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Roberto Ventura, La biblioteca rende. Impatto sociale e economico di un servizio culturale, Milano, Bibliografica, 2010; Roberto Ventura, Il senso della biblioteca. Tra biblioteconomia, filosofia e sociologia, Milano, Bibliografica, 2011

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Roberto venturA, La

bibliote-ca rende. Impatto sociale e eco-nomico di un servizio cultura-le, Milano, Editrice Bibliografica, 2010, 304 p. (Bibliografia e Biblioteconomia,

95), iSbn 978-88-7075-698-2, € 25.

id., Il senso della biblioteca.

Tra biblioteconomia, filosofia e sociologia, Milano, Editrice Bibliografica, 2011, 256 p. (Argomenti,

2), iSbn 978-88-7075-700-2, € 18.

In due volumi, che riproducono di-stintamente il suo lavoro per il conse-guimento del dottorato presso la Uni-versità di Udine, Roberto Ventura non teme di scrutare, analizzare, ed esporre le problematiche della biblioteca e del-la biblioteconomia in modo ecumeni-co, oltre che accuratamente analitico e perfettamente aggiornato, al fine di consentire al lettore di orientarsi sul loro senso, sulla loro utilità e sul loro valore. Il saggio è così imponente – uno dei difetti delle opere che nascono quali prove di laboriosità pretese dai lavori per il dottorato – da annacquare o far perdere i commenti ed i giudizi di rara intelligenza con i quali l’autore accom-pagna l’elaborato, ma tale è la massa di dimostrazioni, di verifiche, di argo-mentazioni, di citazioni spesso super-flue, e di testimonianze che il lettore, purtroppo, si scopre travolto e si ritro-va smarrito piuttosto che aiutato nella comprensione della materia. Nonostan-te siano pienamenNonostan-te encomiabili alcune affermazioni introduttive delle prime pagine, avremmo voluto che V. si sba-razzasse di tante nozioni fasulle e che non mantenesse in piedi tutto quel bai-lamme e tradizionale e sociale che im-pedisce di vedere in trasparenza un’es-senzialità rigorosa anche se ardita della

biblioteca. La tradizione ottocentesca e novecentesca è più un peso morto che un aiuto alla comprensione sia della re-altà delle raccolte che di una presunta pseudoscienza chiamata Biblioteco-nomia, e anche se V. ha schematizzato con efficacia quella tradizione, senza riflettere che nel rispettarla non faceva che autenticarla ed avallarla: «Non si rifletterà mai abbastanza, in biblioteco-nomia, sulla natura della biblioteca: la questione è inerente a quale modello di biblioteca comunichiamo all’utenza isti-tuzionale, a quale immagine del panora-ma culturale le raccolte fanno pensare quando sono presentate ai lettori nei termini di allestimento selettivo e ordi-nato tratto dall’universo documentario, a quali connessioni bibliografiche emer-gano tra le testimonianze documentarie derivanti dalla creatività e dal pensiero umano e, di conseguenza, a quali mo-dalità di ricerca e navigazione nel reti-colo di tali connessioni siano consentite al lettore» (p. 11). Più netta e decisa la condanna della interpretazione della biblioteca quale spazio di socializzazio-ne o luogo di dibattito culturale: «Le funzioni ricreative, di animazione, di socializzazione non possono prendere il posto della gestione delle raccolte, dell’accesso all’informazione ed alla cultura, della lettura e del reference, ma dovrebbero essere congegnate – per lo meno in una biblioteca – come una serie di strade extra-biblioteconomiche per catturare (o ricondurre) l’utente al libro in generale e all’uso delle raccolte in particolare» (p. 14).

Come è chiaro si rimane ancora nella nebbia vischiosa della cultura e della in-formazione, e non si riesce a fornire una immagine chiara della biblioteca non solo quale sussidio collaterale, materiale e grafico, della letteratura e della scien-za, ma quale patrimonio documentario della intera civiltà umana. Né la

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bibliote-196 bibliotheCAe.it

ca è un concetto ancora sufficientemen-te definito ed inequivoco, né la bibliosufficientemen-te- bibliote-conomia è una scienza, checché appaia rispecchiato negli ordinamenti e nei cur-ricula universitari. Seguono decine e de-cine di indagini quantitative, sia in ter-mini economici che di benefici generati in vari tipi di biblioteche del mondo an-glosassone, che nell’insieme stanno ad esibire più le metodologie applicate che la correttezza delle procedure e, soprat-tutto, la trasferibilità nei nostri ambiti di risultati analoghi.

L’attacco del secondo volume, di livello nettamente concettuale se non esplicitamente filosofico, sembra voler individuare la natura, o le nature, del-la biblioteca per trovarne i fondamenti ontologici, gnoseologici, e linguistici, e quindi su quella base istituire una in-tesa ed una teoria. Per quanto riguar-da le teorie di origine italiana, che V. chiama epistemologie bibliotecarie, ne vengono illustrate tre, la bibliografica, la istituzionale, la storico-sociale, facil-mente distinguibili anche se semplifi-cate in rapporto ai loro originatori, per poi concludere che la biblioteconomia è una disciplina polivalente, il che non è vero perché una disciplina non può identificarsi con i modi di interpretarne la natura. Un ulteriore inganno onto-logico-epistemico è nella dissoluzione, alla Gorman, della biblioteconomia nel-la Scienza delnel-la Informazione, che tanto altro vuol dire ma sicuramente non la gestione delle biblioteche. Più pertinen-ti, e non di rado illuminanpertinen-ti, le successi-ve trattazioni sulla indicizzazione e sulle classificazioni, che tuttavia non vengo-no riunite in un unico quadro semanti-co e di ricerca.

Nel complesso un lavoro avvertito, scrupoloso, anche se talvolta vincolato e sottomesso alle citazioni di pramma-tica di autori italiani che potevano es-sere presenti alla discussione della tesi.

A mio parere dai torchi della editoria italiana non c’è altra opera che abbia un analogo livello di attenzione e di in-telligenza. Ci vuole solo ancora più co-raggio, e dire fino in fondo quel che si pensa.

Alfredo Serrai

Riccardo ridi, Etica

bibliote-caria. Deontologia professiona-le e diprofessiona-lemmi morali, Milano, Editrice Bibliografica, 2011, 232 p.

(Bi-bliografia e Biblioteconomia, 98), iSbn

978-88-7075-712-5, € 24.

Le prime 40 pagine sono dedicate a pre-sentare l’etica e la metaetica in quanto discipline, con le opportune indicazioni bibliografiche per uno studio più accu-rato della relativa materia e delle con-seguenze sul piano delle responsabilità dei bibliotecari relativamente ai divieti e alle censure da applicare nei confronti degli utenti che intendono avvalersi di nozioni contenute nelle raccolte della biblioteca. Dall’incontro fra l’etica e le normative, legali e di convenienza, che dovrebbero regolare le scelte e le deci-sioni dei bibliotecari discende l’esigenza di valutare e discutere un’appropriata e specifica deontologia di chi ha la re-sponsabilità della biblioteca. La casisti-ca delle situazioni da affrontare è molto varia, fino, talvolta, alla imprevedibilità: dalla consulenza nella fabbricazione di bombe o nella preparazione di droghe, alla responsabilità di natura sociale, dal-la censura aldal-la tutedal-la e protezione dei minori, ed infine al rispetto dei principi della libertà intellettuale.

Come è evidente, sono tutti problemi etici che nascono non solo da una

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