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647. D’Amore B. (2008). Editoriale. La matematica e la sua didattica. Vol. 22, n° 2, 163-164. ISSN: 1120-9968.

Editoriale

Bruno D’Amore

Quando è nata, la disciplina “Didattica della Matematica” ha dovuto darsi un nome; per tutte le discipline nuove, le cose vanno così: attorno ad una o più idee più o meno simili si forma un primo consenso; a quel punto nascono “programmi” ed “obiettivi”. C’è chi dice che l’inizio di una nuova disciplina è contrassegnata dal fatto che ogni suo sostenitore, studioso, adepto tende a darle un nome proprio ed a caratterizzarla in modo personale: n studiosi, n definizioni e denominazioni. Ma poi ci si organizza attorno ad un linguaggio condiviso, ad idee compartite, ad un programma univoco o quasi.

Circa 30 anni fa c’erano in ballo vari nomi per la disciplina che, alla fine, si è quasi universalmente chiamata (traduzioni a parte) “Didattica della Matematica”; ma alla fine questo si è imposto (ripeto: traduzioni a

parte).

Ora, però, “Didattica”, in italiano, è termine poco felice; intanto perché è anche aggettivo, e questo nuoce sempre alla semantica dei sostantivi; e poi perché ha una forte connotazione banale e non specifica; sullo Zingarelli appare la seguente definizione obsoleta: settore della

pedagogia che ha per oggetto lo studio dei metodi per l’insegnamento;

ed infatti la sua radice etimologica greca viene proprio dal verbo

insegnare. A dotta conferma, il mio ottimo vocabolario di latino, fedele

compagno d’altri tempi, alla voce italiana “didattica” recita: ars docendi. Si sentono dunque giustamente i colleghi che dicono: «Io faccio tot ore di didattica», intendendo «di insegnamento».

Il risultato pertanto è il seguente: quando uno cita il nome della disciplina “Didattica della Matematica”, la cosa viene interpretata come “insegnamento della Matematica”. Alla domanda orale tra colleghi: «Di che cosa ti occupi?», la risposta orale: «Di “Didattica della Matematica”», viene interpretata come: «Insegno Matematica». «Sì, ma in che cosa fai ricerca?». La risposta: «In “Didattica della Matematica”»

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La matematica e la sua didattica • Anno 21, n. 2, 2007, XX-XX

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viene interpretata come: «Non faccio ricerca, insegno solo».

In questi ultimi mesi, anche ad altissimo livello amministrativo ho scoperto che ben pochi sanno che esiste la disciplina “Didattica della Matematica” ed ho scoperto che quasi tutti confondono questa dizione, seguendo lo Zingarelli, con quella parte di pedagogia (a volte dicono metodologia) che si occupa dell’insegnamento (semmai specifico per la Matematica). I miei goffi ed oramai tardivi tentativi di cambiarle nome, circa 15 anni fa, trasformandolo in “Epistemologia dell’apprendimento della Matematica”, sono stati sconfessati da me stesso: nome troppo pretenzioso, ingombrante, fuori dal contesto, difficile da intendere. E così si fa fatica a spiegare a colleghi ed amministratori che a molti insegnanti italiani farebbe bene conoscere almeno le basi della disciplina “Didattica della Matematica”, perché molti rispondono: «Ma come, ma se io insegno da tot anni, ne ho fatto di didattica, io», troncando ogni discorso.

In vista di grandi rinnovamenti nella formazione degli insegnanti italiani di Matematica, spezzo una lancia a favore del fatto che si studi la disciplina “Didattica della Matematica”, per come si è consolidata oggi, a livello internazionale, grazie a libri, riviste, convegni. Chi sa, spieghi ai propri colleghi: a volte vale più il passa parola tra colleghi che qualsiasi intervento ministeriale.

D’accordo sul conoscere la Matematica, ci mancherebbe, e chi lo mette in dubbio? Come si può insegnare la disciplina D, se non si conosce approfonditamente D? Non ha senso, sono il primo a dirlo. Ma poi occorre, se esiste, conoscere la disciplina “Didattica di D”. Se esiste… Se D è la Matematica, la disciplina “Didattica di D” esiste, eccome: è, tra le sue colleghe, la più strutturata, la più consolidata, quella che ha fatto più strada, che ha avuto più risultati. Peccato non conoscerla, peccato non usare gli strumenti che ha elaborato nei suoi 3 decenni di vita.

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