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Academic year: 2021

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Materiali di Estetica, N. 5.2, 2018. Pagina 1

Premessa - Parole Dette a “Nessuno”

di Stefano Raimondi

stefano.raimondi@mimesisedizioni.it

I poeti sono creatori di parole “salvate” dal linguaggio comune e inserite in un contesto “altro” che diventa “luogo”, che diventa “spazio” ospitale per un “tu”, al quale rivolgersi per incominciare un “ascolto”. Questo tragitto si compie per “attenzione” e “passione” e tra questa e quella, è la disponibilità del “dire” che si concretizza in lingua e linguaggi.

La poesia è una partitura dialogica; è una lingua dei mittenti, di coloro che innescano una perpetua partenza posta in “attesa”.

La poesia pone in attesa: pone domande!

È un dispositivo che, dall’esperienza, innerva nel linguaggio, un rimando continuo verso un destinatario riconoscibile per “riconoscimento”. La scrittura diventa una traccia/soglia dalla quale sporgere/azzardare un dialogo nel quale, la verità – come autenticità – e la giustizia – come onestà – diventano poli attrattivi e, nel contempo, interrogativi di un procedere percettivo particolare, sempre posto in uno stato di allerta.

La scrittura mette alla prova le prove, solleva mediante le parole “acute”, il derma dell'indifferenza, immettendoci in un territorio che ha la mappatura emotiva dell'intenzione al vivere.

Le parole dei poeti non giungono da nessuna parte: esse aprono, come diceva Paul Celan, vie creaturali d'esistenze cariche di drammi, di tragedie, di paure, scegliendo il tragico come orizzonte sul quale proiettare la parte ingiustificata di un sé disposto a parlare: a dire!

Ma chi è l’ultimo a parlare?

La poesia ha in sé un carattere testimoniale: giunge là dove il silenzio e la rinuncia finiscono di incominciare. Essa chiama in udienza; pone e dispone una deposizione oculare – perché vista, perché patita dell’esperienza.

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Materiali di Estetica, N. 5.2, 2018. Pagina 2

In questa breve antologia di poeti chiamati a “testimoniare” con le proprie poesie ad una richiesta fatta, lasciano in queste pagine decantare una loro riflessione, portando in nuce una visione o semplicemente dei “punti di vista” condivisibili, ospitali.

Non è Dio il loro personaggio principale, ma una domanda che trascende l’umano per l’umano.

La morte, la rinuncia, il peso della solitudine, la trivialità del vero sono pietre angolari sui quali posizionare gli strumenti per una rivelazione.

L’apertura conduce nell’ovunque e questa transumanza di spiriti e di corpi/parole trovano, nei loro tentativi umani, una direzionalità: cercano un meridiano.

Ma queste direzioni mappano, tracciano, espongono paesaggi, incontri, vedute mai staccate dal loro reale, dai loro immediati dintorni nella fiducia che la stretta di mano possa accadere.

Ma a chi?

I poeti chiamano per nome l’indicibile e da questo appello continuo “Nessuno” risponderà.

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