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Dedicato a Paolo, Leonardo e ai miei genitori
Ringraziamenti
Voglio ringraziare innanzitutto la prof.ssa Renata Grifoni che ha aspettato con pazienza i miei tempi e mi ha accolto ogni volta con disponibilità e comprensione. Poi ringrazio Nadia Campana, la “mia correlatrice ombra”, senza di lei questo lavoro non si sarebbe concretizzato; unitamente a Nadia ringrazio Antonella Traverso, entrambe mi hanno fatto sentire cosa è l’amicizia (quella vera).
Ringrazio Francesca Giomi, Patrizia Buonadonna e Laura Tomasi per il loro fondamentale contributo.
Preziosa è stata la collaborazione di Claudio Sorrentino per la determinazione dei resti faunistici e di Vincenzo Formicola per l’analisi sui resti scheletrici umani. Ancora ringrazio Walter Calandri, Gian Paolo Chella, Enrico Conti, Marco Del Soldato per il tempo a me dedicato.
…ogni scavo clandestino, ogni scavo non scientifico è deprecabile non tan‐ to perché sottrae alla collettività oggetti più o meno preziosi, ma soprat‐ tutto perché distrugge una documentazione. Ranuccio Bianchi Bandinelli
Sommario
1 Il caso in esame ... 8 1.1 La scoperta dell’attività clandestina e le conseguenze ... 8 1.2 La normativa di riferimento ... 12 1.3 Il Nucleo Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale ... 16 2 La Val Frascarese ... 18 2.1 Inquadramento geografico e geomorfologico ... 18 2.2 Storia delle ricerche ... 22 2.2.1 Grotta “Da Prima Ciappa Superiore” ... 23 2.2.2 Tana delle Fate ... 25 3 I nuovi dati ... 28 3.1 L’acquisizione ... 28 3.2 La Tana “Da Prima Ciappa Superiore” ... 36 3.2.1 I reperti ceramici ... 40 3.2.2 L’industria litica scheggiata: le punte di freccia ... 42 3.2.3 Industria litica non scheggiata ... 49 3.2.4 Gli oggetti di ornamento ... 50 3.2.5 L’industria su osso ... 52 3.2.6 La fauna della grotta “Da Prima Ciappa Superiore” ... 65 3.2.7 I resti scheletrici umani ... 69 3.3 La Tana “Da Prima Ciappa Inferiore” ... 72 3.3.1 I reperti ceramici ... 75 3.3.2 L’industria litica non scheggiata... 79 3.3.3 Oggetti di ornamento ... 82 3.3.4 L’industria su osso ... 85 3.3.5 La fauna della grotta “Da Prima Ciappa Inferiore” ... 86 3.3.6 I resti scheletrici umani ... 88 4 Il contesto culturale ... 90 4.1 La preistoria della Val Frascarese nel contesto della Liguria nel quadro culturale generale 90 4.2 La cultura del morire nell’Età del Rame ... 102 4.2.1 La grotta “Da Prima Ciappa Superiore” nell’ambito dei contesti dell’Età del Rame della Liguria ... 109 5 Considerazioni conclusive ... 113 6 TAVOLE ... 118 7 Appendice A ... 127 8 Bibliografia ... 135Introduzione
Il lavoro è finalizzato all’analisi dei materiali provenienti da scavi clandestini ef‐ fettuati in due cavità della Val Frascarese (Castiglione Chiavarese, GE), la grotta “Da Prima Ciappa Superiore” e la grotta “Da Prima Ciappa Inferiore” e nasce nell’ambito dell’attività di tutela che la Soprintendenza Archeologia della Liguria effettua in collaborazione con il Nucleo Tutela Carabinieri del Patrimonio Cultura‐ le volta al contrasto alle attività illecite che riguardano i Beni Culturali; a questo aspetto è dedicato il primo capitolo. Nel secondo capitolo viene inquadrato geo‐ graficamente e geomorfologicamente il territorio in cui sono ubicate le grotte e viene proposto un excursus sulle ricerche archeologiche svolte qui in passato dal‐ la Soprintendenza. Nel terzo capitolo si espone come si sia tentato di attribuire la provenienza dei materiali ai singoli depositi delle due cavità oggetto di manomis‐ sione e di seguito vengono descritti analiticamente i reperti, organizzati per classi di materiali (i reperti ceramici, l’industria litica scheggiata, l’industria litica non scheggiata, gli oggetti di ornamento, l’industria su osso, i resti faunistici e i reper‐ ti scheletrici umani) e viene proposto il loro inquadramento cronologico e cultu‐ rale nel contesto dell’Età del Rame. Questo aspetto viene ulteriormente appro‐ fondito nel quarto capitolo con particolare riguardo agli aspetti funerari di que‐ sto periodo. Le considerazioni conclusive, che occupano il quinto ed ultimo capi‐ tolo, dettagliano come si sia giunti all’interpretazione di entrambe le grotte quali luoghi di sepoltura collettiva, pratica funeraria ampiamente documentata nell’Età del Rame. Il lavoro è quindi completato in appendice dall’elenco prelimi‐ nare dei materiali, così come redatto presso gli uffici del Nucleo Tutela Carabinie‐ ri e dal catalogo composto da immagini fotografiche e disegni sia dei reperti por‐ tati in luce dalle indagini archeologiche e già editi, sia dei reperti presi in esame dal presente studio.
Premessa
Il presente lavoro nasce nell’ambito dell’attività istituzionali di tutela della So‐ printendenza Archeologia della Liguria nel momento in cui si è presentata la ne‐ cessità di determinare natura e, per quanto possibile, provenienza di un com‐ plesso di reperti depositati presso la sede di Genova del Nucleo Tutela Carabinie‐ ri del Patrimonio Culturale e successivamente affidati in custodia giudiziale alla Soprintendenza, quale organo periferico del Ministero dei Beni Culturali e del Tu‐ rismo.
Nel corso di una iniziale verifica si è potuto constatare che i materiali proveniva‐ no da diversi siti della Liguria orientale e nello specifico: San Nicolao (Castiglione Chiavarese, GE), Valle Lagorara (Maissana, SP), Suvero (Rocchetta di Vara, SP) e Val Frascarese (Castiglione Chiavarese, GE); da quest’ultima zona proveniva il complesso di materiali più omogeneo e significativo anche in termini di consi‐ stenza e per questa ragione si è determinato di restringere l’ambito di studio del‐ la presente tesi a questi.
1 1.1 L Grazie sone ch rio, la 2012 d areale Prima C delle Fa scorso. Fig.1.1 A segu Tutela re”, pe clandes no stat Il caso in e La scoperta alla segnala he spesso c Soprintend di possibili a caratterizza Ciappa Sup ate” furono Complesso ito della se Carabinieri er verificare stini: in que i effettivam same dell’attività azione di un collaborano denza Arche attività di s ato da un c eriore” (da o oggetto di
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in cui i materiali si trovavano in giudiziale custodia presso gli uffici della Soprin‐ tendenza.
Di seguito vengono analizzati gli elementi normativi che hanno attinenza con il presente caso di studio. 1.2 La normativa di riferimento L’art. 9 della nostra Costituzione afferma tra i “principi fondamentali” che “la Re‐ pubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tute‐ la il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”, facendosi porta‐ voce evidentemente della consapevolezza diffusa tra la comunità civile che i Beni Culturali debbano essere tutelati. Nel 1948 la Costituzione recepiva elementi normativi che affondano le radici nel‐ la legislazione degli stati preunitari (e nelle successive disposizioni dello Stato Ita‐ liano del 19021, 19092 e del 10393) tra cui la legge del 1909 che sancisce che l’interesse pubblico di cui è investito il bene culturale deve prevalere sul diritto di proprietà privata, concetto già presente, sebbene in maniera più sfumata anche nella legge del 1902, che già citava il “pubblico interesse”. La legge n.1089 del 1.06.1939 ampliava il concetto di bene culturale esteso a tut‐ to ciò che ha rilevanza per la storia della nazione e di godibilità pubblica, intesa come diritto alla pubblica fruizione. Quest’ultima legge ha rappresentato per ol‐ tre sessant’anni il testo fondamentale della materia (Ferretti A. 2009, p.11). Inoltre ben due articoli del Codice Civile, relativamente al complesso di beni pa‐ trimonio dello Stato, si riferiscono alle categorie di Beni Culturali: l’art. 822 (Beni Demaniali) e l’art. 826 (Beni Patrimoniali indisponibili). L’art.822 definisce il demanio pubblico con il seguente dettato “Fanno parimenti parte del demanio pubblico se appartengono allo Stato, le strade, …, gli immobili 1 I primi tentativi di legislazione di tutela risalgono al 1872, ma la vera prima legge sull’argomento è la n.185/1902. 2 La cd. Legge Rosadi, n.364 del 1909 che rappresenta la prima legge organica di tutela sui beni culturali. 3 La legge 1089/1939 cd. Legge Bottai, a tutela delle cose di interesse storico artistico.
riconosciuti di interesse storico, archeologico e artistico a norma delle leggi in materia, le raccolte dei musei, delle pinacoteche, degli archivi, delle biblioteche;
L’art.826 introduce il concetto di patrimonio indisponibile dello Stato e prevede che “I beni appartenenti allo Stato, alle provincie e ai comuni, …, costituiscono il
patrimonio dello Stato o, rispettivamente, delle provincie e dei comuni. Fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato le foreste che a norma delle leggi in materia costituiscono il demanio forestale dello Stato, le miniere, le cave e torbie‐ re quando la disponibilità ne è sottratta al proprietario del fondo, le cose d’interesse storico, archeologico, paletnologico, paleontologico e artistico, da chiunque e in qualunque modo ritrovate nel sottosuolo…”.
La più recente legge nazionale che attualmente norma l’impianto generale del settore, recependo anche le riforme amministrative operate con la modifica del Titolo V della Costituzione, è costituita dal Codice dei Beni Culturali e del Paesag‐ gio (da ora in poi “Codice”) emanato con il Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n. 42 ed entrato in vigore il 1 maggio 2004.
In particolare per il caso preso in esame dal presente studio, il Capo VI del Titolo I della Parte seconda del Codice è dedicato ai ritrovamenti e scoperte e analizza con sette articoli, dall’88 al 94, la materia relativa alla scoperta delle “cose” ar‐ cheologiche. Questo termine “cose”, scelto nel Codice invece di quello più esteso di “bene culturale” avviene per una visione generalmente accolta, che ha deciso di riservare quest’ultima qualifica sola alle “cose” sottoposte a verifica dell’interesse culturale (art.12). L’art.10 comma 1 del Codice infatti indica che sono Beni Culturali le cose immobi‐ li e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private sen‐ za fine di lucro, ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, che pre‐ sentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico. Al fine di garantire l'esercizio unitario delle funzioni di tutela, il Codice definisce che tali funzioni sono attribuite al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Le illegalità che interessano i Beni Culturali e in particolare quelli archeologici so‐ no quelle che contrastano con la loro conservazione e con la loro fruizione pub‐
blica; in particolare il Codice è molto chiaro sugli interventi vietati, l’articolo 20‐ “Interventi vietati” – prescrive:
1. I Beni culturali non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione.
Relativamente alla distruzione e al danneggiamento, l’articolo 733 del Codice Penale prevede proprio il reato di danneggiamento, ma anche ogni altra attività che arrechi danno al patrimonio archeologico, artistico, storico e architettonico nazionale. La norma va coordinata con le disposizioni previste nella parte IV Sanzioni Titolo II Sanzioni penali del Codice ed in particolare per il caso in esame, con la prescri‐ zione dell’art. 175 (“Violazioni in materia di ricerche archeologiche”), che così in‐ dica: 1 ‐ E’punito con l’arresto fino ad un anno e l’ammenda da euro 310 a euro 3.099: a) chiunque esegue ricerche archeologiche o, in genere, opere per il ritro‐ vamento di cose indicate nell’articolo 10 senza concessione, ovvero non osserva le prescrizioni date dall’amministrazione; b) chiunque, essendovi tenuto, non de‐ nuncia nel termine prescritto dall’articolo 90, comma 1, le cose indicate nell’articolo 10 rinvenute fortuitamente o non provvede alla loro conservazione temporanea. Come si evince, tale tipo di sanzione rientra tra quelle di natura penale non sa‐ nabile amministrativamente. L’art. 88 (“attività di ricerca”) del Codice è dedicato alla ricerca dei beni culturali. In particolare ai fini di questo lavoro si richiama l’importanza di quanto contenu‐ to già nel comma 1 dell’art. 88: Le ricerche archeologiche e, in genere, le opere per il ritrovamento delle cose indicate nell’articolo 10 in qualunque parte del ter‐ ritorio nazionale sono riservate al Ministero. Lo Stato peraltro ha diversi strumenti di legge attraverso i quali effettuare la ri‐ cerca: in forma diretta (art. 88 comma 2) o attraverso concessione temporanea a terzi del diritto di ricerca (art. 89 comma 1). I ritrovamenti fortuiti sono normati dall’art.90 (“Scoperte fortuite”) che disciplina i casi i cui il ritrovamento di cose avvenga in maniera del tutto accidentale e reci‐ ta così “Chi scopre fortuitamente cose immobili o mobili indicate nell’articolo 10
ne fa denuncia entro 24 ore al Soprintendente o al Sindaco ovvero all’autorità di pubblica sicurezza e provvede alla conservazione temporanea di esse, lasciandole nelle condizioni e nel luogo in cui sono state rinvenute. Della scoperta fortuita so‐ no informati, a cura del Soprintendente, anche i carabinieri preposti alla tutela del patrimonio culturale. 2) ove si tratti di cose mobili delle quali non si possa al‐ trimenti assicurare la custodia, lo scopritore ha facoltà di rimuovere per meglio garantirne la sicurezza e la conservazione sino alla visita dell’autorità competente e, ove occorra, di chiedere l’ausilio della forza pubblica”. Lo spirito della legislazione italiana è volto a garantire la proprietà e la fruizione pubblica dei beni archeologici che devono essere in grado di restituire tutte le in‐ formazioni di cui possano essere portatori. In questo senso il primo passo è quel‐ lo di arginare un comportamento doloso di attività clandestina che ha depaupe‐ rato il nostro patrimonio archeologico in particolare nelle regioni del centro e sud Italia negli anni 70‐80 del secolo scorso, arricchendo il mercato del commer‐ cio illecito di antichità. Infatti uno degli esiti che lo scavo clandestino produce è la decontestualizzazione del bene culturale, di cui irreversibilmente non è più dato sapere la provenienza (luogo, strato archeologico, contesto culturale). I reperti si trasformano in “rari‐ tà”, interessanti solo da un punto di vista estetico e storico‐artistico.
Da questa decontestualizzazione irreversibile e quindi distruzione del tessuto storico ambientale da cui proviene il manufatto deriva la sanzione di tipo penale, volta a punire il dolo, poiché all’atto compiuto non è più possibile far seguire il reintegro. Il dovere dello Stato di difendere il suo patrimonio culturale deriva non solo dalla normativa nazionale ma anche dalle convenzioni internazionali, alcune di queste, le più importanti relativamente al caso in esame, vengono di seguito brevemente citate.
La Convenzione UNESCO del 1970 (Convenzione internazionale di Parigi del 14 novembre 1970, ratificata con la Legge 30 ottobre 1975, n. 873) riguarda la proi‐ bizione e prevenzione delle importazioni ed esportazioni illecite di beni culturali. In essa sono predisposte le misure da prendere per vietare ed ostacolare ogni il‐ lecita importazione, esportazione e trasferimento di proprietà di beni culturali.
Il 24 giugno 1995 a Roma è stata firmata la Convenzione UNIDROIT per favorire la restituzione dei beni illecitamente esportati o rubati, attivando delle procedure sia per il ritorno che per la restituzione. L’Italia vi ha dato esecuzione con la Legge 7 giugno 1999 n.233.
La Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico firmata alla Valletta il 16 gennaio 1992 ratificata in Italia 23 anni dopo con la Legge 29 aprile 2015 n.57 e che fornisce nuove linee normative riguardo al tema della pro‐ tezione del patrimonio archeologico
1.3 Il Nucleo Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale
Negli anni ‘60, l’Italia affidava la cura dei Beni Culturali alla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti del Ministero della Pubblica Istruzione.
In quegli anni a causa dell’intensificarsi delle esportazioni clandestine di reperti archeologici rubati o scavati illecitamente per arricchire i musei e le collezioni private di tutto il mondo, con il forte rischio di dispersione del patrimonio cultu‐ rale, il Ministero cercò di correre ai ripari con la costituzione di un gruppo di mili‐ tari che si occupasse prevalentemente della tutela del patrimonio paleontologi‐ co, archeologico, artistico e storico nazionale. Il 3 maggio 1969 prese inizio formalmente l’attività dell’allora definito “Comando Carabinieri Ministero Pubblica Istruzione – Nucleo Tutela Patrimonio Artistico”. L’Italia è stata così la prima nazione al mondo a dotarsi di un reparto di polizia espressamente dedicato al contrasto dello specifico settore criminale, anticipan‐ do quindi di un anno la raccomandazione contenuta nella Convezione UNESCO del 14 novembre 1970 sopra citata, nella quale si invitavano gli Stati membri ad adottare le opportune misure per impedire l’acquisizione di beni illecitamente esportati e favorire il recupero di quelli trafugati e ad istituire servizi e personale specificatamente addestrato, nella tutela del patrimonio culturale.
Nel febbraio 1975 con l’istituzione del Ministero per i Beni Culturali, il Comando passa alle dipendenze funzionali del nuovo dicastero.
Con Decreto Ministeriale del 5 marzo 1992, viene formalmente istituito il Co‐ mando e incardinato nell'ambito del Ministero, e ne vengono quindi formalizzati funzioni e compiti, con la nuova denominazione di Comando Carabinieri per la
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2 La Val Frascarese
2.1 Inquadramento geografico e geomorfologico
La valle del rio Frascarese, ubicata entro i confini amministrativi del comune di Castiglione Chiavarese in provincia di Genova, è localizzata alle spalle di Sestri Levante nell’entroterra del Golfo del Tigullio.
Essa è cartografata nel Foglio 95 IV NO (Castiglione Chiavarese) della Carta IGM 1:25.000 ed è compresa nello squadro 232110 della Carta Tecnica Regionale del‐ la Liguria 1:10.000 ed è ricompresa dai vertici di coordinate Gauss Boaga qui elencate: X 539883 Y4903169; X 541330 Y 4906352; X 542385 Y 4905149; X 541914 Y 4903761.
Il territorio della Val Frascarese è parte di un’area tutelata per l’alto valore am‐ bientale nell’ambito del “SIC” (Sito di interesse comunitario) denominato “M. Verruga – M. Zenone ‐Roccagrande ‐ M. Pu” (Identificativo IT1342806). La valle è caratterizzata dalla presenza della sola frazione di S.Pietro di Frascati e da un territorio che ha mantenuto preservati i caratteri naturali a causa della col‐ locazione piuttosto periferica. Sotto il profilo morfologico la valle che si sviluppa in direzione NE‐SW, si presenta articolata per una lunghezza complessiva di circa 5 chilometri con un'estensione di 6,64 Km2. Il corso d'acqua eponimo, Rio Frascarese, scaturisce immediatamen‐ te al di sotto ed a sud del Monte Alpe alla quota 1050 metri s.l.m. e confluisce nel torrente Petronio come affluente in sponda idrografica destra, in corrispon‐ denza della località Casali a quota 100 metri circa s.l.m. Emerge quindi una signi‐ ficativa diversità di quota percorsa dalle acque, incidendo versanti che quindi si presentano fortemente acclivi con vette che superano in genere i 1000 metri per quanto concerne il fronte Est del bacino (1001 metri s.l.m. in corrispondenza del Monte Pu ad Ovest, 1094 metri s.l.m. all'apice della valle in corrispondenza del Monte Alpe, 793 e 759 metri s.l.m. Monte Colello e Monte Bastia); il bacino è in‐ vece racchiuso a Sud da rilievi più modesti che raggiungono quota media di 500 metri s.l.m. (607 metri s.l.m. Monte Crosa, 529 metri s.l.m. Monte Tassea e 397 metri Monte Frascati).
La valle circa è corso d fra quo L'asse p d'acqua ed in p finite U Fig. 2.1 Sul ver grotte tenente rare se e nella sua maggiorme d'acqua assu ota 300 e 37 principale d a si è impo articolare a Unità Liguri 1 Stralcio de limitato il b rsante dest oggetto de e ai Calcari lci e subord parte medi ente aperta ume un and 70 metri s.l. della valle, c ostato paral ai sovrascor Interne (U.T ella C.T.R. de bacino del R ro nella pa lla ricerca, a Calpione dinate inter iana e per u a, connotat damento m m. (Fig.2.1) come già de llelamente rimenti fra T. Lavagna, ella Regione Rio Frascare arte media è possibile ella costituit rcalazioni di un tratto d ta da un fo
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a valle dov e un substra ti bianche e r Fig. 2.4 ca zza di 1 chi ianeggiante sviluppo co W in quanto oni tettonic oniche princ acco‐Grave 000, in giall
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are, con ca foglio
232). L mente te N.97 grotte so. Si s rientam Le pian nelle fig Fig. 2.2 Fig. 2.3 La quota as di 410 met 75) e di 420 N.976) e il egnala infa mento del v nte e le sez gure che se 2 Pianta e se 3 Pianta e se soluta alla ri s.l.m. per metri s.l.m loro svilupp tti che la gi ersante risu ioni tratte d eguono ezione della ezione della quale si ap r la grotta “ m. per la gro po planimet iacitura del ulta in cond dal Catasto a grotta “Da a grotta “Da prono le du “Da Prima C otta “Da Prim trico è cond la stratifica izioni di reg Speleologi a Prima Ciap a Prima Ciap ue cavità ca iappa Infer ma Ciappa S dizionato da zione dei ca ggipoggio. co Ligure v ppa Inferior ppa Superio arsiche è ris iore” (Catas Superiore” al substrato alcari rispet vengono pre re ore” spettiva‐ sto grot‐ (Catasto o roccio‐ tto all'o‐ esentate
Fig. 2.4 I Calcar allunga o il com (BMZ), In gen l’archit ne attu bili in d vità de ca piut 4. Stralcio de (Fg.232 Ses ri a Calpion ato in direzi mplesso vul e ad Est da nerale la ettura trad uale del pae debole pend lle sponde tosto disloc ella Carta G stri Levante nelle (Fig. 2. one NE‐SW canico basa lle Argille a morfologia izionale del esaggio, là d denza e suf del torrente cati invece Geologica de e) .4 CCL in ve W racchiuso a ale qui rapp a Palombini a tettonic l paesaggio dove era po fficienteme e ha imped verso la più ella Regione erde) sono a Ovest fra presentato (APA). a ha sign antropico ossibile ricav nte drenati ito lo stanz ù felice Val e Liguria in presenti in i diaspri de dalle Brecc nificativame che ha mod vare dei ter . Tuttavia la iamento di Petronio. R scala 1:50.0 uno strett el Monte Alp e di Monte ente cond dificato la p rrazzament a significati borghi di e Resta il fatt 000 o lembo pe (DSA) e Zenone dizionato percezio‐ i coltiva‐ iva accli‐ età stori‐ to che le
risorse ambientali della Val Frascarese in epoca storica hanno generato un inte‐ resse economico significativo, concentrato sullo sfruttamento del calcare per la produzione di calce e sulla coltivazione del bosco per la produzione di castagne e di carbone. A questo proposito si segnala la presenza di numerose piazze a car‐ bonaie ancor oggi visibili e di una fornace da calce situata sul rio a poca distanza dalle grotte. In particolare, osservando il paesaggio del versante su cui si aprono le grotte og‐ getto del presente studio, si può ipotizzare una morfologia che ha subito scarse variazioni nel corso del tempo a causa della forte acclività del substrato roccioso e l’assenza di coltre alluvionale. Le grotte sono raggiungibili attraverso una sterrata di recente realizzazione che si diparte dalla strada che raggiunge la frazione di S.Pietro Frascati da Campegli. La sterrata con uno sviluppo di circa 2 chilometri raggiunge la località “Ciappe di sotto” dove sono ubicate le due grotte (ad una quota di circa + 70 metri rispetto alla strada). 2.2 Storia delle ricerche L’interesse archeologico della Val Frascarese è noto dalla seconda metà del seco‐ lo scorso. Le cavità esistenti nella valle erano conosciute infatti già da coloro che si dedicavano alla caccia al tasso e fu proprio un cacciatore di tassi del luogo che, nella primavera del 1975, condusse il Gruppo Speleologico Chiavarese guidato dall’allora ispettore onorario Arch. Yvon Palazzolo a visitare una di queste grotte, chiamata dagli scopritori “Da Prima Ciappa Superiore”.
Fig. 2.5 Malgra Catasto sono co “Tana d 2.2.1 La cavit versant San Pie leologic seguiro tenden median in tre g paralle da un t planim stale sp 4 Un prim stessa fo 5 Ubicazione
do il comp o Speleolog oncentrate delle Fate”. Grotta “Da tà si apre a te nord‐est etro di Frasc co Chiavare ono le ricerc nza Archeolo nte due cav gallerie den li (dove tra terzo e lung etria indica peleologica mo contatto c osse conservat e delle due g lesso carsic gico Ligure ( solo su due a Prima Ciap d un’altezz del primo s cati; qui fu i ese con il c che condott ogica sotto ità circolari nominate A l’altro è st go ramo che ato con C) n poiché inte on l’associazio ta documenta grotte inda co fosse ca (almeno cin e di esse: la ppa Superio a di circa 5 sperone cal in allora eff coordiname te prima da la direzion di modeste A, B, e C, int tata concen e si diparte non era not errato fino a one è stato pr azione riferibi gate archeo ratterizzato nque, vedi F a grotta “Da ore” 0 metri sul careo che s fettuato un ento dell’Ar all’Università e di Robert e dimension tercomunic ntrata l’inda verso Est. I o e quindi agli scavi de reso al fine di le a questo in ologicamen
o da diverse Fig.1.1), le a a Prima Ciap rio Frascar si incontra r primo scav rch. Yvon P à di Genova to Maggi. A ni (fig. 2.6); canti tra lor agine archeo n realtà qu assente nel el 1978 verificare se p tervento. nte
e cavità cen attività di r ppa Superio rese, nel rip risalendo la vo4 dal Grup Palazzolo; a a e poi dalla Alla grotta s la grotta si ro con due ologica del uesto terzo lla cartogra presso gli arc nsite dal ricerca si ore” e la pidissimo Valle da ppo Spe‐ a questo a Soprin‐ i accede i articola corridoi 1978) e ramo (in afia cata‐ hivi della
Fig. 2.6 Se con A, le in della D lo scavo tigrafic reperti In part posito sconvo 1985, p sti sche dieci in Il corre stria lit Tavv. I, L’indus facciale 5 La gall una delle 6 Ingresso a la ricerca d ndagini succ )5. Qui è sta o in cinque a antropizz erano conc icolare unic sepolcrale lto per “eve p. 79). Tale eletrici uma ndividui, com edo qui ind
tica, reperti II, III del pr stria litica co e, di cui 25 eria E in allora e aree maggio lla grotta del Gruppo cessive si so ato individu strati. In re zata già dai centrati solo camente lo in posto m enti natural deposito è ani non più me il frutto ividuato (M vascolari e resente lavo omprende 3 in diaspro r a fu ritenuta “ ormente inter Speleologi ono concen uato un dep ealtà solo la livelli som o nello strat strato 4 ve mentre il re li ed antrop stato interp ù in conne di un conte Maggi 1978, e oggetti di oro). 32 manufat rosso e 2 in “del tutto inac ressata dallo s co Chiavare ntrate sulle posito arche a galleria B p mitali, men to 3. eniva interp esto del de pici posterio pretato, an ssione anat esto funerar p. 93 e se ornamento tti: 27 punt selce, un p ccessibile” (M scavo clandest ese è stata restanti ga eologico art presentava ntre nelle a retato com eposito app ori alla sua f che a seguit tomica, per rio. egg.) è rapp o e manufa e di freccia ugnale in se aggi 1978, p 8 tino (cfr ibidem indagata la allerie (B, C ticolato all’a una sequen ltre gallerie me il frutto s pariva parzi formazione to dei num rtinenti ad presentato atti in meta a ritocco p elce, un ras 89); in realtà s m) a galleria C e parte atto del‐ nza stra‐ e C e D i si un de‐ almente “ (Maggi erosi re‐ almeno da indu‐ allo (vedi piatto bi‐ schiatoio si tratta di
in diaspro, e 2 schegge. Per quanto riguarda la ceramica, gli elementi più signifi‐ cativi sono un boccale con corpo globoso, fondo piatto e ansa a nastro verticale impostata tra la spalla ed il corpo; una tazza carenata con ansa a nastro legger‐ mente insellata ed appena sopraelevata impostata tra l’orlo e la carena ed un frammento ceramico con decorazioni a spazzola. Gli oggetti di ornamento sono numerosi e sono costituiti da una Columbella Rustica forata, due Dentalium, un pendaglio di argilloscisto forato ad un’estremità, una perla biconica di serpentini‐ te, 227 perline forate fra cui 148 di calcite, 64 di serpentinite e 2 di siltite.
Si segnala inoltre la presenza di un acciarino da fucile in selce, che testimonia un utilizzo, seppur sporadico, in tempi molto più vicini a noi (Maggi idem, p.97, Fig.10, 2). L’industria su osso è rappresentata da un solo strumento: una punta frammentaria lunga 37 mm.
Particolarmente interessanti i tre reperti metallici (Maggi, idem, p.102, fig.13b, nn.2,3,4): una lamina di rame arsenicale di forma rettangolare con angoli arro‐ tondati che conserva ad una estremità una coppia di ribattini funzionali verosi‐ milmente all’immanicatura, un piccolo ago (di rame) e un elemento cilindriforme di bronzo (Campana et al. 1996). I resti ossei umani associati al corredo non erano in connessione anatomica e si presentavano accumulati gli uni sugli altri. Vincenzo Formicola (Formicola 1978, p.110) nel corso dei rilievi antropologici ha scoperto la presenza, in due fra i crani rinvenuti, di un piccolo osso a lambda di forma triangolare e ciò permette di ipo‐ tizzare la consanguineità fra tali questi individui, suggerendo l’uso della cavità come tomba famigliare nella quale sono stati sepolti adulti di entrambi i sessi fra cui un adolescente e due bambini.
Sulle ossa umane sono state eseguite cinque datazioni radiocarboniche (vedi 4.2.1 del presente lavoro) che hanno fornito datazioni comprese tra 3035‐2340 BC (con 1 sigma calibrate con Calib 3) che inquadrano quindi l’uso della cavità in un arco culturale riferibile all’età del Rame.
2.2.2 Tana delle Fate
Nel secondo sperone, più a monte della grotta “Da Prima Ciappa Superiore”, alla quota di 430 metri s.l.m. si apre un’altra cavità denominata “Tana delle Fate”,
anch’es compre Fig. 2.7 L’acces in una no si a vendo compre nute, a alla sec zione r Lo scav quale s zione d quali so ed il qu In parti in un p presen La freq drata è ssa indagat ese tra gli a 7 Foto della sso alla grot sola stretta pre un poz ad un’even endere com abbia più vo conda guer imaneggiat vo ha messo si conservav di camera a olo i primi uarto hanno icolare i rep periodo com te lavoro). uentazione è document
ta dalla Sop nni 1980 e camera di tta è conse a camera lun zo che, sale ntuale funz me questa c olte offerto ra mondial a di gran pa o in evidenz va un lembo adiacente a quattro han o potuto ess perti vascola mpreso tra i e neolitica r tata da uno printenden 1981 (Magg “Tana delle ntito da un nga dieci m endo vertic zione di ca cavità, pur d o rifugio all
e. Probabil arte dei dep za una sequ o indisturba all’ingresso. nno restitu ser ascritti a ari delinean il Neolitico iferibile alle scalpello in
za nel cors gi, Vignolo, e Fate” n cunicolo d metri e larga calmente, si mino. Que di difficile a ’uomo anch mente a qu positi. uenza strat ato piuttost Sono stati ito tracce a ad epoca pr no un arco c Medio e l’E e fasi della n serpentin
so di due c 1984). di quattro m circa due m i collega ve sta caratte accesso e di he per peri uesto è da igrafica spe to circoscrit riconosciu antropiche; reistorica. cronologico Età del Ram Cultura del ite e da un campagne metri che in metri. In qu erso l’estern eristica con i dimension iodi prolung imputare l esso sconvo tto posto n uti cinque s di essi solo o di uso del me (vedi Ta Vaso a Boc piccolo fra di scavo ntroduce uesto va‐ no assol‐ sente di ni conte‐ gati fino a condi‐ olta della ella por‐ strati dei o il terzo la grotta v. IV del cca Qua‐ mmento
di orlo di vaso. Questo costituisce ad oggi la segnalazione più orientale di questa tipologia di vasi nota in Liguria. A questa fase va forse riferito anche il frammento di lama in ossidiana.
L’esiguità del numero di manufatti rende difficile comprendere quale possa esse‐ re stato l’utilizzo della grotta in questa fase anche se si rileva che gli scalpelli co‐ stituiscono uno dei manufatti più diffusi nelle sepolture di questo periodo (Pe‐ drotti 1996).
Una presa a bugna forata appartenente forse ad una scodella potrebbe invece esser riconducibile ad una frequentazione tardo Neolitica. Tra i materiali riferibili all’Età del Rame l’oggetto più significativo è un vaso a fia‐ sco a collo cilindrico piuttosto stretto e orlo appiattito, con corpo ovoidale, fondo piatto, che conserva l’attacco di un’ansa a largo nastro, da cui si dipartono cor‐ doni plastici lisci. Ad una frequentazione di età storica rimandano invece gli strati 1 e 2 dai quali provengono frammenti vascolari altomedievali, un frammento di parete di vaso probabilmente a forma chiusa caratterizzato da solcature da tornio, un fram‐ mento di olla o boccale a fondo piatto è invece incerta la collocazione stratigrafi‐ ca e cronologica di un tegame a bassa parete rettilinea a fondo piatto, riferibile ad un cosiddetto “testarolo ligure”.
3 3.1 L La prim delle in Questo printen le 37 s Frascar sana, S Fig.3.1 In appe genove ciascun liminar to all’it I mater tati col tatti co I nuovi dat L’acquisizion ma fase del nformazion o passaggio ndenza Arch catole di m rese, da San P) e dal sito I materiali la sede del endice A vi ese del Nuc na scatola, c re elenco de ter giudiziar riali, carent supporto d on lo scavato ti ne lavoro ha p i che sono è stato rea heologia. E’ materiali con n Nicolao (C o della Piana immediatam Nucleo Tut iene riporta leo Tutela d con indicaz ei materiali rio. i sotto il pro di quanto è ore clandes previsto un’ state volon lizzato a su stato così p nfiscati, che Castiglione accia di Suv mente dopo tela di Geno
ato il prosp dei Carabin ioni presen con una ra ofilo stratig stato possi stino che ha attività di v ntariamente pporto dell possibile de e proveniva Chiavarese, vero (Rocch o la confisca ova petto prelim ieri; tale pro nti sui carte pida quant grafico e con bile acquisi a collaborat verifica dei m e comunica e attività is efinire i siti ano, come g , GE), da Va etta di Vara a ed ancora minare reda ospetto ripo llini e nelle ificazione d ntestuale ve re a seguito o a questa “ materiali su ate dal clan stituzionali d di provenie già detto, d alle Lagorar a, SP). a conservati atto presso orta il cont e scatole ed degli stessi f engono qui o dei numer “ricostruzio ulla base ndestino. della So‐ enza del‐ dalla Val ra (Mais‐ i presso la sede enuto di un pre‐ finalizza‐ presen‐ rosi con‐ one”.
Quindi state re rament di uno Come r tà: dop abitazio abrasiv peratur cartelli presen Il cland scatola Sulla m utilizza Fig. 3.2 6Il riscon della pro la distribu ealizzate a s te indicativi scavo realiz riferito dal c po essere st
one e lì sot
va”, cui è se ra ambient no e quind te un carte destino ha r , sarebbe in metodologia ta si rimand 2 L’attrezzat ntro ha eviden ovenienza deg zione dei m seguito dell i, in quanto zzato con m clandestino ati estratti ttoposti cia eguita “una te”, quindi i ancora in llino. riferito inolt ndicativo de a di scavo a da alla imm tura utilizza nziato invece gli oggetti materiali rin le indicazio o le modalit metodo scien o i materiali “a mano da ascuno a pu tamponatu inseriti in s scatole. Ta tre che il sa ella proveni adottata da agine dallo ata per effet che di freque nvenuti, gli ni del cland à di acquisi ntifico, ben sono stati alla terra”, s ulitura con ura con pan sacchettini alvolta anch acchettino c ienza6 l clandestin stesso elab ttuare lo ste nte è la scato elenchi e destino, son zione dei d sì di uno ste gestiti con sono stati t acqua “con nno carta e
che a volte he all’intern
con relativo
no e in mer borata e di s erro la soprattutto le piante c no da intend ati non son erro. le seguenti trasportati n n spugnetta asciugatura e presenta no della sca o cartellino rito all’attre seguito pro o ad essere ind he sono dersi pu‐ no quelle modali‐ nella sua
a liscia e a a tem‐ vano un atola era e non la ezzatura posta. dicativa
Sulla b possibi di mate Fig.3.3( ase delle n le attribuire eriali seque (a) Note red note manos e, seppur c strati, alle d datte dal cla scritte e de con forti ma due diverse andestino lle indicazio argini di inc cavità. oni orali da certezza, le
a lui fornite trentasette
e è stato e scatole
Fig.3.3( Seguen sui cart materia periore scavato La scat a poste entram che sac (b) Note red
ndo le testi tellini nei s ali sono sta e” e “Da Pri ore nei suoi N. scatola ola 3 non p eriori a “Gr mbe le cavità cchetti con datte dal cla monianze s acchetti e/ ti quindi at ima Ciappa ricchi appu “Da Pr Sup 1,4, 5, 6, 18, 19, 22, 34, 3 presentava a rotta Nuova à, così come materiali p andestino
scritte e ora /o sui carte
ttribuiti alle Inferiore” unti) second rima Ciappa periore” 10, 13, 15, , 25, 28, 31, 35, 36, 37 alcun carte a”, la scatol e le scatole rovenienti d
ali e sulla b llini inseriti e due divers (altrimenti do lo schem a 16, , 33, 2, 3 16, llino ma è s la 4 conten 5, 6, 16 e 2 da Valle Lag base delle i nelle scato se cavità “D definita “G ma di seguito “Da Prima C Inferior , 4,5, 6,7, 8 17, 20, 21, 27, 29, stata dal cla neva sacche 28; la scatol gorara e San indicazioni ole, i comp Da Prima Cia Grotta Nuov o riportato: Ciappa re” 8, 9, 11, 12, 23, 24, 26, 30, andestino a etti con mat la 10 conten n Nicolao. L presenti plessi dei appa Su‐ va” dallo ttribuita teriali di neva an‐ La scato‐
la 5 co sacchet buiti. Il lino ind no ritie conten tino de framme posto u “grotta scarese Fig. 3.4 I cartel in essi (Fig.3.4 onteneva sa tto ne era p contenuto dicativo del ene a poste
evano anch ella scatola enti cerami un sacchett a Da fe”. La e.rtelli 4(a) Ese nell lini contenu (Fig.3.4a) 4 b). acchetti con privo per cu della scato la provenie eriori che p he material 29 con cart ci chiarame tino conten a scatola 14 mpi di carte la scatola uti nei sacc o indicazio n cartellini ui i material ola 36 è pro nza dall’un provenga da i di San Nic tellino relat ente attribu nente pietre 4 non conte ellini cartac chetti prese oni relative pertinenti a i di questo blematico: a o dall’altr a grotta “S colao e Suve tivo alla gro uibili al sito
e con carte eneva mate cei posti all’i ntavano ind e all’area d ad entramb sacchetto n non presen ra grotta, an uperiore”. ero, in part otta Inferio di Suvero. N ellino con la riali proven interno dei dicazioni su di ritrovam
be le cavità non sono st ntava nessu nche se il cl Le scatole ticolare un ore contene Nella scatol a seguente nienti dalla singoli sacc ugli oggetti mento dei m à, ma un tati attri‐ n cartel‐ landesti‐ 29 e 30 sacchet‐ eva sette la 35 era dicitura Val Fra‐ chetti o presenti materiali
Fig. 3.4 Tra la d nimetr queste limitata zione e te nelle Fig. 3.5 4(b) Ese nell documenta ici, seppur da lui scav a sezione tr estesa longi e figure che 5 Rilievo di g mpi di carte la scatola zione fornit non in sca ate: due pia rasversale (F tudinale pe seguono. grotta “Da P ellini cartac ta dal cland la, delle du ante di “Pri Fig. 3.5 e Fi er la “Inferio Prima Ciapp cei posti all’i destino era ue grotte; i ma Ciappa g.3.6).ed un ore” (Fig. 3. pa Superiore interno dei no present n particolar Superiore”, na pianta co .7). Queste e”: gallerie singoli sacc ti alcuni sch re delle po , di cui una orredata da vengono p C‐D‐F‐G chetti o hizzi pla‐ rzioni di con una a una se‐ resenta‐
Fig. 3.6 Fig.3.7 Non ris generic venienz ai riliev per la g Il cland freccia e che “quasi Sulla b struzio riorme margin I parag 6 Pianta di g Pianta e se sultando pu che aree de za dei repe vi una magl grotta “Supe destino ha p sarebbero tutte le ce concentrate
ase di ques ne della dis nte sottolin i di dubbio. grafi che se grotta “Da P ezione di gro ntuali le ind ella grotta è rti all’intern ia costituita eriore” e 14 più volte rib state da lui ramiche de e” nelle zon ste conside stribuzione neare il fatt . guono sono Prima Ciapp otta “Da Pri dicazioni di è stato rich no delle du a da transet 4 per la grot badito anch i rinvenute ella grotta ne delimitat erazioni è st dei reperti to che ques o dedicati pa Superiore ima Ciappa ritrovamen iesto al cla e cavità. Pe tti trasversa tta “Da Prim e con una c nella grotta “Inferiore” te dai transe tato possib oggetto de sta ricostruz ciascuno al e”: galleria Inferiore” nto degli og ndestino di er fare ciò è ali agli ingre ma Ciappa In certa sicure a “Da Prima erano stat etti 8 e 9. ile proporre lla presente zione prese la descrizio E ggetti, ma ri i dettagliare è stata sovr essi delle st nferiore”. ezza che le a Ciappa Su te da lui r
e un’ipotet e tesi. Si vu enta eviden
one e all’an
iferibili a e la pro‐ rapposta tesse: 13 punte di periore” itrovate, tica rico‐ ole ulte‐ ti e forti nalisi dei
reperti 7rinvenuti in ciascuna cavità e presentano i materiali nella forma analitica del catalogo, articolato per tipologia di elementi: i reperti ceramici, l’industria li‐ tica scheggiata, l’industria litica non scheggiata, gli oggetti di ornamento, l’industria su osso, i resti faunistici e i reperti osteologici umani.
7 I reperti sono stati qui analizzati alla luce di quanto già emerso dagli studi effettuati sulla Val Frascarese.
3.2 La Tana “Da Prima Ciappa Superiore”
Vengono elencati i reperti archeologici con relativo posizionamento all’interno della grotta così come indicato dal clandestino. La prima colonna indica il numero di scatola in cui erano conservati i reperti; nella seconda colonna è indicata la galleria di provenienza dei materiali con le lettere che erano riportate nella letteratura archeologica (Maggi 1978, fig.3) implementate con le indicazioni del clandestino, il transetto è la porzione in cui è stata divisa la grotta ai fini del presente studio. In alcuni casi non è stato possibile collocare il posizionamento dei reperti al di là della generica indicazione di provenienza da questa cavità. Si vuole sottolineare ancora una volta che tale distribuzione dei reperti deriva da comunicazioni orali del clandestino, esito di sue riflessioni elaborate a diversi mesi di distanza dallo “sterro”, quindi a maggiore ragione da intendere come puramente indicative.
N. Scatola Galleria Transetto Indicazioni del
clandestino Reperti archeologici
31 B ? 1 piccolo frammento di osso (fauna)
15 D 7 ?
1 osso animale con tracce di lavorazione e 16 frammenti ossei (fauna),1 frammento di con‐ cotto
19 D 7 ?
2 ossa con tracce di lavorazione, 1 frammento di metatarso umano, 10 frammenti ossei (fau‐ na) 15 D 8 “parte centrale vicino nicchia a sinistra” 1 osso lavorato, 23 frammenti ossei di animale 15 D 10 “parte finale, zona fo‐ colari” 1 osso lavorato 15 frammenti ossei (fauna) 28 D 9 “vicino nicchia a sini‐ stra”
1 ciottolo con tracce di lavorazione (percusso‐ re), 31 frammenti ossei (fauna), 1 dente (fauna)
15 D 10 ? 10 frammenti ossei (fauna)
28 D 8 ? 1 frustolo ceramico
35 D ? ? 2 frammenti ossei umani, 6 framm. Ossei (fau‐
na), 2 framm. Coprolite, 2 concotti
33 E 1‐2 1 dente umano, 2 ossa lavorate, 2 denti e 55
frammenti ossei (fauna), 1 frustolo ceramico 31 E 1‐2 “nicchia di sinistra” 8 ossa umane, 4 framm. Coprolite, 20 framm.
Ossei (fauna), 2 concotti 35 E 1‐2 “nicchia di sinistra”
1 dente umano, 1 frammento di teca cranica e 1 frammento di femore umano, 2 ossa umane non determinabili, 2 ossa lavorate, 7 framm. ossei (fauna)
35 E 2 “nicchia e corridoio” 1 dente umano, 4 frammenti di ossa umane, 3
mento di parete vascolare,
18 E 2 14 frammenti ossei (fauna)
N. Scatola Galleria Transetto Indicazioni del
clandestino Reperti archeologici
13 E 2‐3 “parte iniziale” 4 coproliti, 3 framm. ossei (fauna)
28 E 2 1 punta di freccia in diaspro, 1 dente umano, 9
framm. ossei (fauna)
13 E 6
1 dente umano, 1 frammento di teca cranica umana, 2 ossa umane, 18 framm ossei animali e 2 denti (fauna)
22 E 6 “parte centrale” 1 framm. osseo (fauna)
6 6 “parte centrale” 1 osso lavorato, 1 frammento osseo di animale
35 E 7 1 punta di freccia di diaspro, 2 coproliti, 1 osso
con tracce di lavorazione
13 E 6‐7 2 punte di freccia in diaspro
13 E ? 1 osso umano, 5 ossa animali
31 E 10‐11 “parte finale” 1 dente (molare) e 4 ossa umane, 2denti anima‐
li e 30 frammenti ossei (fauna)
31 E ?
1 punta di freccia di diaspro, 1 cranio di tasso forato (pendaglio), 39 framm. ossei (fauna), 1 concotto e
34 E 10‐11 “parte finale” 1 dente umano, 1 osso lavorato, 17 framm.
ossei, 2 denti animali e 1 concotto 37 E 6 “parte centrale” 2 framm. ossei (fauna)
37 E 10‐11 “parte finale” 2 framm. ossei (fauna), 1 dente animale
6 E ? 1 frustolo ceramico, 1 punta di freccia in dia‐
spro, , 1 frammento osseo di animale 10 E 10 “a circa 2 metri dalla parte finale” 3 ossa lavorate, 8 frammenti ossa animali 25 D 9 zona focolari 13 framm. ossei (fauna) 16 E 10 1 punta di freccia di diaspro, 4 ossa lavorate, 1 dente di animale, 22 frammenti di osso animale 35 ? ? “ingresso” 1 framm osseo umano 36 ? ? 11 ossa umane, 1 osso con tracce di lavorazio‐ ne, 55 framm. ossei (fauna) 4 ? ? 3 punte di freccia in diaspro 5 ? ? 4 frammenti ossei (fauna) e 1 dente di carnivo‐ ro 5 ? ? 5 frammenti ossei (fauna)
Sulla base di questo elenco di distribuzione dei reperti è stata realizzata una pianta di dispersione (Fig.3.8) dei materiali a cui è stata ricongiunta la mappa
della d fig.5.) Fig.3.8. In bass la legen indicat ragioni Come porzion della ga G (a pr Le zone un area che int Da que rinvenu In tale reperti istribuzione . Mappa di “Da Prima o a destra è nda riferita i graficame sopra espo si evince d ne nord e o alleria E, in rosecuzione e interessat ale più amp eressarono esta mappa uti proviene e galleria s ; la prima se
e degli ogge
distribuzion Ciappa Sup
è indicata la all’indagine ente il num oste, assegn dal rilievo ovest della condotte c e della galle te dall’attiv pio di quan solo la cam a di distrib e dalla galle sembrano e
embra loca
etti di corre
ne dei reper periore” a legenda d e archeolog mero dei re nare ad una di Fig.3.8 grotta pro che il clande eria D) e pro vità dello sc to sia stato mera d’ingre buzione em eria E. essere indi lizzata nella edo pubblic rti archeolog dei reperti s gica degli an eperti che specifica ga lo scavo c oseguendo estino ha de oseguendo avatore cop o interessat esso (cd. Ga merge che ividuabili t a parte inizi
cata da Rob
gici all’inter opra elenca nni ’70 ed in non è stat alleria e/o t clandestino nei deposit enominato nello svilup prono oltre to dalle ind alleria B). la maggior re distinte ale della ga berto Magg rno della gr ati, in alto a n alto a des to possibile transetto. ha intere ti della gall galleria H e ppo della ga e 30 metri q agini degli r parte dei concentra alleria: nel t gi (1978, rotta a sinistra tra sono e, per le
ssato la eria D e e galleria alleria E. quadrati, anni ’70 i reperti azioni di ransetto
2 e nella nicchia lì presente, la seconda nella parte centrale: tra il transetto 6 ed il 7, l’ultima nel transetto 10, in prossimità della parte terminale di questa galleria (per quanto conosciuta).
Tali concentrazioni si caratterizzano, soprattutto quella iniziale, per la presenza di abbondanti resti umani in associazione con punte di freccia e industria ossea. La ceramica è rappresentata da scarsi reperti localizzati nel transetto 2. Da una posizione non conosciuta della galleria E provengono inoltre un pendaglio ottenuto da una porzione di cranio di tasso, due cuspidi di freccia e ossa umane, invece dalla galleria D (e sua prosecuzione) provengono alcune ossa umane di cui è impossibile definire la localizzazione di provenienza.
Nella galleria D e la sua prosecuzione (H) emerge una dispersione di materiali tra il transetto 7 ed il transetto 10; si tratta di industria ossea associata ad un reperto ceramico, un percussore litico ed un osso umano. Inoltre per tre cuspidi di freccia, una decina di ossa umane ed un manufatto in osso non è stato possibili risalire alla galleria di provenienza. Si sottolinea ancora una volta che tale distribuzione dei materiali potrebbe non riflettere la realtà archeologica ma semplicemente la modalità disorganica di una scavo effettuato senza criteri scientifici
3.2.1 I repert un fram
Fram
Descr Framm con inc Confro La gen elemen confron Nel co apparte sono st olletta, decora Per il b Valtene al. 199 Toscan (Grifon e la Ro non tro Relativ nell’Età I reperti ce ti vascolari mmento di pmmento di
izione ento di paret clusi di piccola onti ericità del re nto vascolare nti vedi Cocch rso delle i enenti ad a tati identifi , una tazza c zione a spa occale si po esi (Barfield 5, fig.32), m a nord‐occ i Cremones mita di Asc ovare confro amente all à del Rame, eramici provenient parete di vaparete
te di vaso non a‐media dimen eperto non pe e compatibile hi Genick 2012 ndagini de lmeno sette icati un boc carenata, u zzola (Tav. ossono indiv d, 2007, p.1 ma anche c identale; qu si, 1985), la iano (Peron onti puntua a scodella, per confro i da questa aso n riconducibil nsione, superf ermette di an e con un’att 2, da pag.67 a egli anni ’7 e vasi (Mag ccale con o na ciotola p I del presen viduare gen 180, fig. 110 on ceramic uali ad ese Buca di Fo ni 1962‐63, ali, ma gene si tratta d nti vedi Coc cavità sono le ad una pre ficie lisciata d ndare oltre a tribuzione cr pag. 131 e re 0 furono r ggi 1978, p. orlo svasato probabilme nte lavoro). neriche ana 0, P82), e de che provenimpio la Gro ndineto (Fo tav.32). La erici richiam
di una form cchi Genick o rari, alcun ecisa forma va i colore dal ca all’affermazion onologico al elative illustraz rinvenuti fr 93 fig. 6). C o con ansa nte emisfer logie con es el Riparo Ca enti da con otta del Ca ornaciari, 19 tazza caren mi ai confron ma ampiam (2012, p.19 ni frustoli ce ascolare. Imp amoscio al bru
ne che si tra l’Età del Ra zioni rammenti v Come già os , un framm rica framme semplari de avallino (Ba ntesti funer stello di Ve 977, p.143, nata sembra nti sopra esp mente docu 99). eramici e asto fine uno
tti di un me, per vascolari sservato, mento di ento con el Riparo arfield et rari della ecchiano fig.11,3) a ad oggi posti. mentata