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L'agricoltura nel Lazio in cifre. 2011

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l’agricoltura nel lazio in cifre 2011

INEA 2012 Le attività delle Sedi Regionali dell’Istituto sono molteplici, dall’assistenza alle Regioni e agli altri enti locali, in

parti-colare per l’attuazione, il monitoraggio e la valutazione delle politiche comunitarie (interventi strutturali, di mercato, sviluppo rurale, ecc.), per la produzione di fonti informative originali sul funzionamento delle imprese agricole (RICA) e sulle dinamiche di importanti fenomeni che investono il settore primario: irrigazione, foreste, immigrati, mercato fondiario, filiere agroalimentari, produzioni di qualità e biologiche, ecc. Ma una componente di rilievo è rappresentata anche dalle attività di ricerca che le sedi regionali assicurano per la realizzazione di indagini condotte dalla sede na-zionale dell’Ente e dalle collaborazioni attivate in partnership con il mondo della ricerca nana-zionale e internana-zionale. La produzione tecnica e scientifica delle Sedi Regionali spazia dai rapporti finalizzati alle esigenze di supporto alle decisioni delle istituzioni locali ai quaderni divulgativi sul sistema della conoscenza in agricoltura e sulla evoluzione e gli scenari di sviluppo agricolo e rurale. Le competenze e le esperienze accumulate in molte sedi consentono anche di sviluppare autonome attività di studio e di ricerca mirate a fornire contributi metodologici e un avanzamento delle conoscenze

Collana: Pubblicazioni Regionali

iSBn 978-88-8145-311-5

L’A

GRICOL

TURA NEL LAZIO IN CIFRE 2011

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Il rapporto è a cura di Claudio Liberati e Roberta De Vito Referenti tematici

Lucia Briamonte, Roberta De Vito, Sabrina Giuca, Giampiero Golisano, Paolo Graziosi, Claudio Liberati, Mafalda Monda, Antonio Papaleo, Roberto Solazzo

Elaborazioni Paolo Graziosi, Irene Maffeo

Coordinamento editoriale Benedetto Venuto Progetto grafico e realizzazione

Ufficio grafico INEA (Jacopo Barone, Piero Cesarini, Fabio Lapiana, Sofia Mannozzi) Edizione Internet

Massimo Perinotto Segreteria di Redazione

Roberta Capretti Stampa

CSR s.r.l. Centro Stampa e Riproduzione Via di Pietralata, 157 - 00158 Roma Il rapporto è stato completato nel Dicembre 2011

E’ possibile consultare la pubblicazione su Internet, al sito http://www.inea.it/pubbl/ E’ consentita la riproduzione citando la fonte.

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Giunta quest’anno alla sua quarta edizione “L’Agricoltura nel Lazio in cifre” costituisce ormai una pubbli-cazione consolidata tra le offerte istituzionali dell’INEA, in sinergia con l’opuscolo “L’agricoltura italia-na conta”.

L’agricoltura è un settore comples-so. Oggi più che mai è necessario avere informazioni e dati per valu-tare con la massima attenzione le politiche migliori volte a garantire un futuro sostenibile alle aziende agricole e a salvaguardare i livelli produttivi ed occupazionali, nonché le peculiarità uniche dei nostri pro-dotti e delle nostre filiere.

I dati provvisori dell’ultimo cen-simento generale dell’agricoltura ISTAT evidenziano una trasforma-zione del tessuto produttivo re-gionale. Il numero delle aziende, rispetto al censimento del 2000, è diminuito del 48,7% a fronte, però, di una crescita della dimensione media aziendale del 75% (da 3,75 a 6,63 ettari).

Questo conferma un cambiamento

generale nella dimensione dell’agri-coltura regionale dovuto alla crisi economica e alla globalizzazione dei mercati che hanno determinato la chiusura delle aziende di piccole dimensioni ed hanno contribuito ad una progressiva ristrutturazione del comparto a scapito delle imprese più marginali e meno organizzate, evidenziando, nonostante le gravi difficoltà, una certa capacità di adat-tamento delle aziende agricole. Un riassetto della maglia aziendale regionale che è, però, ancora in una fase iniziale. Il Lazio resta una del-le regioni dove l’azienda agricola è ancora polverizzata, sia in confron-to alla media nazionale che a quella circoscrizionale; tuttavia, in termini di dinamica di adattamento struttu-rale, la regione è seconda soltanto alla Sardegna (+76,8%).

Cresce del 260% la percentuale delle aziende condotte da società di capi-tale. Le aziende si trasformano per sopravvivere alle modifiche del si-stema economico agricolo anche se, nella regione Lazio, la gestione

in-dividuale, sostenuta dalla famiglia, resta la principale forma giuridica di conduzione aziendale con il 96%. Il farm family business continua ad essere il centro decisionale di aziende che per essere competitive, moderne e multifunzionali, devono avere un approccio sempre più im-prenditoriale all’attività agricola. Non a caso, nelle aziende che hanno resistito alla crisi, è cresciuta la sco-larizzazione del conduttore dovuta proprio ad un importante ricambio generazionale.

La Regione Lazio, attraverso il Pro-gramma di Sviluppo Rurale, in venti mesi ha investito oltre 26 milioni di euro in favore dei nuovi insediamen-ti e del ricambio generazionale. Per-ché oggi è necessario che le imprese acquisiscano una maggiore profes-sionalità per essere realmente com-petitive sui mercati.

In questo ambito, un ruolo sempre più attivo lo stanno assumendo le donne. Il ruolo subalterno della don-na che affianca il marito in azienda, infatti, si è ridimensionato

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notevol-mente (-56%) dedicandosi in molti casi a percorsi imprenditoriali auto-nomi. Inoltre, le aziende condotte da donne, circa 35.000, fanno registra-re un calo del 9% in meno rispetto alle aziende maschili mostrando mi-gliori capacità di tenuta.

Una fotografia del settore agrico-lo laziale che, se da un lato mostra dei segnali incoraggianti, dall’altro pone il problema di un settore che deve essere fortemente sostenuto con scelte strutturali.

“L’Agricoltura nel Lazio in cifre

2011”, tramite la divulgazione ana-litica dei dati, si pone come uno stru-mento importante al servizio della ri-flessione e del confronto sulle misure e le strategie più adatte per sostene-re e rilanciasostene-re il comparto agricolo regionale.

Angela Birindelli Assessore alle Politiche Agricole e Valorizzazione dei Prodotti Locali della Regione Lazio

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TERRITORIO E POPOLAZIONE

Clima pag. 10 Superficie e Popolazione pag. 13

ECONOMIA E AGRICOLTURA

Prodotto interno lordo pag. 18 Valore aggiunto pag. 20 Occupazione pag. 22 Produttività pag. 24

ANDAMENTO CONGIUNTURALE DEL SETTORE

Mercato fondiario pag. 26 Credito pag. 29 Investimenti pag. 31 Consumi intermedi pag. 33 Risultati produttivi pag. 34

SISTEMA AGROINDUSTRIALE

Industria alimentare pag. 40 Distribuzione pag. 41 Consumi alimentari pag. 44 Commercio estero pag. 45

STRUTTURA DELLE AZIENDE AGRICOLE

Aziende agricole pag. 52 Numero e composizione delle imprese nel lazio pag. 53 Coltivazioni pag. 54 Allevamenti pag. 55 Lavoro pag. 58 Il ruolo degli immigrati in agricoltura pag. 59

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RISULTATI ECONOMICI DELLE AZIENDE AGRICOLE

Risultati produttivi secondo la Rica pag. 62

MULTIFUNZIONALITÀ AGRICOLA

Agriturismo pag. 68 Energie rinnovabili pag. 69 Prodotti a denominazione pag. 72 Agricoltura biologica pag. 78 Foreste pag. 81 Agricoltura ed emissione dei gas serra pag. 85 Uso dei prodotti chimici pag. 87

POLITICA AGRICOLA

Legislazione regionale pag. 90 Spesa agricola regionale pag. 91 Politica fiscale pag. 95 Aggiornamento PSR pag. 96

GLOSSARIO

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L’andamento climatico che ha contrad-distinto il 2011 ha avuto caratteristiche termo-pluviometriche discontinue e non omogenee rispetto all’anno precedente. Tuttavia, le disomogeneità non si sono manifestate nei valori medi, l’andamento quindi, seppure non in linea con quello del 2010, è stato affine a quello della media del trentennio di riferimento 1971-2000. A suffragare il dato, il Bollettino dell’Os-servatorio Agroclimatico del Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura (CRA) e dell’Unità di Ricer-ca per la Climatologia e la Meteorologia Applicate all’Agricoltura (CMA) che ogni anno registra i dati nazionali e regionali. Entrando nel dettaglio, da quanto ripor-tato, emerge che la quantità di pioggia cumulata mensile ha raggiunto il picco massimo nel mese di marzo, con una quota di 108,2 mm, pari a circa un ter-zo di quella caduta nel mese più piovoso dell’anno 2010. Escludendo i due mesi con i picchi di maggiore e minore caduta,

ri-CLIMA

0 20 40 60 80 100 120

Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic.

Pioggia cumulata in mm, anno 2011

Fonte: elaborazioni dati CRA-Cma

spettivamente marzo e agosto, che è stato il più siccitoso, dall’andamento del grafi-co si evidenzia grafi-come il 2011 abbia avuto

una piovosità media mensile pari a circa 54 mm, rispetto ai circa 92 mm dell’anno precedente.

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Temperatura minima giornaliera (°C)

Media meteorologica regionale - Statistica mensile Temperatura minima giornaliera (°C)

Media regionale degli scarti dal clima (1971-2000) - Statistica mensile -5 0 5 10 15 20

Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic. Feb.

Gen.

Temperatura minima 2011 e scarti dal clima 1971-2000 (°C)

Fonte: elaborazioni dati CRA-Cma Fonte: elaborazioni dati CRA-Cma

Temperatura massima giornaliera (°C) Media meteorologica regionale - Statistica mensile Temperatura massima giornaliera (°C)

Media regionale degli scarti dal clima (1971-2000) - Statistica mensile -5 0 5 10 15 20 25 30

Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic. Feb.

Gen.

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Osservando l’onda delle precipitazioni, dai dati si riscontra come vi sia stata una di-minuzione nella prima parte dell’inverno, e che il fenomeno ha avuto ripercussioni anche su parte della stagione primaverile. Dal punto di vista termico, se si escludono i mesi di aprile e settembre caratterizzati da scarti positivi, rispettivamente 1,9°C sulla temperatura minima media e 2,2°C sulla temperatura massima media, e 2,1°C

sulla temperatura minima media e 2,9°C sulla temperatura massima media, sia ri-guardo le minime sia riri-guardo le massime, non si registrano variazioni climatiche de-gne di nota.

Gli scarti negativi più significativi si ri-scontrano a marzo con -1,5°C e a luglio con 1,8°C.

Analizzando la situazione nel dettaglio del-le province laziali vediamo che la provincia

con maggiori precipitazioni durante l’anno è stata quella di Frosinone con una caduta media di 59 mm. Seguono la provincia di Roma con 51 mm, quelle di Latina e Rieti con 50 mm, e infine il territorio meno col-pito da precipitazioni risulta essere il vi-terbese con una media annuale di 49 mm. Sul fronte delle temperature nelle singole province non si riscontrano particolari va-riazioni, o scarti significativi.

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SUPERFICIE E POPOLAZIONE

Il Lazio presenta una notevole varietà di aspetti morfologici e geografici, vi si posso-no distinguere tre zone: una appenninica, una vulcanica e una di pianure costiere. La prima, compresa, grossomodo, fra i fiu-mi Tevere, Nera, Liri e le pianure a S del Te-vere, costituisce il margine O dell’altopiano aquilano ed è formata da un sistema di pieghe parallele, divise dall’Aniene in due sezioni: i monti Sabini a N e i monti Ernici a S, che in nessun punto sono superiori ai 1400 metri. Lungo il confine abruzzese si eleva il gruppo dei monti Simbruini e, più a S, verso il Molise si trova l’imponente mas-siccio della Meta. Fra la costa e questi no-tevoli rilievi si allunga fino al confine cam-pano la catena dei monti Lepini, dei monti Ausoni e dei monti Aurunci. A N, oltre ai monti Sabini, vi sono i monti Reatini e più a Levante i monti della Laga. Tutti questi rilievi, che chiudono vaste conche, bacini minori e larghi solchi vallivi hanno affinità geologico-petrografiche e quindi analogie ambientali.

Diverso è il paesaggio dei rilievi vulcanici che occupano la parte del Lazio fra il confi-ne con la Toscana, il Tevere e il mare, dove si trova una regione collinosa ripartita fra tre grandi apparati craterici racchiudenti 3 laghi. Da N procedendo verso S troviamo i monti Volsini col Lago di Bolsena, i mon-ti Cimini intorno al Lago di Vico, quindi i monti Sabatini intorno al Lago di Braccia-no. Un quarto apparato vulcanico, quello dei colli Albani, sorge al di là del Tevere, collegandosi ai monti Lepini. I materiali lavici e tufacei eruttati da questi vulcani sono stati alquanto incisi e smembrati dall’erosione torrentizia in colline e in lem-bi di altopiani, quasi dovunque coperti da coltivazioni, e densamente popolati. La fascia costiera si presenta pianeggian-te, sabbiosa e costituita da terreni lieve-mente ondulati; si ricordano il promonto-rio di Anzio e Nettuno, il Monte Circeo e il promontorio di Gaeta, davanti al quale si trova l’Arcipelago Pontino, composto da sei piccole isole, tutte di origine vulcanica.

Dal confine con la Toscana a Tarquinia ci si trova nella Maremma laziale, zona che a partire dagli anni ‘50 venne coinvolta dalla Riforma Agraria che contribuì a modifica-re tutto il litorale viterbese, oltmodifica-re che dal punto di vista economico, anche da quello paesaggistico. Da Civitavecchia ad Anzio si estende la campagna romana solcata dal Tevere, che è stata risanata, come tutto l’Agro Pontino, negli anni 1930/1940. La popolazione residente nella regione Lazio al 1 gennaio 2010 ammonta a ca 5,7 milioni di abitanti, pari al 9,4 % del-la popodel-lazione italiana. Rispetto all’anno precedente la crescita è pari all’1%, e la densità abitativa è di 330ab/kmq, un va-lore molto superiore a quello della media italiana. Analizzando la regione dal punto di vista provinciale, Roma ha il territorio maggiormente esteso, seguono, con grande distacco, le provincie di Latina, Frosinone, Viterbo, e Rieti che ha la provincia meno popolosa. Rispetto alle rilevazioni demo-grafiche degli anni passati la distribuzione

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provinciale non presenta grandi cambia-menti, assegnando alla provincia di Roma il 73% della popolazione residente totale. Analizzando il rapporto popolazione/su-perficie agricola utilizzabile, il dato eviden-zia come la distribuzione media per ogni 100 Ha di SAU del Lazio, pari a 890 abitan-ti, risulti essere di gran lunga superiore a quella del Centro e dell’Italia.

Dal punto di vista dell’utilizzo del

territo-rio agricolo, le coltivazioni agricole occu-pano quasi il 49% del territorio regionale contro un dato medio nazionale del 45% circa. Le principali superfici sono rappre-sentate da foraggere permanenti (40,8%), erbai e prati avvicendati (24,5%), cereali (12,5%), coltivazioni olivicole (10,5%), vi-gneti (3,2%), noccioleti (2,2% ), e ortaggi in pieno campo (2,2% ).

Consistenza del territorio agricolo (000 ha), 2010 Italia Centro Lazio 471 544 883 Fonte: elaborazioni dati CRA-Cma

Lazio Centro Italia Superficie totale 1.723.600 4.114.361 30.133.600 Coltivazioni agricole 841.963 2.211.266 13.549.562 di cui in ettari: Cereali 105.259 539.676 3.225.965 Patata 2.596 9.553 62.857 Leguminose 3.945 25.208 80.072 Oleose 4.181 77.789 280.581 Barbabietola 119 3.289 62.266 Ortaggi in serra 6.673 6.924 30.918 Ortaggi in pieno campo 19.010 43.652 423.661 Frutta fresca 5.980 12.124 265.806 Kiwi 8.171 8.643 24.086 Frutta secca 8 41 77.098 Nocciolo 19.029 19.159 70.464 Agrumi 969 984 168.934 Uva 27.323 125.406 778.376 Olive 88.577 222.861 1.190.884 Foraggere permanenti 343.900 626.708 4.697.408 Erbai e prati avvicendati 206.223 489.249 2.110.186 Fonte: elaborazione su dati ISTAT.

Utilizzazione del territorio agricolo, 2010 (ettari)

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15 40,8% 24,5% 12,5% 10,5% 3,2% 2,3% 2,3% 1,0% 0,8% 0,7% 0,5% 0,5% 0,3% 0,1% Foraggere permanenti Erbai e prati avvicendati Cereali Olive Uva Nocciolo Ortaggi in pieno campo Kiwi Ortaggi in serra Frutta fresca Oleose Leguminose Patata Agrumi

Utilizzazione del territorio agricolo (%), 2010

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Le conseguenze della crisi economico-finanziaria internazionale si sono riflesse anche sull’attività economica del Lazio, dopo la crescita registrata negli anni pre-cedenti, nel 2009 si riscontra un calo. Tra-dotto in termini di proTra-dotto interno lordo reale, il dato regionale del Lazio evidenzia una flessione intorno al -2,1 per cento ri-spetto all’anno precedente. Tale diminu-zione risulta essere, comunque, inferiore rispetto al dato del PIL nazionale che è pari al -3,1.

Al contrario l’andamento del PIL per unità lavorativa mostra un andamento stabile, con un piccolo decremento dell’1 per cento nell’ultima annualità per la quale si hanno i dati disponibili.

Le imprese presenti nella regione insisto-no prevalentemente in 13 aree produttive (Area metropolitana di Roma, Viterbo-Civi-ta Castellana, Rieti, Fiano Romano-Formel-lo, Litorale nord, Bretella Nord, Bretella Sud, Castelli, Pomezia-Santa Palomba, Frosinone-Sora, Latina, Cassino e Litorale

PRODOTTO INTERNO LORDO

Anni PIL/UL

Lazio Italia Lazio/Italia (%)

2005 65.602 58.557 1,12 2006 67.035 59.922 1,12 2007 68.321 62.102 1,10 2008 69.664 63.161 1,10 2009 68.788 63.031 1,09

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

Andamento del PIL a prezzi correnti per unità lavorativa (euro)

Anni PIL/abitante

Lazio Italia Lazio/Italia (%)

2005 29.377 24.451 1,20 2006 30.117 25.282 1,19 2007 30.335 26.176 1,16 2008 30.217 26.326 1,15 2009 29.255 25.365 1,15

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

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sud-pontino), nelle quali si concentrano il 92,2% degli occupati del Lazio. Di questi, il 60,2% opera nel comune di Roma, mentre il 32% nelle altre realtà territoriali. All’interno della regione la situazione va-ria da provincia a provincia. Il territorio della Capitale presenta caratteristiche più vivaci e in movimento rispetto alle altre quattro provincie della regione, dovuto an-che all’alto tasso di popolazione residente. Inoltre, in relazione al confronto settoria-le, si rileva che gran parte del PIL è pro-dotto dal settore dei servizi, in proporzione maggiore rispetto al dato nazionale.

Lazio Italia 0 200.000 400.000 600.000 800.000 1.000.000 1.200.000 1.400.000 1.600.000 1.800.000 2005 2006 2007 2008 2009

Andamento del PIL (mln euro)

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Il Valore Aggiunto (VA) del comparto Agri-coltura, silvicoltura e pesca della regione Lazio ai prezzi di base nel 2010 si attesta poco al disopra di 1.600 milioni di euro, rappresentando poco più del 6 per cento del valore del comparto nazionale, in linea con la tendenza degli ultimi cinque anni. Rispetto all’anno precedente il VA comples-sivo del comparto ha guadagnato 4 punti percentuali, invertendo la tendenza negati-va del 2009 che avenegati-va visto un calo del 10 per cento (rispetto al 2008). L’orientamento rispecchia grossomodo il dato nazionale per le tre branche che compongono il comparto. Il contributo dell’agricoltura alla formazio-ne del VA del settore è del 94% per un tota-le di oltre 1.500 milioni di euro, seguono la pesca con il 4% e la silvicoltura con il 2%. Nel corso del quinquennio preso in conside-razione l’andamento per le tre branche ha subito delle variazioni dovute agli effetti del-la crisi economica che ha investito il paese e che si presenta alquanto complesso e con un futuro ancora difficile, per gran parte delle

VALORE AGGIUNTO

Valore Aggiunto dell’agricoltura a prezzi di base, valori ai prezzi correnti

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

Regioni VA 2010 (000 €) VA 2009 (000 €) Var. VA 2010/2009 (%)

Piemonte 1.520.880 1.506.206 1,0 Valle d’Aosta 41.713 42.139 -1,0 Lombardia 2.867.921 2.818.829 1,7 Trentino Alto Adige 1.095.263 1.112.488 -1,6 Friuli Venezia Giulia 404.282 372.698 7,8 Veneto 2.275.182 2.223.652 2,3 Liguria 537.932 538.326 -0,1 Emilia Romagna 2.752.737 2.585.232 6,1 Toscana 1.792.049 1.806.751 -0,8 Umbria 410.464 411.572 -0,3 Marche 516.050 542.544 -5,1 Lazio 1.619.262 1.555.007 4,0 Abruzzo 586.528 580.533 1,0 Molise 221.880 213.596 3,7 Campania 2.220.486 2.174.416 2,1 Puglia 2.185.686 2.084.938 4,6 Basilicata 452.423 433.335 4,2 Calabria 1.146.357 1.156.211 -0,9 Sicilia 2.739.752 2.750.167 -0,4 Sardegna 982.679 976.971 0,6 ITALIA 26.369.528 25.885.610 1,8

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Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

VA per settore ai prezzi di base, valori ai prez-zi correnti, 2010

economie Europee, tra cui l’Italia. A pesare nel settore è il calo della branca agricoltura che ha registrato nel 2009 un -11 per cento, dato negativo anche per l’Italia che ha visto una cattiva performance per il settore. Le annualità precedenti, in particolare 2007 e 2008, sono state pessime per le branche

sil-vicoltura e pesca che hanno avuto un drasti-co calo del VA, addirittura del 44 per cento nel caso della pesca.

La rilevazione positiva per i tre comparti a livello regionale e nazionale nel 2010 è segno di una lieve ripresa del prodotto agricolo.

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

20.000 30.000 40.000 50.000 60.000 70.000 80.000 1.400.000 1.450.000 1.500.000 1.550.000 1.600.000 1.650.000 2006 2007 2008 2009 2010 Silvicoltura e Pesca Agricoltura

Agricoltura Silvicoltura Pesca Andamento valore aggiunto agricoltura, silvicoltura e pesca ai prezzi di base (000 euro)

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L’agricoltura del Lazio continua a mo-strare una significativa adattabilità al mutamento delle condizioni economiche generali, nonostante la difficile congiun-tura del triennio 2008-2010. La preva-lenza di aziende di tipo individuale e a conduzione diretta consente, probabil-mente, di affrontare le fasi di crisi con una maggiore flessibilità nell’impiego del lavoro. La gran parte delle giornate complessivamente lavorate è infatti rife-ribile al conduttore o a suoi familiari. Le famiglie rurali si confermano, anche nel Lazio, un pilastro storicamente consoli-dato dell’agricoltura.

In questa prospettiva di lettura, un buon indicatore è rappresentato dal rapporto tra lavoro prestato da uomini e lavoro prestato da donne, poiché la componente femminile risente in maniera più imme-diata della contrazione della domanda di lavoro.

In termini di occupati agricoli, il Lazio rappresenta il 4,5% dell’occupazione

na-OCCUPAZIONE

Occupati in agricoltura, silvicoltura e pesca per provincia, 2010

Maschi Femmine Totale

Lazio 23.846 14.019 37.865 Centro 83.875 38.948 122.823 Italia 586.293 254.361 840.654

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

Occupati in agricoltura, silvicoltura e pesca per sesso, 2010 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

zionale e il 31% circa di quella del Cen-tro-Italia. Le donne rappresentano una quota consistente degli occupati (37%), superiore al dato nazionale (30%) e a quello territoriale relativo al Centro (31%).

La distribuzione per province indica una consistente concentrazione dell’occupa-zione agricola tra Roma (15.236) e La-tina (14.869), con una minore rilevanza quantitativa di Frosinone (3.784), Rieti (2.400) e Viterbo (1.575).

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23 Maschi Femmine 0 10 20 30 40 50 60 70 80

Lazio Centro Italia

Occupati in agricoltura, silvicoltura e pesca per sesso, 2010

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Il valore aggiunto medio ai prezzi di base per unità di lavoro nella regione Lazio, nel corso degli ultimi anni non presenta una buo-na performance, nel 2009 registra un calo di oltre 3 punti percentuali. In particolare i settori che maggiormente risentono di tale ricaduta, dai dati statistici disponibili, sono quelli agricolo e industriale, per i quali, tra

il 2008 e il 2009, si riporta una minore pro-duttività, rispettivamente del -9 per cento e del -5 per cento circa. Al contrario il setto-re dei servizi, seppusetto-re moderatamente, ha riportato una variazione percentuale positi-va tra le annualità, dello 0,4. Tale risultato è stato possibile grazie al ruolo trainante del comparto che nel 2009 ha realizzato

un VA complessivo di oltre 130 M di euro, a fronte delle cifre realizzate da agricoltura e industria, rispettivamente 1.5 e 22 M di euro circa, avendo quindi un ruolo centrale nell’economia regionale, e includendo tra le principali occupazioni attività alberghiera e ristorazione, trasporti, comunicazioni, e in-termediazione finanziaria.

PRODUTTIVITÀ

Agricoltura Industria Servizi

2005 2006 2007 2008 2009 2005 2006 2007 2008 2009 2005 2006 2007 2008 2009 VA ai prezzi di base per UL per settore (euro)

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MERCATO FONDIARIO

Dall’analisi dell’andamento del Valore Agricolo Medio (VAM), non si riscon-trano particolari variazioni del mercato fondiario per quanto riguarda le diverse colture praticate sul territorio regionale. Dall’osservazione dei dati a disposizione, è possibile notare una generale tendenza alla stabilità dei valori dei terreni dovu-ta, con ogni probabilità, alla stagnazione del mercato di riferimento generatasi ne-gli ultimi anni. Tale tendenza si è potuta osservare anche per quello che riguarda il mercato dei canoni di affitto per tipo-logia di coltura. Raramente si vedono variazioni significative nelle quotazioni dei terreni.

Più dettagliatamente, le quotazioni medie dei terreni agrari per tipologia di

coltu-ra mostcoltu-rano dei valori minimi e massimi così contraddistinti: il noccioleto irriguo nella zona di Vignanello nella provincia di Viterbo oscilla tra i 30 ed i 35 mila euro a ettaro. L’oliveto specializzato DOP della Sabina in provincia di Rieti si collo-ca tra i 17 e i 24 mila euro a ettaro. Nella zona della provincia di Roma spiccano i valori dei terreni destinati alle colture ortive nella zona di Maccarese compresi tra gli 80 e i 150 mila euro a ettaro e dei vigneti DOC nei Castelli Romani tra i 77 ed i 140 mila a ettaro. Frutteto (di acti-nidia) nella piana di Latina ha un valore medio compreso tra i 55 e i 65 mila euro a ettaro mentre, il vigneto DOC della zona di produzione del Cesanese nel co-mune di Piglio, in provinica di Frosinone,

è valutato tra i 50 e gli 80 mila euro per ettaro di superficie.

Uno sguardo ai canoni di affitto dei ter-reni destinati alle principali tipologie di colture evidenziano come i maggiori valori nella provincia di Viterbo si ri-scontrano nel caso di coltivazione del nocciolo, e oscillanti tra i 1000 e i 1500 euro per ettaro. Nella provincia di Roma, per seminativi irrigui del litorale da de-stinare a carote, i valori si attestano tra i 2200 e i 2500 euro per ettaro, mentre per il vigneto DOC, la forbice è compresa tra i 1200 e i 1800 euro a ettaro. I terre-ni destinati alla coltivazione di orticole nella piana di Latina, invece, oscillano tra i 900 e i 1200 euro per ettaro di su-perficie affittata.

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Canoni

Minimo Massimo

Viterbo

Contratti in deroga per seminativi asciutti (VT) 410 520 Contratti in deroga per orticole (VT) 520 775 Compartecipazione per nocciole (VT) 1.000 1.500 Compartecipazione per tabacco (VT) 410 520 Rieti

Contratti in deroga per cereali (RI) 210 520 Contratti in deroga per prato di medica (RI) 300 350 Contratti in deroga per seminativo irriguo nella piana di Rieti 400 500 Pascolo nelle montagne di Rieti 50 100 Contratti in deroga per seminativo asciutto nella piana di Leonessa (RI) 90 125 Roma

Contratti in deroga per seminativo collinare asciutto (RM) 300 400 Contratti in deroga per seminativi irrigui da destinare a ortive (RM) 1.200 1.500 Contratti in deroga per seminativi asciutti (RM) 300 350 Contratti in deroga per frutteti specializzati (RM) 700 900 Contratti in deroga per oliveti collinari (RM) 210 360 Contratti in deroga per vigneto comune (RM) 900 1.100 Contratti in deroga per vigneti DOC (RM) 1.200 1.800 Contratti in deroga per seminativi irrigui del litorale romano da destinare a carote (RM) 2.200 2.500 Latina

Contratti in deroga per orticole (LT) 900 1.200 Accordi verbali per foraggere (LT) 400 500 Contratti in deroga per seminativi irrigui della piana di Latina 400 500 Forsinone

Contratti in deroga per seminativi irrigui (Valle del Sacco, FR) 400 500 Contratti in deroga per seminativi asciutti (FR) 310 410

Fonte: INEA

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Quotazioni Minimo Massimo

Viterbo

Seminativi irrigui nella zona di Tarquinia (VT) 14 21 Oliveti specializzati nella zona di Canino (VT) 12 18 Frutteti nelle colline di Viterbo 15 18 Vigneti DOC nella zona di Montefiascone (VT) 18 24 Noccioleto specializzato nella zona del Lago di Vico (VT) 18 31 Noccioleto specializzato irriguo nella zona di Vignanello (VT) 30 35 Castagneto da frutto nei Monti Cimini (VT) 12 25 Oliveti specializzati nelle colline del lago di Bolsena (VT) 12 20 Rieti

Pascoli nella montagna del Turano (RI) 3 9 Seminativi arborati nella Sabina nord-occidentale (RI) 10 21 Seminativi nella montagna di Rieti 8 20 Pascoli nella montagna di Rieti 6 7 Oliveti specializzati nella zona DOP della Sabina (RI) 17 24 Seminativi irrigui nella piana del Tevere (RI) 20 25 Roma

Ortive nel Maccarese 80 150 Seminativi nella piana del Tevere (RM) 15 28 Seminativi irrigui nel litorale romano 60 80 Seminativi asciutti nell'Agro Romano 40 50 Vigneti DOC nei Castelli Romani (RM) 77 140

Valori fondiari (000 di euro per ettaro) 2010

Fonte: INEA

Quotazioni Minimo Massimo

Noccioleto specializzato nelle colline di Palestrina (RM) 30 35 Oliveti specializzati nella zona dei Castelli Romani (RM) 36 52 Frutteti nelle colline dei Tiburtini (Guidonia, Marcellina) (RM) 26 41 Vigneti DOC nei Colli Albani 60 80 Orti irrigui nei Colli Albani (RM) 28 52 Frutteti specializzati nei Castelli Romani (RM) 50 60 Seminativi asciutti nella collina interna della provincia di Roma 25 30 Latina

Seminativi nell'agro-pontino (LT) 30 40 Frutteti nelle colline dei Lepini (LT) 20 25 Orti specializzati nella pianura di Latina 23 49 Vigneti nelle colline litoranee di Gaeta (LT) 22 26 Frutteti (actinidia) nella zona di Latina 55 65 Oliveti specializzati nella zona di Itri (LT) 15 20 Frosinone

Oliveti specializzati nelle colline di Frosinone 15 20 Frutteti specializzati nelle colline di Frosinone 26 36 Seminativi asciutti nelle colline di Frosinone 8 13 Seminativi arborati (con vite, olivo) nelle colline di Frosinone 8 13 Vigneti DOC nei Monti Ernici (FR) 18 31 Vigneti DOC nella zona del Piglio (FR) 50 80 Prati pascoli nella montagna orientale dei Lepini (FR) 6 10

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CREDITO

Nel corso del decennio appena concluso-si, in parte coincidente con l’evoluzione della crisi finanziaria, il credito ban-cario per il comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca ha caratteristiche articolate dovute ai differenti fattori economici che hanno contraddistinto il periodo.

Negli ultimi tre anni, in cui domanda e offerta di credito sono state in modo particolare influenzate dalla crisi, l’aumento dei prestiti all’agricoltura è stato maggiore di quello rilevato per il complesso delle imprese. La crescita dei finanziamenti bancari si è verificata grazie al progressivo allineamento dei tassi d’interesse richiesti alle imprese agricole a quelli degli altri settori pro-duttivi. In linea con la tendenza diffusa che ha coinvolto l’intero sistema pro-duttivo italiano, è diminuito il peso dei prestiti a breve termine, a vantaggio di un maggior equilibrio nello stato patri-moniale delle imprese.

Infatti, dal 2006 al 2010, a fronte di una riduzione delle consistenze (rispet-tivamente 82 Meuro e 20 Meuro) è au-mentata la percentuale di finanziamenti sul lungo termine, con una contestuale riduzione del finanziamento a breve ter-mine. Fa eccezione il 2009, anno in cui i finanziamenti a breve termine costitu-iscono il 70% del totale.

Quindi se da parte degli operatori con-tinua la richiesta, si riscontra una certa “resistenza operativa” da parte del sistema creditizio nei riguardi del settore agricolo. Le motivazioni di que-sto comportamento possono risiedere principalmente in due motivazioni, da una parte dall’esigenza congiunturale di un maggiore controllo sulle aperture di credito in termini di equilibrio della gestione finanziaria, dall’altra dalla cre-scente difficoltà (in alcuni casi struttu-rale), per le imprese italiane operanti in agricoltura, di programmare l’attività e gli impegni finanziari sul lungo termine.

Le erogazioni per gli investimenti han-no avuto un incremento complessivo (2010/2009) del 18% circa, seguendo l’andamento del dato nazionale che tut-tavia ha mostrato un ritmo di crescita più rapido, pari al 33%.

Finanziamenti agevolati ad agricoltura, fore-sta e pesca - consistenze

Anni

Totale

(mln euro) Termine Breve

% Medio-lungo Termine % 2006 82 23,2 76,8 2007 68 26,5 73,5 2008 50 44,0 56,0 2009 34 70,0 30,0 2010 20 20,0 80,0 2011* 19 15,8 84,2

*dato riferito II trimestre 2011 Fonte: Bollettino statistico Banca d’Italia

(31)

Nella regione Lazio sono stati maggior-mente richiesti finanziamenti per l’ac-quisto di immobili rurali con un incre-mento del 94%, in controtendenza col

dato nazionale che registra un -11%. A seguire l’acquisto di macchine e attrezzi fa segnare un aumento del 63%, come nel resto della penisola, mentre una

di-minuzione si è registrata nelle costru-zioni e fabbricati rurali, -15,%, a fronte del dato negativo relativo al resto del Paese.

Lazio Italia

Totale

(mln euro) 2010/2009Var % (mln euro)Totale 2010/2009Var %

Macchine ed attrezzature 62 63,2 2.105 62,8 Acquisto immobili rurali 66 94,1 501 -11,8 Costruzioni e fabbricati rurali 112 -15,2 1.425 23,3 Totale 240 18,2 4.031 33,6

Finanziamenti oltre il breve termine all’agricoltura - erogazioni, 2010

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31

Gli investimenti fissi lordi in agricoltu-ra sono contagricoltu-raddistinti da un andamen-to caratterizzaandamen-to da valori positivi, con chiari segni di crescita nel triennio 2005 al 2007. In termini assoluti, dopo questo periodo, nel comparto l’andamento degli investimenti subisce una curva negativa passando da 541 Meuro del 2007 a 461 e 373 Meuro rispettivamente nel 2008 e 2009, facendo registrare un calo del 15% nel 2008 e del 19% nel 2009. In partico-lare nell’annualità 2009 gli investimenti del settore rappresentano solo l’1,5% del totale regionale, il 3,7% degli investimenti agricoli in Italia, e il 24% circa del VA agri-colo del Lazio.

Il dato relativo all’andamento degli investi-menti per UL mostra un calo generale degli investimenti del 17 per cento circa nelle due ultime annualità per le quali si hanno dati disponibili. Le variazioni negative si registrano per tutti i settori, passando dal -12,4% dei servizi, al -18% del comparto agricolo, al -20% circa dell’industria.

INVESTIMENTI

% su

Anni Agricoltura* (mln €) investimentiTotale Totale investimento agricoltura Italia VA agricolo

2005 514,5 1,8 4,2 31,1 2006 534,7 1,8 4,3 30,8 2007 540,8 1,7 4,5 32,7 2008 460,9 1,5 3,9 27,3 2009 373,3 1,5 3,7 24,2

Andamento degli investimenti fissi lordi agricoli

* Agricoltura, silvicoltura e pesca Fonte: elaborazione su dati ISTAT

Anni Agricoltura* Industria Servizi Totale

2005 7.622,20 14.187,90 11.624,40 33.434,50 2006 7.245,30 14.008,10 12.150,30 33.403,70 2007 7.803,75 12.583,17 12.779,82 33.166,74 2008 7.058,19 14.335,35 12.050,06 33.443,61 2009 5.778,64 11.500,85 10.557,27 27.836,75 Var. % 2009/08 -18,1 -19,8 -12,4 -16,8

Andamento degli investimenti fissi lordi agricoli

* Agricoltura, silvicoltura e pesca Fonte: elaborazione su dati ISTAT

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Italia Lazio SERVIZI INDUSTRIA AGRICOL TURA 0 3000 6000 9000 12000 15000

Investimenti fissi lordi per UL e per settore, 2009 (euro)

* Agricoltura, silvicoltura e pesca.

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33

C0NSUMI INTERMEDI

Consumi intermedi dell’agricoltura (mln euro), 2010

Fonte: elaborazione su dati ISTAT

Nel 2010 i consumi intermedi sono stati caratterizzati da una dinamica ascenden-te. La spesa complessiva in agricoltura si attesta intorno ai 1.000 Meuro circa, regi-strando un incremento dell’11 per cento ri-spetto all’anno precedente, che aveva visto una flessione del 5,4 per cento in relazione al 2008. A determinarlo sono state soprat-tutto le quotazioni dei beni di origine este-ra, come energia e lubrificanti, e mangimi, che hanno fatto registrare gli incrementi maggiori.

Entrando nel particolare delle spese, si nota che il settore trainante è, appunto, quello dei mangimi con un valore di circa 126 Meuro, seguito da sementi e piantine, e fitosanitari che hanno avuto rispetto al 2009 una buona crescita, rispettivamente del 9% e del 3%.

Nell’ambito zootecnico, oltre alle spese per i consumi di mangimi sono da considerare anche quelle relative alle spese di stalla, che constano in 39 Meuro per un totale di circa 165 Meuro.

In termini percentuali a incidere sul totale della spesa è il settore zootecnico, la cui spesa raggiunge il 26% circa del totale, seguono

se-menti e i concimi con, rispettivamente, il 9% e il 5%, i prodotti fitosanitari rappresentano il 4% dei consumi intermedi totali.

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RISULTATI PRODUTTIVI

Lazio Variazione % 2010/09 000 € % Erbacee 866.226 32,5 6,4 Arboree 486.466 18,3 4,9 Foraggere 132.463 5,0 10,4 Zootecnia 696.479 26,2 -0,8 Servizi connessi 339.013 12,7 2,1 (+) Attività secondarie 72.343 2,7 5,2 (-) Attività secondarie 63.408 2,4 15,5 Produzione della branca agricoltura 2.529.583 95,0 3,4 Produzione della branca silvicoltura 41.878 1,6 1,1 Produzione della branca pesca 90.165 3,4 12,3 Totale 2.661.625 100 3,7

Produzione e servizi ai prezzi base per principali comparti, 2010

Fonte: elaborazioni su dati Istat

A differenza del calo avvenuto lo scorso anno, il 2010 si è contraddistinto per l’au-mento della produzione agricola che si atte-sta sul valore di 2.661 milioni di euro circa, pari a una risalita di 3,7 punti percentuali. Il peso principale della branca agricoltura è ricoperto dalle coltivazioni erbacee (33%) e dalla zootecnia (26%), seguono a distanza le

coltivazioni arboree (18%), e le attività dei servizi connessi all’agricoltura (13%). Da un rapido confronto con l’anno prece-dente, scarti negativi sul valore dei prezzi si registrano solamente nel settore zootecnico (-0,8%), i restanti comparti manifestano tut-ti un aumento positut-tivo dei valori tra i quali spiccano le foraggere (+10,4%), le

coltivazio-ni erbacee (+6,4%), e le coltivaziocoltivazio-ni arboree (+4,9%). Crescite positive si riscontrano an-che nella branca della pesca e della silvicol-tura rispettivamente del 12,3% e dell’1,1%. La quota principale della produzione agricola ai prezzi di base nell’anno 2010 è occupata dal comparto patate e ortaggi con il 25,7%, cui seguono le carni con il 14,5%, le attivi-tà dei servizi connessi all’agricoltura con il 13,6% e il latte con il 11,8%. Il comparto del-la frutta, quello vivaistico e delle coltivazioni foraggere, e i prodotti olivicoli e vitivinicoli rivestono una quota compresa tra il 9,8% e il 3,7% del valore della produzione totale. In termini quantitativi, tra il totale delle produzioni vegetali del 2010, pari a più di 18 milioni di quintali (+3,8% sul 2009), il peso delle principali produzioni colturali sono rappresentate dal pomodoro con una quota superiore ai 2.500 mila q.li (13,9%), l’uva da vino venduta con 1.442 mila q.li (8%) l’acti-nidia con i 1.446 mila q.li (8%) e le zucchi-ne con 1.458 mila q.li (8,1%). Le variazioni annuali (2010/2009) delle quantità prodotte

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35 25,7% 14,5% 13,6% 11,8% 9,8% 5,3% 5,3% 4,7% 3,7% 3,4% 1,5% 0,4% 0,1% 0,05% 0,1% Patate ed ortaggi Carni Servizi connessi Latte Frutta Fiori e piante in vaso Coltivazioni foraggere Prodotti dell’olivicoltura Prodotti vitivinicoli Cereali e legumi secchi Uova Industriali Miele Agrumi Prodotti zootecnici non alimentari

Fonte: elaborazioni su dati Istat

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Prodotti Quantità Valore

000 q.li 2010/09Var % 000 € 2010/09Var %

Frumento tenero 392 -8,84 7.325 6,90 Frumento duro 1.471 56,30 33.889 50,8 Orzo 449 -4,26 6.718 11,2 Riso 0 0 0 0 Granoturco ibrido 1.457 23,58 26.639 73,7 Patate 666 -8,13 26.899 -12,0 Fagioli freschi 89 21,92 23.026 42,9 Cipolle e porri 31 14,81 1.968 22,2 Carote 1.072 -1,12 43.210 -5,4 Carciofi 185 -9,31 17.569 -24,9 Cavoli 394 6,49 20.091 -0,2 Cavolfiori 250 -2,34 10.402 -48,3 Indivia 88 3,53 4.030 -18,73 Lattuga 642 4,22 59.580 6,89 Radicchio 114 4,59 6.077 -10,38 Melanzane 202 -1,94 11.032 -9,40 Peperoni 227 -7,72 16.688 -3,73 Pomodori 2.504 11,69 63.971 -12,82 Zucchine 1.458 8,72 123.718 21,20 Cocomeri 729 0,41 8.272 19,22 Poponi 483 14,73 18.836 32,77

Principali produzioni vegetali, 2010

Fonte: elaborazioni su dati Istat

Prodotti Quantità Valore

000 q.li 2010/09Var % 000 € 2010/09Var %

Fragole 106 7,07 19.666 18,89 Barbabietola da zucchero 75 7,14 280 1,45 Tabacco 27 17,39 8.404 22,87 Girasole 62 -40,38 1.510 -30,80 Soia 3 -25,00 77 -22,22 Uva da tavola 211 8,76 8.816 32,89 Uva da vino venduta 1.442 23,34 23.649 -20,93 Vino (000 hl) 610 4,99 58.450 0,23 Olio 258 9,32 100.805 9,18 Arance 39 -36,07 1.193 -38,31 Mandarini 1 0,00 34 3,03 Limoni 3 0,00 193 19,14 Clementine 8 14,29 235 14,63 Pesche 335 0,90 11.919 12,91 Mele 90 -12,6 3.087 -9,58 Pere 28 -12,50 2.022 6,13 Mandorle 0 0,00 0 0,00 Nocciole 385 0,26 57.506 36,32 Noci 4 -33,33 1.366 -15,00 Actinidia 1.446 -3,66 82.198 -15,72

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37

evidenziano una rilevante flessione della col-tivazione del girasole (-40,4%) cui seguono le arance (-36,1%), e le noci (-33,3%). Nell’am-bito cerealicolo, incrementi positivi si hanno per il frumento duro (56,3%) e il granturco ibrido (23,6%), tra gli ortaggi guadagnano positivamente i fagioli freschi (21,9%), i pomodori (11,7%) e i poponi (14,7), mentre flessioni negative sono registrate nei carcio-fi (-9,3%), nelle patate (-8,1) e nei peperoni (-7,7%).

Tra le coltivazioni arboree sono le clementine e le pesche che mantengono crescite positive (rispettivamente del 14,3% e dello 0,9%), mentre indici negativi sono menzionati an-che per l’actinidia (-3,7%), le mele (-12,6%), e le pere (-12,5%).

L’andamento dei prezzi delle produzioni mostra variazioni in linea con quanto osser-vato in termini quantitativi. Alcuni esempi: -30,8% del girasole, -38,3% per le arance e -15,7% per l’actinidia, +50,8% per il frumen-to duro e +32,9% per l’uva da tavola. In merito alla quantità prodotta, il settore

Prodotti 000 q.liQuantità Var % Valore

2010/09 000 € 2010/09Var %

Carni bovine 611 -1,8 159.592 0,3 Carni suine 412 -0,2 51.296 2,2 Carni ovicaprine 63 -4,6 18.605 -4,6 Pollame 329 5,4 65.469 2,3 Latte di vacca e bufala (000 hl) 6.795 -2,2 247.286 -0,4 Latte di pecora e capra (000 hl) 559 3,5 46.761 -7,9 Uova (milioni di pezzi) 526 1,0 38.163 2,4 Miele 7 16,7 2.098 30,4

Principali produzioni vegetali, 2010

Fonte: elaborazioni su dati Istat

caseario risulta predominante insieme alle carni bovine, seguito da uova, carni suine e pollame. Il settore bovino e bufalino mantiene un ruolo strategico nella produzione zootec-nica laziale, sia in termini di produzione di carne che nella produzione di latte (nono-stante sia stata registrata una flessione ne-gativa rispettivamente dell’1,8% e del 2,2% a confronto con l’anno precedente). Crescite positive nel settore animale si sono avute nel comparto pollame (+5,4%), produzione di

lat-te ovi-caprino (+3,5%) e uova (+0,9%). Riguardo al valore della produzione, percen-tuali positive si rilevano nel comparto uova (+2,4%), pollame (+2,3%) e carne suina (+2,2%) mentre i principali indici negativi li ritroviamo negli ovi-caprini rispettivamente nel latte (-7,8%), e nelle carni (-4,6%). Infine, il miele spicca con una crescita del 17% circa in termini di incremento produt-tivo e del 30% circa sul valore della produ-zione.

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Nel 2009 il valore aggiunto ai prezzi base (val. correnti) dell’industria alimentare, incluse le bevande e il tabacco, rileva nella regione La-zio un aumento pari al 3,2%, rispetto al 2008, in controtendenza con quanto avvenuto a livello nazionale (-9,3%) e nell’Italia centra-le (-9,7%). Il settore ha occupato nell’anno 21.700 unità, il 7,6% in meno rispetto al 2008. Il 70% degli occupati risultano impiegati come lavoratori dipendenti, mentre il 30% come in-dipendenti. Nel complesso essi costituiscono il 2% del totale italiano ed il 17% dell’industria dell’Italia centrale.

INDUSTRIA ALIMENTARE

Lazio/Italia centrale (%) Lazio/Italia (%) 28 5

Valore aggiunto dell’Industria alimentare, delle bevande e del tabacco (2009)

21,7 6,6 15,1 Occupati totali Occupati indipendenti Occupati dipendenti

Composizione dell’occupazione nell’Industria alimentare, delle bevande e del tabacco (2009)

Fonte: elaborazioni su dati Istat

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DISTRIBUZIONE

Nel 2011 la regione Lazio registra un lieve aumento degli esercizi commerciali al det-taglio, in sede fissa, pari allo 0,6% rispetto all’anno precedente. L’incremento riguarda tutte le province, fanno eccezione Latina che rileva un -0,2% e Roma Commercio al dettaglio ambulante e forme speciali di ven-dita: numero di esercizi per provincia, 2011* con -0,5%. La distribuzione provinciale degli esercizi mostra che il 70% risulta concentra-to nella provincia capiconcentra-tolina, cui seguono La-tina (11%), Frosinone (10%), Viterbo (7%) e Rieti (3%). Tra gli esercizi, il 16% è specia-lizzato nella commercializzazione di prodotti alimentari, bevande e tabacco che nota, nel 2011, un lieve incremento soprattutto nella categoria della vendita di crostacei, mollu-schi (+4%), del tabacco (2%) e degli altri prodotti alimentari (+2%). Anche gli esercizi relativi ai prodotti alimentari, bevande e ta-bacco risultano localizzati prevalentemente nella provincia di Roma (67%), seguono Lati-na (12%), Frosinone (10%), Viterbo (8%) e Rieti (3%). La distribuzione del commercio

Frosinone Latina Rieti Roma Viterbo Lazio

Commercio ambulante Non specificato 120 96 42 2324 108 2690 Alimentare 402 599 67 2568 228 3864 Abbigliamento, Tessuti e Calzature 259 154 18 1083 138 1652 Abbigliamento e Tessuti 454 354 52 1482 279 2621 Calzature e Pelletterie 84 39 13 210 36 382 Altri Articoli 391 222 39 1744 154 2550 Mobili e Articoli di uso domestico 58 23 10 236 25 352 TOTALE 1768 1487 241 9647 968 14111 Commercio al dettaglio al di fuori di negozi, banchi e mercati Non specificato 56 15 16 829 22 938 Commercio per corrispondenza,te

lefono,radio,televisione,Internet 6 43 3 197 29 278 Commercio solo via Internet 45 95 16 833 46 1035 Vendita a domicilio 102 193 15 1479 48 1837 Commercio per mezzo di

distributori automatici 44 48 5 242 18 357 TOTALE 253 394 55 3580 163 4445 TOTALE 2021 1881 296 13227 1131 18556

Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico “Osservatorio Nazionale del Commercio * dati aggiornati al 31 giugno 2011

Commercio al dettaglio ambulante e forme speciali di vendita: numero di esercizi per provincia, 2011*

al dettaglio ambulante riporta, nel comples-so, un incremento dell’1,7% rispetto al 2010, con lievi flessioni nelle province di Frosino-ne (-0,3%) e Latina (-0,7%). Si osservano aumenti anche per il commercio al dettaglio

al di fuori dei negozi, banchi e mercati (+4), fatta eccezione per il reatino dove queste forme speciali di vendita subiscono una ri-duzione (-5%) nel 2011 rispetto all’anno pre-cedente. Il commercio nel settore alimentare

(43)

Specializzazioni Frosinone Latina Rieti Roma Viterbo Lazio

Esercizi non specializzati Totale 1.384 1.282 397 7.681 858 11.602 Prodotti alimentari, bevande e tabacco in esercizi specializzati 15 18 9 292 14 348 Frutta e verdura 156 268 56 1.704 162 2.346 Carni e di prodotti a base di carne 283 324 120 1.483 198 2.408 Pesci, crostacei e molluschi 55 96 16 540 67 774 Pane, torte, dolciumi e confetteria 38 116 30 435 90 709

Bevande 55 68 19 330 51 523

Prodotti del tabacco 377 282 74 1.823 178 2.734 Altri prodotti alimentari in esercizi specializzati 43 96 20 397 41 597 Carburante per autotrazione in esercizi specializzati 316 336 103 1.698 218 2.671 Apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni in esercizi specializzati 175 183 29 1.452 95 1.934 Altri prodotti per uso domestico in esercizi specializzati 1.251 1.133 393 7.808 818 11.403 Articoli culturali e ricreativi in esercizi specializzati 526 618 145 4.749 423 6.461 Altri prodotti in esercizi specializzati 3 3 5 40 - 51 Articoli di abbigliamento 1.105 1.280 253 9.267 754 12.659 Calzature e articoli in pelle 204 287 53 1.908 176 2.628 Medicinali 186 161 94 1.085 96 1.622 Articoli medicali e ortopedici 49 68 6 364 28 515 Cosmetici, articoli di profumeria e di erboristeria 168 219 40 1.653 149 2.229 Fiori, piante, semi, fertilizzanti, animali domestici e alimenti per animali domestici 288 206 81 1.538 166 2.279 Orologi e articoli di gioielleria 207 207 56 1.549 132 2.151 Altri prodotti (esclusi quelli di seconda mano) 494 527 128 3.527 336 5.012 Articoli di seconda mano 24 25 9 381 38 477 TOTALE 7.402 7.803 2.136 51.704 5.088 74.133

Valore aggiunto dell’Industria alimentare, delle bevande e del tabacco (2009)

Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico “Osservatorio Nazionale del Commercio * dati aggiornati al 31 giugno 2011

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43

costituisce, nella regione, il 27% del com-mercio al dettaglio ambulante, e il 20% del totale e delle altre forme speciali di vendita, con una elevata concentrazione nella zona della Capitale (66%). La vendita all’ingrosso incide, rispetto al 2010, con una variazione positiva (+1,1%) in tutte le province fatta ec-cezione per quella di Latina (-0,3%). Nell’an-no, il 21% degli esercizi risulta specializzato nella vendita di prodotti alimentari, delle be-vande e del tabacco, mentre il 3% nella vendi-ta delle materie prime agricole e degli animali vivi. In tale ambito, il 59% dei negozi risulta localizzato nella zona di Roma, seguono La-tina (21%), Frosinone (10%), Viterbo (8%) e Rieti (2%). La distribuzione provinciale degli intermediari del commercio, al contra-rio, indica che il 76% riguarda la provincia di Roma, il 9% quella di Latina, l’8% Frosinone, il 7% Viterbo e il 2% Rieti. A livello regionale, tuttavia, solo il 17% degli intermediari è spe-cializzato nella vendita di prodotti alimentari delle bevande e del tabacco, con un lieve in-cremento rispetto al 2010 (+1%).

Prov Frosinone Latina Rieti Roma Viterbo Lazio

Altri prodotti 25 26 5 255 22 333 Altri prodotti di consumo finale 457 558 61 6.533 295 7.904 Macchinari e attrezzature 223 302 42 2.604 153 3.324 Materie prime agricole e animali vivi 99 114 24 312 89 638 Prodotti alimentari, bevande, tabacco 383 877 89 2.479 270 4.098 Prodotti intermedi non agricoli, rottami e cascami 396 424 59 2.168 243 3.290 Totale 1.583 2.301 280 14.351 1.072 19.587

Commercio ingrosso: distribuzione provinciale per specializzazione merceologica, 2011*

Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico “Osservatorio Nazionale del Commercio * dati aggiornati al 31 giugno 2011

Intermediari del commercio: distribuzione provinciale del numero di esercizi per specializzazione mer-ceologica, 2011*

Frosinone Latina Rieti Roma Viterbo Lazio

Alimentari, bevande, tabacco 119 487 49 2559 294 3508 Auto e motocicli, compresi parti e accessori 61 64 12 785 59 981 Combustibili, minerali, metalli, prodotti chimici 21 92 5 367 45 530 Despecializzato 1065 321 74 2492 139 4.091 Legname, materiali da costruzione 56 93 7 833 99 1.088 Macchinari, impianti industriali, navi, aereomobili 26 98 10 857 51 1.042 Materie prime agricole, tessili, semilavorati, animali vivi 9 49 1 74 39 172 Mobili, articoli per la casa, ferramenta 33 100 9 917 85 1.144 Non specificato 32 37 157 331 73 630 Specializzato di altri prodotti n.c.a. 135 350 43 4.961 223 5.712 Tessili, abbigliamento, calzature, articoli in cuoio 25 51 6 1288 30 1400 Totale 1.582 1.742 373 15.464 1.137 20.298

Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico “Osservatorio Nazionale del Commercio * dati aggiornati al 31 giugno 2011

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popolazione. La restante spesa regionale è di-stribuita al 7% in quella di Latina, al 6% pres-so quella di Frosinone, al 5% in quella di Viter-bo, e a seguire Rieti con una spesa del 2%. Nel

2009 tutte le province hanno registrato una riduzione dei consumi che hanno interessato principalmente le categorie di mobili, elettro-domestici e spese per la casa (-6,6%). La spesa delle famiglie nella regione Lazio è

stata pari nel 2009 a 91.852 milioni di euro, con una flessione dell’1,4% rispetto all’anno precedente, in linea con quanto avvenuto nel resto del Paese (-2,1%). A livello regionale la spesa ha riguardato principalmente i servizi (55%), i consumi alimentari (16%) e gli altri prodotti (16%), pur sussistendo alcune diffe-renziazioni tra le singole province. Andando a vedere nello specifico i dati sulla distribuzione provinciale della spesa, si denota che l’80% di essa è stata concentrata nella provincia di Roma, presso la quale si trovano la maggior parte dei servizi e dove c’è maggiore densità di

CONSUMI ALIMENTARI

Frosinone Latina Rieti Roma Viterbo Lazio Centro Italia

Alimentari 1.145 1.302 382 11.044 754 14.627 31.097 159.818 Vestiario, Calzature e pellicceria 407 467 140 4.659 286 5.959 13.248 69.750 Mobili elettrodomestici e spese varie per la casa 343 412 129 4.747 263 5.894 13.406 65.131 Altri prodotti 834 1.016 336 11.882 610 14.678 32.092 156.416 Servizi 2.867 3.544 1.116 40.877 2.290 50.695 100.448 467.513 TOTALE 5.597 6.741 2.104 73.209 4.202 91.852 190.291 918.629

Spesa delle famiglie per prodotti specializzati e servizi- anno 2009 (milioni di euro)

Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico “Osservatorio Nazionale del Commercio

Spesa delle famiglie per prodotti specializzati e servizi- variazione % 2009/2008

Lazio Italia

Alimentari -1,6 -1,3

Vestiario, Calzature e pellicceria -2,8 -2,3 Mobili elettrodomestici e spese varie per la casa -6,6 -7,0 Altri prodotti -2,7 -4,8

Servizi -0,1 -0,6

TOTALE -1,4 -2,1

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45

COMMERCIO ESTERO

L’incidenza del Lazio sulle esportazioni agroalimentari nazionali resta stabile nel 2010, rispetto all’anno precedente, con un peso pari al 2,5% (710 milioni di euro). Decrescono, invece, dello 0,5% le importa-zioni agroalimentari nazionali, pari al 5,3% (1.875 milioni). Della stessa entità è la ridu-zione dell’incidenza della regione sulle im-portazioni complessive dell’Italia (al 7,9% nel 2010), mentre diminuisce leggermente il ruolo sulle vendite nazionali, che raggiunge il 4,4%.

Come per quasi tutte le regioni italiane, il 2010 segna anche per il Lazio una ripresa dei flussi commerciali di prodotti agroali-mentari in entrata (+2,9%) e, soprattutto, in uscita (+17,3%).

L’incremento delle esportazioni è il risulta-to congiunrisulta-to dell’ottima performance delle vendite sia nel settore primario (+15,7%) che nell’industria alimentare (+18%). Il leggero aumento delle importazioni è, in-vece, attribuibile ad andamenti contrastanti delle due componenti: gli acquisti di

trasfor-mati salgono del 19,3%, a fronte di un calo maggiore del 20% per le importazioni del settore primario. Ne deriva un netto miglio-ramento, rispetto al 2009, del saldo del set-tore primario, che si attesta a -385 milioni di euro nel 2010. Peggiora invece il deficit

dell’industria alimentare, superando la so-glia dei 780 milioni di euro. Nel suo insieme, l’andamento del settore agroalimentare è positivo, con una leggera ripresa del deficit, pari 1.165,8 milioni di euro nell’ultimo anno di riferimento. Esportazioni Importazioni 0 500 1.000 1.500 2.000 2.500 2006 2007 2008 2009 2010

Andamento degli scambi agroalimentari (mln euro)

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Gli “altri prodotti alimentari” (13% dell’ex-port agroalimentare regionale), l’olio di oli-va vergine ed extravergine (7,8%), e gli al-tri ortaggi freschi (6,9%) si confermano le tre principali voci di esportazione. Sebbene tali produzioni mostrino tutte incrementi significativi del valore delle vendite all’este-ro, bisogna precisare come questi siano im-putabili alla sola componente prezzi e non a una crescita dei volumi esportati. A seguire troviamo la frutta preparata e conservata che, grazie alle esportazioni quasi raddoppiate rispetto al 2009, rag-giunge i 38 milioni di euro superando per importanza l’altra frutta, secca.

Per quanto riguarda l’import va segnalata la netta contrazione degli acquisti di semi di soia, il cui peso sull’agroalimentare re-gionale, pari al 15% nel 2009, non raggiun-ge il 5% nel 2010. Aumentano, anche nel 2010, le importazioni di “panelli, farine e mangimi”, che diventano così il principale comparto di importazione con un peso del 9,1% sull’import agroalimentare regionale,

seguono le carni bovine (7,9%), le banane (5,9%), i crostacei, e molluschi non lavorati (5,4%).

Struttura del commercio agroalimentare, 2010 (%).

Il 2010 presenta cambiamenti significativi nella distribuzione geografica degli scam-bi agroalimentari del Lazio. Dal lato delle esportazioni, l’UE27 consolida ulteriormen-te il ruolo di principale mercato di sbocco con un peso che raggiunge il 63,2 % (+3% rispetto al 2009), di contro, si riduce per il secondo anno consecutivo l’incidenza del Nord America, che nel 2010 scende al 13,5%.

Dal lato delle importazioni, si assiste a una netta contrazione (-9,8%) della rilevanza del Sud America come fornitore, a causa del marcato calo degli acquisti di semi e frutti oleosi. Contestualmente avanza di oltre dieci punti percentuali l’incidenza dell’UE27, che supera il 63% con incremen-ti significaincremen-tivi in tutincremen-ti i principali settori di importazione.

PRIMI 4 PRODOTTI O AGGREGATI

ESPORTAZIONI % Altri prodotti alimentari 13 Olio di oliva vergine ed extravergine 7,8 Altri ortaggi freschi 6,9 Frutta preparata o conservata 5,4 IMPORTAZIONI

Panelli, farine e mangimi 9,1 Carni bovine 7,9 Banane 5,9 Crostacei e molluschi non lavorati 5,4 PRIMI 6 PAESI O AREE PARTNER

ESPORTAZIONI

Germania 19,6 Stati Uniti d’America 11 Francia 9,1 Regno Unito 8,5 Svizzera 3,9 Spagna 3,7 IMPORTAZIONI Germania 11,6 Paesi Bassi 9,3 Spagna 9,2 Francia 8 Argentina 7,8 Belgio 6,9

Struttura del commercio agroalimentare, 2010 (%)

Fonte: elaborazioni su dati INEA, “Il Commercio con l’Estero dei prodotti Agroalimentari 2010”.

(48)

47

Import Export “Variaz. % 2010/09”

Valore corrente

(mln. €) % su AA su Italia (%)Quota Valore corrente (mln. €) % su AA Italia (%)Quota su Import Export

Cereali 22,9 1,2 1,2 1,9 0,3 1,1 -0,9 65.863,1 Legumi ed ortaggi freschi 65,2 3,5 7,5 85,7 12,1 7,1 34,6 24,6 Legumi ed ortaggi secchi 1,3 0,1 0,7 0,2 0,0 0,4 71,9 18,2 Agrumi 17,5 0,9 7,4 1,0 0,1 0,5 -28,9 93,0 Altra frutta fresca 144,1 7,7 13,5 40,5 5,7 1,8 -3,7 17,7 Frutta secca 39,9 2,1 6,1 38,2 5,4 15,0 50,6 28,9 Vegetali filamentosi greggi 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 -96,2 -100,0 Semi e frutti oleosi 83,5 4,5 11,6 0,0 0,0 0,0 -70,4 -65,1 Cacao, caffè, tè e spezie 26,0 1,4 2,2 0,4 0,1 0,6 2,6 40,7 Prodotti del florovivaismo 35,9 1,9 7,1 20,9 3,0 3,3 14,7 -19,7 Tabacco greggio 28,8 1,5 56,2 8,5 1,2 3,9 39,6 -10,9 Altri prodotti agricoli 0,2 0,0 0,3 0,0 0,0 0,0 -3,0 -97,2 Animali vivi 33,3 1,8 2,3 2,5 0,4 5,1 7,2 45,3 Altri prodotti degli allevamenti 0,5 0,0 0,1 0,5 0,1 0,5 2,2 16,3 Prodotti della silvicoltura 13,4 0,7 1,8 5,2 0,7 5,8 22,0 1,6 Prodotti della pesca 78,5 4,2 10,6 0,8 0,1 0,5 17,3 -35,3 Prodotti della caccia 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 -77,4 -93,4 TOTALE SETTORE PRIMARIO 591,2 31,5 5,4 206,3 29,1 3,7 -20,4 15,7 Derivati dei cereali 58,8 3,1 5,4 39,1 5,5 1,0 15,7 14,6 Zucchero e prodotti dolciari 43,9 2,3 3,1 11,4 1,6 0,9 61,4 12,7 Carni fresche e congelate 226,7 12,1 5,2 4,5 0,6 0,4 11,9 -13,8 Carni preparate 33,6 1,8 10,2 44,6 6,3 4,2 38,0 0,7 Pesce lavorato e conservato 199,3 10,6 6,1 2,1 0,3 0,6 4,9 8,7

Commercio agroalimentare per comparti, 2010

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Import Export Variaz. % 2010/09 Valore corrente

(mln. €) % su AA su Italia (%)Quota Valore corrente (mln. € % su AA Italia (%)Quota su Import Export

Ortaggi trasformati 79,4 4,2 8,9 25,5 3,6 1,3 42,1 29,7 Frutta trasformata 26,9 1,4 5,5 39,0 5,5 4,4 85,0 94,5 Prodotti lattiero-caseari 177,0 9,4 4,9 31,4 4,4 1,5 29,4 8,9 Olii e grassi 72,8 3,9 2,6 82,9 11,7 5,2 43,1 8,9 Mangimi 195,7 10,4 12,3 0,7 0,1 0,1 7,6 -0,6 Altri prodotti alimentari trasformati 69,4 3,7 4,5 125,4 17,7 5,7 6,3 17,4 Altri prodotti non alimentari 52,3 2,8 4,8 6,2 0,9 1,5 45,6 53,9 TOTALE INDUSTRIA ALIMENTARE 1.235,8 65,9 5,5 412,7 58,2 2,4 19,3 17,3 Vino 4,6 0,2 1,7 34,6 4,9 0,8 -2,8 6,6 Altri alcolici 16,1 0,9 1,8 45,4 6,4 6,3 -8,0 15,6 Bevande non alcoliche 27,6 1,5 13,4 10,6 1,5 2,3 28,6 246,0 TOTALE BEVANDE 48,3 2,6 3,5 90,6 12,8 1,7 10,5 21,1 TOTALE INDUSTRIA ALIMENTARE E

BEVANDE 1.284,1 68,5 5,4 503,3 70,9 2,2 18,9 18,0 TOTALE BILANCIA AGROALIMENTARE 1.875,3 100 5,3 709,6 100 2,5 2,9 17,3 TOTALE BILANCIA COMMERCIALE 28.835,3 7,9 14.811,6 4,4 12,8 24,0

Fonte: elaborazioni su dati INEA, “Il Commercio con l’Estero dei prodotti Agroalimentari 2010”.

A livello di singoli paesi, la Germania si con-ferma il principale mercato di riferimento, incrementando il proprio volume di due punti percentuali rispetto al 2009 (19,6% nel 2010). Si riduce invece, come nel 2009, la quota di esportazioni agroalimentari destinate agli Stati Uniti (11%), mentre

resta in buona sostanza stabile l’incidenza di Francia e Regno Unito, pari rispettiva-mente a 9,1% e 8,5%. Dal punto di vista delle importazioni, il calo degli acquisti di semi di soia riduce nettamente l’impor-tanza strategica del Brasile. Quest’ultimo perde il primato come fornitore di prodotti

agroalimentari per il Lazio, collocandosi nel 2010 al settimo posto. Guadagna terre-no al contrario la Germania che diventa il principale fornitore, come anche Spagna e Paesi Bassi, che diventano secondo e terzo paese di importazione, con un’incidenza superiore al 9% per entrambi.

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49 63,5% 2,7% 1,6% 1,9% 21,9% 5,1% 3,3% UE27

Altri paesi europei non mediterranei Paesi Terzi Mediterranei Nord America Centro-Sud America Asia non mediterranei Altri

Provenienza delle importazioni agroalimentari, 2010

Fonte: elaborazioni su dati INEA, “Il Commercio con l’Estero dei prodotti Agroalimentari 2010”. Provenienza delle esportazione agroalimentari, 2010

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(52)
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numero di aziende agricole e zootecniche attive, cui tuttavia ha fatto riscontro una di-minuzione della superficie coltivata assai più contenuta (-10,1%). L’effetto delle politiche comunitarie e dell’andamento dei mercati ha determinato l’uscita delle piccole aziende dal settore, favorendo la concentrazione dell’atti-vità agricola e zootecnica in unità di maggio-re dimensione e avvicinando il nostro Paese

alla struttura aziendale media europea. Anche la dimensione media aziendale in ter-mini di SAT aumenta rispetto al 2000. Tutta-via, in valore assoluto, la SAT complessiva di-minuisce (-11%) in linea con la SAU (-10,1%), segnale di un processo di ricomposizione fon-diaria che ha trasferito alle aziende agricole attive nel 2010 prevalentemente superfici agricole utilizzate dalle aziende cessate.

Aziende agricole e superficie agricola utilizzata, 2010

Aziende SAU (ha) SAT (ha)

2010 2010/00var. % 2010 2010/00var. % 2010 2010/00var. %

Lazio 98.026 -48,7 648.473 -10,1 925.046 -11,0 Centro 256.059 -40,0 2.204.700 -9,5 3.471.535 -11,0 Italia 1.630.420 -32,2 12.885.186 -2,3 17.277.023 -8,0

AZIENDE AGRICOLE

Dal 6° Censimento Generale dell’Agricoltu-ra, che ha fotografato la situazione genera-le del Paese, emerge uno scenario dal quagenera-le si rilevano profonde trasformazioni, frutto di un processo pluriennale che ha visto una forte contrazione dei terreni agricoli e degli allevamenti in un numero sempre minore di realtà aziendali.

In merito alle trasformazioni avvenute all’interno della regione Lazio, risultano presenti 98.026 aziende agricole e zootec-niche. Nel complesso la Superficie Azienda-le TotaAzienda-le (SAT) è pari a 925.046 ettari e la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) am-monta a 648.472 ettari. Rispetto all’ultimo Censimento, svoltosi nel 2000, assistiamo a una contrazione delle aziende del 48,7%, tuttavia il fenomeno non ha interessato esclusivamente la nostra regione, ma ha investito l’intera penisola, seppure, in ter-mini generali, in percentuali più ridotte. La dimensione media aziendale è cresciu-ta notevolmente nell’ultimo decennio, ciò

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53

NUMERO E COMPOSIZIONE DELLE IMPRESE

Nel 2010, secondo i dati infocamere, risultano attive nel settore Agricoltura, silvicoltura e pesca della regione 47.504 imprese, con una diminuzione del 2,2% rispetto all’anno prece-dente. La riduzione riguarda tutte le province laziali e, in particolar modo, quella di Latina. In quest’area sono localizzate il 23% delle imprese del comparto, mentre la maggiore concentrazione si registra nelle province di Roma (29%) e di Viterbo (27%). La suddi-visione delle imprese per tipologia giuridica mostra che, nel periodo che va tra il 2006 e il 2010, risultano prevalenti le imprese indivi-duali, che costituiscono il 92% del totale, se-guono le società di persone e quelle di capitali, pari rispettivamente al 4% e al 2%. Queste ultime due tipologie di impresa registrano un aumento nell’ultimo anno, infatti l’analisi dei dati mostra che le società di persone hanno subito un incremento del 3% e quelle di capi-tali del 7%. Viceversa le imprese individuali hanno sofferto una riduzione del -3% rispetto all’anno precedente, mentre rimangono stabi-li le altre forme giuridiche di impresa.

Numero di imprese per tipologia giuridica

Tipologie giuridiche di impresa 2006 2007 2008 2009 2010

Agricoltura, silvicoltura e pesca 52.461 50.803 50.926 48.485 47.504 Società di capitali 770 854 1.339 1.245 1.326 Società di persone 1.853 1.910 2.209 2.189 2.265 Imprese individuali 49.143 47.303 46.570 44.400 43.262 Altre forme 695 736 808 651 651

Fonte: elaborazione su dati Infocamere

Agricoltura, silvicoltura e pesca (media 2006-2010)

4,2% 92,2% 2,2% 1,4% Società di capitali Società di persone Imprese individuali Altre forme

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che riguarda foraggere ed erbai e prati av-vicendati, passando dal 63% al 65% circa. Inoltre, altri dati statistici confermano il trend in crescita per le superfici destinate ai cereali (13%), all’olivicoltura (10,5%) e alla

COLTIVAZIONI

Relativamente alle coltivazioni presenti sul territorio regionale, rispetto al 2009, nell’annualità 2010 si registra un cambia-mento. L’occupazione della superficie agri-cola si è modificata in positivo per quello

0,5% 40,8% 24,5% 13,0% 10,5% 3,1% 2,6%2,3% 0,8% 1,8% 0,1% Foraggere permanenti

Erbai e prati avvicendati Cereali e leguminose Olivo Vite per uva da vino Patate ed ortaggi Frutta in guscio Agrumi e frutta Ortaggi in serra Piante industriali Vite per uva da tavola Aziende agricole e superficie agricola utilizzata, 2010

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

viticoltura (3,2%). Diversamente, si assiste a incrementi meno sostenuti per i terreni coltivati a patate e ortaggi (2,6%), frutta in guscio (2,3%), frutta fresca e agrumi (1,8%) e alle piante industriali (0,5%).

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