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Terapia orale e frantumazione delle compresse

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PROCEDURA

Terapia orale e frantumazione delle

compresse

Pubblicato il 23.09.19 di Redazione Aggiornato il 23.09.19

Tra le forme farmaceutiche disponibili in commercio, la formulazione orale

solida (compresse, capsule rigide, pillole) risulta essere la più diffusa nell’ambito

della pratica clinica, perché non invasiva, di facile maneggevolezza, semplicità

nei metodi di preparazione e di stabilità del prodotto finito. Circa il 64% della

popolazione italiana di età superiore ai 65 anni assume una terapia orale e, fra

questi, il 40% è a rischio di disfagia a seguito di alterazioni primarie della

meccanica della deglutizione correlate all’invecchiamento, oppure secondarie a

patologie croniche o ad altre patologie neurologiche.

Polverizzare, tritare e dividere le compresse.

Cosa dice la letteratura

L’alterazione della forma farmaceutica quale la tritatura delle compresse o l’apertura delle

capsule risulta essere la pratica clinica più utilizzata dai professionisti sanitari nella

somministrazione della terapia orale in pazienti con difficoltà nella deglutizione, anche quando non raccomandabile e/o siano disponibili forme farmaceutiche orali alternative.

Dalla letteratura si evince come la difficoltà nell’assunzione della terapia orale conseguente a disfagia sia spesso un problema sottostimato rispetto alla sua reale diffusione, determinando di conseguenza una realtà in cui è frequente una prescrizione inappropriata della forma farmaceutica rispetto alle difficoltà dei pazienti, una ridotta aderenza al regime terapeutico e conseguente inefficacia, ridotta qualità di vita, aumento dei costi della spesa sanitaria.

Alla luce di tali considerazioni, un metodo a cui i professionisti sanitari possono ricorrere, in caso di difficoltà nella deglutizione e di non disponibilità di forme farmaceutiche alternative orali e non, riguarda l’alterazione della forma farmaceutica attraverso:

 La triturazione delle compresse  La divisione delle compresse

 L’apertura delle capsule, il cui contenuto spesso viene veicolato attraverso la somministrazione di cibi e/o bevande

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La letteratura dimostra come tale fenomeno sia maggiormente diffuso nelle strutture residenziali a lungodegenza, spesso non consapevoli dei rischi correlati e non a conoscenza delle possibili forme alternative disponibili.

Tuttavia, ove non applicabile, l’alterazione farmacologica rappresenta un errore di terapia nonché un atto illecito, spesso non tracciabile, che comporta gravi conseguenze sia all’assistito - a seguito dell’alterazione della bio-disponibilità ed assorbimento, tossicità ed instabilità del farmaco - che al professionista stesso, a seguito della dispersione del farmaco alterato.

La frantumazione del farmaco per uso orale comporta, dunque:

 Una potenziale perdita del principio attivo durante la preparazione determinando una riduzione dell’effetto terapeutico

 La produzione di sostanze pericolose che possono causare effetti nocivi sul personale infermieristico per inalazione (effetto aerosol)

Ostruzione dei presidi, per esempio del sondino naso-gastrico, quando vengono somministrate compresse triturate grossolanamente

Preparazione del farmaco in compresse

Durante la somministrazione di una forma farmaceutica solida come per esempio le compresse, è buona norma utilizzare solo compresse a rilascio immediato.

Le compresse vanno polverizzate finemente in un mortaio e la polvere va disciolta in almeno

15-30 ml di acqua laddove l’assistito non fosse disfagico ai liquidi. Se il paziente è disfagico, l’acqua va somministrata solo se addensata o gelificata.

Se l’assistito è sottoposto a nutrizione enterale è necessario:  Interrompere la nutrizione

 Lavare la sonda

 Somministrare la sospensione con una siringa di volume elevato per evitare un’eccessiva pressione a livello del device

 Lavare l’accesso nutrizionale dopo la somministrazione

 Effettuare lavaggi tra una somministrazione e l’altra se si somministrano più farmaci

Non devono essere triturate

Compresse a rilascio modificato: non dovrebbero essere alterate per non danneggiare

l’effetto prolungato ed evitare il rilascio dell’intera dose in un breve lasso di tempo

Compresse gastroresistenti: il rivestimento serve per prevenire la dissoluzione del

farmaco nello stomaco e promuoverne l’assorbimento nell’intestino tenue  Compresse sublinguali

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Farmaci citotossici: il farmaco potrebbe disperdersi nell’aria se frantumato e l’operatore

potrebbe essere esposto all’effetto aereosol (considerare il rischio di esposizione se in gravidanza)

Preparazione del farmaco in capsule

Le capsule di gelatina rigida che contengono il farmaco sotto forma di polvere, possono

essere aperte e ci si comporta come per le compresse a rilascio immediato.

Se le capsule sono di gelatina molle, devono essere perforate con un ago, il liquido aspirato e sospeso in acqua con un altro rischio di non aspirare tutto il contenuto ed avere dunque un sottodosaggio del farmaco.

Se all’interno delle capsule sono presenti granuli con rivestimento gastroresistente, questi non devono essere triturati. Se possibile, bisognerebbe far deglutire le compresse in un bolo semisolido o in acqua addensata.

Se non sono disponibili formulazioni orodispersibili, nella comune pratica clinica le polveri derivanti da compresse triturate o capsule aperte vengono disciolte in bevande gelificate.

Raccomandazioni

Le linee guida raccomandano di:

Non aggiungere farmaci direttamente nella miscela per nutrizione enterale:

analogamente alle interazioni farmaco, sono presenti interazioni

farmaco-nutrienti che, se sottovalutate, possono avere conseguenze molto serie ed avere un impatto

negativo sull’outcome del paziente. Non esistono comunque sufficienti dati in letteratura per dare indicazioni di sospensione della nutrizione enterale in ogni caso, per cui l’interruzione va valutata in base al tipo di farmaco e in base alla risposta clinica del paziente

Non somministrare contemporaneamente più farmaci insieme nella stessa siringa per evitare interazioni farmacocinetiche, farmacodinamiche e chimico-fisiche: il primo

timore dei pazienti ospedalizzati è infatti di ricevere il trattamento sbagliato o ricevere due o più farmaci che interagiscano tra di loro negativamente

Le linee guida indicano inoltre l’utilizzo di acqua sterile, in quanto i sali presenti nelle acque di bottiglia potrebbero interagire con il principio attivo da somministrare.

Articolo a cura di Antonietta Capasso, Infermiera

Bibliografia e sitografia

 Abrate, P. et al.,2016. Valutazione della divisibilità e frantumabilità di forme farmaceutiche orali solide

 Boeri et al,2013. La somministrazione di farmaci tritati e camuffati nelle RSA: prevalenza e implicazioni pratiche

 Kelly J:Wright D&Wood,2011. Medicine administration errors in patiens with dysphagia in secondary care: a multicentre observational study

 Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari-Regione Piemonte, Percorso diagnostico terapeutico assistenziale della disfagia (PDTA DELLA DISFAGIA 2013)

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 AIFA sintesi della guida FDA sulle interazioni farmaci-alimenti

 Bruno V., Sparpaglione D., I disturbi di deglutizione. Come aiutare i pazienti. Note per familiari ed assistenti, in I Manuali della fondazione Maugeri, Fondazione Salvatore Maugeri Clinica del lavoro e della riabilitazione I.R.C.C.S 2012

 Negrini G., Alterata somministrazione di farmaci: frazionamento, triturazione, camuffamento, Rischio Sanità, 2014

 www.gisd.it

Riferimenti

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