare tutta la sua industria e capacitˆ per ripopolarlo e per risarcire i danni e le ingiurie portate ad esso nel tempoÈ4.

Di fresca nomina, rinunci˜ di propria sponte ad un pezzo di terreno annesso allÕOrto, concesso allÕuso privato dei prefetti dellÕOrto. Su quel terreno fece piantare moltissimi alberi, sia europei che esotici, dando cos“ vita allÕArboretum5 Ð ossia un boschetto Ð dellÕOrto

botanico di Padova6. Fece fare anche molti lavori di manutenzione e miglioramento, tra cui lÕinnalzamento dellÕOrto7, per evitare i danni causati dalle frequenti tracimazioni dei canali circostanti8 ed il restauro dellÕabitazione del prefetto. Intrecci˜ anche un ricco scambio di semi con diversi Orti stranieri e con molti giardini botanici dÕItalia. Negli anni della vecchiaia, fu affiancato e poi sostituito dallÕallievo Giuseppe Bonato. Alla sua morte, avvenuta il 9 maggio 1794, lÕUniversitˆ della Serenissima gli riserv˜ gli onori destinati ai figli dotti e illustri: la sepoltura nel chiostro del Santo e un busto sulla monumentale balaustra dellÕOrto botanico9.

4 MARSILI, Notizie del pubblico Giardino dei Semplici di Padova, p. 19.

5 Çé piantato un boschetto di 165 alberi esotici e montani nella parte occidentale esterna dellÕOrto, che

innanzi serviva ad uso privato dei prefettiÈ (GOLA, LÕOrto botanico. Quattro secoli di attivitˆ, pp. 35-36).

6 FADINI, Il Òbosco vecchioÓ dellÕOrto e il prefetto Giovanni Marsili, p. 26. 7 GONZATI, Giovanni Marsili, p. 45.

8Çé innalzata lÕarea esterna e interna dellÕOrto per preservarlo dalle frequenti inondazioniÈ (GOLA, LÕOrto

botanico. Quattro secoli di attivitˆ, p. 35).

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G

IUSEPPE

A

NTONIO

B

ONATO

(Padova, 1753 Ð 1836)

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Nato nella cittˆ di Padova, vi si laure˜ in medicina nel 1771. La sua famiglia non era nŽ nobile nŽ ricca, dunque ebbe difficoltˆ ad iniziare la professione medica, e per questo si adegu˜ nei primi tempi a fare il bibliotecario, stendendo cataloghi ragionati per biblioteche di ricchi veneziani, studiosi e commercianti. Con il passare degli anni, fu assunto come amanuense nella Biblioteca Universitaria di Padova (ne diventerˆ poi il direttore nel 1791) collaborando alla riforma degli indici e alla nuova classificazione dei libri10.

Contemporaneamente, aveva iniziato a svolgere anche la professione medica tra Padova e Venezia.

Nel settembre del 1793 venne nominato Çispettore sopraintendenteÈ11 dellÕOrto. Un anno dopo, nellÕagosto del 1794, succedette al Marsili Çcon tutti gli emolumenti annessi alla cattedraÈ12.

ÇI Triumviri dello Studio di Padova, tenendo fermamente che un abile medico potesse riuscire un eccellente botanico, mancato di vita il Marsili, lo elessero a professore di Botanica teorica e pratica. Il Bonato non venne meno alla pubblica aspettazione. Studi˜ a tutta possa per instituire con qualche profittoÈ13.

Fu cos“ che, allÕetˆ di quarantÕanni, Bonato diede inizio a una nuova attivitˆ professionale ed accademica. La sua mancanza di esperienza e formazione in tal senso, lo obblig˜ ad applicarsi alla didattica con particolare cura, se ne ha puntuale dimostrazione nei manoscritti delle sue lezioni conservate nella Biblioteca dellÕOrto botanico di Padova. Una didattica, la sua, prettamente accademica, in quanto non possedeva conoscenze acquisite con ricerche e sperimentazioni. Diede per˜ una svolta al metodo di insegnamento dellÕorganismo vegetale nei suoi aspetti strutturali, fino ad allora mirato allo studio morfo-strutturale delle fanerogame e al loro riconoscimento, facilitato dal libro Piante del Regio Orto

di Padova che egli fece stampare. Il libro conteneva 360 tavole dipinte a mano dai pittori

Andrea Bozza e Antonio Tintori che venivano utilizzate durante le sue lezioni.

Al tempo del Bonato lÕanno scolastico era suddiviso in due periodi: in inverno veniva insegnata la parte teorica, ossia fisiologia e filosofia della botanica, mentre nel secondo semestre si insegnava la parte pratica istruendo gli studenti a distinguere e classificare le piante e le loro parti.

10 GIRARDI, Relazione storico-descrittiva sulla Regia Biblioteca Universitaria di Padova, p. 25. 11 GOLA, L'Orto Botanico: quattro secoli di attivitˆ (1545-1945), p. 36.

12 Ibidem.

13 MENEGHELLI, Cenni biografici degli accademici di Padova mancati ai vivi dopo la pubblicazione del terzo volume dei

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Nel 1818 Bonato fond˜ lÕufficio di assistente alla cattedra di botanica, carica dalla durata biennale.

La sua attivitˆ di scritti fu modesta: produsse due pubblicazioni insieme ad Angelo Dalla Decima e Valeriano Luigi Brera - Osservazioni sopra i funghi mangerecci (1815) e

Avvertimenti al popolo sullÕuso deÕ funghi -; scrisse anche una breve dissertazione sulle

benemerenze dei veneti nella Òscienza botanicaÓ pubblicata postuma da Roberto De Visiani con il titolo Elogio dei Veneti promotori della scienza erbaria. Tra le sue pubblicazioni, vi • unÕedizione postuma delle Epistolae ac dissertationes di Giulio Pontedera (1791), precedute da una prefazione e arricchite di annotazioni.

Bonato fu anche due volte rettore dello Studio di Padova (1806-1807 e 1819-1820). Prestava molta cura alle collezioni dellÕOrto. A questo riguardo, pubblic˜ otto versioni dellÕIndex seminum, catalogo dei semi raccolti nellÕOrto botanico di Padova per gli scambi con gli altri orti botanici14.

Durante il suo mandato di Prefetto, durato 41 anni, il muro di cinta dellÕHortus cinctus venne restaurato per metˆ, furono costruite tre grandi serre e furono riparate la casa del prefetto e quella dei giardinieri. Nel 1820, dalla biblioteca Universitaria, fece portare nellÕOrto quattro busti lapidei15 rappresentanti le stagioni.

Molto importante • stato anche lÕallestimento del suo considerevole erbario, i cui esemplari erano facilmente riconoscibili dalla redazione del cartellino che li accompagnava, fatta secondo la classificazione linneana, con grafia chiara e regolare, senza data, luogo di raccolta e nome del raccoglitore.

Bonato • da considerare il fondatore dellÕErbario dellÕOrto botanico di Padova16, grazie alla donazione del suo patrimonio erbariale, comprensiva anche di alcune collezioni acquistate dagli eredi di Giovanni Marsili. Non solo. Il titolo di fondatore gli spetta di diritto anche per aver istituito la Biblioteca, iniziata con lÕacquisto di quella di Marsili, arricchita poi con le pi• importanti opere della letteratura botanica di allora.

Poco prima di morire, Bonato fece dono della sua biblioteca allÕOrto botanico di Padova:

ÇLa scelta sua biblioteca che aveva a denari acquistata dal Marsili, e da lui successivamente arricchita di molte opere nuove, di autografi preziosi e di gran valore, offeriva con lettera del 1835 in grazioso presente allÕEccelso Governo per lÕOrto botanico di Padova, in

14 Le otto versioni sono relative agli anni 1823, 1824, 1825, 1826, 1827, 1828-1829, 1831 e 1832. 15 Ancora oggi i busti sono ubicati nellÕOrto botanico, vicino alla statua di Salomone.

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testimonianza non peritura del caldo affetto chÕegli portava a quel luogo, in cui pass˜ la metˆ della lunga ed operosa sua vitaÈ17.

Il gesto gli valse la nomina di Cavaliere della Corona di Ferro da parte dellÕimperatore Ferdinando I18.

Gli ultimi anni del suo mandato furono segnati da un grande dispiacere: una terribile tempesta19 si abbattŽ su Padova il 26 agosto 1834 lasciando

Çdeperite le piante, infranti e fracassati vasi e vetrerie, spezzate le tegole, aperti i tetti, sfondati e pressochŽ scorticati gli alberi [É] vasi eletti ridotti a non altro che ad immensurabile cumulo di frantumi e macerieÈ20.

Nel 1835, a ottantadue anni, chiese e ottenne la messa a riposo, mor“ lÕanno successivo.

17 CENI, Guida allÕImp. Regio Orto botanico in Padova, p. 23.

18 MENEGHELLI, Cenni biografici degli Accademici di Padova mancati ai vivi dopo la pubblicazione del terzo volume dei

Nuovi saggi MDCCXXXI, p. XLVIII.

19Il successore di Bonato, Roberto De Visiani, riporta nella sua LÕOrto botanico di Padova nellÕanno

MDCCCXLII, edito nello stesso anno, quanto segue: ÇMa era scritto lass•, che le fatiche e le cure dellÕuom benemerito dovessero essere indarno, e che un solo istante dovesse annientare il frutto di molti anni. Piomb˜ difatti sulla cittˆ di Padova, e particolarmente sullÕOrto, nel d“ 26 Agosto del 1834 una grandine di mole s“ sterminata, che malconcie, ferite o morte le piante che a quel tempo erano tutte allÕaperto, e rotti i tetti degli edifizii e fracassati i vetri delle sue serre, ridusse in brevÕora dalla floridezza passata le sue piante ad un ingombro di foglie lacere, di frondi spezzate, di tronchi ignudi; i suoi coperti, i suoi vasi ad un cumulo di macerie. A tanta sciagura venne meno e scorossi lÕanimo del buon vecchioÈ (pp. 31-32)

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OBERTO

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ISIANI

(Sebenico, 1800- Padova, 1878) Prefetto dellÕOrto botanico dal 1836 al 1878

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Roberto De Visiani nacque a Sebenico, cittˆ della Croazia situata sulla costa adriatica nella regione della Dalmazia, da una famiglia di modesta fortuna di origine veneta che vi si era trasferita verso la metˆ del Settecento21. Fece gli studi elementari a Sebenico e gli studi ginnasiali e filosofici a Spalato, dove strinse amicizia con Niccol˜ Tommaseo22.

Nel 1817 si trasfer“ a Padova per frequentarne lÕUniversitˆ. Seguendo lÕesempio paterno, si dedic˜ allo studio della medicina, conseguendo la laurea nel 1822. Fin dai primi anni universitari si interess˜ alla scienza delle piante, incoraggiato e aiutato dal prof. Giuseppe Bonato, che lo spron˜ a studiare dal vivo le piante.

Nel 1820, quando era ancora studente, De Visiani effettu˜ la sua prima campagna scientifica, erborizzando sui monti di Bassano, guidato dal capo giardiniere dellÕOrto botanico, Antonio Lodi.

Nel 1822 il prof. Bonato lo propose come suo assistente, la cui nomina avvenne a seguito di concorso con Decreto dal governo di Venezia. Giuseppe Bonato consent“ al De Visiani di usare e consultare il suo erbario e la sua biblioteca23.

Per quattro anni, dal 1822 al 1826, si applic˜ con passione alla botanica. Durante la sua attivitˆ di assistente, tradusse dal tedesco lÕopera Introduzione allo studio dei vegetabili di Nicolaus von Jacquin, professore allÕUniversitˆ di Vienna, che accrebbe con illustrazioni ed aggiunte (prefazione, indice alfabetico e note esplicative). LÕopera fu stampata a Padova e fu scelta come libro di testo nelle Universitˆ italiane. In questi anni si occup˜ in particolare di ricerche floristiche e tassonomiche.

Tra il 1827 e il 1835, alla fine del suo assistentato, esercit˜ la professione di medico condotto per circa otto anni, a Cattaro (1829), Dernis (1830-1835) ed infine a Budua (1835).

Durante questo periodo De Visiani non smise mai di occuparsi della sua attivitˆ di erborizzazione, con la quale raccolse una consistente documentazione erbariale sulla flora dalmata e dei paesi vicini.

Gli studi sulla flora della Dalmazia lo accompagnarono per tutta la vita, fin dalla pubblicazione del suo primo saggio Stirpium dalmaticarum specimen nel 1826 in cui sono elencate 718 specie, in cui le pi• rare illustrate in 8 tavole fino allÕultimo saggio nel 1882 pubblicato postumo24.

21 Il padre era medico, lo zio un canonico e vicario vescovile in Sebenico, la madre, Magdalena Drazic, era di

origine slava, cfr. BéGUINOT, Roberto De Visiani, in Gli scienziati italiani dallÕinizio del Medioevo ai nostri giorni, p. 24.

22 Niccol˜ Tommaseo (Sebenico, Dalmazia, 1802 - Firenze 1874), scrittore, linguista e patriota. Fu caro amico

di Roberto De Visiani per tutta la vita.

23 ÇBonato aveva acquistato la biblioteca da Marsili ed era stata poi da lui accresciuta di tutte le pi• importanti

opere di botanicaÈ (PIRONA, Della vita scientifica del professore Roberto De Visiani: commemorazione, p. 4).

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Nel 1835, il prof. Giuseppe Bonato fu messo a riposo in seguito allo sconforto che ebbe per la bufera che si abbattŽ su Padova il 26 agosto 183425. A sostituirlo in qualitˆ di supplente, professore e prefetto dellÕOrto botanico, fu chiamato nel 1836 Roberto De Visiani, che super˜ gli esami di concorso alla cattedra di Botanica sostenuti a Vienna26. LÕanno dopo, nel 1837, fu confermato stabilmente nel doppio incarico di professore ordinario e prefetto dellÕOrto botanico.

Grazie alle relazioni che aveva intessuto, sia con le istituzioni che con vari botanici, De Visiani ottenne in dono un gran numero di piante nonchŽ notevoli somme di denaro dal Governo. Nel giro di pochi anni riport˜ lÕOrto botanico al suo splendore originario, apportando numerose migliorie27 e aumentando notevolmente il numero delle specie e varietˆ di piante presenti, arrivate ad essere circa 920028. Inoltre, fece realizzare a proprie spese un riparo per la palma Chamaerops humilis, denominata palma di Goethe29.

Nel 1842 De Visiani fece costruire due nuove serre30 e un anfiteatro per le lezioni di Botanica; adib“ il piano terreno della casa del prefetto a biblioteca e museo, ospitando una collezione di funghi modellati in cera e lÕErbario generale che era giˆ stato iniziato da Giuseppe Bonato e da lui arricchito.

Tra il 1836 e il 1867 furono pubblicati vari suoi lavori, tra cui: Semina rariora in Horto

patavino lecta, Recensio plantarum minus cognitarum quas Hortus patavinus colit e Illustrazione delle piante nuove o rare dellÕOrto botanico di Padova, in cui riportava la descrizione delle nuove specie

e in particolare quelle acquistate dagli orticoltori, apportando correzioni sulla loro nomenclatura.

In qualitˆ di docente, fece il possibile affinchŽ gli studenti di medicina potessero osservare le piante nellÕOrto botanico, preoccupandosi di ottenere i finanziamenti utili alla costruzione di un anfiteatro botanico, costituito da unÕaula di duecento posti, utile ad

25 ÇIn quel giorno una grandine di mole smisurata cadde su Padova riducendo i tetti di tutti gli edifizii in un

cumulo di macerie, fracassando, distruggendo quanto era colpito allÕapertoÈ (PIRONA, Della vita scientifica del professore Roberto De Visiani: commemorazione, p. 6).

26 AllÕepoca Vienna era la capitale dellÕImpero Asburgico, cui apparteneva Padova in quanto inserita nel

Regno Lombardo-Veneto.

27 ÇSi vide ristorata e quasi rifabbricata la metˆ meridionale del muro di cinta; rifatta presso che per intero la

stufa che dicesi delle palme; riparati tutti gli edifizii, i cancelli, le fontane e le vasche del giardino; costrutta dalle fondamenta una stufa sotterranea; piantato un boschetto di pini ed uno assai pi• esteso di alberi forastieri nel terreno adjacente al giardino; allogata e disposta in regolari scompartimenti dinanzi alle grandi conserve una ricca collezione di arbusti; fornita stabilmente di piante esotiche la grande ajuola della conserva mobile posta a levante, che sino allora non serviva che di ricovero ai vasi durante lÕinverno; eretta una grande macchina idraulica in sostituzione dellÕantica giˆ infracidita e inoperosa; cinto il perimetro dellÕOrto di fosso e siepe; distribuita in uno degli stanzini intermedii alle grandi conserve una copiosa raccolta di frutti e di semi [É]È (Ivi, p. 6-7).

28 Fino al 1935 lÕOrto botanico contava circa 6000 specie.

29 Palma di cui il poeta e naturalista Johan Wolfang Goethe trasse nel 1807 il concetto della sua metamorfosi

delle piante.

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