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Andrea Capaccioni, Le origini della biblioteca contemporanea. Un istituto in cerca di identità tra Vecchio e Nuovo Continente (secoli XVII- XIX), Milano, Editrice Bibliografica, 2017

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Bibliothecae.it, 8 (2019), 2, 437-439 DOI <10.6092/issn.2283-9364/10385> Andrea CapaCCioni, Le origini della biblioteca contemporanea. Un istituto in cerca di identità tra Vecchio e Nuovo Continente (secoli XVI-I-XIX), Milano, Editrice Bibliografica, 2017, p. 168 (Biblioteconomia e Scienza dell’informazione; 13) formato cartaceo isbn 978-88-7075-940-4, € 23,00, formato epub isbn 978-88-7075-941-9, € 14,49.

Se la bibliografia di riferimento di uno studio rappresenta per molti versi l’unità di misura con cui vagliare il substrato documentario, me-todologico e interpretativo con cui l’autore ha affrontato un argomen-to, dall’altra raffigura la cartina tornasole che permette di misurare la completezza ed esaustività delle fonti consultate. In effetti percor-rendo la bibliografia finale (pp. 193-216) si ha la netta percezione che l’autore abbia scandagliato la letteratura di settore (italiana, francese, inglese, e statunitense) alla ricerca della risposta al quesito che fa da titolo alla pubblicazione: le origini della biblioteca contemporanea.

L’utilizzo del plurale testimonia come i prodromi dell’istituto bi-bliotecario contemporaneo (la cui identità varia ancor’oggi a seconda dell’utenza e delle funzioni che si prefigge di avere) non vadano ri-cercati in un unico periodo storico o locale né tantomeno in un uni-co modello biblioteuni-conomiuni-co. Inoltre, ed è il fattore più interessante dell’approccio dell’autore allo sviluppo del concetto di biblioteca, è necessario interrogarsi su aspetti diversi che le biblioteche possono e forse devono avere per definirsi tali: il rapporto con la conoscenza e l’educazione scolastica che per decenni anche in Italia ha

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tato le biblioteche comunali e municipali dandone una fisionomia ben definita ma nello stesso tempo con limiti strutturali ed economici di cui oggi vediamo le conseguenze, la definizione, per nulla scontata, di “biblioteca pubblica” che ha attanagliato gli studiosi e di cui l’au-tore ci fornisce un quadro storiografico ben preciso, i regolamenti, i modelli biblioteconomici a cui si ispirano, l’utenza o le utenze a cui si rivolgono per soddisfarne le esigenze bibliografiche, le caratteristiche del patrimonio librario nonché le forme di accesso e di accumulo, la professionalità dei bibliotecari, la capacità di interagire con la co-munità di riferimento nonché la capacità di sostenersi e trasformarsi attraverso diverse forme di sostegno economico.

Tutti aspetti che rendono l’istituto bibliotecario un organismo complesso di cui l’autore ci rende testimonianza attraverso l’analisi di diversi modelli biblioteconomici che si sono succeduti nel tempo e nello spazio: dalle subscription library del Regno Unito, alle social libraries transoceaniche statunitensi, alle circulating libraries londinesi per approdare definitivamente al modello della public library inglese ed americano.

Il confronto bibliotecario nato con la pubblicazione dell’Advis pour dresser une bibliothèque (1627) di Gabriel Naudé e che si sviluppa in Francia sino alla Rivoluzione francese rappresenta un capitolo impor-tante della riflessione del ruolo delle biblioteche e che vede in quel-le aperte e liberamente accessibili, come l’Ambrosiana di Milano, un modello da perseguire.

L’attenzione rivolta ad alcuni personaggi di rilievo come Guglielmo Libri, personaggio curioso (bibliofilo e ladro di libri) e al suo famoso Report sullo stato delle biblioteche italiane presentato al Parlamento inglese nel 1849, di cui Valentino Romani ci aveva fornito un interes-sante assaggio nel 2002, permette all’autore di indagare la situazio-ne bibliotecaria italiana che rappresenta, nonostante le incontestabili contraddizioni e varietà, una delle più ricche del panorama europeo del periodo.

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Capaccioni sia interessante ma soprattutto istruttiva per coloro i qua-li desiderano comprendere l’evoluzione delle origini della bibqua-lioteca contemporanea non solo italiana; uno sguardo al passato che permet-te di comprendere adeguatamenpermet-te il presenpermet-te e di definire i contorni (a volte anche sfumati) di un istituto complesso ma morfologicamente ancora vivo.

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