Atti del Quinto Convegno Internazionale di Studi
Certosa del Galluzzo 2020
a cura di
Stefano Bertocci e Sandro Parrinello
Architettura eremitica
© 2020 Edifir-Edizioni Firenze via Fiume, 8 - 50123 Firenze Tel. 055/289639 - Fax 055/289478 http://www.edifir.it
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Industrie Grafiche Pacini, Ospedaletto (Pisa)
Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, comma 4, della legge 22 aprile 1941 n. 633 ovvero dall’accordo stipulato tra SIAE, AIE, SNS e CNA, ConfArtigianato, CASA, CLAAI, ConfCommercio, Conf Esercenti il 18 dicembre 2000. Le riproduzioni per uso differente da quello personale sopracitato potranno avvenire solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata dagli aventi diritto/dall’editore. Photocopies for reader’s personal use are limited to 15% of every book/issue of periodical and with payment to SIAE of the compensation foreseen in art. 68, codicil 4, of Law 22 April 1941 no. 633 and by the agreement of December 18, 2000 between SIAE, AIE, SNS and CNA, ConfArtigianato, CASA, CLAAI, ConfCommercio, ConfEsercenti. Reproductions for purposes different from the previously mentioned one may be made only after specific authorization by those holding copyright/the Publisher.
Ringraziamenti
Si ringrazia la Comunità di San Leolino alla Certosa di Firenze per l’accoglienza ed il costante supporto alle attività condotte dai ricercatori e dagli studenti del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze e del Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura dell’Università degli Studi di Pavia. Si ringraziano inoltre i collaboratori e gli studenti dei corsi di Rilievo dell’Architettura per il costante impegno profuso nelle operazioni di rilievo e documentazione dei complessi eremitici e monastici toscani.
La redazione ringrazia tutti coloro che hanno contribuito con il loro lavoro al Convegno Internazionale e dato l’autorizzazione per la pubblicazione dei contributi presentati. Gli editori e gli organizzatori non possono essere ritenuti responsabili né per il contenuto né per le opinioni espresse all’interno degli articoli. Inoltre, gli autori dichiarano che i contenuti delle comunicazioni sono originali o, quando richiesta, hanno la relativa autorizzazione ad includere, utilizzare o adattare citazioni, tabelle od illustrazioni provenienti da altre opere.
Ciascuno dei contributi della presente pubblicazione è stato valutato con il metodo della “double blind
peer review” da esperti nel campo dell’architettura sacra. Le fonti e le informazioni che si trovano
all’interno degli specifici lavori sono state verificate dalla commissione di valutazione. La commissione di valutazione è stata selezionata dal comitato scientifico della conferenza tra gli studiosi più esperti nel tema. Tale metodo è stato scelto per prevenire la diffusione di risultati irrilevanti od interpretazioni scorrette. Pubblicazione realizzata con fondi del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze.
Università degli Studi di Firenze
LS3D Lab. - Laboratorio congiunto Landscape
Survey & Design
Comune di Firenze Certosa di Firenze Comunità di San Leolino DAda Lab - Drawing
Architecture DocumentAction
PLAY - Photography and 3D Laser for virtual Architecture
LaboratorY DIDA - Dipartimento di
Architettura - UNIFI Università degli Studidi Pavia DICAr - Dipartimento diIngegneria Civile e Architettura - UNIPV
INDICE
Comitato Organizzatore
Stefano Bertocci Università degli Studi di Firenze
Sandro Parrinello Università degli Studi di Pavia
Comitato scientifico
Maria Filomena Andrade Universidade Católica Portuguesa
Paolo Belardi Università di Perugia
Stefano Bertocci Università degli Studi di Firenze
Carlo Bianchini La Sapienza Università di Roma
Fabio Bianconi Università di Perugia
Stefano Brusaporci Università degli Studi dell’Aquila
Cécile Caby Université Nice Sophia Antipolis (Francia)
Alessandro Camiz Özyeğin University (Turchia)
Fabiana Carbonari Universidad Nacional de La Plata (Argentina)
Pilar Chías Navarro Universidad de Alcalá (Spagna)
Antonio Conte Università degli studi della Basilicata
Gabriel H. Defranco Universidad Nacional de La Plata (Argentina)
Edoardo Dotto Università di Catania
Nadezhda Eksareva Odessa State Accademy of Architecture (Ucraina)
Reynaldo Esperanza Castro UNAM - Faculdad de Arquitectura (Messico)
Maria Linda Falcidieno Università di Genova
Francesca Fatta Università Mediterranea di Reggio Calabria
Soraya Genin ISCTE - IUL (Portogallo)
Paolo Giandebiaggi Università degli Studi di Parma
Andrea Giordano Università di Padova
Katija Marasović University of Split (Croazia)
Pina Novello Politecnico di Torino
Maria Soler Sala Universitat de Barcelona (Spagna)
Luciano Migliaccio Universidade de São Paulo (Brasile)
Andrea Nanetti Nanyang Technological University (Singapore)
Caterina Palestini Università di Chieti-Pescara
Luis Palmero Iglesias Universidad Politecnica de Valencia (Spagna)
Sandro Parrinello Università degli studi di Pavia
Pablo Rodríguez-Navarro Universitat Politècnica de València (Spagna)
Adriana Rossi Università degli Studi di Napoli Federico II
Rossella Salerno Politecnico di Milano
Francesco Salvestrini Università degli Studi di Firenze
Jolanta Sroczynska Cracow University of Technology (Polonia)
Chiara Vernizzi Università di Parma
Petri Vuojala Oulun Yliopisto (Finlandia)
Yasushi Yamaguchi University of Tokyo (Giappone)
Ornella Zerlenga Università della Campania Luigi Vanvitelli
Segreteria Scientifica
Francesca Picchio Università degli Studi di Pavia
Raffaella De Marco Università degli Studi di Pavia
Anna Dell’Amico Università degli Studi di Firenze
Federico Cioli Università degli Studi di Firenze
Anastasia Cottini Università degli Studi di Firenze
Prefazione
Stefano Bertocci, Sandro Parrinello
Prefazione 13
Presentazioni
Cecilia Del Re, Assessore del Comune di Firenze 17
Don Carmelo Mezzasalma, Superiore della Comunità di San Leolino
e della Certosa di Firenze 18
Saverio Mecca, Direttore del DIDA - Dipartimento di Architettura
dell’Università degli Studi di Firenze 19
Alessandro Reali, Direttore del DICAr, Dipartimento di Ingegneria Civile
e Architettura, Università degli Studi di Pavia 20
Contributi
I - Documentazione ed analisi dei complessi architettonici, casi studio italiani
Caterina Palestini
Materiale e immateriale nel culto eremitico di Sant’Onofrio in Abruzzo 22
Marinella Arena, Daniele Colistra, Domenico Mediati
Architettura eremitica italogreca: la chiesa rupestre di S. Margherita a
Mottola. Rilievo, analisi, ipotesi per la valorizzazione 28
Adriana Marra, Massimiliano Savorra, Giovanni Fabbrocino
Un modello digitale per l’analisi e la tutela del patrimonio: la Certosa di
Trisulti 34
Francesco Stilo
La Grotta eremitica di S. Elia Lo Spelota 40
Edoardo Cresci
Storia di un grotta. La lezione dell’eremo di Fra’ Felice a Capri 46
Elena Merino, Renato Benintendi, Gianluigi De Mare
The places of monastic knowledge: identification of architectural spaces of
the scriptoria 52
Serena Bisogno
Architettura e paesaggio alle falde del Vesuvio. L’eremo dei Camaldoli di
Antonio Falchi
Le decorazioni pittoriche di Francesco Palumbo per la sagrestia di San
Michele a Torre del Greco 64
Enrico Cicalò, Daniela Melis
The Sardinian Romanic monastic architecture, relict monuments from the
Judicial age 70
Pierpaolo D’Agostino, Valeria Cera, Massimiliano Campi
I siti micaelici nel sud della Campania. Una rete di conoscenza 76
Francesca Picchio, Francesca Galasso, Silvia La Placa, Alessia Miceli
La costruzione di una banca dati tridimensionale per la Certosa di Pavia: sperimentazioni tecnologiche a confronto 82
Nadia Fabris
Eremo di San Michele a Noli 90
Alessandro Paglia
San Benedetto a Subiaco: un esempio di architettura e nuovi paesaggi 96
Gaia Lavoratti, Alessandro Merlo
Documentazione e analisi per la valorizzazione del patrimonio culturale. Il monastero di Santa Chiara in Pescia 102
Lia Maria Papa, Saverio D’Auria, Valentina Curci
Decorazioni parietali a Ischia in età angioina: nuove prospettive di ricerca tra storia, rilievo e rappresentazione 108
Carlo Togliani
Il convento di S. Maria dei miracoli a Gonzaga (Mantova) 114
André Frans De Naeyer
Numbers, geometry and modulation in the 13thcent. St. Francis Basilica at
Assisi 120
Marco Ricciarini, Daniele Venturini
Lunigiana e Garfagnana un territorio ricco di storia. La Via del Volto Santo 126
Luis Manuel Palmero Iglesias, Graziella Bernardo, Giacomo Tortorella
Abbazia di Santa Maria di Pulsano, giglio candidissimo dei monti del
Gargano e regina dei monaci della nostra terra 132
Giuseppe Damone
Tracce grafiche di un monastero scomparso. La Theotòkos ad Albano di
Lucania (Basilicata) 138
II - Documentazione ed analisi dei complessi architettonici, casi studio internazionali
Sandro Parrinello
La solitudine delle chiese russe nella regione dell’Upper Kama.
Un immenso eremo e un paesaggio culturale al confine dell’Europa 146
Luigi Corniello, Lorenzo Giordano, Enrico Mirra, Adriana Trematerra, Fabiana Guerriero, Gennaro Pio Lento, Xhejsi Baruti, Fiona Neprevishta
I monasteri di Ardenica ed Apollonia in Albania 156
Maria Angélica da Silva, Pier Giorgio Massaretti, Fábio Nogueira
Towards the solitude of the wilderness: franciscan settlements in colonial
Brazil and today 162
Laura Kairienė, Stefano Bertocci, Giovanni Minutoli, Andrea Arrighetti, Federico Cioli, Andrea Lumini
Metodologie di indagine integrata per la conoscenza e la valorizzazione del complesso agostiniano della Chiesa di Švč. M. M. Ramintojos a Vilnius in Lituania 168
Antonio Miguel Trallero Sanz
El monasterio de la Salceda y el Monte Celia 176
Ana Goy Diz
La Ribeira Sacra, unique testimony of the hermit architecture of Western
Europe 182
Carmela Crescenzi
About refectories in Cappadocia 188
Andrzej Kadłuczka, Klaudia Stala
New study on the beginnings of the dominican convent in Sandomierz in the Thirteenth century 196
Nadia Yeksareva, Vladimir Yeksarev, Irina Potapova
L’unicità dei complessi rupestri della regione del Nistru 202
Luigi Corniello
Architetture eremitiche saroniche 208
Stefano Bertocci, Matteo Bigongiari, Reynaldo Esperanza Castro
Il monastero di San Gugliemo a Totolapan e la strada dei monasteri
Luigi Corniello, Lorenzo Giordano, Adriana Trematerra, Corrado Castagnaro, Davide Carleo, Martina Gargiulo, Angelo De Cicco, Andronira Burda
Il Monastero francescano di Visovac in Croazia 220
Rolando Volzone, João Luís Inglês Fonte
Il monastero di Santa Catarina de Montemuro della congregazione eremitica di São Paulo da Serra de Ossa (Évora, Portogallo). Dalla spazialità
eremitica alle permanenze delle strutture monastiche: risultati preliminari 226
III - Documentazione ed analisi dei complessi architettonici
Renato Benintendi, Elena Merino, Gianluigi De Mare
From Alferius’ hermitage to the παροικία of Corpo di Cava. A singular urban development in Southern Italy 234
Edoardo Fabbri
Dall’hortus conclusus all’hortus apertus. Un’ipotesi per il recupero del
patrimonio cenobitico, eremitico e mendicante in Italia 240
Saverio Sturm
Macchine di anacoresi nell’età della Controriforma. Nuove considerazioni sul modello del Santo Deserto carmelitano 246
Maria Grazia Turco
Le comunità benedettine e il fenomeno dell’incastellamento 252
Rosario Marrocco
Rappresentazione, natura e fisicità dello spazio eremitico: spazio mentale e spazio dell’anima. Il complesso di Santa Lucia di Mendola in Sicilia 258
Fauzia Farneti
Domenico Maria Papi nella certosa di San Lorenzo a Monte Santo (Firenze) 264
Massimiliano Campi, Valeria Cera
Dalla Regola all’eccezione. Analisi comparativa dell’architettura delle tre certose della Campania 270
Fabio Mangone
La seconda vita delle certose 276
Marcello Scalzo
La grotta come eremo nell’iconografia dei “Padri del deserto” e di Maria
Maddalena 282
Giovanni Pancani
Progetto per il rilievo della Basilica di San Miniato 288
Federico Cioli
La farmacia del santuario della Verna: metodologie integrate per
la documentazione del Patrimonio storico 294
IV - Conservazione e musealizzazione dei contesti territoriali
Stefano Bertocci
Paesaggi francescani: la regola dell’Osservanza tra Italia, Portogallo e
Spagna 302
Michelangelo Pivetta, Viola Mugnai
Nella terra della solitudine: architetture per sognatori di passaggio
nell’Alentejo 308
Vincenzo Cirillo, Francesco Romano, Ornella Zerlenga
L’eremo dei Camaldoli di Napoli. Fra documentazione e valorizzazione 314
Haroldo Gallo
La Fábrica Pompeia di Lina Bardi – Il “genius loci” in un centro di
aggregazione culturale 320
Andrzej Bialkiewicz, Maria J. Zychowska
The Monastery in Wlodawa 326
Lucia Serafini, Angela Di Giorgio
Le chiese rupestri di Mottola (Taranto). Temi di storia e restauro 332
Ana Escobar González
Lalibela. Dove la roccia diventa architettura
338
Alice Palmieri, Teresa Esposito
Il monastero di Santa Maria in Gerusalemme a Napoli:
visioni per il futuro 344
Giuseppe Cosentino
Architetture sospese tra Oriente e Occidente 350
Beata Kwiatkowska-Kopka
The cistercian monastery in Jędrzejów. Selected research and conservation
issues 356
Adriana Rossi, Daniel V. Martín Fuentes
Con motori di videogiochi. Ri-mediazione di ambienti archeologici 362
Jolanta Sroczyńska
Eremus Silvae Aureae in Rytwiany (Poland). Sacrum and profanum of the cultural heritage values of the place 368
PREFAZIONE
Eugenia Bordini, Andrea Lumini, Matteo Bertelli
Strumenti digitali per la valorizzazione del Patrimonio Culturale.
Sviluppo di una mobile App divulgativa per il Santuario della Verna 374
Antonio Conte, Lucia Nardiello, Roberto Pedone
Il Museo delle linee d’ombra. Protezione e valorizzazione del sito
archeologico di Santa Lucia alle Malve 382
Appendice - La documentazione della Certosa del Galluzzo
Stefano Bertocci
Un progetto di ricerca sulla Certosa di Firenze 390
Francesca Picchio, Francesca Betto
Il progetto di documentazione della Certosa di Firenze.
Indagini conoscitive e analisi preliminari 394
Federico Cioli, Salomè Sodini
Esperienze di rilievo integrato per la documentazione dei Chiostri della
Certosa di Firenze 402
Anna Dell’Amico, Laura Fideli
Modelli digitali per la valorizzazione del complesso della Certosa di Firenze 410
283
LA GROTTA COME EREMO NELL’ICONOGRAFIA DEI “PADRI
DEL DESERTO” E DI MARIA MADDALENA
Marcello Scalzo*
Dalla grotta all’eremo
Il più antico riparo conosciuto dall’uomo è la grotta, cavità naturale nella roccia. Già dalle fasi finali del Paleolitico (o almeno dal Mesolitico) l’uomo usò gli attrezzi di pietra per ricavare ambienti rupestri artificiali, forte della esperienza maturata nel rendere più comodi e adatti ad uso abitativo gli anfratti naturali. Sebbene l’uso de “l’abitare in grotta” in molte aree del bacino circum-mediterraneo non fu mai abbandonato, le tipologie ipogeiche e rupestri avranno, generalmente, destinazione funeraria. Con il diffondersi del Cristianesimo tra il II e il III secolo, alcuni mistici e teologi provenienti, in special modo dall’Egitto e dal Medio Oriente, si emarginavano in meditazione, isolandosi in zone disabitate, riparandosi in anfratti naturali, o in tombe rupestri ormai abbandonate.
Il fenomeno, dall’inizio del IV secolo dopo l’editto costantiniano, si diffuse più largamente; i cristiani più zelanti si ritiravano in solitudine nei deserti tra Egitto, Palestina e Siria. Qui con il digiuno, le privazioni e la preghiera cercavano, in una ascesi contemplativa, una spiritualità profonda che potesse avvicinarli alla grazia divina.
Tra questi, i più noti, chiamati “Padri del deserto”, sono decisamente Paolo “primo eremita” (230-335), Antonio Abate (251-356), Pacomio (292-348) e Gerolamo (347-420); tutti seguivano l’esempio del Cristo, che si era ritirato quaranta giorni nel deserto, o di Giovanni Battista andato a vivere in solitudine, per condurre un’esistenza di penitenza e di preghiera.
Sebbene accumunati dalla “pratica” del ritiro, dell’isolamento dal mondo, tra questi “Padri del deserto” vi erano alcune diversità. Gli “anacoreti” trascorrevano una vita solitaria, in uno stato religioso che li spingeva ad abbandonare la società per condurre una vita solitaria dedicata all’ascesi, alla preghiera e alla contemplazione. Gli “eremiti”, nella tradizione cristiana, sono una forma primitiva di monachesimo che può evolvere in una vita monastica comunitaria, collettiva, il “cenobio”, secondo le regole elaborate da San Pacomio. Questi organizzò intorno al 320, nei pressi di Tebe in Egitto (da qui il termine “Tebaide”), una comunità religiosa, con monaci maschi o femmine che vivevano in grotte e che si incontravano solo per i servizi di culto occasionali.
Gli eremiti cristiani di Egitto, Palestina, Siria e Cappadocia vivevano spesso in luoghi isolati, a volte in misere capanne, altre in grotticelle naturali, oppure in tombe rupestri abbandonate; successivamente si prese, se la natura del terreno lo permetteva, a scavare dei complessi rupestri, per realizzare aggregati che accoglievano piccole comunità monastiche.
*Dipartimento di Archi-tettura - DIDA, Università degli Studi di Firenze.
1 Queste peculiarità le
tro-viamo, ad esempio, nei dipinti di: Gerard David, 1490, già alla Bibliote-ca Marciana di Venezia; Giovan Battista Viola, 1610, ai Musei Capitolini di Roma; Juan Bautista Maíno, 1612, al Prado di Madrid; Jan Brueghel il Vecchio, 1620 circa, al Royal Museums of Fine Arts di Brussels; Orazio Gentileschi, 1627 cir-ca, al Kunsthistorisches Museum a Vienna; Reni Guido Reni, 1630, nella versione della Galleria Borghese a Roma; Ga-spard Dughet, 1645 cir-ca, in Collezione Privata; Jan van Balen, 1648 cir-ca, Casa d’asta Hampel, Monaco di Baviera; Lin-gelbach Johannes, 1650 circa, al Minneapolis In-stitute of Arts; Atelier di Charles Le Brun, 1656, al Museo di Grenoble; Guido Cagnacci, 1658, al Portsmouth City Museum; Laurent Pécheux, 1768, Museo del Monastère Royal di Brou; Adam Brenner, 1835 circa, in Collezione privata; Carl Ferdinand Shon, 1847, in Collezione privata.
2 Ne sono esempio, tra
l’altro, i dipinti di: Paul Bril, inizi XVI secolo, Collezione Privata; Gui-do Reni, 1627 circa, al museo di Beaux-Arts de Quimper, FR; Marco
Ric-284 285 Ma è nell’Alto Medioevo che il fenomeno
dell’architettura per sottrazione raggiunge la sua massima fioritura, sino a consentire la coniazione dell’espressione “Civiltà rupestre” per connotare il vigore dello sviluppo di queste esperienze architettoniche vitali per oltre un millennio. Accantonata, ormai, la tesi che voleva il “vivere in grotta” sinonimo di vita monastica, si verifica che durante tutto il Medioevo l’architettura rupestre viene utilizzata per gli scopi più diversi, non solo religiosi, ma anche abitativi e produttivi. Eremi ed eremiti: iconografia
Se esaminiamo l’iconografia dal XIV secolo in poi che ritrae i primi “Padri del deserto”, constatiamo di quanto “la grotta” sia un elemento ricorrente e caratterizzante dei paesaggi rappresentati nei dipinti.
Come, ad esempio, per le due versioni del San Paolo Eremita di Jusepe de Ribera, una del 1630 circa conservata al Louvre e l’altra del 1640, al Prado di Madrid.
Più numerose le rappresentazioni di Sant’Antonio Abate, soprattutto nell’episodio cosiddetto delle “Tentazioni”, quasi sempre ambientate in una grotta: così, ad esempio, è nel “Livre d’Ore” di Enrico VIII databile agli inizi del 1500. Un artista particolarmente ispirato dalle “Tentazioni di S. Antonio Abate” fu il fiammingo David Teniers il giovane; questi dipinse numerose tele, databili intorno alla metà del XVII secolo, come, ad esempio, le due conservate al Louvre, un’altra al Prado, o quelle al Wallraf-Richartz Museum di Colonia e al Museo Mayer van den Bergh di Antwerp. Una delle più note immagini del Santo in tentazione è quella di Domenico Morelli, del 1878 conservata presso la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, dove l’eremita, rannicchiato in un riparo sotto roccia, è tentato da due fanciulle ignude che appaiono da sotto le stuoie.
Un altro episodio ambientato in un eremo rupestre è quello dell’incontro tra i santi Antonio Abate e Paolo eremita, quest’ultimo, quasi sempre, ritratto davanti alla sua grotta. La scena è proposta, ad esempio, nei dipinti: del Sassetta, 1440 circa, nella National Gallery of Art di Washington; di Lorenzo monaco, 1414, presso la Pinacoteca Vaticana; di Giovanni Girolamo Savoldo, 1510 circa, nelle Gallerie dell’Accademia a Venezia e di Diego Velasquez, 1635-38, al Museo del Prado di Madrid, solo per citarne alcuni.
Scarse le rappresentazioni nell’arte occidentale di San Pacomio, ci (cerchia), 1632 circa,
Casa d’Aste Beyars; Pie-ter Van Lint, 1634, Museo del Castlello di Varsavia; la cosidetta “Maddale-na Briganti”, variamente attribuita ad Antonio de Puga, Giovanni Serodine, Guido Cagnacci o a Diego Velázquez, del 1630/40, in Collezione Privata a Mila-no; Louis Le Nain, 1643, in Collezione Privata fran-cese; Cornelis van
Poe-venerato soprattutto da diverse Chiese orientali, ortodosse e copte.
Numerosi sono i dipinti che ritraggono San Gerolamo penitente nel deserto: il Santo è inginocchiato davanti o all’interno di una grotta, si percuote il petto con un sasso, dinanzi a lui il Crocifisso e le Sacre Scritture, ai suoi piedi il galero cardinalizio e, poco distante, un leone accucciato. Così lo ritraggono, ad esempio, Fiorenzo di Lorenzo, 1483 circa, all’Accademia Carrara a Bergamo; Bernardino Luini, 1520, al Poldi Pezzoli di Milano; Girolamo Romani detto il Romanino, 1516, nella Pinacoteca Tosio Martinengo a Brescia; Jacopo Bassano, 1565, alle Gallerie dell’Accademia a Venezia; Palma il Giovane, 1615, al Museo Diocesano di Trento e Jusepe de Ribera del 1638 nelle Collezioni Reali dell’Escorial.
Buonamico Buffalmacco dipinge tra il 1336 e il 1341 sulle pareti del Camposanto di Pisa un grande affresco dal titolo “la Tebaide”. Anni dopo Beato Angelico e Paolo Uccello realizzano due dipinti dello stesso soggetto; il primo, databile al 1420 esposto agli Uffizi
e l’altro, del 1460 circa, conservato nella Galleria dell’Accademia, entrambi a Firenze. Le tre opere, in un’unica immagine, descrivono una serie di scene che caratterizzano la vita della comunità monastica; alcune si svolgono in ambienti rupestri, momenti quali la preghiera, individuale e in gruppo, e la meditazione.
Interessante, infine, la singolare iconografia di un dipinto di Jacopo del Sellaio, del 1485 circa conservato al Museo Bandini di Fiesole: qui in una unica scena troviamo, intenti alla preghiera e alla penitenza, San Giovanni Battista, San Gerolamo e la Maddalena, con quest’ultima rappresentata davanti ad una grotta.
La Santa, peraltro, è stata sempre considerata la patrona degli eremiti, per aver condotto ella stessa una vita monastica e penitenziale. La grotta nell’iconografia di Maria Maddalena
Maria Maddalena è un soggetto molto amato dagli artisti, una delle immagini sacre più rappresentate nell’arte italiana ed europea. Le opere che la ritraggono sono numerosissime, con varianti iconografiche complesse e articolate, legate a contesti caratteristici e ai periodi storici.
Elementi distintivi della Santa sono alcuni oggetti, costumi e ambientazioni; a lei vengono associati: il vaso per unguenti, il teschio, la croce, la frusta o il flagello, altre volte lo specchio, il lume o la candela, i gioielli o le ricchezze gettate in terra, un uovo rosso,
lenburch, 1650 circa, Col-lezione Privata francese; Juan Carreño De Miranda, 1650, nel National Trust, Poole, GB; David Teniers, 1655 circa, nella Alte Ga-lerie Schloss Eggenberg a Graz; bottega del Guerci-no, 1660, alla Fondazione Sorgente Group Roma; Lorenzo Pasinelli, 1660 circa, in Asta a Sotheby’s; Elisabetta Sirani, 1660 circa, nella Pinacoteca
286 287 nelle antiche icone di tradizione bizantina
e ortodossa. Il più delle volte la Maddalena viene raffigurata come una fanciulla giovane, avvenente (di rado è descritta come una donna adulta, anziana), con lunghi e fluenti capelli rossi o biondi che le scendono sulle spalle o sui seni, nuda o seminuda, coperta solo da stracci o da stuoie intrecciate. Spesso è esplicitamente caratterizzata dai suoi elementi sessuali, un’immagine che sembra destinata più al godimento degli occhi che al fervore devozionale. In altri casi invece è vestita con ricchi e raffinati abiti da cortigiana, oppure avvolta in indumenti di colore giallo (era questo nel ‘500 il segno di riconoscimento delle prostitute); nei dipinti medievali, invece, indossa larghi mantelli o abiti rossi, il colore metafora della passione di Cristo.
Solitamente gli ambienti naturali in cui la Santa viene ritratta sono il deserto, un luogo selvaggio, una foresta, un anfratto roccioso, che, come vuole la tradizione, richiama la grotta della Sainte-Baume in Provenza dove, secondo la legenda, Maria Maddalena si ritirò in solitudine, preghiera e meditazione. Nell’arte barocca è spesso rappresentata in un interno, una stanza buia e disadorna, uno spazio scarno ed essenziale immerso nel buio rischiarato solo dalla luce di una fioca fiamma o da un bagliore di origine celeste.
Tralasciamo l’iconografia della Maddalena negli altri episodi che la vedono protagonista: la Rinunzia dei beni, la Lavanda dei piedi, gli episodi della Passione quali la Crocifissione e la Deposizione e il “Noli me Tangere”.
Dei vastissimi esempi iconografici della Maddalena penitente in preghiera o meditazione in grotta, abbiamo voluto esaminare solo alcuni casi tra i più significativi.
Giotto ad Assisi (1307-1308), nella Cappella dedicata alla Santa nella Basilica di San Francesco la rappresenta in un anfratto rupestre nell’atto di riceve dei vestiti da un venerabile eremita; sempre qui, un altro affresco, la Santa è elevata al cielo dagli angeli: in basso si intravvede l’entrata alla grotta. Francesco di Antonio, sul finire del XIV secolo, in un dipinto nel museo Horne a Firenze, rappresenta la Maddalena “mirrofora”, vestita di rosso, stante davanti al suo eremo, fronteggiata da Tobiolo e l’Angelo e da una religiosa (l’offerente) in preghiera. Anche Antonio del Pollaiolo nella sua Assunzione o Comunione mistica, 1460 circa, Museo Staggia Senese, dipinge la Santa elevata verso il cielo da Angeli che la innalzano fuori dalla grotta.
A partire dalle versioni del XVI secolo la Maddalena è rappresentata assisa davanti ad un eremo rupestre; nei dipinti è importante il Nazionale di Bologna;
Lo-renzo Pasinelli (o bottega), 1665 circa, in asta a Ox-ford; Bartolomé Esteban Murillo, 1680, Museo del Prado a Madrid; Giovanni Maria Viani, 1680 circa, in Asta a Sotheby’s, New York; Giovan Gioseffo Dal Sole, 1697 circa, ai Musei Civici a Bellu-no; Barthelèmy Chasse, 1701 circa, al Museo di Beaux-Arts di Marsilia; Marcantonio Franceschi-ni, 1705 circa, in asta da Cambi Genova; Giovanni Battista Piazzetta, 1720 circa, Museo di Montreal; Pedro López de Calderón, 1721, Collezione Privata; attribuito a Pompeo Ba-toni, 1767, Casa d’aste Wannenes, Genova; An-ton Raffael Mengs, 1770 circa, Collezione Priva-ta; Marcello Bacciarelli, 1798, Museo di Palace on
paesaggio riprodotto, dove sono evidenti i massicci montuosi e, in lontananza, il mare. In effetti, è proprio questo lo scenario che si osserva dall’alto della grotta della Sainte-Baume che si apre verso sud-ovest sulle alture dell’omonimo Plan-d’Aups, e ancora oltre verso la baia di Marsilia1.
Altre versioni vedono la Santa assisa o distesa all’interno dell’eremo rupestre intenta a pregare o in meditazione; in alcuni casi illuminata da un bagliore di origine celeste, o celebrata da angioletti in volo; a volte intenta a flagellarsi. Sebbene in misura minore rispetto gli esempi precedenti, anche qui gli scorci di paesaggio che si intravvedono richiamano gli scenari del Plan-d’Aups della Sainte-Baume2.
Un’ultima versione vede la Maddalena immersa nel buio della grotta illuminata da un fioco bagliore di una lampada, talvolta in preghiera, oppure assorta, quasi in estasi, a volte col capo reclino in un lieve riposo3. Peccatrice e nello stesso tempo penitente, prostituta
e contemporaneamente Santa, il personaggio della Maddalena è tratteggiato nell’ambivalenza tra sacro e profano, in un equilibrio mutevole tra la sensualità e ascesi spirituale. Ed è proprio questa oscillazione tra sofferenza e peccato, religiosità ed erotismo, penitenza e lascivia, in eterno bilico tra rapimento mistico e piacere carnale che ha fatto e che farà di Maria Maddalena un personaggio il cui fascino resisterà per sempre.
the Water a Varsavia; Vic-tor Oursel, 1825, al Museo Sainte-Croix di Poitiers; Carlo Frigiolini, 1860 circa, alla Pinacoteca di Varallo; Jean-Jacques Henner, 1860 circa, Mu-seo Augustins a Toulouse; Apalinary Harauski, 1861, Museo Nazionale d’Ar-te di Bielorussia; 1899 Eduardo Balaca, 1885 circa, Collezione Privata; Emmanuel Benner, 1886, Museo d’Art Moderne di Strasbourg; Alfredo Va-lenzuela Puelma, 1899, Collezione Privata.
3 Così, ad esempio, in:
Trophime Bigot, 1630 circa, nella Casa d’Aste Wannenes di Genova; Eli-sabetta Sirani, 1660 circa, nel Museo di Besancon; Adrian van der Werff , 1665 circa, presso la Casa d’Aste Bukowskis a Stoc-colma; Enrico Scuri, 1852 circa, in asta a Finarte; Pe-ter Schender o Petrus van Schendel, 1855, al Museo della Picardie di Amiens.
Bibliografia
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Finito di stampare in Italia nel mese di Novembre 2020 da Pacini Editore Industrie Grafiche - Ospedaletto (Pisa)