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Analisi CFD dei modelli di cavitazione su foil di imbarcazioni da competizione

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Academic year: 2021

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Analisi CFD dei modelli di cavitazione su foil di

imbarcazioni da competizione

Relatori:

Candidato:

Prof. Ing. Giovanni Lombardi

Attilio Cardone

Ing. Marco Maganzi

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(3)

Indice

Sommario ...5 Capitolo 1 ...6 1.1 Navigazione a vela ...6 1.1.1 Forze aerodinamiche ...6 1.1.2 Forze idrodinamiche ...8

1.1.3 Equilibrio delle forze nel piano orizzontale ...9

1.1.4 Equilibrio delle forze e dei momenti nel piano verticale ... 10

1.1.5 Velocity Made Good e Velocity Wind Direction ... 11

1.2 Tavola ... 12 1.2.1 Kytesurfing (kitesurf) ... 12 1.2.2 Windsurf... 12 1.3 Monoscafo ... 13 1.4 Catamarano ... 15 Capitolo 2 ... 16 2.1 Obiettivi ... 16 2.2 Configurazioni esaminate ... 17 Capitolo 3 ... 18 3.1 Introduzione ... 18 3.2 Definizione di cavitazione ... 18 3.3 Numero di Cavitazione ... 19

3.4 Fattori che influenzano la cavitazione ... 20

3.4.1 Nuclei di cavitazione ... 21

3.4.2 Effetti viscosi ... 21

3.4.3 Rugosità ... 22

3.5 Tipologie di cavitazione... 22

(4)

3.5.2 Travelling bubble cavitation ... 23

3.5.3 Cloud cavitation ... 24

3.5.4 Vortex cavitation ... 24

3.6 Effetti della cavitazione ... 25

3.6.1 Effetto sulle forze ... 25

3.6.2 Danneggiamento e rumore da cavitazione ... 26

3.7 Cavitazione sui profili ... 27

Capitolo 4 ... 29

4.1 Introduzione ... 29

4.2 Geometria del profilo ... 29

4.3 CAD del profilo ... 32

4.3.1 Profilo ... 32

4.3.2 Dominio di calcolo ... 35

Capitolo 5 ... 39

5.1 Introduzione ... 39

5.1.1 Importazione del modello geometrico ... 40

5.1.2 Creazione volumi di controllo ... 41

5.1.3 PREPARAZIONE MESH ... 45

5.1.4 Creazione regions ... 46

5.1.5 CONDIZIONI AL CONTORNO ... 47

5.2 Generazione mesh... 48

5.2.1 Parametri caratteristici della griglia di calcolo ... 49

5.2.2 Impostazioni mesh per il caso 2D ... 50

5.2.3 Impostazioni mesh per il caso 3D ... 54

5.3 Modello fisico ... 57

5.3.1 Modello fisico stazionario ... 57

5.4 Modelli di cavitazione (Modelli non stazionari) ... 59

(5)

5.4.2 HOMOGENEOUS RELAXATION ... 60

5.4.3 Schnerr-Sauer ... 60

5.4.4 Modello non stazionario ... 61

5.5 Condizioni iniziali e condizioni al contorno ... 65

5.6 Creazione ed esportazione report e scene ... 66

Capitolo 6 ... 67

6.1 Valori della mesh nel dominio ... 67

6.2 Risultati del modello Full Rayleih-Plesset ... 67

6.2.1 Visualizzazione della frazione di volume (incidenza 5⁰ - velocità 15 m/s) ... 68

6.2.2 Visualizzazione della pressione totale assoluta (incidenza 5⁰ - velocità 15 m/s) ... 70

6.2.3 Visualizzazione vettoriale della velocità (incidenza 5⁰ - velocità 15 m/s) ... 72

6.2.4 Risultati numerici (incidenza 5⁰ - velocità 15 m/s) ... 73

6.3 Risultati del modello Homogeneous Relaxation ... 75

6.3.1 Visualizzazione della frazione di volume (incidenza 5⁰ - velocità 15 m/s) ... 75

6.3.2 Visualizzazione della pressione totale (incidenza 5⁰ - velocità 15 m/s) ... 76

6.3.3 Risultati numerici (incidenza 5⁰ - velocità 15 m/s) ... 77

6.4 Risultati del modello Schnerr-Sauer ... 78

6.4.1 Visualizzazione della frazione di volume (incidenza 5⁰ - velocità 15 m/s) ... 78

6.4.2 Visualizzazione della pressione totale (incidenza 5⁰ - velocità 15 m/s) ... 80

6.4.3 Risultati numerici (incidenza 5⁰ - velocità 15 m/s) ... 81

Capitolo 7 ... 83

7.1 Analisi di sensibilità dei modelli di cavitazione ... 83

Capitolo 8 ... 86

8.1 Risultati simulazione 3D ... 86

8.1.1 Visualizzazioni della frazione di volume ... 86

8.1.2 Visualizzazione della pressione totale ... 89

8.1.3 Isosuperfici ... 90

(6)

Appendici ... 94

Appendice A ... 95

Macro in java per simulazione 2D ... 95

Full Raleygh-Plesset ... 95

Appendice B ... 101

Macro in java per simulazione 2d ... 101

Homogeneous Relaxation ... 101

Appendice C ... 107

Macro in java per simulazione 2D ... 107

Schnerr-Sauer ... 107

Appendice D ... 113

Macro in java per simulaione 3D ... 113

Full Raleygh-Plesset ... 113

(7)

Sommario

Scopo del seguente lavoro è stato lo sviluppo di un modello CFD al fine di esaminare il fenomeno della cavitazione su un profilo idrodinamico.

Il lavoro è stato eseguito mediante due diverse analisi: prima un’analisi di sensibilità su tre modelli di cavitazione su un profilo 2D; tramite la scelta di uno solo dei modelli si procede lo studio del fenomeno di cavitazione su foil idrodinamico di apertura alare di 2 m.

Il modello CFD è stato sviluppato tramite il software Star-CCM+® utilizzando le equazioni di Navier-Stokes mediate alla Reynolds (RANS), permettendo, così, di studiare il flusso e calcolare le azioni fluidodinamiche.

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Capitolo 1

1.1 Navigazione a vela

Un’imbarcazione a vela sfrutta gli stessi principi validi per l’ala di un velivolo, anche se per una barca, la vela ha lo scopo di generare una forza in direzione dell’avanzamento come mezzo di propulsione, mentre nei velivoli lo scopo è la generazione della portanza per il sostentamento. A differenza del velivolo, però, nell’imbarcazione a vela si è in presenza di due fluidi, acqua e aria, quindi l’equilibrio è dato dall’interazione tra le forze aerodinamiche e le forze idrodinamiche agenti sulla barca. Le prime vengono generate essenzialmente dall’interazione tra il vento e le vele, mentre le seconde nascono dal moto relativo tra l’acqua e la parte immersa dell’imbarcazione [17].

1.1.1 Forze aerodinamiche

Le forze aerodinamiche prodotte dalla vela costituiscono il sistema propulsivo dell’imbarcazione e dipendono dall’angolo β tra la direzione del vento apparente e la direzione del moto della barca. Il vento apparente Vw,a è ottenuto come somma vettoriale del vento reale Vw,r e della velocità della barca

VB. La vela permette all’imbarcazione di procedere grazie ad un meccanismo di formazione delle

forze aerodinamiche del tutto analogo a quello dell’ala di un velivolo. Integrando le pressioni sull’intera superficie della vela si ottiene la forza aerodinamica complessiva FT, la quale può essere

scomposta lungo il sistema assi vento apparente in portanza L e resistenza D o lungo il sistema assi corpo in spinta T, parallela alla velocità della barca, e forza laterale FL, perpendicolare ad essa.

L’obiettivo della vela è quello di fornire un’alta forza propulsiva T, la quale però è inevitabilmente legata alla generazione di una forza laterale (forza di sbandamento), che dovrà essere equilibrata, nel piano orizzontale, dalle forze idrodinamiche prodotte dalla deriva [17].

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(10)

1.1.2 Forze idrodinamiche

Le forze idrodinamiche sono necessarie per l’equilibrio alla traslazione lungo la direzione perpendicolare alla velocità della barca. Queste forze sono generate principalmente dalla deriva grazie all’incidenza rispetto alla direzione del moto fornita dall’angolo di scarroccio. Il controllo dell’imbarcazione è invece garantito dal timone, che tramite la forza di portanza addizionale Lr,

produce il momento imbardante voluto.

Fig. 1.2 - Forze idrodinamiche agenti sull'imbarcazione [17]

Oltre alla resistenza prodotta dalla deriva e dal timone, nel computo delle forze idrodinamiche va inclusa la resistenza dovuta allo scafo, la quale può essere suddivisa in:

• Resistenza di attrito: direttamente proporzionale alla superficie bagnata e all’evoluzione dello strato limite [17].

(11)

• Resistenza d’onda: dipendente dal treno d’onde prodotto dalle perturbazioni di pressione sul pelo libero dell’acqua [17].

1.1.3 Equilibrio delle forze nel piano orizzontale

Le forze nel piano orizzontale si equilibrano in maniera tale che la forza laterale prodotta dalla deriva equilibri quella prodotta dalle vele e la spinta aerodinamica T equilibri la resistenza prodotta dallo scafo nel suo complesso Dtot [17].

(12)

1.1.4 Equilibrio delle forze e dei momenti nel piano verticale

Le forze nel piano verticale si bilanciano in maniera tale che la spinta idrostatica SH equilibri la forza

peso W. A causa del disallineamento tra FLvele e FLderiva, si produce un momento sbandante MS, che

deve essere equilibrato dal momento raddrizzante MR, prodotto dal disallineamento tra W e SH dovuto

all’inclinazione della barca.

Fig. 1.4 - Equilibrio di forze e momenti nel piano verticale [17]

In figura 1.4 è riportata la soluzione con bulbo. Un altro modo per generare il momento raddrizzante è quello di sfruttare la distribuzione di peso dell’equipaggio [17].

(13)

1.1.5 Velocity Made Good e Velocity Wind Direction

Per valutare l’effettiva prestazione in termini di velocità dell’imbarcazione, è possibile definire una grandezza particolarmente utile, ossia la Velocity Made Good, che indica la velocità nella direzione della boa successiva. In base a questa grandezza si può pensare, ad esempio, di navigare ad un angolo di vento maggiore se la nuova configurazione è tale da far sì che lo svantaggio di percorrere una traiettoria meno diretta sia compensato da una maggiore velocità di navigazione nella direzione della boa successiva [17].

Fig. 1.5 - a) Maggiore VMG e traiettoria meno diretta; b) Minore VMG e traiettoria più diretta [17]

Tuttavia, nel mondo nautico è molto più utilizzata la Velocity Wind Direction, ossia la componente della velocità dell’imbarcazione nella direzione del vento. Questo è legato al fatto che nelle regate il percorso è stabilito in maniera tale che l’imbarcazione si trovi a favore o controvento [17].

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1.2 Tavola

1.2.1 Kytesurfing (kitesurf)

Il kitesurf è uno sport che si pratica con una tavola mediante cui si "plana" sull'acqua. Le dimensioni dell’aquilone variano a seconda delle condizioni metereologiche.

In condizioni di vento debole si usano aquiloni di dimensioni più grandi di quelli usati con vento forte. E’ uno sport che si può praticare sia in semplice navigazione che eseguendo acrobazie. Le diverse tipologie di stili richiedono corrispondenti tipi di tavola.

Le condizioni di vento ideali sono comprese tra i 12 e i 24 nodi (kts) per i principianti e tra gli 8 ed oltre i 40 kts per i più esperti.

Fig. 1.7 - Kitesurf

1.2.2 Windsurf

Il windsurf è un'attività sportiva nonché una specialità di vela che consiste nel muoversi sull'acqua su una tavola grazie principalmente all'azione propulsiva determinata del ventosu di una vela, anche se in alcuni particolari casi l'azione propulsiva principale, contrariamente a quanto comunemente

(15)

creduto, è generata dalle onde in maniera del tutto simile al surf da onda, con la vela di ridotte dimensioni destinata a fungere solo da elemento complementare alla spinta complessiva. La vela è montata su un albero fissato alla tavola mediante un giunto universale, concettualmente simile a un giunto cardanico, detto "piede d'albero" ed è sostenuta e controllata dal velista con il solo ausilio di un particolare boma.

Fig. 1.8 – Windsurf

1.3 Monoscafo

Il monoscafo è la classica imbarcazione a vela che necessita di particolari accorgimenti, a seconda della classe, per contrastare i momenti che si generano durante la navigazione.

Si possono distinguere due macrofamiglie:

• Derive: imbarcazioni che vanno dai 3 ai 6 metri di lunghezza e sfruttano la distribuzione del peso dell’equipaggio per una navigazione in sicurezza.

(16)

Fig. 1.9 – Monoscafo classe Finn

• Cabinati: imbarcazioni che vanno dai 6 ai 25 metri di lunghezza e sfruttano appositi contrappesi per la navigazione.

(17)

1.4 Catamarano

Il catamarano è un’imbarcazione a due scafi collegati tra loro mediante una struttura, chiamata ponte, con forma e caratteristiche che variano molto a seconda dell’impiego per cui è progettato. Si possono trovare catamarani molto diversi tra loro sia per il tipo di impiego sia per la propulsione utilizzata: il trasporto veloce di merci e passeggeri, le competizioni sportive, la crociera.

L’adozione del concetto di catamarano è abbastanza recente, sebbene esso sia diffuso fin dall’antichità tra le popolazioni dell’India e della Polinesia. L’idea di fondo di una configurazione multiscafo è quella di spostare lateralmente il punto di applicazione delle forze di galleggiamento, in modo da resistere ai grandi momenti ribaltanti generati dalla componente trasversale della forza aerodinamica sulla vela. Il catamarano è oggi diventato una valida alternativa al monoscafo, soprattutto in virtù della velocità raggiungibile, della stabilità e della capacità di carico.

I catamarani da competizione velica sono progettati per consentire, durante la navigazione, il sollevamento dalla superficie dell’acqua dello scafo sopravento, in modo da ottenere il tipico andamento inclinato. Questa tecnica di conduzione permette l’ottenimento di una minore resistenza idrodinamica e il raggiungimento di velocità molto elevate. Un catamarano da regata, con la sola propulsione velica, può superare velocità pari a tre volte quella del vento [17].

(18)

Capitolo 2

2.1 Obiettivi

Analisi dei Modelli di Cavitazione e studio del fenomeno su

un

’ala.

Lo scopo del seguente lavoro è stato di selezionare un modello di cavitazione dei tre presenti sul solutore fluidodinamico e studiare, con il modello prescelto, il fenomeno su un foil idrodinamico per imbarcazioni da competizione. A tale scopo è stato necessario l’utilizzo dei seguenti software:

SOLIDWORKS 2015®: è un software che permette di realizzare il disegno parametrico della

geometria della deriva e del volume di controllo.

STAR CCM+®: è un software che permette di eseguire l’analisi CFD sulla geometria della deriva

opportunamente posizionata rispetto al volume di controllo. In questo modo è possibile determinare le condizioni per cui la deriva comincia a cavitare e i relativi effetti sulle forze e momenti idrodinamici.

(19)

2.2 Configurazioni esaminate

2D

(analisi di sensibilità per scegliere quale modello usare nelle simulazioni 3d)

• Incidenza: 7⁰

• Velocità: 15 m/s

3D

• Incidenza: 5⁰

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Capitolo 3

Fenomeni di cavitazione

3.1 Introduzione

In questo capitolo vengono discussi i principali aspetti fisici della cavitazione, con particolare attenzione alle varie tipologie, ai fattori esterni che la influenzano e ai suoi effetti [3,17].

3.2 Definizione di cavitazione

La cavitazione è definita come il processo di formazione di una fase di vapore quando un liquido è soggetto ad una riduzione di pressione a temperatura costante. Questo fenomeno è molto simile a quello dell’ebollizione, in cui, però, il cambiamento di fase avviene attraverso una variazione della temperatura a pressione costante. Nella figura sottostante viene mostrato qualitativamente l’evolversi dei due fenomeni partendo dalle stesse condizioni iniziali (punto A). L’evaporazione del liquido si verifica quando viene attraversata la curva di pressione di vapore saturo Pv(T) [17].

Fig. 3.1 – Diagrammo di stato dell’acqua

(21)

E’importante sottolineare che in letteratura con cavitazione si indica non soltanto il processo di formazione della bolla di vapore, ma anche la sua dinamica e il successivo collasso. Quest’ultima fase è un aspetto molto importante del fenomeno in quanto porta alla formazione di onde di pressione di elevata intensità e di alta temperatura causa di numerosi problemi.

3.3 Numero di Cavitazione

In tutti i fenomeni fisici è utile introdurre dei parametri di similitudine, ossia dei numeri adimensionali, che aiutano la comprensione dei meccanismi che regolano il fenomeno e consentono il confronto, anche con un numero limitato di dati sperimentali, tra processi caratterizzati da differenti dimensioni e proprietà fisiche. Il parametro di similitudine maggiormente usato negli studi sulla cavitazione è quello introdotto da Thoma nel 1920, detto numero di cavitazione:

dove 𝑝∞ è la pressione di riferimento, 𝑝v è la pressione di vapore, 𝑇∞ è la temperatura di riferimento,

𝜌L è la densità del liquido e 𝑈∞ è la velocità di riferimento. Per ogni flusso, a prescindere che caviti o

meno, si può definire il numero di cavitazione. Se 𝜎 è sufficientemente elevato, il flusso non cavita e rimane allo stato liquido. Al diminuire di 𝜎, si raggiunge un particolare valore, detto numero di cavitazione critico (𝜎i), in corrispondenza del quale si verifica per la prima volta il fenomeno della

cavitazione. Ulteriori diminuzioni di 𝜎 causano un incremento del numero di bolle di vapore che si formano ed un aumento delle dimensioni della regione cavitante. Nel caso in cui il liquido in esame sia privo di impurità, le bolle di vapore cominciano a formarsi quando la pressione del liquido eguaglia la pressione di vapore, ovvero la minima pressione raggiungibile nel campo. Ricordando la definizione di coefficiente di pressione:

(22)

dove p è la pressione locale, si ha che:

Per quanto detto in precedenza, nel caso di liquido senza impurità, si ha che per 𝜎>−𝑐pmin la pressione

locale è maggiore della pressione di vapore e quindi il flusso non cavita. Per 𝜎<−𝑐pmin la pressione

locale è minore della pressione di vapore e quindi il flusso cavita [17].

Fig. 3.2 - Distribuzione di cp lungo una linea di corrente [3]

3.4 Fattori che influenzano la cavitazione

Finora è stato analizzato il caso in cui il liquido sia privo di impurità, non viscoso e i corpi in esso immersi siano privi di rugosità. Tuttavia, nella realtà la situazione è molto diversa dal caso ideale e tutti questi fattori influenzano il fenomeno della cavitazione, in particolare la fase iniziale della formazione della bolla. La cavitazione non comincia quando la pressione locale eguaglia quella di vapore, ovvero per 𝜎=𝜎i, ma ad una pressione diversa.

(23)

3.4.1 Nuclei di cavitazione

I nuclei di cavitazione sono delle microbolle di gas che possono essere sospese nel liquido (nucleazione omogenea) o attaccate a particelle solide e superfici immerse nel liquido (nucleazione eterogenea). La presenza di questi nuclei fa sì che la cavitazione avvenga a pressioni maggiori di quella di vapore, ossia per valori di 𝜎 maggiori di 𝜎i. Per cui in presenza di nuclei, a parità di 𝜎, la

regione cavitante è più estesa [17].

3.4.2 Effetti viscosi

In tutti i casi reali non può essere trascurata la viscosità del liquido, di cui si tiene conto attraverso il numero di Reynolds. L’introduzione della viscosità provoca un cambiamento del regime del flusso, che da laminare e stazionario può diventare turbolento e non stazionario all’aumentare del numero di Reynolds. Un flusso turbolento è caratterizzato da una continua instabilità e può portare alla formazione di vortici concentrati, che anticipano l’inizio della cavitazione come viene descritto successivamente nel paragrafo 3.5.4. Si può quindi concludere che all’aumentare del numero di Reynolds la cavitazione avvenga per valori di 𝜎 maggiori del 𝜎i teorico.

(24)

3.4.3 Rugosità

La rugosità superficiale provoca un incremento del livello di turbolenza e un aumento della non stazionarietà del flusso. Tutto ciò determina che la cavitazione avvenga per valori di 𝜎 maggiori del 𝜎i teorico. Per cui all’aumentare dell’entità della rugosità, a parità di 𝜎, la regione cavitante è più

estesa [17].

3.5 Tipologie di cavitazione

Il fenomeno della cavitazione è descritto da diversi modelli, come quello di Rayleigh-Plesset, basati sull’assunzione che le bolle di vapore siano sferiche e non interagiscano tra di loro. Tuttavia, sperimentalmente si osserva che la cavitazione porta alla formazione di tante bolle di piccole dimensioni, non aventi forma sferica, che costituiscono delle nuvole di bolle.

All’aumentare della frequenza di formazione e della dimensione della regione cavitante, le bolle cominciano ad interagire idrodinamicamente tra di loro. A causa di ciò e, in funzione della qualità del liquido, del campo di pressione nella zona cavitante, della geometria e della rugosità del corpo, il fenomeno della cavitazione può essere di diverse tipologie, che vengono descritte nei successivi paragrafi [17].

3.5.1 Attached or sheet cavitation

La attached cavitation si manifesta qualora sia presente una regione di flusso separato che viene riempita di vapore. La forma della regione cavitante cambia lentamente e periodicamente. Se la zona cavitante si estende a valle del corpo, il fenomeno è detto supercavitazione. La formazione della bolla avviene dove si hanno i gradienti di pressione negativi più elevati [17].

(25)

Fig. 3.4 - Attached cavitation [4]

Fig. 3.5 - Supercavitation [5]

3.5.2 Travelling bubble cavitation

La travelling bubble cavitation è caratterizzata da bolle di vapore che si formano da nuclei presenti in una regione di bassa pressione e vengono trasportate dal liquido mentre si espandono e collassano in una regione di alta pressione. Questo tipo di cavitazione avviene più comunemente sugli hydrofoils a basse incidenze [17].

(26)

3.6 - Travelling bubble cavitation [5]

3.5.3 Cloud cavitation

La cloud cavitation appare come una nuvola di bolle molto piccole e frequentemente è formata dalla rottura periodica della bolla della attached cavitation. Questo tipo di cavitazione solitamente causa problemi come erosione, rumore e vibrazioni, soprattutto quando le bolle collassano vicino alle superfici [17].

3.5.4 Vortex cavitation

La vortex cavitation avviene nei nuclei dei vortici che si formano nei punti di separazione del flusso o nei flussi molto turbolenti. All’interno dei nuclei si hanno delle basse pressioni, inferiori alla pressione di vapore, che provocano la formazione della bolla di cavitazione. A causa di ciò, la cavitazione avviene localmente anche quando la minima pressione media è superiore a quella di vapore. Questa tipologia di cavitazione è frequente sulle pale delle pompe idrauliche e delle eliche in applicazioni nautiche. In questo particolare caso, le bolle assomigliano a delle corde di vapore che partono dal tip della pala e proseguono nel flusso a valle [17].

(27)

3.7 - Vortex cavitation [6]

3.6 Effetti della cavitazione

Gli effetti della cavitazione sono molteplici, in questo paragrafo vengono esaminati quelli relativi alle forze, al danneggiamento e al rumore.

3.6.1 Effetto sulle forze

Essendo molte macchine costituite da profili idrodinamici, gli effetti della cavitazione possono essere illustrati studiando le forze che agiscono sui profili stessi. In un flusso avente velocità costante, la portanza e la resistenza non variano in seguito ad una diminuzione della pressione asintotica finché non subentra il fenomeno della cavitazione (Figura-a). In seguito, non potendo la pressione del liquido scendere sotto la pressione di vapore, si ha una diminuzione di portanza (Figura-b). La formazione della bolla comporta, inoltre, l’aumento dello spessore dello strato limite o la sua separazione, provocando un aumento della resistenza. Si ha quindi una riduzione dell’efficienza del profilo.

(28)

Fig. 3.8 - a) profilo di pressione senza cavitazione; b) profilo di pressione con cavitazione

A causa della non stazionarietà della cavitazione, le forze generate dal profilo sono non stazionarie. A causa di ciò si hanno delle forze fluttuanti e conseguentemente delle vibrazioni della macchina in esame [17].

3.6.2 Danneggiamento e rumore da cavitazione

Per danneggiamento da cavitazione si intende principalmente l’erosione superficiale legata al collasso delle bolle di vapore che causano delle onde di pressione di elevata intensità e di elevata temperatura. Conseguenza di ciò è l’aumento della rugosità superficiale, che per quanto già detto è uno dei fattori che influenza la cavitazione. Il continuo collasso delle bolle si manifesta anche con la produzione di rumore sonoro [17].

(29)

3.7 Cavitazione sui profili

I profili sono in genere caratterizzati da una attached cavitation. A differenza di quanto affermato nel paragrafo 3.5.1, alcune osservazioni sperimentali hanno dimostrato come la attached cavitation possa verificarsi, anche in assenza di una preesistente regione di flusso separato, per via di complesse interazioni tra travelling bubbles e strato limite; si osserva la attached cavitation non appena lo strato limite si separa per via della presenza delle bolle [7]. Per questa tipologia di cavitazione è necessaria la separazione dello strato limite, altrimenti le bolle sarebbero trasportate a valle dal flusso incipiente. La attached cavitation nei profili si presenta come una bolla stabile o quasi stabile.

Fig. 3.9 - Attached cavitation nei profili [17]

In assenza di gas dissolti all’interno della bolla, la pressione è costante e pari a quella di vapore del liquido, mentre a monte del punto di distacco della bolla (punto C) la pressione è più bassa. Questo gradiente avverso di pressione porta alla separazione dello strato limite (punto S) e nella zona di flusso separato, per via della viscosità, si possono formare delle zone di ricircolazione. Poiché la pressione minima viene raggiunta all’interno della bolla, nella zona di richiusura le linee di corrente tendono ad essere dirette verso la zona cavitante. In questa regione il flusso è diviso in due parti: il getto rientrante (linea rossa) e il flusso verso l’esterno (linea verde), separati da una linea di corrente che idealmente termina in un punto di ristagno (linea blu).

Fig. 3.10 - Linee di flusso nella regione di chiusura della bolla [17]

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Se il getto rientrante possiede sufficiente energia, un sottile flusso di liquido penetra nella zona cavitante, causando la separazione di una larga porzione della bolla di vapore che viene trasportata a valle dal flusso incipiente. Si ha così la cloud cavitation e rapidamente si formano strutture schiumose che si muovono ad una velocità minore di quella del flusso indisturbato. Tutto ciò si verifica quando la bolla di vapore attaccata al profilo non è molto lunga, altrimenti il gradiente avverso di pressione non sarebbe sufficiente a forzare il flusso all’interno della bolla. Nel caso di flusso stazionario si ha un processo periodico, alla cloud cavitation segue una nuova attached cavitation e un nuovo getto rientrante [17].

(31)

Capitolo 4

4.1 Introduzione

Il software utilizzato per la realizzazione del modello CAD è SOLIDWORKS 2015 (SP4). Essendo il fenomeno di cavitazione fortemente non stazionario, comporta un’analisi fluidodinamica che richiede elevati costi computazionali e lunghi tempi di calcolo.

Per tale motivo si è scelto di adottare una geometria bidimensionale per l’analisi di sensibilità dei modelli di cavitazione; per lo studio del fenomeno in 3D si è deciso di adottare come geometria tridimensionale la sola deriva orizzontale ottenuta per semplice estrusione del profilo, con apertura alare di 2 m, privata della relativa deriva verticale.

4.2 Geometria del profilo

Il profilo idrodinamico scelto per la deriva orizzontale è un NACA 65-212 avente corda geometrica (‘c’) pari a 875 mm.

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Le caratteristiche del profilo sono riportate nella tabella sottostante:

Tabella 4.1 – Caratteristiche profilo

Dalla pagina web “http://airfoiltools.com/airfoil/details?airfoil=naca651212-il” abbiamo ricavato i punti di Bezier che saranno necessari per disegnare, tramite curve parametriche, il nostro profilo su SOLIDWORKS 2015©.

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4.3 CAD del profilo

Per effettuare un’analisi CFD bidimensionale è necessario importare nel solutore fluidodinamico una geometria tridimensionale che presenti una cavità avente come sezione trasversale il profilo in esame. La generazione della geometria avviene sfruttando l’ambiente schizzo nel quale sono presenti tutti i comandi utilizzati in questo lavoro.

4.3.1 Profilo

Preparazione CAD

Il software per la realizzazione del CAD parametrico è SOLIDWORKS 2015®.

Conoscendo i punti di Bezier della curva, tramite i comandi INSERISCI>CURVA, possiamo tracciare il nostro profilo:

(35)

Riportiano il profilo appena creato sul piano X-Y per il nostro schizzo tramite il comando CONVERTI

ENTITA':

Fig 4.3

Andiamo a quotare il profilo: corda 875 mmm

facciamo coincidere il centro di rotazione del profilo (metà corda) con l’origine

• incidenza 7 gradi (simulazioni 2D) • incidenza 5gradi (simulazione 3D)

(36)

Fig. 4.4

Per la simulazione 3D tale profilo verrà estruso tramite il comando ESTRUSIONE BASE per avere una apertura alare pari a 2m.

(37)

Fig. 4.5

4.3.2 Dominio di calcolo

Il dominio di calcolo, nel caso della simulazione 2D, sarà un solido di piccolo spessore ottenuto inscrivendo un profilo spline in un rettangolo, le cui dimensioni vengono espresse in funzione del parametro corda. Queste devono essere tali da:

• evitare effetti di bloccaggio;

• prendere bene la scia a valle del profilo;

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Si sceglie per cui un dominio di calcolo avente le seguenti dimensioni: • altezza: 20 corde

• larghezza: 10 mm

• lunghezza: 30 corde

La dimensione della larghezza sarà 10 mm in quanto la prima analisi fluidodinamica viene effettuata in ambiente bidimensionale e quindi non ha influenza nella soluzione.

Tramite il comando ESTRUSIONE BASE, otteniamo il nostro dominio di calcolo con l’intaglio del nostro profilo.

(39)

Per la simulazione 3D, la realizzazione del dominio di calcolo è effettuata tramite il comando ESTRUSIONE/BASE IN RIVOLUZIONE. Viene creato un solido di rivoluzione utilazzando una metà simmettrica dello schizzo del dominio 2D.

Fig. 4.7

A questo volume appena creato andiamo a sottrarre la geometria della deriva orizzontale tramite i comandi INSERISCI>FUNZIONI>ABBINA

(40)

Fig. 4.8

Abbiamo ora ottenuto la matematica necessaria per la soluzione fluidodinamica.

(41)

Capitolo 5

SOLUTORE FLUIDODINAMICO

5.1 Introduzione

Il solutore fluidodinamico utilizzato per il calcolo CFD è il software Star-CCM+® (Versione 13.04.011-R8), che permette di risolvere le equazioni di Navier-Stokes mediate alla Reynolds (RANS,

Reynolds-Averaged Navier-Stokes) su una griglia definita nel dominio di calcolo dal programma stesso.

L’analisi 2D, per la scelta del modello di cavitazione, verrà effettuata all’incidenza di 5⁰ con velocità pari a 15 m/s.

L’analisi 3D verrà effettuata a 5⁰ di incidenza ad una velocità pari a 20 m/s.

A causa della forte non stazionarietà del fenomeno della cavitazione, la simulazione inizierà con un modello stazionario che verrà portato a convergenza.

Una volta che il flusso sarà a regime si potrà applicare il modello non stazionario di cavitazione. L’impostazione del codice di calcolo si articola nei seguenti punti:

1 Importazione del modello geometrico e creazione della Region;

2 Definizione del tipo di condizioni al contorno;

3 Generazione della Mesh;

4 Impostazione del modello fisico;

5 Definizione delle condizioni iniziali e al contorno;

6 Creazione dei report e delle scene;

(42)

8 Esportazione dei report e delle scene.

5.1.1 Importazione del modello geometrico

Tramite i comandi FILE>IMPORT>IMPORT SURFACE MESH si aprirà un menù a tendina dove possiamo selezionare la nostra geometria.

La importeremo mettendo la spunta sul comando “Create New Part”, in questo modo verrà caricata come un’unica parte nella cartella Geometry>Parts dell’albero di lavoro del solutore STAR CCM+©.

Fig. 5.1

(43)

Fig. 5.2

5.1.2 Creazione volumi di controllo

La forte non stazionarietà del modello di cavitazione, richiede griglie di calcolo molto fitte nelle zone di interesse, quindi vicino alla parete del nostro profilo.

Per ridurre il numero di celle, riducendo così anche i costi computazionali, sarà necessario creare tre volumi di controllo che ci consentiranno di raffinare la griglia nella zona di interesse.

Tramite il solutore fluidodinamico si è deciso di creare tre volumi di controllo a forma di tronchi di cono con asse orizzontale leggermente inclinato in senso antiorario per mantenere nella parte di griglia più raffinata l’interazione del fluido con il corpo il più a lungo possibile

(44)

Volume 1: Fig. 5.3 Tabella 5.1 Raggio 1 0.3 m Raggio 2 0.6 m Altezza 1.4 m

(45)

Volume 2: Fig. 5.4 Tabella 5.2 Raggio 1 0.5 m Raggio 2 1.0 m Altezza 2.5 m

(46)

Volume 3: Fig. 5.5 Tabella 5.3 Raggio 1 0.8 m Raggio 2 2.0 m Altezza 6.0 m

(47)

Per creare le diverse regioni del dominio di calco è necessario dividerlo in più facce tramite la funzione SPLIT BY PATCH.

Fig. 5.6

5.1.3 PREPARAZIONE MESH

Prepariamo la nostra superficie per la mesh 2d.

Eseguiamo i comandi OPERATION>NEW>MESH>BADGE FOR 2D MESH.

Fig. 5.7

(48)

Fig. 5.8

5.1.4 Creazione regions

Per creare le REGIONS è necessario cliccare con il tasto destro sulla parte e eseguendo ASIGN PART

TO REGIONS.

Per come è concepito il dominio di calcolo, possiamo ridurre il numero di “Regions” a tre sia nei casi 2D che nel caso 3D.

La spline (o la superficie curva ricavata alla rotazione della stessa spline nel caso 3D) sarà la prima REGION, che nomineremo INLET.

Il segmento verticale ( o la circonferenza nel caso 3D) sarà la seconda regione che viene nominata OUTLET.

Infine il profilo NACA ( o la superficie alare dovuta alla sua estrusione nel caso 3D) è la terza e ultima REGION che viene nominata FOIL.

(49)

Fig. 5.9

5.1.5 CONDIZIONI AL CONTORNO

Nella finestra di dialogo all’interno di Regions, si assegnano le seguenti condizioni al contorno di parete sulle superfici del modello:

• Velocity Inlet sulla superficie definita come inlet. Con questa condizione è possibile settare il valore della velocità asintotica, pari a quella della corrente d’acqua, assegnandolo nel campo Physics Values => Velocity.

• Pressure Outlet sulla superficie definita come outlet. Con questa condizione è possibile settare il valore della pressione asintotica assegnandolo nel campo Physics Values > Pressure.

(50)

• Wall sulla superfice definita come foil. Con questa condizione è possibile rappresentare una superficie impermeabile.

Fig. 5.10

5.2 Generazione mesh

La mesh consiste nella griglia che discretizza in celle lo spazio nel quale è studiato il flusso. I modelli utilizzati sono:

Surface Mesh: Surface Remesher

Volume Mesh: Trimmer Mesher; Prism Layer Mesher

Il Surface Remesher genera una mesh di superficie, composta da elementi triangolari, allo scopo di ottimizzare la geometria di partenza e di prepararla per la successiva mesh di volume; il Trimmer

Mesher prevede la generazione di elementi parallelepipedi nell’intero dominio. Il Prism Layer Mesher permette di generare uno strato di elementi di forma parallelepipeda lungo la superficie stessa, che si sviluppano in direzione perpendicolare ad essa. Questo mesher è utile per ottenere una descrizione più accurata dello strato limite e delle azioni viscose in generale, in quanto le celle tendono ad essere allineate con la direzione del vettore velocità intorno al profilo stesso.

(51)

Si è scelto di utilizzare il modello Trimmer Mesher perché rispetto agli altri modelli garantisce una maggiore stabilità della soluzione ed è un ottimo compromesso tra costo computazionale e qualità dei risultati.

Fig. 5.11

5.2.1 Parametri caratteristici della griglia di calcolo

Sono presenti diversi parametri su cui è possibile agire per arrivare ad avere una mesh che descriva il problema in maniera adeguata

Surface Size: devo controllare le dimensioni delle celle della mesh di superficie e, di conseguenza, della successiva mesh di volume nella Region; vado a modificare i due valori seguenti:

• Absolute Minimum Size: controlla la dimensione delle celle nelle zone di curvatura delle superfici;

(52)

• Absolute Target Size: permette di impostare la dimensione voluta per le celle sulla superficie;

Surface Curvature: si concretizza nel numero di nodi che vanno a discretizzare una circonferenza;

Base Size: dimensione della cella nel dominio di calcolo, rispetto alla quale sono calcolate tutte le grandezze percentuali;

Template Growth Rate: controlla la velocità di crescita della dimensione della cella della mesh di volume rispetto alla sua adiacente;

Number of Prism Layers: controlla il numero di celle prismatiche generate, a partire dalla superficie, in direzione ortogonale ad essa;

Prism Layers Stretching: controlla il rateo di crescita delle celle prismatiche con l’allontanarsi dalla

parete; avendo mantenuto come Stretching Function quella di default, ovvero la Geometric

Progression, tale parametro rappresenta il rapporto tra l’altezza di una cella prismatica e la sua

precedente, muovendosi lungo la perpendicolare alla superficie;

Prism Layer Thickness: permette di definire l’altezza del Prism Layer.

Per definire questi parametri viene effettuata un’analisi di sensibilità, cioè una serie di simulazioni con griglie sempre più fitte, fino ad arrivare ad una situazione in cui, raffinando ancora la mesh, la soluzione sia, entro una certa tolleranza, insensibile al numero di celle.

5.2.2 Impostazioni mesh per il caso 2D

Le impostazioni utilizzate per i DEFAULT CONTROLS sono:

Base size: 1 m

Targt surface size: 1 m Minimum surface size: 0,1 m Surface curvature: 36

Surface growth rate: 1,3 numbers of prism layers: 10

(53)

prism layers streaching: 1,2

Prism layers total thickness: 0,005 m volume glow rate: medium

Sono stati impostati anche dei CUSTOM CONTROLS:

SURFACE CONTROL: come superficie di controllo abbiamo preso il nostro profilo imponendo i

seguenti valori:

Target surface control: 0,005 m Minimum surface size: 0,001 m Surface curvature: 70

Surface growth rate: 1,1

Trimmer surface growth rate: medium

SURFACE CONTROL 2: come superfici di controllo abbiamo preso la INLET e la OUTLEt al fine

di disabilitare i prism layers.

VOLUME CONTROL: abbiamo selezionato i 3 volumi di controllo, con geometria a tronco di cono,

e si è imposto la dimensione delle celle come rappresentato nella tabella sottostante:

VOLUME 1 0.004 m

VOLUME 2 0.008 m

VOLUME 3 0.016 m

(54)

Fig. 5.12

(55)

Fig. 5.14

(56)

5.2.3 Impostazioni mesh per il caso 3D

Le impostazioni utilizzate per i DEFAULT CONTROLS sono:

Base size: 1 m

Targt surface size: 1 m Minimum surface size: 0,1 m Surface curvature: 36

Surface growth rate: 1,3 numbers of prism layers: 10 prism layers streaching: 1,2

Prism layers total thickness:0,07 m volume glow rate: medium

Sono stati impostati anche dei CUSTOM CONTROLS:

SURFACE CONTROL: come superficie di controllo abbiamo preso il nostro profilo imponendo i

seguenti valori:

Target surface control: 0,05 m Minimum surface size: 0,001 m Surface curvature: 70

Surface growth rate: 1,1

Trimmer surface growth rate: medium

SURFACE CONTROL 2: come superfici di controllo abbiamo preso la INLET e la OUTLEt al fine

di disabilitare i prism layers.

VOLUME CONTROL: abbiamo selezionato i 3 volumi di controllo, con geometria a tronco di cono,

(57)

VOLUME 1 0.01 m

VOLUME 2 0.02 m

VOLUME 3 0.04 m

Tabella 5.5

(58)

Fig. 5.17

(59)

Fig 5.19

5.3 Modello fisico

Per la valutazione delle azioni agenti sul profilo idrodinamico è necessario definire nel software di simulazione un modello fisico.

Essendo l’analisi fluidodinamica della cavitazione fortemente instabile, affinché non vada in divergenza, è necessario inizializzare la soluzione non stazionaria con una soluzione stazionaria avente la stessa configurazione.

5.3.1 Modello fisico stazionario

All’interno del modello fisico stazionario si vanno ad imporre, alla voce Continua > Physics i seguenti modelli:

(60)

- Two Dimensional

- Steady

- Segregated Flow

Questo modello è indicato nel caso di flussi incomprimibili ed offre il vantaggio di richiedere ridotte risorse computazionali.

- Constant Density

Si sceglie questo modello essendo il problema ampiamente in campo incomprimibile. Si fissa un tipico valore dell’acqua marina, 1027 kg/m3.

- Turbulent

- K-Epsilon Turbulence

La finestra tramite la quale è possibile selezionare i vari modelli è riportata nella figura sottostante.

(61)

Grazie ai modelli suddetti è possibile definire le condizioni iniziali e al contorno in termini di velocità della corrente e di pressione.

Si fissa infine il numero di iterazioni necessarie perché la soluzione vada a convergenza tramite il comando Stopping Criteria => Maximum Steps.

5.4 Modelli di cavitazione (Modelli non stazionari)

La prima parte di questo lavoro si concentrerà su un’analisi di sensibilità sui tre diversi modelli di cavitazione presenti in STAR CCM+©.

I modelli a nostra disposizione sono: • FULL RAYLEIGH-PLESSET • HOMOGENEOUS RELAZATION • SCHNERR-SAUER

5.4.1 Full rayleigh-plesset

Il modello descrive il rateo di accrescimento della bolla di cavitazione mediante una forma semplificata dell’equazione di Rayleigh-Plesset. L’equazione più generale ha la seguente forma:

(62)

Il modello semplificato trascura gli effetti della tensione superficiale, della viscosità e inerziali, per cui l’equazione di Rayleigh-Plesset assume la seguente forma:

5.4.2 HOMOGENEOUS RELAXATION

Il modello di rilassamento omogeneo (HRM) viene utilizzato per modellare i meccanismi di vaporizzazione che vanno dalla cavitazione alla FLASH BOILING. Questo modello si basa su un'equazione a velocità finita per il tasso di variazione della frazione di massa di vapore con una formulazione empirica su scala temporale.

Il tasso di variazione della frazione di massa di vapore è:

Y=Frazione della massa d vapore Y=Frazione di massa in equilibrio Θ=scala temporale di rilassamento

5.4.3 Schnerr-Sauer

Questo modello introduce l’equazione di trasporto della fase che ha lo scopo di descrivere lo scambio di massa fluida tra liquido e vapore:

(63)

Per questo modello si rendono necessarie delle ipotesi:

• Le fasi di liquido e vapore prodotti devono essere isoterme

• Le due fasi devono avere densità differenti ed essere incomprimibili e immiscibili • La cavitazione avviene solo quando la pressione e pari alla tensione vapore • Le bolle di cavitazione si suppongono sempre sferiche

5.4.4 Modello non stazionario

Si va ora a settare il modello fisico non stazionario andando ad imporre, alla voce Continua > Physics, i seguenti modelli:

- Two Dimensional

- Implicit Unsteady

- Eulerian Multiphase

Questo modello si usa nei casi in cui sono presenti fluidi in più fasi. Tra quelli implementati in Star-CCM+® questo è consigliato dalla User Guide [13] per simulare flussi cavitanti.

- Volume of Fluid (VOF)

Questo modello si usa per simulare flussi contenenti fluidi immiscibili.

- Turbulent

(64)

Si utilizza questo modello di turbolenza in quanto risulta essere più stabile degli altri implementati in Star-CCM+®.

- Cell Quality Remediation

Questo modello individua le celle della mesh aventi bassa qualità e modificando alcuni parametri rende migliore la soluzione dell’analisi.

La finestra tramite la quale è possibile selezionare i vari modelli è riportata nella figura sottostante.

Fig. 5.21

Dopo aver settato i modelli fisici, è necessario definire le fasi presenti nel fluido. Questo è possibile tramite il comando Eulerian Phases > New. Si creano quindi due fasi che nominate: Phase 1 (fase liquida) e Phase 2 (fase gassosa).

(65)

Fig. 5.22

Una volta create le fasi, dobbiamo settarne i parametri caratteristici:

Tabella 5.6

(66)

Come si può vedere dall’ultima tabella sia la densità che la viscosità della fase di vapore non vengono modificate.

Ora è necessario definire il tipo di interazione che regola il cambiamento di fase. Questo è possibile tramite il comando Phase Interactions

> New. In Phase Interaction, una volta selezionato VOF-VOF Phase Interaction, nell’apposito menù a tendina, si indicano la fase primaria e secondaria.

Fig. 5.22

Definite le fasi si può impostare l’interazione vera e propria scegliendo cavitazione dal comando Select Models > Full Rayleigh-Plesset (o Homogeneous Relaxation/ Schnerr-Sauer a seconda del modello scelto).

(67)

Fig. 5.23

All’interno delle cartelle Solvers e Stopping Criteria sono presenti i parametri da settare per il solutore.

I parametri su cui andremo ad agire sono:

- Implicit Unsteady => Time Step

Questo parametro rappresenta la più piccola unità di tempo che il software riesce a simulare.

- Maximum Inner Iterations

Questo parametro rappresenta il numero di iterazioni effettuate in ogni time step. Maggiore è tale valore più precisa è l’analisi. Come suggerito dalla guida utente, si fissa a 10 questo parametro.

- Maximum Physical Time

Questo parametro rappresenta il tempo simulato dall’analisi. Deve essere sufficientemente grande da caratterizzare completamente il fenomeno e portare a convergenza la simulazione. Per stabilire il suo valore è necessario effettuare diverse prove con diverse configurazioni del profilo.

5.5 Condizioni iniziali e condizioni al contorno

Utilizzando il percorco Continua > Physics > Initial Conditions si definiscono le condizioni iniziali,

quali pressione, velocità e frazione di volume. Il valore della pressione idrostatica dipende dalla profondità a cui si trova il profilo idrodinamico. Si è scelto di esaminare un caso equivalente a quello di un monoscafo di grandi dimensioni in condizione di volo, in cui si può considerare che la deriva si trovi ad una profondità di 1m. In tale configurazione la pressione è pari a 111400 Pa. Il valore della velocità viene a 15 m/s nelle simulazioni 2D e a 20 m/s nella simulazione 3D. Per quanto riguarda la

(68)

frazione di volume, si ipotizza che all’inizio il dominio di calcolo sia occupato interamente da fase liquida.

Nella voce Boundaries >Inlet si definiscono la velocità e la frazione di volume, i cui valori vengono settati uguali a quelli delle condizioni iniziali. Nella voce Boundaries > Outlet si definiscono la pressione e la frazione di volume, i cui valori vengono settati uguali a quelli delle condizioni iniziali.

5.6 Creazione ed esportazione report e scene

Con Star-CCM+® è possibile monitorare le variabili oggetto di interesse durante l’esecuzione della simulazione. Utilizzando il percorso Reports > New Report > Force Coefficient si possono creano i report relativi ai coefficienti di interesse delle componenti delle forze agenti sul profilo lungo la direzione del flusso (Cd=coefficiente di resistenza) e ortogonale ad esso (Cl=coefficiente di portanza). Selezionati i reports è possibile creare i Monitors e i Plots derivati e salvare i dati sotto forma di file (in formato .csv).

Star-CCM+® consente, di creare delle scene dove è possibile apprezzare la variazione di variabili oggetto di interesse (pressione, velocità, coefficienti, frazioni di volume) su tutto il dominio di calcolo. Tutto questo è possibile dai percorsi Scenes > New Scene > Scalar o Scenes > New Scene > Vector.

(69)

Capitolo 6

Risultati simulazioni 2D

6.1 Valori della mesh nel dominio

Con i valori indicati nel capitolo 5 si è ottenuto un dominio di calcolo con i seguenti valori:

Celle 212064

Facce 424996

Vetici 214116

Tabella 6.1

6.2 Risultati del modello Full Rayleih-Plesset

Per descrivere al meglio il fenomeno della cavitazione si è scelto di visualizzare la frazione di volume di acqua e la pressione totale. La prima ha lo scopo di evidenziare l’eventuale presenza di vapore del liquido nel dominio e quindi la presenza di bolle di cavitazione. La seconda ha lo scopo di mostrare lo strato limite e quindi studiare il comportamento del flusso. E’ presente anche una visualizzazione vettoriale della velocità in corrispondenza della bolla, per mettere in evidenza il getto rientrante descritto nel capitolo 3.

(70)

6.2.1 Visualizzazione della frazione di volume

(incidenza 5⁰ -

velocità 15 m/s)

Fig. 6.1 – Frazione di volume (Acqua)

(71)
(72)

6.2.2 Visualizzazione della pressione totale assoluta (incidenza

5⁰ - velocità 15 m/s)

(73)

Fig. 6.4 – Pressione totale assoluto (Flusso cavitante)

Nella prima immagine abbiamo la visualizzazione della pressione totale con il modello stazionario. E’ evidente come il fenomeno di cavitazione causi un aumento significativo dello spessore dello stato limite.

(74)

6.2.3 Visualizzazione vettoriale della velocità (incidenza 5⁰ -

velocità 15 m/s)

(75)

6.2.4

Risultati numerici (incidenza 5⁰ - velocità 15 m/s)

Fig. 6.6 – Convergenza Cl

(76)

E’evidente la non stazionarietà del fenomeno e la sua ripetitività nel tempo dovuta al continuo collasso e formazione di nuove bolle di cavitazione.

Fig. 6.8 – Convergenza Cd

Fig. 6.9 – Particolare Cd

Dai grafici del Cd si è ottenuto un valor medio pari a 0.0547.

(77)

Stazionario Non stazionario(medio)

Cl 1.806 1.642

Cd 0.022 0.055

Tabella 6.2

6.3 Risultati del modello Homogeneous Relaxation

6.3.1 Visualizzazione della frazione di volume (incidenza 5⁰ -

velocità 15 m/s)

(78)

Dalla visualizzazione delle frazione di volume si evince che utilizzando questo modello non si è prodotto il fenomeno della cavitazione.

6.3.2 Visualizzazione della pressione totale

(incidenza 5⁰ -

velocità 15 m/s)

(79)

6.3.3 Risultati numerici (incidenza 5⁰ - velocità 15 m/s)

Fig. 6.12 – Convergenza Cl

Fig. 6.13 – Convergenza Cd

Non essendo presente il fenomeno della cavitazione non sono presenti fluttuazioni, quindi i valori di Cl e Cd sono esattamente i valori di convergenza della soluzione:

(80)

Stazionario Non stazionario(medio)

Cl 1.806 1.806

Cd 0.022 0.022

Tabella 6.3

6.4 Risultati del modello Schnerr-Sauer

6.4.1 Visualizzazione della frazione di volume (incidenza 5⁰ -

velocità 15 m/s)

(81)

Fig. 6.15 – Particolare Frazione di volume (Acqua)

Come per il primo modello anche in questo si forma una bolla di cavitazione vicino al bordo di attacco.

(82)

6.4.2 Visualizzazione della pressione totale

(incidenza 5⁰ -

velocità 15 m/s)

Fig. 6.16 – Pressione totale assoluto (Flusso cavitante)

(83)

6.4

.3 Risultati numerici (incidenza 5⁰ - velocità 15 m/s)

Fig. 6.17 – Convergenza Cl

Fig. 6.18 – Convergenza Cd

Dai grafici del Cl e del Cd si denota che a convergenza il modello ci restituisce un risultato stazionario. Ciò va in contrasto con la fisica del fenomeno di cavitazione. Questo risultato mette in evidenza un comportamento del modello che tende a smorzare il fenomeno.

(84)

Stazionario Non stazionario(medio)

Cl 1.806 1.622

Cd 0.022 0.059

(85)

Capitolo 7

7.1 Analisi di sensibilità dei modelli di cavitazione

Fig. 7.1 – Confronto Cl

(86)

Fig. 7.3 – Confronto Cd

Fig. 7.4 – Particolare Confronto Cd

Confrontando i tre modelli, risulta evidente come il secondo modello (Homogeneous Rekaxation) può essere escluso non essendo riuscito a descrivere il fenomeno della cavitazione. L’incapacità del

(87)

modello, in questo problema, di descrivere correttamente il fenomeno della cavitazione, viene confermato dal valore del Cl, maggiore di 2 punti percentuali rispetto agli altri due modelli.

Il valor medio dei due modelli restanti è molto vicino, ma risulta evidente come il terzo modello abbia un andamento costante se paragonato al primo. Considerando la fisica vera del fenomeno della cavitazione, caratterizzato dal costante collasso e formazione di bolle di cavitazione, possiamo affermare che il modello che meglio descrive la fisica del problema è il primo, cioè il Full Raleygh-Plessert.

(88)

Capitolo 8

8.1 Risultati simulazione 3D

Dopo la scelta del modello di cavitazione, fatta grazie all’analisi di sensibilità precedentemente eseguita, si è deciso di effettuare una simulazione su ala rettangolare di apertura alare di 2 m ottenuta pe estrusione del profilo NACA 65-212.

I valori della mesh, ottenuta come spiegato al Capitolo 5, sono riportati nella tabella sottostante:

Celle 15306443

Facce 46116206

Vertici 15618376

Tabella 8.1

(89)

Fig. 8.1 – Frazione di volume (acqua) sulla superficie alare

Abbiamo visualizzato la frazione di volume sulla superficie del profilo. E’ evidente come la cavitazione non avviene fino all’estremità alari: ciò è dipeso dalla presenza dei vortici di estremità che incrementano la pressione.

Fig. 8.2 – Frazione di volume (acqua), piano Z = 0

Si è effettuato una sezione nel piano di simmetria del profilo (z=0).

Questa sezione mette in evidenza come la bolla di cavitazione si sia estesa a valle della nostra superficie aerodinamica. Grazie alle considerazioni fatte nel Capitolo 3, possiamo affermare che siamo in presenza del fenomeno di supercavitazione.

(90)

Fig. 8.3 – Frazione di volume (acqua), piano X = 0

Effettuando una sezione in apertura in x=0 è possibile notare come le dimensioni della bolla diminuiscono all’avvicinarsi delle estremità alari.

(91)

8.1.2 Visualizzazione della pressione totale

Fig. 8.4 – Pressione totale assoluta, piano X = 0.8 m

E’ stato posizionato un piano di sezione subito dopo il bordo d’attacco della deriva orizzontale, per visualizzare il profilo della scia.

Si vede in modo inequivocabile il rigonfiamento della scia causato dalla bolla di cavitazione.

Di grande interesse sono anche i nuclei di bassa pressione presenti all’interno dei due vortici d’estremità. In queste due vortici, a causa della bassa pressione si potranno presentare delle bolle di cavitazione.

(92)

8.1.3 Isosuperfici

Per dare una visualizzazione spaziale delle osservazioni precedenti si è scelto di utilizzare delle isosuperfici, che permettono una visualizzazione 3D del volume cavitante.

(93)
(94)

8.1.4 Risultati numerici

Fig. 8.7 – Convergenza Cl

Fig. 8.8 – Convergenza Cd

(95)

Stazionario Non stazionario(medio)

Cl 0.345 0.322

Cd 0.024 0.046

Tabella 8.2

Stazionario Non stazionario(medio)

Efficienza 14.38 7

Tabella 8.3

E’ evidente dai risultati numerici come il fenomeno della cavitazione influenzi in maniera considerevole la resistenza, infatti si è calcolato un aumento del 52,17% della stessa.

(96)
(97)

Appendice A

Macro in java per simulazione 2D

Full Raleygh-Plesset

// STAR-CCM+ macro: Model1.java // Written by STAR-CCM+ 13.04.011 package macro; import java.util.*; import star.common.*; import star.segregatedflow.*; import star.base.neo.*; import star.keturb.*; import star.material.*; import star.turbulence.*; import star.flow.*; import star.walldistance.*; import star.vof.*; import star.metrics.*; import star.mixturemultiphase.*;

public class Model1 extends StarMacro {

public void execute() { execute0();

}

private void execute0() {

Simulation simulation_0 = getActiveSimulation();

PhysicsContinuum physicsContinuum_0 =

((PhysicsContinuum) simulation_0.getContinuumManager().getContinuum("Physics 1"));

(98)

physicsContinuum_0.disableModel(keTwoLayerAllYplusWallTreatment_1); WallDistanceModel wallDistanceModel_1 = physicsContinuum_0.getModelManager().getModel(WallDistanceModel.class); physicsContinuum_0.disableModel(wallDistanceModel_1); RkeTwoLayerTurbModel rkeTwoLayerTurbModel_1 = physicsContinuum_0.getModelManager().getModel(RkeTwoLayerTurbModel.class); physicsContinuum_0.disableModel(rkeTwoLayerTurbModel_1); KEpsilonTurbulence kEpsilonTurbulence_1 = physicsContinuum_0.getModelManager().getModel(KEpsilonTurbulence.class); physicsContinuum_0.disableModel(kEpsilonTurbulence_1); RansTurbulenceModel ransTurbulenceModel_1 = physicsContinuum_0.getModelManager().getModel(RansTurbulenceModel.class); physicsContinuum_0.disableModel(ransTurbulenceModel_1); TurbulentModel turbulentModel_1 = physicsContinuum_0.getModelManager().getModel(TurbulentModel.class); physicsContinuum_0.disableModel(turbulentModel_1); ConstantDensityModel constantDensityModel_0 = physicsContinuum_0.getModelManager().getModel(ConstantDensityModel.class); physicsContinuum_0.disableModel(constantDensityModel_0); GradientsModel gradientsModel_1 = physicsContinuum_0.getModelManager().getModel(GradientsModel.class); physicsContinuum_0.disableModel(gradientsModel_1); SegregatedFlowModel segregatedFlowModel_0 = physicsContinuum_0.getModelManager().getModel(SegregatedFlowModel.class); physicsContinuum_0.disableModel(segregatedFlowModel_0); SingleComponentLiquidModel singleComponentLiquidModel_0 = physicsContinuum_0.getModelManager().getModel(SingleComponentLiquidModel.class);

(99)

physicsContinuum_0.disableModel(singleComponentLiquidModel_0); SteadyModel steadyModel_0 = physicsContinuum_0.getModelManager().getModel(SteadyModel.class); physicsContinuum_0.disableModel(steadyModel_0); physicsContinuum_0.enable(ImplicitUnsteadyModel.class); physicsContinuum_0.enable(EulerianMultiPhaseModel.class); physicsContinuum_0.enable(SegregatedVofModel.class); physicsContinuum_0.enable(SegregatedVolumeFluxBasedFlowModel.class); physicsContinuum_0.enable(TurbulentModel.class); physicsContinuum_0.enable(RansTurbulenceModel.class); physicsContinuum_0.enable(KEpsilonTurbulence.class); physicsContinuum_0.enable(RkeTwoLayerTurbModel.class); physicsContinuum_0.enable(KeTwoLayerAllYplusWallTreatment.class); EulerianMultiPhaseModel eulerianMultiPhaseModel_1 = physicsContinuum_0.getModelManager().getModel(EulerianMultiPhaseModel.class); EulerianPhase eulerianPhase_0 = eulerianMultiPhaseModel_1.createPhase(); EulerianPhase eulerianPhase_1 = eulerianMultiPhaseModel_1.createPhase(); eulerianPhase_0.enable(SinglePhaseLiquidModel.class); eulerianPhase_0.enable(ConstantDensityModel.class); eulerianPhase_1.enable(SinglePhaseGasModel.class); eulerianPhase_1.enable(ConstantDensityModel.class); SinglePhaseGasModel singlePhaseGasModel_0 = eulerianPhase_1.getModelManager().getModel(SinglePhaseGasModel.class);

(100)

SinglePhaseGas singlePhaseGas_0 = ((SinglePhaseGas) singlePhaseGasModel_0.getMaterial()); star.material.MaterialDataBase materialMaterialDataBase_0 = simulation_0.get(MaterialDataBaseManager.class).getMatlDataBase("Standard"); star.material.DataBaseMaterialManager materialDataBaseMaterialManager_0 = materialMaterialDataBase_0.getFolder("Gases"); star.material.DataBaseGas materialDataBaseGas_0 = ((star.material.DataBaseGas) materialDataBaseMaterialManager_0.getMaterial("H2O_Gas")); SinglePhaseGas singlePhaseGas_1 =

(SinglePhaseGas) singlePhaseGasModel_0.replaceMaterial(singlePhaseGas_0, materialDataBaseGas_0);

MultiPhaseInteractionModel multiPhaseInteractionModel_1 = physicsContinuum_0.getModelManager().getModel(MultiPhaseInteractionModel.class); PhaseInteraction phaseInteraction_0 = multiPhaseInteractionModel_1.createPhaseInteraction(); phaseInteraction_0.enable(VofPhaseInteractionModel.class); VofPhaseInteractionModel vofPhaseInteractionModel_0 = phaseInteraction_0.getModelManager().getModel(VofPhaseInteractionModel.class); vofPhaseInteractionModel_0.setPrimaryPhase(eulerianPhase_0); vofPhaseInteractionModel_0.setSecondaryPhase(eulerianPhase_1); phaseInteraction_0.enable(VofFullRpCavitationSingleComponentModel.class); phaseInteraction_0.enable(PhaseInteractionMaterialModel.class); SinglePhaseLiquidModel singlePhaseLiquidModel_0 = eulerianPhase_0.getModelManager().getModel(SinglePhaseLiquidModel.class); SinglePhaseLiquid singlePhaseLiquid_0 = ((SinglePhaseLiquid) singlePhaseLiquidModel_0.getMaterial()); ConstantMaterialPropertyMethod constantMaterialPropertyMethod_0 = ((ConstantMaterialPropertyMethod) singlePhaseLiquid_0.getMaterialProperties().getMaterialProperty(ConstantDensityProperty.class).getMethod());

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