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LA DIVINITA' "BAMBINA" NELL'ANTICO EGITTO DAL PREDINASTICO AL NUOVO REGNO

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Academic year: 2021

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INDICE

INTRODUZIONE ... 8 CAPITOLO 1 ... 12 IL PREDINASTICO E IL PROTODINASTICO ... 12 Le statuette di bambini ... 12 Contesto cultuale ... 13 Hierakonpolis ... 14 Abido ... 16 Elefantina ... 24 Tell el-Farkha ... 43 Contesto funerario ... 46 Helwan ... 46 Conclusioni ... 47 CAPITOLO 2 ... 52 L’ANTICO REGNO ... 52 La nascita di Horus ... 52 Il concepimento ... 55 Formula TP 366 ... 56 Traslitterazione ... 56 Traduzione ... 57 Formula TP 593 ... 58 Traslitterazione ... 58 Traduzione ... 59 Interpretazione ... 59 La nascita ad Akhbit/Chemmis ... 66 Formula TP 609 ... 66 Traslitterazione ... 66 Traduzione ... 66 Formula TP 662 ... 67 Traslitterazione ... 67 Traduzione ... 67 Formula TP 701 ... 68 Traslitterazione ... 68 Traduzione ... 68 Interpretazione ... 68 L’allattamento ... 73

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Formula TP 689 ... 73 Traslitterazione ... 73 Traduzione ... 73 Interpretazione ... 73 L’infanzia di Horus ... 75 Formula TP 378 ... 77 Traslitterazione ... 77 Traduzione ... 77 Interpretazione ... 78 Formula TP 519 ... 79 Traslitterazione ... 79 Traduzione ... 79 Interpretazione ... 80 Formula TP 539 ... 83 Traslitterazione ... 83 Traduzione ... 83 Interpretazione ... 83 CAPITOLO 3 ... 84

DAL PRIMO PERIODO INTERMEDIO ALLA FINE DEL MEDIO REGNO ... 84

La divinità bambina dai Testi dei Sarcofagi ... 84

Il piccolo Horus dei Testi dei Sarcofagi ... 86

Formula CT 148 ... 87 Traslitterazione e traduzione ... 96 Interpretazione ... 105 Formula CT 286 ... 109 Traslitterazione ... 110 Traduzione ... 110 Formula CT 313 ... 111 Traslitterazione ... 111 Traduzione ... 111 Interpretazione ... 112 L’allattamento ... 114 Formula CT 255 ... 115 Traslitterazione ... 115 Traduzione ... 115 Formula CT 66 ... 116 Traslitterazione ... 117 Traduzione ... 117

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Formula CT 334 ... 118 Traslitterazione ... 118 Traduzione ... 118 Interpretazione ... 119 L’infanzia di Horus ... 122 Formula CT 474 ... 123 Traslitterazione ... 124 Traduzione ... 124 Formula CT 477 ... 125 Traslitterazione ... 125 Traduzione ... 125 Formula CT 480 ... 126 Traslitterazione ... 126 Traduzione ... 126 Formula CT 982 ... 127 Traslitterazione ... 127 Traduzione ... 127 Formula CT 157 ... 128 Traslitterazione ... 128 Traduzione ... 128 Interpretazione ... 129

Ihy nell’Antico Regno ... 131

Ihy tra il Primo Periodo Intermedio e il Medio Regno ... 135

Formula CT 334 ... 137 Traslitterazione ... 149 Formula CT 484 ... 159 Traslitterazione ... 159 Traduzione ... 159 Formula CT 588 ... 160 Traslitterazione ... 160 Traduzione ... 160 Formula CT 51 ... 161 Traslitterazione ... 161 Traduzione ... 161 Formula CT 146 ... 162 Traslitterazione ... 162 Traduzione ... 162 Formula CT 563 ... 163

(4)

Traslitterazione ... 163 Traduzione ... 163 Formula CT 495 ... 164 Traslitterazione ... 165 Traduzione ... 165 Formula CT 698 ... 166 Traslitterazione ... 166 Traduzione ... 166 Formula CT 36 ... 167 Traslitterazione ... 167 Traduzione ... 167 Formula CT 457 ... 168 Traslitterazione ... 168 Traduzione ... 168 Formula CT 368 ... 169 Traslitterazione ... 169 Traduzione ... 169 Formula CT 545 ... 170 Traslitterazione ... 171 Traduzione ... 171 Interpretazione ... 172

Formule di trasformazione in divinità bambine ... 176

Formula CT 290 ... 177 Traslitterazione ... 177 Traduzione ... 177 Formula CT 291 ... 178 Traslitterazione ... 178 Traduzione ... 178 Formula CT 33 ... 179 Traslitterazione ... 180 Traduzione ... 180 Formula CT 317 ... 181 Traslitterazione ... 182 Traduzione ... 182 Formula CT 941 ... 183 Traslitterazione ... 184 Traduzione ... 184 Interpretazione ... 185

(5)

CAPITOLO 4 ... 188

DAL SECONDO PERIODO INTERMEDIO ALLA FINE DEL NUOVO REGNO ... 188

La divinità bambina tra il Secondo Periodo Intermedio e il Nuovo Regno ... 188

Ihy durante il Nuovo Regno ... 190

La figura di Ihy nelle fonti letterarie... 191

Capitolo LM 103 ... 191 Traslitterazione ... 191 Traduzione ... 191 Capitolo LM 125 ... 192 Traslitterazione ... 192 Traduzione ... 192 Capitolo LM 149 ... 193 Traslitterazione ... 193 Traduzione ... 193 Interpretazione ... 194

La figura di Ihy nelle rappresentazioni funerarie... 196

Statuetta di bambino dalla tomba di Amenofi II ... 197

Statuetta di suonatore di sistro dalla tomba di Tutankhamon ... 198

Statuetta di suonatore di sistro dalla tomba di Tutankhamon ... 199

Raffigurazione parietale dalla tomba di Seti II ... 200

Interpretazione ... 201 Capitolo LM 185 A ... 204 Traslitterazione ... 205 Traduzione ... 205 Interpretazione ... 206 Capitolo LM 112 ... 209 Traslitterazione ... 209 Traduzione ... 209 Capitolo LM 134 ... 210 Traslitterazione ... 210 Traduzione ... 210 Interpretazione ... 211

Le stele di Horus sui coccodrilli ... 212

Stele di Aa-kheper-ka-ra-senebu ... 213

Stele di Ptah-may (Amarna 21/527)... 215

Stele Amarna 21/528 ... 218

(6)

Stele di Pa-hery-pedjet ... 222

Amuleto da Tanis... 224

Stampo per amuleto ... 226

Papiro Harris n. 501 ... 228

Stele di Paia ... 230

Frammento di stele ... 232

Stele di Ramose (DeM 118) ... 234

Stele di Ramose (DeM 119) ... 236

Stele da Deir el Medina DeM nr. 238 ... 238

Frammento di amuleto da Deir el Medina (A 1 n° Am, 34-35) ... 240

Frammento di amuleto da Deir el Medina (A 2 n° Am. 33-34) ... 242

Stele (o amuleto) da Torino ... 244

Graffito da Karnak F.101.1 ... 246

Amuleto di Londra... 249

Amuleto di Hildesheim ... 251

Interpretazione ... 253

Il principe Ahmosi Sapair ... 262

Statua del principe ... 263

Sarcofago del principe... 267

Stele di Paia ... 269

Stele di New York ... 271

Pyramidion ... 274 Contenitore di ushabti ... 275 Iscrizione su ushabti ... 276 Iscrizione su ushabti ... 277 Iscrizione su ushabti ... 278 Stele di Kenres ... 279 Stele ... 281 Stele ... 282 Stele di Nebsu ... 285 Stele ... 287 Stele ... 288 Tomba di Nakht TT 161 ... 290 Stele ... 291 Stele ... 292 Stele di Nakhy ... 294

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Stele di Sennefer ... 296 Stele di Penha ... 298 Stele di Amenemipet ... 300 Stele ... 301 Tomba di Khabekhnet TT 2 ... 302 Stele di Amenumhemu ... 303 Stele di Kynebu ... 304 Tomba di Inherkhauy TT 359 ... 305

Papiro Abbott, pagina 3, linea 13 ... 306

Interpretazione ... 307

CONCLUSIONE ... 313

ABBREVIAZIONI ... 321

BIBLIOGRAFIA ... 324

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INTRODUZIONE

Esisteva per gli antichi egiziani il concetto di divinità bambina?

La rappresentazione di divinità bambine è un tratto originale della religione egiziana. Con il termine “dio bambino” non ci si riferisce esclusivamente ad un’unica e distinta divinità, ma piuttosto ad una cospicua categoria.

Le divinità bambine infatti sono ben conosciute a partire dall’Età greco-romana quando ogni tempio ha la sua triade composta da padre, madre e ovviamente bambino divino, ma non sono invece mai state approfondite in uno studio complessivo le attestazioni riguardanti i periodi antecedenti.

Il presente lavoro di ricerca, pertanto, ha l’intento di delineare, attraverso l’analisi e l’interpretazione delle diverse tipologie di fonti reperite – archeologiche, letterarie ed epigrafiche –, la natura delle credenze religiose che gli abitanti delle due terre nutrivano riguardo a questa particolare classe di divinità, prima della formazione delle triadi divine.

Chi sono dunque queste divinità bambine? Quando e dove nascono? Quali sono le caratteristiche principali e generali? Quali le funzioni? Come venivano descritte dalla religione tradizionale? Che valore avevano invece secondo i privati?

Banalmente si può affermare che appartengono a questa classe tipologica tutte quelle divinità che vengono rappresentate o descritte come tali1.

Nelle fonti iconografiche le divinità bambine vengono spesso raffigurate nude, accovacciate, con un dito della mano destra portato alla bocca e con quella che è stata definita la tipica acconciatura dell’infanzia cioè una piccola ciocca di capelli intrecciati su un lato del capo.

Questa descrizione però è la canonica rappresentazione di un qualsiasi bambino, sia esso un mortale o un dio. Come riuscire quindi a distinguere le semplici figure di bambino da quelle che rappresentano invece un dio?

Un grande aiuto ci è spesso offerto dagli attributi peculiari delle singole divinità. Ad esempio il dio Ihy è solito agitare un sistro, mentre Shed appare come un cacciatore armato di arco e frecce. Ma tutto ciò non basterebbe se non vi fosse (nei testi) l’esplicita menzione del loro essere dei, e nelle rappresentazioni la figura di un adorante o di un offerente.

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Nelle fonti testuali i nomi di tali dei talvolta si ritrovano associati a epiteti o ad aggettivi, come bambino o giovane, che ne specificano la natura fanciullesca.

Nel lungo corso della storia egiziana si ritrovano numerose divinità che godono di questi attributi. Tra le più importanti possiamo ricordare Horus2, Ihy3, Shed4. Ma tutte queste divinità venivano venerate allo stesso modo, cioè esistevano delle pratiche devozionali uniche per tutte le divinità bambine o per ognuna di esse vi era un culto particolare e specifico?

Molti testi egiziani nominano le divinità, probabilmente al fine di aumentarne la loro considerazione e la loro importanza, in connessione con uno o entrambi i genitori. È facile quindi trovare formule nelle quali si legge “Ihy figlio di Hathor”, “Horus figlio di Iside” o “Horus figlio di Osiride”. Horus però non sempre agisce in qualità di divinità in età infantile, pertanto una distinzione importante che bisogna sempre tenere presente durante la lettura di tale lavoro è la differenza che intercorre tra una “divinità bambina” e una “divinità figlia”.

Essere figlio di un dio, infatti, non significa necessariamente essere un dio bambino.

L’elaborato quindi, iniziando dall’epoca predinastica e terminando con la fine del Nuovo Regno, cercherà di seguire un’esposizione, per quanto possibile, cronologica analizzando di volta in volta le attestazioni disponibili per le diverse epoche al fine di comprendere non solo le credenze religiose degli antichi egiziani, specifiche di quei momenti storici, ma anche di percepire gli eventuali cambiamenti ideologici o punti di continuità, che si sono susseguiti nel corso della storia.

Il lavoro sarà suddiviso in quattro capitoli e in ognuno di essi saranno prese in esame le singole divinità bambine attestate in un diverso periodo cronologico della storia egiziana: Predinastico e Protodinastico, Antico Regno, Primo Periodo Intermedio e Medio Regno e infine Secondo Periodo Intermedio e Nuovo Regno.

2 LEITZ 2002 c, pp. 230-236 3 LEITZ 2002 a, pp. 542-543 4 LEITZ 2002 d, p.149

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Nel primo capitolo, dedicato al Predinastico e al Protodinastico, si cercherà di valutare se la tipologia di divinità bambina ha degli antecedenti all’alba della civiltà egiziana. Durante questa fase le iscrizioni erano largamente utilizzate per fini pratici più che per riportare notizie, quindi l’indagine si concentrerà sulle fonti materiali. In questo periodo è attestata la presenza di statuette raffiguranti bambini nudi che portano un dito alla bocca. Attraverso l’analisi di tali reperti e lo studio dei vari contesti di reperimento, si cercherà di comprendere, in primo luogo, se, durante le epoche predinastica e protodinastica, fossero già attestati dei culti riservati a divinità bambine. Inoltre si indagherà sul significato che tali rappresentazioni fanciullesche avevano per gli egiziani, per le quali sono state fatte molte ipotesi; sulle motivazioni che hanno spinto alla loro realizzazione; e soprattutto se tali statuette possono essere considerate semplici raffigurazioni umane o vere e proprie rappresentazioni del divino.

Nel secondo capitolo l’indagine sarà rivolta alle attestazioni dell’Antico Regno e si inizieranno quindi a trattare le divinità bambine che sono state concepite sicuramente come tali. Per questo periodo non si ha più testimonianza della produzione di statuette di bambini, e saranno quindi prese in considerazione le formule dei Testi delle Piramidi che, sul finire dell’Antico Regno, iniziano ad essere trascritte sulle pareti interne dei monumenti funerari dei faraoni. Il corpus dei Testi delle Piramidi può essere considerato una delle prime raccolte dell’ideologia religiosa faraonica redatta in forma scritta. Tali testi religiosi non presentano lunghi passaggi mitologici, tuttavia ci mostrano l’esistenza di una divinità bambina di nome Horus. Tale dio, figlio di Iside e Osiride, conosciuto successivamente dalle fonti greche come Arpocrate, è sicuramente l’archetipo della divinità bambina.

Seppur brevi e spesso legati allo svolgimento di alcuni rituali5, questi passi permettono di ricostruire una storia del piccolo dio. Sarà dunque possibile ripercorrere alcune tappe della vita di tale divinità, a partire dal concepimento, connesso in chiave astrale con la levata eliaca della stella Sirio, fino alla narrazione di aneddoti sulla sua infanzia, passando dalla nascita e allattamento.

Il terzo capitolo prenderà in esame le attestazioni databili ad un periodo compreso tra gli inizi del Primo Periodo Intermedio e la fine del Medio Regno. In questo capitolo saranno

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dunque analizzati principalmente i Testi dei Sarcofagi, raccolta di formule funerarie che si sostituiscono ai Testi delle Piramidi. Si cercherà quindi di delineare, grazie all’evoluzione dei testi funerari, lo sviluppo del pensiero egiziano riguardo le concezioni sulle divinità bambine. Una fondamentale differenza con i testi dell’Antico Regno consiste nell’aumento del numero di divinità bambine. Oltre ad Horus bambino, spesso chiamato Harsiesi, compaiono anche Ihy, figlio di Hathor, le cui prime attestazioni risalgono forse ancor prima, e altre divinità bambine, non identificate, con le quali spesso i defunti tendono ad identificarsi.

Infine nel quarto ed ultimo capitolo saranno analizzati i documenti dal Secondo Periodo Intermedio alla fine del Nuovo Regno. Si continueranno a prendere in considerazione i testi funerari del tempo, nello specifico le formule del Libro dei Morti, per analizzare cronologicamente il filo evolutivo della dottrina teologica.

Inoltre, grazie alle testimonianze archeologiche ed epigrafiche non solo si riesce ad evincere il bisogno che spinge una parte del popolo egizio a creare nuovi culti di divinità bambine ufficialmente non riconosciuti, ma si riesce anche ad intuire quella che doveva essere una sorta di pietas personale. A tal proposito si vedranno la nascita e la diffusione del culto di Shed, una divinità bambina guerriera solitamente armata di arco e frecce, e quelle di un principe che a seguito della morte giunta in tenera età venne divinizzato e il cui culto è attestato per oltre mezzo millennio.

L’analisi complessiva dell’opera è pertanto volta a dimostrare che l’attenzione, la dedizione e la cura dei fedeli nei confronti di una divinità bambina, non sono caratteristiche che si sono sviluppate solo a partire dal “periodo tardo”, ma che hanno sempre fatto parte della religiosità dell’egiziano fin dall’epoca predinastica.

Infatti, la scelta di suddividere i vari capitoli secondo un ordine cronologico è dettata non solo dalla volontà di percepire dove, come, quando e perché il culto delle divinità bambine ha avuto origine, ma è suggerita anche dalla volontà di riuscire a delinearne un’evoluzione evidenziandone gli eventuali cambiamenti.

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CAPITOLO 1

IL PREDINASTICO E IL PROTODINASTICO

Le statuette di bambini

Fin dall’epoca preistorica, in tutto l’Egitto, gruppi di artigiani iniziarono a modellare ed elaborare diversi oggetti e molteplici statuette mantenendo invariate forme e tecniche, almeno per tutta la durata dell’Antico Regno. Queste piccole sculture riproducevano immagini di animali ma anche forme umane. Più precisamente, una categoria ampiamente raffigurata per tutta l’epoca faraonica e meritevole di particolare attenzione è quella riguardante i bambini6. I soggetti, modellati in crisocolla, granito, avorio, calcare, ma per la maggior parte in faience, sono stati rappresentati sia come singole figure, sia, un po’ più tardi, come componenti di piccoli gruppi scultorei. Nelle riproduzioni singole gli infanti assumevano diverse posizioni: alcuni accovacciati con la mano sinistra poggiata sul ginocchio sinistro, altri seduti con le gambe distese, altri ancora semplicemente stanti, ma, similmente al simbolo geroglifico usato per determinare la parola “bambino”, essi erano tutti completamente nudi con il sesso spesso pronunciato e portavano un dito, solitamente l’indice della mano destra, alla bocca7. Nelle composizioni più complesse il neonato,

invece, si ritrova generalmente tra le braccia di una donna, presumibilmente la madre, mentre si avvicina al seno per essere allattato.

Per tentare di comprendere pienamente il significato intrinseco di queste piccole opere d’arte, conoscere le motivazioni che hanno spinto gli antichi egizi alla loro creazione, interpretarne una possibile funzione, è fondamentale cercare di avere informazioni quanto più precise riguardo il modellato, le fattezze, il materiale usato, le tecniche di composizione ma soprattutto l’esatto luogo di rinvenimento. Escludendo il materiale proveniente da scavi clandestini, da depredazioni, dal mercato antiquario e quello la cui documentazione è andata perduta, le attestazioni note ci giungono limitatamente da contesti cultuali e da un singolo caso di contesto funerario.

6 FEUCTH 1980, p. 424 7 MÜLLER 1964, p. 33

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Contesto cultuale

Il mobilio di un tempio, la strumentazione usata per officiare i vari riti e gli artefatti dedicati come voto dai fedeli godevano di un’importanza particolare. Investiti di sacralità, essi non potevano semplicemente essere gettati via o venire distrutti quando sorgeva la necessità di rinnovare l’arredamento, sostituire il materiale cultuale o allestire ulteriore spazio per accogliere i doni dei devoti. Gli antichi egiziani, a partire dal periodo protodinastico, trovandosi davanti a circostanze simili, erano soliti creare dei depositi, nei pressi dei templi o dei luoghi di culto di grande importanza nazionale, dove custodire i manufatti o offerte votive meno recenti, danneggiati, in esubero o fuori moda. Quando reperti del genere si ritrovano in uno strato archeologico, questo indica il periodo in cui l’oggetto è stato rimosso dalla sua funzione originale e gettato via, quindi non si può assegnare automaticamente ad ogni singolo oggetto la data di fabbricazione; inoltre alcuni pezzi dovevano essere molto antichi quando vennero sotterrati nelle varie favisse8.

Tra i vari reperti, contenuti in alcuni di questi depositi, sono stati ritrovati anche diverse statuette raffiguranti bambini nudi con un dito della mano destra portato alla bocca e, in quantità minore, neonati tenuti tra le braccia di giovani donne.

Passeremo adesso ad analizzare i vari contesti di reperimento e a descrivere le statuette oggetto della tesi ivi contenute.

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Hierakonpolis

A Hierakonpolis, l’antica Nekhen – capitale religiosa e politica dell’Alto Egitto durante la fine dell’epoca predinastica9, centro dal quale è partita la prima unificazione delle due

terre – è stata scoperta, in un’area attigua10 al più antico tempio del dio dinastico Horus, una trincea definita “Main Deposit” dagli scavatori J. E. Quibell e F. W. Green11.

Essa conteneva una grande quantità di reperti che, grazie a parallelismi stilistici, sono stati datati al periodo predinastico12. Tra gli oggetti più famosi ivi ritrovati vi sono la tavoletta di Narmer, la testa di mazza di Narmer e quella del re Scorpione. La trincea conteneva anche: teste di uomo in calcare o avorio; cilindri in avorio; vasi in alabastro, serpentina o calcare; piccole statuette in avorio o pietra raffiguranti donne, giovani uomini, bambini e animali (volatili, pesci, scorpioni, scimmie, ippopotami).

Accanto a questi vi erano inoltre un frammento di ceramica, simile a quella ritrovata nel deposito di fondazione del recinto del nuovo tempio, forse ricostruito dai faraoni della XVIII dinastia, e uno scarabeo datato anch’esso probabilmente alla XVIII dinastia13. La presenza di questi due manufatti appartenenti ad un periodo molto più tardo ha portato ad un dibattito ancora aperto riguardo la datazione della formazione del “Main Deposit”. La maggior parte degli studiosi tende a datarlo all’inizio del Nuovo Regno14. Secondo F. W.

Green il deposito è stato formato durante la XII dinastia15. J. E. Quibell indica varie possibilità senza però giungere ad una spiegazione plausibile; la più improbabile, ma non impossibile, è che durante lo scavo questi due reperti siano caduti dai livelli superiori16.

Tra le varie figurine ivi ritrovate, ve ne era solo una con le sembianze di un bambino. Essa, tra le più antiche del suo genere, si data da confronti tipologici al periodo predinastico. J. E. Quibell, nel suo libro Hierakonpolis I, la descrive molto superficialmente “figure of seated infant, carved in chrysocolla”17. In realtà – dalla pessima fotografia

9 SATHE 1930, pp. 154-155, §189 10 25 m a est del tempio

11 QUIBELL, GREEN 1902, p. 2 12 UKHO, HODGES 1963, pp. 205-222 13 QUIBELL, GREEN 1902, p. 14 14 BAUMGARTEL 1948, pp. 543-553; 1968, pp. 7-8; KEMP 1968, p. 155 15 ADAMS 1974b, p. 75 16 QUIBELL, GREEN 1902, p. 34 17 QUIBELL 1900, p. 7

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riportata su una delle tavole – il fanciullo, riprodotto nudo e con la mano destra portata alla bocca, sembra essere accovacciato18.

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Abido

Ad Abido, centro religioso egiziano tra i più importanti per tutta l’epoca faraonica e sede della necropoli reale di età tinita, sono stati ritrovati oggetti che W. M. F. Petrie identifica come offerte danneggiate simili a quelle di Hierakonpolis, in tre camere o fosse, chiamate “M64”, “M65/89” e “M69”, site poco distanti dal recinto del tempio di età protodinastica. Ognuna di esse, chiaramente usata come deposito, conteneva una raccolta separata di possedimenti templari e offerte votive19. La fossa “M 69”, la più ricca tra le tre, è stata definita da W. M. F. Petrie “a rubbish hole, and probably a latrine” poiché i reperti qui contenuti, disseminati per tutto il pavimento, mostravano evidenti segni di deterioramento ed erano ricoperti inoltre da una sostanza vischiosa rosso-bruna20.

Come per il “Main Deposit” di Hierakonpolis, anche per questa favissa esistono notevoli problemi di datazione. W. M. F. Petrie data la camera “M69” grazie a dei frammenti di un vaso in faience riportante il nome del faraone Aha, trovato poco distante; a conferma della sua tesi, egli afferma inoltre che scaglie di selce, ceramica e altri manufatti ritrovati all’interno della favissa si datano ad un periodo compreso tra gli inizi della I dinastia e metà della II, e che probabilmente corrispondono al periodo di utilizzo del ripostiglio21. Secondo G. Dreyer le lame di selce non si possono fissare con sicurezza ad una datazione antica precisa, in quanto pezzi simili si ritrovano, per esempio ad Elefantina, in tutti gli strati a partire dall’Antico Regno fino all’XI dinastia22. E. J. Baumgartel

sottolinea le grandi difficoltà che esistono nel datare questi oggetti23. Infine B. J. Kemp, che inizialmente riteneva la fossa un deposito di fondazione dell’edificio H, costruzione da lui ritenuta essere il tempio della VI dinastia, pensa che in realtà il deposito possa essere molto più tardo e addirittura lo data all’inizio della XVIII dinastia24.

La camera “M69” conteneva un grande numero di oggetti smaltati, diverse figure in avorio di animali (per la maggior parte di babbuini) e di umani con un piccolo gruppo di statuette di fanciulli. Alcune di esse sono talmente danneggiate, da non riuscire a capire se portano o meno una mano alla bocca, e quindi, se considerarli effettivamente come dei bambini, oppure ritenerli individui già cresciuti. W. M. F. Petrie ne fa una descrizione

19 DREYER 1986, p. 47 20 PETRIE 1903, p. 23 21 PETRIE 1903, p. 23 22 DREYER 1986, p.50 23 BAUMGARTEL 1948, p. 545 24 KEMP 1968 pp. 153-155

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spesso molto sommaria e semplicistica25, e li considera tutte figure maschili al contrario di E. Feucht, la quale ritiene che alcune di queste figurine rappresentino giovani donne26.

Le statuette ritrovate in questa favissa di Abido che possono essere considerate con una certa sicurezza raffigurazioni di infanti, poiché sono tutti nudi e portano una mano alla bocca, sono sette.

Giovane raffigurato stante mentre porta la mano destra alla bocca e tiene il braccio sinistro disteso lungo il fianco. Ha corti capelli acconciati a piccole treccine, che lo fanno rassomigliare ad un negroide. Le forme sono rese in maniera molto grezza, inoltre non sono rispettate le proporzioni; il ventre è gonfio27.

Bambino accovacciato, con la testa notevolmente schiacciata e slargata. Egli porta la mano destra alla bocca, e il braccio sinistro sembra essere disteso lungo il corpo28.

Bambino accovacciato con la mano destra portata alla bocca. La testa abnorme è sproporzionata rispetto al resto del corpo. Le forme sono rese accuratamente29.

25 PETRIE 1903, pp. 23-29 26 FEUCHT 1890, p. 431 n. 2 27 PETRIE 1903, tav. II, nr. 7 28 PETRIE 1903, tav. II, nr. 8 29 PETRIE 1903, tav. III, nr. 18

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Bambino accovacciato, con la mano sinistra poggiata sul ginocchio sinistro. La testa con grandi orecchie è stata ritrovata staccata dal corpo30.

Giovane inginocchiato, con la mano destra poggiata sul ginocchio destro; la sinistra è portata alla bocca; il volto è molto deteriorato31.

Fanciulla stante con mano destra portata verso la bocca, braccio sinistro disteso lungo il fianco, rotta all’altezza delle caviglie. Le forme sono rese in maniera molto grezza32.

Fanciulla stante con mano sinistra portata verso la bocca, rotta all’altezza delle caviglie. Le forme sono rese grezzamente33.

30 PETRIE 1903, tav. III, nr. 19 31 PETRIE 1903, tav. III, nr. 21 32 PETRIE 1903, tav. V, nr. 38 33 PETRIE 1903, tav. V, nr. 39

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Vi sono altre quattro figurine, ritrovate anch’esse da W. M. F. Petrie all’interno della camera “M 69”. Queste sono molto danneggiate e gli arti superiori spezzati non permettono di capire se portassero o meno la mano alla bocca; E. Feucht ritiene che raffigurino ad ogni modo dei bambini34.

Giovane stante raffigurato nell’atto di compiere un passo, tiene la gamba destra ancora leggermente arretrata. I tratti del volto sono indistinti a causa del deterioramento; l’arto superiore sinistro spezzato all’altezza della spalla è mancante35.

Frammento di un giovane stante in posa naturalistica. La figura è spezzata in senso trasversale dal collo al fianco sinistro; oltre alla parte superiore del petto e alla testa manca l’arto superiore destro spezzata all’altezza della spalla36.

34 FEUCHT 1980, p. 431 35 PETRIE 1903, tav. II, nr. 1 36 PETRIE 1903, tav. II, nr. 4

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Fanciulla stante; il volto, enorme con delle grandi orecchie sporgenti sembra essere molto espressivo. Le forme sono rese in maniera abbastanza grezza. Mancano entrambi gli arti superiori spezzati all’altezza della spalla; si nota la sola mano destra attaccata alla coscia destra, ciò fa intendere che il braccio destro doveva essere tenuto disteso lungo il fianco37.

Giovane stante; secondo E. Feucht potrebbe anche trattarsi di una figura femminile. Il volto è molto rovinato; il ventre è leggermente gonfio; mancano entrambi gli arti superiori, spezzati all’altezza delle spalle38.

All’interno dell’area templare di Abido, in un punto non precisato di quello che W. M. F. Petrie definisce “livello 190”, è stata ritrovata una statuetta.

W. M. F. Petrie la descrive molto banalmente come “boy”39, E. Feucht invece ritiene si tratti di una figurina femminile40, ipotesi che sembra effettivamente essere confermata grazie ad uno studio sui confronti tipologici41. Indipendentemente dal sesso si tratta di una figura stante con un dito della mano destra portato alla bocca e con il braccio sinistro disteso lungo il fianco; la stessa si può datare, sempre sulla base del confronto tipologico, al periodo tinita42.

37 PETRIE 1903, tav. II, nr. 9 38 PETRIE 1903, tav. III, nr. 17 39 PETRIE 1903, p. 28

40 FEUCHT 1980, p. 431, n. 2 41 UCKO 1965 pp. 214-239 42 PETRIE 1903, tav. XI nr. 239

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Sempre da Abido proviene un’altra serie di statuette, composta da sette esemplari, che hanno come soggetto l’immagine del bambino. Queste – rinvenute, in maniera del tutto accidentale, da qualche parte all’interno del recinto templare della I dinastia – si datano a partire dal 3000 a.C., momento della prima unificazione del paese fino al 2900 a. C. circa (I dinastia). Adesso appartengono alla collezione privata Kofler-Truniger43, con sede a Lucerna.

Bambino accovacciato su un alto birillo, porta la mano destra alla bocca, e tiene quella sinistra poggiata sul ginocchio sinistro. La testa è calva e piatta con le orecchie e gli occhi simili a dei pulsanti. Il membro maschile è chiaramente indicato. Attraverso le cosce in senso trasversale vi è un foro passante che ne indica la possibile funzione di pendente. L’intera composizione, alta 7 centimetri e della quale il fanciullo occupa 2,1 centimetri, è in faience smaltata di color verde pallido44.

Bambino seduto con gambe distese in avanti; porta la mano destra alla bocca; ha la testa rassomigliante a quella di un volatile, forse un avvoltoio o un falco. La statuetta, alta 3,5 centimetri, è in faience smaltata di colore verde-oliva45.

43 MÜLLER 1964, pp. 33-35 44 MÜLLER 1964, A 41 45 MÜLLER 1964, A 42

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Bambino accovacciato, con la mano destra portata alla bocca; il gomito destro è poggiato sul ginocchio destro e la mano sinistra è poggiata sul ginocchio sinistro. La testa è calva con delle grandi orecchie a sventola. Il volto è finemente dettagliato con le forme cristalline del naso e della bocca. Il contorno degli occhi corrisponde al simbolo geroglifico dell’occhio. Anche mani e piedi sono riprodotti con estrema attenzione. La figura, alta 3,7 centimetri, è lavorata in granito nero46.

Bambino stante, porta la mano destra verso la bocca e tiene il braccio sinistro disteso lungo il corpo. Le gambe unite, sono evidenziate da una semplice incisione, i piedi sono appena accennati. La statuetta, alta 6 centimetri, è in faience smaltata in verde chiaro, con i capelli di un colore tra il marrone e il nero47.

Frammento di una statuetta di bambino con la mano destra portata al mento e il braccio sinistro mancante. La testa, schiacciata in cima, è molto espressiva e sui corti capelli è applicato uno smalto di un colore tra il marrone e il nero. Il sesso maschile è chiaramente indicato. Mancano le giunture delle cosce. La statuetta, alta 6 centimetri, è in faience smaltata di verde chiaro48.

46 MÜLLER 1964, A 43 47 MÜLLER 1964, A 44 48 MÜLLER 1964, A 45

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Bambino accovacciato su un piedistallo quadrangolare. Il corpo è piegato leggermente in avanti. Il gomito destro poggia sul ginocchio destro e porta la mano destra alla bocca. Con la mano sinistra tiene lo stinco sinistro. Il volto è privo di dettagli. La figura, alta 5,8 centimetri, è in faience smaltata di colore verde chiaro e ha capelli corti smaltati di colore marrone nero49.

Bambino accovacciato le cui forme sono appena accennate dalla modellazione di un unico blocco squadrato. Ha la testa sproporzionata arrotondata, e leggermente inclinata verso sinistra; gli occhi e la bocca sono incisi. Gli arti, sia quelli inferiori che quelli superiori, sono appena sbalzati dal cubo tramite l’incisione del contorno. Tra i piedi rivolti verso l’interno è evidente il membro maschile50.

Un'altra figurina di bambino viene spesso associata a questa collezione perché il luogo di rinvenimento probabilmente è il medesimo51. Questo reperto52 è conservato al Brooklyn Museum53.

Bambino nudo accovacciato per terra. La resa delle forme è accurata ma i dettagli del viso (bocca, naso e occhi) e quelli delle dita delle mani e dei piedi sono appena accennati. La superficie è deteriorata e presenta evidenti macchie di detriti. La figura, alta 6,5 centimetri, è in calcare54.

49 MÜLLER 1964, A 46 50 MÜLLER 1964, A 47

51 La scheda museale indica come altro possibile luogo di ritrovamento Mahasna

(www.brooklynmuseum.org)

52 Donato al museo dai signori Alastair 53 Numero di catalogo: 58.14.1 54 NEEDLER 1984, p. 348 tav. 69

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Elefantina

Il deposito che ha restituito più figurine aventi come soggetto dei bambini è stato rinvenuto sull’isola di Elefantina. Nella punta meridionale dell’isola, sotto il tempio dedicato a Satis – divinità protettrice delle acque del fiume Nilo –, è stata scoperta una nicchia tra grandi formazioni naturali di granito poste ad una profondità di 4 metri. Il santuario grazie alla sua origine non artificiale probabilmente fu frequentato fin dal periodo preistorico, ma a parte alcuni frammenti ceramici non vi sono altre tracce evidenti di frequentazione umana55. Questa installazione cultuale fu colmata per permettere la costruzione di nuovi templi di epoca successiva, ma fu assicurata una comunicazione, tra il vecchio santuario e il nuovo tempio, tramite un pozzo rivestito in pietra, che scende attraverso le fondamenta fino al santuario sottostante56. In questi strati sono stati rinvenuti

centinaia di oggetti come coltelli di selce, ciottoli in selce di diverse forme, grani di collana in faience, modellini di recipienti in faience, piastrelle in faience per ornare muri, e tantissime figurine animali (uccelli, rane, ricci, coccodrilli, leoni, maiali, ippopotami, gatti e babbuini, di cui alcuni con un dito alla bocca) e umane, raffiguranti per la maggior parte bambini57.

Complessivamente sono state trovate 49 figure di bambini in faience e soltanto una in pietra. A parte qualche eccezione, tutte le figure che ritraggono dei fanciulli, sia di sesso maschile che femminile, sono rappresentate nel caratteristico gesto dell’infanzia, ovvero di avvicinare un dito della mano destra alla bocca. Analizzando il gruppo di statuette provenienti dalla favissa di Elefantina, alcune particolarità risaltano evidenti: le 28 figurine di sesso femminile sono tutte rese in posizione stante mentre tra i rimanenti 22 esemplari che raffigurano bambini – a parte tre esemplari raffigurati stanti – tutti gli altri assumono una posizione accovacciata o seduta. Un’altra sostanziale differenza che colpisce subito l’occhio è che le forme delle figure maschili sono rese molto più accuratamente rispetto a quelle delle fanciulle, il cui modellato appare abbastanza grezzo.

Secondo G. Dreyer tutte le piccole sculture rinvenute sull’isola di Elefantina provengono da una stessa bottega artigiana58.

55 DREYER 1986, p. 11 56 KEMP 2000, pp. 73-74 57 KEMP 2000, p. 75 58 DREYER 1986 p. 66

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Analizziamo adesso più dettagliatamente le statuette rinvenute.

Le fanciulle sono solitamente raffigurate nude; esse portano la mano destra alla bocca e tengono il braccio sinistro disteso lateralmente lungo il fianco. Per lo più la resa della forme è poco curata e grossolana; i piedi, leggermente concavi, non poggiano perfettamente sulla superficie piana. G. Dreyer le data ad un periodo compreso tra l’epoca protostorica59 e l’inizio dell’Antico Regno60.

Fanciulla con i capelli corti che arrivano a circa l’altezza delle orecchie. Il volto è squadrato, ma le caratteristiche facciali sono chiaramente connotate. Il petto, sproporzionato, è più piccolo rispetto al resto del corpo. Il triangolo pubico e le gambe sono individuate per mezzo di un’incisione. La figura, alta 8,1 centimetri, è in faience smaltata di colore verde e i capelli sono smaltati di colore nero61.

Fanciulla con l’attaccatura della testa molto ampia. L’avambraccio sinistro sembra quasi disegnato ed è reso tramite l’incisione. La statuetta è rotta all’altezza delle caviglie. La figura, alta 7,7 centimetri, è in faience smaltata di colore verde chiaro con capelli smaltati di colore nero62.

59 Il termine usato da G. Dreyer è “Frühzeit”, lo stesso sarà sempre tradotto con “epoca protostorica” 60 Questa descrizione vale per tutte le figure di questo genere se non diversamente indicato

61 DREYER 1986, tav. 17, nr. 42 62 DREYER 1986, tav. 17, nr. 43

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Fanciulla con fianchi molto marcati. La figura, alta 8,0 centimetri, è in faience smaltata di colore verde chiaro con capelli smaltati di colore nero63.

Fanciulla con un corpo dalle forme molto arrotondate. La parte inferiore, dalla cinta in giù, è mancante. La figura, alta 5,4 centimetri, è in faience smaltata di colore blu con capelli smaltati di colore nero64.

Fanciulla molto magra. La figura, alta 7,3 centimetri, è in faience smaltata di colore blu chiaro con capelli smaltati di colore nero65.

63 DREYER 1986, tav. 17, nr. 44 64 DREYER 1986, tav. 17, nr. 45 65 DREYER 1986, tav. 17, nr. 46

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Fanciulla priva delle gambe dalle ginocchia in giù. La figura, alta 6,0 centimetri, è in faience con uno smalto scheggiato di colore blu chiaro e con capelli smaltati di colore nero66.

Fanciulla con tratti del viso appena distinguibili. Le gambe mancanti sono accidentalmente spezzate all’altezza del ginocchio. La figura, alta 4,9 centimetri, è in faience smaltata di colore verde con capelli smaltati di colore nero67.

Fanciulla molto magra con tratti del viso appena distinguibili. La figura, alta 6,8 centimetri, è in faience smaltata di colore verde chiaro con capelli smaltati di colore nero68.

66 DREYER 1986, tav. 17, nr. 47 67 DREYER 1986, tav. 17, nr. 48 68 DREYER 1986, tav. 17, nr. 49

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Fanciulla con le gambe mancanti, rotte appena sotto il ginocchio. La figura, alta 5,0 centimetri, è in faience smaltata di colore verde chiaro con capelli smaltati di colore nero69.

Fanciulla con la testa schiacciata e il torso molto ampio. Il braccio sinistro è spropositatamente lungo e arriva fino all’altezza del ginocchio. La figura, alta 6,3 centimetri, è in faience smaltata di colore verde con capelli smaltati di colore nero70.

Fanciulla molto magra, con i capelli che arrivano fino all’altezza delle orecchie. I tratti del viso sono appena distinguibili. La figura, alta 6,3 centimetri, è in faience smaltata di colore verde con capelli smaltati di colore nero71.

69 DREYER 1986, tav. 17, nr. 50 70 DREYER 1986, tav. 17, nr. 51 71 DREYER 1986, tav. 17, nr. 52

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Fanciulla con tratti del viso appena distinguibili. La figura, alta 6,2 centimetri, è in faience smaltata di colore verde e anche i capelli sono smaltati di verde72.

Fanciulla, alta 6,0 centimetri, in faience smaltata di colore verde chiaro con capelli smaltati di colore nero73.

Fanciulla con la mano destra schiacciata contro la bocca. La figura, alta 6,0 centimetri, è in faience smaltata di colore blu chiaro con capelli smaltati di colore nero74.

72 DREYER 1986, tav. 18, nr. 53 73 DREYER 1986, tav. 18, nr. 54 74 DREYER 1986, tav. 18, nr. 55

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Fanciulla con la parte inferiore del corpo mancante. La figura, alta 4,3 centimetri, è in faience smaltata di colore blu chiaro con capelli smaltati di colore nero75.

Fanciulla con tratti del viso appena distinguibili. Le gambe sono mancanti dal ginocchio in giù. La figura, alta 4,6 centimetri, è in faience smaltata di colore blu con capelli smaltati di colore nero76.

Fanciulla molto magra. La figura, alta 5,6 centimetri, è in faience smaltata di colore blu chiaro con capelli smaltati di colore nero77.

75 DREYER 1986, tav. 18, nr. 56 76 DREYER 1986, tav. 18, nr. 57 77 DREYER 1986, tav. 18, nr. 58

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Fanciulla la cui resa delle forme è poco accurata. La figura, alta 5,6 centimetri, è in faience smaltata di colore blu, anche se in alcune parti lo smalto è ormai schiarito; i capelli sono smaltati di colore nero78.

Fanciulla molto magra; i tratti del viso sono appena distinguibili. La figura, alta 5,5 centimetri, è in faience smaltata di colore blu chiaro; i capelli sono smaltati di colore nero79.

Fanciulla con il braccio destro schiacciato contro la parte inferire del volto. È rotta all’altezza delle ginocchia. La figura, alta 4,0 centimetri, è in faience smaltata di colore blu chiaro con capelli smaltati di colore nero80.

78 DREYER 1986, tav. 18, nr. 59 79 DREYER 1986, tav. 18, nr. 60 80 DREYER 1986, tav. 18, nr. 61

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Fanciulla, alta 4,6 centimetri. La figura è in faience completamente smaltata di colore verde chiaro81.

Fanciulla con la resa delle forme modellate in maniera molto grezza. La testa è mancante, ma da come è piegato il gomito si può dedurre che la statuetta doveva essere in atto di portare la mano alla bocca. La figura, alta 3,5 centimetri, è in faience smaltata di colore verde chiaro82.

Fanciulla o forse – per la resa molto prosperosa delle forme – donna adulta, stante con i larghi fianchi evidenziati. La statuetta è priva della testa, ma è evidente che la mano destra dovesse essere portata alla bocca. Il braccio sinistro è disteso lungo il fianco. La figura, alta 5,8 centimetri, è in faience smaltata di colore blu verde e si data non oltre la IV dinastia83.

81 DREYER 1986, tav. 18, nr. 62 82 DREYER 1986, tav. 18, nr. 63 83 DREYER 1986, tav. 19, nr. 64

(33)

Fanciulla stante con la mano destra portata alla bocca e il braccio sinistro disteso lungo il fianco. La testa è resa in maniera poco accurata con un leggero accenno alle forme del naso e degli occhi. Le braccia e le gambe sono chiaramente delineate da profonde incisioni; le gambe mancanti sono rotte all’altezza del ginocchio. La particolarità di questa statuetta è che sul dorso si trova un notevole rigonfiamento, probabilmente una gobba. La figura, alta 3,6 centimetri, è in faience smaltata di colore verde bruno. Si data non oltre la VI dinastia84.

Fanciulla stante con la mano destra portata alla bocca e la mano sinistra posta sull’area pubica a copertura della parte intima, forse in senso di vergogna. Stilisticamente conforme alla rappresentazione tipica femminile. La figura, alta 7,8 centimetri, è in faience smaltata di colore verde; i capelli sono smaltati di colore nero. Si data all’epoca protostorica85.

Fanciulla stante, porta la mano destra alla bocca e tiene il braccio sinistro piegato all’altezza della vita. La testa è appiattita con i tratti del viso resi in maniera grossolana e i dettagli, come gli occhi e la bocca, sono incisi. Le gambe mancanti sono rotte circa all’altezza delle ginocchia. La figura, alta 4,4 centimetri, è in faience smaltata di colore blu chiaro; i capelli sono smaltati di colore nero. Si data ad un periodo compreso tra l’epoca protostorica e gli inizi dell’Antico Regno86.

84 DREYER 1986, tav. 19, nr. 66 85 DREYER 1986, tav. 19, nr. 68 86 DREYER 1986, tav. 19, nr. 70

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Fanciulla stante, porta entrambe le mani al mento. La testa è resa tramite un modellato poco accurato, inoltre i tratti del viso sono difficilmente riconoscibili. Gli arti superiori molto più corti rispetto alle gambe, sono sproporzionati. Il triangolo pubico è contraddistinto tramite un’incisione. La figura, alta 5,9 centimetri, è in faience smaltata di colore blu chiaro; capelli sono smaltati di colore nero. Si data ad un periodo compreso tra l’epoca protostorica e gli inizi dell’Antico Regno87.

Fanciulla stante, con la mano destra portata alla bocca e la sinistra all’orecchio sinistro. Le forme sono rese in maniera incredibilmente grezza; i tratti del viso e il braccio destro sono quasi irriconoscibili. La testa è completamente indistinta dal resto del corpo. La figura, alta 5,3 centimetri, è in faience smaltata di colore verde chiaro; i capelli sono anch’essi smaltati di colore verde chiaro. Si data ad un periodo compreso tra l’epoca protostorica e gli inizi dell’Antico Regno88.

Le figure dei bambini sono normalmente sedute, inginocchiate o accovacciate su una lastra che funge da base. Essi portano la mano destra alla bocca e tengono quella sinistra solitamente poggiata sul ginocchio sinistro. Notevole è, nelle statuette di giovani, l’attenzione riservata al trattamento dei particolari, soprattutto per i dettagli anatomici peculiari del genere, cosa che non si può affermare ugualmente per le statuette femminili. Le figure maschili hanno infatti il membro virile sempre ben evidenziato89.

87 DREYER 1986, tav. 19, nr. 71 88 DREYER 1986, tav. 19, nr. 72

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Giovane con la testa abnorme; le guance sono schiacciate; la bocca è pronunciata; le orecchie sono ben scolpite e i dettagli del volto sono resi in maniera espressiva. Il ginocchio sinistro è mancante. Il dorso è levigato. La figura, alta 7,7 centimetri che poggia su una stretta base, è in faience smaltata di colore verde; i capelli sono smaltati di colore nero e si data ad un periodo compreso tra l’epoca protostorica e gli inizi dell’Antico Regno90.

Giovane con la testa tondeggiante ed abnorme, grande circa un terzo dell’intera scultura. Le orecchie e i tratti del volto sono resi in maniera accurata dando alla statuetta una vivida espressione da piccolo pensatore. La figura, alta 7,4 centimetri che poggia su una stretta base, è in faience smaltata di colore blu chiaro; i capelli sono smaltati di colore nero e si data al periodo compreso tra l’epoca protostorica e gli inizi dell’Antico Regno91.

Giovane le cui forme sono rese in maniera abbastanza grezza: la testa è mancante delle orecchie e i particolari del volto non sono distinguibili. Il braccio sinistro è poggiato sulla coscia sinistra anch’essa indistinta. I piedi poggiano su una base. La figura, alta 6,9 centimetri, è in faience con uno smalto, irregolare poroso con inclusi di sabbia. L’intera statuetta è di colore blu chiaro. Si data ad un periodo compreso tra l’epoca protostorica e gli inizi dell’Antico Regno92.

90 DREYER 1986, tav. 20, nr. 73 91 DREYER 1986, tav. 20, nr. 74 92 DREYER 1986, tav. 20, nr. 75

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Giovane acefalo le cui forme sono rese in maniera poco accurata. Il braccio sinistro è poggiato sulla coscia sinistra. I piedi poggiano su una piccola base. La figura, alta 7,7 centimetri, è in faience con uno smalto, irregolare poroso con inclusi di sabbia. La statuetta è di colore blu chiaro. Si data al periodo compreso tra l’epoca protostorica e gli inizi dell’Antico Regno93.

Giovane con la testa tonda; i dettagli del volto sono appiattiti ed i contorni del corpo sono indistinti. I piedi poggiano su una piccola base. La figura, alta 6,7 centimetri, è in faience smaltata di colore blu chiaro, mentre i capelli sono smaltati di colore nero. Si data ad un periodo compreso tra l’epoca protostorica e gli inizi dell’Antico Regno94.

Giovane dai tratti del volto e dai contorni del corpo indistinti. Poggia i piedi su una base smaltata di nero e scolorita. La figura, alta 6,0 centimetri, è in faience smaltata di colore blu; i capelli sono smaltati di colore nero. Si data al periodo compreso tra l’epoca protostorica e gli inizi dell’Antico Regno95.

93 DREYER 1986, tav. 20, nr. 76 94 DREYER 1986, tav. 20, nr. 77 95 DREYER 1986, tav. 21, nr. 78

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Giovane acefalo ben modellato. Una profonda incisione sul dorso indica la colonna vertebrale. I piedi poggiano su una base piatta. La figura, alta 4,9 centimetri, è in faience con uno smalto poroso di colore blu chiaro. Si data al periodo compreso tra l’epoca protostorica e gli inizi dell’Antico Regno96.

Giovane con i dettagli del volto e i lineamenti del corpo resi in maniera molto accurata, mantenendo equilibrate le proporzioni. Il dorso è tondeggiante e liscio. I piedi poggiano chiaramente su un’ampia base smaltata di colore nero. La figura, alta 5,8 centimetri, è in faience smaltata di colore blu chiaro; i capelli sono smaltati di colore nero. Si data al periodo compreso tra l’epoca protostorica e gli inizi dell’Antico Regno97.

Giovane con i tratti del volto e i dettagli del corpo sagomati e indistinti. La parte inferiore del corpo è molto ampia e sproporzionata. I piedi poggiano su una base. La figura, alta 5,4 centimetri, è in faience smaltata di colore blu chiaro; i capelli sono smaltati di colore nero sbiadito. Si data al periodo compreso tra l’epoca protostorica e gli inizi dell’Antico Regno98.

96 DREYER 1986, tav. 21, nr. 79 97 DREYER 1986, tav. 21, nr. 80 98 DREYER 1986, tav. 21, nr. 81

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Giovane con la testa resa in maniera poco accurata; i tratti del viso e i dettagli del volto solo appena abbozzati. Una profonda linea solca il dorso. I piedi poggiano su una base. La figura, alta 3,7 centimetri, è in faience smaltata di colore verde. Si data all’Antico Regno99.

Giovane con la testa, il braccio destro e parte della gamba destra mancanti. La postura del braccio destro, che era portato alla bocca, si riconosce guardando con attenzione la parte superiore del petto. Il busto si restringe leggermente all’altezza della vita; la pancia è tondeggiante. Nonostante la scultura sia di piccola taglia, le sue forme sono rese in maniera pregevole. La figura, alta 2,4 centimetri, è in faience smaltata di colore blu. Si data all’Antico Regno100.

Giovane seduto su una spessa base quadrangolare. La mano destra è portata alla bocca, il gomito è appoggiato sul ginocchio destro e la mano sinistra sul ginocchio sinistro. Dettagli come orecchie, naso e occhi sono appena visibili. Il corpo è tondeggiante con il ventre fortemente sporgente. Il membro maschile è messo in evidenza. La figura, alta 5,8 centimetri, è in calcare. Si data al periodo compreso tra l’epoca protostorica e gli inizi dell’Antico Regno101.

99 DREYER 1986, tav. 21, nr. 82 100 DREYER 1986, tav. 21, nr. 83 101 DREYER 1986, tav. 16, nr. 39

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Giovane accovacciato su una base adesso mancante. La mano sinistra abbraccia la gamba sinistra appena sotto il ginocchio. La testa è ornata da lunghi capelli che arrivano alle orecchie. I tratti del volto sono resi in maniera poco chiara; il corpo, comprensivo di braccia e gambe, è minuto in rapporto alla testa. Il membro maschile è chiaramente esposto. La figura, alta 6,4 centimetri, è in faience smaltata di colore blu chiaro con capelli smaltati di colore nero. Si data al periodo compreso tra l’epoca protostorica e gli inizi dell’Antico Regno102.

Giovane accovacciato su una base. La mano destra è portata al mento: probabilmente essa era inizialmente portata alla bocca ed è arretrata durante la modellazione. La mano sinistra tiene la gamba sinistra appena sotto il ginocchio. La testa ha corti capelli e le orecchie sono indicate in maniera abbastanza grezza. I dettagli del volto, invece, sono chiaramente indicati. Il busto nel complesso è un po’ corpulento. Il membro maschile è chiaramente indicato. La figura, alta 6,0 centimetri, è in faience smaltata di colore verde chiaro; i capelli sono smaltati di colore nero. Si data al periodo compreso tra l’epoca protostorica e gli inizi dell’Antico Regno103.

Giovane seduto con la gamba sinistra piegata verso l’interno, che poggia su una base rotonda spezzata sulla parte destra e dalla quale al centro tra le gambe spunta una piccola sporgenza elicoidale. Il corpo è leggermente piegato in avanti. Il gomito destro è posato sul ginocchio destro. L’indice della mano destra è portato alla bocca, mentre la mano sinistra è adagiata sul polpaccio. La testa ha corti capelli, i tratti facciali e le orecchie sono resi in maniera molto dettagliata, così come le dita delle mani e dei piedi. L’ombelico e il membro maschile, visibile al di sopra del piede sinistro, sono anch’essi indicati con chiarezza. Le proporzioni nel complesso sono molto equilibrate. La figura, alta 7,2 centimetri, è in faience smaltata di colore verde chiaro; i capelli sono smaltati di colore nero. Si data agli inizi dell’Antico Regno104.

102 DREYER 1986, tav. 22, nr. 84 103 DREYER 1986, tav. 22, nr. 85 104 DREYER 1986, tav. 22, nr. 86

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Giovane acefalo seduto su una spessa base; la gamba destra è piegata verso l’interno. La mano destra è portata alla bocca mentre quella sinistra è poggiata sul ginocchio sinistro. L’esecuzione delle forme è ben fatta, come anche la resa dei dettagli delle dita delle mani e dei piedi e dell’ombelico nel ventre rigonfio. Il membro maschile, sopra il piede destro, è chiaramente distinguibile. La figura, alta 3,9 centimetri, è in faience smaltata di colore blu chiaro. Si data agli inizi dell’Antico Regno105.

Giovane accovacciato su una piccola base. La mano destra è portata alla bocca; il gomito sinistro poggiato su ginocchio sinistro e la mano sinistra è portata all’orecchio sinistro. La testa ha lunghi capelli che arrivano all’altezza delle orecchie. La zona della bocca è molto gonfia, ciò è probabilmente dovuto a difetti di fabbricazione. La parte inferiore del corpo è sproporzionata con gambe più esili delle braccia. Il membro maschile è solo accennato. La figura, alta 7,3 centimetri, è in faience smaltata di colore blu con capelli smaltati di colore nero. Si data al periodo compreso tra l’epoca protostorica e gli inizi dell’Antico Regno106.

Giovane seduto su una base rotonda. La testa ha corti capelli, i tratti del volto sono appena visibili. La mano destra è portata alla bocca, la mano sinistra sull’orecchio sinistro. La gamba destra, poggiata per terra, è piegata con il piede rivolto verso l’interno. Le proporzioni sono mantenute in maniera buona. Il membro maschile non è evidenziato. La figura, alta 6,0 centimetri, è in faience smaltata di colore blu; i capelli sono smaltati di colore nero. Si data agli inizi dell’Antico Regno107.

105 DREYER 1986, tav. 22, nr. 87 106 DREYER 1986, tav. 22, nr. 88 107 DREYER 1986, tav. 23, nr. 89

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Giovane acefalo semi inginocchiato su una base. La mano destra è portata alla bocca; il gomito destro è poggiato sul ginocchio destro; la mano sinistra è poggiata sulla parte sinistra del petto all’altezza del seno. Anche se la resa delle forme è abbastanza poco curata, sono mantenute le proporzioni. Il membro maschile è appena accennato. La figura, alta 5,8 centimetri, è in faience con uno smalto molto poroso di colore blu chiaro. Si data al periodo compreso tra l’epoca protostorica e gli inizi dell’Antico Regno108.

Giovane acefalo stante con la mano destra portata alla bocca e il braccio sinistro disteso lungo il fianco. Le forme sono rese in maniera accurata, inoltre sono rispettate le proporzioni. Il sesso maschile è distintamente visibile. I piedi sono mancanti. La figura, alta 6,0 centimetri, è in faience smaltata di colore verde e si data all’epoca protostorica109.

Giovane stante con la mano destra portata alla bocca e il braccio sinistro disteso. Ha una testa con delle orecchie molto sporgenti; i lineamenti del viso sono ben distinguibili. Il sesso è chiaramente evidenziato. Nonostante le piccole dimensioni le forme sono eseguite in maniera incredibilmente dettagliata. La figura, alta 2,8 centimetri, è in faience smaltata di colore blu chiaro; i capelli sono smaltati di colore nero. Si data al periodo compreso tra l’epoca protostorica e gli inizi dell’Antico Regno110.

108 DREYER 1986, tav. 23, nr. 90 109 DREYER 1986, tav. 19, nr. 65 110 DREYER 1986, tav. 19, nr. 67

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Giovane stante con la mano destra portata alla bocca e il braccio sinistro piegato verso l’interno all’altezza della vita. La testa è resa in maniera accurata con i dettagli del viso ben eseguiti. Il petto e gli arti superiori sproporzionati sono più piccoli rispetto agli ampi fianchi e agli arti inferiori. Il membro maschile è chiaramente evidenziato. La figura, alta 6,4 centimetri, è in faience smaltato di colore verde: i capelli e i peli pubici sono smaltati di colore nero. Si data al tempo della prima unificazione del regno111.

111 DREYER 1986, tav. 19, nr. 69; G. Dreyer usa il termine “Reichseinigungzeit” probabilmente si riferisce

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Tell el-Farkha

Dal sito di Tell el-Farkha, località del Basso Egitto posta nel Delta centrale a circa 120 Km in direzione Nord-Est del Cairo, proviene un deposito particolare: una giara. Questa è stata rinvenuta in un edificio, probabilmente un santuario, localizzato sulla collina occidentale del sito, dove sorgevano il quartiere residenziale e quello cultuale. La giara, alta 23 centimetri, è totalmente decorata con piccoli punti impressi e, al centro, alcune incisioni elementari e schematiche raffiguranti due erbivori con corna, un esemplare maschio e uno femmina della stessa specie (forse gazzelle), un volatile (probabilmente uno struzzo) ed infine parte di una figura non identificabile.

Una piccola ciotola era posta come coperchio sulla giara, che al suo interno conteneva 62 manufatti. Circa la metà di questi erano figurine lavorate con avorio di ippopotamo e riproducevano creature fantastiche, animali vari, nani, uomini, prigionieri e donne.

Descrivo, adesso, in particolare, le statuette di due donne che tengono in braccio un neonato e quelle di due bambini nudi, accovacciati, che portano la mano destra alla bocca112.

Donna con un bambino tra le mani, su una base. La donna indossa una lunga tunica che le arriva fino all’altezza delle caviglie. Essa porta lunghi capelli che terminano a metà schiena. Il seno, di cui rimangono solo le forme, doveva essere molto prosperoso; il volto (anch’esso non conservato) doveva essere reso in maniera schematica; il braccio destro è mancante, e con il sinistro tiene un bambino. Questi è raffigurato completamente nudo, ha una testa tonda con grandi orecchie a sventola. La resa del volto non è dettagliata e il braccio sinistro piegato poggia sul petto. L’intera figura è alta 4,7 centimetri113.

112 CIAŁOWICZ 2009, pp. 84-97 113 CIAŁOWICZ 2009, p. 111, fig. 21

(44)

Donna e bambino seduti su una portantina ovale composta da quattro evidenti segmenti orizzontali. La donna, di cui è visibile solamente il mezzobusto, è avvolta in un mantello, i cui bordi sono visibili all’altezza del collo. Le forme del corpo sono rese in maniera abbastanza schematica. Dal volto gravemente danneggiato si evincono gli occhi a mandorla, uno stretto e angusto naso e le labbra; i capelli, che probabilmente terminavano all’altezza della spalla, sono divisi da una riga al centro. La donna tiene sulle ginocchia un bambino anch’esso reso molto schematicamente: forse indossava un mantello e teneva le mani strette al petto. I tratti del viso del bambino non sono chiari. L’intera composizione è alta 4,1 centimetri114.

I fanciulli, anche se mostrano una corporatura differente, sono ritratti abilmente. Essi sono nudi, in posizione accovacciata, tengono la mano sinistra poggiata sul ginocchio sinistro e la mano destra è portata alla bocca.

Bambino slanciato, accovacciato con le ginocchia leggermente divaricate verso l’esterno. I piedi, uniti al centro, sono ben modellati. I lineamenti del volto sono ben distinguibili, l’attaccatura dei capelli è ben evidenziata da una linea, gli occhi tagliati diversamente sono grandi e a mandorla con le pupille chiaramente indicate, le orecchie sono grandi e sporgenti, la bocca è larga e spessa, il naso è leggermente tondeggiante. La mano sinistra con dita sproporzionatamente lunghe e sottili, è poggiata sul ginocchio sinistro mentre la mano destra, solo in parte conservata è portata alla bocca. La figura è alta 8,4 centimetri115.

114 CIAŁOWICZ, K. M., 2009, p. 112, fig. 22 115 CIAŁOWICZ 2009, p. 113, fig. 23

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Bambino molto robusto, leggermente ricurvo in avanti. La testa è abnorme con tratti del viso evidenti. I capelli sono messi in risalto, gli occhi sono grandi e a mandorla; le enormi orecchie sporgono in maniera innaturale, la bocca è larga e spessa, il naso grande, largo e spesso; il braccio sinistro è appoggiato sulla coscia sinistra, il gomito destro è poggiato quasi sul ginocchio destro, la mano destra è portata al mento, il membro maschile è ben visibile. La figura è alta 4,1 centimetri.116

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Contesto funerario

Statuette raffiguranti immagini tipiche di infanti nudi, accovacciati e nel caratteristico gesto di portare la mano alla bocca, sono state rinvenute anche all’interno di un corredo funerario nel complesso cimiteriale di Helwan.

Helwan

Helwan è un sito del Basso Egitto posto lungo la riva est del fiume Nilo, pochi chilometri a nord di Saqqara. Durante la V campagna di scavo117 effettuata dalla “Royal

Excavations”, nella zona cimiteriale è stata rinvenuta intatta una sepoltura rettangolare tagliata nella ghiaia. La tomba catalogata “597 H5” era orientata in direzione Nord-Sud, per una lunghezza di 140 centimetri, con una larghezza di 90 centimetri e una profondità di 80 centimetri. Il bambino ivi deposto era disteso sul fianco sinistro in posizione semi-contratta all’interno di una bara in legno della quale rimangono soltanto poche tracce, e volgeva lo sguardo verso occidente. Attorno al corpo erano disposti gli oggetti che componevano il corredo funerario. Questi hanno permesso di datare la sepoltura intorno alla fine della I dinastia.118

Tra la suppellettile, nell’angolo nordorientale della bara, erano deposte due figurine di infanti119.

Giovane nudo e accovacciato, porta la mano destra alla bocca e tiene la sinistra poggiata sul ginocchio sinistro. La testa è molto rovinata con delle grandi orecchie sporgenti, i dettagli del volto sono appena visibili. La figura è in avorio120.

Giovane accovacciato, porta la mano destra alla bocca e tiene poggiata la sinistra sul ginocchio sinistro. La figurina, molto frammentata e di dimensioni ridotte, è anch’essa in avorio121.

117 Svoltasi dall’11 Novembre 1946 al 31 Maggio 1947, sotto la direzione di Z. Y. Saad, 118 BAUMGARTEL 1968 p. 10

119 SAAD 1951, pp. 34-36

120 SAAD 1951, tavv. XLI D; XLII a fig. B; XLII b fig. B 121 SAAD 1951, tav. XLI C

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Conclusioni

Analizzando le diverse attestazioni sopra riportate alcuni interrogativi e svariate considerazioni sorgono spontanee.

Esiste una relazione tra il “Main Deposit” di Hierakonpolis, la “Camera M69” di Abido, la giara di Tell el-Farkha, la favissa di Elefantina e la sepoltura di Helwan?

Il ritrovamento di Helwan è l’unico esempio, finora conosciuto, di statuette raffiguranti bambini ritrovate tra la suppellettile di un corredo funerario. Sebbene una sepoltura abbia un valore completamente diverso rispetto alla concezione e ai valori che gli egiziani attribuivano ad un tempio, è tuttavia possibile, notare che le statuette ritrovate all’interno della sepoltura sono tipologicamente uguali a quelle ritrovate nelle diverse favisse. Infatti anche se non esiste una relazione diretta, si può notare che i vari depositi, sebbene completamente diversi tra loro da un punto di vista tipologico (un deposito, una stanza, una giara, una fossa di fondazione) in realtà hanno la medesima destinazione d’uso: tutti sono stati concepiti per conservare manufatti, destinati al tempio, ormai desueti o che avevano semplicemente adempiuto lo scopo per il quale erano stati creati. Si potrebbe ritenere che presso gli antichi egizi, in questo periodo, era diffusa la tradizione religiosa di collocare piccoli oggetti in quei luoghi che erano ritenuti sacri, come santuari locali, templi o anche sepolture. Distinzioni stilistiche e iconografiche confermano l’esistenza di varianti locali, e probabilmente gli oggetti ritrovati, nonostante le somiglianze visibili per stile e soggetti raffigurati, sono stati prodotti da differenti scuole artigiane sparse per tutto l’Egitto nei pressi dei luoghi di culto122.

L’offerta di oggetti votivi al tempio e dunque alla divinità è una pratica propria dell’uomo egiziano. Questa usanza si sviluppò per un arco di tempo di diversi secoli per poi non essere più attestata a partire dall’Antico Regno, quando emerge una nuova teologia statale ufficiale secondo la quale le offerte potevano essere concesse nominalmente soltanto dal faraone123. Ma essa continua, in alcuni contesti localizzati al di fuori dalla Valle del Nilo – ad esempio presso il santuario di Hathor a Gebel Zeit, sulla costa del Mar Rosso –, ad essere ancora praticata da parte del popolo egizio, durante il Medio Regno e il Secondo Periodo Intermedio, per dimostrare la loro dedizione alla dea tramite l’usanza di

122 CIAŁOWICZ 2009, p. 97

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