La riorganizzazione del
Sistema Distributivo
La riorganizzazione del
Sistema Distributivo
Panoramica sull’evoluzione
del sistema distributivo
italiano
Panoramica sull’evoluzione
del sistema distributivo
italiano
Il sistema commerciale italiano, negl’ultimi vent’anni, ha affrontato processi di trasformazione profondi. Negl’anni ’80 insieme a Grecia e Spagna, L’Italia era uno dei paesi a più ampia densità di piccoli negozi: si pensi che la proporzione era uno ogni sessanta abitanti [Paviera, 2000]. Solo nei primi anni novanta, a seguito di un forte periodo di recessione economica si assiste ad un drastico calo degli esercizi tradizionali: tra il ’92 ed il ’93 il Ministero dell’Industria e del Commercio dichiara una riduzione dell’8% di esercizi commerciali tradizionali (ben 70.000). Tale
Panoramica sull’evoluzione
del sistema distributivo
italiano (segue)
Panoramica sull’evoluzione
del sistema distributivo
italiano (segue)
anni Esercizi commerciali
tradizionali
1981 Oltre 413.000
1990 300.000
1995 200.000
2002 192.000
Evoluzione normativa della
grande distribuzione in Italia
Evoluzione normativa della
grande distribuzione in Italia
Legge 426 del 1971 ha imposto forti limitazioni con fissazione ditabelle merceologiche, del numero di esercizi e il limite massimo della superficie di vendita.
La situazione è cambiata a favore della G.D.O. con il Testo unico
del 1988 che ha eliminato, quasi completamente, il vincolo
all’ampliamento e al trasferimento della superficie degli esercizi di media e grande dimensione.
Il Decreto Bersani (D.L. 114/1998) prevede la scomparsa delle
licenze comunali per l’apertura di negozi con superficie inferiore o uguale a 150 metri quadrati, nel caso di comuni con popolazione che non supera i 10.000 abitanti, e inferiore o uguale ai 250 metri
quadrati per tutti gli altri comuni. Inoltre, per l’apertura di punti di vendita superiori a 2.500 metri quadrati, a causa del rilevante impatto ambientale, è vincolante il parere delle Regioni
Alcune definizioni
Alcune definizioni
Esiste una distinzione necessaria relativa agli esercizi al dettaglio:
Grande Magazzino: opera nel campo non alimentare la cui superficie di vendita supera
i 400 mq e con cinque distinti reparti di vendita a cui corrispondono articoli di altrettanti settori merceologici.
Supermercato: opera nel campo alimentare e dispone di una superficie di vendita
superiore a 400 mq.
Ipermercato: opera con una superficie di vendita superiore ai 2500 mq ed è suddiviso
Supermercati
Supermercati
Supermercati: Numero di punti vendita
0 1.000 2.000 3.000 4.000 5.000 6.000 7.000 8.000 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Sud e Isole Centro Nord
Supermercati
Supermercati
Supermercati: Numero di punti vendita
0 1.000 2.000 3.000 4.000 5.000 6.000 7.000 8.000 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Nord Centro Sud e Isole Italia
Ipermercati
Ipermercati
Ipermercati: Numero di punti vendita
0 100 200 300 400 500 600 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Sud e Isole Centro Nord
Ipermercati
Ipermercati
Ipermercati: Numero di punti vendita
0 100 200 300 400 500 600 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Nord Centro Sud e Isole Italia
Definizione e classificazione
della grande distribuzione
Definizione e classificazione
della grande distribuzione
A fine 2000 si è registrato un incremento rispetto all’anno precedente del 3,3% del numero dei supermercati (passati da 6.206 unità a 6.413), del 14,8% del numero degli iper (da 304 a 349 unità) e dell’8,9% dei grandi magazzini (da 984 a 1072 unità). Esiste un’altra dimensione della grande distribuzione ed è quella degli hard discounts (circa 2.700) che occupa attualmente una buona fetta di mercato.
La crescita numerica ha comportato un aumento di:
Superficie: 7.6 milioni di mq per supermercati e
ipermercati, circa 150 mq ogni 1000 abitanti (160 mq al Nord, 110 mq al Sud) [dati 2003].
I 30 leaders della grande distribuzione a livello europeo 8,6 23,6 24,4 24,7 25,6 30,6 31,0 33,2 33,3 34,4 48,2 52,4 64,8 199,1 0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200 Wal-Mart(USA) 1° Carrefour(F) 2° Ahold(NL) 3° Metro(D/CH) 5° Tesco(GB) 8° Safeway(GB) 9° Rewe(D) 10° Aldi(D) 12° Intermarchè(F) 13° Sainsbury(GB) 17° Edeka(D) 18° Tengelmann(D) 19° Auchan(F) 20° Coop(I) 22°
Fonte: M+M & PlanetRetail 05/01. Turnovers 2001 (Mn Euro €)
Grocery Other
Panorama delle grandi
catene distributive
Panorama delle grandi
catene distributive
La prima impresa distributrice italiana è Coop con 9
miliardi di Euro di fatturato nel 2002. Il sistema di cooperazione nasce nel 1954 a Torino, ma ha origini più remote comparendo per la prima volta in Inghilterra nel secolo precedente. Esso è attualmente un fenomeno mondiale. Particolarmente affermato nei paesi scandinavi e nella penisola Iberica, in Italia la Coop è la prima catena distributiva. Primato non confermato a livello internazionale.
Il fatturato della prima impresa distributrice italiana risulta
solo 1/3 sia del fatturato di Carrefour in Francia (leader francese) che di Metro in Germania (leader tedesco).
La Coop in Italia
La Coop in Italia (segue)
La Coop in Italia (segue)
Vendite 9.860 Mio € + 7,6 Punti Vendita 1.262 + 0,0 Area Vendita (mq) 1.227.000 + 7,9 Soci 5.040.000 + 7,9 Addetti complessivi 45.604 + 2,9 Valori Assoluti Proiezione 2002 Variazione ’02 -’01 %
Le strategie di vendita: la
qualità
Le strategie di vendita: la
qualità
Il 65% dei consumatori italiani ritiene che i produttori più sicuri si trovino nella grande distribuzione [fonte: Eurisko, 2001], risulta sempre più importante garantire e testare: la
qualità degli alimenti per creare fiducia in chi acquista.
Il consumatore adotta un nuovo criterio negli acquisti: prima si sceglie il punto vendita e successivamente si sceglie che cosa comprare. La strategia di marketing, intrapresa dal marchio Coop, è incentrata rispetto a questi asset valoriali: al cliente si garantiscono prodotti “buoni, sicuri, eticamente garantiti, non geneticamente modificati, convenienti ed ecologici”. Ultimamente adottata anche dagli altri marchi della distribuzione italiana.
I prodotti biologici
I prodotti biologici
Negli ultimi anni si è assistito ad un incremento della domanda di prodotti biologici, in quanto ritenuti sani e genuini, pur se spesso a prezzi non competitivi rispetto a quelli di largo consumo. Nella strategia complessiva della grande distribuzione (Coop, Conad, Esselunga, etc.) “l’offerta biologica” è stata, ovviamente, recepita in maniera ampia. Questa strategia ha anche l’obiettivo di rinsaldare l’immagine di marca. I prodotti da agricoltura biologica rispondono al desiderio di “qualità” e “sicurezza” che i consumatori richiedono.
Le strategie di vendita: il
prezzo
Le strategie di vendita: il
prezzo
Le grandi strutture di vendita sembrano essere il vero elemento di traino della crescita della distribuzione
moderna, anche se, specialmente negli ultimi due anni si registrano tassi significativi anche per i discount. Questo dato dimostra come i discount stiano beneficiando della rinnovata attenzione al prezzo dei consumatori, anche come conseguenza della crisi economica. Gli hard
discounts sono strutture in cui si vendono prodotti non di
marca e non pubblicizzati. L’avvento di queste forme
distributive ha modificato lo sviluppo delle imprese della grande distribuzione organizzata (G.D.O.).
Gli hard discounts
Gli hard discounts
Tipica forma del Nord Europa gli hard discounts:
In GERMANIA: registra il più alto numero di questo
canale distributivo ( 9.000)
In FRANCIA, INGHILTERRA:si stanno espandendo
In ITALIA: si ha un giro d’affari pari al 10% delle vendite
della G.D.O.. In pochi anni più di 2.000 punti vendita sono stati aperti con ben 120 insegne diverse. Dopo il forte
periodo di espansione degli anni 90’, si assiste a modifiche delle strategie iniziali, offrendo servizi sempre maggiori con un aumento della qualità dei prodotti e dei prezzi.
La fedeltà del consumatore
La fedeltà del consumatore
Secondo alcune stime il 50% delle famiglie italiane ne
possiede una: sono le carte fedeltà.Dal semplice diritto alle promozioni, la fidelity card consente la possibilità di
usufruire di servizi finanziari e assicurativi.
Altra leva per accrescere la fedeltà dei consumatori sono le
private label . La quota di mercato complessiva dei prodotti
a marchio in Italia sfiora il 13% di volume, anche se il Inghilterra interessano oltre il 50% delle vendite. Sul
marchio della catena è necessario investire secondo precise strategie che coinvolgono tutte le leve del marketing mix: dalle caratteristiche intrinseche del prodotto al packaging, fino alla messa a punto di una vera e propria gamma di prodotti.
Lo scenario delle vendite in Italia
Lo scenario delle vendite in Italia
Per poter sopravvivere alla spietata concorrenza straniera che si è diffusa sul mercato italiano, la Coop aveva stretto un’allenza con Conad (la centrale Italia Distribuzione). La fusione Coop-Conad , leader in Italia, ha soddisfatto il 25,7% della domanda nazionale, con un incremento positivo dell’1,3% rispetto alle vendite del ’99. Ad insidiare questo primato si trovava l’unione della catena italiana GS con quella francese Carrefour, con il 14,3% di
share ed un aumento delle vendite dell’1,8% dell’anno
Lo scenario delle vendite in Italia
(segue)
Lo scenario delle vendite in Italia
(segue)
0,9% 0,0% 0,9% -0,1% 1,0% 0,0% 3,2% -0,6% 2,7% 0,5% 3,4% -0,2% 3,9% -0,4% 5,5% -0,3% 6,5% -1,0% 7,7% 1,7% 9,1% 0,1% 9,0% 0,1% 9,9% -0,4% 14,3% 1,8% 25,7% 1,3% ID COOP/CONAD GS- CARR. INTERMEDIA RINASCENTE ESSELUNGA INTERDIS PEGASO 2001 SELEX MECADES MDO SIRIO CRAI IND.GD IND DO AGORA' Iper e supermercati % azioni, Dec . 2001 Variazioni positive 1999 Azioni,delle catene italianeIl caso Italia Distribuzione
Il caso Italia Distribuzione
Nel 2003 le due insegne storiche della distribuzione cooperativa hanno
deciso di sciogliere la centrale Italia Distribuzione: accordo a rischio sin dall’inizio, dato che, pur appartenendo entrambe alla Lega delle Cooperative, vengono da storie imprenditoriali diverse:
Coop: nasce come consorzio di cooperative di consumatori
Conad: nasce come consorzio di cooperative di dettaglianti
indipendenti
Le cause del divorzio vanno imputate, oltre che all’origine, anche alle
diverse scelte strategiche:
Coop: vaglia l’ipotesi di entrare a far parte di una centrale di acquisto
europea.
Conad: ha ipotizzato e poi stretto un’alleanza con Leclerc (gruppo
Le strategie delle imprese straniere
Le strategie delle imprese straniere
La penetrazione delle imprese straniere non si verifica solo attraverso l’apertura di punti vendita con il proprio marchio, ma anche attraverso partecipazioni e
acquisizioni nelle società italiane. Le
strategie
prevalenti
di questa politica riguardano:1. Aumento delle dimensioni
Testi di riferimento
Testi di riferimento
“Annuario dell'agricoltura italiana”, INEA, 2002.
L’agricoltura in Italia, Fanfani, 2004.
Iri Infoscan, dicembre 2001.
M+M & Planet Retail 05/01: Tournovers 2001.
Centri Commerciali Potenzialità di sviluppo immobiliare e
sostenibilità economica, EGEA/Giuffrè Editori, Di Cesare Ferrero, Giovanni Paviera, Ezio Poinelli, Mario Anastasia, 2000.