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Adolescenti e social network: qual è il ruolo ell’educatore? : passaggio da una micro ad una macro realtà educativa

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Academic year: 2021

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(1)

Adolescenti e social network: qual

è il ruolo dell’educatore?

Passaggio da una micro ad una macro realtà educativa

Studente/essa

Eleonora Cattaneo

Corso di laurea Opzione

Lavoro sociale

Educatore

Tesi di Bachelor

Luogo e data di consegna

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“Faccio parte di una generazione diversa dalle altre, la prima ad essere cresciuta con Internet. Sono stato abituato fin da piccolo a vedere cose nuove, tecnologie interessanti, cresciuto con Napster, Wikipedia, Aol, e tutto il resto. Facebook è un' evoluzione naturale, perché non fa altro che rimettere al centro il motivo stesso della esistenza di Internet, la connessione tra persone.”

Mark Zuckerberg

Ringrazio il professor Leonardo Da Vinci e il professor Furio Vanossi per il sostegno ricevuto durante la redazione del mio lavoro di tesi. Un ringraziamento speciale va anche ai ragazzi ed all’équipe del Gruppo Blu e a tutte le persone che mi sono state vicino in questo importante periodo.

 

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ABSTRACT

Il tema scelto per questo lavoro di ricerca riguarda l’importanza dell’educatore, come figura adulta di riferimento, nell’accompagnamento dei minori alla scoperta del complesso mondo dei social network. Nonostante si abbia la tendenza a credere che i giovani siano degli esperti in ambito tecnologico, considerati ancora da molti come appartenenti alla categoria dei nativi digitali, è fondamentale che vengano sostenuti nell’utilizzo di questi mezzi, al fine di maturare le competenze necessarie per usufruirne in modo mirato e consapevole.

La domanda di fondo del LT é: “Cosa può fare un educatore di un Centro educativo per minorenni (Cem) per accompagnare gli adolescenti nell’utilizzo dei social network?”. Per rispondere a quest’interrogativo sono state utilizzate le teorie legate alla media education proposte dagli autori di riferimento e i dati raccolti mediante approccio induttivo durante l’esperienza lavorativa svolta nel Gruppo Blu dell’Istituto Paolo Torriani per minorenni; quest’ultimi sono stati ottenuti grazie all’utilizzo di tre strumenti: il focus group, l’intervista semi-strutturata e il diario di osservazione partecipante.

Questo lavoro di ricerca è stato quindi sviluppato partendo dall’analisi della situazione presente all’interno di una micro realtà educativa, ovvero quella del Gruppo Blu, per poi ragionare in senso più ampio sul ruolo dell’educatore di un Cem.

Per costruire il documento è stato intrapreso un percorso lineare usando come filo conduttore una metafora sul ruolo dell’adulto: innanzitutto sono stati presentati in modo generale i social network, definendone le caratteristiche principali ed analizzando i rischi e le risorse riscontrabili; in seguito sono stati esposti gli elementi che stanno alla base della relazione tra adolescenti e social network, al fine di comprendere il motivo per il quale i giovani siano così attratti da questi mezzi; infine si è cercato di rispondere in modo concreto alla domanda di ricerca, analizzando le modalità adottate dagli educatori del Gruppo Blu e le strategie proposte dagli autori dei testi utilizzati.

Dal lavoro sono emerse diverse proposte applicabili in ambito educativo per affrontare questa tematica con dei minori, definendo come l’adulto si debba approcciare nei confronti dei giovani e su quali aree debba lavorare al fine di sensibilizzarli ad un utilizzo consapevole dei social network, imparando a coglierne le opportunità ed evitandone i rischi. Per fare ciò è necessario che l’educatore si avvicini all’argomento con interesse e curiosità, che si metta in gioco sviluppando le competenze necessarie utili alla comprensione del mondo digitale, così da poter essere d’aiuto per le persone di cui si prende cura.

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INDICE

1. INTRODUZIONE ... 5

2. DESCRIZIONE DEL CONTESTO LAVORATIVO ... 6

3. PRESENTAZIONE DELLA PROBLEMATICA ... 7

3.1METODOLOGIA ... 10 3.1.1 Intervista semi-strutturata ... 10 3.1.2 Focus group ... 11 3.1.3 Diari di osservazione ... 11 3.1.4 Autori di riferimento ... 12 4. DISSERTAZIONE ... 13

4.1NATIVI DIGITALI E IMMIGRATI DIGITALI ... 13

4.2I SOCIAL NETWORK ... 15

4.2.1 Rischi ... 16

4.2.2 Risorse ... 19

4.3RELAZIONE TRA ADOLESCENTI E SOCIAL NETWORK ... 21

4.4IL RUOLO DELL’EDUCATORE ... 25

4.4.1 Gli educatori del Gruppo Blu ... 25

4.4.2 Strategie di accompagnamento dei giovani all’utilizzo dei social network ... 28

5. CONCLUSIONI ... 32

5.1LIMITI DELLA RICERCA ... 36

5.2RIFLESSIONI PERSONALI ... 37

GLOSSARIO BIBLIOGRAFIA

ALLEGATO 1 - Interviste rivolte ai ragazzi ALLEGATO 2 - Focus group

ALLEGATO 3 - Diari di osservazione

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1. Introduzione

La scelta della tematica trattata in questo lavoro di tesi è da ricondurre ad alcuni stimoli ricevuti sin dai primi momenti passati all’interno del Gruppo Blu dell’Istituto Torriani1. Questa struttura offre una presa a carico educativa residenziale a giovani dai dodici ai diciotto anni, che vivono delle situazioni di difficoltà e di disagio durante il loro percorso di crescita ed acquisizione dell’autonomia.

Passando pochi attimi all’interno del foyer si può notare quanto i ragazzi siano attorniati dai social media, e quanto ne siano fisicamente e mentalmente attratti.

Al giorno d’oggi è possibile osservare questo fenomeno un po’ ovunque, poiché mezzi come il telefonino2 -ormai diventati quasi prolungamenti del nostro corpo- ci accompagnano in ogni momento della giornata, dandoci l’opportunità di stare sempre in contatto e connessi al mondo virtuale.

Osservare questa dinamica all’interno del Gruppo Blu infatti non mi ha particolarmente stupita, ma mi ha esortata a riflettere molto sulla questione e specificatamente sul ruolo dell’educatore; come si deve comportare? Dev’essere normativo e controllare ciò che fanno i propri utenti o deve lasciare loro la libertà di utilizzare questi strumenti come meglio credono?

Esistono opinioni molto contrastanti rispetto a tale argomento, in particolare in ambito educativo, nel quale genitori, educatori ed insegnanti si trovano spesso incerti su come sia corretto comportarsi. C’è chi ritiene che questi strumenti siano dannosi per la salute e quindi sarebbe meglio evitarli, chi invece li reputa delle grandi innovazioni senza le quali non sarebbe possibile stare e chi ancora rimane nel mezzo, fluttuando tra queste due polarità. A prescindere dal parere dei singoli individui, un elemento che risulta fondamentale nella relazione tra i giovani e i social network è proprio il ruolo dell’educatore come sostegno nell’accompagnamento educativo.

Attraverso questo lavoro di tesi verrà analizzato l’argomento, al fine di permettere al lettore di conoscere in modo più approfondito il complesso mondo dei social media in relazione agli adolescenti. Si cercherà infatti di spiegarne alcuni termini specifici, di ragionare sui rischi e sulle risorse che si celano dietro all’utilizzo di questi mezzi e si rifletterà sui motivi per i quali i giovani ne siano così attratti.

Questo passaggio permetterà in seguito di concentrarsi sulla funzione dell’adulto, considerando l’importanza del suo ruolo nell’accompagnamento dei propri utenti all’utilizzo di tali strumenti. Per fare ciò, inizialmente verrà presa in considerazione la realtà conosciuta all’Istituto Torriani, cercando di comprendere le rappresentazioni e le modalità

                                                                                                               

1http://www.fondazionetorriani.ch

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utilizzate dagli educatori del Gruppo Blu per rispondere ai bisogni ed agli interessi dei propri ospiti.

Una volta conosciuta la situazione vigente e soprattutto le strategie adottate dagli educatori per affrontare la tematica, il discorso verrà portato su un piano generale, al fine di riflettere sul ruolo dell’operatore in senso più ampio.

Nel testo verranno presentate delle strategie, suggerite da alcuni autori esperti del settore, con la finalità di comprendere quali possibili modalità d’intervento si potrebbero adottare nella pratica.

È importante per un educatore che si occupa di minori affrontare questo discorso, ponendosi i dovuti interrogativi e riflettendo sulle proprie rappresentazioni rispetto ai social network. Come sarà possibile comprendere dalla lettura del testo, questi mezzi possono assumere un ruolo determinante nella vita degli adolescenti, apparendo ai loro occhi come qualcosa di indispensabile. Questo è uno dei motivi per il quale non bisogna sottovalutarne l’importanza, ma sarebbe opportuno imparare a conoscerli ed utilizzarli, al fine di supportare i ragazzi permettendo loro di trarne il meglio.

I prossimi capitoli di tale lavoro saranno dedicati alla descrizione del contesto di stage, alla presentazione della problematica ed alla metodologia utilizzata per la stesura del testo. In seguito si entrerà nel vivo della tematica, ovvero attraverso la dissertazione ci si immergerà nel complesso mondo dei social network. In questo capitolo verranno sollevate diverse questioni e, grazie al contributo degli autori menzionati, si cercherà di raggiungere lo scopo prestabilito. Infine, alla luce di quanto è emerso, saranno tratte le dovute considerazioni sul ruolo dell’educatore.

2. Descrizione del contesto lavorativo

3

Come accennato nell’introduzione, questa struttura accoglie minori dai dodici ai diciotto anni che, per svariati motivi, vivono delle situazioni di difficoltà all’interno del loro nucleo familiare. I minorenni possono accedervi su richiesta dei genitori, dei tutori o di un’autorità tramite l’Ufficio dell’aiuto e della protezione.

L’istituto è composto dal Centro Diurno che accoglie bambini e adolescenti con presa a carico semi-residenziale e due gruppi abitativi “Albachiara” e “Blu” che si occupano della presa a carico residenziale a medio-lungo termine.

La situazione osservata alla quale fa riferimento tale lavoro di tesi è da ricondurre all’esperienza di stage svolta all’interno del Gruppo Blu, che ospita nove ragazzi di ambo i sessi dai dodici ai diciott’anni; due di loro hanno già raggiunto la maggiore età, quindi stanno usufruendo del sostegno educativo offerto fino al compimento dei vent’anni. Il                                                                                                                

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gruppo rappresenta un luogo di vita, nel quale si cerca di ricreare un clima familiare, pertanto i giovani possono usufruire di un contesto creato su misura; ognuno possiede una camera singola o un monolocale all’interno del foyer, inoltre tutti possono utilizzare gli spazi comuni quali: il salotto con la televisione, uno spazio con dei computer, il giardino con il campo da calcio, una palestra, una sala con calcetto e i biliardo e un locale di registrazione.

Ogni ragazzo viene seguito dal proprio educatore di riferimento che si occupa di accompagnarlo e sostenerlo durante il suo percorso di crescita; cerca di lavorare in tutti gli ambiti di vita dell’utente, quindi nella gestione degli aspetti organizzativi, nel passaggio delle informazioni, nell’accoglienza di eventuali richieste, nella collaborazione con la rete di riferimento, cercando di favorire sempre il dialogo e la condivisione. L’educatore è quindi un punto di riferimento molto importante, che deve imparare a giostrare e cogliere i vari bisogni dei propri ospiti, anche quelli che non vengono chiaramente esplicitati.

La relazione con i ragazzi si “gioca” soprattutto durante i pasti e nei momenti di tempo libero, ovvero quando non sono impegnati in attività lavorative e/o scolastiche. In questi spazi gli educatori si occupano innanzitutto di sostenere gli ospiti, in particolare i più piccoli nello studio e nello svolgimento dei compiti. Inoltre bisogna provvedere alla pulizia, al riordino della propria camera ed al bucato, che ogni ragazzo deve fare in un particolare momento della settimana. Infine ad ogni utente è assegnato un giorno preciso in cui deve aiutare l’educatore in turno a preparare la cena. Queste mansioni sono finalizzate al raggiungimento di alcune competenze necessarie per poter intraprendere un percorso di crescita ed autonomia.

Oltre a tali attività, i ragazzi hanno la possibilità di occupare il proprio tempo libero come meglio credono; non ci sono grandi restrizioni se non rispetto alle uscite sia diurne che serali nelle quali vengono stabiliti luoghi e orari in base all’età dell’utente. È in questi attimi di svago che gli ospiti investono gran parte delle proprie energie nell’utilizzo dei social network; solitamente quest’attività viene prevalentemente svolta al termine dell’impiego lavorativo e/o scolastico, pertanto gli educatori ritengono corretto lasciar loro la possibilità di scegliere come passare i momenti liberi.

3. Presentazione della problematica

Nel corso delle prime settimane di stage è stato possibile osservare4 quanto i ragazzi del Gruppo Blu siano circondati da dispositivi elettronici e quanto questi mezzi siano importanti e onnipresenti all’interno delle loro vite. Lo strumento maggiormente utilizzato è il telefonino, che accompagna i giovani in ogni momento della giornata.

                                                                                                               

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Nonostante ne venga fatto un uso considerevole, in foyer non vi sono particolari restrizioni rispetto all’utilizzo di questo mezzo, poiché si vuole dare la possibilità ad ogni ragazzo di imparare autonomamente a modularne l’utilizzo. Questa libertà viene concessa fintantoché non ne viene fatto un uso inadeguato, ovvero quando risulta necessaria l’introduzione di qualche regola per favorire e mantenere la buona convivenza all’interno del gruppo. In foyer è anche presente una rete wi-fi accessibile a tutti gli utenti in ogni momento della giornata, che permette loro di rimanere sempre connessi al mondo virtuale e adoperarlo come e quando meglio credono.

Queste dinamiche hanno stimolato la curiosità dell’autrice e l’hanno spinta a voler capire con più chiarezza per quale motivo i ragazzi usino in modo così importante il telefonino. Attraverso la relazione è stato possibile entrare nel loro spazio ed individuarne uno dei motivi principali; l’utilizzo dei social network.

Gli ospiti del Gruppo Blu provano un grande interesse per questi siti Internet e ne parlano anche volentieri, in particolare con i propri pari con cui condividono spesso pensieri ed opinioni rispetto a ciò che vedono o fanno online. A primo impatto sembrerebbe che i social network abbiano assunto un ruolo essenziale all’interno delle loro vite, tanto da aver bisogno di stare perennemente connessi al mondo virtuale, al fine di poter interagire in qualsiasi momento con amici e conoscenti.

Questa necessità fa spesso discutere gli educatori, poiché non sanno bene come comportarsi in merito; da una parte vorrebbero sostenere i ragazzi riconoscendo l’utilità di questi strumenti e lasciando loro una certa libertà nell’utilizzarli, dall’altra vorrebbero aiutarli ad acquisire un minimo di consapevolezza per permettere loro di sviluppare anche una visione critica del mezzo.

Come anticipato in precedenza, al giorno d’oggi la tematica dei social network in relazione ai giovani fa molto discutere, in particolare in ambito educativo, nel quale sono presenti opinioni contrastanti. È un argomento che talvolta può intimorire e mettere in difficoltà, poiché può capitare che l’adulto si senta un po’ tagliato fuori non avendo particolari conoscenze in merito. Come viene ben evidenziato nello studio SUPSI sull’uso delle nuove tecnologie e sui comportamenti nella rete di allievi e giovani studenti della Svizzera italiana (2012)5, si ha la percezione che vi sia un “gap generazionale” che separi giovani e adulti, ovvero un divario tra “nativi digitali” 6 ed “immigranti digitali”7. Non è possibile stabilire con certezza quanto questa distanza sia reale e tangibile e, forse, non è nemmeno necessario farlo, in quanto “il ruolo dell’adulto resta sempre essenziale

nell’accompagnamento e nella protezione educativa dei figli e dei minori in genere. L’adulto si trova confrontato con tre possibili strade da percorrere, da una parte può

                                                                                                               

5MAINARDI M., ZGRAGGEN L., Minori e Internet, SUPSI, 2012 6 Vedi glossario

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fuggire o distruggere ciò che di grandioso c’è in Internet e dei modi in cui le giovani generazioni se ne servono, dall’altra può ignorare perché si sente ignorante, oppure cercare di avvicinarsi a questa realtà e sviluppare delle competenze per andare verso una miglior comprensione del mondo digitale (Palfrey & Gasser, 2009)”8.

L’équipe di educatori del Gruppo Blu nutre un certo interesse per questa tematica, infatti vorrebbe fare il possibile per essere di sostegno ai propri utenti. Pare che il desiderio di riuscire ad intraprendere questa “terza strada” sia abbastanza evidente, ma ora come ora mancano le risorse per farlo concretamente. Il gruppo sta vivendo un momento piuttosto delicato legato alla costituzione di un nuovo assetto d’équipe, con le difficoltà e le fragilità che questo comporta. Al momento gli educatori stanno investendo molte energie per riuscire a ritrovare il proprio equilibrio.

Inizialmente l’idea alla base di questo lavoro di tesi era quella di fare un progetto con l’équipe del Gruppo Blu per favorire l’avvicinamento e l’accompagnamento degli utenti nell’utilizzo dei social network, ma data la situazione vigente in gruppo, non è stato possibile richiedere agli operatori una collaborazione così ampia. Il motivo principale che però ha spinto l’autrice a modificare l’orientamento del seguente testo, non riguarda la condizione riscontrata tra gli educatori, bensì la necessità di analizzare in modo più approfondito la tematica in questione. Non è possibile ipotizzare un qualsiasi intervento educativo, senza aver prima acquisito delle discrete conoscenze dell’argomento trattato. Così è stato deciso di ridimensionare la congettura iniziale, dando a questo lavoro un senso più ampio, quindi riflettendo in modo generale sul ruolo dell’educatore di un Centro educativo per minorenni in relazione all’uso dei social network.

Pertanto, dalle riflessioni esposte è nata la seguente domanda di tesi:

“Cosa può fare un educatore di un Centro educativo per minorenni (Cem), per accompagnare gli adolescenti nell’utilizzo dei social network?”

Per rispondere a questo interrogativo sarà innanzitutto necessario approfondire le conoscenze di base sull’argomento, quindi di raggiungere i seguenti obiettivi:

1. Capire in cosa consiste il mondo dei social network, attraverso l’analisi e l’approfondimento di alcune caratteristiche fondamentali

2. Cogliere gli elementi principali che stanno alla base della relazione tra adolescenti e social network, quindi scoprire quali sono i motivi che portano i giovani ad essere così attrattati da questi mezzi

3. Comprendere come gli educatori del Gruppo Blu vedano e gestiscano il rapporto tra i propri utenti e i social network

                                                                                                               

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Nel testo non si parlerà solo di social network in senso generale, ma si entrerà nel merito della relazione fra questi mezzi ed un particolare periodo di vita: l’adolescenza. Tale ciclo rappresenta una tappa importante per lo sviluppo di un individuo, che si trova confrontato con la conoscenza di sé stesso e la formazione della propria identità. Approfondendo questo discorso sarà necessario considerare nella riflessione anche il ruolo dell’adulto come figura di riferimento e sostegno educativo fondamentale durante il percorso di crescita ed acquisizione dell’autonomia.

Le parole chiave di tale lavoro quindi sono le seguenti: social network, adolescenza, ruolo dell’adulto, educazione e accompagnamento.

3.1 Metodologia

Questo lavoro di tesi si basa in parte sulla ricerca di approccio induttivo9 effettuata durante lo stage all’Istituto Torriani e in parte sulle nozioni apprese grazie alla lettura di alcuni testi ed articoli sull’argomento. Durante il periodo di pratica professionale sono stati utilizzati tre strumenti utili alla stesura del seguente documento: l’intervista semi-strutturata, il focus group e i diari di osservazione partecipante. Si tratta dunque di una ricerca di tipo qualitativa,10 ovvero di un’indagine che si fonda sulla realtà presente all’interno del Gruppo Blu. Pertanto le informazioni ottenute non mirano ad essere rappresentative ad un livello macro.

3.1.1 Intervista semi-strutturata

Al fine di comprendere come e per quale motivo, i ragazzi del Gruppo Blu, utilizzino i social network, è stata creata un’intervista semi-strutturata11, ovvero uno strumento grazie al quale è possibile porre delle domande aperte che favoriscano lo scambio e l’interazione, cercando di stimolare la sensibilità e la riflessione dei giovani. Lo strumento è stato costruito in base a delle considerazioni personali, prendendo spunto dai dati emersi dal rapporto “Minori e Internet” della SUPSI sull’uso delle nuove tecnologie e sui comportamenti nella rete di allievi e giovani studenti della Svizzera italiana (2012). L’intervista è stata sottoposta individualmente a tutti i nove ragazzi del Gruppo Blu; l’insieme è composto da quattro femmine (A.C. sedici anni, P.N. diciassette anni, F.M. diciannove anni, J.L. diciannove anni) e cinque maschi (L.N. tredici anni, A.O. quattordici anni, E.M. quindici anni, R.B. sedici anni, C.C. sedici anni).

                                                                                                               

9 Vedi glossario 10 Vedi glossario 11 Vedi glossario

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3.1.2 Focus group

Dopo aver analizzato i dati emersi dall’intervista semi-strutturata, il passo successivo è stato quello di cercare di comprendere quali sono le rappresentazioni degli educatori del Gruppo Blu, rispetto all’utilizzo dei social network da parte dei propri utenti.

Per capire il punto di vista dell’équipe, sono stati coinvolti tutti i membri al fine di realizzare un focus group.12 Questo strumento è stato costruito in base alle riflessioni emerse dalle interviste e dagli spunti teorici tratti dall’articolo “I focus group: uno strumento

per la ricerca qualitativa” della rivista Animazione sociale13. È stato fatto il possibile per rispettare i criteri caratteristici di questo mezzo, ma, dato il numero limitato di risorse a disposizione, ne sono state modificate alcune parti. Solitamente tale strumento richiede la presenza e la collaborazione di tre attori: il moderatore, l’osservatore e i partecipanti. In questo caso non è stato possibile riuscire a trovare un collaboratore che potesse sostenere il moderatore durante il processo; pertanto quest’ultimo si è trovato a dover svolgere entrambi i ruoli.

Hanno partecipato all’incontro sette professionisti, tutti membri dell’équipe educativa del Gruppo Blu, tra cui tre educatori (presenti in équipe da più di cinque anni), tre supplenti (presenti dall’inizio dell’anno 2016) e uno stagiaire (presente dall’inizio dell’anno 2016). Nonostante sarebbe stato ideale poter fare più incontri, il focus group è stato realizzato in una sola riunione della durata di un’ora e mezza.

Utilizzare questo strumento, ideato negli anni ’40 dal ricercatore Robert K. Merton, ha favorito l’attivazione di un processo di discussione e riflessione, dal quale è potuta emergere l’opinione del gruppo di educatori. I dati emersi sono stati sistematizzati ed analizzati grazie ai supporti teorici di riferimento.

3.1.3 Diari di osservazione

Per sostenere questo lavoro di tesi sono stati anche utilizzati due diari di osservazione partecipante redatti durante lo stage. Il primo, scritto all’inizio del periodo di pratica professionale, è basato su delle considerazioni personali rispetto all’utilizzo dei social network da parte dei ragazzi del Gruppo Blu ed al ruolo dell’educatore. Il secondo riguarda la situazione vissuta durante una formazione sull’uso consapevole dei social network, nella quale è stato possibile osservare quanto gli educatori dei vari Centri educativi per minorenni della regione abbiano un’opinione differenziata rispetto all’argomento.

                                                                                                               

12 Vedi glossario

13 MIGLIORINI N., RANIA N., “I focus group: uno strumento per la ricerca qualitativa”, Animazione Sociale,

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3.1.4 Autori di riferimento14

Per redigere questo lavoro di tesi è stato consultato diverso materiale, tra cui libri ed articoli scientifici, al fine di comprendere al meglio la complessità del mondo dei social network in ambito educativo. Tra questi sono stati selezionati alcuni testi specifici, che hanno contribuito in modo significativo alla stesura del documento; qui di seguito verranno presentati i testi e gli autori che hanno assunto un ruolo fondamentale nella realizzazione di tale lavoro.

Il primo libro preso in considerazione s’intitola “Sempre in contatto. Relazioni virtuali in

adolescenza” di Matteo Lancini e Laura Turuani, in cui vengono spiegati i motivi per i quali

i social network assumono un ruolo fondamentale nella vita degli adolescenti, proponendo un’analisi psicologica delle relazioni virtuali caratteristiche di questo particolare ciclo di vita. Un altro testo che ha assunto una funzione importante è quello di Gianmaria Ottolini e Pier Cesare Rivoltella “Il Tunnel e il kayak. Teoria e metodo della peer & media

education”, nel quale vengono esposte interessanti riflessioni sulla relazione tra

adolescenti e social network e trattati i temi di prevenzione, peer education e media education.

Un terzo libro che ha contribuito in modo considerevole s’intitola “Le reti nella rete. I

pericoli di internet dal cyberbullismo alle sette pro-ana” di Michele Facci. In questo testo

vengono principalmente analizzate le problematiche legate ad un uso poco consapevole dei social network e della rete in generale. Inoltre l’autore dedica una parte importante del documento al ruolo dell’educatore, presentando alcune strategie pratiche per sensibilizzare e tutelare gli adolescenti dai rischi della rete.

Un altro testo analizzato e da cui sono stati tratti importanti spunti è “I social network

nell’educazione. Basi teoriche, modelli applicativi e linee guida” di Maria Ranieri e Stefania

Manca. In questo volume vengono trattati i temi di educazione, apprendimento e formazione con i social network.

Pure Paolo Attivissimo, autore del libro intitolato “Facebook e Twitter: manuale di

autodifesa”, ha assunto un ruolo significativo per la stesura di questo documento, poiché

si occupa anche di formazione, sia per giovani che per adulti, sull’uso consapevole dei social network.

Anche l’indagine condotta dai ricercatori della SUPSI Michele Mainardi e Laura Zgraggen

“Minori e Internet” è stata fondamentale, in quanto presenta un’analisi sull’uso e i

comportamenti nella rete e Internet dei giovani della Svizzera italiana, proponendo delle interessanti riflessioni sul ruolo dell’adulto come figura educativa di riferimento.

Infine hanno contribuito a questo lavoro di tesi anche i moduli frequentati durante la formazione, in particolare quello di “Cicli di vita” e “Pratiche d’intervento educativo -

minorenni”.

                                                                                                               

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4. Dissertazione

Nel seguente capitolo si cercherà di rispondere all’interrogativo che sta alla base di questo lavoro di tesi.

Per riuscire nell’intento inizialmente verrà fatta una contestualizzazione, al fine di comprendere i vari elementi che compongono il mondo dei social media. Innanzi tutto saranno spiegati e argomentati i termini “nativo digitale” e “immigrato digitale”. In seguito ci si concentrerà sui social network, per cercare di comprendere quali sono i rischi e le risorse ad essi correlati. Poi verrà analizzata la relazione tra adolescenti e i social network, per capire il motivo per il quale questi mezzi risultino così importanti ed affascinanti durante questo particolare ciclo di vita.

I primi due sottocapitoli (4.1, 4.2) permetteranno quindi al lettore di approfondire le proprie conoscenze sull’argomento. Tale passaggio risulta molto importante per poter rispondere all’interrogativo di questo lavoro di tesi, poiché presenta una serie di informazioni indispensabili al fine di poter ragionare sul ruolo dell’educatore. Al punto 4.3 verrà analizzato il materiale empirico raccolto, grazie alle teorie degli autori di riferimento.

Al paragrafo 4.4 saranno tratte le dovute riflessioni sull’importanza del ruolo dell’educatore di un Cem nell’accompagnamento degli adolescenti all’utilizzo dei social network. Quindi verrà analizzata la situazione presente all’interno del Gruppo Blu, per comprendere attraverso quali modalità viene affrontato l’argomento. Gli spunti emersi dalla conoscenza di questa micro realtà, porteranno il discorso ad un piano più generale per capire, grazie al contributo dei testi scelti, quali strategie pratiche potrebbe utilizzare l’educatore per riuscire in questo intento.

4.1 Nativi digitali e immigrati digitali

Quando si parla dei social network e più in generale di Internet, è possibile imbattersi in alcuni termini specifici, coniati dagli esperti del settore per definire e rendere più comprensibili contenuti e nozioni inerenti all’ambito. Questo linguaggio settoriale, però, non sempre risulta essere così chiaro e utile, soprattutto con il passare degli anni, quando le teorie ed i pensieri cambiano o non riescono più a rispecchiare completamente la realtà vigente.

Nella presentazione della problematica di questo lavoro di tesi, citando la ricerca di Mainardi e Zgraggen “Minori e Internet”, sono stati utilizzati due termini specifici che ultimamente fanno parecchio discutere: “nativo digitale” e “immigrato digitale”.

Queste espressioni coniate da Marc Prensky15 nel suo articolo “Digital Natives, Digital Immigrants”16, vengono utilizzate per distinguere due tipologie di persone, differenziate dal                                                                                                                

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grande cambiamento avvenuto a seguito della diffusione della tecnologia digitale. Prensky definisce “Nativi digitali” tutti coloro che sono nati e cresciuti dopo l’avvento dell’era digitale, ovvero persone che sin dalla nascita si sono trovate confrontate con vari strumenti tecnologici quali il computer, il telefonino, Internet, i videogiochi, ecc.. Secondo l’autore questa generazione può essere considerata “native speakers”, ovvero di

madrelingua digitale, poiché parla e comprende con una certa facilità il linguaggio

utilizzato dai vari dispositivi tecnologici sopracitati.

Tutti coloro che invece sono nati prima di quest’avvento vengono considerati dallo stesso Prensky degli “immigrati digitali”, poiché nel corso della loro vita si sono ritrovati confrontati con dei nuovi strumenti, il cui utilizzo non sempre risulta semplice ed immediato come per i primi.

L’autore, però, nel suo articolo non definisce chiaramente l’anno in cui è avvenuto questo grande cambiamento, ovvero il momento esatto nel quale sono apparsi per la prima volta i nativi digitali. C’è chi sostiene che sia corretto fare riferimento all’anno 1985, poiché è il periodo in cui negli Stati Uniti vi è stata la diffusione di massa dei personal computer a interfaccia grafica. Chi pensa invece che si debba considerare il 1991, ovvero il periodo in cui è nato il Web, e chi ancora ritenga che sia meglio basarsi sul 1997, anno in cui è stato registrato il motore di ricerca Google. Per lo scopo di questo lavoro non è fondamentale definire una data esatta che distingua i nativi digitali dagli immigrati digitali, pertanto per avere almeno un punto di riferimento ci si baserà sull’anno della nascita del Web (1991). Probabilmente quindici anni fa questi termini potevano essere utilizzati per comprendere meglio le differenze tra giovani e adulti in ambito tecnologico, ma con il passare del tempo questa definizione ha perso importanza motivando lo stesso Prensky a rivedere e modificare il suo pensiero iniziale. Infatti nel 2010 l’autore introduce un nuovo termine per affrontare il medesimo argomento, ovvero la “saggezza digitale”.

“La saggezza digitale è un concetto dal duplice significato: la saggezza che si riferisce all’uso delle tecnologie digitali per accedere al potere della conoscenza in una misura superiore a quanto consentito dalle nostre potenzialità innate; e quella che si riferisce all’uso avveduto della tecnologia per migliorare le nostre capacità.”17

Con il termine “saggezza digitale” l’autore intende la capacità di un individuo di integrare la propria intelligenza con quella digitale, ovvero di saper sfruttare i vari strumenti tecnologici disponibili per soddisfare i propri bisogni in modo pratico e creativo. Prensky utilizza il termine “Homo sapiens digitale” per definire un soggetto abile in questa pratica, ovvero una persona digitalmente saggia.

“L’Homo sapiens digitale si distingue dall’essere umano odierno sotto due aspetti fondamentali: accetta il potenziamento come fattore integrante dell’esperienza umana, ed

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               

16 PRENSKY M., Digital Natives, Digital Immigrants, from On the Horizon (MCB University Press), Vol. 9 No.

5, October 2001

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è digitalmente saggio, sia nel modo in cui accede al potenziamento digitale per integrare le proprie capacità innate, sia nel modo in cui usa quel potenziamento per attuare un processo decisionale più saggio. La saggezza digitale trascende il divario generazionale definito dalla distinzione immigrato/nativo. […] Saggezza digitale non significa agilità nel manipolare la tecnologia, bensì capacità di prendere decisioni più sagge in quanto potenziate dalla tecnologia.”18

Il concetto di “saggezza digitale” risulta interessante, poiché si fonda sulla capacità degli individui di riconoscere, utilizzare ed integrare gli strumenti tecnologici che hanno a disposizione per soddisfare i propri bisogni, a prescindere dal contesto in cui si è nati e cresciuti. A differenza dell’”era” dei nativi e degli immigrati digitali, oggi l’età non è più così rilevante; ci sono adulti molto competenti e che si sentono a proprio agio all’interno del mondo digitale, come ci sono anche dei giovani che, sebbene siano cresciuti in un ambiente ricco di dispositivi elettronici, si sentano impacciati ad utilizzare questi strumenti.

“Penso che sia giunto il tempo per il saggio digitale che è fra noi, giovane o meno giovane, di abbracciare il potenziamento digitale ed incoraggiare altri a fare lo stesso.”19

4.2 I social network

I social network20 sono dei mezzi attraverso i quali è possibile comunicare, condividere informazioni e rimanere sempre in contatto con persone vicine e lontane. Ne esistono tanti, che si differenziano tra loro per svariati aspetti caratteristici volti a soddisfare le esigenze di alcuni o di molti, ma lo scopo di fondo rimane per tutti lo stesso: mettere al centro la connessione tra gli individui, rendendola più semplice ed accessibile. Tra questi alcuni tra i più conosciuti ed utilizzati sono Facebook21, Instagram22, Twitter23 e LinkedIn24. I social network non si limitano solo alla messaggistica istantanea come le chat25 (ad esempio Whatsapp26 e Snapchat27), ma permettono di creare il proprio profilo, di gestire la propria rete sociale e di condividere file di ogni tipo che permangono nel tempo.

                                                                                                               

18 PRENSKY M., op. cit., 2010, pp. 19 19 Ibid., pp. 24 20 Vedi glossario 21 Vedi glossario 22 Vedi glossario 23 Vedi glossario 24 Vedi glossario 25 Vedi glossario 26 Vedi glossario 27 Vedi glossario

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A dipendenza dell’uso che ne viene fatto questi strumenti possono risultare utili o svantaggiosi; volendo mantenere una posizione imparziale rispetto al mezzo, è stato deciso di presentarne sia i rischi che le opportunità, poiché sono gli aspetti che fanno maggiormente discutere in particolare in ambito educativo. Ci sono persone che si concentrano esclusivamente sugli aspetti negativi per dimostrare quanto i social network siano dannosi per la salute, mentre altre che si focalizzano solamente sui lati positivi dimenticandosi l’importanza di un utilizzo mirato e consapevole. Imparando a conoscerne sia i pro che i contro è possibile guardare questi mezzi con occhi diversi, rendendo la propria opinione maggiormente obiettiva.

Per riuscire meglio in tale intento verranno anche prese in considerazione le opinioni dei ragazzi del Gruppo Blu emerse dalle interviste.

4.2.1 Rischi

Al giorno d’oggi è piuttosto facile sentir parlare dei “pericoli della rete”, poiché si tratta di un argomento che intimorisce e preoccupa, in particolar modo i genitori e i vari enti educativi. Navigando in Internet è possibile trovare molti articoli, blog28, forum29, siti e pagine web, in cui viene trattato l’argomento, sia da degli esperti del settore, che da persone esterne all’ambito. Dato il numero elevato di fonti disponibili, è stato deciso di fare riferimento principalmente al sito Giovani e Media30, ovvero un portale informativo svizzero per la promozione delle competenze mediali. Questa pagina web presenta una lista piuttosto ampia di rischi riscontrabili in rete, pertanto sono stati selezionati solamente i pericoli maggiormente connessi all’uso dei social network.

La prima problematica che è stata presa in considerazione è il cyberbullismo, conosciuto anche come: “mobbing di Internet, infatti, per designarlo si usano anche i termini

cybermobbing e Internet mobbing. Viene messo in atto mediante l’uso dei media digitali e consiste nell’invio ripetuto di messaggi offensivi tramite sms, in chat o su facebook per molestare una persona per un lungo periodo.”31

Un altro rischio è il sexting: “Il termine sexting, che deriva dalla fusione delle parole inglesi

sex e texting, designa l’invio via cellulare o Internet di immagini o video erotici di sé stessi. Esso include anche l’invio di messaggi erotici o pornografici. I contenuti sono trasmessi a una singola persona o a un gruppo attraverso reti sociali o servizi di messaggeria quali Facebook, Whatsapp o Snapchat.”32

                                                                                                                28 Vedi glossario 29 Vedi glossario 30http://www.giovaniemedia.ch 31http://www.giovaniemedia.ch/it/opportunita-e-rischi/rischi/cyberbullismo.html 32http://www.giovaniemedia.ch/it/opportunita-e-rischi/rischi/sexting.html

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Un altro pericolo in cui vi è il rischio di incappare è il cybergrooming: “Si parla di

«cybergrooming» quando un adulto contatta un minore tramite Internet nell'intento di compiere atti sessuali. Una particolare cautela è necessaria nelle chat, nei forum di discussione o nei social network, dove i pedofili possono entrare facilmente in contatto, anonimamente, con bambini e giovani. Spesso in questi casi si spacciano per adolescenti. Parlando e inviando immagini, cercano di scoprire se l'interlocutore è interessato al sesso e se è possibile incontrarlo nella vita reale.”33

Un’altra problematica è l’happy slapping: “Questo termine indica un tipo di comportamento

violento che si è sviluppato con la diffusione dei telefonini con la videocamera: mentre una persona viene percossa o ferita, i complici filmano la scena e poi la diffondono tramite il cellulare o Internet. Per le vittime, alla sofferenza fisica si aggiunge l’umiliazione di vedere la violenza subita diffusa in Internet e nella cerchia degli amici.”34

Questi pericoli possono allarmare in quanto possono essere percepiti come poco prevedibili e soprattutto come incontrollabili. Innanzi tutto non è mai facile capire chi si nasconda dietro allo schermo, poiché il persecutore può utilizzare diverse strategie che gli permettano di mantenere anonima la propria identità, come ad esempio l’utilizzo di profili fasulli o rubati attraverso la pratica dell’”impersonation”.35

Oltre all’anonimato c’è un altro elemento che rende i rischi sopracitati ancor più preoccupanti, ovvero la velocità con cui le informazioni viaggiano all’interno del mondo virtuale; in pochissimo tempo tutto il materiale che viene condiviso può essere visto e manipolato da chiunque, poiché all’interno dei social network gli spazi ed i tempi non conoscono limiti. “Far circolare foto spiacevoli o inviare email o sms contenti materiale

offensivo o minacce rappresenta un atto deviante, che a differenza della violenza fisica può fare molto più male, in quanto internet non ha barriere spazio-temporali: le informazioni circolano 24 ore su 24, sono per lo più pubbliche e spesso si rivela difficile cancellare tutto ciò che, per esempio, si è postato o condiviso su Facebook.”36

Ragionando in questi termini non bisogna nemmeno sottovalutare l’”effetto moltiplicatore” soprattutto rispetto al rischio del cyberbullismo, poiché “non è necessario che l’atto

offensivo venga ripetuto dallo stesso cyberbullo nel tempo, in quanto il medesimo contenuto offensivo può essere diffuso in tutta la rete, coinvolgendo eventualmente anche chi non è implicato nella relazione bullo-vittima”.37 Infatti, navigando nei social network, è piuttosto facile imbattersi in immagini o video creati appositamente per deridere delle persone, oppure in messaggi di testo in cui lo scrittore da libero sfogo alle proprie rabbie                                                                                                                

33http://www.giovaniemedia.ch/it/opportunita-e-rischi/rischi/aggressioni-sessuali.html 34http://www.giovaniemedia.ch/it/opportunita-e-rischi/rischi/happy-slapping.html 35 Vedi glossario

36 SPOSINI C., Il metodo anti-cyberbullismo, Edizioni San Paolo, 2014, pp. 20 37 Ibid., pp. 33

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con l’intento di offendere o diffamare qualche altro utente della rete, oppure in gruppi volutamente realizzati per esternare il proprio odio contro qualcosa o qualcuno. Questo materiale incuriosisce e cattura abbastanza facilmente l’interesse degli utenti che, a loro volta, possono salvarlo e/o condividerlo con la propria rete di amici.

Infine è necessario tenere anche in considerazione il rischio delle dipendenze da Internet, anche conosciute come “IAD” (Internet addiction disorder), ovvero “disturbi correlati ad un

uso patologico della Rete e delle sue risorse, fino alla costituzione di stati patologici di dipendenza e altre forme di psicopatologia web-mediata. […] sintomi caratteristici: bisogno di trascorrere un tempo sempre maggiore in rete per ottenere soddisfazione; marcata riduzione d’interesse per altre attività che non siano Internet; sviluppo, dopo la sospensione o diminuzione dell’uso della rete, di agitazione psicomotoria, ansia, depressione, pensieri ossessivi su cosa accade online, classici sintomi astinenziali; necessità di accedere alla rete sempre più frequentemente o per periodi più prolungati rispetto all’intenzione iniziale; impossibilità di interrompere o tenere sotto controllo l’uso di Internet; dispendio di grande quantità di tempo in attività correlate alla rete; continuare a utilizzare Internet nonostante la consapevolezza di problemi fisici, sociali, lavorativi o psicologici provocati dalla rete.”38

Nell’intervista posta ai ragazzi del Gruppo Blu è stato chiesto loro quali potrebbero essere i rischi di utilizzare i social network. Nonostante nelle risposte non siano stati menzionati molti dei termini sopracitati, sono emerse delle riflessioni piuttosto interessanti.

In diversi ritengono che uno dei rischi maggiori nell’utilizzo dei social network sia quello di mettere a repentaglio la propria privacy stando sempre sotto i riflettori; come dicono P.N.

“c’è sempre il rischio di essere controllati e spiati, poiché chiunque, attraverso pochi click, può diventare un vero e proprio stalker”39, e R.B. “Di rischi ce ne sono tanti, dato che siamo assuefatti dai social network non ci rendiamo nemmeno conto che siamo quasi spiati, non siamo liberi. Gli altri possono avere il controllo su di te”.40 Un altro timore

emerso è quello di “incontrare” nella rete persone che non sono chi dicono di essere, quindi profili fasulli o rubati che potrebbero essere gestiti ed utilizzati da chiunque. Non si può mai avere la certezza di conoscere davvero l’identità del nostro interlocutore, soprattutto dal momento in cui quest’individuo è stato conosciuto online e non nella vita reale. C.C. infatti sostiene che “potrebbero rubarti il profilo e le foto, prenderti in giro e

controllarti in ogni momento”.41 Anche il cyberbullismo, che è un tema che molti di loro hanno avuto modo di conoscere tramite le formazioni offerte dalla scuola, è una problematica che fa parecchio riflettere i ragazzi intervistati, poiché è una pratica che può                                                                                                                

38 TONIONI F., CORVINO S., Dipendenza da Internet e psicopatologia web-mediata: Recenti progressi in

medicina, 2011, pp. 417-418

39 ALLEGATO 1 – Interviste rivolte ai ragazzi (domanda 6) 40 ALLEGATO 1 – Interviste rivolte ai ragazzi (domanda 6) 41 ALLEGATO 1 – Interviste rivolte ai ragazzi (domanda 6)

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colpire chiunque e in qualsiasi momento. Alcuni tra di loro espongono anche il rischio della dipendenza dall’uso di social network, come un problema da non sottovalutare, ad esempio F.M. ritiene che “il rischio è che ti rende dipendente e non ti permette più di avere

una vita privata”.42

“Secondo me usarli senza testa potrebbe rovinarti la reputazione, potrebbero prenderti in giro o potrebbero interpretare male ciò condividi”. (P.N.)43

4.2.2 Risorse

Spesso quando si parla della relazione tra adolescenti e social network, si ha la tendenza di soffermarsi maggiormente sui rischi percorribili, dimenticando quelli che sono i vantaggi e le risorse di questi mezzi. Pertanto lo scopo è quello di dedicare tale sottocapitolo alla presentazione di alcuni dei vantaggi maggiormente riscontrabili, cominciando dalle rappresentazioni che i ragazzi hanno in merito.

Un primo vantaggio emerso dalle riflessioni degli intervistati è che i social network permettono di mantenere i contatti con persone vicine e lontane attraverso una comunicazione immediata e completamente gratuita. F.M. infatti sostiene che uno dei vantaggi sia quello di poter “mantenere i contatti con le persone anche lontane, perché è

gratis. Inoltre se non hai il numero di una persona spesso riesci a rintracciarla proprio grazie a Facebook”.44

Non esistono limitazioni di spazio e di tempo e bastano pochi click per sentirsi un po’ più vicino a tutti i propri amici, questo non solo attraverso la chat, ma anche grazie alla condivisione di foto e video che permettono di documentare ogni momento della propria giornata; “grazie ai media siamo informati su quel che succede molto lontano da noi,

possiamo viaggiare virtualmente senza muoverci da casa, la nostra visione del mondo si globalizza nel senso positivo del termine. […] grazie alla loro presenza rimaniamo sempre in contatto con amici e familiari, siamo raggiungibili ovunque, materializziamo la percezione di sentirci sempre in contatto con le persone che fanno parte della nostra rete sociale.”45

Come Ottolini e Rivoltella anche alcuni ragazzi hanno percepito la possibilità di rimanere informati come uno dei vantaggi dei social network, infatti ritengono che navigando negli spazi virtuali giusti, è possibile conoscere ed imparare qualcosa di nuovo. Tramite Facebook, per esempio, si possono seguire pagine di ogni tipo, pronte a soddisfare i                                                                                                                

42 ALLEGATO 1 – Interviste rivolte ai ragazzi (domanda 6) 43 ALLEGATO 1 – Interviste rivolte ai ragazzi (domanda 6) 44 ALLEGATO 1 – Interviste rivolte ai ragazzi (domanda 5)  

45 OTTOLINI G., RIVOLTELLA P. C., Il tunnel e il Kayak : Teoria e metodo della peer & media education,

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propri interessi. Quelle più seguite dagli intervistati riguardano soprattutto lo sport, la musica, il cinema, i videogiochi e il divertimento, ma dicono di apprezzare anche quelle in cui vengono condivise notizie e fatti quotidiani. Sempre su Facebook sono presenti anche un numero considerevole di gruppi di discussione creati appositamente per scambiarsi idee ed opinioni su un determinato argomento. Ogni utente ha quindi la possibilità di frequentare i luoghi che meglio soddisfano i propri interessi e le proprie curiosità ed evitare quelli che invece trova inutili o inadeguati.

Un altro vantaggio emerso dalle riflessioni di alcuni ragazzi è che tutto ciò che viene condiviso sul proprio social network preferito rimane salvato, quindi tutte le foto, i pensieri e i video che negli anni vengono persi o cancellati dai nostri dispositivi elettronici, rimangono sempre visibili sul nostro profilo. Fungono da una vera e propria memoria che ci permette di ricordare quello che con il tempo avremmo facilmente dimenticato. “La

quantità di memoria dei nostri dispositivi digitali è una caratteristica oltremodo apprezzata, così come i diari e le cronologie dei social network tengono in ordine il nostro passato. Le macchine fanno per noi quello che un tempo costava fatica e comunque portava a risultati di qualità inferiore: ci stanno liberando della funzione umana della memorizzazione”46

Un altro elemento significativo emerso è che grazie ai social network è possibile conoscere persone nuove e, fare ciò, risulta più semplice ed immediato rispetto alla vita reale. Innanzitutto perché si può cominciare a conoscere le persone solo osservandone il profilo; ci sono utenti che pubblicano in rete un numero considerevole d’informazioni personali, il che permette di capire in pochi attimi se si è interessati a stringere un’amicizia o meno. Inoltre la percezione è che anche tra i più timidi ci sia una maggiore disinvoltura nell’interazione con individui sconosciuti, poiché dietro lo schermo del computer o dello smartphone ci si sente più tutelati.

Un vantaggio di cui non sempre si sente parlare, ma che risulta comunque molto interessante è che i social network possono anche essere uno strumento utile per la formazione o il lavoro; come sostiene J. L. “è molto comodo da usare per la scuola, infatti

attraverso il gruppo della classe io e i miei compagni ci mandiamo compiti e riassunti e ci ricordiamo delle cose importanti”47. Attraverso questi mezzi è possibile creare delle pagine

private, ovvero dei gruppi accessibili a tutti o a un numero ristretto di persone, in cui è possibile parlare e confrontarsi su determinati argomenti e condividere documenti e file visibili solamente ai membri di esso.

Infine, come dicono chiaramente alcuni ragazzi tra cui F.M., i social network sono un mezzo che “Aiuta ad ammazzare il tempo”.48 Nei momenti di noia o di solitudine, gli adolescenti fanno spesso capo a questi strumenti, che permettono loro di intrattenersi e di sentirsi un po’ più vicini ai propri amici, anche se fisicamente lontani.

                                                                                                               

46 OTTOLINI G., RIVOLTELLA P. C., op. cit., 2014, pp. 35 47 ALLEGATO 1 – Interviste rivolte ai ragazzi (domanda 5) 48 ALLEGATO 1 – Interviste rivolte ai ragazzi (domanda 5)

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4.3 Relazione tra adolescenti e social network

In tale sottocapitolo l’obiettivo è quello di ragionare sul motivo per il quale gli adolescenti del Gruppo Blu siano così attratti dai social network e abbiano il bisogno o l’interesse di condividere alcuni aspetti della propria vita online. Per fare questa riflessione verranno ripresi alcuni elementi emersi dalle interviste49 fatte ai ragazzi del Gruppo Blu e saranno approfonditi ed analizzati grazie al sostegno della teoria selezionata.

Com’è emerso dalla raccolta dati, tutti i ragazzi sono iscritti ad almeno un social network e tra questi il più gettonato è Facebook. Le ragioni per le quali i vari intervistati hanno deciso di registrarsi ad uno o più siti sono tra loro molto differenti, come anche l’età in cui hanno cominciato ad usare questi strumenti. F.M.50 ha dichiarato di essersi iscritta per la prima volta ad un social network all’età di dieci anni sotto il controllo dei propri genitori, poi, a soli undici anni, ha cominciato ad utilizzare Facebook in completa autonomia. A.C.51, invece, ha affermato di essersi registrata all’età di dodici anni, ma trovandosi già in istituto ed essendo stata “scoperta” dagli educatori, si è trovata a dover eliminare il proprio profilo. Come loro anche altri due giovani del gruppo hanno iniziato a frequentare il mondo virtuale prima dei tredici anni, ovvero quando ancora non avevano raggiunto l’età minima52 stabilita per legge. Gli altri ragazzi, invece, affermano di essersi iscritti per la prima volta tra i tredici e i quindici anni.

Come già accennato in precedenza sono diverse le ragioni per le quali i giovani si sono registrati a questi siti: c’è chi si è iscritto per curiosità e per noia, quindi cercando un mezzo attraverso il quale riempire i “tempi morti”; chi per restare sempre in contatto con i propri amici, che siano essi vicini o lontani; chi per utilizzare determinati giochi per i quali è necessario avere, ad esempio, un profilo Facebook; chi per stare al passo con i propri amici e coetanei; e chi semplicemente per potersi fare gli affari altrui. Per i social network nessuna di queste ragioni è meno valida di altre, poiché il loro scopo è proprio quello di cercare di soddisfare costantemente i bisogni dei propri consumatori.

Con il passare del tempo queste ragioni si sono un po’ modificate, infatti oggi i ragazzi e le ragazze del Gruppo Blu utilizzano questi mezzi in un modo piuttosto simile tra loro; lo                                                                                                                

49 ALLEGATO 1 – Interviste rivolte ai ragazzi

50 ALLEGATO 1 – Interviste rivolte ai ragazzi (domanda 1) 51 ALLEGATO 1 – Interviste rivolte ai ragazzi (domanda 1)

52 Molti social network vietano esplicitamente ai minori di tredici anni di iscriversi. Si tratta di un divieto

largamente ignorato oppure violato consapevolmente dai minori e anche dai loro genitori ed è dovuto a una legge statunitense per la protezione online dei bambini, il Children‘s On-line Privacy Protection Act (COPPA, www.coppa.org), che pone limiti molto severi al tipo di informazioni che possono essere raccolte e soprattutto diffuse se riguardano bambini al di sotto dei tredici anni. I principali social network sono nati negli Stati Uniti e quindi si basano innanzi tutto sulle leggi di quel paese per l‘impostazione giuridica dei propri servizi. Tratto da: ATTIVISSIMO P., Facebook e Twitter: Manuale di autodifesa, 2014, pp. 15

(22)

scopo principale è quello di vedere in continuazione ciò che pubblicano e condividono i propri amici. Dalle interviste è emerso che ogni momento è buono per visitare i social network preferiti e osservare quanto avviene all’interno della propria rete amicale. I giovani del Gruppo Blu, però, non rimangono passivi all’interno di questo mondo virtuale composto da persone più o meno conosciute, infatti dicono di partecipare attivamente condividendo a loro volta foto, video e pensieri vari, soprattutto nei momenti in cui si sentono annoiati e non hanno nulla di meglio da fare.

Alcuni autori cercano di spiegare questo fenomeno dicendo che: “Attraverso Facebook si

possono ampliare le opportunità di confronto con gli altri, capire meglio il significato di ciò che si è fatto, mettere le proprie azioni in relazione con aspetti della realtà […] Per di più Facebook sembra rispondere all’insopprimibile necessità di molte persone di rispecchiarsi, quasi a trovare nello sguardo degli altri la conferma della propria esistenza prima ancora che della propria rilevanza. […] Oggi molte persone riconoscono la propria esistenza solo se connesse, viste, rispecchiate dallo sguardo altrui. Per questo si narrano in rete, costruiscono relazioni soprattutto per la necessità insopprimibile di parlare di sé, di essere in qualche modo una voce nell’esteso chiacchiericcio mediatico, che si articola e si modula nelle maniere più diverse.”53

Se quanto appena citato è vero, allora è possibile rimanere sulla stessa linea di pensiero anche per comprendere le modalità attraverso le quali i ragazzi gestiscono la propria rete amicale. Dalle interviste è emerso che la maggior parte degli ospiti del Gruppo Blu possiedono un numero considerevole di amicizie virtuali; sette ragazzi su nove affermano di avere più di cinquecento amici su Facebook, tra questi vi è R.B.54 che sostiene di averne addirittura 1430. Il criterio che i ragazzi utilizzano per accettare o aggiungere amici su Facebook è abbastanza differente; c’è chi ha pochi amici, ma sostiene di conoscerli tutti anche nella vita reale, chi accetta e aggiunge le persone rispetto a come si presentano attraverso il proprio profilo, quindi in base ad una sorta di attrazione o repulsione, e chi invece accetta e aggiunge praticamente chiunque.

“Le reti amicali possono servire a sostenere l’immagine di una persona, lavorare ad ampliare il circuito di quanti la conoscono: una persona può fare di Facebook la propria vetrina e contemporaneamente vedere la propria immagine esposta nella vetrina dei propri amici. […] Attraverso gli amici si possono allargare per contiguità le interlocuzioni ed entrare in contatto con persone che sono loro vicine, alcune alle quali sarebbero state inaccessibili attraverso un contatto diretto.”55

Un altro elemento significativo emerso dall’intervista riguarda le informazioni personali che vengo rese pubbliche attraverso i vari social network utilizzati. La maggior parte dei                                                                                                                

53 BORGATO R., CAPPELLI F.,FERRARESI M., Facebook come : Le nuove relazioni virtuali, FrancoAngeli,

2009, pp.13-15

54 ALLEGATO 1 – Interviste rivolte ai ragazzi (domanda 4)  

(23)

ragazzi afferma che all’interno del proprio profilo sia visibile, anche da sconosciuti, il proprio nome reale e almeno una foto che li ritrae. Invece, per quanto riguarda le altre informazioni personali come data di nascita, luogo di attinenza, scuola frequentata, professione, ecc.., i giovani dichiarano di aver reso tutto privato, ovvero visibile solo dai propri amici. Questa scelta è dovuta dal fatto che i ragazzi trovano comunque importante mantenere un certo livello di privacy all’interno del mondo virtuale, pertanto preferiscono non esporsi troppo “sbandierando ai quattro venti” tutti i propri dati personali.

Un ragionamento simile viene fatto anche per quanto concerne la condivisione di file quali foto, video, post, e via dicendo, infatti i giovani dicono di pubblicare materiale personale, ma di renderlo visibile solo alla propria cerchia di amici, ovvero a persone che precedentemente sono state selezionate. Questo per cercare di limitare l’accesso alle proprie informazioni personali alle persone che non vengono considerate amiche, anche se, come è stato visto in precedenza, l’amicizia sui social network è molto differente da quella nella vita reale; si percepisce una certa superficialità nel dare e nel ricevere l’etichetta di “amico”.

“Senza dubbio il prolungamento delle relazioni nell’area 2.0 moltiplica gli stimoli e le sollecitazioni che i legami ricevono e l’effetto principale è probabilmente l’accorciamento dei tempi attraverso i quali il normale divenire dei rapporti si attua. L’elemento moltiplicatore lo si ritrova anche nell’analisi statica. In passato ogni individuo poteva contare su pochi gruppi di pari di riferimento dipendenti dal contesto: compagni di classe, di qualche attività sportiva o culturale, poco altro e tendenzialmente i diversi contesti risultavano abbastanza impermeabili, autarchici. Ora le apparenze sono molto più numerose perché potenziate dai Social Network e complessivamente sono orientate all’integrazione, allo scambio, al confronto. Il termine condivisione, tra il tecnico e il sociale, appare emblematico del nuovo orizzonte dei rapporti.”56

Nel corso della formazione, ho avuto modo di capire quanto per un adolescente sia importante il proprio gruppo di pari, al fine di poter disinvestire i propri genitori, o le figure che ne fanno le veci, e poter affrontare il processo di separazione-individuazione57. Gli amici diventano una sorta di nuova famiglia con cui condividere gioie e dolori ed esperienze. Con l’avanzare della tecnologia e la nascita dei social network anche le relazioni con i propri pari hanno subito dei cambiamenti, infatti i giovani d’oggi non hanno nemmeno più bisogno di uscire fisicamente di casa per incontrarsi tra loro, poiché possono farlo direttamente online. Questi mezzi permettono agli adolescenti di comunicare e condividere informazioni, stati d’animo, opinioni, foto e video con la propria rete di amici in qualsiasi momento della giornata. Facendo ciò hanno anche la possibilità di confrontarsi con i propri pari e di riconoscersi.

                                                                                                               

56 OTTOLINI G., RIVOLTELLA P. C., op. cit., 2014 pp. 34

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