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Funghi medicinali e loro applicazione nella moderna terapia

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Academic year: 2021

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D

IPARTIMENTO DI

F

ARMACIA

Corso di Laurea Magistrale in Farmacia

TESI DI LAUREA

FUNGHI MEDICINALI E LORO

APPLICAZIONE NELLA MODERNA TERAPIA

Relatore:

Prof.ssa Luisa Pistelli

Correlatore: Candidata:

Dott.ssa Elisa Maria Nieri Giulia Tambellini

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Indice

INTRODUZIONE 1

1. I FUNGHI 2

1.1. Caratteristiche principali 2

1.2. Classificazione dei funghi 3

1.3. Funghi nella storia e nella leggenda 4

1.4. Da oriente a occidente 5

1.5. Descrizione botanica dei principali funghi medicinali 5

2. FUNGHI IN MEDICINA 21

3. ESTRAZIONE 22

4. APPLICAZIONE FITOTERAPICA DEI FUNGHI 24

4.1. Funghi e sistema immunitario 24 4.2. Funghi con azione Prebiotica 27 4.3. Funghi ed attività metaboliche e cardiovascolari 28 4.4. Funghi con azione antiossidante 30 4.5. Funghi con azione di aumento/recupero di energia 32 4.6. Funghi e azione simil-estrogenica 35

5. CONTROLLO QUALITÀ E PRODOTTI IN COMMERCIO 44

5.1. Sicurezza e standardizzazione 44 5.2. Dosaggio 46 5.3. Studi clinici 46 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 49 BIBLIOGRAFIA 49 SITOGRAFIA 58

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Indice delle figure

Figura 1 - Agaricus blazei Murril (ABM) 7

Figura 2 - Auricolaria auricola-judae (Fr.) Quèl. (ORECCHIO DI GIUDA) 8

Figura 3 - Coprinus comatus (O.F. Mull.) Pers 9

Figura 4 - Cordyceps sinensis (Berk.) Sacc. 10

Figura 5 - Ganoderma lucidum (Curtis) P. Karst. (REISHI) 12

Figura 6 - Acido ganoderico 13

Figura 7 - Acidi ganoderici 13

Figura 8 - Grifola frondosa (Dicks.) Gray (MAITAKE) 14

Figura 9 - Hericium erinaceus (Bull.) Persoon (TESTA DI SCIMMIA) 15

Figura 10 - Erinacine 16

Figura 11 - Lentinula edodes (Berk.) Pegler (SHITAKE) 17

Figura 12 - Pleurotus ostreatus (Jacq.) P. Kumm. 18

Figura 13 - Polyporus umbellatus (Pers.) Fr. 19

Figura 14 - Wolfiporia cocos (F.A. Wolf) Ryvarden & Gilb 20

Figura 15 - formula chimica penicillina 21

Figura 16 - Struttura molecolare del beta-glucano 24

Figura 17 - Formula di struttura della lovastatina 29

Figura 18 - Cordicepina e Adenosina 32

Figura 19 - Diagramma Testosterone / Cortisolo 33

Figura 20 - Diagramma Testosterone / Cortisolo 34

Figura 21 - Diagramma Testosterone / Cortisolo 34

Figura 22 - Diagramma Scavenging dei radicali liberi 35

Figura 23 - Grafico livello ormoni 36

Figura 24 - Struttura estrone 366

Figura 25 - Struttura progesterone 37

Figura 26- Pregnenolone steal 377

Figura 27- Attivazione vitamina D 39

Figura 28 - Colesterolo→Pregnenolone→Progesterone / DHEA 400

Figura 29 - Struttura Ergone 422

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INTRODUZIONE

La grande varietà di funghi presenti in natura e le loro diverse attività biologiche, da quelle di tipo salutistico fino a quelle psicotrope, sono da millenni patrimonio di diverse tradizioni e culture che si mischiano tra medicine tradizionali e rituali mistico-religiosi, oltre a costituire un alimento consumato in tutto il mondo. Negli ultimi anni l'uso dei funghi ha interessato anche l'occidente, che ha cominciato a studiarne le loro caratteristiche tramite lavori scientifici volti a valutarne le proprietà.

Tra tutte le innumerevoli applicazioni che i funghi possono avere, una delle più recenti è senza dubbio quella applicabile al periodo di maggior cambiamento della donna, ovvero la menopausa. In questo delicato periodo cambiano gli equilibri della donna e questo porta a una miriade di sintomi che vanno a coinvolgere dalla sfera psico-emotiva, a quella metabolica fino ad arrivare alla sfera fisica.

In questa tesi verranno prese in esame anche le applicazioni dei funghi come agenti immunoregolatori, che posso essere utilizzati sia in campo umano che veterinario, oltre all’uso come agenti antiossidanti, come prebiotici, come sostanze impiegate in cosmetica ed infine come prodotti utili al recupero delle energie.

La scienza che si occupa dello studio dei funghi e della loro applicazione è la micoterapia, una branca della fitoterapia.

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1. I FUNGHI

1.1. Caratteristiche principali

I funghi sono organismi complessi (formati da corpo fruttifero e micelio), non contenenti clorofilla e posseggono una membrana cellulare talvolta molto rigida costituita da chitina. Sono organismi eucarioti e possono essere unicellulari o pluricellulari e sono privi di tessuti specializzati. Sono caratterizzati dall'avere una parete cellulare che è costituita da: chitina (polisaccaride formato da un susseguirsi di unità di N-acetilglucosamina) in maggior quantità, ma anche da chitosano, e molto spesso la N-acetilglucosamina può essere associata a polisaccaridi β-glucani.

Il fungo, secondo la concezione comune, viene inteso con la parte che fuoriesce dal terreno, ovvero la parte visibile composta da cappello e gambo che prende nome di parte epigea del fungo. In realtà la parte più grande in termine di estensione è sicuramente la parte ipogea, ovvero tutta la vasta rete di filamenti detti ife, che compongono il micelio e si trovano al di sotto del terreno; il micelio compone il "vero fungo".

La parte epigea è da considerare come la fruttificazione del micelio ed è detta corpo fruttifero, necessario per la produzione di spore e la conseguente riproduzione.

La riproduzione può essere sessuata o asessuata; la prima avviene attraverso la fusione di due nuclei, mentre la seconda attraverso cicli vitali; entrambe avvengono tramite le spore. Le spore fuoriescono dalle lamelle, queste sono particolari per scissione strutture che si trovano al di sotto della cappella; vengono prodotte in numero molto elevato, ma non tutte germogliano.

La riproduzione sessuata avviene grazie alla formazione delle spore all'interno di strutture specializzate definite gametangi, con la maturazione le spore vengono rilasciate sul terreno e in condizioni favorevoli riescono a germinare creando una fitta rete di ife (micelio primario) privo del corpo fruttifero. Quando l'ifa maschile incontra quella femminile (possono provenire da spore di due funghi differenti o del solito fungo) si crea il micelio secondario: il corpo fruttifero.

La riproduzione asessuata invece può avvenire in diversi modi:

1. per scissione ovvero quando la cellula madre si divide per mitosi in due cellule figlie identiche aventi entrambe medesimo patrimonio genetico;

2. per gemmazione: ovvero quando dalla cellula madre si sviluppa una struttura chiamata gemma sulla quale si sposta un nuovo nucleo cellulare. La gemma, successivamente, si

può staccare formando un nuovo individuo o restare e formare una colonia di individui e in questo caso il corredo genetico non è detto che sia ripartito in modo identico in tutti gli individui;

3. per frammentazione: dal corpo fruttifero si stacca un piccolo pezzo che riesce a crescere e svilupparsi;

4. per sporulazione: alcuni funghi hanno una struttura detta sporociste che produce spore. Quando le condizioni ambientali sono però sfavorevoli alla germinazione, queste rimangono

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I funghi sono sprovvisti di clorofilla e sono organismi eterotrofi, ovvero incapaci di organizzare sostanze inorganiche. Per questo motivo hanno bisogno di nutrirsi di sostanze organiche già formate. Per questo i funghi possono essere: saprofiti, che si nutrono di materiale proveniente da organismi animali o vegetali morti, oppure parassiti che assorbono materiale di nutrimento da altri organismi (questo può provocare patologia anche nell'uomo) e infine possono vivere in simbiosi con altri organismi, provocando così un reciproco vantaggio.

Il micelio prende sostanze nutritive dal terreno, secernendo complessi enzimatici essenziali per scomporre il materiale organico in nutrienti più semplici. Si ritiene che questa capacità dei funghi di scindere i componenti organici in sostanze più semplici sia collegata alle proprietà terapeutiche di quest'ultimi. Inoltre, vivendo nella parte più ostile dell'ecosistema, per sopravvivere hanno sviluppato delle strategie di difesa particolari che portano alla produzione di metaboliti secondari probabilmente responsabili della loro azione terapeutica. Quasi tutti i corpi fruttiferi nascono, crescono e scompaiono in brevissimo tempo, a differenza del micelio che invece è una struttura permanente. Infatti solo a seguito di condizioni climatiche favorevoli dal micelio si forma il corpo fruttifero; anche se una piccola parte del micelio viene danneggiato, questo non reca problemi ai fini di riproduzione e sopravvivenza del fungo.

Il micelio di un fungo può vivere per centinaia di anni e svilupparsi per diversi ettari. Il micelio decompone composti organici, arricchisce così di nutrienti il terreno sottostante e rilascia anidride carbonica essenziale per la fotosintesi delle piante.

Decomponendo sostanze organiche ha la capacità in alcune situazioni anche di ripulire e vivificare i terreni; infatti una colonia di miceli può sanificare e pulire nel giro di poco tempo (nell'ordine dei mesi) un terreno saturo di sostanze inquinanti.

Nella zona nord del Canada, ad esempio, viene utilizzato un ceppo particolare di Pleurotus

streatus che riesce a degradare in maniera efficiente idrocarburi policiclici aromatici; infatti

nel giro di poche settimane il fungo costituisce una fitta rete del suo micelio, creando anche corpi fruttiferi di buone dimensioni (diametro circa di 30 cm). Questa è sicuramente un’alternativa per poter trattare gli sversamenti di derivati del petrolio, considerando anche il suo basso costo e la reperibilità nella zona sopra citata. (Robichaud et al., 2019). Anche funghi come: Agaricus bisporus e Ganoderma lucidum vengono utilizzati al fine del risanamento di terreni contaminati da derivati del petrolio. (Mohammadi-Sichani M. et al., 2019)

1.2. Classificazione dei funghi

I funghi inizialmente furono classificati da Linneo nel 1753 all'interno della classe delle piante, solo più tardi furono collocati in una categoria a sé stante a causa delle loro peculiari

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simbiotico con le piante; le ultime tre sottoclassi sono considerate eumiceti, e sono: 4. ascomiceti, la cui caratteristica predominante è che le spore si trovano racchiuse in "sacchi" che prendono il nome di aschi (ad esempio il Cordyceps sinensis); 5. basidiomiceti, i funghi di questa sottoclasse hanno spore organizzate in strutture presenti all'interno del corpo fruttifero che prendono il nome di basidi e i funghi che vi appartengono sono quasi tutti medicinali ed infine ci sono i 6. deuteromiceti che sono funghi definiti "imperfetti" e sono quelli che vengono considerati responsabili di varie patologie come ad esempio le micosi.

1.3. Funghi nella storia e nella leggenda

La caratteristica dei funghi di nascere, crescere e scomparire in giro di pochissimo tempo li ha sempre resi particolarmente interessanti anche in tempi più remoti. Sono stati protagonisti di diverse leggende legate al mondo del sovrannaturale, a partire dall'iconografia del Natale per finire alle streghe, questo sicuramente dovuto all'azione allucinogena di alcuni funghi che venivano assunti.

La presenza dei funghi durante la storia è verifica fin dai tempi preistorici attraverso le rappresentazioni rupestri ritrovate nelle caverne in Europa del Nord, dove venivano ritratti gli sciamani in uno stato apparentemente alterato, probabilmente dovuto proprio all'azione allucinogena di alcuni funghi, poiché tramite questi potevano sentirsi più vicini alla propria divinità.

Ad esempio venivano utilizzati dai vichinghi per aumentare la ferocia in battaglia.

Ne facevano uso anche alcune popolazioni lapponi, i Sami, che durante i rituali impiegavano Amanita muscaria per sfruttare le proprietà psicotrope. Ben presto capirono che bevendo l’urina delle renne che assumevano questi funghi, le proprietà allucinogene restavano, mentre gli effetti tossici diminuivano, grazie al tipo di metabolismo che questi animali avevano. Sotto effetto di questi funghi vedevano le renne volare; da qui si ipotizza che i primi ad ascoltare questa storia la abbiano integrata con i nostri racconti facendo nascere la nostra odierna tradizione natalizia con Babbo Natale e le renne volanti.

La cultura occidentale invece è molto povera di notizie relative ai funghi e le poche presenti sono legate a miti o false credenze e soprattutto alla sua pericolosità. Anche perchè nel periodo del Medioevo i rimedi curativi popolari erano visti dalla chiesa cristiana come metodi pagani e spesso chi li praticava veniva perseguitato. Anche per questo motivo nella letteratura troviamo quasi sempre l'utilizzo dei funghi come sostanza velenosa, potenzialmente mortale: le caratteristiche che troviamo sembrano descrivere i sintomi di avvelenamento dovuti all'ingestione del fungo Amanita phalloides. I due avvenimenti storici più noti sono la morte dell'imperatore romano Claudio che fu avvelenato dalla sua quarta moglie Agrippina e quella del papa Clemente IV da parte di alcuni suoi nemici.

Queste poche e frammentarie informazioni rinvenute nel corso degli anni hanno portato la popolazione occidentale a sviluppare una forma di micofobia nei confronti dei funghi. Al contrario in America e in alcuni paesi industrializzati si è sviluppata un'altra forma di micofobia dovuta invece alla scomparsa delle popolazioni indigene, portatori di

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1.4. Da oriente a occidente

Il pregiudizio che si è creato nei confronti dei funghi in Occidente è completamente assente in Oriente; questo è facilmente riscontrabile anche dalla grande quantità di funghi utilizzati nelle ricette delle cucine orientali. Questa predisposizione nell’utilizzo dei funghi, li ha portati ad essere utilizzati anche in campi diversi da quelli culinario, tra cui quello della medicina. È ipotizzabile infatti che la micoterapia abbia origine dalla medicina tradizionale cinese (MTC).

La medicina tradizionale cinese è una pratica riconosciuta dall’organizzazione mondiale della sanità (OMS) ed ha origine antichissime, risalenti a più di 2500 anni fa.

La base principale su cui si basa questo tipo di medicina, mira al mantenimento di un equilibrio energetico del paziente nella sua interezza, ritiene inoltre fondamentale l’aspetto fisiologico e psicologico della persona, ritenendo che ogni organo, oltre ad una funzione fisica, abbia anche una correlazione mentale; quindi mira a correggere ogni eventuale squilibrio che una malattia e/o un’infiammazione può creare.

Questa non deve essere considerata una medicina alternativa alla medicina tradizionale occidentale, ma assume un ruolo integrativo. Infatti si può creare un effetto sinergico delle varie tecniche. (www.aoucareggi.toscana.it)

La medicina tradizionale cinese prende spunto dal taoismo, corrente religiosa e filosofica, che si dedica alla continua ricerca della “giusta via da seguire”. Il taoismo crede che l’universo sia governato da un’energia onnipresente che prende il nome di Qi, che comprende due rami energetici dimetricamente opposti, complementari e dinamici: Yin e Yang. Lo Yin rappresenta la parte negativa, mentre lo Yang rappresenta la parte positiva. Nel corpo circola Qi e viene mantenuto continuamente un equilibrio dinamico tra Yin e Yang; un qualsiasi squilibrio porta alla comparsa di una malattia (intesa come una situazione malevola). L’energia Qi scorre attraverso assi particolari attraverso il nostro corpo che prendono il nome di meridiani.

In oriente i funghi medicinali vengono utilizzati principalmente come prevenzione di eventuali patologie, mentre in occidente si tende ad utilizzare funghi e/o qualsiasi altra sostanza per intervenire su una qualsiasi alterazione fisiologica. Un esempio che ci permette meglio di capire le differenze che tutt’ora sono presenti tra oriente e occidente è che lo stipendio di un medico in occidente è direttamente proporzionale al numero dei suoi pazienti, mentre in oriente lo stipendio è inversamente proporzionale al numero dei pazienti in cura. Questo è dovuto al fatto che in oriente si presuppone che ad un basso numero di pazienti corrisponda un buon servizio di prevenzione. (www.freeland.it)

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Inizieremo a descrivere tutti quei funghi che hanno interesse terapeutico facendo riferimento al decreto emanato dal Ministero della Salute: l'Allegato 1 al DM 10 agosto 2018 sulla disciplina dell'impiego negli integratori alimentari di Sostanze e preparati vegetali come aggiornato con Decreto 9 gennaio 2019:

Agaricus blazei Murrill

Auricularia auricula-judae (Bull.) Quél.

Auricularia nigricans (Sw.) Birkebak, Looney & Sánchez-García Bovista plumbea Pers.

Calvatia gigantea (Batsch) Lloyd

Coprinus comatus (O.F. Mull.) Pers

Fomes fomentarius (L.) Fr.

Ganoderma lucidum (Curtis) P. Karst Grifola frondosa (Dicks.) Gray

Hericium erinaceus (Bull.) Pers.

Inonotus obliquus (Fr.) Pilàt

Lentinula edodes (Berk.) Pegler Ophiocordyceps sinensis (Berk.) Sacc.

Phellinus igniarius (L.) Quél

Pleurotus ostreatus (Jacq.) P. Kumm. Polyporus umbellatus (Pers.) Fr.

Trametes suaveolens (L.) Fr

Wolfiporia cocos (F.A. Wolf) Ryvarden & Gilb.

Tratto dal Sito del Ministero della Salute:

http://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf?anno=2019&codLeg=6751 7&parte=2&serie=

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Agaricus blazei Murril (ABM)

Figura 1 - Agaricus blazei Murril (ABM)

DISTRIBUZIONE: questo fungo è originario del Brasile ed è presente anche in Florida in minore quantità. È molto difficile da coltivare anche se è possibile produrlo in Giappone, dove però il fungo però ha delle caratteristiche leggermente diverse: le lamelle al di sotto della cappella ci impiegano più tempo nel diventare scure, ha un aroma più forte e un sapore decisamente più gustoso.

Questo fungo predilige un ambiente umido e caldo, clima tipico della zona brasiliana da cui ha origine. Cresce durante il periodo caldo e con una buona percentuale di umidità (circa 80%) e muore con l'abbassamento della temperatura.

CARATTERISTICHE: È un fungo saprofita secondario (cresce su materiale che è già stato predigerito da terzi). La parte epigea del fungo, ovvero il corpo fruttifero, ha una dimensione medio/grande. La cappella ha una colorazione che va dal bianco al marrone; le lamelle che stanno nella parte sottostante hanno una colorazione chiara/rosea che tende a scurire con l'invecchiamento. Ha una consistenza carnosa e un profumo di mandole.

PRINCIPI ATTIVI: al suo interno possiamo trovare diverse sostanze particolarmente importanti per le funzioni che poi andrà ad esplicare: 38,5% di proteine; 27,7% di carboidrati; 20,6% di fibre; 12,4 % di β-glucani e α-glucani (a seconda del momento della raccolta); 2,6% di fibre; inoltre sono presenti in piccole quantità minerali e vitamine del ceppo B, acido folico, biotina e vitamina D (presente se il fungo cresce in presenza di raggi solari).

All'interno di questi funghi sono stati riscontrati metalli pesanti come piombo, cadmio, mercurio e arsenico, anche se, nei funghi provenienti dal Brasile, questa percentuale è al di

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Auricolaria auricola-judae (Fr.) Quèl. (ORECCHIO DI GIUDA)

Figura 2 - Auricolaria auricola-judae (Fr.) Quèl. (ORECCHIO DI GIUDA)

ORIGINE: si origina nei paesi orientali con ad esempio Cina, Vietnam e Giappone.

CARATTERISTICHE: È un fungo con caratteristiche di saprofita e cresce sui tronchi e rami degli alberi, specialmente olmi, sambuco e latifoglie. Per crescere necessita di un clima umido e temperato. È privo di gambo. Ha una consistenza gelatinosa e ha un colore rossiccio, tende a scurire man mano che il fungo invecchia. Ha un aspetto vellutato, dato dalla fine peluria che lo ricopre. È caratterizzato da un buon sapore dolciastro.

PRINCIPI ATTIVI: al suo interno troviamo diverse sostanze, tra le quali: 10,6% di proteine, polipeptidi, polisaccaridi, diverse vitamine B1, B2, B3, provitamina D, betacarotene, adenosina e diversi minerali come: calcio, ferro, fosforo, potassio, rame, magnesio e silicio. CURIOSITÀ: il nome tradotto in italiano significa: orecchio di Giuda, a causa di una leggenda che ha origini antiche. Infatti, sembra che questo fungo sia nato per la prima volta sull’albero dove Giuda, dopo aver tradito Gesù, si impiccò, travolto dai sensi di colpa. (Cazzavillan S., 2016; Cazzavillan S., 2019; www.freelandtime.com)

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Coprinus comatus (O.F. Mull.) Pers

Figura 3 - Coprinus comatus (O.F. Mull.) Pers

ORIGINE: È un fungo che si trova comunemente in tutto il mondo, con predilezione delle zone stemperate settentrionali. Predilige terreni umidi e temperature non molto elevate. Può crescere isolato o in folti gruppi in giardini, prati, boschi e in posti molto insoliti come ad esempio all’interno del verde urbano.

CARATTERISTICHE: È un fungo saprofita e commestibile. Ha una forma tendenzialmente ovale, con un gambo abbastanza alto, cavo che tende a rigonfiare verso la base. Possiede lamelle libere e molto fitte che maturando tendono a liquefarsi. Il cappello è di forma ovale, inizialmente ha una superficie continua che con il tempo si differenzia in squame. Ha una colorazione chiara che tende a scurirsi l’invecchiamento. Il periodo di maturazione è molto breve, a volte può bastare anche un solo giorno. Viene raccolto tra la primavera e l’autunno. PRINCIPI ATTIVI: E’ composto per grande quantità, tra il 20 e il 40% da proteine, da polisaccaridi, in particolare dal β-D-(1,3)-glucano, amminoacidi (tra cui 8 essenziali), minerali come( potassio in maggior quantità, Vanadio, calcio, ferro, rame e zinco) ed è particolarmente ricco di vitamine ( E, C, D, B, in particolare la niacina).

CURIOSITÀ: Si credeva con il liquido che si forma dall’autodigestione del fungo potesse essere un inchiostro migliore di quello della china.

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Cordyceps sinensis (Berk.) Sacc.

Figura 4 - Cordyceps sinensis (Berk.) Sacc.

ORIGINE: cresce ad alte altitudini, tra i 3000 e i 5000 metri. È un fungo che si trova tipicamente sull’altopiano del Tibet e sul confine con il Nepal; in questi lungo questo fungo è chiamato Yarsagumba. Ed è un fungo esternamente difficile da coltivare; lo si può fare solo in colture controllate in laboratorio. Principalmente si utilizzano due metodologie: una a substrato solido e una a coltura liquida. Quest’ultima sembra di maggior interesse per le aziende produttrici grazie al minore tempo impiegato per la produzione e soprattutto perché non necessita di metodologie estrattive, visto che il principale principio attivo si ritrova nell’acqua di coltura. (Phongsakorn K. et al., 2019)

La sua forma selvatica in natura è molto rara, soprattutto a causa del suo grande valore; infatti in nel 2008 è arrivato a costare fino a 8000 $/kg, questo l’ha portato ad essere un prodotto molto ambito richiamando raccoglitori da molte parti dell’Asia e soprattutto ha portato ad anticipare il periodo di raccolta (che sarebbe tra maggio e luglio), causandone purtroppo quasi la sua estinzione.

CARATERISTICHE: può essere descritto sia come fungo con caratteristica di simbionte che con caratteristica di fungo parassita.

La sua principale e più peculiare caratteristica è quella di essere un insetto durante l’inverno e un fungo durante la stagione estiva, durante questo periodo infatti il fungo nasce e cresce su di una carcassa di insetto.

Alla fine dell’autunno, le spore fungine che vengono disperse nell’aria, infettano l’insetto. Durante la stagione più fredda, quella invernale, l’insetto vive normalmente; anzi sembra che questo tragga dei vantaggi a causa di una relazione simbiontica. Con l’inizio dell’estate invece si sviluppa più una relazione di tipo parassitario, infatti l’insetto muore e il fungo cresce all’interno della carcassa.

Ad oggi non sappiamo il vero meccanismo e motivo per cui il fungo ad un certo punto cresca e faccia morire l’insetto; da una parte c’è la teoria che ipotizza che il fungo nasca a seguito della morte dell’insetto perché questo porterebbe il fungo a una situazione di stress facendo sviluppare il corpo fruttifero, dall’altra parte si crede che il fungo vada direttamente a causare la morte dell’insetto prendendo il sopravvento.

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PRINCIPI ATTIVI: Le molteplici applicazione di questo fungo possono essere meglio spiegate una volta analizzati i composti che possiamo andare ad analizzare al suo interno, infatti vi troviamo; diverse tipologie di vitamine come ad esempio la vitamina K, la vitamina E, alcune vitamine del ceppo B (B1, B2, B12); amminoacidi ( acido glutammico, arginina, lisina ecc), in realtà la concentrazione degli amminoacidi varia a seconda del clima presente nell’area geografica di raccolta; polisaccaridi come β-glucani e β-mannani, questa categoria di sostanze hanno molteplici effetti e minima tossicità; steroli (come l’ergosterolo) ; minerali (Mg, P, Fe, Cu, Mn, Zn, Pi, Se, Al, Si, Ni, Sr, Ti, Cr, K, Na, Ca); nucleosidi (come adenosina, guanosina, adenina)dalla quale è stato possibile estrapolare la cordicepsina e isoflavoni; sostanze appartenenti alla categoria dei fitoestrogeni; ed infine i componenti fenolici che servono maggiormente come antiossidante (Junqiao W. et al., 2015).

Le sostanze utilizzate in maniera maggiore a scopo farmaceutico sono due: cordicepsina (3-deossiadenosina) e acido cordicepsico (D-mannitolo) (Choda U., 2017).

CURIOSITÀ: Quando i pastori portano gli yak a pascolare dopo lo sciogliersi della neve, notarono una particolare virilità degli yak con aumento degli accoppiamenti; questo portò a considerare questo fungo afrodisiaco. Successivamente gli venne dato l’appellativo di “viagra dell’Himalaya” (Cazzavillan S., 2019; Cazzavillan S,. 2016; www.freelandtime.com; www.agraria.org)

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Ganoderma lucidum (Curtis) P. Karst. (REISHI)

Figura 5 - Ganoderma lucidum (Curtis) P. Karst. (REISHI)

ORIGINE: originario delle regioni orientali come Cina e Giappone. Oggi viene coltivato oltre che in Oriente anche in America.

CARATTERISTICHE: È un fungo di tipo saprofita e vive e cresce sulle cortecce di alberi di quercia e castagno. Ha una consistenza legnosa e poco piacevole; per questi motivi non è considerato un fungo commestibile. Il cappello ha una forma irregolare, la superficie è liscia e lucida e al di sopra si possono notare al di sopra come degli anelli che sono le fasi di crescita del fungo. Il gambo è irregolare e si inserisce nel cappello. A questo fungo vengono attribuiti nomi diversi a seconda del paese dove ci troviamo, infatti in Cina viene chiamato Ling Zhi, ovvero erba della potenza spirituale; mentre in latino la sua traduzione è lucido e/o brillante andando così a descrivere le sue caratteristiche estetiche. (Bhagwan S.S. et al., 2009) PRINCIPI ATTIVI: A questo fungo, fin dall’antichità, sono state attribuite azioni “miracolose”, che oggi tramite le conoscenze delle sue sostanze attive, possiamo spiegarne meglio il motivo. Infatti al suo interno ritroviamo i triterpeni e terpenoidi.

Questi in genere hanno la caratteristica di avere un sapore particolarmente sgradevole e sono costituiti da acidi ganoderici che vengono estratti dalle spore del fungo. Si conoscono diversi tipi di acidi ganoderici.

Gli acidi ganoderici sono derivati dal lanosterolo e sono molecole ad alto peso molecolare. Sono composti determinanti per l’azione che questo fungo possiede.

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Figura 6 - Acido ganoderico

Inoltre sono presenti i polisaccaridi che sono estratti dal corpo fruttifero ma presenti anche nel micelio e nelle spore e perfino nei brodi di cottura. I principali sono i β-glucani (β1-3 glucano e β1-6 D glucano) e eteropolisaccaridi.

Sono presenti inoltre glicoproteine, proteine, mannitolo, nucleosidi (principalmente adenosina), streroli, ergosterolo perossido, precursori ormonali, enzimi di prevenzione dello stress ossidativo (laccasi e SOD) acido linoleico, vitamine (principalmente B9 e C), esteri, alcoli, aldeidi, chetoni ed alcuni minerali come ferro, zinco, rame, manganese, magnesio, potassio, calcio, selenio e germanio.

(Sharma C. et al., 2016; www.freelandtime.com; www.mondofunghi.com; www.farmaciasangallo.it)

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Grifola frondosa (Dicks.) Gray (MAITAKE)

Figura 8 - Grifola frondosa (Dicks.) Gray (MAITAKE)

ORIGINE: È un fungo che predilige i climi temperati. Principalmente nasce in Giappone, ma lo possiamo trovare e raccogliere anche in Italia, sull’Appennino e sulle Pre-Alpi marittime. Viene coltivato molto facilmente senza nessun tipo di problema. Il primo paese produttore di questo fungo fu il Giappone che iniziò la coltivazione nel 1981. (Xirui H. et al., 2017)

CARATTERISTICHE: questo fungo ha la peculiarità di crescere in gruppo. È un fungo saprofita e parassita e cresce sulle cortecce o alla base di alberi morti o che stanno per morire di faggi, querce, olmi e castagni. I gambi si fondono per la base e i cappelli si sovrastano l’uno con l’altro. Il corpo fruttifero è carnoso e di colori tendenzialmente scuri che tendono a schiarire durante l’avanzare del tempo. Hanno la caratteristica di avere un buon sapore per questo viene utilizzato anche in cucina. Assume diversi nomi a seconda della nazione, ad esempio: Maitake o Kumotake in Giappone, testa di ariete in Germania, gallina dei boschi in America e molti altri.

(Xirui H. et al., 2017)

PRINCIPI ATTIVI: al suo interno possiede diverse sostanze, tra le quali: polisaccaridi come il β glucano (contenuto in quantità superiore all’interno del corpo fruttifero), amminoacidi, proteine, composti fenolici, bassissimo contenuto di lipidi (conseguentemente quindi un basso apporto calorico) fibre, minerali (principalmente calcio, magnesio e potassio) e vitamine come la vitamina B1, B2, B3, D e niacina.

Contiene anche il talosalosio, sostanza ampiamente utilizzata come conservante alimentare, come dolcificante e anche per stabilizzare il latte vaccino.

Nei diversi tipi di polissariche ce sono stati estratti da questo fungo ci sono una grande quantità di frazioni bioattive come: frazione MD, frazione SX, frazione FZ e grifolani. (Xirui H. et al. 2017; www.freelandtime.com)

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Hericium erinaceus (Bull.) Persoon (TESTA DI SCIMMIA)

Figura 9 - Hericium erinaceus (Bull.) Persoon (TESTA DI SCIMMIA)

ORIGINE: è un fungo maggiormente presente in tutto l’emisfero settentrionale, e predilige climi mediterranei.

CARATTERISTICHE: È un fungo parassita. È commestibile anche se ha una consistenza coriacea. Ha una colorazione tipicamente bianca, cresce sui tronchi di alberi di faggio, quercia, platano o noce, e per riuscire nella raccolta si devono usare lame affilate. Ha lunghe protuberanze che tendono a crescere in un unico ciuffo verso il basso. Può arrivare a dimensioni che sfiorano i 2 kg. Prende anche nome di Yamabushitake, criniera di leone, barba di vecchio e molti altri. (Friedman M., 2015)

PRINCIPI ATTIVI: questo fungo principalmente è composto da polisaccaridi(β-glucani), fenoli (ericenoni) e acidi grassi, vitamine del gruppo B, e provitamine del gruppo D, amminoacidi e alcuni minerali (maggiormente presenti sono Ge, Zn, Ca). Il micelio contenete un gruppo di diterpeni che prende il nome di erinacine. Ericenoni ed ericianine hanno la caratteristica di avere un basso peso molecolare e questo gli attribuirà degli ottimi potenziali.(Cazzavillan S., 2016b; Lapico M., 2014; www.freelandtime.com)

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Lentinula edodes (Berk.) Pegler (SHITAKE)

Figura 11 - Lentinula edodes (Berk.) Pegler (SHITAKE)

ORIGINE: È originario di regioni asiatiche come Cina e Giappone, ma si trova anche in America. È uno dei funghi più conosciuti al mondo. Preferisce i climi ombreggiati e umidi. Cresce spontaneo solo in oriente e soprattutto in autunno e in primavera. Questo fungo può essere coltivato; le coltivazioni vengono fatte anche in America ma non attraverso le spore, ma vengono inoculati ceppi in crescita attiva di funghi. In Italia sono per ora poco conosciuti. CARATTERISTICHE: È un fungo commestibile e parassita-saprofita.

Cresce in modo spontaneo su stronchi di latifoglie come ad esempio di castagno. Il cappello ha una forma tondeggiante ed è rivestito di una cuticola di colere bruno che tende a schiarire durante la crescita ed ha un gambo biancastro nella parte superiore che scurisce avvicinandosi alla base. Ha un sapore gradevole ed è molto utilizzato in cucina.

PRINCIPI ATTIVI: è ricco di amminoacidi tra i quali ricordiamo la eritadenina (sembra essere importante per il suo ruolo ipoglicemizzante) e polisaccaridi (possiede un β-glucano chiamato lentiniano); mentre nel fungo secco troviamo: fibre, carboidrati, proteine, eritadenina, lipidi, minerali (potassio, magnesio, calcio e zinco), vitamine B2, B12, E e provitamina D ed ergosterolo. (Cazzavillan S., 2016; www.freelandtime.com).

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Pleurotus ostreatus (Jacq.) P. Kumm.

Figura 12 - Pleurotus ostreatus (Jacq.) P. Kumm.

ORIGINE: È diffuso in Asia, Sud America, Africa ed Europa.

Per la rima volta è stato coltivato e prodotto negli Stati Uniti ma ad ora viene coltivato in tutto il mondo.

CARATTERISTICHE: Questo fungo è di tipo saprofita-parassita. Cresce generalmente su tronchi morti o vivi di alberi di latifoglie come gelsi e/o pioppi.

Inizialmente assume una forma convessa, man mano, crescendo assume una conformazione concava, tanto da ricordare un’ostrica. Può raggiungere un diametro di 20/25 cm. Presenta una cuticola sierica che con la maturazione diventa vischiosa. Le lamelle percorrono il gambo e sono di colore bianco. Il gambo è corto, particolarmente duro, bianco e a volte non è perfino presente.

PRINCIPI ATTIVI: al suo interno sono contenute una grande quantità e varietà di proteine, amminoacidi essenziali, fatta eccezione del triptofano; diverse vitamine come: B1, B2, B3, B5, B7, C (acido ascorbico), PP (acido nicotinico) e minerali come: calcio, ferro, rame, magnesio, manganese, fosforo, sodio, zinco, potassio e selenio. Le molecole bioattive presenti sono: betaglucani e lipoproteine, lovastatina, ostreolisina, laccasi, D-glucosio ossidasi, ribonucleasi, lectine, acido palmitico e linoleico. (Cazzavillan S., 2016; www.freelandtime.com)

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Polyporus umbellatus (Pers.) Fr.

Figura 13 - Polyporus umbellatus (Pers.) Fr.

ORIGINE: È tipico delle zone settentrionali temperate dell’Europa e dell’Asia.

CARATTERISTICHE: È un fungo saprofita-parassita. Cresce nel periodo estivo ed autunnale e lo troviamo generalmente sulle radici di querce, aceri e faggi. Necessita di un ambiente umido e fresco (Guo Y. et al., 2019). Ha un cappello piuttosto piccolo e tondeggiante, di colore bruno, mentre la parte sottostante è chiara. Cresce in cesti di buone dimensioni e notevole peso, infatti può raggiungere anche i 20kg. È un fungo con un sapore decisamente dolce ed è commestibile. Il periodo migliore per la raccolta è la stagione estiva ed autunnale.

PRINCIPI ATTIVI: questo fungo contiene al suo interno diversi composti importanti: polisaccaridi, glicoproteine, fibre, carboidrati, amminoacidi, grassi, vitamine come la biotina e alcuni minerali tra i più presenti ricordiamo ferro, calcio e potassio.

Le sostanze bioattive sono principalmente: composti triterpenici che prendono il nome di poliporusteroni (A, B, C, D, E, F e G) e ergosterolo da cui deriva l’ergone, che è antagonista dell’ormone aldosterone. (Cazzavillan S., 2016; www.freelandtime.com)

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Wolfiporia cocos (F.A. Wolf) Ryvarden & Gilb

Figura 14 - Wolfiporia cocos (F.A. Wolf) Ryvarden & Gilb

ORIGINE: È reperibile in maggior maniera in Giappone, Cina del Nord, Corea e Nord America.

CARATTERISTICHE: È un fungo tipicamente ipogeo, (si sviluppo al di sotto del terreno), nei pressi delle radici di pino o conifere. Può arrivare a misurare fino a 30cm, e raggiungere fino ad 1 kg di peso. Ha una consistenza abbastanza morbida ed elastica ed un sapore dolciastro.

PRINCIPI ATTIVI: al suo interno troviamo fibre insolubile come i β-glucani, poche proteine e pochi grassi; sono presenti triterpenoidi come l’acido pachimico, poriatina, flavonoidi, saponine, polisaccaridi e mannitolo. (Rios J. L., 2011)

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2. FUNGHI IN MEDICINA

Le prime applicazioni dei funghi nella medicina iniziarono con la scoperta degli antibiotici. La scoperta di Fleming nel 1928 rivoluzionò la medicina; una muffa Penicillium notatum che cresceva su una capsula di petri inibiva la crescita batterica di colture di Staphillococcus

aereus.

Solo in seguito si riuscì ad isolare ed estrarre la sostanza battericida responsabile di tale azione che chiamò penicillina e che aveva un effetto inibente sulla crescita batterica relativamente ai batteri Gram + e Gram -. Questo portò Fleming, Florey e Chain a vincere il premio Nobel per la medicina.

Successivamente nel 1969 Hans Peter Frey prelevando un campione di terra in territorio norvegese, scoprì al suo interno la presenza di un fungo: Tolypocladium inflatum , dal quale venne isolata la Ciclosporina A con al funzione di inibire la risposta immunitaria durate la difesa dell'organismo. Scoperta che ha rivoluzionato il campo medico specialmente nella terapia per il post-trapianto per evitare fenomeni di rigetto, e per tutte le malattie autoimmuni. (Cazzavillan S., 2016a)

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3. ESTRAZIONE

Il più grande problema nell’ottenere droghe sufficientemente concentrate di principi attivi dai funghi è il metodo di estrazione. Infatti questo comporta un uso elevato di solventi e tempi di estrazione molto lunghi. I metodi tradizionali utilizzano acqua o solventi organici a seconda del principio attivo che si vuole estrarre; ma queste tecniche possono degradare o provocare coagulazione dei composti, inoltre l’uso di solventi organici porta ad elevati costi. Per evitare questi problemi negli ultimi tempi sono stati introdotti metodi innovativi come l’estrazione con l’aiuto di enzimi, campi elettrici (PEF), ultrasuoni, microonde e l’uso di liquidi subcritici e supercritici.

Come sappiamo bene la parete cellulare di molti funghi e composta da polisaccaridi come chitine (β-1,4-acetilglucosamine) e glucani (β-1,3 e β-1,6) che possono essere degradati dai rispettivi enzimi. In questo modo gli enzimi ci possono aiutare in un’estrazione più efficiente e meno invasiva. Per esempio un complesso enzimatico ottenuto da Trichoderma

harzianumha è stato utilizzato per estrarre eritadina (Enman J. Et al., 2007) un alcaloide

presente in Lentinula edodes (Shiitake) che riduce il colesterolo. Quindi un pretrattamento del fungo con questa miscela di enzimi prima di un’estrazione con metanolo può portare ad ottenere una maggiore quantità di Eritadenina.

I campi elettrici pulsati invece si basano sull’utilizzo di impulsi elettrici ad alta tensione di breve durata che, se applicati a determinati livelli a tessuti biologici, ne causano la permeabilizzazione o elettroporazione cellulare (Lebovka N.I. et al., 2007; Vorobiev E. et al., 2010). Per elettroporazione s’intende l’apertura di pori in corrispondenza delle membrane di cellule vegetali. In questo modo è possibile avere estratti molto concentrati in principi attivi e meno alterati rispetto alle estrazioni classiche che hanno sempre bisogno di elevate temperature. Ad esempio nell’Auricularia auricula recenti studi hanno evidenziato come un’estrazione di questo tipo incrementi notevolmente la percentuale di polisaccaridi attivi come anticoagulanti rispetto all’estrazione classica (Changtian et al., 2012).

Stesso risultato si può ottenere con estrazioni attraverso l’utilizzo di gli Ultrasuoni. Per questo metodo di solito si usano una gamma di frequenze che va da 16Hz a 100Hz. La tecnologia ad Ultrasuoni consente l’estrazione completa del materiale, conservando l’integrità di tutte le molecole contenute, siano esse termolabili (proteine, aminoacidi, vitamine, enzimi ecc.), termostabili, idrosolubili o liposolubili. Questo è reso possibile grazie all’onda d’urto prodotta dagli ultrasuoni che provoca la rottura meccanica delle pareti cellulari. Si ottiene così una miscela stabile del totale delle molecole contenute nelle cellule in un lasso di tempo di pochi minuti. (Rosellò-Soto E. et al., 2015; Soria A.C. et al., 2010; Deng Q. et al., 2014) Questo tipo di estrazione viene utilizzato per ottenere un estratto ricco di melanina da Auricularia auricola, che risulta essere più economico di un eventuale processo di sintesi (Zou Y. et al., 2010).

Recentemente sono stati pubblicati molti articoli riguardanti estrazioni con liquidi subcritici e supercritici. Questi metodi di estrazione trovano impiego soprattutto in campo alimentare

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SWE (Subcritical Water Extraction) è uno di questi metodi e consiste nell’usare acqua calda (da 100° c a 374° c) sotto alta pressione mantenendo l’acqua in forma liquida. A bassa temperatura si ha la soluzione dei componenti con grande polarità, mentre a temperature sopra 100°C l’acqua si comporta come un solvente organico estraendo i composti a bassa polarità (Smith R.M. 2006). Questa estrazione viene utilizzata per estrarre i polisaccaridi da Ganoderma lucidum, ottenendone in elevata concentrazione (Yui M. et al., 2014).

SFE (Supercritical Fluid Extraction) invece si basa sulla proprietà di alcuni solventi di poter acquisire le proprietà di un fluido e di un gas nello stesso tempo. Questo si può ottenere sottoponendo il fluido a una temperatura e pressione vicino al suo punto critico così la densità diventa simile ad un liquido e la viscosità ad un gas, la diffusività intermedia che si viene a creare favorisce l’estrazione dei composti intracellulari (Rossellò-Soto E. et al., 2015).

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4. APPLICAZIONE FITOTERAPICA DEI FUNGHI

I funghi medicinali sono dei funghi che possiedono proprietà particolari con la finalità ultima di miglioramento della nostra vita e della nostra salute; infatti vengono utilizzate a scopo preventivo e/o di supporto in varie patologie; infatti hanno diverse funzioni che andremo ad analizzare in questo capitolo.

4.1. Funghi e sistema immunitario

Ricerche condotte hanno dimostrato che i funghi medicinali si comportano come immunoregolatori, e sono quindi in grado di sedare o attivare il sistema immunitario a seconda delle circostanze in cui ci troviamo: hanno un effetto sedativo e riequilibrante quando il sistema immunitario è ipereccitato, come nel caso di allergie o malattie autoimmuni, mentre possono avere un effetto stimolante quando il sistema immunitario è depresso come nel caso di neoplasie o infezioni.

La sostanza contenuta nei funghi avente questa funzione modulante è il β-glucano.

Ogni specie di fungo produce i suoi specifici β glucani; per questo ogni specie stimola il sistema immunitario in modo diverso, con le proprie sfaccettature. Il β glucano, è uno zucchero con catene lineari o ramificate. Infatti i legami possono avvenire tra il carbonio in posizione 1 e il carbonio della molecola successiva in posizione 3, 4 o 6. Spesso si possono trovare nella parte centrale legami 1-3, mentre nelle ramificazioni il legame diviene 1-6. Il monosaccaride che viene preso in considerazione nella formazione dei glucani è il D-glucosio, ovvero la forma destrogira del glucosio che può prendere anche nome di destrosio (Vidari G. et al., 2015).

Grazie alla loro grandezza e complessità sono molto efficaci nella loro azione immunostimolante, ma al tempo stesso sono sicuramente molto difficili da studiare a livello scientifico. Quindi si può attribuire la loro attività al proprio peso molecolare, alla propria conformazione e alla propria solubilità.

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idrogeno. La struttura di quest'ultimi è molto più complessa e l'azione sul sistema immunitario è ancora superiore.

La principale funzione del sistema immunitario è quella di proteggere il nostro organismo dagli agenti patogeni che lo attaccano. Esistono due tipi di sistemi differenti ma concatenati che prendono il nome di immunità innata e di immunità acquisita.

L’immunità innata la possiamo definire come barriera meccanica che ad esempio comprende la pelle, i polmoni ecc. La sua risposta dipende da alcuni recettori che si trovano sulla superficie di alcuni leucociti come: granulociti, macrofagi, monociti e cellule NK che riconoscono i costituenti della parete cellulare degli organismi patogeni. Queste cellule sono necessarie per permettere la fagocitosi, la produzione di radicali liberi, produzione di citochine e per presentare l’antigene del patogeno ai linfociti. Questo sistema appena descritto si avvia molto rapidamente a differenza del sistema acquisito che è molto più lento ma più specifico, perché i linfociti B producono immunoglobuline (risposta umorale) e le cellule patogene vengono attaccate da linfociti T sia helper che citotossici (risposta cellulo-mediata). Quindi l’agente patogeno una volta entrato nell’organismo allarma i leucociti del sistema innato che attivano la produzione di citochine e presentano l’antigene ai linfociti T e B, attivando così anche l’immunità acquisita.

I linfociti T inizialmente sono indifferenziati e prendono il nome di linfociti naive (Th0); poi a seconda delle citochine che vengono prodotte, si differenziano in Th1 o Th2. L’attività del Th1 è rivolta principalmente verso patogeni intracellulari (una loro iperattività provoca malattie autoimmuni d’organo come il diabete), mentre l’attività del Th2 si rivolge verso patogeni extracellulari come parassiti (una loro iperattività provoca malattie autoimmuni sistemiche e situazioni di infiammazione non controllata e allergie) (Cazzavillan S., 2016). La regolazione principale del sistema Th1/Th2 è data dal fatto che, se una particolare citochina promuove la differenziazione in Th1, sarà contemporaneamente inibita la trasformazione in Th2.

I β-glucani non agiscono direttamente sulle malattie, ma servono a potenziare il sistema immunitario a dare una risposta. Infatti i β-glucani fanno credere all’organismo, con il quale entrano in contatto, di essere attaccato da una sostanza potenzialmente patogena, così i macrofagi intervengono e promuovono nell’organismo uno stato di allerta.

Le caratteristiche chimiche dei β glucani permettono di creare un legame con i recettori presenti al di sopra dei macrofagi. Questo crea una produzione di radicali liberi che vanno a contribuire ad uccidere l'agente patogeno. Sicuramente i radicali liberi sono dannosi se prodotti in grandi quantità nel nostro organismo ed è proprio per questo motivo questo che il meccanismo deve essere controllato.

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immunitaria indebolita, come nel caso del diabete mellito dove il sistema Th1 è soppresso, i β-glucani attraverso la produzione di citochine vanno a stimolare Th1, mentre nelle reazioni allergiche o asma, dove il Th2 è iperattivo, i β-glucani, tramite la stimolazione nella differenziazione in Th1 tendono a ribilanciare l’equilibrio. (Volman J.J. et al., 2008) Qui sotto si riporta la tabella con i funghi che contengono le maggior quantità di β-glucani, con il tipo di struttura chimica della molecola e il proprio nome.

Tabella 1 - Beta-glucani

Alcuni studi hanno messo in evidenza che l’estratto acquoso di Agaricus blazei riduce la liberazione di istamina perché, contenendo al proprio interno polisaccaridi immunomodulanti, creano uno spostamento della bilancia immunitaria verso Th1 riducendo la risposta allergica e la produzione di anticorpi; di conseguenza il nostro organismo produce meno istamina (Bianchi I. 2015).

Inoltre i β-glucani attivando i macrofagi, come detto già in precedenza, riescono ad uccidere anche cellule cancerose. Purtroppo non sempre le cellule cancerose sono riconosciute dal nostro sistema immunitario e quindi eliminate con efficienza. Questo porta ad una crescita cellulare incontrollata. In questo caso queste molecole funzionano spesso da innesco aiutando il sistema immunitario a riconoscere le cellule malate rispetto a quelle sane (Olson P., 2000).

Le terapie più utilizzate per andare ad intervenire sul cancro sono le radioterapie; il più grande limite di questa tecnica è che vengono colpite non soltanto le cellule “malate” ma anche quelle sane, per questo motivo sono continuamente sotto studio sostanze che riescano a proteggere le cellule sane. Quindi c’è la ricerca continua di un radioprotettore efficace e senza effetti collaterali. Ad oggi la classe più promettente di composti naturali sono appunto i beta-glucani. Infatti sembra che una delle loro caratteristiche sia proprio quella di intervenire a carico dalla correzione del DNA delle cellule dei linfociti umani, reso ancora più semplice dalla loro facile somministrazione, vista l’alta solubilità in acqua. (Pillai T. G.

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Inoltre i beta-glucani giocano un ruolo importante anche riguardo alla guarigione di ferite, grazie alla loro capacità di attirare macrofagi, nella zona dove è avvenuto il danno tissutale, riducendo il tempo di cicatrizzazione (Olson P., 2000).

Da questi studi si mette in evidenza come gli estratti di questi funghi abbiano una doppia azione sia come immunostimolanti e immunosoppressori, ma che la loro capacità di modulatori fa sì che non si abbia mai uno squilibrio tra i due sistemi, evitando così gli effetti collaterali che spesso si hanno con altri rimedi.

4.2. Funghi con azione Prebiotica

Una sostanza per avere la caratteristica di prebiotico deve innanzitutto non essere degradata durante la digestione nel tratto gastro-intestinale e deve essere in grado di stimolare la flora intestinale per potenziarla o comunque mantenerla in buona salute, svolgendo un’azione tipo "fertilizzante" per i batteri buoni, ma non per quelli patogeni. Questo permette di mantenere una buona salute e prevenire le malattie; anche perché il tessuto del tratto gastroenterico costituisce la parte più ampia del sistema immunitario.

Lentinus edodes promuove il metabolismo e la proliferazione di alcuni batteri intestinali

importanti come Lactobacilli e Bifidobatterium, mentre ha un’azione opposta verso batteri come Eschirichia coli, Clostridium difficile e Salmonella.

Negli ultimi decenni è aumentata la consapevolezza che il cibo influenza la nostra salute. Queste azioni sono promosse da sostanze bioattive che si trovano nei funghi; si tratta di polisaccaridi non digeribili, che devono passare il tratto gastrointestinale senza essere assorbiti, come ad esempio i glucani, etetropolisaccaridi e chitina, per poter arrivare intatti ai batteri probiotici intestinali. (S. K. Singdevsachan et al, 2015)

Un’attività prebiotica positiva porta ad un aumento principalmente di bifidobatteri e lactobatteri. Questi ceppi svolgono funzioni importanti ed essenziali. Ad esempio, i bifidobatteri sembra stimolino il sistema immunitario, servano a ripristinare la flora intestinale dopo assunzione di una terapia antibiotica e produzione della vitamina B; mentre i lactobatteri aiutano a digerire il lattosio, specialmente negli individui affetti da intolleranza, e per prevenire costipazione e sindrome del colon irritabile. Lo studio condotto da Ullah nel 2018 mostra proprio come alcune frazioni polisaccaridiche estratte dai funghi siano resistenti alla degradazione da parte dei succhi gastrici, tale da conferire la capacità di arrivare intatti nel tratto intestinale. (Ullah M. I. et al., 2018) Un’altra attività riguardo il tratto gastro intestinale riscontrata da alcuni funghi presi in esame è per il trattamento del batterio

Helicobacter pylori.

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Per l’eradicazione di questo batterio occorre una terapia farmacologia composta da inibitori di pompa e un mix di antibatterici. Negli ultimi anni però sono stati testati, oltre alle tipiche terapie farmacologiche già citate, alcuni estratti di funghi che possono essere molto utili in presenza di questa infezione.

È stata riscontrata un’attività anti-Helicobacter pylori in vitro da parte dell’estratto etanolico di Hericum erinaceus, tale da provocare una vera e propria inibizione della crescita del batterio (Liu J.-H. et al., 2016).

Un altro fungo da poter utilizzare è il Ganoderma lucidum, perché fornisce una protezione della mucosa dello stomaco, specie durante un’ulcerazione dove viene lacerata ed una maggior rapidità nella guarigione della stessa. (www.freelandtimr.com)

Ad oggi, nonostante studi molto recenti che sono stati condotti, non troviamo ancora nessun prodotto in commercio con questa specifica finalità, ma sicuramente il messaggio che ne possiamo dedurre è quello di utilizzarli con più frequenza nella nostra dieta, in modo da poter mantenere un miglior stato salute del nostro organismo.

4.3. Funghi ed attività metaboliche e cardiovascolari

Alla grande quantità di glicoproteine e polisaccaridi presenti nei funghi presi in esame possiamo attribuire molte proprietà come quella di controllo del metabolismo lipidico e glucidico, controllo del peso corporeo, diminuzione della pressione arteriosa e dei fattori di rischio cardiovascolari. I primi studi riguardano il principio attivo che troviamo in maggior quantità all’interno di tutti i funghi di cui abbiamo parlato: i β-glucani. (Vidari G. et al., 2015)

Questi hanno un’azione a livello della concentrazione dei lipidi e del glucosio nel circolo sanguigno. Principalmente il β-glucano inibisce il riassorbimento a livello intestinale di acidi biliari, facilitando così l’eliminazione del colesterolo con le feci e riutilizzando il colesterolo endogeno per la produzione degli acidi biliari stessi. Soprattutto fa diminuire la quantità di colesterolo “cattivo” HDL mentre rimane inalterata la concentrazione di quello “buono” LDL. E riguardo al glucosio, sembra che questo principio attivo funzioni da agente chelate, riducendo l’assorbimento intestinale e promovendo l’eliminazione attraverso le feci. (Olson P., 2000)

La presenza di adenosina e polisaccaridi all’interno del fungo Auricolaria auricola-judae gli conferisce un’attività in campo cardiovascolare. L’adenosina migliora la fluidità del sangue e previene l’ostruzione dei vasi senza provocare emorragie, andando a delineare un’attività di tipo antiaggregante; mentre l’etero polisaccaride acido composto da mannosio, glucosio, xilosio e acido glucuronico, ha azione anticoagulante. Gli estratti polisaccaridici inoltre, grazie alla capacità di assorbire acqua riescono a gelificare, bloccano in parte l’assorbimento a livello intestinale di alcune sostanze come lipidi e glucidi, aumentando il senso di sazietà. Questo estratto ha la capacità di aumentare la tolleranza al glucosio, perché rallentando l’assorbimento del glucosio si ha un minor produzione di insulina, riducendo la probabilità

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Gli acidi ganoderici, triterpeni particolari presenti all’interno del Ganoderma lucidum, possiedono diverse azioni protettive a carico del sistema cardiovascolare.

Questi principi attivi vanno a inibire la biosintesi di colesterolo attraverso il blocco dell’enzima HMG-CoA reduttasi (che ne regola la sintesi a livello epatico) e del lanosterolo 14-α-demetilasi (che ha la capacità di convertire il lanosterolo in un precursore del colesterolo), svolgendo un ruolo cruciale anche nel miglioramento dell’obesità. Inoltre svolgono un’azione antiipertensiva con due diverse modalità: una diretta e una indiretta. Quella indiretta si esplica attraverso un miglioramento della circolazione e ad un aumento di ossigeno portato ai tessuti grazie alla presenza del Germanio. Quella diretta invece è di tipo ACE-inibitore. Quest’ultima azione è svolta principalmente da acido ganoderico A, B, D, F, K, S e Y, ganoderale A, ganoderolo A e B e ganodermadiolo; l’attività antitrombotica è delineata dalla presenza dell’adenosina con azione antiaggregante e dall’acido gonoderico S. (Liang Z. et al., 2018)

All’interno della Lentinula edodes è presente l’eritadenina; questa molecola migliora il profilo lipidico, non andando ad agire sulla sintesi del colesterolo ma velocizzando la metabolizzazione e la sua escrezione, ha un’azione antipertensiva tramite meccanismo ACE-inibitore e un’azione anti-antiaggregante. (Yang H. et al., 2013)

In modo sperimentale è inoltre stato osservato che l’ergone, uno dei principi attivi estratti dal Polyporus umbellatus, ha un’attività diuretica, con espulsione di cloro e sodio ma risparmiando il potassio e garantendo così la funzione neuromuscolare, a differenze di molti diuretici di sintesi. Per questo motivo viene utilizzato come adiuvante nel controllo della pressione arteriosa, nel caso di pressione arteriosa alta causata da un ristagno linfatico e da ritenzione di liquidi. (Zhao Y.-Y. 2013)

Dal Pleutorius ostreatus viene estratta una statina naturale, la lovastina. Questa diminuisce la sintesi di LDL e VLDL e l’assorbimento, aumenta il catabolismo del colesterolo e l’eliminazione degli acidi biliari e riduce l’attività di HMG-CoA. (Lam Y.S. et al.,2015)

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o etanolico, aumentando la quantità di escrezione urinaria di sodio ma risparmiando il potassio. Un’altra componente triterpenica di questo fungo isolato dallo sclerozio essiccato ha un’azione positiva sulla glicemia e sul diabete, visto che ha avuto buoni riscontri in vitro sulla differenziazione degli adipociti e in vivo sulla sensibilizzazione dell’insulina. (Rios J.L. 2011) Infine il Coprinus comatus grazie anche alla sua massiccia presenza di vanadio, possiede un’azione protettiva a carico del pancreas, rivitalizzando e rigenerando le cellule β, attivando così la sua funzionalità. Il vanadio inibisce una tirosin-chinasi che porterebbe allo sviluppare una resistenza insulinica (pur quanto sia risaputo che il vanadio possieda anche molti effetti indesiderati bloccando anche molti altri enzimi, ad ora non sono stati riscontrati segnalazioni di effetti collaterali). Questo fungo infine regola il processo di differenziazione degli adipociti, svolgendo un ruolo chiave nel controllo del metabolismo. (Park H.J. et al., 2014; Cohen N. et al., 2014)

Questi studi molto recenti mettono in evidenza come questi estratti possono essere utilizzati come supporto nelle diete per obesi e nelle terapie per persone che riscontrano disordini di vario aspetto, come: colesterolo, pressione sanguigna e glicemia (quindi nei soggetti iperlipemici, ipertesi e diabetici).

4.4. Funghi con azione antiossidante

Lo stress ossidativo è una conseguenza dei radicali liberi presenti in elevata quantità nel nostro organismo.

I radicali liberi sono sostanze molto reattive, con emi-vita molto breve, di varia origine e con elettroni spaiati, per questo hanno la capacità di legarsi con altre specie, cercando di neutralizzare la propria carica, cedendo o acquistando elettroni. Si creano così stati di alterazione fino alla morte cellulare. I radicali liberi che si formano in modo fisiologico in maggior quantità nel nostro corpo sono i ROS, specie reattive dell'ossigeno, elemento predominante nei sistemi biologici (Vendemiale G. et al., 2011).

Tutti i processi biologici nel nostro organismo producono radicali liberi, in alcuni casi possono produrre un beneficio, come ad esempio nel processo della risposta immunitaria, ma nella maggior parte dei casi provoca dei danni irreversibili, colpendo lipidi, parti del DNA e proteine. Questo è il motivo per cui il nostro organismo ha dei sistemi di protezione. Gli antiossidanti sono sostanze capaci di andare a modulare o invertire il danno che i radicali liberi fanno al nostro organismo. Infatti se questi non vengono rimossi, grazie a sistemi enzimatici (superossidodesmutasi, catalasi e glutatione-perossidasi) o non enzimatici (vitamina A, C, E e polifenoli) (Vendemiale G. et al, 2011) si va incontro a varie tipologie di malattie come cancro, infiammazione, malattie neurodegenerative, danno a livello cellulare e ad invecchiamento (Xu J. et al., 2016).

L'introduzione nel nostro organismo di sostanze antiossidanti esogene è molto importante per controbilanciare i ROS, specialmente quando la difesa antiossidante e i sistemi di riparazione non sono sufficienti (Noorlidah A. et al., 2012).

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Uno degli effetti legati ai radicali liberi è la distruzione del collagene della pelle. Questo comporta appunto, un precoce invecchiamento con manifestazione di rughe, macchie e lentiggini.

La pelle è costituita in maggior percentuale da collagene e viene mantenuta costantemente idratata grazie a: filaggrina, urea, citrato, lattato, glicerolo e acido ialuronico. Quest'ultimo gli conferisce elasticità e impedisce l'evaporazione. Gli antiossidanti promuovono la biosintesi del pro-collagene, un precursore della proteina omonima.

La capacità antiossidante dei funghi principalmente viene data principalmente dall’alto contenuto di selenio e da diversi composti bioattivi come: flavonoidi e carotenoidi. Il fungo che viene preso in esame con queste caratteristiche è l'Auricularia auricula judae (Bull.). Di questo viene utilizzato il suo estratto idroalcolico a cui viene attribuito un alto potere antiossidante. Infatti questo estratto aumenta la produzione del pro-collagene nelle cellule Hacat ed inoltre il gene HAS-3 ovvero il gene dell'acido ialuronico sull'mRNA è aumentato del 30%, provocando una maggiore idratazione.

L'aumento di sintesi del precursore del collagene e l'aumento dell'idratazione comporta una migliore salute a carico della pelle (Choi Y.-J. et al. 2018; Wasser S.P. 2017).

Anche alcuni polisaccaridi estratti dalla Grifola frondosa proteggono le cellule dalla rottura del DNA causato dai radicali, contribuendo al benessere della pelle stimolando la sintesi di collagene (Xirui H. et al., 2017).

Gli estratti di Ganoderma lucidum, ottenuti da metanolo e cloroformio, hanno una buona attività antiossidante; soprattutto il secondo ha una forte azione scavenging, ovvero è capace di trasformare una specie radicalica reattiva in una non più reattiva, quindi non più tossica (Bhagwan S. S. et al., 2009) (www.treccani.it).

Anche il Pleurotus ostreatus possiede un’azione antiossidante grazie alla presenza di vitamina C (acido ascorbico). Questa è indispensabile per mantenere in buona salute la pelle, visto che partecipa alla produzione del collagene e mantiene concentrazioni stabili di vitamina A, vitamina E, tiamina ed acido folico.

Un altro danno dovuto ai radicali liberi è l’iperpigmentazione della pelle e invecchiamento. Le principali cause scatenanti sono esterne e risiedono nell’esposizione ai raggi UV. Nel caso dell’invecchiamento i raggi portano all’attivazioni di particolari proteasi (metallo proteasi) che hanno la caratteristica di ridurre la produzione di collagene e promuove la sua degradazione.

Mentre nel caso della pigmetazione dobbiamo considerare che la via biosintetica della melanina è data dalla produzione dei melanociti di melanina grazie alla presenza dei raggi; i raggi portano a sviluppare una cascata di eventi portando ad un aumento della melanogenesi. La cordicepsina, estratta da Cordyceps sinensis va ad inibire l’espressione a

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È interessante rilevare la presenza all’interno di questi funghi di sostanze come flavonoidi e vitamina C, che hanno la caratteristica di essere anti-radicali liberi, intervenendo, così come protezione dall’invecchiamento, sia degli organi in genere ma anche di alcuni tessuti come la pelle, con promozione della salute ed anche dell’estetica.

4.5. Funghi con azione di aumento/recupero di energia

Tutti i funghi che abbiamo descritto nei paragrafi precedenti sono utilizzati al fine di un miglioramento del benessere fisico e della salute della persona, soprattutto in ambito sportivo. La fatica e il peggioramento delle performance arriva a colpire gli atleti fino a quasi il 65%. Pertanto gli atleti sono portati ad aumentare il loro allenamento per migliorare le proprie prestazioni, ma in realtà se questo non è seguito da un riposo sufficiente, l'atleta può ritrovarsi in una situazione non ottimale chiamata “sindrome da sovrallenamento” (OTS) (Rossi P. et al. 2014). Questa provoca diverse problematiche che riguardano la sfera neurologica, endocrinologica e immunologica. Sono state sviluppate diverse ipotesi sulle cause di questo stato: uno può essere un probabile squilibrio sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, oppure uno stress ossidativo che provoca danni muscolari e maggior affaticamento. Durante l’allenamento, lo sportivo ha bisogno di energia sia fisica che psicologica; proprio per questo motivo consuma un gran numero di sostanze per garantirsi un sufficiente apporto energetico. Il Cordyceps sinensis è il fungo di maggior interesse e viene utilizzato per rafforzare il nostro corpo agendo come vero e proprio pacchetto energetico completo (Joshi Y. C. et al., 2017).

I ricercatori hanno condotto studi su questo fungo riguardo ad eventuali effetti ematologici e biochimici. Le principali conclusioni in vivo mostrano come a livello emopoietico non si riscontrino variazioni; infatti non si ha un cambiamento significativo dei globuli rossi, né sul suo volume, né sulla sua area di distribuzione; mentre sono stati osservati cambiamenti sul numero e formula dei leucociti.

Inoltre anche la concentrazione di creatinina è notevolmente aumentata, mentre la concentrazione dell’acido urico e urea si sono abbassati. Questo indica un effetto ergogenico positivo del Cordyceps sinensis sul sistema energetico. Con il termine ergogenico si intende

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Già nella fine degli anni ’90 un gruppo di ricercatori cinesi avevano notato che l’assunzione di Cordyceps sinensis migliorava sia la clearance che il metabolismo energetico del lattato (Wang ZX et al, 1995). Successivamente alcune nuove ricerche hanno dimostrato come questo fungo abbia un’azione sull’aumento di ATP nella cellula, aumentando così l’energia (Dai G et al, 2001).

Negli ultimi anni è stato riscontrato come una combinazione di due integratori a base di funghi possano avere un effetto positivo sulle performance e sulla resistenza degli atleti; questo è stato dimostrato attraverso uno studio clinico fatto in doppio cieco. La sperimentazione è stata eseguita su un campione di 7 volontari maschi sani, partecipanti alla gara di ciclismo di Gran Fondo in età compresa tra i 30 e i 40 anni, per la durata di 3 mesi. Venivano somministrate ad ogni volontario 3 capsule al giorno di Cordyceps sinensis (estratto standardizzato del micelio) e 2 capsule di Ganoderma lucidum (estratto puro). Contemporaneamente alla somministrazione di questi due integratori sono stati monitorati diversi parametri: veniva misurato il rapporto testosterone/cortisolo e lo stress ossidativo, ovvero l’attività di evacuazione dei radicali liberi prima e dopo la gara in condizioni basali. Quando il rapporto tra testosterone e cortisolo prima e dopo la gara diminuiva meno del 30%, l’allenamento era efficace; mentre quando il rapporto diminuiva più del 30%, si sviluppava un fattore di rischio di sovrallenamento (Rossi P. et al, 2014).

Figura 19 - Diagramma Testosterone / Cortisolo

Come possiamo vedere dal diagramma in figura 19, sono presenti le concentrazioni di testosterone/cortisolo relativi ai 7 volontari, misurati prima e dopo la performance sportiva. Da qui possiamo notare che in 5 casi (S2, S3, S5, S6, S7) il rapporto tra prima e dopo la performance diminuiva più del 30% andandosi a delineare un possibile rischio di

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Successivamente in figura 20 viene riportata la concentrazione di testosterone/cortisolo degli atleti ben allenati con minor rischio di overtracking, mettendo a confronto la somministrazione con un placebo rispetto alla supplementazione con integratore, prima e dopo la performance. Possiamo vedere come con la supplementazione il rapporto testosterone/cortisolo aumenti sia prima che dopo la gara. Nella figura 21 invece viene analizzato il rapporto testosterone/cortisolo degli atleti che rischiano maggiormente la sindrome di sovrallenamento; da qui si nota come dopo la somministrazione della supplementazione, il rapporto di testosterone/cortisolo aumenti sia prima che dopo la gara,

Figura 21 - Diagramma Testosterone / Cortisolo Figura 20 - Diagramma Testosterone / Cortisolo

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