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Polimorfismi dell'inibitore 1 dell'attivatore del plasminogeno e dell'enzima di conversione dell'angiotensina e rischio di complicanze nel diabete di tipo 1 e di tipo 2

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Academic year: 2021

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PISA Facoltà di S.M.F.N

Corso di Laurea in Scienze Biologiche

Candidato: Eugenia Storti- n°matricola 245102- nuovo ordinamento- Laurea Specialistica Via dello Statuto n.12- 58100 Grosseto- Tel. 333/3189559

Relatori: Dr. Laura Pucci Dr. Vincenzo Longo

Università degli Studi di Pisa- Dipartimento di Endocrinologia e Metabolismo Via Paradisa, 2-56124 Pisa- Tel. 050/995137

Qualifica della Tesi: sperimentale

POLIMORFISMI DELL’INIBITORE DELL’ATTIVATORE DEL PLASMINOGENO E

DELL'ENZIMA DI CONVERSIONE DELL’ANGIOTENSINA E RISCHIO DI

COMPLICANZE NEL DIABETE DI TIPO 1 E DI TIPO 2

Background. Il sistema dell'attivatore del plasminogeno è ampiamente sotto il controllo del sistema

renina-angiotensina: l'angiotensina II, sintetizzata dall’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE), aumenta l'espressione e l'attività dell’inibitore dell’attivatore del plasminogeno (PAI-1). Entrambi i sistemi promuovono meccanismi coinvolti nella proliferazione delle cellule muscolari lisce e delle cellule mesangiali nonché nell'accumulo di matrice extracellulare. Le attività dell’ACE e del PAI-1 sono regolate rispettivamente dal polimorfismo inserzione/delezione (I/D) localizzato sull'introne 16 del gene dell'ACE e dal polimorfismo 4G/5G localizzato sul promotore del gene del PAI-1.

Obiettivo. Studiare la plausibile interazione dei polimorfismi di ACE e PAI-1 nel modulare la suscettibilità

alle complicanze micro- e macrovascolari nel diabete mellito in 732 soggetti con diabete tipo 1 e 605 con diabete tipo 2.

Metodi. PCR (e PCR specifica per la sequenza di inserzione) o dHPLC e PCR + RFLP (Restriction

Fragment Length Polymorphism) sono state utilizzate rispettivamente per lo screening dei genotipi di ACE e PAI-1, su campioni di DNA ottenuto con estrazione salina. L’associazione con la presenza di microangiopatia è stata anche indagata raggruppando i soggetti in base all’assenza di ogni complicanza, alla presenza di almeno una complicanza da uno stadio iniziale (microalbuminuria e/o retinopatia background), o alla presenza di almeno una complicanza in stadio avanzato (nefropatia conclamata e/o retinopatia proliferante).

Risultati. In tutti i pazienti diabetici il polimorfismo 4G/5G era associato alla presenza di complicanze

microvascolari. Nel diabete tipo 1 il genotipo 4G4G risultava più frequente nei soggetti con aumentata AER (34 vs 24%, p=0.01), retinopatia proliferante (35 vs 25%, p=0.03) e microangiopatia renale e/o retinica avanzata o incipiente (37% e 25% vs 18%, X2=33.7, 4df p<0.001). Le relazioni fra il genotipo

4G4G e gli stadi di nefropatia, la retinopatia proliferante e le complicanze microvascolari avanzate risultavano indipendenti da durata del diabete, pressione arteriosa e HbA1c. Nelle femmine con diabete tipo 2 il genotipo 4G4G era associato a nefropatia conclamata (p=0.02) indipendentemente da pressione sistolica, HbA1c e BMI. Nel diabete tipo 1, ma non nel tipo 2, la frequenza del genotipo 4G4G era più elevata in presenza di CVD (47 vs 30%, p=0.003). Il polimorfismo I/D si associava significativamente con ipertensione e CVD nel diabete tipo 2: infatti, il genotipo II risultava più frequente in soggetti normotesi (19 vs 10%, p=0.01) ed in soggetti senza CVD (14 vs 7%, p=0.03). Nessuna interazione nè effetti sinergici tra i due polimorfismi sono stati osservati nel modulare il rischio di complicanze micro- e macrovascolari.

Conclusioni. In risultati suggeriscono che il polimorfismo 4G/5G del PAI-1, ma non quello I/D dell’ACE,

contribuisce in maniera indipendente nell'aumentato rischio di complicanze microvascolari, particolarmente nel diabete tipo 1. L’interazione biologicamente plausibile tra polimorfismi ACE ID e PAI-1 4G5G in relazione al rischio di complicanze non emerge in una ampia coorte di soggetti con diabete tipo 1 e tipo 2.

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