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Grotta della Vergine della Rivelazione alle Tre Fontane

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Academic year: 2021

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La Grotta della Vergine della Rivelazione, scenario a partire dal 1947 di apparizioni mariane, è sita non distante dal monastero trappista delle Tre Fontane sulla via Laurentina. Alle origini del santuario, nel 1947, la località era sotto la giurisdizione della parrocchia di Gesù Buon Pastore alla Montagnola, dal 1950 passò alle dipendenze della parrocchia di San Marco Evangelista in Agro Laurentino e, infine, dal 1981, della parrocchia di San Gregorio Barbarigo. Le feste principali del santuario sono il 15 agosto, giorno dell’Assunzione di Maria, e il 12 aprile, anniversario della prima apparizione, commemorato con la recita del rosario e una processione nel bosco.

Il santuario, di carattere epifanico, sorge intorno alla grotta dove Bruno Cornacchiola, fattorino presso l'Ente Tranviario e fino ad allora membro della chiesa Avventista, avrebbe avuto il 12 aprile 1947 una visione mariana. Il Cornacchiola rese pubblica la notizia dell’evento appendendo alla grotta un cartello manoscritto che recitava: «[...] Militante nelle file di Satana nella setta protestante avventista, ero nemico della Chiesa, della Vergine. Quì il 12 aprile 1947 con i miei bambini, è apparsa la Vergine della Rivelazione, dicendomi di rientrare nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana, con i segno e rivelazioni che Lei stessa mi ha dettati [...]. Cornacchiola Bruno» (Loccatelli, p.5). Il cartello fu nel maggio del 1947 sequestrato dalla polizia preoccupata per l’inedita affluenza di pellegrini alla grotta fino ad allora luogo di prostituzione e loschi traffici. Nei giorni che seguirono la prima apparizione il fattorino ebbe modo di affinare il racconto dell’evento prodigioso, non solo attraverso gli interrogatori della polizia, ma anche attraverso colloqui privati con rappresentanti del clero quali don Gilberto Carniel, prete della chiesa di Ognissanti sulla via Appia, e soprattutto il gesuita Virgilio Rotondi personaggio di spicco della vita religiosa romana, celebre predicatore e cappellano dei tranvieri (Loccatelli, p. 10). Il primo a mettere per iscritto la testimonianza del Cornacchiola fu Enrico Contardi che la pubblicò dapprima in un foglio volante distribuito al prezzo di 8 lire ai venditori ambulanti che affollavano la grotta, anch’esso sequestrato immediatamente dalla polizia, quindi in un più fortunato e circostanziato opuscolo (Contardi 1947). Secondo tale racconto i primi a vedere la Vergine sarebbero stati i figli del Cornacchiola (Isola, Carlo e Gianfranco, rispettivamente di 10, 7 e 4 anni) che erano stati accompagnati sulla collina degli eucalipti, nel luogo in cui si trovava una cava abbandonata di pozzolana, per giocare con la palla: la Madonna era loro apparsa vestita con una veste bianca e un manto verde con in mano un libro e al lato una croce spezzata. Il padre li trovò in ginocchio mentre il più piccolo pronunciava le parole: «Bella signora, bella signora». Dapprima scettico, fu anche egli rapito dalla visione e dal profumo di gigli che si diffuse nell’aria. La Vergine sarebbe apparsa al Cornacchiola altre tre volte (il 27 aprile, il 23 maggio e il 30 maggio), affidandogli alcuni messaggi profetici, tra cui uno segreto da riferirsi unicamente al pontefice Pio XII. Nel frattempo il caso era diventato di interesse nazionale allorché le vicende del fattorino romano furono amplificate da quotidiani e settimanali illustrati, quali «La Domenica del Corriere» e «Oggi», che fotografavano il crescente fenomeno del pellegrinaggio di curiosi e devoti alla grotta e i suoi

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effetti, dai primi miracolati al moltiplicarsi delle bancarelle di souvenir religiosi.

Fin dai primi giorni di attività del santuario iniziarono a diffondersi notizie di prodigi avvenuti nei pressi della grotta dell'apparizione: si trattava per lo più di miracoli di carattere taumaturgico, ma non mancarono, ad imitazione della pubblica abiura del Cornacchiola, miracoli di conversione dal protestantesimo o dall’ateismo. Si affermarono anche dei rituali particolari come l’usanza di applicare sulla parte malata la terra della grotta o di berla diluita nell'acqua. Fu anche costituita una Commissione Medica sull'esempio del “Bureau des Constatations” di Lourdes, sotto la presidenza di Alberto Alliney che aveva già operato come medico nel santuario francese. Alliney nel 1952 pubblicò un volume in cui riportava i risultati della Commissione; in particolare nella terza parte del suo libro egli dedicava una sezione ai miracoli considerati inspiegabili dalla scienza ai quali aggiunse altri brevi racconti di guarigioni e grazie. Intanto la grotta, dopo la costruzione di un cancello che ne delimitava l’ingresso, andava assumendo la forma di una cappella: uno spazio sacro il cui centro simbolico era costituito dalla roccia di tufo sulla quale sarebbe avvenuta l’apparizione ricordata da un’immagine provvisoria della Madonna sostituita successivamente da una statua eseguita, secondo le indicazioni del veggente, dallo scultore romano Domenico Ponzi.

Si costituì nell’immediato un comitato di laici «pro grotta delle Tre Fontane», appoggiato dai monaci della vicina abbazia i quali aspiravano ad una “bonifica morale” del luogo (che era stato sottratto loro nel 1942 dall’Ente E.U.R.) e alla costruzione di un santuario alle proprie dipendenze. Il comitato, all’interno del quale si registra un certo numero di esponenti della nobiltà romana, fu posto sotto la presidenza del Contardi: tra le sue iniziative spiccano la pubblicazione, a partire dal settembre del ’47, del bollettino «La voce delle Tre Fontane», con il compito di divulgare i fatti miracolosi che avvenivano presso il santuario, e il trasporto in “berlina”, il 5 ottobre dello stesso anno, della statua della Madonna in piazza San Pietro, con lo scopo, forse non raggiunto, di ottenere una benedizione papale. Vicepresidente del comitato fu nominato il cosiddetto “Uomo della grotta”, ovvero Pasquale Perfetti, sedicente miracolato di Lourdes, che si era autonominato “custode perpetuo volontario” del santuario.

Alla fine dell’anno un’indagine del giornalista Lamberto Antonelli per il quotidiano «Repubblica d’Italia», gettò un’ombra inquietante sul comitato: venne infatti alla luce che il Contardi era stato coinvolto nel processo del luglio del ’45 contro Saverio Arcurio accusato di aver derubato l’ebrea tedesca Dolly Miolovich approfittando del suo ruolo di combattente partigiano: l’allora tenente Contardi compariva come teste dell’accusa, ma emerse nel corso del dibattimento l’ambiguità del suo ruolo nella vicenda e la sua relazione col noto avvocato romano, difensore dell’Arcurio, Bruno Cassinelli informatore della polizia politica. Ma l’accusa più grave pendeva sulla testa del Perfetti: arrestato nel marzo del ’44 per la sua attività di assistenza ai prigionieri di guerra fuggiaschi che svolgeva per conto del Vaticano; egli, sottoposto a minacce, si mise a servizio di Pietro Koch e del reparto di polizia speciale da lui comandato per il quale, fingendosi prete, estorceva confessioni ai detenuti (cfr. Griner, pp. 247-248 e ad indicem). L’inchiesta dell’Antonelli non risparmiava neanche la figura del Cornacchiola: i pastori della chiesa battista e avventista, da lui intervistati, ritrassero il veggente come un personaggio instabile ed esibizionista, una giovinezza fatta di stenti e un passato da clown nel circo equestre, un fanatismo religioso suggestionato dalle immagini del film Bernadette da lui più volte visto.

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Le autorità ecclesiastiche ebbero in questa fase iniziale un atteggiamento prudente seppur non privo di ambiguità. Il settimanale «Rabarbaro», diretto da Egilberto Martire e dal rettore del santuario del Divino amore Umberto Terenzi, nel giugno del ’47 rispondeva a quanti tra i lettori pretendevano un’attenzione maggiore al caso del Cornacchiola: pur guardando con atteggiamento benevolo al pellegrinaggio «se, quelli che vi prendono parte ne hanno accresciuta la fede», l’articolista poneva l’accento su quanto fosse «ridicolo immaginarsi che tra i cattolici romani ci siano degli imbecilli che credono di servire la causa della fede con le interviste di un tramviere» e sottolineava quanto fosse «sciocco attribuire al Clero e ai cattolici responsabili la preparazione di simili manifestazioni che sorgono o si diffondono per spontaneo processo di psicologia religiosa» (Troppi miracoli). L’estraneità dell’«Autorità Ecclesiastica» alla costituzione del comitato, che sarà anche accusato di truffa, fu riaffermata ufficialmente nel settembre dello stesso anno dall’«Osservatore romano» e nel luglio del ’48 le pressioni della curia portarono al suo definitivo scioglimento.

L’apparizione delle Tre Fontane rischiava così di tornare, al pari di quel sottobosco di epifanie mariane e veggenti taumaturghi che dilagavano nella penisola, nell’alveo dei fenomeni da rotocalco. Sennonché il 9 dicembre del ’49 il Cornacchiola si rese protagonista di un altro gesto clamoroso: in occasione della chiusura della Crociata della bontà promossa da padre Lombardi, Pio XII pronunciò dalla sua cappella privata un radiomessaggio alla presenza di una rappresentanza di tranvieri: tra loro vi era il veggente con un coltello, l’arma con cui, quando si trovava ancora «negli artigli di Satana», egli intendeva attentare alla vita del pontefice e che ora avrebbe consegnato a Pio XII insieme alla Bibbia protestante. Il gesto rivestiva un forte significato simbolico in quanto da una parte legava il santuario delle Tre Fontane a quel processo di trasformazione del culto mariano e della stessa figura del pontefice a baluardo della cristianità contro gli avversari della Chiesa, dall’altra cercava di superare con un intervento diretto presso Pio XII i contrasti e le resistenze presenti in curia in merito a un riconoscimento formale del culto. A ciò si aggiunga che il destino del santuario si legò ben presto alle vicende politiche del paese divenendo, al pari di analoghi santuari mariani, anche un centro di propaganda politica per la Democrazia Cristiana. La visita in piena campagna elettorale del sindaco Rebecchini l’11 aprile del ’48 – vigilia del primo anniversario dell’apparizione –, che promise l’allaccio dell’acqua giunto puntualmente tre giorni dopo, le assidue frequentazioni alla grotta di personaggi legati al partito come il senatore Enrico Medi e infine la candidatura dello stesso Cornacchiola alle elezioni amministrative di Roma del 1952, preparate da una serie di comizi politici a fianco dello stesso Medi, segnano le tappe di questo processo.

Con l’arrivo dell’Anno Santo del 1950 la grotta delle Tre Fontane si presenta ormai come una realtà consolidata e inserita a pieno titolo negli itinerari del pellegrinaggio mariano internazionale, richiamando un numero di devoti sempre crescente, non solo da Roma e dalle zone limitrofe, ma anche da paesi come la Francia e la Germania dove circolavano traduzioni della storia del Cornacchiola. Nel frattempo il culto era stato divulgato anche in America Latina da uno scritto pubblicato a Santiago del Cile con la prefazione dell’Arcivescovo Caro Rodriguez (Pebro). Il flusso dei fedeli, costante durante tutto l’anno, si intensificava in occasione delle due festività annuali. Dopo lo scioglimento del comitato, la mancanza di una giurisdizione ecclesiastica fu supplita momentaneamente da due gruppi di laici organizzati: la Pia Unione Dame della Grotta (di sole donne) e l'Associazione zelatori della Vergine della Rivelazione che nacque agli

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inizi degli anni ’50 e si estinse nel 1970 con la morte del suo presidente Giovanni Battista Perasti. Ai saltuari, e perlopiù inefficaci, divieti del Vicariato di promuovere un culto pubblico, faceva da contraltare il numero crescente di visite alla grotta di membri del clero, anche vescovi e cardinali. L’aumento del flusso dei pellegrini procedeva di pari passo con i lavori intorno al santuario. L'Ente E.U.R., il quale non gradiva questa attività edilizia abusiva in un terreno di sua proprietà, si rifiutava di concedere l’area ai frati trappisti, sostenendo di accettare come unico interlocutore il Vicariato. Solo nel 1956, divenuto Vicario Generale il card. Micara, si raggiunse un accordo: il Vicariato avrebbe affittato il terreno con il minimo canone di affitto, con la possibilità di elevare un recinto e modeste costruzioni. Nel 1956 la cura del santuario fu affidata ai frati minori conventuali, che si erano stabiliti nella vicina Cittadella dell'Immacolata, e il 10 agosto dell’anno successivo fu consacrata una chiesa di loro proprietà presso la grotta.

Dopo l’Anno Mariano del 1954 e sempre più con l’avvicinarsi degli anni Sessanta si registra una diminuzione dell’attività taumaturgica del santuario, conseguenza del più generalizzato fenomeno del calo della devozione mariana nel periodo conciliare e postconciliare. È quanto si evince da un’analisi dei numerosi ex-voto, che attualmente tappezzano un cunicolo e una stanza limitrofi la grotta, una ricca collezione di oggetti di oreficeria, figurine antropomorfiche, protesi vere o rappresentate, fotografie, marmette: di quelli databili più del 70% si concentra infatti nei primi quindici che seguirono la notizia dell’apparizione (Pacifico, pp. 65-66). Il calo delle affluenze doveva essere del resto palpabile: scrive infatti nel 1960 il giornalista Andrea Barbato sulle pagine de «L’Espresso» che il santuario nei giorni feriali era deserto e che «di Bruno Cornacchiola, il miracolato delle Tre Fontane, si sente parlare sempre meno» (Barbato, p. 19).

Solo con il nuovo impulso al culto mariano impresso dall’avvento sul soglio pontificio di papa Woytiła, il santuario ritrovò gli antichi splendori, grazie anche ad un nuovo colpo di scena che vide ancora come protagonista l’ormai settantenne Cornacchiola: il 12 aprile 1980 molti testimoni riuniti davanti alla grotta per la messa commemorativa riferirono di aver visto, sul modello di Fatima, il sole roteare in cielo e mutare colore (Rossi, pp. 102-115). Il veggente affermò pubblicamente che il prodigio gli era stato preannunciato dalla Madonna il 7 novembre del 1979 durante una veglia di preghiera. Il “fenomeno del sole” si sarebbe ripetuto il 12 aprile del 1982 nei giorni che precedettero il viaggio di Giovanni Paolo II in Portogallo, durante il quale il pontefice intendeva visitare il santuario di Fatima per ringraziare, un anno dopo l’attentato in piazza San Pietro, della avvenuta guarigione. Alcuni ecclesiastici presenti per una messa privata con il veggente la mattina di quel 12 aprile riferiscono di un messaggio della Vergine al Cornacchiola in cui si sarebbe profetizzato un secondo attentato a Giovanni Paolo II: secondo i testimoni tale profezia si realizzò esattamente un mese dopo allorché a Fatima un giovane prete – al grido di «Abbasso il papa, abbasso il Vaticano II» – cercò di accoltellare il pontefice prima di essere bloccato dal servizio d’ordine (Rossi, p. 110). L’operazione di saldare la grotta della Rivelazione a quel movimento di revivalismo mariano incentrato sulla figura del nuovo pontefice e sul santuario portoghese si rivelò fortunata come testimonia una rinnovata attenzione della stampa illustrata e la pubblicazione di un certo numero di volumi celebrativi (Tomaselli; Rossi; Spadafora; Piacentini). Nel 1982 si conclusero anche i lavori per l’edificazione di un altare all’interno della grotta e di una cappella ad essa antistante. Un grande passo in avanti verso

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il riconoscimento ufficiale del santuario fu in seguito segnato dalla celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale vicario Ugo Poletti il 12 aprile 1987, in occasione del quarantesimo anniversario dell’apparizione; per l’occasione fu eretto l’Arco della Pace dedicato alla Regina Pacis. La morte di Bruno Cornacchiola, avvenuta il 22 giugno del 2001, non ha arrestato il flusso di pellegrini, richiamati anche dal numero crescente di siti web che diffondono il racconto del veggente romano.

Bibliografia: E. Contardi, Le “Apparizioni” alla Grotta delle Tre Fontane.

Primo documentario sulla “Vergine della Rivelazione”, Roma 1947; G. Loccatelli, La Madonna è apparsa a Roma e ha parlato alla Grotta delle Tre Fontane, Roma

1947; A. Vacchieri, Va a vedere la Madonna quando è libero dal servizio, in «Oggi», a. III, n. 23, 10 giugno 1947, p. 27; Troppi miracoli in giro, in «Rabarbaro», 20 luglio 1947, p. 4; E. Contardi, La Vergine della Rivelazione alle

Tre Fontane, Roma 1947-48; D’Aspi, Nel mondo delle visioni e delle apparizioni,

in «La Domenica del Corriere», 4 aprile 1948; A. Valente, L'apparizione della

Vergine della Rivelazione, Roma 1948; F.D. Pedro, La Virgen de la Rivelación. El suceso extraordinario de Roma, Prólogo del card. Caro Rodriguez, Santiago del

Chile 1948; A. Alliney, La grotta delle Tre Fontane. Gli avvenimenti del 12 aprile

1947 all’esame della critica scientifica. Studio medico del miracolo. Cenni su alcune guarigioni, Città di Castello 1952; A. Barbato, La Madonna delle Tre Fontane, in «L’Espresso», 30 ottobre 1969, pp. 17-19; R. Padiglione, Il miracolo della Vergine delle 3 Fontane: direttive antropologiche d’interpretazione, in Questione meridionale, religione e classi subalterne, a cura di F. Saija, Napoli

1978, pp. 309-328; Riccardi 1979, pp. 347-349; G. Tomaselli, La Vergine della

Rivelazione, Palermo 1981; F. Rossi, La Vergine della Rivelazione, Roma 1983; F.

Spadafora, Tre Fontane, Roma 1984; E. Piacentini, La Vergine della Rivelazione.

Le apparizioni alla Grotta delle Tre Fontane, Roma 1989; D. Pacifico, La Vergine della Rivelazione alle Tre Fontane. Storia, pietà, messaggio, Roma 1993; M.

Griner, La «Banda Koch». Il reparto speciale di polizia, 1943-44, Torino 2000; A.M. Tentori, La Bella Signora delle Tre Fontane. Storia della Vergine della

rivelazione, Milano 2000; A.M. Turi, La vita di Bruno Cornacchiola e la nascita della Chiesa di S. Maria del Terzo Millennio, Udine 2005; Caliò 2005, pp.

649-657. .

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