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Academic year: 2021

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Musica Docta. Rivista digitale di Pedagogia e Didattica della musica, pp. 63-64

http://musicadocta.unibo.it ISSN 2039-9715

© 2020 Giuseppina La Face – Creative Commons BY-SA 3.0 GIUSEPPINA LA FACE

Bologna

INTRODUZIONE

TRADUCIMI LA MUSICA IN PAROLE:

UNA SFIDA DIDATTICA E DIVULGATIVA

L’argomento che abbiamo scelto come Focus tocca un nodo nevralgico nel mestiere del musicologo, del docente, del divulgatore. Il tema è stato affrontato nel novembre 2019 a Bologna, in palazzo Marescotti Brazzetti, in una tavola rotonda promossa dall’associazione culturale «Il Saggiatore musicale» e dal Di-partimento delle Arti dell’Ateneo bolognese. «Musica Docta» ha chiesto ad al-cuni studiosi – sia musicologi e storici della musica, sia storici della letteratura e della lingua – di rielaborare qui le relazioni svolte in quell’occasione: indi, come di rito, le ha sottoposte al vaglio dei referees esterni. Oggi è lieta di pubblicarle e di offrirle ai propri lettori. Potranno costituire un punto di riferimento ineludibile per indagini future sul tema additato nel titolo.

La musica è un’arte essenzialmente temporale, e i suoi costrutti si configu-rano come forme in movimento, che non si lasciano abbracciare a un sol colpo d’occhio: le arti visive, per contro, si manifestano in immagini stabili. D’altro lato la musica si fonda su un linguaggio povero di denotazione: il che la priva in larga misura delle potenzialità referenziali della letteratura, oltre che delle arti figura-tive. Da questa doppia differenza derivano ostacoli difficili da sormontare sul piano della descrizione, del commento e dell’interpretazione critica. Ogni giorno, chi parla di musica affronta appunto questo problema: come tradurre la musica in parole? come spiegare l’opera d’arte musicale?

Il tema investe campi diversi: l’estetica, la teoria della critica (intesa come critica dell’opera d’arte più che dell’evento artistico), la filosofia della musica, i me-todi dell’analisi. Esso viene qui trattato soprattutto nella prospettiva pedagogico-didattica, che investe tanto l’insegnamento quanto la divulgazione. Tradurre la musica in parole è necessario per conseguire due obiettivi essenziali: cogliere la forma dell’opera; comprendere i significati di cui essa è portatrice, siano essi in-tenzionali oppure sedimentati nell’arco della sua recezione. In estrema sintesi, il traguardo al quale la verbalizzazione mira è la comprensione musicale. Questa com-porta che si sappia dominare “dall’alto”, magari al semplice ascolto, la struttura di un brano musicale; che si riferisca la composizione al contesto di produzione e di fruizione; che se ne scoprano le funzioni, le relazioni con gli altri saperi, il senso.

Beninteso la descrizione verbale di opere d’arte non verbali rappresenta una sfida vecchia quanto il mondo. Per l’arte figurativa essa vanta fin dall’antichità classica un’illustre tradizione retorica (la ekphrasis): più recente è la sua applica-zione all’arte musicale, sporadica fino al del secolo XVIII, poi via via più intensa.

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Giuseppina La Face 64

Musica Docta, X, 2020 ISSN 2039-9715

In musica, la critica dell’opera d’arte sconfina in territori diversi: la psicologia delle emozioni (quali effetti suscita l’ascolto di una data opera?); la psicologia della percezione (quali dettagli salienti si imprimono nella memoria di chi ascolta?); l’individuazione dell’opera rispetto a una norma data (in che rapporto essa sta con il genere di appartenenza?); gli incroci e i travasi di significati culturali (come incidono i fattori narrativi, poetici, figurativi, teatrali di origine extramu-sicale?); l’analisi formale (quali aspetti della struttura si lasciano oggettivare in termini accessibili al profano e quali no?). Ciascuna di queste prospettive richiede che si mobiliti di volta in volta un lessico, un apparato terminologico tecnico o connotativo, specifico o evocativo, non senza l’inevitabile ricorso alle risorse della metafora.

Il linguaggio è strumento essenziale nella costruzione della conoscenza. La traduzione in parole dà forma al sapere che si costruisce, lo consolida, e consente di ricostruire retrospettivamente il percorso attraverso il quale a quel sapere si è giunti. Nella didattica dell’ascolto, questa funzione è vitale. Per quanto difficile, dobbiamo tutti sforzarci di verbalizzare il discorso musicale. Una verbalizzazione impertinente allontana dalla comprensione; una pertinente la favorisce.

Gli autori di questi articoli fanno proprio questo: ciascuno dal proprio punto di osservazione, e ricorrendo anche a esempi mirati, illustrano le possibilità e i limiti che riscontrano nella traduzione verbale dei processi musicali.

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