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Pet Therapy, il ruolo dell'animale nel benessere individuale

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1

U

NIVERSITÀ DI

P

ISA

Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica,

Molecolare e dell’Area Critica

Corso di Laurea Magistrale in Psicologia Clinica e Della Salute

“Pet Therapy,

il ruolo dell’animale nel benessere individuale”

Relatrice: Candidata:

Prof.ssa Maria Stella Aloisi Elisa Elisei

Anno accademico 2017/2018

(2)

2

INDICE

Introduzione...3

CAPITOLO 1 1.1 Dai precursori alla Pet Therapy...6

1.2 Definizione ...11

1.3 Relazione uomo-animale ...14

CAPITOLO 2 2.1 L’équipe di lavoro...16

2.2 Animali utilizzati negli IAA...19

2.3 Come funzionano gli IAA...24

2.4 Destinatari degli interventi...27

CAPITOLO 3 3.1 Studi sugli effetti degli IAA...30

CONCLUSIONE...38

(3)

3

INTRODUZIONE

 Il presente lavoro di tesi ha come argomento centrale la Pet Therapy o IAA (Interventi

Assistiti con gli Animali), interventi che consistono nell'utilizzo del rapporto uomo - animale al fine di ottenere un miglioramento delle condizioni generali degli individui, lavorando a livello affettivo, relazionale, cognitivo, comportamentale e motorio. L’elaborato si articola in tre capitoli.

 Il primo capitolo è introduttivo, si occupa di descrivere le tappe fondamentali della pet

therapy, dalle origini alla situazione attuale, prestando particolarmente attenzione al quadro italiano. Avendo svariati utilizzi e campi applicativi, sempre nel primo capitolo, vengono definite e descritte le tre tipologie di Interventi Assistiti con gli Animali: Attività Assistite con gli Animali, Educazione Assistita con gli Animali e Terapia Assistita con gli Animali.

 Nell'ultima parte vengono descritti a livello fisiologico i meccanismi connessi all'instaurarsi di una relazione con i pets, spiegando il ruolo fondamentale dell’ossitocina e

del cortisolo.

 Il secondo capitolo si occupa di descrivere la messa in atto degli interventi. Vengono

descritti i membri della complessa équipe multidisciplinare, necessari alla realizzazione e alla riuscita della specifica tipologia d’intervento; vengono poi descritti quali animali e con quali caratteristiche temperamentali possono essere utilizzati.

 Infine nel terzo capitolo sono riportati studi presenti in letteratura in cui l’interazione con

gli animali, le relazioni instaurate con essi o la semplice vicinanza ha effetti significativi positivi sul benessere dei soggetti destinatari, rispetto ai gruppi di controllo.

(4)

4

Per la stesura dell’elaborato ho raccolto informazioni dalle seguenti fonti:

- Cirulli F., Alleva E. (Ed.). “Terapie e attività assistite con gli animali: analisi della

situazione italiana e proposta di linee guida”, Roma: Istituto Superiore di Sanità (2007),

Rapporti ISTISAN 07/35.

- Rep. Atti dei Convegni 2011 e 2015 “Interventi Assistiti con gli Animali, problemi e

prospettive di riflessione e di lavoro”, a cura di Mariateresa Cairo, EDUCatt, Milano,

2016.

 - Rep. Atti n.: 60/CSR del 25/03/2015. Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, documento: “Linee guida nazionali per gli interventi assistiti con gli animali (IAA)”. Accordo, ai sensi degli articoli 2, comma 2, lett. b) e 4,

comma 1, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.

Inoltre ho fatto riferimento a più testi, tra i quali: Altschiller, D., “Animal-Assisted

Therapy” (2011); Ba Gabriella, “Strumenti e tecniche di riabilitazione psichiatrica e psicosociale” (2005); Guarino, A., Lancellotti, R., “Terapie distrazionali nei contesti clinici, sanitari ed educativi. Pet-Therapy, Musicoterapia, Arteterapia e Teatroterapia”

(2017); Julius, H., Beetz, A., Kotrschal, K., Turnar, D., Uvnas-Moberg, K., 2012, “Attachment to Pets. An Integrative View of Human-Animal Relationships with

Implications for Therapeutic Practice”. tr. it. Mugnai F., 2014, “L'attaccamento agli animali. Una visione integrata della relazione uomo-animale nella pet therapy” (2014); Lo

Sapio, G.,“Manuale sulla disabilità. Dai bisogni educativi speciali ai programmi di

integrazione scolastica” (2012).

La ricerca bibliografica degli studi citati è stata effettuata attraverso l’utilizzo dei seguenti motori di ricerca: https://scholar.google.it, www.salute.gov.it, https://scic.iss.it, www.tandfonline.com, http://www.researchgate.net, http://psycnet.apa.org/search,

(5)

5

https://www.elsevier.com, http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed e dal SBA (Sistema Bibliotecario Ateneo) dell’Università di Pisa.

La ricerca delle fonti è stata fatta utilizzando parole chiave sia in italiano che in inglese: “nascita pet therapy”, “interventi assistiti con gli animali”, “animal assisted therapy”, “terapia assistita con gli animali”, “effects animal assisted therapy”, “stress e pet therapy”, “ansia e pet therapy”, “animal co-terapist”, “attachment to pets”, “cortisolo e pet therapy”, “ossitocina e pet therapy”, “pet therapy bambini”, “pet therapy anziani”, “pet therapy pazienti psichiatrici”, “animali pet therapy”, “pet therapy riabilitazione”, “pet therapy salute”, “ippoterapia”, “studi pet therapy”, “effect pet therapy”, “efficacia pet therapy”.

(6)

6

CAPITOLO 1

1.1 Dai precursori alla Pet Therapy

Le tappe storiche più importanti della pet-therapy o IAA (Intervanti Assistiti con gli Animali) partono dagli anni a cavallo tra la fine del ‘700 e gli inizi dell’800.

In Inghilterra, presso il manicomio York Retreat Hospital fondato nel 1792 dalla Society of

Friends, William Tuke introdusse l’utilizzo di animali che non necessitassero di cure

troppo impegnative come conigli e caprette. Interagire con loro faceva si che i pazienti fossero più rilassati e maggiormente interessati all’ambiente circostante.1 Anche Samuel Tuke, nipote del fondatore, descrisse come la relazione con gli animali risvegliasse nei pazienti una maggiore socievolezza e affabilità.2

Nel 1860 Florence Nightingale, famosa infermiera e autrice inglese, scrisse il libro “Notes

on Nursing” dove spiegò quanto la compagnia dei pets 3 contribuisse al benessere delle persone malate.4

In Germania, a Bielefeld nel 1867, fu fondato il centro Bethel Hospital per pazienti epilettici dove furono inserite tecniche di recupero che comprendevano la presenza dei pets come aspetto importante della terapia.5

1

Lo Sapio, G., (2012), “Manuale sulla disabilità. Dai bisogni educativi speciali ai programmi di

integrazione scolastica”, Roma: Armando Editore, p. 251.

2

Fine, Aubrey, H., (2006), ”Handbook of Animal-Assisted Therapy”, San Diego: Academic Press, p. 12.

3

In inglese il termine “pets” sta per animali da compagnia: - An animal that is kept in the home as a

companion and treated kindly. - http://dictionary.cambridge.org/

4

Altschiller, Donald, (2011), “Animal-Assisted Therapy”, California, Santa Barbara: Greenwood Publishing Group, p. 4.

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7

Il primo uso documentato della terapia assistita con gli animali si colloca tra il 1944 e il 1945 in America.6 Nel Army Air Force Hospital, a Pawling (NY) i soldati reduci dalla Seconda Guerra Mondiale, con traumi psicologici, emotivi e fisici vennero fatti lavorare con animali da fattoria e da compagnia per agevolarne la riabilitazione e il recupero.7

La nascita vera e propria della pet therapy venne attribuita a Boris Levinson nel 1961, grazie a quella che egli stesso definì una “scoperta casuale”.8 La presenza fortuita del suo cagnolino Jingles in seduta terapeutica (1953), permise a Levinson di osservare quanto i pets fossero un elemento significativo per aiutare i pazienti a relazionarsi e ad aprirsi emotivamente, questo avveniva prima con il pet, poi con il terapeuta ed in fine tra il paziente e le altre persone.9 Nell’incontro annuale dell’American Psychological Association (1961) Levinson presentò un documento nel quale descrisse la sua esperienza clinica, il ruolo che aveva avuto il suo cagnolino e per la prima volta venne utilizzato il termine “pet therapy”. Il suo articolo The dog as a “co-therapist” fu pubblicato sulla rivista scientifica Mental Hygiene ed inaugurò gli studi scientifici riguardo gli interventi assistiti con gli animali.10 Levinson successivamente pubblicò anche due libri: “Pets and

Human Development” e “Pet-Oriented Child Psychotherapy”.

5

Lo Sapio, G., (2012), “Manuale sulla disabilità. Dai bisogni educativi speciali ai programmi di

integrazione scolastica”, Roma: Armando Editore, p. 252.

6

Altschiller, Donald, (2011), “Animal-Assisted Therapy”, California, Santa Barbara: Greenwood Publishing Group, p. 4.

7

Lo Sapio, G., (2012), “Manuale sulla disabilità. Dai bisogni educativi speciali ai programmi di

integrazione scolastica”, Roma: Armando Editore, p. 252-253.

8

Altschiller, Donald, (2011), “Animal-Assisted Therapy”, California, Santa Barbara: Greenwood Publishing Group, p. 3.

9

Scheggi, C., (2006), “Pet Therapy, i soggetti, le terapie, le esperienze cliniche”, Firenze: Olimpia.

10

(8)

8

Nei sui lavori egli descrisse l’utilizzo terapeutico degli animali, come attraverso la loro vicinanza e il loro affetto essi fossero in grado di creare un ambiente emotivamente caldo ed accogliente per i pazienti, tanto da diventare dei veri e proprio oggetti transizionali,11 dei ponti tra il paziente e il mondo esterno.12

Gli scritti di Levinson ispirarono anche i coniugi Corson, che nel ‘70 verificarono che i terapeuti stabilivano più facilmente un rapporto con il paziente se era presente un cane ed elaborarono così la Pet-facilited psychotherapy. 13 Inoltre utilizzarono diverse razze canine e non trovandone una che fosse più adatta per una specifica terapia, dedussero che erano le caratteristiche temperamentali del singolo cane a fare la differenza.

Nel 1975 lo psichiatra David Lee sperimentò la pet therapy, portando parrocchetti e pesci tropicali nel centro Lima State Hospital for Criminally Insane, nell’Ohio. Si osservò un miglioramento del morale generale e una drastica diminuzione della violenza sia tra pazienti che tra pazienti e personale.14

Altri studi successivi dimostrarono che i pets miglioravano il morale, diminuivano lo stress e miglioravano in generale la qualità della vita. Questi successi portarono alla formazione, nel 1977 a Portland, della Delta Foundation con lo scopo di approfondire gli studi sul legame uomo-animale15 e i benefici ad esso collegati.

11

“Il pediatra e psicoanalista inglese Donald W. Winnicott coniò l’espressione nel 1951. L’oggetto transizionale è un oggetto materiale capace di soddisfare, nel lattante, la rappresentazione di un qualcosa relativo al possesso e all’unione con la madre.” - http://www.treccani.it/enciclopedia/ -

12

Altschiller, Donald, (2011), “Animal-Assisted Therapy”, California, Santa Barbara: Greenwood Publishing Group, p. 4-5.

Levinson, Boris M., (1972), “Pets and Human Development”, Springfield, IL: Charles C. Tomas. Levinson, Boris M., (1997), “Pet-Oriented Child Psychotherapy”, Springfield, IL: Charles C. Tomas.

13

Chandler, Cynthia K., (2017), “Animal-Assisted Therapy in Counseling”, New York: Routledge, III edizione, p. 30-32.

14

Ba Gabriella, (2005), “Strumenti e tecniche di riabilitazione psichiatrica e psicosociale”, Milano: FrancoAngeli, p. 396.

(9)

9

Prese poi il nome di Delta Society e nel 1996 pubblicò il libro “Handbook for

Animal-Assisted Activities and Animal-Animal-Assisted Therapy”.16

Per quanto riguarda il quadro italiano, si iniziò a parlare di pet therapy nel Convegno Interdisciplinare “Il ruolo degli animali da compagnia nella società odierna”, tenutosi il 6 dicembre del 1987 a Milano, al quale parteciparono esperti del rapporto uomo-animale di fama internazionale.17

Nel 2002 è stata siglata la Carta Modena, carta dei valori e dei principi sulla pet relationship, con il patrocinio del Ministero della Salute. È stata realizzata grazie alla collaborazione di vari esperti che negli ultimi dieci anni si erano occupati di questo argomento, tenendo presenti i principi della zooantropologia.18

L’utilizzo di animali da compagnia ai fini di pet therapy è stato riconosciuto come cura ufficiale dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 febbraio 2003.19

15

Espressione conosciuta in letteratura anche come HAB (human animal bond).

16

Altschiller, Donald, (2011), “Animal-Assisted Therapy”, California, Santa Barbara: Greenwood Publishing Group, p. 5-6.

17

Lo Sapio, G., (2012), “Manuale sulla disabilità. Dai bisogni educativi speciali ai programmi di

integrazione scolastica”, Roma: Armando Editore, p. 254.

18

La zooantropologia è una disciplina che studia la relazione uomo-animale. I suoi obiettivi sono: migliorare l’approccio con l’animale e la sua integrazione; utilizzare la relazione con l’animale per ottenere effetti positivi sull’uomo. L’animale viene considerato un partner e non uno strumento di lavoro, viene coinvolto e non utilizzato. Queste informazioni sono state prese dal sito del Ministero della Salute:

- http://www.salute.gov.it -

19

Cirulli F., Alleva E. (Ed.). “Terapie e attività assistite con gli animali: analisi della situazione italiana e

(10)

10

Il Ministero ha istituito poi, con il decreto del 18 giugno 2009, il “Centro di Referenza Nazionale per gli interventi assistiti con gli animali e Pet therapy” (CRN IAA) 20 al fine: di promuovere la ricerca, di standardizzare i protocolli operativi e di potenziare la collaborazione tra medicina umana e veterinaria.

Questo lavoro si è concluso, il 25 marzo 2015, con l’approvazione dell’Accordo Stato, Regioni e Province autonome sul documento recante “Le linee guida nazionali per gli interventi assistiti con gli animali (IAA)”. 21

20

Il CRN ha la propria sede presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe).

Il Centro si occupa di : - promuovere la ricerca per la standardizzazione di protocolli operativi per il controllo sanitario e comportamento degli animali impiegati nei programmi di IAA; - potenziare la collaborazione fra medicina umana e veterinaria per individuare sinergie operative e di ricerca in grado di garantire un miglioramento dei risultati delle attività svolte nel settore di interesse; - migliorare le conoscenze circa l’applicabilità di tali interventi in determinate categorie di pazienti (anziani, bambini affetti da autismo, disabili psichici); - organizzare e gestire i percorsi formativi;

- raccogliere dati e diffondere informazioni alla comunità scientifica internazionale. Queste informazioni sono state prese dal sito del Ministero della Salute: - http://www.salute.gov.it -

21

Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano sul documento recante “Linee guida nazionali per gli interventi assistiti con gli animali (IAA)”. Accordo, ai sensi degli articoli 2,

comma 2, lett. b) e 4, comma 1, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 28. Rep. Atti n.: 60/CSR del

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11

1.2 Definizione

Il termine pet therapy si riferisce a una serie di utilizzi terapeutici del rapporto uomo-animale.22

Per tutti gli interventi di pet therapy è importante tener presente un presupposto fondamentale, è necessario che ci sia la volontà di instaurare una relazione stretta e sentita con l’animale da parte del paziente e di tutta l’équipe, per questo si parla di alleanza

terapeutica. In questo modo diventa utile l’impiego di terapie complementari, come la pet

therapy, che vanno a fornire risposte più integrate ai bisogni del paziente e che soprattutto vedono la malattia, non come una condizione isolata dal paziente, ma in un’ottica multifattoriale e multicausale.23

Avendo svariati utilizzi e campi applicativi, spesso si parla di pet therapy in modo impreciso ed è dunque di fondamentale importanza fare chiarezza. Secondo le linee guida nazionali, la pet therapy, chiamata anche IAA (Interventi Assistiti con gli Animali), comprende tre tipologie: AAA, EAA, TAA.24

 Le Attività Assistite con gli Animali (AAA) sono prestazioni occasionali che

prevedono il coinvolgimento degli animali da compagnia a valenza motivazionale, ludico-ricreativa ed educativa. Sono indirizzate sia a soggetti con disturbi fisici e/o mentali che non, e possono essere svolte con singoli individui o in gruppo.

22

Guarino, A., Lancellotti, R., (2017), “Terapie distrazionali nei contesti clinici, sanitari ed educativi.

Pet-Therapy, Musicoterapia, Arteterapia e Teatroterapia”, FrancoAngeli, p. 21.

23

Cirulli F., Alleva E. (Ed.). “Terapie e attività assistite con gli animali: analisi della situazione italiana e

proposta di linee guida”, Roma: Istituto Superiore di Sanità (2007), Rapporti ISTISAN 07/35. p. 6.

24

Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano sul documento recante “Linee guida nazionali per gli interventi assistiti con gli animali (IAA)”. Accordo, ai sensi degli articoli 2,

comma 2, lett. b) e 4, comma 1, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. Rep. Atti n.: 60/CSR del

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12

Possono essere condotte da professionisti formati, da para - professionisti e/o volontari, sempre con animali che abbiano ricevuto una preparazione di base e che rispondano a precisi requisiti.

La loro finalità è quella di: migliorare la qualità di vita, instaurare una corretta interazione uomo - animale, far sviluppare nell’individuo competenze attraverso l’accudimento dell’animale, accrescere la disponibilità relazionale, la motivazione, la partecipazione e stimolare l’attività motoria. Le AAA sono caratterizzate da una maggiore flessibilità, rispetto alle TAA, e non prevedono una programmazione precisa e dettagliata degli obiettivi.

 L’Educazione Assistita con gli Animali (EAA) è un intervento di tipo

educativo/rieducativo, come la precedente può essere condotto individualmente o in gruppo ed è indirizzato a soggetti sani, a soggetti disabili e a soggetti con disturbi del comportamento. Può essere condotta da insegnanti purché conoscano gli animali coinvolti. Trova applicazione in diverse situazioni quali: la prolungata ospedalizzazione o i ripetuti ricoveri, le difficoltà relazionali nell’infanzia o nell’adolescenza, il disagio emozionale e psicoaffettivo, le difficoltà comportamentali e di adattamento socio - ambientale e anche strutture per anziani, in comunità e nelle carceri. L’EAA in ambito scolastico sembra migliorare l’attenzione, l’apprendimento, il rendimento scolastico, la curiosità, i rapporti sociali e sembra ridurre i fenomeni di bullismo e di abbandono scolastico.25

La sua finalità è quella di migliorare la qualità della vita, lavorando sul benessere psicofisico e sociale, rinforzando l’autostima e ricreando un senso di normalità nel soggetto.

25

Cirulli F., Alleva E. (Ed.). “Terapie e attività assistite con gli animali: analisi della situazione italiana e

(13)

13

Questo intervento quindi va a promuovere, attivare e sostenere: le risorse, le potenzialità di crescita e la progettualità individuale.26

 La Terapia Assistita con gli Animali (TAA) è un intervento terapeutico,

diversamente dai precedenti, è rivolto a soggetti che possono avere patologie di vario tipo ed è finalizzato alla cura di disturbi della sfera fisica, neuro e psicomotoria, cognitiva, emotiva e relazionale.

È un intervento personalizzato che tiene presenti caratteristiche, problematiche, esigenze precise e specifiche del singolo paziente e necessita di una prescrizione medica.

La TAA è una terapia complementare e non alternativa, volta quindi non a sostituire, ma bensì a integrare e rafforzare quelle che sono le normali terapie utilizzate per curare la specifica patologia e/o psicopatologia di uno paziente. È condotta da personale medico o da terapeuti, oppure può essere svolto da altre persone purché sia sotto la loro supervisione.27

26

Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano sul documento recante “Linee guida nazionali per gli interventi assistiti con gli animali (IAA)”. Accordo, ai sensi degli articoli 2,

comma 2, lett. b) e 4, comma 1, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. Rep. Atti n.: 60/CSR del

25/03/2015. Allegato, p. 18-19.

27

Julius, H., Beetz, A., Kotrschal, K., Turnar, D., Uvnas-Moberg, K., (2012), “Attachment to Pets. An

Integrative View of Human-Animal Relationships with Implications for Therapeutic Practice”. tr. it. Mugnai

F., (2014), “L'attaccamento agli animali. Una visione integrata della relazione uomo-animale nella pet

(14)

14

1.3 Relazione uomo-animale

La caratteristica degli animali da compagnia, che spinge l’uomo al voler instaurare una relazione con loro, sembra essere la dolcezza. Maggiormente evidente con i cuccioli, attiva per prima cosa il desiderio di accarezzarli e successivamente il senso di accudimento.28 Le relazioni che si instaurano tra persone e animali hanno molteplici effetti benefici tra i quali: la riduzione dello stato di ansia e di stress, inclusi gli innumerevoli aspetti fisiologici ad essi correlati.29 Inoltre hanno la capacità di intervenire positivamente sugli stati depressivi, sui comportamenti aggressivi e sono in grado di facilitare la comunicazione sociale, l’accesso agli stati emotivi, l’apprendimento e la fiducia verso il prossimo. In tutti questi aspetti positivi, è l’ossitocina a svolgere un ruolo chiave. 30

L’ossitocina è un neuropeptide di nove aminoacidi, sintetizzato nei neuroni del nucleo sopraottico e paraventricolare dell’ipotalamo. Viene rilasciato nel sistema circolatorio dall’ipofisi posteriore (o neuroipofisi) quando abbiamo stimolazioni sensoriali molto intense, in particolar modo durante il travaglio, l’allattamento al seno, i rapporti sessuali, ma anche con stimolazioni di minor intensità come ad esempio in risposta al contatto e all’accarezzamento. Le terminazioni nervose dell’ossitocina si proiettano in aree coinvolte nella regolazione dello stress, del dolore, della paura, ma anche delle interazioni sociali, della calma, del senso di benessere, della memoria e dell’apprendimento.

28

Eibl-Eibesfeidt,I., (2000) tr. It. “I fondamenti dell’etologia. Il comportamento degli animali e dell’uomo”, Milano: Adelphi.

29

Guarino, A., Lancellotti, R., (2017), “Terapie distrazionali nei contesti clinici, sanitari ed educativi.

Pet-Therapy, Musicoterapia, Arteterapia e Teatroterapia”, FrancoAngeli, p. 80.

30

Julius, H., Beetz, A., Kotrschal, K., Turnar, D., Uvnas-Moberg, K., (2012), “Attachment to Pets. An

Integrative View of Human-Animal Relationships with Implications for Therapeutic Practice”. tr. it. Mugnai

F., (2014), “L'attaccamento agli animali. Una visione integrata della relazione uomo-animale nella pet

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15

L’ossitocina riduce l’ansia, incrementa la soglia del dolore, induce il senso di calma,

inoltre fa abbassare i livelli di cortisolo 31 e la pressione sanguigna andando a inibire l’attività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) e del sistema nervoso simpatico. Inoltre è stato visto che il suo rilascio avviene sì nelle interazioni madre - bambino e nelle interazioni sociali positive tra adulti, ma anche in quelle uomo - animale.32

È stato visto come l’interazione in particolar modo tra l’uomo e il cane aumenti significativamente i livelli di ossitocina, effetto che si è riscontrato maggiormente quando l’interazione è tra il cane e il suo padrone. Per interazione non si intende la semplice vicinanza, ma devono essere presenti particolari condizioni: il contatto fisico e l’accarezzamento33

, un atteggiamento positivo verso gli animali in generale, una buona relazione con il cane.34

31

Il cortisolo è un ormone prodotto dalle ghiandole surrenali, stimolate dall’ormone Acth prodotto a sua volta dall’ipofisi. Fu scoperto da Hans Selye nel 1907, che ne rilevò grandi quantità in soggetti con forte stress. Per questo è considerato l’ormone dello stress per eccellenza.

32

Uvnäs-Moberg, K., Handlin, L., & Petersson, M., (2014), “Self-soothing behaviors with particular

reference to oxytocin release induced by non-noxious sensory stimulation”, Frontiers in Psychology, 5,

doi:10.3389/fpsyg.2014.01529.

33

Shiloh, S., Sorek, G., Terkel, J., (2003) “Reduction of state-anxiety by petting animals in a controlled

laboratory experiment”, Anxiety, Stress & Coping, 16, 387-395, doi:10.1080/1061580031000091582.

34

Julius, H., Beetz, A., Kotrschal, K., Turnar, D., Uvnas-Moberg, K., (2012), “Attachment to Pets. An

Integrative View of Human-Animal Relationships with Implications for Therapeutic Practice”. tr. it. Mugnai

F., (2014), “L'attaccamento agli animali. Una visione integrata della relazione uomo-animale nella pet

(16)

16

CAPITOLO 2

2.1 L’équipe di lavoro

Gli Interventi Assistiti con gli Animali prevedono la collaborazione di un’équipe multidisciplinare composta da diverse figure professionali, importanti sia nella fase di progettazione che di realizzazione vera e propria dell’intervento.35

La scelta dell’équipe è molto importante e specifica, varia infatti in base: al tipo di IAA richiesto, alle esigenze del soggetto a cui è indirizzato l’intervento, agli obiettivi prefissati e alla scelta dell’animale.36

La necessità di avere un gruppo di lavoro ampio ed eterogeneo comporta sì un innalzamento dei costi, una organizzazione, una collaborazione e una gestione dei compiti più complessa, ma questo permette di garantire una maggiore efficacia dell’intervento.37 Per tutti gli IAA, le figure professionali coinvolte sono il medico veterinario e il

coadiutore, quest’ultima è una figura che si occupa di gestire l’animale durante le sedute

controllandone lo stato di salute e il benessere in base ai criteri stabiliti dal medico veterinario. Il medico veterinario collabora con il responsabile del progetto/attività, si occupa della scelta dell’animale, valuta i suoi requisiti sanitari e comportamentali ed indirizza le modalità di gestione e di cura necessarie.38

35

Cirulli F., Alleva E. (Ed.). “Terapie e attività assistite con gli animali: analisi della situazione italiana e

proposta di linee guida”, Roma: Istituto Superiore di Sanità (2007), Rapporti ISTISAN 07/35. p. 13.

36

Castagna, Alberto, De Cecco, Valentina., (2016), “Pet-Therapy: relazione e interscambio in

Oncoematologia Pediatrica”, doi:10.13140/RG.2.2.32758.19524.

37

Lo Sapio, G., (2012), “Manuale sulla disabilità. Dai bisogni educativi speciali ai programmi di

integrazione scolastica”, Roma: Armando Editore, p. 257.

38

Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano sul documento recante “Linee guida nazionali per gli interventi assistiti con gli animali (IAA)”. Accordo, ai sensi degli articoli 2,

comma 2, lett. b) e 4, comma 1, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. Rep. Atti n.: 60/CSR del

(17)

17

Oltre a quelle appena descritte, a seconda del tipo di IAA, troviamo diverse figure professionali che compongono l’équipe di lavoro.39

Per lo svolgimento delle Attività Assistite con gli Animali è presente la figura del

Responsabile di Attività, ruolo che può essere svolto da qualsiasi operatore o figura

professionale purché in possesso di adeguate esperienze e competenze in merito all’attività che dovrà organizzare e coordinare.

Nell’Educazione Assistita con gli Animali troviamo il Responsabile di progetto, ruolo che può essere svolto da un pedagogista, da un educatore, da uno psicologo o da uno psicologo-psicoterapeuta. Il compito di questa figura è quello di coordinare l’équipe e di definire: obiettivi, modalità di attuazione e di valutazione degli esiti. Inoltre, il responsabile di progetto individua il Referente di Intervento, altra figura necessaria nell’EAA, che si occupa di prendere in carico la persona durante la seduta per far sì che raggiunga gli obiettivi prefissati. Il referente deve essere in possesso del diploma di laurea triennale in ambito socio sanitario, psicologico o educativo oppure deve avere una documentazione che attesti esperienza e competenze per il compito richiesto.

Per lo svolgimento della Terapia Assistita con gli Animali sono necessari, come nell’EAA, la figura di Responsabile di progetto, ruolo che però in questo caso può essere svolto solo da un medico specialista o da uno psicologo-psicoterapeuta; e la figura di

Referente di Intervento.

39

Guarino, A., Lancellotti, R., (2017), “Terapie distrazionali nei contesti clinici, sanitari ed educativi.

(18)

18

A seconda del ruolo professionale che andrà a svolgere all’interno dell’équipe, ogni singolo componente deve possedere una specifica formazione che prevede dei corsi e il rilascio del relativo attestato.

Tutte le figure professionali e gli operatori devono svolgere indistintamente un corso

propedeutico che fornisce nozioni di base sugli IAA, sulle normative, sull’équipe e i ruoli

dei vari componenti. Per la figura di Responsabile di Attività è sufficiente essere in possesso di questo attestato.

Il successivo corso base si differenzia per le diverse figure professionali: i corsi base per il coadiutore sono di tre tipi a seconda che si voglia lavorare con il cane, il cavallo o con l’asino, c’è poi il corso base per i medici veterinari che hanno superato il corso propedeutico e quello specifico per i Responsabili di progetto e i Referenti di Intervento. Terminato il corso base, la formazione si conclude con il corso avanzato, corso finale uguale per tutte le figure professionali dell’èquipe di lavoro.40

40

Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano sul documento recante “Linee guida nazionali per gli interventi assistiti con gli animali (IAA)”. Accordo, ai sensi degli articoli 2,

comma 2, lett. b) e 4, comma 1, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. Rep. Atti n.: 60/CSR del

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19

2.2 Animali utilizzati negli IAA

Secondo le Linee Guida Nazionali, l’idoneità di specie o del singolo animale viene valutata dal veterinario dell’équipe e dal responsabile di progetto. Non è consentito l’impiego di

animali che abbiano ricevuto maltrattamenti o/e che siano stati abbandonati recentemente, a meno che non vengano sottoposti ad un percorso che ne permette la rieducazione e la socializzazione. Gli animali scelti necessitano inoltre di valutazioni sia sanitarie che di tipo comportamentale. Queste vengono effettuate inizialmente per determinarne l’idoneità, poi successivamente per il monitoraggio ed in fine si fanno valutazioni di controllo una volta terminato l’intervento. La valutazione comportamentale dell’animale indica se sono presenti o meno determinati requisiti temperamentali che sono: la socievolezza, la capacità relazionale e la docilità.41 Inoltre, tutti gli animali necessitano di uno specifico percorso educativo e di addestramento al fine di acquisire tutte le abilità e le competenze necessarie per svolgere un IAA. L’animale quindi per suo temperamento o comunque dopo aver terminato il corso avrà quindi: buona socializzazione, equilibrio emotivo, pro socialità, curiosità e non ultima la capacità di stare in luoghi affollati senza che questo rechi all’animale troppo stress o lo porti ad avere comportamenti fobici/aggressivi. Gli animali che si utilizzano negli IAA devono appartenere a specie che siano in grado di instaurare relazioni sociali e di interagire emotivamente con l’uomo.42

41

Guarino, A., Lancellotti, R., (2017) “Terapie distrazionali nei contesti clinici, sanitari ed educativi.

Pet-Therapy, Musicoterapia, Arteterapia e Teatroterapia”, FrancoAngeli, p. 68.

42

Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano sul documento recante “Linee guida nazionali per gli interventi assistiti con gli animali (IAA)”. Accordo, ai sensi degli articoli 2,

comma 2, lett. b) e 4, comma 1, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. Rep. Atti n.: 60/CSR del

(20)

20

Tuttavia attualmente, oltre ai requisiti sopra indicati, nelle Linee Guida Nazionali non sono presenti protocolli standardizzati nell’educazione degli animali impiegati negli Interventi Assistiti con gli Animali.43

I cani, sono gli animali maggiormente impiegati come co-terapeuti nel lavoro con bambini, adulti e anziani, vanno a stimolare e agevolare l’interazione attraverso la loro naturale ricerca di attenzioni, del gioco e della compagnia.44

Possono sollevare il morale e stimolare la socializzazione tra pazienti e volontari, educatori, personale medico grazie alla loro dolcezza.45 La relazione che si instaura di complicità e affetto, permette di rafforzare la fiducia in se stessi ed è in grado di diminuire il disagio relazionale.46

I cavalli vengono utilizzati soprattutto per la terapia riabilitativa e psicologico-educativa, indirizzata maggiormente a bambini che possono avere disturbi cognitivi, motori, comportamentali. Il cavallo è uno strumento terapeutico molto efficace, viene utilizzato al passo e la sua andatura trasmette a chi lo cavalca sollecitazioni simili a quelle del camminare umano, inoltre il continuo spostamento del baricentro del cavaliere è un esercizio costante di equilibrio. Sul piano psicologico, il cavallo favorisce la relazione e motiva il paziente a svolgere esercizi riabilitativi che spesso risultano essere ripetitivi e noiosi.47

43

Queste informazioni sono state prese dalle Linee Giuda Nazionali per gli Interventi Assistiti con gli Animali e dal sito dell’Istituto Superiore della Sanità: - https://scic.iss.it/interventi-innovativi-salute-mentale -

(ultimo aggiornamento: 18 maggio 2018).

44

Lo Sapio, G., (2012), “Manuale sulla disabilità. Dai bisogni educativi speciali ai programmi di

integrazione scolastica”, Roma: Armando Editore, p. 249.

45

Guarino, A., Lancellotti, R., (2017), “Terapie distrazionali nei contesti clinici, sanitari ed educativi.

Pet-Therapy, Musicoterapia, Arteterapia e Teatroterapia”, FrancoAngeli, p. 76-77.

46

(21)

21

La Riabilitazione Equestre (RE), si articola in tre fasi o metodologie d’intervento:

- l’ippoterapia, nella quale il cavallo viene utilizzato senza i finimenti tradizionali dell’equitazione (briglie, redini, sella, staffe), agisce a livello motorio e neuro-psicologico. Costituisce l’approccio iniziale del paziente con il cavallo e il suo ambiente, si svolge prima a terra e successivamente sull’animale con un istruttore. È riservata a pazienti disabili, che non riescono a mantenere la posizione in sella e quindi impossibilitati a condurre l’animale autonomamente.

- la rieducazione equestre prevede l’utilizzo di sella e redini, il paziente svolge gli esercizi riabilitativi e inizia anche ad apprendere nozioni base dell’equitazione.

Non tutti i pazienti possono accedere a questa seconda fase, dipende infatti dalla gravità delle loro condizioni fisiche e/o psicologiche.

- l’equitazione pre-sportiva è la terza fase in cui i pazienti hanno acquisito autonomia nella guida del cavallo, viene praticata in gruppo ed ha obiettivi terapeutici di tipo motorio, cognitivo e sociale.48

Per i disturbi pervasivi dello sviluppo, i deficit intellettivi e i disturbi di personalità è fondamentale la relazione che si instaura con il cavallo e il risveglio delle emozioni ad essa connesse. 49 Le terapie con l’utilizzo del cavallo funzionano bene per varie ragioni, per prima cosa è un animale molto sensibile al linguaggio del corpo, è rassicurante, offre al paziente senso di protezione e maggiore fiducia in se stesso, andare a cavallo genera sentimenti ed emozioni intense che sono fondamentali nel processo di apprendimento. Le caratteristiche fisiche del cavallo, il calore, la morbidezza, l’odore, gli occhi grandi e lo

47

Cirulli F., Alleva E. (Ed.). “Terapie e attività assistite con gli animali: analisi della situazione italiana e

proposta di linee guida”, Roma: Istituto Superiore di Sanità (2007), Rapporti ISTISAN 07/35. p. 28-29.

48

Queste informazioni sono state prese dal sito del Ministero della Salute: Home > Pet therapy > Ippoterapia

(ultimo aggiornamento: 25 marzo 2013) - http://www.salute.gov.it -

49

Ba Gabriella, (2005), “Strumenti e tecniche di riabilitazione psichiatrica e psicosociale”, Milano: FrancoAngeli, p. 407.

(22)

22

sguardo intenso, vanno a stimolare in modo naturale il processo di attaccamento del paziente, fondamentale nel processo di sviluppo. Inoltre il contatto con l’animale provoca una stimolazione tattile intensa che aumenta coscienza e consapevolezza di sé e del proprio corpo.50

I delfini vengono utilizzati come co-terapeuti nel trattamento dei disordini legati alla sfera emozionale e della depressione. La terapia con i delfini migliora lo stato psicologico e favorisce l’adattamento sociale dei pazienti. L’immersione in acqua è già di per sé una esperienza particolare, l’acqua aiuta a sciogliere la rigidità fisica, rilassa e fornisce maggiore consapevolezza del proprio corpo.

La presenza dei delfini aumenta gli effetti benefici dello stare in acqua, il gioco e il contatto fisico sbloccano e facilitano la comunicazione.51

I gatti, grazie alla loro indipendenza, si prestano maggiormente alle situazioni in cui le persone vivono da sole e non riescono a spostarsi agevolmente a causa dell’età o di una patologia, in quanto appunto non richiedono cure troppo impegnative.52 Maggiori benefici si osservano nella sfera dei disturbi stress-correlati, disturbi d’ansia e nelle problematiche relazionali. Inoltre, rispetto al cane, il gatto è più distaccato e ricerca con meno insistenza il contatto umano e questo stimola la costanza nei rapporti e richiede un maggior impegno da parte della persona per instaurare una relazione e ricevere affetto; stimola anche l’autocontrollo, in quanto tendenzialmente non ama il contatto invadente. Il contatto con il

50

Guarino, A., Lancellotti, R., (2017), “Terapie distrazionali nei contesti clinici, sanitari ed educativi.

Pet-Therapy, Musicoterapia, Arteterapia e Teatroterapia”, FrancoAngeli, p. 88.

51

Ba Gabriella, (2005), “Strumenti e tecniche di riabilitazione psichiatrica e psicosociale”, Milano: FrancoAngeli, p. 408-409.

52

Turner, D. C., Bateson, P., “The domestic cat, the biology of its behaviour”, Cambridge University Press, III edizione (2013).

(23)

23

pelo morbido del gatto e le fusa sono fattori che diminuiscono lo stress agendo sul battito cardiaco e sulla pressione sanguigna.

Altri animali domestici che possono essere utilizzati nella pet therapy sono asini,

capre e mucche. Anche l’accudimento di piccoli animali come criceti, conigli, ma anche uccelli 53 può portare grandi benefici soprattutto nei bambini e nelle persone anziane. È stato inoltre visto come anche la sola osservazione dei pesci in un acquario agisca da antistress, andando a ridurre tachicardia e tensione muscolare. 54

53

Holcomb, R., Jendro, C., Weber, B., Nahan, U., (1997), “Use of an Aviary to Relieve Depression in Elderly

Males”, Anthrozoös, 10:1, 32-36, doi:10.2752/089279397787001292.

Jessen, J., Cardiello, F., Baun M. M., (1996) “Avian companionship in alleviation of depression,

loneliness, and low morale of older adults in skilled rehabilitation units”, Psychological Reports, 78,

339-348, doi:10.2466/pr0.1996.78.1.339.

54

Cirulli F., Alleva E. (Ed.). “Terapie e attività assistite con gli animali: analisi della situazione italiana e

proposta di linee guida”, Roma: Istituto Superiore di Sanità (2007), Rapporti ISTISAN 07/35. p. 12-13.

Barker, S. B., Rasmussen, K. G., Best, A. M., (2003) “Effect of aquariums on electroconvulsive therapy

(24)

24

2.3 Come funzionano gli IAA

Gli Interventi Assistiti con gli Animali sono finalizzati ad ottenere un miglioramento delle condizioni generali dell’individuo, lavorando a vari livelli tra cui quello: affettivo, relazionale, cognitivo, comportamentale e motorio.

Grazie alla presenza dei pets è possibile lavorare sull’area affettivo-emotiva e sull’area

comunicativo-relazionale. Il paziente si trova in un contesto accogliente, non

ospedalizzato, in contatto con una équipe eterogenea composta da varie figure compreso il pet, dove ha la possibilità di interagire, giocare e stringere relazioni. Il pet facilita tutto questo, fungendo da vero e proprio intermediario e diventando un rinforzo positivo nei programmi terapeutici.55 La relazione con l’animale aumenta l’autostima e la sicurezza dei pazienti; promuove il loro senso di responsabilità e di accudimento; permette di superare l’egocentrismo e di avere una maggiore apertura mentale ed emozionale; riduce il senso di alienazione e di isolamento, migliora inoltre il tono dell’umore e abbassa i livelli di ansia e stress. Alcuni pazienti hanno difficoltà nel mantenere un contatto visivo con gli interlocutori e il pet riesce a rendere tale aspetto dell’interazione meno difficoltoso, migliorando così la loro capacità di relazionarsi.

Spesso il contatto con l’animale risulta piacevole e così viene ricercato dai pazienti. Nel caso dei bambini, questa voglia di volersi avvicinare al pet, lì porta ad accettare l’adulto e a vederlo come guida. 56

55

Castignone, S., Lombardi Vallauri, L., (2012), “La questione animale”, Giuffrè Editore, p. 131-132.

56

Del Negro E., (2014), “Attività rieducative e riabilitative, natura e animali come strumenti di cura secondo

(25)

25

La comunicazione di tipo non verbale con il pet, permette l’espressione spontanea di sé. Il paziente si sente libero di comunicare con modalità personali i propri stati d’animo senza dover necessariamente parlare e senza il rischio di sentirsi incompreso, questa sicurezza permette al paziente di sbloccarsi e successivamente di comunicare con maggiore tranquillità con altre persone. 57

L’aspetto sensoriale è altrettanto importante, in quanto favorisce la propriocezione e la stimolazione degli organi di senso. La vicinanza con l’animale riesce a sbloccare il paziente in quei casi in cui ad esempio non è gradito il contatto, attraverso l’accarezzamento, il lasciarsi annusare e il sentire il calore dell’animale.58

Lo svolgimento di giochi, esercizi e percorsi con i pets avviene per lo più in spazi aperti che sono nuovi per i pazienti, questo permette di stimolare la capacità di discriminazione spaziale, l’interesse e l’attenzione verso l’esterno, andando a lavorare così sull’area dell’orientamento spazio-temporale.59

Imparare i nomi dei pets, le loro caratteristiche, le abitudini, le esigenze, i comandi e le regole degli esercizi da eseguire va a stimolare in modo ludico e spontaneo l’area

cognitiva, le capacità attentive, di concentrazione e di memoria sia a breve che e lungo

termine. Inoltre, pronunciare con cura i comandi ed associarli a gesti, per far sì che gli animali eseguano gli esercizi, migliora e stimola le capacità linguistiche. Far conoscere ai pazienti le specie animali con le quali vengono a contatto e distinguerne la razza, permette di esercitare le capacità discriminative.60

57

Del Negro E., (2013), “Pet-therapy, una proposta di intervento per disabili neuromotori e sensoriali”, FrancoAngeli, Milano, IV ristampa.

58

Butler K., (2013), “Therapy dogs today: their gift, our obligation”, Funpuddle Publishing Associates.

59

Ba Gabriella, (2005), “Strumenti e tecniche di riabilitazione psichiatrica e psicosociale”, Milano: FrancoAngeli, p. 396-397.

60

(26)

26

Infine per i pazienti che hanno difficoltà nel movimento, nell’equilibrio, nella

coordinazione motoria, gli IAA permettono di lavorare nell’area motoria , psicomotoria e

comportamentale in diversi livelli a seconda delle specifiche necessità del paziente.

Lavorare con i pets stimola il movimento e di conseguenza migliora il tono muscolare.61 L’animale favorisce la percezione corporea di sé e dell’altro, permette di sperimentare e di acquisire determinate posture. Tutto questo consente: il rilassamento corporeo con la conseguente riduzione dell’iperattività e dell’aggressività; un migliore controllo del corpo; un miglior controllo dei movimenti, della respirazione e di conseguenza un miglior benessere fisico e posturale.62

61

Atti dei Convegni 2011 e 2015 “Interventi Assistiti con gli Animali, problemi e prospettive di riflessione e

di lavoro”, a cura di Mariateresa Cairo, EDUCatt, Milano, (2016), p. 68-69-70, 133.

62

Guarino, A., Lancellotti, R., (2017), “Terapie distrazionali nei contesti clinici, sanitari ed educativi.

(27)

27

2.4 Destinatari degli interventi

La pet therapy ha un ampio ambito applicativo, gli utenti a cui è più frequentemente indirizzata sono i bambini, i pazienti psichiatrici e gli anziani.

I bambini ricoverati posso provare stress, ansia, paura, solitudine causati dalla situazione in cui si trovano, spesso lontani da casa, dai loro familiari e dalle loro abitudini.63 In questi casi le Attività Assistite con gli Animali possono facilitare e velocizzare la guarigione dopo una grave malattia.64 I bambini spesso legano facilmente con il pet e la relazione che si instaura migliora il loro umore, lì rende più fiduciosi e partecipativi verso le terapie, favorendone l’aderenza 65 e l’efficacia.66

L’interazione con il pet aiuta i bambini anche nell’affrontare le diversità proprie o degli altri, osservando le differenze con curiosità e aumentando la tolleranza verso di esse. L’animale svolge un ruolo molto importante in momenti di crescita che sono, per loro natura, segnati da cambiamenti e che quindi possono essere potenzialmente critici, come l’adolescenza.67

Durante queste transizioni l’animale può diminuire il senso di vulnerabilità e di insicurezza, favorendo così una maggior continuità al percorso di crescita dell’individuo.68

63

McNicholas, J., Gilbey, A., et Rennie, A., Hamedzai, S., (2005), “Pet ownership and human health: a brief

review of evidence and issues”, BMJ, 331:1252-4.

64

Marchesini, R., (2005), “Fondamenti di Zooantropologia, zooantropologia applicata”, Bologna: Airplane - Alberto Perdisa Editore.

65

Il termine di Adherence to treatment significa: “Coinvolgimento attivo e collaborativo del paziente a cui si chiede di partecipare alla pianificazione e all’attuazione del trattamento elaborando un consenso basato sull’accordo”.

66

Meyers, L., B., Midence, K., “Adherence to treatment in medical condition”, Harwood Academic Publisher, Amsterdam, (1998).

67

(28)

28

Per quanto riguarda i disturbi in età evolutiva, la pet therapy è indicata per pazienti che possono avere difficoltà nell’ambito del linguaggio e della comunicazione, della gestione delle emozioni e delle relazioni, del comportamento, della coordinazione motoria, problemi di iperattività, stress, disabilità intellettiva, disturbo depressivo, disturbi dello spettro autistico.69

Le persone anziane spesso si trovano a dover affrontare notevoli cambiamenti della propria vita, anche spiacevoli come: la perdita del ruolo sociale di lavoratore; la perdita dell’autonomia; la perdita di affetti importanti come il coniuge e/o delle relazioni con i pari; l’insorgenza di invalidità o di una malattia mentale e/o fisica. Tutto questo può portare alla perdita di autostima, all’isolamento e anche alla depressione.70

Le Terapie Assistite con gli Animali risultano essere molto efficaci per le persone anziane, riuscendo a ridurre: la depressione, la pressione sanguigna, l’irritabilità, lo stato di ansia, l’agitazione e ad aumentare l’interazione sociale. Questo è un aspetto molto importante, in quanto trovandosi spesso in ambienti ospedalizzati o in case di cura, può capitare che si chiudano in se stessi, si sentano soli e privi di stimoli. Anche la semplice presenza dei pets può stimolare il comportamento sociale, quindi anche la verbalizzazione e l’instaurarsi di relazioni tra pazienti, andando a migliorare l’umore generale sia in modo diretto che indiretto.71

68

Cirulli F., Alleva E. (Ed.). “Terapie e attività assistite con gli animali: analisi della situazione italiana e

proposta di linee guida”, Roma: Istituto Superiore di Sanità (2007), Rapporti ISTISAN 07/35. p. 11-12.

69

Guarino, A., Lancellotti, R., (2017), “Terapie distrazionali nei contesti clinici, sanitari ed educativi.

Pet-Therapy, Musicoterapia, Arteterapia e Teatroterapia”, FrancoAngeli, p. 80-82.

70

Ba Gabriella, (2005), “Strumenti e tecniche di riabilitazione psichiatrica e psicosociale”, Milano: FrancoAngeli, p. 401-404.

71

Cirulli F., Alleva E. (Ed.). “Terapie e attività assistite con gli animali: analisi della situazione italiana e

(29)

29

Anche i pazienti con disturbi psichiatrici trovano notevole giovamento grazie alle TAA, le quali vanno a promuovere l’interazione sociale, l’autonomia, l’interesse alle attività proposte e la motivazione sia nell’ambito terapeutico che nella quotidianità. Le Terapie Assistite con gli Animali sono quindi in grado di incrementare il benessere generale dei pazienti.

Le TAA sono indicate per tutti quei quadri psicopatologici che necessitano di una stimolazione della sfera sociale e relazionale, come: Disturbi Depressivi, Disturbi Bipolari, Disturbi di Personalità, Disturbi dell’Adattamento, Disturbi d’Ansia e per i Disturbi Psicotici che presentano prevalentemente sintomi negativi (cioè quei sintomi che riguardano il mondo dell’ideo-affettività: apatia, abulia e ritiro sociale).72

La pet therapy è controindicata invece, nei casi in cui i pazienti siano impossibilitati ad interagire con gli animali in modo funzionale, quindi in tutte le situazioni in cui: i pazienti presentano disturbi che li portano ad essere violenti anche verso gli animali; la presenza di un animale fa sentire i pazienti in competizione o lì rende eccessivamente possessivi verso di esso; i pazienti hanno fobie specifiche verso gli animali; i pazienti presentano ferite aperte, allergie o disturbi del sistema immunitario e quindi la vicinanza dell’animale potrebbe mettere a rischio la loro salute. 73

72

Lo Sapio, G., (2012), “Manuale sulla disabilità. Dai bisogni educativi speciali ai programmi di

integrazione scolastica”, Roma: Armando Editore, p. 254-255.

73

Ba Gabriella, (2005), “Strumenti e tecniche di riabilitazione psichiatrica e psicosociale”, Milano: FrancoAngeli, p. 404.

(30)

30

CAPITOLO 3

3.1 Studi sugli effetti degli IAA

Nel presente capitolo sono riportati studi in cui l’interazione con gli animali, le relazioni instaurate con essi o la semplice vicinanza hanno effetti significativi positivi sul benessere dei soggetti destinatari rispetto ai gruppi di controllo.

Gli studiosi Allen, Blascovich e Mendes hanno osservato come coppie di persone sposate, che hanno un animale d’affezione, siano in grado di fronteggiare in modo più funzionale situazioni di stress, rispetto a coppie che non hanno un pet. Già a riposo infatti, i primi presentavano una minore frequenza cardiaca e pressione sanguigna, esposti poi a fattori di stress hanno risposte meno forti e un recupero più rapido.74

Altro lavoro condotto su gruppi di adulti con ipertensione, ha dato modo di osservare che la presenza o meno dei pets migliorava notevolmente pressione sanguigna e frequenza cardiaca dei soggetti.75

Medesimi benefici sono osservati in un altro studio (Allen, Blascovich et al.), in cui gruppi di sole donne sono state esposte a fattori di stress, dallo studio è emersa una risposta migliore nei gruppi in cui le donne avevano vicino amici o un pet, rispetto ai gruppi in cui le donne, esposte a medesimi stressor, erano sole.76

74

Allen, K., Blascovich, J., Mendes, W. B., (2002), “Cardiovascular Reactivity and the Presence of Pets,

Friends, and Spouses: The Truth About Cats and Dogs”, Psychosomatic medicine, 64. 727-39,

doi:10.1097/01.PSY.0000024236.11538.41.

75

Allen, K., Shykoff, B. E., Izzo, J. L., (2001), “Pet ownership, but not ace inhibitor therapy, blunts home

(31)

31

In un altro studio (Handlin et al.) condotto sempre su un campione di sole donne, è stato visto come l’interazione con il proprio cane diminuiva la frequenza cardiaca, sia dei pets che delle proprietarie, e aumentava i livelli di ossitocina sia durante l’interazione che poco tempo dopo.77

Nel 2009 è stato condotto uno studio (Miller et al.), nato con lo scopo di indagare il contributo dei pets nel diminuire i livelli di stress dopo una giornata di lavoro, prendendo in considerazione un campione misto, sia uomini che donne. Dallo studio è emerso che i livelli di ossitocina nel sangue aumentavano maggiormente quando i soggetti interagivano con il loro cane, rispetto alla condizione in cui si riposavano leggendo, aspetto che è stato osservato maggiormente nelle donne rispetto alla parte maschile del campione.78

Anche in uno studio (Barker, Knisely et al.) condotto su professionisti del sistema sanitario si è osservata una riduzione dello stress nei gruppi che hanno passato dai cinque ai venti minuti di interazione con i pets, rispetto ai gruppi che si sono riposati in silenzio per lo stesso tempo. Una diminuzione dei livelli del cortisolo è stata osservata già solo dopo i primi cinque minuti di interazione con l’animale.79

76

Allen, K., Blascovich, J., Tomaka, J., Kelsey, R., (1991), “Presence of Human Friends and Pet Dogs as

Moderators of Autonomic Responses to Stress in Women”, Journal of personality and social psychology, 61.

582-9, doi:10.1037/0022-3514.61.4.582.

77

Handlin, L., Hydbring-Sandberg, E., Nilsson, A., Ejdebäck, M., Jansson, A., Uvnäs-Moberg, K., (2011), “Short-Term Interaction between Dogs and Their Owners: Effects on Oxytocin, Cortisol, Insulin and Heart

Rate - An Exploratory Study”, Anthrozoös, 24, 301-315, doi:10.2752/175303711X13045914865385.

78

Miller, S. C., Kennedy, C., DeVoe, D., Hickey, M., Nelson, T., Kogan, L., (2009) “An Examination of

Changes in Oxytocin Levels in Men and Women Before and After Interaction With a Bonded Dog”,

Anthrozoös, 22, 31-42, doi:10.2752/175303708X390455.

79

Barker, S. B., Knisely, J. S., McCain, N. L., Best, A. M., (2005), “Measuring stress and immune response

in healthcare professionals following interaction with a therapy dog: A pilot study”, Psychological reports,

(32)

32

Anche uno studio (Wood et al.) condotto su studenti universitari ha osservato come anche brevi interazioni con i cani sembrano diminuire lo stress percepito dai soggetti.80

Oltre al fattore stress, un altro studio (Guéguen & Ciccotti) su individui adulti ha fatto emergere un aspetto particolare ed interessante, ovvero che persone sconosciute tendevano ad ottenere maggior supporto e fiducia sociale se accompagnate da un pet, infatti questi soggetti erano maggiormente aiutati quando chiedevano un aiuto ai passanti, rispetto a quando non erano in compagnia del cane.81

Sono emersi notevoli effetti positivi della presenza dei pets anche nei più piccoli. Nello studio (Hergovich et al.) condotto in classi di bambini frequentanti la prima elementare, sono state osservate: maggiore empatia, indipendenza, integrazione sociale e minore aggressività nei soggetti appartenenti ai gruppi in cui il cane era presente in classe, rispetto ai gruppi senza il pet.82

Successivamente altri studiosi (Kotrschal & Ortbauer) in un setting scolastico analogo, hanno riscontrato ulteriori effetti positivi della presenza del cane in classe: oltre ad una minore aggressività e una maggiore integrazione sociale, anche maggiore partecipazione in classe e maggiore attenzione dei bambini alle spiegazioni degli insegnanti.83

In alcuni studi (Gee N. R., et al.) sono stati osservati bambini in età prescolare con o senza disturbi del linguaggio e/o disabilità intellettiva. Veniva chiesto loro di svolgere compiti motori e verbali.

80

Wood, E., Ohlsen, S., Thompson, J., Hulin J., Knowles, L., (2018) “The feasibility of brief dog-assisted

therapy on university students stress levels: the PAwS study”, Journal of Mental Health, 27, 263-268,

doi:10.1080/09638237.2017.1385737.

81

Guéguen, N., Ciccotti, S., (2008), “Domestic Dogs as Facilitators in Social Interaction: An Evaluation of

Helping and Courtship Behaviors”, Anthrozoos, 21, doi:10.2752/175303708X371564.

82

Hergovich, A., Monshi, B., Semmler, G., Zieglmayer, V., (2002), “The effects of the presence of a dog in

the classroom”, Anthrozoös, 15, 37-50, doi:10.2752/089279302786992775.

83

Kotrschal, K., & Ortbauer, B., (2003) “Behavioral effects of the presence of a dog in a classroom”, Anthrozoös, 16, 147-159, doi:10.2752/089279303786992170.

(33)

33

I bambini hanno messo in atto le prestazioni richieste, con maggior motivazione e velocità quando nel setting erano presenti i pets, rispetto a quando non erano nella stanza.84

In uno studio (Bass et al.) condotto su bambini con sindrome dello spettro autistico. Dopo dodici settimane di ippoterapia sono stati riscontrati, nei piccoli pazienti, notevoli effetti benefici quali: una maggiore ricerca sensoriale e maggiore sensibilità agli stimoli, maggiore motivazione e interesse verso l’ambiente insieme ad una minore disattenzione, distraibilità, minor comportamento sedentario.85

Gli studiosi Kaminski, Pellino e Wish, hanno messo a confronto l’effetto della Terapia Assistita con gli Animali e la play therapy 86, con bambini ospedalizzati. Dallo studio è emerso che entrambe le terapie hanno diminuito lo stato depressivo dei piccoli pazienti, ma solo la TAA ha permesso di ottenere una minor frequenza cardiaca e un aumento di sentimenti e stati d’animo positivi.87

Un altro studio (Martin & Farnum) condotto su bambini con disturbi dello spettro autistico, ha messo a confronto l’effetto che fa interagire/giocare con un peluche rispetto

84

Gee, N. R., Harris, S. L., Johnson, K. L., (2007), “The role of therapy dogs in speed and accuracy to

complete motor skills tasks for preschool children”, Anthrozoös, 20, 375-386,

doi:10.2752/089279307X245509.

Gee, N. R., Sherlock, T. R., Bennett, E. A., Harris, S. L., (2009), “Preschoolers' Adherence to Instructions

as a Function of Presence of a Dog and Motor Skills Task”, Anthrozoös, 22, 267-276,

doi:10.2752/175303709X457603.

85

Bass, M. M., Duchowny, C. A., Llabre, M. M., (2009), “The Effect of Therapeutic Horseback Riding on

Social Functioning in Children with Autism”, Journal of autism and developmental disorders, 39, 1261-1267,

doi:10.1007/s10803-009-0734-3.

86

La play therapy, o terapia del gioco, è l'uso sistematico di un dato modello teorico per instaurare un processo interpersonale. I clinici attraverso l’utilizzo del gioco, aiutano i pazienti a prevenire o risolvere difficoltà psicosociali con il fine di ottenere una crescita e uno sviluppo ottimali (Boyd-Webb,1999; Landreth, 1991).

87

Kaminski, M., Pellino, T., Wish, J., (2002), “Play and Pets: The Physical and Emotional Impact of

Child-Life and Pet Therapy on Hospitalized Children”, Children's Health Care, 321-335,

(34)

34

all’interazione con un cane vero. I bambini che interagivano con il cane vero sono risultati più inclini al gioco, più concentrati e più consapevoli dell’ambiente circostante.88

Sempre nei bambini con disturbi dello spettro autistico (Prothmann et al.), misurando la qualità e i tempi di interazione, è stato visto quanto questi aumentassero quando l’interazione avveniva con un cane, rispetto all’interazione con altre persone o con oggetti/giochi.89

Banks e Banks hanno condotto studi con campioni di persone anziane residenti in case di cura a lunga degenza. Dopo sei settimane di terapia assistita con gli animali (TAA), nel caso specifico con il cane, gli effetti sono stati: la significativa riduzione del senso di solitudine sia in setting di gruppo90 che negli incontri individuali.91

Altri studi (Kramer et al.) hanno osservato maggior interazioni sociali in donne con demenza, residenti in case di accoglienza, quando durante le visite alla struttura le persone avevano con sé un cane, rispetto a quando arrivavano sole.92

Nello studio (Haughie et al.) condotto su pazienti psichiatrici anziani, è stato osservato un aumento del desiderio di interazione sociale dopo che i soggetti hanno passato del tempo con i pets.93

88

Martin, F., Farnum, J., (2002), “Animal-Assisted Therapy for Children with Pervasive Developmental

Disorders”, Western journal of nursing research, 24, 657-70, doi:10.1177/019394502320555403.

89

Prothmann, A., Ettrich, C., Prothmann, S., (2009), “Preference for, and Responsiveness to, People, Dogs

and Objects in Children with Autism”, Anthrozoös, 22, 161-171, doi:10.2752/175303709X434185.

90

Banks, M. R., & Banks, W. A., (2002), “The Effects of Animal-Assisted Therapy on Loneliness in an

Elderly Population in Long-Term Care Facilities”, The journals of gerontology. Series A, Biological

sciences and medical sciences, doi:10.1093/gerona/57.7.M428.

91

Banks, M. R., & Banks, W. A., (2005), “The Effects of Animal-Assisted Therapy on Loneliness in an

Elderly Population in Long-Term Care Facilities”, Journal of Gorontology, 57, 428-432.

92

Kramer, S. C., Friedmann, E., Bernstein, P. L., (2009), “Comparison of the Effect of Human Interaction,

Animal-Assisted Therapy, and AIBO-Assisted Therapy on Long-Term Care Residents with Dementia”,

Anthrozoös, 22, 43-57, doi:10.2752/175303708X390464.

93

Haughie, E., Milne, D., Elliott, V., (1992), “An Evaluation of Companion Pets with Elderly Psychiatric

(35)

35

Anche in pazienti anziani con diagnosi di schizofrenia (Barak et al.), è stato osservato un importante miglioramento nell’ambito relazionale, è stato riscontrato infatti un aumento del funzionamento sociale nei gruppi di soggetti dove è stata messa in atto una TAA, rispetto ai gruppi che non ne hanno usufruito.94

Stessi risultati sono emersi in un altro studio (Marr et al.) con pazienti psichiatrici ricoverati. Con la TAA miglioravano i comportamenti prosociali, si sono infatti osservati: maggiori interazioni, un miglioramento dell’umore, maggior socialità e una miglior riuscita della terapia convenzionale.95

Sempre nei pazienti psichiatrici è stata vista una minor condizione di ansia, dopo l’esposizione a fattori di stress (Barker et al.) nel gruppo di pazienti che prima aveva interagito circa quindici muniti con un pet, rispetto al gruppo dei soggetti che aveva impiegato lo stesso tempo leggendo.96

In un altro studio (Nathans-Barel et al.) condotto su pazienti psichiatrici adulti con schizofrenia cronica, dopo dieci sessioni di trattamento con le Terapie Assistite con gli Animali, è stato visto un aumento della motivazione e un miglior uso del tempo libero, rispetto al gruppo di controllo.97

94

Barak, Y., Savorai, O., Mavashev, S., Beni, A., (2001), “Animal-Assisted Therapy for Elderly

Schizophrenic Patients: A One-Year Controlled Trial”, The American journal of geriatric psychiatry : official

journal of the American Association for Geriatric Psychiatry, 9, 439-42, doi:10.1097/00019442-200111000-00013.

95

Marr, C. A., French, L., Thompson, D., Drum, L., Greening, G., Mormon, J., Henderson, I., Hughes, C. W., (2000), “Animal-Assisted Therapy in Psychiatric Rehabilitation”, Anthrozoös, 13, 43-47, doi:10.2752/089279300786999950.

96

Barker, S. B., Pandurangi, A. K., Best, A. M., (2003), “Effects of animal-assisted therapy on patients'

anxiety, fear, and depression before ECT”, Journal of ECT, 19, 38-44.

97

Nathans-Barel, I., Feldman, P., Berger, B., Modai, I., Silver, H., (2005), “Animal-Assisted Therapy

Ameliorates Anhedonia in Schizophrenia Patients”, Psychotherapy and psychosomatics, 74, 31-5,

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