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Hysteron proteron nell' Eneide di Virgilio

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Academic year: 2021

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DIPARTIMENTO DI

FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA

CORSO DI LAUREA IN FILOLOGIA E STORIA

DELL’ANTICHITÁ

TESI DI LAUREA

Lo Hysteron proteron nell’Eneide

CANDIDATO

RELATORE

Sarah Marini

Chiar.mo Prof. Gianfranco Lotito

CONTRORELATORE

Chiar.mo Prof. Annamaria Cotrozzi

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A Roberto

“Ter conatus ibi collo dare bracchia circum, Ter frustra comprensa manus effugit imago, Par levibus ventis volucrique simillima somno”

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Indice

1. Introduzione………...p. 3 1. 1. Hysteron proteron nella critica moderna………..p. 4 1. 2. Hysteron proteron in Ennio………...…...p. 11 1. 3. “ὕστερον πρότερον Ὡμερικῶς”: lo hysteron proteron in Omero...p. 16 1. 4. Hysteron proteron nella poesia esametrica del I sec. a.C………...p. 23 1. 4. 1. Lucrezio……….………….p. 23 1. 4. 2. Catullo………p. 24 1. 4. 3 Hysteron proteron virgiliano……….……….p. 26 2. Hysteron proteron e tecnica narrativa virgiliana………....p. 28 2. 1. Hysteron proteron e “Theme and variation”………p. 28 2. 2. Sequenze descrittive e prospettiva doppia………..p. 35

2. 3. Hysteron proteron e cambio di sequenza narrativa……...……….p. 46

2. 4. Azioni contemporanee e complementari……….p. 49

2. 5. Hysteron proteron in azioni alternate e ripetute……….p. 57

3. Hysteron proteron con i verbi linquo/ relinquo………...………p. 60 4. Hysteron proteron all’interno di discorsi……….p. 69 4. 1. Hysteron proteron e participio prolettico………...…p. 87 4. 2. La narrazione di Enea: Hysteron proteron nei libri II e III…….p. 89 4. 3. Hysteron proteron di azioni in ordini, esortazioni e preghiere p. 110 4. 4. Hysteron proteron tra due sostantivi………p. 120 5. Virgilio e Hysteron proteron omerico...p. 134 6. Conclusioni……….….p. 144 7. Appendice: Hysteron proteron nel commento serviano…….………..p. 146

7. 1. Uso improprio dei termini hysterologia e

hysteroproteron nel commento serviano all’Eneide………..p. 147

7. 2. Hysteron proteron e anticipazione in Servio:

le formule dell’alba e del tramonto………...p. 154 8. Indici dei passi virgiliani………..………..p. 158

8. 1. Indice dei passi per capitoli………...………….p. 158 8. 2. Indice analitico………...……… p. 161

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9. Bibliografia………..p. 164

1. Introduzione

Lo hysteron proteron -“dire per primo ciò che dovrebbe collocarsi dopo”- è una figura retorica d’interpretazione controversa e dall’impiego ricorrente e diversificato in Virgilio, erede per definizione della tradizione grammaticale scolastica, tesa ad analizzare il testo d’autore conformemente a parametri normativi.

All’interno di un’opera narrativa ci si attende che i fatti siano descritti secondo la loro successione naturale, tuttavia nel linguaggio poetico di Virgilio spesso questo non avviene, e due azioni anziché essere rappresentate nel loro ordine più logico sono invertite. Un esempio di hysteron proteron virgiliano per antonomasia è Aen. II 353 moriamur et in media arma ruamus, dove il “morire”, a rigore, sarebbe successivo al gettarsi tra le armi avversarie. Diversamente talvolta l’inversione temporale di due azioni, segnalata da commentatori e grammatici, non è così evidente, può riguardare, infatti, due azioni contemporanee, complementari di un unico processo oppure una sezione descrittiva, nella quale una rigorosa temporalità è trascurabile. Nel caso dell’esempio appena illustrato di II 353, affrontare gli Achei, ormai dilagati nella rocca troiana equivale per Enea e i suoi a disfatta sicura e sembra essere un’enfatizzazione di uno stesso concetto, mentre il tempo è subordinato alla soggettività di chi parla; risulta dunque difficile stabilire quale sia l’“ordine temporale corretto” disatteso.

Lo stile epico virgiliano è denso e complesso, nella tensione continua tra rielaborazione dei modelli e la creazione di un messaggio poetico originale, ed elude ogni tentativo di circoscriverlo all’interno di una definizione statica che sia anche esaustiva. È possibile tuttavia avere un quadro complessivo del modus operandi virgiliano assumendo una prospettiva privilegiata, l’osservazione ad esempio di una tendenza stilistica ricorrente come lo hysteron proteron.

L’analisi in oggetto della presente tesi ha come punto di partenza i commenti più autorevoli, sia dell’esegesi antica che moderna all’interno dei quali è segnalata la figura dello hysteron proteron, inclusi alcuni casi di inversione trovati

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autonomamente1, e cerca di analizzare questo fenomeno stilistico in relazione alla sequenza narrativa o descrittiva in cui si colloca, cercando di individuarne gli intenti espressivi.

Nonostante questo fenomeno stilistico abbia un’alta incidenza all’interno dell’Eneide manca un’osservazione sistematica e un’analisi puntuale del contesto in cui si collocano i vari casi, molti commentatori antichi e moderni si limitano a segnalare la figura senza motivarla, ci si occupa piuttosto di polemizzare contro la pedanteria della definizione retorica senza interrogarsi sul perché il poeta abbia scelto proprio quell’ordine tra tutte le possibilità. In generale si osserva da parte della critica una visione negativa dello hysteron proteron a differenza di altre figure che concorrono all’ornatus poetico, e che allo stesso modo creano uno scarto rispetto alla razionalità del discorso.

Se è vero che una risposta univoca a questa domanda non sempre è possibile così come non è dato stabilire una classificazione rigida dello h. p. virgiliano, osservare questa figura nell’ambito di più ampio respiro dello stile virgiliano consente di cogliere l’originalità dell’impiego di questo tratto stilistico rispetto ai modelli da cui lo desume- Omero in primis- e gli intenti espressivi di quest’uso.

1. 1. Hysteron proteron nella critica moderna

Lausberg definisce la figura «l'ordo artificialis di una successione di avvenimenti in cui viene collocato prima lo stadio finale della successione medesima»2, un’inversione che può riguardare verbi e sostantivi. L’esempio di h. p. generalmente addotto dai manuali di retorica è Aen. II 353 moriamur et in media arma ruamus3, esempio che evidenzia come il suo impiego sia caratteristica dello stile epico ed anche di Virgilio. Tuttavia, paradossalmente, è sufficiente scorrere i commenti per costatare quanto la critica sia divisa sull’individuazione dello hysteron proteron in

1 Aen. VII 639-40; XII 151; 156-158; 422; 581-82.

2 H. Lausberg, Elementi di retorica, Bologna 1969, p. 230. 3

Cfr. H. Lausberg, Handbuch der Literarischen Rhetorik, München 1960, p. 440, che cita il verso virgiliano come esempio e considera lo h. p. una figura di pensiero per transmutationem. Per le definizioni dei grammatici antichi cfr. H. G. Coenen s. v. Hysteron Proteron in G. Ueding, Historisches Wörterbuch der Rhetorik, vol. IV, Tübingen 1998, pp.129-130 «Das H. [ysteron proteron] fehlt in den Figurenkatalogen der klassichen lateinischen Rhetorik-Kompendien (Herennius Rhetorik; Cicero, De oratore; Quintillian, Institutio oratoria). Als terminologish erfaßte rhetorische Figur erscheint es erstmals bei den spätantiken Grammatikern Diomedes (4 Jh. N. Chr.)…Servius (4- 5 Jh. N. Chr… und G. Choiroboskos (6. Oder 7 Jh. Chr.). Auch Isidor von Sevilla (6.-7. Jh.) beschreibt das H.[ysteron proteron] im Rahmen der Grammatik». Per altre definizioni antiche cfr. Lausberg op. cit, ibidem. E. Zaffagno, s. v. hysteron proteron, EV, vol. II, pp. 871-74.

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questo luogo e quanto spesso altrove si accolga con reticenza la figura4, segnalata con espressioni dubitative5. Tale presa di distanza è motivata non solo dall’incertezza terminologica dei grammatici antichi riguardo allo h. p.6, ma anche dalla molteplicità delle sue funzioni.7 Soprattutto nel caso di Virgilio la figura dello h. p. è inscindibile da altre caratteristiche dello stile virgiliano, i vari esempi vanno dunque considerati nella loro globalità e ogni caso va studiato in relazione al suo effetto specifico nel contesto.

Il primo a polemizzare contro l’uso del termine h. p. fu Page8

, che rifiutò l’interpretazione razionalistica delle grammatiche che attribuirebbero al poeta espressioni contro logica e ad un “ordine naturale” non meglio definito, e diede al fenomeno stilistico un’interpretazione di tipo sintattico, spiegandolo come una tendenza di Virgilio, «[Virgil]…continually append to the main clause, which naturally comes first, an explanatory clause introduced by -que (or sometimes et),

4 Cfr. Zaffagno, ibidem. «…lo h. p. pare non aver mai trovato sia nella teoria sia nella conseguente

analisi confini autonomi e puntuali. Di qui anche il particolare rilievo e interesse che suscita, a cui si può aggiungere il fatto che nella scrittura virgiliana, in particolare in quella epica, assume un’incidenza e un risalto notevoli. Nonostante tale prerogativa, la critica moderna non si è ancora pronunciata su di esso in maniera esaustiva: riconosciuto da tutti come stilema di marca virgiliana, ancor oggi non si hanno su esso né indagini statistiche complete né classificazioni tipologiche né analisi definitive sulla sua particolare testualità».

5 Tra le molte polemiche, ricordiamo R. D. Williams, P. Vergili Maronis Liber Tertius, Oxford 1962,

ad. III, 134 «It si misleading to use the term h. p. as if this were some deliberate kind of rhetorical juggling with language.». Si veda anche Courtney, Archaic Latin Prose, Atlanta 1999, p. 5 «Under this heading also belongs the so called ʽhysteron proteronʼ[…] another misnomer because it pedantically applies a criterion of temporal sequence (as Ennius himself was persuaded to do by Euripidean commentators in adjusting the beginning of the Medea of Euripides)». Ibid. p. 33 «unscientifically called h. p.».

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Sui confini indefiniti della figura cfr. I. Torzi, Ratio et Usus, Dibattiti antichi sulla dottrina delle figure, Milano 2000, p. 279 «Nella trattazione antica della retorica l’area della prolepsis si sovrappone in alcuni casi a quella dello h. p. oppure a quella dell’hypallage; si tratta di interferenze che si verificano, per lo più, in ambito latino, quando lo stesso passo “classico” dà adito a interpretazioni differenti. […] nel mondo latino […] si nota un desiderio di incasellare ogni espressione e di “etichettarla” con una denominazione, per questa tendenza all’ordine e al rigore si fanno rientrare in esso costruzioni differenti come l’ h. p. di natura incomparabile con l’hyperbaton perché legati a trasposizioni concettuali e non semplicemente formali. Quando tali anomalie riguardano la trasposizione delle proposizioni che influiscono sul caso retto da esse, esse vengono poste in alternativa all’ hysterologia che in un contesto poetico, indica la posposizione appunto di una preposizione priva di conseguenze a livello morfologico.».

7

Cfr. Salah Salim, Hysteron-proteron: A Polyfunctional Rhetorical Device – with Reference to Arabic-English Translation, “ Translators' Journal” , vol. 52, n° 3, 2007, p. 401-411, che osservando esempi nella letteratura araba e inglese osserva la polifunzionalità del fenomeno stilistico «Hysteron proteron is a universally-used rhetorical device which creats a meeting-ground for stylistic, artistic, and thematic functions of narrative, poetic, and religious texts respectively. Its triune performance stems out mainly from its polyfunctional role as it relates to verbal expression by both its form and conten»

8 T. E. Page, Notes on Virgil, Aeneid 2, 353 and Eur. Bacchae 506, «Classical Review» 8 (1894) pp.

203-204, «Is it not time that such rubbish was definitely excluded from notes and grammars? How long are we going on accusing Virgil of mentioning that last «which naturally comes first»?».

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and this clause, which is logically subordinate to the main clause and naturally follows it, often refers to something which is prior in point of time to that which the main clause describes», motivando tale tendenza come «the natural tendency of poets to prefer a simple style of writing with coordinate clasuses rather than a complex style with subordinate ones, or, in grammatical jargon, is choose Parataxis rather than Hypotaxis, the metrical convenience of clauses introduced by -que and et of course also encouraging the practice». Norden, partendo dalle osservazioni di Page, spiegò l’andamento paratattico come imitazione di un uso arcaico, il cui modello fu Omero, e interpretò alcuni casi di h. p. come ripresa di clausole enniane9. La teoria di Page, nonostante il successo presso la critica successiva, non soddisfa l’intera gamma d’impiego dello h. p.10

, che molto spesso si trova a interagire con altri pattern stilistici, contestuali ad esso, e talvolta sovrapponibili: è il caso, come osserva Görler11, dell’andamento narrativo di Virgilio secondo “tema e variazione”12, espressione coniata da Henry che inquadra il fenomeno stilistico in quello più generale della predilezione virgiliana per la ripetizione13. Il poeta, infatti, rappresenta

9 Norden, P. Vergilius Maro, Aeneis Buch VI, Stuttgart, 19574, pp. 378-379: «Während also die

Periodik der kunstmäßigen Poesie mit derjenigen der Prosa in dem Prinzip einer übersichtlichen Gliederung übereinstimmt, weicht sie von dieser ab in dem Prinzip, die einzelnen Kola möglichst durch Parataxe nebeneinander zu stellen, anstatt sie durch Hypotaxe sich einander unterzuordnen. Die archaische Poesie bewegt sich noch oft in Perioden, deren Glieder eins vom andern abhängen […]. Aus dem Streben Vergils nach parataktischer Satzfügung zu erklären ist auch die in solcher Häufigkeit sonst kaum nachweisbare zeitliche Umkehrung der Begriffe (ὑστερολογία oder ὕστερον πρότερον).» Cfr. ibid. p. 379 per i contatti con Ennio.

10 E. Kraggerud, Commenting on Vergil's hysteron proteron, “Symbolae Osloenses”, 86, 1, 2012, p

138. «too often Page was inclined to see, rather mechanically, 1 as the mainpoint and 2 as an explanatory addition. In many cases subtler and more detailed interpretations are required.»

11

E. Görler, (1985) s. v. 'Eneide: la lingua', EV, vol. II, p. 274, che dello h. p. dice: «Dal punto di vista formale si tratta di un caso speciale della sequenza “tema e variazione” tanto amata nell’E.[neide] […].Un attento esame dimostra però che non si tratta quasi mai di una ripetizione pura e semplice; quasi sempre nella ‘ripetizione’ il fatto viene descritto da un’angolatura diversa, dettagli vengono aggiunti, oppure a un concetto prima generico segue poi […] la sua precisazione».

12 K. Quinn, Virgil’s Aeneid A critical description, Ann Arbor 1968, pp. 423-431. Nella critica

moderna si preferisce utilizzare i termini “topic” e “focus” cfr. Traina (a c. di) Hofmann-Szantyr, Stilistica…cit. p. 282, in prospettiva di linguistica pragmatica per spiegare l’anticipazione dell’argomento rispetto a quanto su di esso viene detto, cfr. F. J. Jones, Subject, Topic, Given and Salient: Sentence-Beginnings in Latin, “Proceedings of the Cambridge Philological Society”, 217, 81-105.

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Cfr. Henry, Aeneidea, Or Critical, Exegetical and Aesthetical Remarks on the Aeneis, Dublin-London 1873-92, ad. Aen. I 546, commentando il verso virgiliano osserva «the thought expressed […] is repeated […] in other words the two last clauses of the sentences are little more than repetitions of the first. This mode of writing (which adopting the terms of a sister art, I shall call ) by theme and variation – althought much used by poets in all languages, nay, almost inseparable from poetry and constituting an almost splendid part of the art- has been little, if at all, noticed by wtiters on art of poetry. It may be well, therefore, to take the opportunity of this, the first well-marked instance of our author’s use of it, in his Aeneid. The repeated thought on these occasions is not a couplete and absolute repetition on the first enunciated thought (for no mind patiently enderes absolute sameness);it is the first enunciated thought, with something left out, or something added, orit is thefirst enunciated

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spesso un fenomeno attraverso due frasi coordinate che ripetono il medesimo concetto, descrivendolo prima genericamente, e nel colon seguente lo approfondisce e ne spiega le dinamiche. Da questo punto di vista lo h. p. può essere considerato talvolta come conseguenza dell’uso di Virgilio di descrivere una stessa immagine attraverso due momenti cronologici distinti, spostando la focalizzazione dal generale al particolare. Un altro fatto stilistico della poesia virgiliana che secondo Görler è compresente allo h. p. è l’andamento sintattico in dicola e tricola paratattici, tipico della lingua arcaica, per cui un fenomeno è descritto attraverso aggiunte successive che ne completano il senso, collocando sullo stesso piano le azioni che sarebbero logicamente subordinate l’una all’altra14.

Non mancano tentativi di attribuire allo h. p. una funzione specifica all’interno dello stile narrativo virgiliano, McDevitt ad esempio intravede in alcuni casi caratterizzati dalla presenza a fine verso dei verbi linquo/relinquo la funzione di segnare il passaggio tra due sequenze narrative, «by overlap»;15 in quest’uso di osserva la ricerca di una particolare cadenza ritmica, che, indugiando sull’ultima immagine della scena appena conclusa, prepara agli sviluppi successivi, rallentando allo stesso tempo il ritmo narrativo.

Inoltre, alcune voci della critica adducono a spiegazione dello h. p. virgiliano la convenienza metrica16 o la volontà di variatio rispetto ad un ordine atteso17, tali

thought, modified, coloured,enlarges,orinsomeotherway varied. […] “Why, if the mind must have variety, not proceed at once to something new?” I reply “The new is coming, but the transition must not be too rapid”. Henry spiegherebbe la ripetizione come esigenza non solo della retorica di “clearness and amenity”.

14 Cfr. E. Görler , Ibid. p. 276 «Tra le caratteristiche più appariscenti dello stile di V. va rilevato che

non di rado lo stesso fatto sembra detto due volte, l’una dopo l’altra, solo con parole diverse […]. Un fenomeno analogo è l’hysteron proteron paratattico […] che può essere equivalente a una precisazione successiva». Cfr. Hahn, Coordination of Non-Coordinate Elements in Vergil, Geneva 1930, p. 174, che interpreta molti h. p. come contestuale alla coordinazione di elementi che, nel linguaggio prosastico, andrebbero subordinati «Sometimes…a past paticiple is more truly felt as indicating a process, and it may then be used in combination with some other term, an adjective or even a noun, which denotes the result produced or caused by this process. By a rather odd use of “hysteron proteron” it is the result which precedes in the examples of this type».

15 McDevitt, Hysteron Proteron in the Aeneid, “The Classical Quarterly”, vol. 17, No. 2 (Nov., 1967),

pp. 316-321; a proposito di Aen. VIII 125 progressi subeunt luco fluviumque relinquunt. p. 318 «Virgil has used this order to round off an episode with neat finality. The river has played a large part in the preceding passage, devoted to the description of Aeneas' voyage up the Tiber, and with the words fluvium relinquunt at the end we are made aware that this episode is closed. Further, the. phrase subeunt luco serves to introduce the following episode, so that, with fluvium relinquunt closing the preceding one, the two passages are artistically connected by this overlap».

16 Cfr. Lausberg, Handbuch…cit. p. 440 «Die Begründung wird in der metrischen Zwange der Dichter

gesehen». Cfr. Hofmann- Szantyr, Stilistica cit. p. «…ma entrano in gioco anche ragioni metriche».

17 Cfr. Williams, Tradition and originality in roman poetry, Oxford 1968 p. 728 «such a pattern does

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motivazioni, benché possano concorrere ad alcune scelte stilistiche, non spiegano la così ampia incidenza del fenomeno stilistico in Virgilio e minimizzano l’originalità dell’uso virgiliano della figura retorica rispetto alla tradizione.

L’anticipazione di un fatto temporalmente successivo è talvolta motivata con la volontà di enfatizzare un elemento ritenuto soggettivamente e psicologicamente più importante: Classen, studiando la figura in Omero, definisce h. p. «Es ist das keineswegs eine zufällige Caprice der Schriftsteller, nicht blos ein interessantes Phänomen für den Ausleger, der nach Abweichungen vom Gewöhnlichen sucht», considerandolo tipico della poesia greca, incline a evidenziare ciò che è più vicino al parlante. Havers condivide la visione di Classen secondo cui ad essere anticipato è l’elemento avvertito come più urgente18

, ed egli con il Norden considera la figura originaria della lingua arcaica, successivamente poi codificata dalle norme retoriche successive19.

La paratassi è tratto distintivo della produzione arcaica così come la tendenza all’isocolia e alla Doppelung, cioè alla creazione di coppie sinonimiche20

,

suspence…this poet may have felt pleasure in a structure that irhout violence or disruption, achieved a reversal of the expected order.»..

18 Per l’interpretazione “psicologica” del fenomeno cfr. J. Β. Hofmann et Α. Szantyr, Stilistica Latina.

(a.c. di) Alfonso Traina, Bologna 2002, p. 26 «ciò che è più importante dal punto di vista psicologico balza al principio mentre ciò che precede dal punto di vista cronologico segue a completamento, là dove l’unitarietà della rappresentazione consente e al tempo stesso giustifica l’invenzione dei membri»; cfr. Cfr. Courtney, op. cit. p. 5, «When Vergil wrote moriamur et in media arma ruamus, he was not thinking which action preceded the other in time, but putting the vital point first and exercising his fondness for coordination instead of such subordination as would have been achieved by moriamur ruendo». Cfr. anche Lausberg, op. cit. p. 440 e Hahn, op. cit. ibidem «Perhaps Vergil feels that the result is the all important thing». Cfr. R. Kühner- B. Gerth, Ausführliche Grammatik der griechischen Sprache, Hannover-Leipzig 19043, II, 603. Interessante è l’opinione di Maurach, Lateinische Dichtersprache, Darmstadt 1995, pp.194-195, che suggerisce che alla base dell’anticipazione vi sia un criterio di «Assoziationsfolge» e cita Euripide Electra 158-160 e Eur. Supp., 917 sgg.

19 Cfr. Havers, Handbuch der erklärenden Syntax.Ein Versuch zur Erforschung der Bedingungen und

Triebkräfte in Syntax und Stilistik. Heidelberg 1931 p. 92- 93 «Daß das Hysteron Proteron von Haus aus durch eine gefühlsmäßige Verdrängung bedingt ist,kann man sich gut klar machen an Verg.Aen.II 353: moriamur et in media arma ruamus !, wo auch die Parataxis charakteristisch ist für die Stimmung des Verzweifelnden, «der das Schlimmste nicht früh genug sagen kann. […]sie ist Ursprunge nach ganz natürliche un volkstümlich, und die spätere Entwicklung hat daraus erst eine rhetorische Kunstform gemacht. ohne Rücksicht auf die genetische Betrachtungsweise».

20 La Doppelung come tratto distintivo dello stile arcaico è stata studiata da Haffter, Untersuchungen

zur Altlateinischen Dichtersprache, 1934 Berlin, p. 81 «Was schließlich die Herkunft dieses altlateinischen Stil Schmuckes betrifft, so muß seine überraschend weite und gleichmäßige Verbreitung davor warnen, für einen jeden der Lateiner im Stile seiner griechischen Vorlage - soweit eine solche vorhanden - die anregenden Kräfte zu suchen. Wichtiger scheint es, auf die stärke Verwendung der erschöpfenden Doppelungen in der römischen Gesetzes- und Sakralsprache hinzuweisen». Per la paratassi come tratto della lingua arcaica cfr. Havers, op. cit. p. 45-46: «Es gibt eine sprachliche Erscheinung, die mit solcher Einstimmigkeit als Charakteristikum aller

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caratteristiche queste che la produzione arcaica condivide con la lingua orale, che tende a giustapporre i concetti senza stabilire i rapporti logici tra essi21; analogamente, anche la figura dello h. p. sembra essere una tendenza non solo della lingua arcaica ma anche della lingua d’uso, come osserva Hofmann22

, «l’hysteron proteron si fonda sull’abitudine della lingua d’uso di completare con aggiunte. La

sua base è popolare e corrisponde al tipo del griphòs, cioè a collocare in prima posizione ciò che è enigmatico e a dare in seguito la soluzione […] nella spiritosaggine popolare, all’equiparazione sorprendente segue l’idea vera e propria sotto forma di un chiarimento, così anche gli altri casi di hysteron proteron nella lingua d’uso sono contrassegnati dall’affettiva anticipazione dell’idea principale: in questo caso ciò che propriamente doveva essere menzionato prima segue sotto forma di correzione o di integrazione». Tale similarità tra lingua arcaica e lingua parlata è spiegata dalla genesi stessa della prima produzione letteraria antica, codificazione di formule tramandate in origine oralmente, e che pertanto condivide le caratteristiche dell’oralità, quale la ridondanza sinonimica e la preferenza per la coordinazione.23

Interessanti sono le osservazione di Jocelyn a proposito di alcuni esempi di h. p. in Ennio, Eumenides v. 148 Jocelyn id ego aecum ac iustum fecisse expedibo atque

eloquar,24 Melanippa v. 249 Jocelyn hoc ego tibi dico et coniectura auguro25, ed egli spiega tale presenza come una tendenza della tragedia a collocare per primo

volkstümlichen und primitiven Redeweise hingestellt wird wie die Parataxis. Man betont den analytischen Charakter der Volkssprache, ihre Vorliebe für lose und lockere Aneinanderreihung an Stelle der straffen und logischen Satzfügung in der Literatursprache, man spricht von lexis eiromene, vom und-und-Stil, vom parataktischen Nachtragsstil usw.. das gilt alles auch für die Sprachen der Naturvölker; auch hier herrscht das Prinzip der Parallelisierung un Koordination».

21 J. B. Hofmann, a. c. di L. Ricottilli, La lingua d’uso latina, Bologna 1980, p. 249, «Ciò che

caratterizza in modo più spiccato la lingua d’uso di fronte alla strutturazione della lingua scritta è la sua avversione alla subordinazione realizzata con frasi dipendenti di ogni tipo e la sua predilezione per una libera aggregazione di frasi realizzata senza particelle. Il fondamentale carattere soggettivo-affettivo, che domina ogni espressione linguistica del parlante comune, non consente una rigida concentrazione logica dell’intera serie di pensieri e della loro espressione linguistica; tale concentrazione logica non si accorda neppure con la difettosa capacità di astrazione mentale dell’uomo medio.»

22 Hofmann (a c. di L. Ricottilli), op. cit. p. 275 23

Per un’interpretazione ritmica dello h. p. omerico si veda Jacobsohn, che ipotizza la disposizione degli elementi sintattici secondo la legge dei cola crescenti e che ritiene che i due termini invertiti siano percepiti come un’unità, Zum homerischen ὕστεϱον πϱότεϱον, “Zeitschrift für vergleichende Sprachforschung auf dem Gebiete der Indogermanischen Sprachen”, 56. Bd., 1./2. H. (1929), pp. 1-9, ma mentre questa interpretazione può essere applicata con maggior sistematicità all’epica omerica, di genesi orale, in Virgilio si può parlare piuttosto di ricerca o imitazione di una determinata sonorità o “cadenza”.

24 Nei paralleli eschilei dell’Eumenides (Esch. Eum. 462 sgg.) non c’è h. p.

25 Cfr. Jocelyn, The Tragedies of Ennius, Cambridge 2008, p. 386 «the second statement,

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l’elemento emotivamente più importante26

, ma osserva anche «The Latin poets could have been introducing artificialities from their Attic originals […] but the frequency of the phenomenon in comedy […] suggested that ordinary Romans sometimes spoke in this way in their more excited moments», e porta a confronto alcuni esempi dalla commedia: Plauto, Men. 509-10 neque ego Erotio| dedi nec pallam surrupui, il gemello di Menecmo si schermisce dalle accuse di Penicolo di aver regalato il mantello della moglie alla cortigiana Erozio, invertendo le azioni rispetto a come sono formulate nella domanda vv 506 507 Responde: surrupuistin uxori tuae pallam

istanc hodie atque eam dedisti Erotio?, rivelando l’ansia di scagionarsi, mentre in

Terenzio, Haut. 779 illi neque do neque despondeo? in un dicolon con doppia negazione il personaggio ribadisce la proprio opposizione a dare in sposa la figlia, in una Doppelung, in quanto promettere in sposa la fanciulla equivale a darla in moglie, anche se le due azioni sono cronologicamente distinte.»27. Sempre legato all’enfasi è il caso di Cist. 675 quamne in manibus tenui atque accepi hic ante aedis, dove Alisca ribadisce il fatto che la cistella era stata ricevuta e posseduta proprio in quel luogo, prima che venisse smarrita, anticipando l’elemento più vicino nella memoria, come quando si smarrisce un oggetto e si fa mente locale sull’ultima volta in cui è stato visto. Ancora: in Pseud. 133 Exite, agite exite, ignavi, male habiti et male conciliati, con anafora di male che lega i due concetti invertiti dal punto di vista cronologico, il secondo colon si configura come una sorta di correzione del colon precedente, nella ricerca di maggiore enfasi, il padrone lamentandosi dei servi si pente di averli tenuti e, a n z i, persino di averli comprati. Più legato al parlato sembra il caso di Mil. 773

Utere, accipe, dove Periplectomeno acconsente a dare l’anello a Palestrione, dopo

aver chiesto al parassita che uso ne avrebbe fatto, e mette al primo posto utere, che si connette alla domanda fatta in precedenza (v. 771 quam ad rem usui est?).

26

Cfr. Jocelyn, comm. cit. p. 281 «Emotion rather than strict regard for chronology controls the order of events… Comparatively speaking, tragedy describe events ὕστερον πρότερον quite often: e. g. … Pacuvius 91 omnia animat format alit auget creat, Trag. Inc. 148 vis quae summas frangit infirmatque opes. […]The Latin poets could have been introducing artificialities from their Attic originals…but the frequency of the phenomenon in comedy…suggested that ordinary Romans sometimes spoke in this way in their more excited moments».

27 Cfr. Hofmann, op. cit. p. 276 «…anche gli altri casi di hysteron proteron della lingua d’uso sono

contrassegnati dall’affettiva partecipazione dell’idea principale: in questo caso ciò che propriamente doveva essere menzionato prima segue sotto forma di correzione o integrazione…Come la consapevolezza della propria colpa, spingendosi in avanti, possa turbare l’ordinamento logico nella formazione dei pensieri e nell’espressione linguistica, lo dimostra Ter. Eun. 979 sgg. Ere, prima te arbitrari id quod res est velim quidquid huius factumst, culpa non factumst mea ::quid?::recte sane interrogasti».

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Tutti gli esempi appena osservati si trovano tutti all’interno di parlato (tragico o comico) e sono caratterizzati da una struttura sintattica in dicola, sia coordinati da congiunzione (nec; et; atque) sia in asindeto: questa affinità è attribuibile alla la ridondanza sinonimica e la tendenza paratattica caratterizzano la lingua parlata, così come l’anticipazione dell’elemento più importante, sia per agevolare la ricezione del messaggio da parte del destinatario sia dalla prospettiva psicologica del parlante.

1. 2. Hysteron proteron in Ennio

La tradizione retorica e letteraria successiva greca e latina ha accolto variamente la figura dello h. p, tratto distintivo dello stile epico omerico e tendenza insita nella lingua orale e nella prosa arcaica, che sull’oralità si fonda.

Ai fini di osservare l’impiego di questa figura nell’epica virgiliana può essere utile esaminare gli autori che dopo Omero costituirono la tradizione letteraria di riferimento del poeta. Ennio, “alter Homerus”, ha lasciato tracce in Virgilio e nella produzione e ricezione dell’epica tout-court28

, in particolare Norden spiega i casi di

h. p. nell’Eneide in cui compare relinquere con l’influsso di una clausola enniana,

sulla base dei numerosi versi degli Annales in cui relinquere occupa il secondo emistichio del verso e sulla tendenza di Virgilio a collocare il verbo in clausola29. L’ipotesi di Norden è in parte circoscritta dallo stato frammentario in cui gli Annales ci sono tramandati e dall’esiguità degli esempi confrontabili, inoltre considerare il fenomeno stilistico dello hysteron proteron quale semplice rifacimento del modello

28 Cfr. Goldschmidt, Shaggy Crowns, Ennius' Annales and Virgil's Aeneid, Oxford 2013, p. 4

«…among the major citation sources for the Annales are Cicero and Varro, to of the most influential authors in the period, whose constructions of Ennius influences his reception in Augustan Rome, and whose quotations of the Annales reflect not just the author’s personal bias, but the parts of Ennius’ epic that wider contemporary audiences could readily expected to know.», cfr. P. Parroni, s. v. Ennio, EV, vol. II, p. 313 «è evidente che già in quest’epoca si viene consolidando quel giudizio della poesia enniana, che poi sarà fatto proprio dalla cultura del I sec. Dell’impero e troverà la sua formulazione nel celebre giudizio di Quintilliano (10, 1, 88): Ennium sicut sacros vetustate lucos adoremus, in quibus grandia et antiqua robora iam non tantam habent speciem quantam religionem. Tale giudizio riflette come meglio non si potrebbe un atteggiamento diffuso della cultura del suo tempo, che avvertiva un sacro rispetto per la poesia enniana, di cui però non era in grado di comprendere interamente la bellezza; questo naturalmente non impedì agli epici del I sec. Di continuare a cimentarsi, oltre che con V., anche con il suo precursore arcaico.».

29 Norden, comm. cit. p. 380, n. 1 «Dies Verbum war also an das Ende des Hexameters

gewissermaßen gebunden, das überhaupt eine große Vorliebe für re- Komposita hatte; Vergil hat solche Formen dieses Verbs 51 mal am Versende (nur 3 mal, in späten Büchern, an vorletzter: V 517, VII 600. XII 382) das schließt, wie man zugeben muß, jede ‘psychologische’ Eklärung aus.». Quest’ultima affermazione, che esclude una spiegazione psicologica dello h. p. sulla base dei paralleli enniani, è da respingere, dati i pochissimi esempi, la natura fortemente frammentaria di essi e l’assenza di h.p. in essi.

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enniano significa svalutare l’originalità della densa e profonda rielaborazione che Virgilio operò sui suoi modelli. D’altra parte negli esempi enniani riportati da Norden non si nota la figura dello h. p.: fra i frammenti di collocazione incerta nel v. 618 Skutsch spoliantur eos et corpora nuda relinquunt il verbo fa parte di un dicolon sinonimico, con relinquunt nuda che esprime lo stesso concetto del colon precedente 30

, in Ann. I 50 Skutsch vix aegro cum corde meo me somnus reliquit e in III 137 Skutsch Postquam lumina sis oculis etiam bonus Ancus reliquit ugualmente non si riscontra la figura.

È notato da Courtney31 vv. 87-88 Vahlen2 Iovem adultum, cum audisset patrem atque matrem custodiis circumsaeptos atque in vincula coniectos dell’Euhemerus, che, in

una sorta di “chiasmo”32, varia l’ordine delle azioni rispetto a vv. 85-86 Vahlen2

fratremque suum Saturnum atque Opem comprehendit eosque muro circumegit et custodiam iis apponit,. Questo tipo di parallelismo riconducibile alla disposizione

chiastica di due coppie di elementi secondo uno schema ABBA trova precedenti in alcuni esempi omerici, Od. I 39 μήτ᾽ αὐτὸν κτείνειν μήτε μνάασθαι ἄκοιτιν, con ordine invertito rispetto i vv. 35 sgg33, e Il. III 103 sgg. οἴσετε ἄρν᾽, ἕτερον λευκόν, ἑτέρην δὲ μέλαιναν,| Γῇ τε καὶ Ἠελίῳ34

, dove il colore delle vittime è invertito

30 Sull’autenticità del frammento, citato da Donato nella sua Ars grammatica IV, 394, 6 K non

esplicita la fonte, ma che poco prima nel testo cita un verso che sappiamo autenticamente enniano, sempre senza dirne l’autore, cfr. Skutsch, Readings and interpretations in the Annals, in O. Skutsch (a c. di), Ennius, Vandroeves- Genève 1972, pp. 23-24.

31 Cfr. Courtney, op. cit. p. 33 «custodiis coniectos in effect chiastically reverses the end of IV, so that

it looks like what is unscientifically called hysteron proteron».

32 Per il problema dei rapporti tra hysteron proteron e chiasmo nella scoliastica antica cfr. S. E.

Bassett, ὕστερον πρότερον Ὡμερικῶς (Cicero, Att. 1, 16, 1), “Harvard Studies in Classical Philology”, Vol. 31 (1920), pp. 39-62 pp. 54 sgg., che commenta le osservazioni di Eustazio, ad loc. che nota il “nuovo ordine” delle parole in Omero «The difference between the Eustathian and the Aristarchan treatement of Homer's inversion of the natural order of words and thoughts is fundamental: the one is based on rhetoric, for it has reference only to the form of the sentence, the style appropriate to poetry, ethopoeia; the other considers the phenomenon only as an aid to interpretation and criticism. These two views must be harmonized if we are to give a proper value to this feature of Greek and Roman literature. The problem has not received the attention that it deserves. In modern editions we often find the remark, "Note the chiastic order," but rarely any reason for doing this. Yet if chiasmus is merely a rhetorical trick of style, discovered and named by the ancient grammarians, it may be queried whether the student is sufficiently repaid for assuming this added burden of scholastic baggage. The only reason for 'noting the chiasmus ' is that it is important for an appreciation of the spirit of the language, the connection or the coloring of the thought, the emotion of the speaker, the style of the author, or his peculiar way of arranging both the smaller elements and the larger masses of his material. If chiasmus is to be more than a scholastic legacy of doubtful value, its function and significance should be explain».

33

Cfr. sch. Od. 1.39 Ludwich, dove si usa termine prothysteron. cfr. par. 1.3

34 Cfr. sul chiasmo e la lingua d’uso J. B Hofmann, (trad. it L. Ricottilli) …cit. p. 275 «Anche nel

dialogo si verifica il chiasmo quando ci si allaccia alle parole appena pronunziate dall’interlocutore: Ter. Eun 982 ss. Emit quendam Phaedria eunuchuum quem dono huic daret:: cui?:: Thaidi :: emit? Perii hercle. Quanti? Eqs.: qui, dove ogni parola della comunicazione ha l’effetto di una mazzata,

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rispetto alle divinità a cui sono destinate rispettivamente, in questo caso senza inversione cronologica ma un ordine sfalzato.

Sulla presenza dello h. p. in Ennio, alcuni esempi emergono non tanto nella produzione epica quanto in quella tragica. Nell’imitazione della tragedia euripidea da parte di Ennio il poeta non presenta lo h. p. all’inizio della Medea euripidea, dove la nutrice esprime rammarico per gli eventi che hanno portato all’incontro fra Medea e Giasone, menzionandoli non nella loro sequenza cronologica. I vv. 208-216 Jocelyn dell’esordio35

della Medea exul ripercorrono i fatti del passato nell’ordine in cui sono accaduti:

Utinam in nemore Pelio securibus

caesae accidissent abiegnae ad terram trabes, neve inde navis inchoandi exordium

coepisset, quae nunc nominatur nomine Argo, quia Argivi in ea delecti viri vecti petebant pellem inauratam arietis Colchis imperio regis Peliae per dolum

nam numquam era errans mea domo efferret pedem Medea, animo aegro, amore saevo saucia.’

Discusso è il motivo per cui Ennio “riordina” il modello: forse era avvertito come eccessivamente straniante all’orecchio del pubblico romano,36 giudizio che emerge anche delle critiche mosse allo h. p. in ambito grammaticale presenti nello scolio ad.

colui che ne è colpito non può fare a meno di agganciarsi a ciò che è stato appena detto, perciò prima si ha la domanda sul compratore, poi con la ripresa di emit, quella sul prezzo».

35 Cfr. Rosato, Euripide sulla scena latina arcaica, La “Medea”di Ennio e le “Baccanti” di Accio,

Lecce 2005, p. 48 «Che il frammento Joc. CIII costituisca l’esordio della coturnata è convincimento diffuso ed è dimostrato da Cic. De fin. 1, 5, poiché «ancient writers commonly referred to poems by means of their opening words» [Jocelyn, op. cit. p. 350].». Rhet. Her. 2, 34 cita il brano enniano come esempio di ripetizione ‘vitiosa’ che sarebbe da evitare nell’espressione elegante e da confinare all’espressione poetica: item vitiosa expositio est quae nimium longe repetitur, hoc modo:…hic id quod extremum dictum est, satis fuit exponere, ne Ennium et ceteros poetas imitemur, quibus hoc modo loqui concessum est […]Nam hic satis erat dicere, si id modo quod satis esset curarent poetae: ‘utinam ne era erans domo redderet pedem / Medea animo aegro, amore saevo saucia.’ Ergo hac quoque ab ultimo repetitione in expositionibus aliae conplures, sua sponte vitiosa est.

36

F. Leo, Plautinische Forschungen zur Kritik und Geschichte der Komödie, Berlin 19122 p. 100 «Plautus findet zwar öfter nöthig, der mythologischen Anspielung eine Erklarung anzufugen, die das Original augenscheinlich nicht gekannt hat, [..]etwa wie Ennius im Eingang der Medea, aber er scheut sich keineswegs auch entlegenes zu übernehmen, das dem attischen Hörer vertraut war, aber stofflich wenigstens am Sinne des romischen vorübergleiten musste, doch darum nicht ohne Wirkung.».

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Eur. Med. 137 ὁ δὲ Τιμαχίδας [Elmsey; Τίμαρχος codd.] τὸν τρόπον ἀγνοήσας ποιητικὸν ὄντα τῷ ὑστερῳ πρότερῳ φησὶ κεχρῆσθαι... πρότερον γάρ φησι φῦναι τὰ δένδρα, εἶθ΄οὓτως κατασκευασθῆναι τὴν Ἀργώ.38

Ennio potrebbe aver preferito l’ordine naturale per una questione di maggior chiarezza e desiderio di esattezza nella ricostruzione mitologica delle gesta degli Argonauti39. Rimane un’incognita se Ennio avesse presente tale critica grammaticale e se fosse spontaneo il suo emanciparsi da Eur. Med., 1- 6:

Εἴθ᾽ ὤφελ᾽ Ἀργοῦς μὴ διαπτάσθαι σκάφος Κόλχων ἐς αἶαν κυανέας Συμπληγάδας, μηδ᾽ ἐν νάπαισι Πηλίου πεσεῖν ποτε τμηθεῖσα πεύκη, μηδ᾽ ἐρετμῶσαι χέρας ἀνδρῶν ἀριστέων οἳ τὸ πάγχρυσον δέρος Πελίᾳ μετῆλθον.

, che, tuttavia, non riguarda un’inversione fra due azioni che altera la continuità temporale e logica del discorso, ma una disposizione non cronologica nell’elencare una serie di fatti negati rispetto alla successione in cui sono accaduti. L’inversione in questo caso corrisponde al sentimento della nutrice che, nella sua adesione alla situazione disperata ed umiliante della sua padrona, esprime nella prima frase quasi il desiderio che la nave del traditore fosse stata stritolata dalle terribili rocce semoventi, radicalizza poi il suo desiderio impossibile risalendo addirittura alla fase della

37 La scoliastica ad Euripide segnala h. p. i questo incipit cfr. Hypothesis I, p. 89.30-4 Diggle; Schol.

ad Eur. Med. 1. P. II. 140 Schwartz. La nutrice nella tragedia euripidea riproduce quanto poi sarà ripreso nella produzione successiva nella serie di topoi della donna abbandonata, che rimpiange di aver conosciuto l’amato, il caso più simile a Ennio è quello di Catullo C. 64, 171 sgg. Iupiter omnipotens, utinam ne tempore primo|Gnosia Cecropiae tetigissent litora puppes,|Indomito ne dira ferens stipendia tauro|Perfidus in Creta religasset navita funem,|Nec malus hic celans dulci crudelia forma|Consilia in nostris requiesset sedibus hospes!, come nel passo enniano gli eventi sono collocati in ordine cronologico. Cfr. anche Didone abbandonata Aen. IV 667 sgg. Felix, heu nimium felix, si litora tantum|numquam Dardaniae tetigisset nostra carinae

38 Cfr. Rosato op. cit. p. 51, n. 14 «Se l’emendamento coglie nel segno, l’autore citato dallo scoliasta

sarebbe da identificare con Timachida di Lindo (Rodi), vissuto tra la fine del II sec. e l’inizio del I, dunque posteriormente ad Ennio; di un Timarco gramatico alessandrino non si sa nulla». Cfr. Ziegler, s. v. Timachidas, RE VI A/2, 1936, 1059.

39 Cfr. Klingner, Catullus Peleus-Epos, “Studien zur griechischen und lateinischen Literatur”, 6

(1956) p. 6 «für den römischen Hörer hat er sich veranlaßt gesehe, diesa und jenes zu erklären». Si veda anche Classen, Ennius: ein Fremder in Rom, “Gymnasum”, 99 (1992) p. 125 «doch stellt sich m. E. ganz schlicht die frage, ob Ennius nicht mit Rücksicht auf sein Publikum, das mit dem Mythos nicht vertraut war, die pathetische, psichologish richtig und drammatisch wirksam gestaltete, erregt verwirrte und verwirrende Rede der Amme bei Euripides durch eine klare, folgerichtige und leicht verständliche Schilderung der Vorgänge ersetzt».

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raccolta del materiale di costruzione della nave maledetta. Si tratterebbe quindi in Euripide di un’autocorrezione nelle parole della donna, volta a esprimere la propria ripulsa di un passato inaccettato e insopportabile.

Un caso di h. p. simile è in Apollonio Rodio III 773-776, dove sempre Medea rimpiange una serie di fatti passati invertendone la successione:

ὡς ὄφελόν γε Ἀρτέμιδος κραιπνοῖσι πάρος βελέεσσι δαμῆναι, πρὶν τόν γ᾽ εἰσιδέειν, πρὶν Ἀχαιίδα γαῖαν ἱκέσθαι Χαλκιόπης υἷας40

Il confronto con la Medea Euripidea porta a supporre una consapevolezza in Ennio dello h. p., tuttavia, attribuire la scelta di non avvalersene nella Medea exul a critiche di commentatori appare eccessivamente rigido, se si considerano altri esempi in cui il poeta invece altera deliberatamene la sequenza temporale, come nel Cresfonte in vv. 138 s. Jocelyn, Neque terram inicere neque cruenta convestire corpora / mihi licuit,

nec miserae lavere lacrimae salsum sanguinem, e sembra essere d’ispirazione per

due h. p. virgiliani, Aen. VI 365-366 aut tu mihi terram |inice (namque potes)

portusque require Velinos, dove nelle parole di Palinuro è collocato per primo

l’elemento più importante, seppellire il suo corpo, e successivamente il luogo ove è recuperabile, e il più simile Aen. IX 486-488, nec te, tua funera mater| produxi

pressive oculos aut volnera lavi,41 dove, come in Ennio, le parole della madre di Eurialo invertono l’ordine dei passaggi rituali del rito funebre42

.

40

Cfr. F. Vian, Apollonios De Rhodes Argonautiques Chant III, Paris 1961 ad loc. «Hysteron proteron: la recontre avec Jason (τόν γε) est postérieure au départ des fils de Chalciope.». Senza h. p. è il passo simile in Apollonio Rodio, IV 32-33 χαίροις, Χαλκιόπη καὶ πᾶς δόμος. Αἴθε σε πόντος|ξεῖνε, διέρραισεν πρὶν Κολχίδα γαῖαν ικέσθαι.

41 Cfr. H. D. Jocelyn, comm. cit. p. 280 «Ennius and Virgil import into Greek heroic world the

culminating act of the Roman funerary ritual, varying slightly the traditional phraseology; cf. Cicero, Leg. 2. 57 nec tamen eorum ante sepulchrum est, quam iusta facta et porcus caesus est. Et quod nunc communiter in omnibus sepultis venit usu, ut humati dicantur, id erat proprium tum in iis, quos humus iniecta contexerat, eumque morem ius pontificale confirmat; nam prius quam in os iniecta gleba est locus ille, ubi crematum est corpus, nihil habet religionis; iniecta gleba †tum et illis† humatus est et gleba vocatur, ac tum denique multa religiosa iura complectitur, Varro, Ling. 5.23, Paulus, p. 250. 11 s. v. Praecidanea.»

42

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Per quanto ciò che resta dell’opera enniana sia troppo esiguo per poter dare un giudizio definitivo, lo h. p. non sembra riguardare tanto la produzione epica quanto il parlato tragico. Per trovare un modello epico di riferimento per la figura in Virgilio è necessario risalire ad Omero, e interrogarsi sui rapporti esistenti tra i poemi omerici e l’epica latina successiva.

1. 3. “ὕστερον πρότερον Ὡμερικῶς”: lo hysteron proteron in Omero

Nella riflessione retorica e grammaticale antica lo hysteron proteron fu oggetto di un’oscillazione terminologica, come dimostra l’ampia gamma di denominazioni usate dalla scoliastica omerica nella sua individuazione43, alla quale sembra corrispondere l’indefinitezza, talvolta, dei confini della figura44

. La definizione di

hysteron proteron comprende differenti fenomeni: l’inversione cronologica di due

elementi sintattici o nominali, il flashback narrativo, e infine la variazione nella disposizione più naturale degli argomenti nell’economia del testo, nello specifico nei dialoghi omerici, dove si riscontra talvolta un’inversione nella sequenza delle risposte rispetto all’ordine in cui sono formulate le domande. Bassett dedicò uno studio complessivo ed accurato a questa tendenza stilistica omerica individuata dalla

43

I termini usati negli Scholia e nelle trattazioni grammaticali antiche per definire lo hysteron proteron in Omero sono: τò δεύτερoν πρῶτον εἶπεν in sch. Od. III 467 Dindorf, (ordine invertito di indumenti), simile allo scolio in Pap. Ox. 1086, (metà I. a. C.) contenente un frammento del commento al II dell’Iliade, dove Omero stesso inserisce due domande alle muse e risponde per prima alla seconda delle due, πρὸς τò δεύτερον πρότερον ἀπήντηκεν, e osserva al r. 18 [ὁ ποιητὴς οὕτως εἰς τὰ ὕστερα πρότερος κατὰ ἰδίαν συνήθειαν; πρωθύστερον, usato da Eustazio ad Od. I 93 (riferito all’inversione di risposte nel discorso di Atena, ma il termine è usato anche in IV, 535 cfr. Erbse, Scholia Graeca in Homeri Iliadem (Scholia Vetera) vol. I, Berlin 1969 p. 326, e in II, 698-702, cfr. Erbse ibidem.); il termine ὑστερολογία, usato negli Scholia vetera sempre per IV 535 e in scholia londinensia in Dions. Thrac. artem gramm. in Hilgard, GG I III, 462, righe 32-35 ὑστερολογία ἐστὶ μέρος λόγου ὅταν ὃ πρῶτον δεῖ λέγειν ὕστερόν τις τάξηι, {ὡς ὅταν ὅ εἴπωμεv} οἷον ἅμα τράφεν ἠδ’ ἐγένοντο cfr. anche Greg. Cor. trop. in Spengel, Rhetores III, 225 r. 26 (cfr. Lausberg, Handbuch cit. p. 440); il verbo ὰναστρέφω, che generalmente indica un “inversione” non soltanto dal punto di vista cronologico, afferente alla figura dell’iperbato e dell’anastrofe (si veda il suo ampio impiego in H. Erbse, Scholia Graeca in Homeri Iliadem (scholia vetera), Berlin 1988 vol. VI, indice p. 257), è impiegato per la nostra figura negli sch. Il. VI 80-81 Erbse, ἀναστρέφουσιν ὡς τὸ εἵματα †ἀμφιέσασα καὶ λούσασα; il termine ὑπερβιβασμός, in genere usato per inversioni di natura morfologica, è talvolta adoperato per h. p., come in sch. Od. 3.467 Dindorf (lista di vestiti); infine lo h. p. è segnalato portando a confronto un caso già commentato, ὡς τò ‘θρέψασα τεκοῦσά τε’ (schol. Il. 22.468b Erbse) = ‘<si tratta di una inversione temporale> come <quella che si osserva nell'espressione> 'avendo allevato e generato'’ (Od. 12.134). Vedi L. Battezzato, Linguistica e retorica della tragedia greca, Roma 2008, p. 37.

44 Cfr. H. G. Coenen, s. v. Hysteron Proteron, Historisches Wörterbuch… cit. pp. 128-131, «Die von

der Grammatikern beschriebene Figur des Hysteronproteron fehlt in Figurenkatalogen der mittelalterlichen Poetiken ebenso wie in deren Quelle, der Herennius Rhetorik».

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critica antica45, che offre differenti spiegazioni a questo fenomeno caratteristico delle sequenze dialogiche nei poemi omerici: variety, la volontà di creare uno scarto rispetto alla ripetitività formulare; poetic economy, quando l’inversione è funzionale allo sviluppo narrativo46; point of view of the second speaker, per cui l’interlocutore risponde per prima alla domanda soggettivamente per lui più importante; continuity, dovuto all’horror vacui omerico, che evita ogni cesura tra una sequenza e l’altra e preserva sempre la continuità del pensiero47. Edwards48 interpreta la figura come un fenomeno di Ringkomposition, interpretazione, che sebbene sia possibile applicare alla disposizione di più elementi all’interno di dialoghi, non è estendibile agli altri casi dove l’inversione riguarda due elementi. Questo stilema sembrava essere noto nella latinità agli antichi esegeti di Omero, e a esso sembra riferirsi Cicerone in Att., I 16, 1, dove dice ad Attico che risponderà alle sue domande “ὕστερον πρότερον Ὡμερικῶς”49

. Le parole di Cicerone fanno pensare che questo procedimento stilistico fosse ampiamente conosciuto fra persone colte, che avevano confidenza e dimestichezza con letteratura greca, se può essere citato in tutt’altro contesto di tipo confidenziale.

A questo tipo di h. p. relativo alla forma dialogica, si aggiungono una serie di casi che concernono l’inversione temporale di due elementi - verbali o nominali - rispetto

45 The Poetry of Homer, Berkeley 1938, pp. 119-128

46

Cfr. Bassett, art. cit. p. 41, relativamente a Od. VII, 238 sgg. «the poet cannot allow Odysseus to tell his name until the following even- ing, and by changing the order in which he answers the queries of Arete the conversation passes naturally from the question of the stranger's identity to the conduct of Nausicaa.».

47

Bassett, ibid., pp. 39-62 cita come esempio d’inversione di risposte all’interno di dialoghi le risposte di Ulisse al re dei Feaci in Od. VI 238 sgg. e Od. VI 149 sgg. nel dialogo tra Odisseo e Nausicaa, per l’altra rassegna di esempi da entrambi i poemi omerici vedi ibid. p. 44 sgg. cfr. Heubeck-West-Hainsworth, A Commentary on Homer's Odyssey, Oxford 1989, ad IV 649 «Noemon answers Antinous’last question in revers order, a common feature of homeric conversations»; ibid. ad VII 241.

48 M. W. Edwards, The Iliad: A Commentary, vol. V, Cambridge 1991, pp. 45-46. Cfr. Thalmann,

Conventions of form and thought in early Greek epic poetry, Baltimore-London 1984, p. 7 «Hysteron-proteron actually maintains clarity. Because it makes possible a short preview of all the forthcoming topics, it allows the poet to get his ideas in order before he proceedes to detailed treatment of each, and it lets the audience know what is to come, so that they never lose sight of the overall plan». Tuttavia Thalmann cita Il. III 103-104 οἴσετε ἄρν᾽, ἕτερον λευκόν, ἑτέρην δὲ μέλαιναν,|Γῇ τε καὶ Ἠελίῳ: dove si riscontra piuttosto una disposizione chiastica all’interno del discorso di Menelao e non un caso di h. p. “puro”.

49 Bassett, ibid. p. 39, n. 3 riporta anche Quint., 7, 10, 11, ubi ab intiis incipiendum, ubi m o r e H o m

e r i c o e mediis vel ultimi e Plinio, Ep. 3, 9, 28 succurrit quod praeterierat …sed quamquam praepostere reddetur: facit hoc Homerus (dove Plinio sta rispondendo alle domande del suo corrispondente).

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alla successione reale, analoghi a casi analizzabili in Virgilio che egli sembra avere presenti50.

Alcuni h. p. omerici riguardano consistono in forme di elencazione di nomi invertiti dal punto di vista temporale rispetto alla sequenza naturale. Questo tipo si osserva ad esempio in Od. IV 50 ἀμφὶ δ᾽ ἄρα χλαίνας οὔλας βάλον ἠδὲ χιτῶνας, e V 229, αὐτίχ᾽ ὁ μὲν χλαῖνάν τε χιτῶνά τε ἕννυτ᾽ Ὀδυσσεύς,51

, dove prima si dovrebbe indossare il chitone e successivamente il mantello. L’inversione non sembra essere legata ad alcun intento espressivo, la tendenza di chitòn a occupare la seconda posizione del

dicolon porta a interpretare la sequenza come espressione cristallizzata nel

linguaggio formulare: si veda Il. II 262 εἰ μὴ ἐγώ σε λαβὼν ἀπὸ μὲν φίλα εἵματα δύσω,| χλαῖνάν τ᾽ ἠδὲ χιτῶνα, τά τ᾽ αἰδῶ ἀμφικαλύπτει, dove i due indumenti sono nella stessa posizione ma la loro successione è rispettata poiché anziché essere indossati vengono tolti52. La fissità formulare di chitòn si osserva anche per Il. XXIV 580 κὰδ δ᾽ ἔλιπον δύο φάρε᾽ ἐΰννητόν τε χιτῶνα, dove prima sono descritti gli indumenti lasciati sul carro necessari per la preparazione del cadavere di Ettore, senza h. p., essi sono poi ripetuti nello stesso ordine in XXIV 588, dove però andrebbe indossato prima il chitòn e successivamente il phâros, τὸν δ᾽ ἐπεὶ οὖν δμῳαὶ λοῦσαν καὶ χρῖσαν ἐλαίῳ,|ἀμφὶ δέ μιν φᾶρος καλὸν βάλον ἠδὲ χιτῶνα.53 Questi esempi di rigidità ripetitiva sembrano presupporre da parte dell’autore nessun interesse per la successione, i due indumenti sono semplicemente elencati in un ordine comodo come parte di un insieme che non si vuole analizzare individualmente.

Un esempio di h. p. analogo tra due sostantivi è l’inversione dei luoghi rispetto all’ordine in cui dovrebbero essere percorsi o lasciati, è il caso di Od. XVI 341 βῆ ῥ᾽

50

Cfr. R.R. Schlunk, Vergil and the Homeric Scholia, “The American Journal of Philology”, Vol. 88, No. 1 (Jan., 1967), pp. 33-4, «There can likewise be no doubt that Vergil not only imitated Homer, but at the same time sought, as various modern scholars have felt, to rival his predecessor. It follows, therefore, that Vergil might well have known and studied the most famous and outstanding critical works on the Iliad and Odyssey- criticism which now survives virtually alone in the scholia.».

51 Si veda inoltre Od. III 466-468; VIII 455; X 365, 451, 542; XIV 154, 320, 396; XV 368, XVI 79;

XXIII 155.

52

Cfr. anche Il. XIV 341. Per un’interpretazione diversa cfr. Heubeck-West-Hainsworth, A Commentary on…cit. ad III 467 «Since the tunic ust be put on before the cloak;…Though metrical reasons partly account for this common feature of homeric style, the inverted order often reflects relative importance; here the cloak, being the outer garment, make the more striking impression», tuttavia non sembra una giustificazione abbastanza forte per dimostrare la volontà di enfatizzare un indumento rispetto ad un altro.

53 Cfr. J. F. J. Van Leeuwen, Ilias, vol. II, Leiden 1913, ad loc., che vuole vedere una ricerca di

espressività nell’inversione omerica, sovra-interpretando un modulo formulare «ut hominem vestitum adspicere nobis videamur, dein per vestimentum exterius, quod solum aut potissimum cernitur, mente et oculis veluti penetrare ad iterius»

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ἴμεναι μεθ᾽ ὕας, λίπε δ᾽ ἕρκεά τε μέγαρόν τε, dove prima bisognerebbe lasciare gli spazi interni della casa e dopo la cinta muraria che la circonda,54 insieme a Od. VI 303 ἥρωος. ἀλλ᾽ ὁπότ᾽ ἄν σε δόμοι κεκύθωσι καὶ αὐλή,|ὦκα μάλα μεγάροιο διελθέμεν, ὄφρ᾽ ἂν ἵκηαι dove ugualmente prima Odisseo verrà accolto nell’aulè e dopo nella casa vera e propria55. In Od. VI 314-315 ἐλπωρή τοι ἔπειτα φίλους τ᾽ ἰδέειν καὶ ἱκέσθαι|οἶκον ἐυκτίμενον καὶ σὴν ἐς πατρίδα γαῖαν parimenti conviene che Odisseo lasci prima la sua casa e poi la patria In questi esempi si esprime in una coppia di sostantivi un unico concetto, secondo la tendenza della poesia epica al

dicolon, che in alcuni casi è costituito da coppie sinonimiche, in cui un termine

indica il luogo di destinazione/partenza in modo generico e l’altro si riferisce ad esso in modo specifico, come in Il. VI 237 Ἕκτωρ δ᾽ ὡς Σκαιάς τε πύλας καὶ φηγὸν ἵκανεν, dove il faggio menzionato si trova presso le porte Scee, si indica la stessa destinazione attraverso due punti di riferimento topografici diversi ma coincidenti.56 Un altro caso interessante osservato da Bassett57 è Od. I 93 πέμψω δ᾽ ἐς Σπάρτην τε καὶ ἐς Πύλον ἠμαθόεντα, dove Atena dice che invierà Telemaco a Sparta e a Pilo invertendo l’ordine cronologico corretto delle due destinazioni58, che sono invece disposte correttamente in IV 702 (= V 20): ἐς Πύλον ἠγαθέην ἠδ᾽ ἐς Λακεδαίμονα δῖαν, nel discorso di Medonte59

. Anche in questo caso i due luoghi dove è diretto Telemaco sono elencati senza riguardo della cronologia dell’itinerario seguito, questi esempi inoltre, tutti all’interno di discorsi diretti, riflettono una tendenza tipica del parlato a trascurare la successione temporale dei vari elementi.

Altri casi di h. p. omerici riguardano l’inversione di due azioni in cola coordinati rispetto all’ordine naturale in cui esse dovrebbero avvenire. Tra quelli segnalati dagli

54Cfr. Od. XVII 604 βῆ ῥ᾽ ἴμεναι μεθ᾽ ὕας, λίπε δ᾽ ἕρκεά τε μέγαρόν τε, entrambi i casi sono segnalati

da Leeuwen, comm. cit. ad Il. XXIV 588.

55 Cfr. Garvie, Homer: Odyssey, vol. VI-VIII, Cambridge 1994, ad loc.questo h. p. si trova all’interno

del discorso diretto di Nausicaa.

56 Cfr. Cerri, Omero, Iliade, Milano1999, vol. I, p. 392, n. 237 «Anche in altri passi viene menzionata

una quercia che si trovava presso le porte Scee: cfr. IX, 354; XI, 170 e anche V, 693;». Eustazio, ad loc. considera l’espressione ὑστερολογία. Per un caso simile si veda Od. III, 493=XV 146, XV19 ἐκ δ᾽ ἔλασαν προθύροιο καὶ αἰθούσης ἐριδούπου

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ὕστερον πρότερον …cit. p. 49. Bassett respinge sia le interpretazioni metriche che l’intento di enfatizzare l’elemento più importante collocandolo per primo, «Both these explanations are insufficient, for two reasons, (1) After Telemachus has made the journey the other order is used… (2) We find that in Homer the inverted order is not infrequently adopted in the carrying out of a two-fold plan or command, just as we have seen it to be true of the answers to two or more questions.». In realtà non è da escludere totalmente una preferenza dettata dalla metrica, infatti lo h. p. si osserva quando per definire sparta si usa Σπάρτη anziché Λακεδαίμονα.

58 Telemaco visita Pilo per prima cfr. I 284 πρῶτα μὲν ἐς Πύλον ἐλθὲ καὶ εἴρεο Νέστορα δῖον,

59 cfr. Od. II 214 εἶμι γὰρ ἐς Σπάρτην τε καὶ ἐς Πύλον ἠμαθόεντα (discorso diretto) (= II 359); mentre

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