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Virgilio e Hysteron proteron omerico

Nel documento Hysteron proteron nell' Eneide di Virgilio (pagine 135-148)

All’interno dell’analisi dello hysteron proteron virgiliano alcuni casi sembrano in modo particolare far riferimento al modello omerico, come si ha avuto modo di osservare nella trattazione dello hysteron proteron omerico. A differenza dei casi osservati con linquo/relinquo, nei quali Virgilio ha presente la solennità omerica ma in Omero non si riscontra, con il termine corrisponde, h. p., in questa serie di esempi Virgilio sembra attingere la figura direttamente da Omero, ma, come si avrà modo di discutere caso per caso, conferendole talvolta un’originale funzionalità espressiva. Il confronto con Omero consente di cogliere come lo hysteron proteron fosse noto a Virgilio probabilmente grazie allo studio della scoliastica omerica, in certi casi dunque doveva servirsene in maniera consapevole, senza tuttavia seguire il suo modello in modo pedissequo e assimilandolo all’interno del suo personale stile epico.

La prima parte del libro V dell’Eneide (vv. 104-603) narra la celebrazione dei giochi funebri in onore di Anchise in occasione dell’anniversario dalla sua scomparsa. L’episodio, come si sa, s’ispira agli agoni sportivi in onore di Patroclo narrati nel XXIII libro dell’Iliade. I giochi nel modello omerico sono descritti secondo uno schema fisso e applicato per ciascuna disciplina sportiva, che si articola in (1) esposizione dei premi nell’arena, (2) discorso di presentazione della gara, con invito

402 Cfr. Aen. VII 497 sgg. Ascanius curvo direxit spicula cornu;|nec dextrae erranti deus afuit,

actaque multo|perque uterum sonitu perque ilia venit harundo.dove ugualmente l’elenco inverte la successioni delle parti colpite, prima i fianchi e dunque il ventre. Invece nella giusta sequenza sono le parti colpite in X 335 sgg. Tum magnam corripit hastam|et iacit: illa volans clipei transverberat aera|Maeonis et thoraca simul cum pectore rumpit. Lo stesso in X 482 sgg. Dixerat; at clipeum, tot ferri terga, tot aeris,|quem pellis totiens obeat circumdata tauri,|vibranti cuspis medium transverberat ictu|loricaeque moras et pectus perforat ingens.

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alla partecipazione e descrizione dei premi di Achille agli astanti, (3) autocandidature, (4) svolgimento della gara, (5) assegnazione dei premi. Virgilio nella sua ripresa del modello iliadico, recupera questa costante strutturale, talvolta compendiandola e applicandola solo parzialmente, così da evitare la ripetitività e la rigidità di Omero, che non tradisce mai la sequenza di tale schema403. Al pari di Achille, Enea è patrocinatore della manifestazione e si occupa di offrire i premi opportuni per le differenti competizioni e di gestirne correttamente lo svolgimento. La descrizione della gara di corsa segue senza omissioni lo schema narrativo omerico, ma inverte i punti (2) e (3), infatti, il discorso di Enea (vv. 303 sgg.) è inserito dopo che sono stati scelti i contendenti (293-302). I vv. 292-293, Hic qui

forte velint rapido contedere cursu| invitat pretiis animos et praemia ponit,

corrispondono al punto (1) dello schema omerico e descrivono l’esposizione dei premi nell’arena, v. 293 praemia ponit404

, allo stesso tempo assumono in parte la funzione del punto (2) nello schema omerico: il v. 292, infatti, rivela la disciplina sportiva in oggetto (qui forte contendere cursu), compito in Omero affidato al discorso di Achille (punto (2), come in Il., XXIII 285-86, ἄλλοι δὲ στέλλεσθε κατὰ στρατόν, ὅς τις Ἀχαιῶν|ἵπποισίν τε πέποιθε καὶ ἅρμασι κολλητοῖσιν, e indicata nell’esposizione dei premi (punto 1, si veda Il. XXIII 740, Πηλεΐδης δ᾽ αἶψ᾽ ἄλλα τίθει ταχυτῆτος ἄεθλα), mentre ai vv. 292-293 è contenuta in forma indiretta l’esortazione agli astanti a partecipare alla competizione (invitat). Il v. 292 è considerato da una parte della critica moderna405 un caso di h. p., le due frasi, infatti, esprimono lo stesso concetto ma causa ed effetto appaiono invertiti, nella prima sono indicate le intenzioni di Enea (invitat pretiis) e successivamente è espressa l’azione generica (praemia ponit), dal valore più concreto rispetto all’effetto psicologico di

invitat e che è ridondante in quanto già implicita in pretiis406. Il v. 292 è riecheggiato

403 Ad es. in 109 sgg. si omette il discorso di Enea (punto (2) dello schema) e si descrive soltanto la

collocazione dei doni in mezzo all’arena, le indicazioni relative alla gara di Enea sono riportante in discorso indiretto (129 sgg.), lo stesso avviene per la gara con l’arco (485-544). Per la gara di corsa (vv. 286-361) e di pugilato (362-484) lo schema viene applicato per intero (nel pugilato in forma più breve e stringata).

404 Cfr. Conington, comm. cit. ad loc. “Praemia ponit” v. 486, ἄεθλα θῆκε, Il. 23. 262. The verb is

doubtless to be understood literally of bringing them forward from the place where they had already been exposed to view (v. 109), that the spectators might see the prizes of each contest.”. La lezione ponit è attestata sui codici MRV di contro a dicit dei restanti codici, adottato da Geymonat, tuttavia il confronto con Omero porta a preferire ponit cfr. G. Garuti, s.v. pono, EV, vol. IV, p. 200, che affianca certamen ponere e il doppio significato di ἄεθλα “gara\premio di gara”.

405 Servio non individua h. p. nel libro 5 nel suo commento.

406 Respingono h.p. McDevitt, Hysteron proteron... cit , p. 319 “invitat pretiis animos et praemia

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in V 486 invitat qui forte velint et praemia dicit dove però p r i ma Enea esorta gli astanti a partecipare e d o p o indica quali sono i premi in palio. In 292, l’elemento straniante è la preferenza della paratassi in luogo all’ipotassi, poiché l’esposizione e l’elencazione dei premi hanno il f i n e di invitare gli astanti a farsi avanti (ut

invitaret)407. La paratassi ai vv. 292-293 consente la giustapposizione e la commistione di due richiami omerici, invitat, che corrisponde alle parole di Achille riportate al discorso indiretto in Virgilio, Il., XXIII 658 sgg.:

‘Ἀτρεΐδη τε καὶ ἄλλοι ἐϋκνήμιδες Ἀχαιοὶ

ἄνδρε δύω περὶ τῶνδε κελεύομεν, ὥ περ ἀρίστω, πὺξ μάλ᾽ ἀνασχομένω πεπληγέμεν

e praemia ponit, modellato sull’omerico ἀγλά᾽ ἄεθλα θῆκε. In questo caso Virgilio ha adoperato lo hysteron proteron nella ripresa di formule omeriche laddove nel modello iliadico non tale figura era assente.

Dopo aver descritto la creazione e riparazione delle armi, in pochi versi è rappresentato il frettoloso indossarle dei guerrieri, VII 638-640:

Hic galeam tectis trepidus rapit, ille frementis

ad iuga cogit equos clipeumque auroque trilicem loricam induitur fidoque accingitur ense.

them to enter the contest', an idea which is repeated in praemia ponit e Kraggerud, Commenting on… cit.. p. 131. Sono d’accordo con Kraggerud nel considerare praemia e pretia sinonimi, cfr. ibidem, p. 131, «It is typical of the poet’s ‘Theme and Variation’ parataxis: pretia is not different from praemia…invitat pretiis animos et praemia ponit, the central idea of the first part is contained in pretiis: 'he uses rewards as an incentive to entice them to enter the contest', an idea which is repeated in praemia ponit.». cfr. G. Cipriani s. v. pretium, EV, vol. IV, p. 263 «accade…che il discrimen tra p.[retium] e praemium si perda. Il caso più eloquente è V 111-12 palmae praetium victoribus, armaque et ostro| perfusae vestes, dove al iunctura pretium victoribus prelude alla prassi seguita ai vv. 308-09 omnibus hic erit unus honos. Tres praemia primi|accipient circa lapremiazione dei vincitori.». A proposito di V 292 Cipriani osserva un «passaggio nell’ambito dello stesso verso da una generica espressione (allusiva all’intera serie di “oggetti di pregio”, cui avrebbero avuto diritto tutti gli iscritti alla gara: invitat pretiis animos) a una formula tecnica e ufficiale (tra le numerose ricorrenze omeriche cfr. Il. 23, 740…), probabilmente riservata alla presentazione dei trofei più ambiti destinati a chi si fosse messo particolarmente in luce».

407Per la funzione delle remunerazioni all’interno delle competizioni sportive cfr. G. Crifò, s.v

praemium, EV, vol IV, p. 246 «Così nel caso dei giochi, il p.[raemium] ha come presupposto anzitutto la decisione di prender parte alla gara e alla lotta, ed è ricompensa, prima ancora che della vittoria, della competizione in sé. Appare dunque qui il suo carattere di strumento politico in senso lato, il suoforte aspetto pedagogico, in quanto incitamento all’emulazione e alla dimostrazione della propria valentia e forza«.

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Si descrive un’immagine generale focalizzando singoli dettagli (hic…ille vv. 638), la vestizione non è rappresentata nella sua sequenza precisa e completa, come avviene nella fissità del topos omerico che scandisce i singoli passaggi nell’ordine in cui avvengono. L’armamento di Paride nella sua corretta sequenza è descritto in Il. III 330 sgg408.: κνημῖδας μὲν πρῶτα περὶ κνήμῃσιν ἔθηκε καλάς, ἀργυρέοισιν ἐπισφυρίοις ἀραρυίας: δεύτερον αὖ θώρηκα περὶ στήθεσσιν ἔδυνεν οἷο κασιγνήτοιο Λυκάονος: ἥρμοσε δ᾽ αὐτῷ. ἀμφὶ δ᾽ ἄρ᾽ ὤμοισιν βάλετο ξίφος ἀργυρόηλον χάλκεον, αὐτὰρ ἔπειτα σάκος μέγα τε στιβαρόν τε: κρατὶ δ᾽ ἐπ᾽ ἰφθίμῳ κυνέην εὔτυκτον ἔθηκεν ἵππουριν: δεινὸν δὲ λόφος καθύπερθεν ἔνευεν: εἵλετο δ᾽ ἄλκιμον ἔγχος, ὅ οἱ παλάμηφιν ἀρήρει.

La sequenza omerica non è rispettata in Aen. VII 639-640, dove si dice che, dopo l’aggiogamento dei cavalli, si indossa prima lo scudo e poi la corazza (clipeumque…loricam induitur), ordine che è osservato invece nella vestizione di Turno, XII 88-89 circumdat loricam umeris; simul aptat habendo|ensem clipeumque

et rubrae cornua cristae, mentre sempre concitato ed ellittico è il riarmo di Enea

dopo la guarigione miracolosa, XII 430 sgg. Ille avidus pugnae suras incluserat

auro|hinc atque hinc oditque moras hastamque coruscat. Postquam habilis lateri clipeus loricaque tergo est. In Omero l’inversione dell’ordine corretto in cui

s’indossano i capi d’abbigliamento, sebbene non si riscontri nel topos dell’armamento, è presente in diversi casi per gli indumenti comuni409

, come in Od.

408 Le scene di vestizione delle armi nell’Iliade sono quattro: le altre riguardano Agamennone (II 17-

44); Patroclo (XVI 131-139) e Achille (XIX 369-391) la descrizione segue sempre lo stesso ordine cronologico con poche differenze.

409 Cfr. Classen, op. cit. p. 200 «Das einfachste und anschaulichste Beispiel dieses Sprachgebrauchs

ist das, dass regelmässig in der Anordnung der Hauptkleidungsstücke, wo sie bei Homer erwähnt werden, die χλαĩνα dem χιτών, der Mantel dem Kleide voraifgeht; nicht nur wo möglicher Weise die allgemeine Bezeichnung gar keine bestimmte Zeitfolge erheischte». Altri esempi dell’inversione dei capi indossati sono Od. IV 50 ἀμφὶ δ᾽ ἄρα χλαίνας οὔλας βάλον ἠδὲ χιτῶνας, V 229, αὐτίχ᾽ ὁ μὲν

χλαῖνάν τε χιτῶνά τε ἕννυτ᾽ Ὀδυσσεύς, si veda inoltre Od. VIII 455; X 365, 451, 542; XIV 154,320,

396; XV 368, XVI 79; XXIII 155. Classen nota a proposito della vestizione rappresentata in Il. III, 300 sgg. (supra) che è rispettato intenzionalmente il corretto ordine cfr. p. 201, n. 98 «Es versteht

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III 467 ἀμφὶ δέ μιν φᾶρος καλὸν βάλεν ἠδὲ χιτῶνα, dove indossare il pharos prima del chitone è considerato dagli Scholia ad. Homerum ὑπερβιβασμός410 e da Eustazio ὑστερολογία, lo stesso verso si ripete in Od. XXI 155, dove lo scoliasta commenta ἀνεστραμμένως τοῦτο εἴρηται411

. Mentre in Omero la figura non sembra dovuta a una particolare ricerca stilistica412, in Virgilio è volta a ricreare la concitazione della corsa alle armi, inoltre è l’immagine complessiva a prevalere su una precisa scansione cronologica.

A VIII 608 sgg., Venere appare al figlio Enea per consegnargli personalmente le armi per lui create da Vulcano in vista della guerra, su modello di Omero, Il., XIX 3, sgg. dove Teti in persona affida le armi ad Achille:

ἣ δ᾽ ἐς νῆας ἵκανε θεοῦ πάρα δῶρα φέρουσα. εὗρε δὲ Πατρόκλῳ περικείμενον ὃν φίλον υἱὸν κλαίοντα λιγέως: πολέες δ᾽ ἀμφ᾽ αὐτὸν ἑταῖροι μύρονθ᾽: ἣ δ᾽ ἐν τοῖσι παρίστατο δῖα θεάων, ἔν τ᾽ ἄρα οἱ φῦ χειρὶ ἔπος τ᾽ ἔφατ᾽ ἔκ τ᾽ ὀνόμαζε:

L’apparizione di Venere a Enea è un evento eccezionale che si differenzia dalla maggior consuetudine degli incontri omerici tra Teti e Achille413, talvolta, infatti, la madre, si sottrae dal colloquio diretto con il figlio, assumendo sembianze umane, come in I 314, dove, assunto l’aspetto di un’amazzone cartaginese, tradisce la sua

sich, dass in Stellen, wo die einzelnen Momente des Ausrüstens oder Ankleidens absichtlich geschieden werden sollen, die Anordnung nach der Zeitfolge geschiet».

410

Il termine significa "trasposizione" e descrive un fatto morfologico è occasionalmente usato per un fatto narrativo/sintattico (in sch. Od. 3.467 Dindorf). Cfr. cap. 1. 3.

411 Per l’uso del verbo ἀναστρέφω per indicare l’inversione logico-temporale cfr. Sch. Il. 6.80-81

Erbse

412

Sembra piuttosto di natura formulare- ritmica la tendenza di chitòn a occupare la seconda posizione, si veda Il. II, 262 εἰ μὴ ἐγώ σε λαβὼν ἀπὸ μὲν φίλα εἵματα δύσω,| χλαῖνάν τ᾽ ἠδὲ χιτῶνα, τά τ᾽ αἰδῶ ἀμφικαλύπτει, dove i due indumenti sono nella stessa posizione ma la loro cronologia è rispettata poiché anziché essere indossati vengono tolti; cfr. anche XIV, 341. Per la spiegazione ritmica dello h. p. in Omero si veda cap. 1. 3.

413 In Omero esiste una maggiore consuetudine nel rapporto tra Achille e Teti, ogni volta che l’eroe

invoca la madre, la dea accorre in suo aiuto senza celare la sua identità, come in Il., I 359 sgg. καρπαλίμως δ᾽ ἀνέδυ πολιῆς ἁλὸς ἠΰτ᾽ ὀμίχλη,|καί ῥα πάροιθ᾽ αὐτοῖο καθέζετο δάκρυ χέοντος, χειρί τέ μιν κατέρεξεν ἔπος τ᾽ ἔφατ᾽ ἔκ τ᾽ ὀνόμαζε: dove Achille lamenta l’onta subita da Agamennone e Teti intercede per lui presso Zeus; la creazione stessa delle armi per Achille da parte di Teti scaturisce dallo sfogo del guerriero che confida alla madre la volontà di vendicare Patroclo, Il. XVIII 65 sgg.; infine nel XXIV la madre è messaggera della decisione degli dei che restituisca il corpo di Ettore al padre.

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vera identità mentre si allontana. Enea lamenta l’inganno materno in I 406 sgg.: Ille

ubi matrem| adgnovit, tali fugientem est voce secutus: “Quid natum totiens, crudelis tu quoque, falsis|ludis imaginibus? Cur dextrae iungere dextram|non datur, ac veras audire et reddere voces?”, mentre con grande ammirazione ed enfasi racconta

l’incontro diretto con la dea nel frangente disperato dell’ultima notte di Troia, II 589 sgg. cum mihi se, non ante oculis tam clara, videndam|obtulit et pura per noctem in

luce refulsit|alma parens, confessa deam: riferire che Venere si concesse al suo

sguardo rivelando la sua identità è segno della straordinarietà dell’evento. VIII 608 sgg.:

At Venus aetherios inter dea candida nimbos

dona ferens aderat; natumque in valle reducta

ut procul egelido secretum flumine vidit,

talibus adfata est dictis seque obtulit ultro

A differenza di Teti che appare tra lo stupore attonito dei Mirmidoni,Venere coglie il momento in cui Enea è solo (in valle reducta v. 609) per offrirsi al suo sguardo414. La presenza della dea, anticipata da aderat v. 609, si rivela a Enea al v. 611, che costituisce inoltre la formula d’introduzione dell’oratio recta, talibus adfata est dictis

seque obtulit ultro, Servio annota riguardo a questo verso “obtulit ultro id est deam

confessa, ut in secundo dixit”, mentre gli scholia danielina aggiungono “est autem hysteroproteron, et est ordo 'obtulit se et locuta est’”.415 Le due azioni espresse al v. 611 sono considerate invertite cronologicamente, sebbene si succedano in maniera rapida. Lo straniamento nell’assetto della frase scaturisce, anche in questo caso, dalla preferenza della paratassi416 in luogo dell’ipotassi417, la congiunzione -que, infatti, colloca sullo stesso piano temporale le due azioni. In questo caso l’elemento enfatizzato non è il primo colon bensì il secondo, il mostrarsi confessa deam di Venere, mentre entrambe le azioni esprimono due aspetti dello stesso processo,

414 Cfr. La Cerda che considera più verosimile e veritiera la rappresentazione virgiliana rispetto a

quella omerica, ad loc. “nescio cur Thetis arma Vulcani afferens, filium adit sociorum multitudine circumfusum. Neque enim hoc fuit e doctrina veterum”.

415 Seguono Servio, Forbiger, comm. cit. ad loc., Conington, comm. cit ad loc.

416 Cfr. Eden, comm. cit. ad loc. «istances of this manner with two clauses are bold: they are a natural

development of Virgils paratactic manner and usually he assembles the ‘theme and variation(s)».

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l’epifania divina418. L’inversione dell’ordine cronologico naturale consente al poeta di rappresentare l’apparizione inattesa e di riprodurre con efficacia l’incredulità di Enea.

In seguito alle parole di Venere a Enea, ai vv. 615-616 è descritto l’abbraccio tra madre e figlio, un gesto assente nel modello omerico, dove Teti si limita a toccare la mano di Achille419.

Dixit et amplexus nati Cytherea petivit, arma sub adversa posuit radiantia quercu

I vv. 615-616 hanno destato perplessità in alcuni commentatori moderni, che hanno suggerito la presenza di h. p.420, in quanto prima Venere avrebbe dovuto appoggiare le armi che stava tenendo (dona ferens v. 608) e dopo, libera da impedimenti, abbracciare il figlio. Come spesso in Vigilio, l’elemento emotivamente più importante è collocato per primo, a trasmettere l’impazienza del gesto d’affetto della dea verso il figlio, al quale così spesso si era negata. Come osserva Eden, «other considerations…were more important than time sequence», le due azioni sono espresse senza volerne dare la successione cronologica precisa. Il v. 616 riprende Il. XIX 12-13 ὡς ἄρα φωνήσασα θεὰ κατὰ τεύχε᾽ ἔθηκε| πρόσθεν Ἀχιλλῆος, anche nel passo omerico il contatto fisico, benché più leggero, tra Teti e Achille avviene prima che la dea posi le armi (Il, XIX 6 δῶρα φέρουσα).421 Questa “svista” omerica può essere attribuita alla fissità formulare dell’immagine del v. 7 ἔν τ᾽ ἄρα οἱ φῦ χειρὶ, in

418 Cfr. Kraggerud, Commenting on…cit. p. 136 «the goddess is unimportant compared with her

appearance in person (ultro) whereas - as most English commentators generally think - the emphasis is here on 1 as the more important pair partner.»

419 Cfr. Il. XIX 7, ἔν τ᾽ ἄρα οἱ φῦ χειρὶ ἔπος. Per un gesto simile in Virgilio cfr. II 592 dextraque

prehensum|continuit dove la dea trattiene Enea dall’aggredire Elena. Si veda inoltre l’abbraccio frustrato tra padre e figlio descritto in VI 700 sgg. Ter conatus ibi collo dare bracchia circum |ter frustra comprensa manus effugit imago e l’invito di Anchise ad Enea VI 697, da genitor teque amplexu ne subtrahe nostro.

420

Cfr. Sabbadini, comm. cit. ad loc.; cfr. Eden, comm. cit. ad loc.,«Virgil’s order suggests that the goddess embraced her son before depositing the arms»

421 Cfr. Kraggerud, Commenting on… cit, p. 136- 137 cerca di “risolvere” l’incongruenza in modo

eccessivamente elaborato: «I would suggest this reading of the scene: Dixit is followed by petivit in close temporal order, where upon (or: at the same time as) she (or an attendant) places the weapons (galea , ensis , lorica , ocreae , hasta and clipeus) under the oak. The fact that the goddess appears in person (an epiphany) should be taken into account. It is left to the reader (or listener) to decide how one should take dona ferens (609), but we need not think that the goddess is carrying these weapons in her own arms. It goes without saying that she is accompanied by a helpful attendant to take care of the weapons.»

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un altro colloquio tra Teti e Achille, infatti, si ripete lo stesso gesto Il. I 360 χειρί τέ μιν κατέρεξεν ἔπος τ᾽ ἔφατ᾽ ἔκ τ᾽ ὀνόμαζε e in XXIV 127 (= I 360) dove però la dea non reca nulla in mano422. Nella descrizione virgiliana, così come nel passo omerico, non si accenna a una risposta di Enea o a un dialogo con la madre, come nel I, né alla partenza di Venere, mentre restano in primo piano nella scena le armi ‘raggianti’, che preludono alla lunghissima descrizione delle scene sbalzate sullo scudo.

In XI 182-224, con il sorgere dell’Aurora, si celebrano i funerali degli eroi caduti, lamenti si levano ovunque, scorrono copiose le lacrime in XI 188 sgg.:

Ter circum accensos cincti fulgentibus armis decurrere rogos, ter maestum funeris igne lustravere in equis ululatusque ore dedere;

spargitur et tellus lacrimis, sparguntur et arma:

it caelo clamorque virum clangorque tubarum.

Il Servio danielino osserva al v. 191 con hysterologia: “spargitur et tellus lacrimis hysterologia est: nam prius est ut arma spargantur lacrimis, quae corpori adhaerent, quam terra.”423 Il passo trova corrispettivo omerico in Il., XXIII 15 sgg. Δεύοντο ψάμαθοι, δεύοντο δὲ τεύχεα φωτῶν δάκρυσι, nella descrizione dei funerali di Patroclo, dove l’imitazione virgiliana giunge a replicare l’efficace ripetizione anaforica di δεύοντο, “bagnare”, usando il verbo spargo, associato talvolta a contesti luttuosi e di strage.424 Non è riconoscibile né nel passo omerico425 né nel verso

422

Nel complesso del passo virgiliano si avverte in modo evidente l’influsso del modello omerico, soprattutto nella descrizione dello stupore affascinato di Enea e di Achille per le armi forgiate da Vulcano-Efesto: Aen. VIII 617 sgg. Ille, deae donis et tanto laetus honore,|expleri nequit atque oculos per singula volvit|miraturque interque manus et bracchia versat. Il. 19. 18, 19, τέρπετο δ᾽ ἐν χείρεσσιν ἔχων θεοῦ ἀγλαὰ δῶρα. Αὐτὰρ ἐπεὶ φρεσὶν ᾗσι τετάρπετο δαίδαλα λεύσσων.

423 Cfr.Torzi, op. cit. p. 235, commentando il passo, «si sottolinea come il poeta non si attenga al

naturale ordine dei fatti per cui inevitabilmente il pianto bagna prima le armi degli eroi poi la terra ai loro piedi».

424 Cfr. G. Torti, s. v. spargo EV vol. IV, p. 975 «Il gesto rituale di spargere i fiori sui luoghi di

sepoltura…compare in B 5, 40 Spargite humum foliis e IX, 19-20 quis humum florentibus herbis| spargeret…?». Il termine è adoperato anche in contesti sacrali, ibidem p. 976 «s.[pargo] è usato con riferimento alla cerimonia della lustratio o purgatio: così al v. 635 dic corpus properet fluviali spargere lympha (“language of ordinary Roman ritual at an act of chtonic worship”, Austin 1955, 184). La grande pericope della sepoltura di Miseno, “testimonianza fondamentale anche per noi delle usanze funebri e sacrificali italico-greche” (Norden, 19263, 194), ci presenta Enea che, per mondare gli astanti dalla contaminazione della morte (cf. 6, 150), li asperge tre volte…con acque lustrali». Lo stesso verbo è usato per descrivere la carneficina della guerra, cfr. XII 308, sparso late rigat arma

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virgiliano una vera e propria cronologia nelle azioni espresse nei due cola (spargitur…tellus…, sparguntur et arma), la ripetizione verbale, con variatio dal singolare al plurale426 rispetto ad Omero, mira a unificare427 la rappresentazione complessiva, lacrime ovunque, la ripetizione amplifica l’immagine facendo spostare lo sguardo dalla terra alle armature dei guerrieri.

A seguito dei tentativi senza successo del medico Iapige di estrarre dalla ferita di Enea la freccia, Venere interviene cogliendo dal monte Ida il dittamo, erba medicamentosa che guarisce istantaneamente Enea. XII 420 sgg. :

Fovit ea vulnus lympha longaevus Iapyx Ignorans, subitoque omnis de corpore fugit

quippe dolor, omnis stetit imo volnere sanguis

Iamque secuta manum ullo cogente sagitta Excidit, atque novae rediere in pristina vires.

I vv. 421-422 Ignorans, subitoque omnis de corpore fugit |quippe dolor, omnis stetit

imo volnere sanguis costituiscono h. p. in quanto sono invertiti i due momenti della

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