• Non ci sono risultati.

La gestione dei rischi catastrofali: Riassicurazione, Cat-Bond e Analisi del rischio alluvioni in Toscana

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "La gestione dei rischi catastrofali: Riassicurazione, Cat-Bond e Analisi del rischio alluvioni in Toscana"

Copied!
101
0
0

Testo completo

(1)

1

LA GESTIONE DEI RISCHI CATASTROFALI:

RIASSICURAZIONE, CAT BONB e ANALISI DEL

RISCHIO ALLUVIONE IN TOSCANA

(2)

2

LA GESTIONE DEI RISCHI CATASTROFALI:

RIASSICURAZIONE, CAT BONB e ANALISI DEL

RISCHIO ALLUVIONE IN TOSCANA

INTRODUZIONE

4

CAPITOLO PRIMO: Il Rischio Catastrofale

1.1. Definizione di rischio catastrofale

6

1.2. Analisi Internazionale delle catastrofi. Panoramica

degli ultimi anni

8

1.3. La situazione in Italia.

13

1.4. Mercato assicurativo italiano nei confronti di

terremoti e alluvioni.

16

CAPITOLO SECONDO: La Riassicurazione

2.1. L’approccio delle compagnie di assicurazione ai

Rischi Catastrofali

18

2.2. La Riassicurazione

19

(3)

3

CAPITOLO TERZO: Le soluzioni proposte dal mercato

ART e i Catastrophe bond

3.1. Principali strumenti ART

39

3.2. La cartolarizzazione dei rischi assicurativi

42

3.3. I catastrophe bonds

43

3.4. Cat Bond come nuova classe di attività finanziaria 47

3.5. Emissione di catastrophe bonds

50

CAPITOLO QUARTO: Analisi Alluvioni in Toscana

4.1. Rischio alluvioni in Italia

53

4.2. Alluvioni in Toscana

56

4.3 Analisi dei dati reali relativi alla piovosità registrata

in Toscana nel biennio 2014-2015

59

4.4 Ipotetica copertura con emissione di Cat-bond da

parte delle province della regione Toscana. Ipotesi

basata su dati reali, biennio 2014-2015.

64

4.5 Ipotetica copertura con emissione di Cat-bond

da parte delle province della regione Toscana.

Ipotesi basata su dati previsionali, biennio 2017-2018 84

CONCLUSIONI 95

BIBLIOGRAFIA 98

(4)

4 Introduzione

Nel presente elaborato vengono analizzate le principali modalità con cui le compagnie di assicurazione si coprono da aventi catastrofali, come i terremoti, le tempeste, i maremoti, gli uragani e le alluvioni. Da una prima considerazione questa tipologia di rischi sembrerebbe non conveniente per le imprese di assicurazione perché, nel caso di evento, le catastrofi colpiscono contemporaneamente più persone e comportano, a seconda della gravità, indennizzi elevati che determinano una diminuzione della solidità economica delle compagnie e un aumento del rischio di insolvenza. Effettivamente, invece, risultano accettati dalle più grandi compagnie e vengono gestiti secondo una logica di ripartizione con il mercato riassicurativo e con il mercato finanziario. L’elaborato risulta suddiviso in quattro capitoli. Nel primo capitolo, per essere chiaro a quale tipologia di rischio si fa riferimento, si darà una definizione di rischio catastrofale facendo altresì una panoramica prima internazionale delle maggiori catastrofi e successivamente soffermandoci brevemente sulle catastrofi che colpiscono regolarmente il nostro paese: terremoti e soprattutto alluvioni.

Nel secondo capitolo vedremo come le compagnie di assicurazione approcciano a questa tipologia di rischi per non farli gravare direttamente sulla propria strutture patrimoniale. Verrà analizzata la tipica metodologia di gestione dei rischi catastrofali da parte delle imprese di assicurazione, cioè il contratto di riassicurazione: vedremo come nasce, come si definisce, quali sono i fini perseguiti e quali le principali forme di riassicurazione.

Nel terzo capitolo analizzeremo quali sono invece gli strumenti innovativi proposti dal nuovo mercato ART (Alternative Risk Transfer) che nascono per gestire i rischi catastrofali trasferendo il rischio al mercato finanziario, soffermandoci sui catastrophe bonds. Vedremo come è definito un cat bond, come è strutturato e il procedimento con il quale viene emesso.

(5)

5

Nel quarto e ultimo capitolo, verrà analizzato, dati alla mano, il rischio alluvioni prima in Italia e poi, più nel dettaglio, nella regione Toscana. In particolare, grazie a quanto messo a disposizione dal Sir Toscana (Servizio Idrologico della Regione Toscana) verranno proposte, prima su dati reali e successivamente su dati previsionali, delle simulazioni di emissioni di catastrophe bonds da parte di alcune delle province Toscane. Prendendo in considerazione costi e flussi di cassa di investitori e pubbliche amministrazioni infatti è possibile dare alla fine di questa breve analisi un valutazione sulla convenienza economica dell’operazione.

(6)

6 CAPITOLO PRIMO: Il rischio catastrofale

1.1. Definizione di rischio catastrofale

Per rischio catastrofale si intende quel rischio che al suo verificarsi genera notevoli danni a una collettività di persone o cose. Trae origine da particolari avvenimenti, le catastrofi che si presentano raramente e che non seguono le leggi della statistica classica. Proprio questa loro particolare caratteristica fa sì che le catastrofi siano difficilmente prevedibili e che la gestione dei rischi che da esse originano risulta molto complessa. In genere le caratteristiche delle catastrofi possono essere riassunte in:

 Bassa frequenza;

 Coinvolgono un numero elevato di persone o cose nel momento in cui si manifestano;

 Producono danni rilevanti;

In senso assicurativo i rischi catastrofali vendono suddivisi in due categorie a seconda se essi siano generati da “forze della natura” o “dall’uomo”.

I primi definiti “Acts of God”, cioè quelli che letteralmente dipendono da Dio. In questa tipologia di rischi vengono identificate da Swiss Re1 i seguenti eventi

naturali:  Terremoti;  Maremoti;  Alluvioni;  Tempeste;

1 Compagnia di riassicurazione, fondata nel 1863, con sede a Zurigo. E’ considerata la seconda

(7)

7

 Eruzioni vulcaniche;  Incendi;

 Valanghe;  Grandine;

Quelle che invece vengono definite catastrofi “Man made” sono catastrofi che vengono provocate artificialmente dall’uomo. Vengono identificate all’interno di questa categoria le seguenti fattispecie:

 Incidenti aerei;

 Danni ricollegabili al trasporto terrestre (sia traffico stradale che ferroviario);

 Danni ricollegabili alla navigazione;  Crolli di strutture;

 Attacchi terroristici;

Dal punto di vista assicurativo, le due tipologie si differenziano sia per i rami coinvolti, sia per il numero dei soggetti colpiti. Mentre le catastrofi naturali interessano più rami e coperture riguardanti più contratti, le catastrofi man made colpiscono un unico oggetto assicurato di grande entità, che si trova in un

luogo circoscritto e coinvolgono, di norma un numero limitato di contratti.2

Da una prima valutazione i rischi catastrofali sembrerebbero di fatto non convenienti per le compagnie di assicurazione. In realtà risultano accettati dalle più grandi compagnie ma vengono gestiti secondo una logica di ripartizione con il mercato riassicurativo, tramite la riassicurazione (Cap 2), e con il mercato finanziario, tramite soluzioni innovative tra cui i Cat-bond (Cap 3).

Le compagnie di assicurazione gestiscono quindi queste particolari tipologie di rischi in vari modi. Innanzi tutto cercano di diversificare al massimo i rischi, cercando di limitare la concentrazione di rischi in zone a forte rischio. Non

(8)

8

conviene quindi alle compagnie coprire il rischio di terremoti o alluvioni in aree geografiche con una elevata probabilità di manifestazione dell’evento in questione. E’ sempre bene quindi diversificare le coperture per area geografica. In secondo luogo le compagnie utilizzano l’ormai consolidato meccanismo di trasferimento di quote di rischio al mercato riassicurativo, conservando quindi solo una quota del rischio assicurato. Inoltre oggi si stanno sviluppando sempre più forme di trasferimento del rischio al mercato finanziario tramite strumenti innovativi, come i Cat-bond che, diffusi fra gli investitori, hanno una performance direttamente ricollegabile al verificarsi di un determinato evento catastrofale.

1.2. Analisi Internazionale delle catastrofi. Panoramica degli ultimi anni.

Dagli anni 70 ad oggi il numero delle catastrofi è aumentato progressivamente mostrando un trend preoccupante. La figura 1 ci fa vedere proprio l’andamento crescente delle catastrofi, sia naturali che artificiali dal 1970 al 2009.

Figura 1 – Andamento delle catastrofi dal 1970 al 20093

3 Immagine tratta da www.ilbroker.it

(9)

9

Dalla figura 1 si può notare come dal ’70 all’ ’86 il trend delle catastrofi naturali, di quelle artificiali e quindi il trend cumulato sia stato pressoché costante. Dal 1986 al 2009 invece si assiste ad un progressivo aumento. Il numero di catastrofi, infatti è aumentato più del 100% in poco più di 20 anni. Le principali cause di questo drastico e preoccupante aumento sono identificate nell’

aumento della popolazione mondiale4, nel processo sempre crescente

dell’urbanizzazione e negli cambiamenti climatici. In particolar modo l’urbanizzazione, ovvero la migrazione dalle campagne alle città, ha aumentato il numero di persone nelle grandi centri creando un rischio enorme. Per inquadrare meglio il fenomeno serviamoci di qualche dato. Mentre nel 1950 solo 750 milioni di persone su 2,5 miliardi vivevano nelle grandi città, ora sono circa 2,6 miliardi su 5,7 e nel 2025 si presume saranno 5 miliardi su 8,3. Sulla base di questi dati, il numero delle città superiori ad un milione di abitanti si è

quadruplicato: da 83 nel 1950 a 325 di oggi.5

Ebbene dati alla mano vediamo quindi come la concentrazione di persone nelle regioni urbane è maggiore e qualora si verifichi una catastrofe essa provochi ingenti danni e vittime. L’esposizione riguarda indistintamente sia catastrofi naturali, ad esempio il terremoto di Kobe (Giappone 1995) che essendosi verificato poco prima delle sei del mattino ha provocato più di 6 mila vittime e danni superiori a 100 miliardi di dollari, sia catastrofi artificiali, ad esempio gli attentati dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti che hanno provocato 3 mila vittime e danni per circa 100 miliardi di dollari.

4 Secondo delle stime delle Nazioni Unite, la popolazione mondiale che ha raggiunto i 7 miliardi nel

corso del 2015 raggiungerà i 9 miliardi nel 2050. A New York, Hania Zlotnik, Direttore della Divisione Popolazione del Dipartimento degli Affari Economici e Sociali (DESA), presentando la Revisione 2008 del “Word Population Prospects”, afferma che non ci sono modifiche alle stime presentate nel 2008 e che nel 2050 la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi. Secondo il documento nove paesi

contribuiranno per metà all’incremento mondiale, nel periodo compreso tra il 2010 e il 2050: India, Pakistan, Nigeria, Etiopia, Stati Uniti, Repubblica Democratica del Congo (DRC), Tanzania, Cina e Bangladesh.

(10)

10

Mentre però il numero di vittime per ogni evento catastrofico (figura 2) sta leggermente decrescendo, per effetto del miglioramento delle misure di protezione e sicurezza che i paesi hanno via via adottato contro questi accadimenti, il valore complessivo dei danni provocati è in crescita e con esso è in crescita l’ammontare delle perdite assicurative collegate a eventi catastrofali. (Figura 3)

Figura 2 – Numero di vittime tra il 1970 – 20036

Figura 3 – Ammontare delle perdite catastrofali connesse a coperture assicurative fra il 1970 – 19997

6 Immagine tratta da S.MAINI, La gestione dei rischi climatici e catastrofali, Giapichelli, Torino, 2004,

pp.7

7 Immagine tratta da I.BASILE, Nuove frontiere dei mercati finanziari e della securities industry modelli di

organizzazione dei mercati e nuovi strumenti finanziari stock options, IPOs, cat bonds, volatility swaps, derivati di credito, Bancaria, Roma, 2001, pp.220

(11)

11

Infatti se dal 1970 al 1988 le perdite delle compagnie assicurative derivanti da eventi catastrofali aveva raramente superato soglia 5 miliardi di dollari, dal 1989 in poi sono state raggiunte soglie sempre maggiori a tale livello.

I danni provocati dalle catastrofi, seppur assicurati, non sono coperti interamente dalle compagnie di assicurazione e/o riassicurazione per cui solo una piccola parte di essi sono risarciti agli assicurati (Figura 4).

Figura 4 – Danni economici e risarcimenti assicurativi 1950 - 2008 8

Infatti il settore assicurativo e riassicurativo non dispongono di risorse necessarie per far fronte ai maggiori eventi catastrofali e risarcire tutto il danno assicurato. Il più naturale candidato a coprire i danni delle catastrofi è senz’altro il mercato di capitali.

Guardando al recentissimo passato possiamo dire che il 2011 è il secondo anno peggiore, dopo il 2005, per l’industria assicurativa in termini di costo per sinistri catastrofali. In questo anno si sono verificate 253 catastrofi naturali nel mondo. Oltre agli uragani Katrina, Rita e Wilma, che negli Usa hanno provocato ingenti danni, la maggior perdita economica è stata registrata in Giappone a causa di un terremoto con epicentro a 100 chilometri dalla costa che ha fatto tremare la

8 Immagine tratta da www.ilbroker.it

(12)

12

terra per 6 minuti e ha provocato uno tsunami9. La perdita economica stimata è

stata di 210 bilioni di dollari con più di 15 mila vittime e perdite per le compagnie assicurative di 35 bilioni di dollari.10 Anche in Europa sono stati

registrati eventi catastrofici di eccezionale entità che hanno provocato ingenti danni come riportato in figura 5.

Figura 5 – Calamità naturali in Europa nel 201111

1.2.1. Approccio alle alluvioni di Usa e Regno Unito

Le alluvioni sono le più gravi catastrofi che colpiscono sistematicamente Regno Unito e Usa. I due stati in questione ne sono consapevoli e hanno cercato di porre una soluzione per tutelare i propri cittadini.

In Gran Bretagna la commissione europea ha recentemente approvato, nell’ambito di un regime libero volontario, uno schema di riassicurazione (“Flood Re”) che istituisce un pool a cui partecipano imprese esercenti l’assicurazione property, per fornire la riassicurazione per il rischio alluvione alle abitazioni più esposte così da poter offrire loro la copertura assicurativa ad un

9 Definizione da enciclopedia Treccani “serie di onde provocate da qualsiasi evento in grado di muovere

verticalmente una grande colonna d’acqua: movimenti tettonici sottomarini, eruzioni vulcaniche, frane, esplosioni o caduta di meteoriti”

10 Cit. www.ilbroker.it

(13)

13

prezzo accessibile.12Negli Usa, da sempre esposti a grandi eventi catastrofali

come tempeste, uragani e cicloni, il grande rischio di alluvione ha portato le compagnie di assicurazione private a non offrire copertura ai privati verso queste tipologie di eventi. Così nel 1968 è stato istituito il NFIP (National Flood Insurance Program) con il quale il governo americano ha offerto ai privati cittadini una protezione delle abitazioni situate in zone a rischio.

1.3. La situazione in Italia.

L’Italia anche per la sua posizione geografica è da sempre soggetta a fenomeni catastrofali, in particolar modo terremoti e alluvioni. Dati alla mano circa il 40% delle abitazioni sono ubicate in una zona in cui è presente il rischio sismico, il 45,3% dei comuni è a rischio alluvioni.

1.3.1. Terremoti

Per quanto riguarda i terremoti le aree più a rischio sono ormai conosciute da tempo e questo ha fatto sì che anche la capacità di prevedere nel breve periodo un evento sismico è migliorata notevolmente. Gli elementi che in ogni caso rimangono incerti e che rendono imprevedibili i terremoti sono fondamentalmente tre: il tempo esatto, la localizzazione esatta e l’intensità del sisma. L’Italia è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo, per la sua particolare posizione geografica, nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica. La sismicità più elevata si concentra nella parte centro-meridionale della Penisola, lungo la dorsale appenninica (Val di Magra, Mugello, Val Tiberina, Val Nerina, Aquilano, Fucino, Valle del Liri, Beneventano, Irpinia), in Calabria e Sicilia e in alcune aree settentrionali, come il Friuli, parte

12 Estratto da “Le alluvioni e la protezione delle abitazioni. Le proposte del settore assicurativo per

superare l’attuale carenza di polizze”, Ania (Associazione Nazionale fra le imprese assicurative), 2015, pp.21

(14)

14

del Veneto e la Liguria occidentale. Solo la Sardegna non risente particolarmente di eventi sismici.13

1.3.2. Alluvioni

Per quanto riguarda le alluvioni, invece, la situazione è ben diversa. Il fenomeno delle alluvioni è compreso all’interno del ben più vasto rischio meteo-idrogeologico. Rientrano in questa categoria non solo le alluvioni, ma anche temporali, grandine, cicloni, mareggiate, ondate di calore, frane e valanghe. L’Italia è un paese a forte rischio meteo-idrogeologico. La densità della popolazione, la progressiva urbanizzazione, l’abbandono dei terreni montani, l’abusivismo edilizio, il continuo disboscamento, l’uso di tecniche agricole poco rispettose dell’ambiente e la mancata manutenzione dei versanti e dei corsi d’acqua hanno sicuramente aggravato il dissesto e messo ulteriormente in evidenza la fragilità del territorio italiano, aumentando l’esposizione ai fenomeni e quindi il rischio stesso.14

La Direzione generale per la difesa del suolo del Ministero dell’Ambiente ha raccolto i seguenti dati e ha elaborato nel 2013 la “carta delle aree ad alta criticità idrogeologica”. Da questo studio emerge che circa 6 milioni di persone in Italia sono residenti in un territorio ad alto rischio alluvione. Le regioni più a rischio, come si può facilmente vedere dai dati raccolti in figura 6, sono Piemonte, Lombardia e Campania.

13 Estratto da www.protezionecivile.it 14 Estratto da www.protezionecivile.it

(15)

15

Figura 6 – Aree ad alta criticità idrogeologica e comuni interessati.15

Dalla figura 6 si desume che sul totale dei comuni interessati 6 633 il 18,6% è esposto al rischio alluvione e il 38,9% è esposto al rischio alluvioni e frane. Infine il 24,9% è esposto a rischio frane. Da questa banale analisi si può notare che l’82,4% dei comuni italiani è quindi esposto a rischio frane e/o alluvioni e il 57,5% limitatamente a rischio alluvioni. Questi sono dati molto preoccupanti se si considera il fatto che spesso fenomeni di questo genere si accompagnano con ingenti danni e soprattutto molte vittime.

Secondo un altro studio condotto dal centro studi Irpi-Cnr (Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica), che censisce solo i casi più gravi, infatti dal 1964 al 2013 in Italia le alluvioni hanno provocato 710 morti. Il 2014 in particolare ha mostrato un picco allarmante con 20 morti in 13 eventi.

15 Immagine tratta da “Le alluvioni e la protezione delle abitazioni. Le proposte del settore assicurativo

per superare l’attuale carenza di polizze”, Ania (Associazione Nazionale fra le imprese assicurative), 2015, pp.3

(16)

16 1.4. Mercato assicurativo italiano nei confronti di terremoti e alluvioni.

In Italia l’esposizione totale del patrimonio abitativo è di 3.900 miliardi di euro. A fronte di questo dato si stima che il danno annuo atteso per eventi catastrofali sismici e alluvionali sia di 2.8 miliardi di euro. Quindi una copertura assicurativa contro tali rischi sarebbe più che lecita e anzi assolutamente necessaria. Invece nel nostro paese il settore riguardante coperture per terremoti e alluvioni stenta a decollare. Le motivazioni possono essere identificate in:

1. Sostanziale obbligo di intervento da parte dello stato 2. Politica conservativa delle compagnie di assicurazione

Per quanto riguarda il primo punto, sebbene non vi sia un obbligo di intervento da parte dello stato, non vi è una norma che obbliga ad intervenire per risarcire le persone che hanno subito danni da terremoti e alluvioni, nella prassi esiste una procedura per cui lo stato interviene di fatto a sostegno di chi ha subito danni. Quindi una causa della mancanza di copertura da parte dei cittadini contro questi eventi risiede proprio nel fatto che essi confidano nell’intervento a posteriori dello stato.

Altra causa è che le compagnie di assicurazione in Italia non hanno mai avuto un forte interesse a offrire polizze per coprire questi rischi perché innanzi tutto il nostro paese è un paese a forte rischio terremoti e alluvioni per caratteristiche meteo-idrogeologiche e poi vi è un oggettiva difficoltà nella determinazione di premi adeguati e uniformi visto che le probabilità di accadimento sono molto diverse a seconda della zona geografica.

A termine di questa breve analisi, possiamo affermare che nel contesto attuale i privati cittadini fanno volontariamente a meno di coperture verso rischi sismici, alluvionali o di altri rischi catastrofali in generale. Discorso diverso si deve fare per le imprese. Un’impresa che vuole coprirsi dal rischio alluvione trova agevolmente una polizza assicurativa grazie a un offerta ampia e consolidata.

(17)

17

Infatti a fronte di una minoranza di piccole-medie imprese che decidono di coprirsi verso tali rischi vi è una massiccia copertura da parte di imprese di medio-grandi dimensioni. Le grandi imprese sono solite coprirsi verso calamità naturali che provocano ingenti perdite e stipulano quindi contratti di assicurazione che in caso di accadimento di sinistro generano importanti e significativi indennizzi da parte delle compagnie che si assumono il rischio. Dall’altro lato le compagnie assicurative che decidono di accettare questi rischi ricercano delle modalità alternative per non far incidere negativamente sulla propria solidità finanziaria un eventuale indennizzo. Sono tre i modi con cui le compagnie di assicurazione assolvono a questa finalità: in primis cercando di diversificare il proprio portafoglio, poi praticando la riassicurazione e infine ricorrendo a nuovi strumenti di trasferimento del rischio noti con il nome di Alternative risk transfer (Art).

(18)

18 CAPITOLO SECONDO: La riassicurazione

2.1. L’approccio delle compagnie di assicurazioni ai Rischi Catastrofali

Le imprese assicurative rispetto alle imprese tradizionali presentano un flusso economico invertito. Infatti le entrate, rappresentate dai premi pagati dagli assicurati, precedono temporalmente le uscite, rappresentate invece dagli indennizzi che devono essere corrisposti agli stessi qualora si verifichi l’evento assicurato. Quindi l’obiettivo primario di tali imprese è quello di creare un portafoglio assicurativo tale da consentirgli nel lungo periodo il raggiungimento di risultati soddisfacenti. La maggiore difficoltà è sicuramente quella di determinare le tariffe, stabilendo il livello dei premi sulla base della stima della frequenza media dei sinistri riportati nelle serie storiche di dati che le imprese hanno a disposizione. I premi dovranno essere definiti in misura tale che, ammettendo il perdurare nel futuro delle condizioni che hanno contraddistinto il prodursi della frequenza dei rischi e dell’intensità dei sinistri osservata in passato, possano assicurare la copertura dei sinistri, degli altri costi e produrre risultati tecnici positivi.16 E’ quindi di primaria importanza per le compagnie di

assicurazione stabilire a priori il rischio che possono sopportare. Questa determinazione è importante perché una ritenzione troppo elevata porta ad un indebolimento della struttura patrimoniale, una ritenzione troppo bassa invece porta a delle perdite sui profitti realizzabili attraverso l’investimento diretto dei premi. Di per se quindi la decisione sul rischio da trattenere è molto complessa. Se a questo aggiungiamo che le caratteristiche dei rischi oggetto di questo studio, i rischi catastrofali, sono ancor più eterogenee allora possiamo dire che la loro gestione da parte delle imprese risulta di vitale importanza. La più bassa frequenza delle catastrofi naturali rispetto ai sinistri più tradizionali e l’entità potenzialmente più elevata dei danni conseguenti contribuiscono a rendere

(19)

19

molto meno affidabili i dati statistici a disposizione.17 Di fronte a rischi

catastrofali quindi le compagnie di assicurazione cercano dei modi per non farli gravare direttamente sulla propria struttura patrimoniale e generare in questo modo effetti negativi sul proprio equilibrio economico. Generalmente sono tre i modi con cui gli assicuratori affrontano tali rischi:

1. Diversificando il rischio, quindi cercando di evitare alte concentrazioni di rischio nelle medesime aree geografiche

2. Trasferendo quindi quote di rischio al mercato riassicurativo tramite il contratto di Riassicurazione

3. Trasferimento del rischio assicurato all’esterno ad un mercato di nuovi strumenti che va sotto il nome di ART (Alternative Risk Transfer)

2.2. LA RIASSICURAZIONE

2.2.1. Cenni storici.

La riassicurazione è un attività che ha origini molto antiche ed i primi scritti che

la documentano risalgono addirittura alla seconda metà del ‘300.18 Trae origine

dall’assicurazione marittima diffusa in Europa, e in particolar modo nelle repubbliche marinare, nel medio evo. In questo periodo il commercio via mare era molto diffuso e rappresentava il tipo di commercio principale. Questo tipo di trasporto però era tutt’altro che privo di rischio e proprio per questo ha portato alla nascita e allo sviluppo del primo sistema assicurativo. I primi contratti assicurativi quindi, nacquero proprio per assicurare il rischio di trasporto che gravava sulle grandi rotte o su carichi imponenti e preziosi. Si prevedeva una sorta di contratto di prestito in cui il finanziatore (l’assicuratore) prestava denaro al mercante (l’assicurato) che intendeva trasportare la sua merce via

17 I.BASILE, Nuove frontiere dei mercati finanziari e della securities industry modelli di organizzazione dei

mercati e nuovi strumenti finanziari stock options, IPOs, cat bonds, volatility swaps, derivati di credito, Bancaria, Roma, 2001, pp 219

(20)

20

mare. Se il viaggio andava a buon fine e la merce arrivava sana e salva a destinazione, allora il mercante restituiva il prestito comprensivi di degli interessi al finanziatore. Se al contrario la nave non raggiungeva la destinazione prestabilita e quindi la merce fosse andata persa, il mercante poteva tenersi il prestito. Sulla base di questo contratto di prestito, nasce quella che oggi prende il nome di riassicurazione. Il primo contratto che si può definire di riassicurazione fu stipulato a Genova il 12 luglio 1370. Redatto in latino, riguardava il trasporto di merci via mare da Genova a Sluis nelle Fiandre. Esso stabiliva che l’assicuratore trasferisse la parte più rischiosa del viaggio da Cadiz (Andalusia) a Sluis ad un altro assicuratore “ripigliando sechurità”, ovvero riassicurandosi.19 Questa sorta di accordo, che non aveva natura contrattuale,

non riguardava il mercante (l’assicurato) bensì il finanziatore (l’assicuratore) e un terzo soggetto che si assumeva il rischio (riassicuratore). Tale novità introdotta sul finire del 1300 rappresentava una tecnica che consentiva all’assicuratore di prestare all’assicurato il servizio da lui richiesto senza doversi preoccupare di un potenziale squilibrio del suo portafoglio. Infatti l’assicuratore accettava solo il rischio che poteva permettersi quantitativamente, il restante invece veniva ceduto e assunto da un riassicuratore. Col passare del tempo la riassicurazione divenne una pratica comune e un comportamento normale per le compagnie di assicurazione che trasferivano la parte di rischio più pericolosa. Scarseggiano notizie sulla riassicurazione dalle sue origini fino alla fine del 1700. Dagli elementi disponibili si può soltanto arguire che la riassicurazione veniva prestata in singoli casi da commercianti o banchieri ad altri commercianti o banchieri che avevano coperto di assicurazione dei rischi marittimi e che

consideravano troppo elevato il loro impegno.20 Possiamo però affermare che a

partire dal 1700 il centro dell’attività assicurativa si trasferì a Londra. Infatti nella capitale londinese si era creato un vero e proprio mercato di assicurazione

19 G.DI GROPPELLO, Principi di tecnica riassicurativa la riassicurazione finanziaria e i derivati in

riassicurazione, LINT, Trieste, 1996, pp. 24

(21)

21

marittima. Edward Lloyd aveva aperto una caffetteria che divenne ben presto centro di ritrovo per marinai e gente di mare e di conseguenza punto di raccolta e diffusione di notizie riguardanti traffici marittimi. Accanto a sottoscrittori seri e responsabili c’erano anche personaggi che vedevano nel mercato di assicurazione e di riassicurazione un’opportunità per arricchirsi anche tramite pratiche speculative e fraudolente. Proprio questa caratteristica dell’innovativo mercato messo su dai Lloyd portò Re Giorgio II d’Inghilterra, con un provvedimento del 1745, a mettere al bando alcune assicurazioni marittime e a imporre alla riassicurazioni delle pesanti restrizioni. La legge promulgata da Re Giorgio dichiarò illegali certe assicurazioni marittime (le cosiddette polizze “policy proof of interest” o P.P.I.) e interdisse la riassicurazione salvo in caso di morte, di insolvenza o di bancarotta dell’assicuratore originale.21

Tale legge che proibiva la riassicurazione rimase in vigore fino al 1864 fino a quando venne abolita dalla regina Vittoria. Nel resto dell’Europa la riassicurazione non subì la squalifica che le era stata imposta in Inghilterra nel ramo marittimo, ma veniva utilizzata più come espediente che come un normale istituto.22 Solo quando, nelle prime decadi del 1700, le compagnie di

assicurazioni avevano ormai fatto la loro comparsa in Europa e in America possiamo dire che prese piede la riassicurazione come la conosciamo oggi. Nella seconda metà del ‘700 si ha notizia di un’attività riassicurativa relativa ad un ramo diverso da quello trasporti, e precisamente al ramo incendio. Nel 1850, nacquero le prime compagnie professionali di riassicurazione. Legate allo scoppio dell’incendio di Amburgo nel 1842, nel 1846 nascono la Kolnische Ruck e successivamente la Aechener Ruck. In Italia la prima compagnia professionale

21 G.ANGELI, La riassicurazione. Teoria, pratica e tematiche varie, Giuffrè, Milano, 1981, pp.7 22 G.ANGELI, La riassicurazione. Teoria, pratica e tematiche varie, Giuffrè, Milano, 1981, pp.7

(22)

22

di riassicurazione fu la Ausonia, fondata nel 1898, che cominciò a sottoscrivere primi affari riassicurativi nel 1924.23

2.2.2. Definizione, funzione e finalità.

Def. <<La riassicurazione è un contratto sulla base del quale un assicuratore, detto riassicurato o cedente, mediante il pagamento di un premio, ottiene che un riassicuratore, detto anche cessionario, gli contro garantisca tutto o una parte di un rischio che egli abbia assunto o possa assumere>>24

Figura 7 – Riassicurazione.25

La prima caratteristica che si desume dalla definizione è che la riassicurazione nasce da un rapporto principale tra assicurato e assicuratore. In forza di questo primo ed essenziale rapporto nasce un secondo contratto fra assicuratore e riassicuratore. Solo dall’esistenza congiunta e indipendente di questi due contratti può aversi riassicurazione. Sempre dalla definizione possiamo definire due parti nel contratto di riassicurazione. La riassicurazione passiva, quella effettuata dalla compagnia d’assicurazione che cede premi e rischi in

23 G.DI GROPPELLO, Principi di tecnica riassicurativa la riassicurazione finanziaria e i derivati in

riassicurazione, LINT, Trieste, 1996, pp.25

24 A.D.CANDIAN-S.PACI, Manuale di tecnica delle assicurazioni, Giuffrè, Milano, 2002, pp.822 25 Immagine tratta da A.D.CANDIAN-S.PACI, Manuale di tecnica delle assicurazioni, Giuffrè, Milano,

(23)

23

riassicurazione; e la riassicurazione attiva, quella effettuata dal riassicuratore che accerta premi e rischi in riassicurazione. Prima di definire la funzione e gli scopi della riassicurazione è necessario precisare alcuni obblighi a carico dei soggetti che negoziano il contratto.

Un ulteriore distinzione che può essere fatta è quella di Riassicurazione diretta e indiretta. Per riassicurazione diretta si intende quella effettuata su rischi sottoscritti in proprio, ovverosia da un assicuratore che, avendo emesso delle polizze da solo o comunque assunto rischi in coassicurazione, riassicura affari da lui direttamente sottoscritti. Per riassicurazione indiretta si intende quella effettuata da chi non avendo sottoscritto direttamente né partecipato in coassicurazione alle polizze che riassicura, cede rischi che ha accettato da altri. La differenza tra i due tipi di riassicurazione può ricavarsi anche dalla seguente considerazione: un assicuratore può riassicurare i rischi da lui sottoscritti direttamente, mentre un riassicuratore può retrocedere ciò che ha ricevuto da altri.26

Come nei contratti di assicurazione diretta, il contratto di riassicurazione è soggetto al principio della “uberrima fides”. Ciò significa che le parti hanno il dovere di presentare una corretta rappresentazione dei fatti e di far conoscere

alla controparte tutti gli elementi materiali a loro disposizione.27 Quando si parla

di funzione della riassicurazione è necessario risalire alla funzione che regola all’assicurazione diretta. Questa è regolata dal principio che il comportamento di un insieme di eventi è determinabile in anticipo. Infatti grazie a dati riferibili al passato e grazie ad approssimazioni sul futuro è possibile nel presente formulare le probabilità di accadimento di un determinato evento. E’ possibile determinare con sufficiente approssimazione in un determinato periodo quante saranno le nascite, quanti saranno i decessi, quale sarà il numero delle case

26 A.D.CANDIAN-S.PACI, Manuale di tecnica delle assicurazioni, Giuffrè, Milano, 2002, pp.824 27 G.DI GROPPELLO, Principi di tecnica riassicurativa la riassicurazione finanziaria e i derivati in

(24)

24

colpite da incendio e così via. Queste probabilità sono ovviamente probabilità teoriche. La validità della probabilità teorica, in conformità della legge dei grandi numeri (maggiore è il numero delle prove tanto più l’esito pratico si avvicina alla probabilità teorica, Teorema di Bernoulli), è tanto maggiore quanto più grande è la massa a cui viene applicata.28

Affinché l’applicazione della probabilità teorica sia valida devono quindi essere rispettate due condizioni. La prima condizione è che il numero dei casi analizzati deve essere sufficientemente grande da soddisfare la legge dei grandi numeri. La seconda condizione è che gli stessi casi presi in considerazione debbano essere omogenei dal punto di vista qualitativo e quantitativo. All’omogeneità qualitativa provvede lo stesso assicuratore accogliendo rischi esposti alla stessa intensità di pericolo. E’ affidata invece alla riassicurazione la funzione di garantire per la massa dei rischi coperti un omogeneità quantitativa tale da rendere valida l’applicazione delle probabilità teoriche.

Per quanto riguarda le finalità della riassicurazione, esse sono principalmente identificabili in cinque punti.

1. La ripartizione del rischio;

2. L’aumento della capacità di sottoscrizione; 3. L’equilibrio del portafoglio;

4. La stabilizzazione dei risultati;

5. Il rafforzamento della solidità finanziaria;

Il primo aspetto sembra abbastanza ovvio, infatti è normale che quando l’assicuratore presume che un determinato rischio sia troppo oneroso per il proprio portafoglio decidendo di cederlo tutto o in parte a una o più compagnie di riassicurazione non fa altro che ripartire il rischio originario, in modo tale da salvaguardare la sua stabilità economica. Il secondo punto è una semplice

(25)

25

conseguenza del contratto di riassicurazione. Infatti cedendo parte dei rischi la compagnia può sottoscrivere rischi in misura superiore a quanto potrebbe fare contando solo sulle proprie forze. Il terzo punto non è di facile intuizione ma fondamentale per capire perché la riassicurazione svolge un ruolo importante per garantire la stabilità della compagnia di assicurazione. Infatti ogni assicuratore per l’equilibrio della sua gestione, deve far sì che la probabilità teorica del verificarsi di un dato evento dannoso (detto sinistro) si avvicini il più possibile alla sua probabilità statistica. Quindi al fine di conseguire il risultato, deve aumentare il numero dei casi in gestione al punto da ridurre al minimo la differenza tra probabilità teorica e probabilità statistica.29 Per far ciò, secondo la

legge dei grandi numeri, è più sicuro per l’assicuratore sottoscrivere tanti piccoli rischi invece che pochi grandi rischi. Quindi la compagnia di assicurazione cederà in riassicurazione i rischi che porterebbero ad un esposizione eccessiva rispetto agli altri rischi presenti in portafoglio raggiungendo così l’omogeneità dei rischi e quindi l’equilibrio di portafoglio richiesto per la gestione. La quarta finalità presentata in elenco è quella di stabilizzazione dei risultati in un certo periodo. Infatti risultati stabili sono un forte segnale di solidità e stabilità della compagnia agli occhi di potenziali clienti e azionisti. La riassicurazione infatti riducendo i rischi sulla compagnia di assicurazione, minimizza le fluttuazioni limitando l’impatto di un singolo evento sul portafoglio. Infine la solidità finanziaria della compagnia assicurativa viene misurata con l’indice di solvibilità. Infatti c’è un tasso minimo di solvibilità al di sotto del quale le compagnie assicurative non possono operare. L’uso della riassicurazione impatta positivamente su questo tasso quindi contribuisce a renderla più solida perché più solvibile.

29 G.DI GROPPELLO, Principi di tecnica riassicurativa la riassicurazione finanziaria e i derivati in

(26)

26

2.2.3. Forme di riassicurazione

Le forme di riassicurazione utilizzate dalle compagnie di assicurazioni sono essenzialmente due:

A. La riassicurazione facoltativa

B. La rassicurazione obbligatoria o Trattato di riassicurazione

La prima, è la forma di riassicurazione più antica. Riguarda specifici rischi, singoli rischi che la compagnia di assicurazione decide di cedere.

Figura 8 – Tipologie di riassicurazione.

La seconda è invece una forma contrattuale che permette alla compagnia di assicurazione di riassicurare i rischi a priori, in maniera automatica. Nel primo caso alla compagnia cedente spetterà l’onere di fornire tutte le informazioni possibili su quello specifico rischio alla compagnia di riassicurazione. Ricevuti i dati, solo dopo un attenta analisi, la compagnia di riassicurazione deciderà se accettare o meno quel rischio. E’ importante sottolineare che la società di riassicurazione è libera da qualsiasi vincolo quindi può accettare o rifiutare il

RIASSICURAZIONE

FACOLTATIVA

PROPORZIONALE

NON

PROPORZIONALE OBBLIGATORIA o TRATTATO DI RIASSICURAZIONE PROPORZIONALE QUOTA SHARE, ECCEDENTE e FAC-OBBLIGATORIO NON PROPORZIONALE WORKING COVER, CAT COVER, STOP LOSS, AGGREGATE XL e uMBRELLA XL

(27)

27

rischio che le viene offerto. Nel caso in cui il rischio non venga accettato la compagnia di assicurazione potrà cercare un altro riassicuratore. Con la seconda metodologia invece questa libertà non c’è, la società di riassicurazione è obbligata ad accettare il rischio preventivamente in base ad un accordo contrattuale. E’ un accordo che sostanzialmente impegna la compagnia di riassicurazione ad accettare qualsiasi rischio.

La riassicurazione facoltativa può essere proporzionale o non proporzionale. Quando ogni aspetto contrattuale è una proporzione della polizza originale allora si parla di “riassicurazione proporzionale”, ogni qual volta invece viene stipulata una riassicurazione senza tenere conto di queste proporzioni siamo di fronte a una “riassicurazione non proporzionale”.

Anche la riassicurazione obbligatoria può essere proporzionale e non proporzionale. Il trattato proporzionale è un accordo che impegna l’assicuratore cedente a cedere, e il riassicuratore ad accettare, una quota prefissata di ogni

rischio originariamente sottoscritto dalla cedente.30

A. La riassicurazione facoltativa.

E’ molto laboriosa e complessa ma permette di avere alcuni vantaggi:

 Permette di riassicurate alcuni particolari rischi che non vengono trattati nella riassicurazione obbligatoria;

 Permette di riassicurare importi elevati che superano le soglie previste nelle riassicurazione obbligatoria;

 Riduce i rischi di cedente e di riassicuratore;  Permette di ottenere nuovi know-how;

30 G.DI GROPPELLO, Principi di tecnica riassicurativa la riassicurazione finanziaria e i derivati in

(28)

28

Al tempo stesso però questa tipologia di riassicurazione presenta anche alcuni punti negativi:

 Produce una quantità di lavoro amministrativo molto elevata sia nel front office che nel back office;

 Richiede un tempo elevato per il collocamento;

 La polizza non può essere emessa se prima la compagnia di assicurazione non ha concluso il contratto di riassicurazione;

 Le commissioni per la compagnia di assicurazione sono basse31;

B. La riassicurazione obbligatoria o trattati di riassicurazione. Esistono tre tipi di trattati proporzionali:

1. Trattato quota; 2. Trattato eccedente;

3. Trattato facoltativo-obbligatorio; Analizziamoli brevemente.

Trattato quota

Si tratta sostanzialmente di un accordo tra compagnia cedente e società di riassicurazione in cui la prima si obbliga a cedere e la seconda si obbliga ad accettare una “quota” di ogni rischio sottoscritto dalla cedente. La compagnia di riassicurazione quindi accetta a priori una percentuale di tutte le polizze stipulate da una data impresa di assicurazione. Gli accordi “quota share” sono particolarmente adatti alle giovani compagnie con poche competenze in un particolare settore assicurativo, in quanto la loro scarsa esperienza di perdita

31 La percentuale che viene riconosciuta all’assicuratore può essere determinata a priori o a posteriori.

Nel primo caso avremo una commissione fissa, cioè una percentuale che viene ceduta alla cedente per i costi sostenuti, nel secondo invece avremo una commissione scalare che è in parte ceduta per i costi sostenuti, in parte premiante in caso di sinistrosità bassa.

(29)

29

rende difficile la definizione corretta dei premi. Infatti mediante un contratto riassicurativo di questo genere, il riassicuratore si assume il rischio di ogni possibile stima errata.32

Figura 9 – Esempio di trattato quota.33

Questa particolare ma diffusa tecnica di cessione del rischio presenta vantaggi e svantaggi sia per la compagnia cedente che per il riassicuratore. Chi cede il rischio, quindi la compagnia di assicurazione, ha il vantaggio aumentare la propria capacita di sottoscrivere rischi, avere commissioni più elevate e di godere di una maggiore semplicità operativa. A fronte di questi vantaggi, però, lo svantaggio è che non migliora l’equilibrio di portafoglio conservato dalla compagnia stessa in quanto essa conserva solo una percentuale fissa di tutti i rischi che sono di varie dimensioni. Gli accordi di questo tipo non limitano la compagnia assicurativa contro l’esposizione ai grandi rischi, come quelli

32 S.MAINI, La gestione dei rischi climatici e catastrofali, Giappichelli, Torino, 2004, pp.58

33 Immagine tratta da G.DI GROPPELLO, Principi di tecnica riassicurativa la riassicurazione finanziaria e i

(30)

30

catastrofali, in quanto offrono copertura assicurativa dove non è strettamente necessaria, limitando i profitti dell’assicuratore diretto. Altresì il riassicuratore ha dei vantaggi che derivano da un maggiore utile percepito rispetto agli altri trattati; però lo svantaggio è che rispetto sempre a altre fattispecie di trattati vi sono delle commissioni più alte.

Trattato eccedente

E’ un trattato in cui il riassicuratore accetta la parte di rischio che eccede un determinato livello stabilito dalla compagnia di assicurazione. Tale livello, che quindi rappresenta l’ammontare di rischio trattenuto dalla compagnia, viene definito “Pieno di conservazione” ed è l’importo massimo che la cedente ritiene su ogni singolo rischio. L’ammontare di rischio che supera suddetto limite, pieno di conservazione, viene ceduto al riassicuratore.

Fifura 10 - Esempio di trattato eccedente34

34 Immagine tratta da G.DI GROPPELLO, Principi di tecnica riassicurativa la riassicurazione finanziaria e i

(31)

31

Questa è la forma di trattato di riassicurazione proporzionale certamente più diffusa e presenta anch’esso vantaggi e svantaggi sia per la compagnia cedente che per il riassicuratore. La compagnia cedente, visto che cede solo la parte del rischio che eccede un massimale prestabilito, avrà sicuramente un portafoglio meno rischioso e più omogeneo. Inoltre limitando le esposizioni più rischiose la cedente avrà anche dei guadagni in termini di profitto. Lo svantaggio è che questa tipologia di contratto è particolarmente difficile e complessa da gestire dal punto di vista operativo e gestionale. Infatti bisogna effettuare un calcolo specifico per ogni rischio da assicurare, cosa che risulta complicata senza un’adeguata esperienza in tema di valutazione dei rischi. Per quello che riguarda, invece, la compagnia di riassicurazione l’unico vantaggio è che l’ammontare delle commissioni sono inferiori rispetto agli altri trattati. Il principale svantaggio è rappresentato dal fatto che il riassicuratore riceve un ammontare maggiore di grandi rischi che prevedono un elevata esposizione rispetto ai cosiddetti piccoli rischi.

(32)

32

Trattato Facoltativo-obbligatorio

Quest’ultima forma di trattato proporzionale può essere definito come uno strumento intermedio tra la riassicurazione facoltativa e il trattato di riassicurazione vero e proprio. E’ un accordo in cui la compagnia di assicurazione ha la facoltà di cedere una quota di rischi ad una società di riassicurazione che invece ha l’obbligo di accettarli. Questa particolare tipologia di trattato viene usata dopo il trattato eccedente e procura una capacità riassicurativa

automatica alla cedente quando la capacità dell’eccedente è stata colmata. 35

Anche in questo particolare trattato di riassicurazione ci sono vantaggi e svantaggi per assicuratore e riassicuratore. La cedente può beneficiare di vari vantaggi, primo su tutti che si tratta di una riassicurazione automatica che si attiva quindi al raggiungimento dei limiti dei trattati di base. Inoltre gli permette coprire rischi di natura specifica e particolare. Per il riassicuratore invece l’unico vantaggio è che questo trattato permette una migliore ripartizione dei rischi rispetto al rischio facoltativo. Invece gli svantaggi sono rappresentati dalla mancanza di controllo sui rischi ceduti, visto che l’assunzione del rischio è automatica, e vi è una palese difficoltà di previsione dei volumi operativi.

A differenza della riassicurazione proporzionale che, come detto, è caratterizzata dalla cessione della stessa proporzione di rischio e del premio, ci troviamo di fronte a riassicurazione non proporzionale quando questa cessione avviene senza proporzione alcuna. I trattati non proporzionali dono definibili come accordi tra riassicurato e riassicuratore, che prevedono l’impegno di quest’ultimo al pagamento di tutti i sinistri superiori ad un certo limite specifico prestabilito (priorità) e relativi a un portafoglio di rischi protetti.36

35 G.DI GROPPELLO, Principi di tecnica riassicurativa la riassicurazione finanziaria e i derivati in

riassicurazione, LINT, Trieste, 1996, pp.99

(33)

33

Quattro sono le principali fattispecie di trattati non proporzionali. 1. Trattato di eccesso danni

 Per rischio o working cover  Catastrofale o cat cover 2. Trattato Stop loss

3. Eccesso danni aggregato (aggregate xl) 4. Eccesso danni globale (umbrella xl) Analizziamoli brevemente

Trattato di eccesso danni

Questa macro-categoria di trattato non proporzionale è sostanzialmente un accordo fra compagnia di assicuratore (riassicurato) e società di riassicurazione (riassicuratore) nel quale i danni derivanti da un singolo rischio o evento che superano una soglia predeterminata (punto di accesso) saranno a carico del riassicuratore. Quindi il riassicuratore si impegna a pagare tutti i sinistri che superano tale punto di accesso. Supponendo che una compagnia di assicurazione decide che l’ammontare che può sopportare su un singolo rischio sia 100 mln (punto di accesso) cercherà un riassicuratore disposto a pagare per danni di ammontare superiori a 100 mln. Quindi se avviene il sinistro possiamo avere 3 casi.

 Se il danno causato sarà di 90 mln esso sarà a carico della compagnia di assicurazione cedente il rischio, perché non viene superata la soglia di 100 mln (punto di accesso).

 Se il danno causato sarà di 170 mln esso sarà per 100 mln a carico della compagnia di assicurazione cedente il rischio, perché in ogni caso essa è sempre responsabile per 100 mln, ma i 70 mln che eccedono la soglia (punto di accesso) saranno a carico del riassicuratore.

(34)

34

 Infine se il danno sarà di 310 mln ci possiamo trovare di fronte ad un caso particolare. Infatti in alcuni casi in questo trattato di riassicurazione viene anche stabilito un ulteriore soglia oltre il quale i riassicuratori non pagheranno e i rischi saranno nuovamente carico del riassicurato. Supponendo che questa soglia sia 300 mln allora i danni eccedenti 300 mln, in questo caso 10 mln, tornano saranno di competenza della compagnia cedente che quindi oltre la franchigia di 100 mln deve sopportare anche i 10 mln che superano i 300 mln.

Attualmente sul mercato riassicurativo esistono due tipologie di trattati di eccesso danni: i Working cover, di copertura su singoli eventi e i Cat cover, di copertura catastrofale.

Working cover

Sta alla base di questo trattato il principio che vi saranno sicuramente sinistri con una certa regolarità superiori alla franchigia a carico della compagnia di assicurazione. Generalmente le coperture utilizzate sono o per singolo rischio o per evento. Per singolo rischio quando la compagnia di assicurazione, trovandosi a collocare i suoi trattati proporzionali, è costretta dai riassicuratori a conservare una quota maggiore a quanto può permettersi su un determinato rischio. Per proteggersi, quindi, la compagnia può stipulare dei accordi non proporzionali per coprirsi ulteriormente sulla parte di rischio in eccesso. Questo processo può essere spiegato meglio con un esempio. Supponiamo che il riassicurato desideri avere per ogni rischio un’esposizione massima di 100 mln, ma nel collocare i suoi trattati proporzionali i riassicuratori chiedano una copertura che può anche raggiungere i 300 mln. Allora per coprirsi ulteriormente la compagnia riassicurata può stipulare un trattato eccesso danni per una portata di 200 mln in eccesso alla franchigia di 100 mln.

La copertura per evento invece serve per ridurre il rischio di cumulo derivante da un evento in cui gli assicurati sono più di uno. Si pensi al crollo delle Twin

(35)

35

Towers (11 settembre 2001) in cui il riassicuratore si è trovato a pagare per x numero di sinistri. Per ridurre questo cumulo quindi il riassicuratore nel riassicurare tali rischi introduce dei limiti per ogni singolo evento.

Cat cover

Questa tipologia di trattato va a proteggere la compagnia di assicurazione dal verificarsi di un evento catastrofale (terremoti, uragani etc.…). La compagnia di riassicurazione si impegna a coprire eventi che colpiscono, nello stesso momento una moltitudine di assicuratori. I premi pagati per questa tipologia di trattato vengono calcolati con metodi diversi rispetto a quelli tradizionale proprio per la particolarità degli eventi che si vanno a coprire. Il premio, quindi, può essere calcolato o utilizzando l’esperienza passata o basandosi sul tasso di esposizione. Nel primo caso si parla di un metodo statistico, in quanto vengono analizzati gli eventi passati dello stesso tipo. Nel secondo caso, solitamente utilizzato quando non sono a disposizione abbastanza dati per fare un’analisi statistica, il riassicuratore fa riferimento a portafogli similari con una esperienza di perdita ritenuta sufficiente

Trattato stop loss

Questa seconda tipologia di trattato non proporzionale copre il riassicurato, quindi la compagnia di assicurazione, contro l’eventualità che la globalità dei sinistri superi, per una determinata classe di affari e nel corso di un anno solare, una percentuale sinistri/premi prefissata. Il riassicuratore quindi non dovrà pagare nulla se nel corso dell’anno il rapporto sinistri/premi non supera la percentuale prefissata, la cosiddetta franchigia. Il trattato stop loss opera con gli stessi principi degli altri trattati ma a differenza dei precedenti che erano legati a limiti monetari, utilizza limiti percentuali, appunto rapporto sinistri/premi. Questa tipologia di trattato nasce per coprire il rischio grandine. Infatti in questa

(36)

36

specifica classe di affari è difficile calcolare il singolo rischio di ogni manifestazione ed è problematico utilizzare altre tipologie di riassicurazione non proporzionale. Il trattato stop loss è, sicuramente, la forma più completa di riassicurazione. Le ragioni del suo successo nel mondo assicurativo sono principalmente collegabili al fatto che permette il trasferimento di buona parte del rischio, limitando allo stesso tempo le esposizioni. Vista la flessibilità degli accordi non proporzionali questo tipo di trattato ha trovato un incredibile favore presso glia assicuratori.37

Eccesso danni aggregato (aggregate xl)

Questa terza tipologia di trattato riassicurativo non proporzionale funziona come il trattato stop loss solo che vi è un limite espresso in termini monetari anziché in termini percentuali.

Eccesso danni globale (umbrella xl)

Infine quest’ultimo contratto di riassicurazione non proporzionala ha come scopo quello di riassicurare il conservato netto globale o Ultimate net loss cioè la perdita finale di una compagnia di assicurazione derivante da un evento catastrofale che colpisce più rami assicurativi (per esempio un terremoto).

2.3. Trasferimento del rischio al mercato finanziario

Nel corso degli ultimi vent’anni i mercati assicurativi e riassicurativi hanno subito notevoli cambiamenti. Il settore assicurativo si è sempre più sviluppato favorendo la nascita di prodotti innovativi, mentre il mercato riassicurativo ha evidenziato un sostanziale consolidamento dei progressi raggiunti. Le numerose operazioni di fusione e acquisizione, avvenute negli anni novanta tra compagnie riassicurative, hanno creato gruppi riassicurativi più solidi dal punto di vista

(37)

37

finanziario38. Nonostante questo processo di consolidamento abbia portato

risultati più che positivi però, non è riuscito a fornire una completa protezione verso i rischi catastrofali. Proprio per questo motivo si cercano delle soluzioni alternative alla riassicurazione per questa tipologia di rischio. Accanto al mercato riassicurativo, quindi, si è sempre più affermato un innovativo mercato di strumenti di trasferimento del rischio, il mercato ART (alternative risk transfer).

Le soluzioni proposte dal mercato ART nascono sia da esigenze interne alle imprese sia da esigenze esterne riguardanti modifiche avvenute nell’ intero panorama assicurativo e finanziario. Le motivazioni che hanno spinto alla nascita di questi strumenti possono essere riassunte nei seguenti punti:

• La deregulation che spinge inesorabilmente alla convergenza dei ruoli dei fornitori, dei prodotti e soprattutto dei mercati;

 Esigenza di soluzioni di protezione contro i rischi;

 Sostanziale insufficienza dei tradizionali strumenti di copertura e finanziamento;

 Cambiamenti nel contesto politico-economico oltre che sociali;

Con il processo di deregulation39 in atto nel settore dei servizi finanziari, le

attività di banche, di compagnie di assicurazione e di società di riassicurazione stanno cominciando a convergere.

I tradizionali strumenti di coperture, quali polizze di assicurazione e prodotti derivati, e i tradizionali strumenti di finanziamento, quali azioni e obbligazioni, hanno evidenziato una serie di problemi che hanno portato alla nascita di nuovi prodotti.

38 S.MAINI, La gestione dei rischi climatici e catastrofali, Giappichelli, Torino, 2004, pp.74

39 Con il termine “deregulation”, in italiano deregolamentazione, si intende quel graduale processo di

liberalizzazione che prevede la riduzione e/o eliminazione di vincoli posti su una determinata attività che ostacolano il pieno manifestarsi del libero mercato.

(38)

38

Questi nuovi prodotti, oltre a ridurre le problematiche relativa ai tradizionali strumenti di copertura e finanziamento, permettono anche di coprire nuovi rischi non assicurabili o difficilmente assicurabili con i tradizionali strumenti. Nascono quindi strumenti innovativi sia nel mercato assicurativo che in quello dei derivati.

Anche il quadro politico-economico-sociale svolge un ruolo centrale e favorisce la nascita di nuovi strumenti e soluzioni ART. Per esempio, in un contesto in cui oggi conviviamo con la minaccia continua di attacchi terroristici, nascono prodotti in grado proprio di coprire rischi e danni derivanti da questi eventi. All’interno di tale nuovo mercato vengono negoziati alcuni strumenti che generano payoff al verificarsi di sinistri, generalmente catastrofali, favorendo così il trasferimento del rischio. Le soluzioni ART sono costituite ad-hoc per specifiche esigenze del cliente, offrono una copertura pluriennale anche relativa a più remi, permettono di operare una ripartizione dei rischi nel tempo e offrono l’assunzione del rischio da parte di soggetti che non sono assicuratori. Nel prossimo capitolo, vedremo più nel dettaglio una delle principali innovazioni che si è sviluppata abbastanza recentemente: I bond catastrofali

(39)

39 CAPITOLO TERZO: Le soluzioni proposte dal mercato ART e i catastrophe bonds

3.1. I principali strumenti ART (Alternative Risk Transfer)

I rischi catastrofali sono da sempre una minaccia per il mercato assicurativo in quanto al verificarsi di uno di essi le compagnie di assicurazione hanno difficoltà a coprirne i danni. Con la nascita del mercato ART si è cercato di trovare nuove soluzioni per favorire la copertura di questi rischi. Gli strumenti ART sono parecchi e molto spesso si tratta di soluzioni altamente personalizzate alle caratteristiche dello specifico cliente. Gli obiettivi che le soluzioni ART perseguono sono vari e dipendono strettamente dagli obiettivi che

l’assicuratore/riassicuratore desiderano perseguire, come:40

 Riduzione dell’esposizione per i sinistri riservati o non ancora denunziati;  Miglioramento del margine di solvibilità;

 Trasferimento della gestione dei sinistri a terzi in caso di turn off;  Stabilizzazione nel tempo dei risultati economico-finanziari;

Questi strumenti seppur innovativi e molto appetibili hanno riscontrato sul mercato una serie di limiti alla loro diffusione, come per esempio:

 Necessitano di strutture organizzative con elevate professionalità nella gestione dei rischi;

 Hanno costi di transazione notevoli;

 Presentano incertezza circa il loro trattamento fiscale; Le principali soluzioni ART, nonché le più diffuse, sono:

1. Prodotti Finite;

2. Prodotti pluriennali multirami; 3. Prodotti multi trigger;

(40)

40

4. Prodotti contingent capital;

Prodotti finite

I prodotti “finite risk” si collocano in una via intermedia tra la riassicurazione tradizionale e la riassicurazione finanziaria41. In questa forma particolare di

riassicurazione non c’è il pieno trasferimento del rischio al riassicuratore ma questo avviene in maniera limitata. Le caratteristiche principali dei prodotti finite sono:

 Limitata assunzione del rischio da parte del riassicuratore;

 Gli utili vengono realizzati in larga misura dalla cedente ma anche dal riassicuratore;

 Forniscono copertura di lungo periodo al cedente;

I prodotti finite attualmente reperibili sul mercato sono di due tipi: contratti prospettici e contratti retrospettivi.

I primi vanno a coprire rischi relativi a esercizi futuri. Spesso vengono utilizzati proprio per coprire i rischi catastrofali. Tra i più diffusi troviamo i contratti “Spread Loss” ed i “Blended Cover”.

I secondi invece fanno riferimento a coperture assicurative sottoscritte in esercizi passati. Tra i più diffusi troviamo i contratti “Loss Portfolio Transfer” e gli “Adverse Development treaty”.

(41)

41

Prodotti pluriennali multirami (MMP)

Questa tipologia di prodotto permette di coprire sinistri appartenenti a rami diversi. Nasce proprio dall’esigenza di coprire in maniera integrata rischi diversi tra loro indipendenti e non correlati. I diversi rischi considerati permettono una tariffazione a livello aggregato così come la responsabilità del proponente e la franchigia del contraente vengono considerate a livello sempre aggregato. Questi prodotti sono ancora poco diffusi perché presentano dei limiti in termini di costi di transazione elevati.

Prodotti multi trigger

I prodotti multi trigger fanno parte degli strumenti che coprono più eventi, almeno due eventi: First e Second trigger. La copertura riassicurativa scatta se e solo se durante il periodo stabilito dal contratto oltre all’evento riassicurato, il First trigger, si verifica anche un altro evento non riassicurato, il cosiddetto second trigger. Questo prodotto è conveniente per entrambe le parti. Per il riassicuratore, in quanto si abbassa la probabilità di dover pagare, in quanto la probabilità di accadimento di due sinistri è minore alla probabilità di accadimento di un singolo evento. Per il riassicurato, perché questo gli permette di avere una copertura a condizioni più vantaggiose in termini di prezzo. Vengono utilizzati per coprire eventi molto gravi (catastrofi o crolli borsistici). Nonostante siano vantaggiosi per entrambe le parti, come suddetto, hanno gli stessi limiti dei prodotti multiramo e quindi risultano poco diffusi.

Prodotti contingent capital

I Prodotti contingent capital o a capitale condizionato nascono per far fronte a eventi rari e gravi come catastrofali o ingenti perdite di capitale finanziario.

(42)

42

Prevedono la raccolta di capitali per finanziare un sinistro dopo il suo accadimento. Rappresenta in sostanza una linea di credito prenegoziata e vincolata a un particolare evento anche questo predeterminato, infatti il capitale viene assunto solo dopo che l’evento (catastrofale o finanziario) si verifica. E’ più conveniente rispetto alla riassicurazione tradizionale perché se l’evento non si verifica ci saranno dei costi pari solo ad una moderata commision fee annuale. Mentre se l’evento si verifica il capitale messo a disposizione può essere rimborsato in un predeterminato numero di anni.

3.2. La cartolarizzazione dei rischi assicurativi

Tra le varie nuove proposte, allo scopo di trovare una efficiente copertura per i rischi catastrofali, si è cominciato a cartolarizzare, tramite l’operazione di securitisation, i portafogli di rischi catastrofali allo scopo di collocarli sul mercato come titoli. Queste tipologie di emissioni hanno avuto un relativo successo perché consentono all’investitore di diversificare il proprio portafoglio. Infatti i titoli connessi a eventi catastrofali non sono quasi mai correlati agli andamenti dei mercati. Questi titoli offrono quindi ottimi rendimenti in funzione di un evento catastrofale assicurato. Se l’evento che sta alla base del prestito non si verifica gli investitori guadagnano in quanto per tutta la sua durata avranno diritto a degli interessi oltre che alla restituzione di quanto investito, principal, a scadenza. Se invece l’evento si verifica gli investitori possono perdere tutto o in parte il proprio diritto gli interessi per la durata residua del prestito o in alcuni casi qualora il contratto lo preveda anche la perdita completa del principal.

(43)

43 3.3. I catastrophe bond

I catastrophe bond sono o Act of God Bonds sono uno dei principali strumenti per la securitisation del rischio assicurativo, il cui tratto caratteristico è che, al verificarsi di dati eventi dannosi e nei limiti stabiliti dal contratto, i sottoscrittori

subiscono una decurtazione delle proprie entrate in proporzione alle perdite.42

L’emissione di questo particolare strumento coinvolge tre soggetti:

1. Una compagnia di assicurazione o riassicurazione che possiede un rischio catastrofale e intende trasferirlo al mercato finanziario tramite securitisation. Questo soggetto viene tipicamente detto sponsoring firm 2. Una società giuridicamente autonoma, lo SPV (special purpose vehicle),

che offre copertura acquistando quindi i titoli dallo sponsoring e finanziandosi tramite l’emissione di catastrophe bonds

3. Gli Investitori che acquistano tali titoli.

Quanto suddetto si può schematizzare come in figura seguente.

Figura 11 – Struttura di un emissione di cat bond43

42 S.MAINI, La gestione dei rischi climatici e catastrofali, Giappichelli, Torino, 2004, pp.95

43 Immagine tratta da I.BASILE, Nuove frontiere dei mercati finanziari e della securities industry modelli di

organizzazione dei mercati e nuovi strumenti finanziari stock options, IPOs, cat bonds, volatility swaps, derivati di credito, Bancaria, Roma, 2001, pp. 224

Riferimenti

Documenti correlati

Nell’anno corrente i responsabili di ciascuna Direzione dovranno provvedere ad aggiornare, per ciascun processo di competenza, la scomposizione delle attività in

Roberto Melini Responsabile dei mercati (Bahrain, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Italia, Kuwait, Libano, Marocco, Oman, Qatar, Tunisia, Turchia)

Roberto Melini Responsabile dei mercati (Bahrain, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Italia, Kuwait, Libano, Marocco, Oman, Qatar, Tunisia, Turchia)

Nel settore Vita, il Gruppo UnipolSai ha registrato nell’esercizio 2020 una raccolta diretta pari a 4.328 milioni di euro con un decremento del 26,0% (5.847 milioni nel

In particolare, le attività di analisi dell’Hazard e della Vulnerability sono quelle fondamentali per valutare come il modello si adatta alle ultime evidenze scientifiche in merito

Gli obiettivi che ci eravamo posti con questa Tesi erano quello di dimostrare come il ricorso alla Riassicurazione consenta di limitare il capitale di cui la

La definizione delle misure è stata effettuata con riferimento agli obiettivi e priorità individuate nella Relazione Generale, da intendersi completamente

1) La valutazione circa lo stato di attuazione delle misure e gli effetti del PGRA illustrate nel § 4.1.1 del rapporto preliminare conferma la validità dell’impostazione