I
INDICE
INTRODUZIONE ... IV
CAPITOLO 1: ANALISI TECNICA DEI MERCATI FINANZIARI ... 1
1.1 Presupposti dell’analisi tecnica ... 2
1.1.1 Il mercato sconta tutto ... 2
1.1.2 I prezzi si muovono dentro un trend ... 2
1.1.3 La storia si ripete ... 3
1.2 La teoria di Dow ... 3
1.2.1 I principi fondamentali della teoria di Dow ... 3
1.2.2 Il ciclo teorico di Dow ... 5
1.2.3 Critiche alla teoria di Dow ... 7
1.3 Definizione di trend ... 8
1.3.1 Trend line e return line ... 9
1.3.2 Supporti e resistenze ... 10
1.3.3 I ritracciamenti... 12
1.3.4 Stop loss e profit target ... 12
1.4 Analisi grafica ... 13
1.4.1 Configurazioni di inversione ... 14
1.4.2 Configurazioni di consolidamento ... 17
1.4.3 I triangoli e i rettangoli ... 18
1.5 Candlestick ... 20
1.5.1 Storia e utilizzo dei candlestick ... 20
1.5.2 I candlestick di base ... 20
1.5.3 Pattern di inversione ... 21
1.5.4 Pattern di consolidamento ... 26
CAPITOLO 2: INDICATORI TECNICI: LE BANDE DI BOLLINGER E LE MOVING AVERAGE ENVELOPES... 28
2.1 Indicatori tecnici ... 28
2.1.1 Indicatori di trend ... 28
2.1.2 Indicatori di volume ... 31
2.1.3 Oscillatori ... 32
2.2 Le Moving Average Envelopes ... 43
2.2.1 Costruzione matematica delle Envelopes ... 44
2.2.2 Segnali operativi ... 45
2.2.3 Le envelopes e gli oscillatori ... 46
II
2.3.1 Costruzione matematica delle bande di Bollinger ... 48
2.3.2 I parametri delle bande di Bollinger ... 49
2.3.3 Gli indicatori delle bande di Bollinger ... 51
2.4 I pattern delle bande di Bollinger ... 53
2.4.1 I minimi tipo W ... 53
2.4.2 I massimo tipo M ... 54
2.4.3 Camminare sulle bande ... 55
2.4.4 The squeeze ... 57
2.5 Metodi operativi ... 58
2.5.1 Metodo I: il breakout della volatilità ... 58
2.5.2 Metodo II: seguire il trend ... 60
2.5.3 Metodo III: le inversioni ... 61
2.6 Un utilizzo atipico delle Bande di Bollinger ... 62
CAPITOLO 3: COMPARAZIONE TRA LE MOVING AVERAGE ENVELOPES, LE BANDE DI BOLLINGER E UN UTILIZZO ATIPICO DELLE BANDE DI BOLLINGER ... 64
3.1 Come prelevare i dati storici delle quotazioni dei titoli ... 64
3.1.1 Caricamento dati storici delle quotazioni su MATLAB da Yahoo Finanza ... 64
3.1.2 Caricamento dati storici delle quotazioni su MATLAB tramite Datafeed Toolbox ... 66
3.1.3 Caricamento dati storici delle quotazioni attraverso l’applicazione Financial Time Series di MATLAB ... 68
3.1.4 Caricare una serie storica con l’utilizzo del comando Fints() ... 69
3.2 Disegnare i grafici delle serie storiche ... 70
3.2.1 Grafico lineare ... 71
3.2.2 Grafico a barre ... 72
3.2.3 Grafico a candele ... 74
3.3 Calcolare e disegnare le Moving Average Envelopes in MATLAB ... 75
3.3.1 Costruzione in MATLAB delle Moving Average Envelopes ... 76
3.3.2 Costruzione del grafico relativo ai prezzi di chiusura e le Moving Average Envelopes ... 77
3.4 Calcolare e disegnare le bande di Bollinger in MATLAB ... 79
3.4.1 Costruzione in MATLAB delle bande di Bollinger ... 79
3.4.2 Costruzione del grafico relativo ai prezzi di chiusura e le bande di Bollinger ... 80
3.4.3 Calcolare gli indicatori %b e BBW e costruirne il grafico ... 84
3.5 Calcolare e disegnare una variante delle bande di Bollinger in MATLAB ... 88
3.5.1 Costruzione in MATLAB delle bande di Bollinger atipiche ... 88
3.5.2 Disegnare le bande di Bollinger atipiche ... 89
3.6 Comparazione delle strategie operative ... 91
III
3.6.2 Calibrazione parametri bande di Bollinger ... 96
3.6.3 Calibrazione bande di Bollinger atipiche ... 102
3.6.4 Risultati delle strategie adottate ... 104
CONCLUSIONI ... 106
BIBLIOGRAFIA... 107
IV INTRODUZIONE
Un buon investimento è sempre seguito da un’analisi di mercato utile a far capire che strumenti utilizzare e che strategia scegliere. Esistono molti indicatori tecnici con il quale un investitore può operare sul mercato, tra questi ci sono anche le Moving Average Envelopes e le bande di Bollinger. Questi due indicatori sono molto utilizzati dagli investitori per la loro facilità di riuscir a far percepire quando l’andamento dei prezzi genera un segnale di acquisto o di vendita di un indice o di un titolo. Il loro utilizzo deve comunque essere accompagnato da altri indicatori tecnici che potranno fornire informazioni aggiuntive a quelle degli indicatori utilizzati. L’obiettivo principale di questa tesi è comparare tre diversi strumenti tecnici (MAE, bande di Bollinger e uno indicatore da noi costruito) sull’andamento di alcuni indici di mercato. L’efficienza di questi strumenti finanziari varierà a seconda della calibrazione che l’investitore sceglierà per ognuno di essi. I parametri solitamente dovranno variare in relazione al periodo di investimento che intendiamo fare, se di breve o di lungo periodo. In questa analisi utilizzeremo varie calibrazioni per ogni strumento e calcoleremo il tasso di rendimento annuo senza considerare i costi di transazione. Il lavoro sarà svolto interamente sul software MATLAB che permette la costruzione degli indicatori stessi e dei grafici relativi all’andamento dei prezzi. La seguente tesi è suddivisa in tre capitoli. Nel primo capitolo sarà descritto il significato e la funzione dell’analisi tecnica, cioè l’analisi dei mercati con lo scopo di individuare la dinamica dei prezzi, ovvero per capire quale sarà l’andamento del trend dei prezzi e quando avremo inversioni del trend. Questo sarà fondamentale per riuscire a capire quali possono essere i momenti in cui è profittevole acquistare (entrare nel mercato) o vendere (uscire dal mercato) un indice o un titolo nel mercato (funzione di timing). Verrà spiegata la teoria del ciclo di Dow e verranno poi descritte alcune configurazioni grafiche, di inversione e di consolidamento del trend, con i vari metodi di analisi grafica. Nel secondo capitolo, dopo una descrizione dei principali indicatori tecnici utilizzati dagli analisti, focalizzeremo la nostra attenzione sui tre indicatori sopra citati. Illustreremo per ogni indicatore quali sono le funzioni, come poterlo costruire e quali sono i segnali grafici che possiamo ottenere grazie ad essi. Tutti e tre gli indicatori sono basati su delle bande, una superiore e una inferiore, che racchiudono l’andamento dei prezzi del titolo. Queste bande sono calcolate utilizzando la media mobile dei prezzi spostata, sia in alto che in basso, attraverso dei parametri. Il movimento dei prezzi potrà in alcuni momenti non restare nel canale costruito, in questo caso avremo dei segnali di acquisto o di vendita generati dagli indicatori. Per le bande di Bollinger verranno costruiti anche altri due indicatori che derivano proprio da esse, il %b e il BandWidth, utili per cogliere meglio i segnali generati dal mercato. Nel terzo ed ultimo capitolo, illustreremo tutto il processo per effettuare l’analisi di mercato sopra citata. Per iniziare sarà illustrato come
V poter importare i dati delle serie storiche da un sito web in MATLAB, successivamente sarà illustrato tutto il procedimento di costruzione degli indicatori e dei rispettivi grafici. Dopo aver costruito tutti gli indicatori utili e aver disegnato i grafici delle serie storiche con gli opportuni indicatori, passeremo all’individuazione dei segnali ed al calcolo del tasso annuo di rendimento per ogni indice considerato utilizzando le varie strategie. Questa comparazione tra strategie operative di vari indicatori tecnici sarà fatta prendendo in considerazione le serie storiche dal 1/1/2012 al 31/12/2016 dei seguenti indici: DAX 30 (Germania), Nikkei 225 (Giappone), CAC40 (Francia), Hang Seng Index (Hong Kong) e Taiwan Capitaization Weighted Stock Index (Taiwan).
1 CAPITOLO 1: ANALISI TECNICA DEI MERCATI FINANZIARI
Uno dei primi manuali classici sull’argomento afferma che: “l’analisi tecnica è la scienza che riporta, solitamente in forma grafica, l’effettiva cronologia delle contrattazioni per un titolo od un indice, e poi deriva da quella particolare rappresentazione la probabile evoluzione futura”1.
L’analisi tecnica è lo studio dell'andamento dei prezzi dei mercati finanziari nel tempo, che ha lo scopo di prevederne le tendenze future, utilizzando metodi grafici e statistici. Essa deriva dalla convinzione che il mercato azionario segua delle tendenze determinate dai comportamenti mutevoli degli investitori, con riguardo a una serie di fattori economici, monetari, politici e psicologici.
L’arte dell'analisi tecnica è quindi quello di identificare un cambiamento di tendenza rispetto ad uno stadio iniziale, mantenendo una posizione di investimento fino a quando non vi sia prova che la tendenza stessa si sia di nuovo invertita. Gli investitori che la applicheranno avranno un'operatività nettamente differente da quelli che invece applicheranno una più semplice e comune tecnica chiamata buy and hold ("cassettista"), che, al contrario delle tecniche utilizzate dal trader, si basa sull’acquisto e immobilizzazione della posizione per un lungo periodo.
La differenza tra l’analisi tecnica e l’analisi fondamentale riguarda sia gli strumenti utilizzati che gli obiettivi che si prefiggono, infatti l’analisi tecnica si basa sullo studio delle forze economiche della domanda e dell’offerta che causano il movimento dei prezzi, mentre l'analisi fondamentale si occupa di stabilire il valore economico di un titolo in base alle caratteristiche economico-finanziarie intrinseche della società cui fa riferimento. Dal confronto tra il valore economico del titolo (VE) ed il prezzo di mercato (P), l'analista farà le sue scelte di investimento, dato che nel lungo periodo le quotazioni tenderanno al valore economico. Infatti, se VE>P bisogna acquistare il titolo poiché esso è sotto-prezzato dal mercato e quindi nel futuro il prezzo aumenterà per riallinearsi al VE; al contrario, se VE<P dato che il titolo è sovra-prezzato bisognerà venderlo poiché nel lungo periodo il prezzo diminuirà per riallinearsi al VE.
La funzione dell'analisi fondamentale quindi è quella di selection del titolo, ovvero consigliare al trader quali sono i titoli da comprare o vendere, mentre la funzione dell'analisi tecnica è quella di timing, ovvero consigliare al trader quando è il momento giusto per entrare o uscire dal mercato, in quanto studia l'andamento dei trend borsistici
1 In Edwards e Magee (1957): “Technical analysis is the science of recording, usually in graphic form, the actual history of trading in a certain stock or in the averages and then deriving from that pictured history the probable future trend”.
2 con la finalità di individuare in quale punto del ciclo siamo e quindi capire come si muoverà il mercato.
1.1 Presupposti dell’analisi tecnica
L’analisi tecnica si basa su 3 presupposti: - Il mercato sconta tutto
- I prezzi si muovono dentro un trend - La storia si ripete
1.1.1 Il mercato sconta tutto
L’analista si muove nella convinzione che nei prezzi di borsa siano già incorporati tutti quei fattori di tipo fondamentale, politico, psicologico ecc., che ne hanno determinato l’andamento.
Quello che in generale gli analisti asseriscono è che il movimento dei prezzi è determinato dal cambiamento della quantità di domanda e di offerta dei titoli sul mercato: se abbiamo un aumento della domanda rispetto all’offerta (D>O) il prezzo del titolo dovrebbe aumentare, e se viceversa abbiamo un aumento dell’offerta rispetto alla domanda (O>D) la quotazione del titolo dovrebbe scendere; questa stessa teoria è alla base di tutte le previsioni economiche fondamentali.
In conclusione, per l’analista tecnico se i prezzi salgono, per una qualsiasi ragione, la domanda è superiore all’offerta ed i fondamentali sono rialzisti e viceversa.
Per mezzo dello studio dei grafici, supportati da indicatori tecnici, gli analisti riescono a capire quale direzione il mercato intende prendere, senza dover analizzare le motivazioni esterne al prezzo stesso.
1.1.2 I prezzi si muovono dentro un trend
Questo presupposto si basa sull’assunzione che l’andamento del trend borsistico è ciclico. L’analista deve riuscire ad identificare il trend, sin dai suoi primi movimenti, per poter investire nella sua direzione primaria, poiché è più facile che esso abbia un andamento continuo piuttosto che una brusca inversione.
In conclusione si può affermare che il trend è destinato a perseguire nella sua direzione fino a che non mostri chiari segni di inversione.
3
1.1.3 La storia si ripete
Nell’analisi tecnica lo studio delle configurazioni e del movimento di mercato deve avvalersi anche dello studio della psicologia umana perché a fronte di situazioni analoghe, gli investitori si comportano in modo analogo. Dato che dal comportamento degli investitori deriva il prezzo, si può prevedere l’andamento del prezzo nel tempo e possiamo affermare che per riuscire a capire l’andamento del mercato futuro dobbiamo prima studiarci l’andamento passato.
1.2 La teoria di Dow
Charles Dow è stato un giornalista vissuto negli Stati Uniti tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento che ha sviluppato una teoria sui mercati ancora valida a oltre cento anni dalla sua formulazione.
Charles Dow, celebre per essere stato il cofondatore della società Dow Jones and Company, con Edward jones e Charles Bergstresser, e del Wall Street Journal (che si affermò nel tempo come uno dei più importanti quotidiani finanziari al mondo), ha sviluppato nei primi anni del secolo scorso una serie di postulati osservando il cambiamento dei prezzi in un grafico. Su questi studi si è fondato l’intero concetto di analisi tecnica e ancora oggi tali idee vengono applicate da chi investe in borsa.
Inventò anche il famoso indice Dow Jones Industrial Average (DJIA) in seguito ai suoi studi e ricerche sui movimenti del mercato.
I punti cardine della teoria di Dow sono stati successivamente ampliati da Robert Rhea e William Hamilton e sono diventati le basi di studio per qualsiasi trader di Wall Street. Tali concetti uniscono complessi calcoli matematici alla psicologia del mercato, che è ciclico e vive di periodi che si alternano in modo identico nel corso della Storia.
Robert Rhea, nel suo libro “The Dow Theory”, esprime i concetti di questo tipo di analisi partendo dall’ assioma che per avere successo è necessario rispettare questo metodo integralmente e senza riserve.
1.2.1 I principi fondamentali della teoria di Dow
Il lavoro di Dow fu applicato agli indici di mercato che lui aveva creato, benché la maggior parte dei concetti di analisi formulati sono estendibili a tutti gli indici. I sei principi della teoria sono:
1) Gli indici scontano tutto: “La somma e la tendenza delle transazioni di borsa rappresentano la somma delle conoscenze del passato, prossimo e remoto, applicata
4 allo sconto del futuro. Non è necessario, come fanno alcuni statistici, aggiungere agli indici elaborate compilazioni di numeri indici dei prezzi all’ingrosso, compensazioni bancarie, fluttuazioni di borsa, volume del commercio interno o estero. Wall Street prende in considerazione tutti questi aspetti.”2 Questo principio, menzionato
precedentemente, viene riproposto allo stesso modo anche per gli indici.
Ogni fattore, che riguarda la domanda e l'offerta, deve essere riflesso negli indici di borsa, ad esclusione di tutto quanto non è prevedibile (es. terremoti, calamità naturali, eventi straordinari). In pratica gli indici azionari (così come le azioni) incorporano e riflettono velocemente tutte le informazioni.
2) Il mercato ha tre trend: innanzi tutto è necessario chiarire la definizione di trend data da Dow. Può considerarsi uptrend un andamento crescente di massimi e minimi successivi, viceversa, si può definire downtrend un andamento decrescente di massimi e minimi successivi.
Dow divise i trend in tre categorie: il movimento primario (nel lungo periodo), il movimento secondario (nel medio periodo) e il movimento minore (nel breve periodo). Il movimento primario è la tendenza principale a lungo termine, generalmente dura da meno di un anno a diversi anni; esso può essere un mercato bullish (toro), cioè al rialzo (massimi e minimi crescenti) o un mercato bearish (orso), cioè al ribasso (massimi e minimi decrescenti). Il movimento secondario, o intermedio, è la correzione del trend primario che ha solitamente una durata che varia dalle tre settimane ai tre mesi. Il ritracciamento solitamente ricade in un'area compresa tra 1/3 e 2/3 del l'ampiezza del trend precedente (frequentemente è il 50%). Il movimento minore o di breve periodo, ha una durata di meno di tre settimane e rappresenta le fluttuazioni più brevi del trend primario o secondario.
3) Il trend si suddivide in tre fasi: la prima fase riguarda l’accumulo, ovvero dove solo le "mani forti" investono; la seconda fase ovvero la partecipazione del pubblico, dove c'è un ritorno nella fiducia del mercato; infine la terza fase che riguarda la distribuzione, quando tutti investono nel momento di euforia del mercato e le "mani forti" vendono alle “mani deboli”. Tale divisione è nota come il ciclo teorico di Dow.
4) Gli indici si devono confermare a vicenda: Dow faceva riferimento agli indici DJIA e DJTA e sosteneva che entrambi dovevano dare la stessa indicazione (rialzista o ribassista) per confermare l’andamento del settore. Per Dow nessun segnale rialzista/ribassista poteva verificarsi se entrambi gli indici non fornivano la stessa indicazione.
5) Il volume deve confermare il trend: il volume deve espandersi nella direzione del movimento primario. Se il trend è rialzista allora il volume dovrebbe aumentare quando
5 i prezzi salgono e diminuire quando scendono; viceversa, in un trend ribassista esso dovrebbe aumentare quando i prezzi scendono e diminuire quando questi salgono. 6) Un trend è in atto finché non si ha un segnale definitivo di inversione di tendenza: non è facile individuare segnali definitivi che definiscono un’inversione del trend, perché si potrebbe incorrere in falsi segnali (ritracciamenti). L’analista ha a disposizione alcuni strumenti tecnici (livelli di supporto/resistenza, medie mobili, configurazioni grafiche) per riuscire a capire in anticipo quando un trend è in fase di inversione; nonostante tutto le probabilità maggiori sono per la continuazione del trend. Dunque è importante saper distinguere fra una correzione del movimento secondario e il primo stadio di una nuova tendenza primaria di direzione opposta.
1.2.2 Il ciclo teorico di Dow
Dow con la sua teoria cercò di dare una spiegazione sul perché si formano i cicli nel mercato di borsa. I trend si manifestano in conseguenza alle scelte degli investitori: se la domanda di un determinato titolo supera l’offerta (D>O) il prezzo tenderà a salire, mentre, se la domanda di un titolo è inferiore all’offerta (O>D) il prezzo tenderà ad abbassarsi.
Per spiegare le scelte degli investitori Dow divise loro in due macro-categorie: le cosiddette “mani forti”, cioè gli investitori dotati di maggiore esperienza, conoscenza e capacità finanziarie (es. gli investitori istituzionali), e le cosiddette “mani deboli”, cioè gli investitori senza esperienza, conoscenza e capacità economica (es. gli investitori comuni). La principale differenza tra i due tipi di investitori risiede nel sapere quale è il valore economico del titolo cosi da poterlo confrontare con la quotazione del titolo data dal mercato; quindi le “mani forti” effettueranno le loro scelte di investimento su basi economiche, mentre, le “mani deboli”, non disponendo di tutte le informazioni necessarie, seguiranno il comportamento della massa, investendo nel mercato senza utilizzare basi economiche ma utilizzando carattere emotivo e poco razionale (euforia/paura).
Prima di spiegare le varie fasi che troviamo nel ciclo teorico di Dow occorre ricordare che se il prezzo è minore del valore economico (P<VE) il mercato sottostima il titolo, quindi conviene acquistarlo poiché le quotazioni nel lungo periodo aumenteranno; viceversa, se il prezzo è maggiore del valore economico (P>VE) il mercato sovrastima il titolo, perciò conviene venderlo in quanto nel lungo periodo il prezzo diminuirà.
Come possiamo vedere nella figura il ciclo di Dow inizia da un punto critico stabilito (massimo o minimo assoluto) e termina quando ritroveremo lo stesso punto critico a seguito di un’inversione di tendenza.
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Figura 1.1: Ciclo teorico di Dow
La prima fase che troviamo nel ciclo di Dow è la fase di accumulazione che ha inizio non appena il prezzo è inferiore al valore economico. In questa fase le “mani forti” iniziano a comprare gradualmente il titolo sotto-prezzato a discapito delle “mani deboli” che lo vendono. Il trend continuerà a decrescere perché l’offerta è sempre maggiore della domanda (D<O), anche se con velocità decrescente a causa dei piccoli flussi di domanda delle “mani forti”. Man mano che il prezzo scende, la quantità di domanda aumenta perché è più conveniente acquistare e quando la domanda eguaglia l’offerta (D=O), in A, si ha il punto di minimo. In questo punto di minimo un chiaro segnale che dovrà far capire alla “mano forte” che ci sarà un’inversione del trend in atto sarà l’aumento dei volumi di scambio; infatti quando i volumi di scambio hanno un trend opposto all’andamento dei prezzi (se i prezzi aumentano i volumi diminuiscono, o viceversa), si ha un segnale d’inversione del trend.
Dal minimo A inizia la fase di rialzo, in quanto la domanda è superiore all’offerta (D>O), che si divide in due fasi: da A a B il prezzo aumenta con velocità crescente, mentre da B a C il prezzo aumenta con velocità decrescente. Nella prima fase (dal punto A al punto B) le “mani forti” continueranno ad acquistare il titolo dal momento che il prezzo è ancora inferiore al valore economico, mentre, nella seconda fase (dal punto B al punto C), chiamata anche fase di distribuzione, le “mani forti” smetteranno di acquistare il titolo e inizieranno con gradualità la distribuzione del titolo alle “mani deboli” in quanto il prezzo del titolo supera il valore economico. Il punto B è un punto di flesso, ovvero dove cambierà la pendenza della fase di rialzo e dove si avrà D=O.
Nella fase di distribuzione le “mani deboli” compreranno il titolo a causa della loro emotività, infatti la loro strategia è quella di sfruttare l’aumento delle quotazioni del titolo, ovvero lo comprano ora per poi rivenderlo ad un prezzo maggiore. Tale strategia però è errata, in quanto il mercato sta sovra-stimando il titolo e data la ciclicità del trend seguirà un ribasso. Più le quotazioni salgono, più la crescita rallenta ed i volumi diminuiscono fino ad arrivare al punto di massimo C dove avremo D=O e una contraddizione tra il
7 trend dei prezzi, che sarà il aumento (anche se di lieve intensità), e il volume delle contrattazioni, che sarà in diminuzione.
Passato il top del ciclo e l’inversione di tendenza entriamo nella fase di ribasso che va dal punto C fino al punto E. Anche questa fase si può scomporre in due fasi: dal punto C al punto D si ha una caduta a picco dei prezzi (fase di panico) mentre dal punto D al punto E ritorniamo alla fase di accumulazione che darà vita all’inizio del ciclo successivo. Nella fase di panico si ha l’O>D e il prezzo del titolo è ancora sovra-prezzato dal momento che si trova sopra al livello del valore economico; per questo motivo il prezzo tende a “cadere su stesso” con velocità crescente fino al punto D. In questa fase infatti le “mani forti” non sono disposte a comprare il titolo mentre le “mani deboli” cercano di vendere il titolo trovando però poca domanda (crisi del fenomeno: i prezzi scendono e i volumi sono quasi nulli).
Nel punto D le quotazioni sono uguali al valore intrinseco del titolo.
In conclusione, per Dow il formarsi del ciclo borsistico dipende dal manifestarsi degli investimenti degli operatori che è funzione della distanza del prezzo rispetto al valore economico.
1.2.3 Critiche alla teoria di Dow
La critica più frequentemente mossa alla teoria di Dow è che essa non fornisce segnali di acquisto e di vendita tempestivi, in quanto tali segnali vengono forniti solo quando la tendenza è già in atto da parecchio tempo (si stima un 20-25% di ritardo rispetto ai punti di massimo o di minimo).
Questa critica non coglie certamente la vera essenza della teoria di Dow, che corrisponde alla volontà di mantenere un atteggiamento prudente nei confronti del mercato. Va precisato infatti che si tratta di un sistema operativo sulla tendenza di lungo periodo, che in quanto tale lavora con movimenti molto ampi; non è necessario dunque comprare ai minimi e vendere ai massimi per ottenere risultati soddisfacenti e quindi può risultare conveniente rinunciare a parte del guadagno per evitare di incorrere in frequenti e pericolose perdite causate da falsi segnali.
La seconda critica riguarda la funzione esclusiva di timing che aveva l’analisi tecnica in passato; successivamente infatti è stato introdotto il coefficiente β (indicatore tecnico) che permette all’analisi tecnico di assolvere in parte anche alla funzione di selection.
8 1.3 Definizione di trend
Individuare un trend e determinare la direzione di un particolare titolo è tutt’altro che ovvio e spesso è molto difficile. Prendendo un qualsiasi grafico dei prezzi si noterà senza troppi sforzi che questi non si muovono in linea retta verso una direzione, ma seguono piuttosto una serie di movimenti alti e bassi. Nell’analisi tecnica, è proprio il susseguirsi di massimi e minimi crescenti o decrescenti a costituire il trend direzionale.
Esistono sostanzialmente tre tipi di trend: Uptrend, trend rialzista;
Downtrend, trend ribassista;
Sideway Trend, trend in fase laterale.
In sostanza un uptrend, ovvero un trend rialzista, è rappresentato da una serie di massimi e minimi crescenti e per far sì che questo uptrend rimanga tale, ogni minimo successivo non dovrà scendere al di sotto dei minimi precedenti, altrimenti potremmo trovarci di fronte ad un’inversione.
Figura 1.2: Trend rialzista
Viceversa si ha un downtrend, ovvero un trend ribassista, quando l’andamento dei prezzi è formato da una serie di massimi e minimi decrescenti.
Figura 1.3: Trend ribassista
Se ci troviamo difronte ad un sideway trend, vuol dire che sul mercato c’è poco movimento, ovvero i picchi al ribasso e al rialzo si susseguono in una situazione poco definita. Un trend in fase laterale si chiama anche trend non definito.
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1.3.1 Trend line e return line
La trendline, o linea di tendenza, è uno degli strumenti più semplici utilizzati dagli analisti tecnici e consiste nel tracciare una retta teorica che tocca due punti (massimi o minimi) successivi. Nel caso in cui si ha un trend rialzista la trendline è costruita congiungendo due o più minimi crescenti (supporto dinamico al trend); invece, nel caso in cui si ha un trend ribassista allora la trendline è costruita congiungendo almeno due massimi decrescenti (resistenza dinamica).
Dato che una delle caratteristiche principali del trend è la sua continuità, una volta che abbiamo identificato una trendline esso tende a mantenere la direzione e l’inclinazione di quest’ultima. Fino a quando essa non verrà violata sarà utile per determinare le aree di acquisto o di vendita (vicino ai supporti o resistenze).
Per capire la validità di una trendline possiamo considerare due fattori: il numero di volte che è stata testata positivamente, ovvero quante volte il trend vi ha rimbalzato cambiando poi direzione, e l’ampiezza dell’arco temporale in cui si è protratta, ovvero una trendline che dura da mesi sarà più significativa di un’altra che dura da pochi giorni. Una perforazione della trendline può indicare un’inversione di tendenza del trend e per capire se la perforazione è un segnale significativo utilizzeremo dei filtri che vedremo nel prossimo paragrafo quando parleremo di supporti e resistenze.
La return line, è un altro strumento utilizzato dagli analisti congiuntamente alla trendline, infatti molte volte i prezzi fluttuano intorno a queste due linee parallele, che formano un
canale. In un uptrend, per costruire la return line dobbiamo congiungere i punti di
massimo, così si formerà un canale ascendente; in un downtrend invece, la return line sarà costruita unendo i punti di minimo, così si avrà un canale discendente.
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1.3.2 Supporti e resistenze
Come abbiamo già detto precedentemente i prezzi si muovono con una serie di massimi e minimi e la direzione di questi determina l’andamento del mercato; è necessario dare a questi massimi o minimi dei nomi appropriati e introdurre il concetto si supporto e di
resistenza.
I minimi o “punti di rimbalzo”, vengono chiamati supporti e indicano il livello nel quale l’interesse dei compratori diviene sufficientemente forte da superare la pressione dei venditori. In questo punto il ribasso si ferma e i prezzi ricominceranno a salire.
Al contrario la resistenza coincide con un precedente massimo e rappresenta un livello di prezzo del mercato in cui la pressione di vendita supera quella dei compratori, invertendo il rialzo. La resistenza è rappresentata da una linea ideale che il trend non tende a superare ma a rimbalzarci. Per quanto riguarda l’operatività sul mercato converrà comprare il titolo quando il prezzo si trova in prossimità del livello di supporto e venderlo quando il prezzo si trova in prossimità del livello della resistenza.
La significatività dei supporti e delle resistenze è dato dal numero di rimbalzi che avrà il trend su di esse.
Supporti o resistenze si definiscono "statiche" quando sono formate dall'unione di più punti del grafico a mezzo di una linea orizzontale. I livelli di prezzo che si determinano non cambiano col passare del tempo ma rimangono costanti, quindi i supporti e le resistenze statiche saranno rappresentate da linee parallele all'asse delle ascisse (che scandisce il tempo) che individuano un costante livello di prezzo sull'asse delle ordinate. Diversamente invece i supporti e le resistenze dinamiche rappresentano linee oblique e quindi livelli di supporto o di resistenza che variano al variare del tempo. Un supporto dinamico si può disegnare quando il grafico mostra minimi crescenti o decrescenti che cadono su una stessa linea obliqua, mentre una resistenza dinamica è la retta obliqua toccata più volte dai massimi del grafico.
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Figura 1.5: Supporto e Resistenza (dinamico e statico)
Per far sì che un trend al rialzo/ribasso continui, è necessario che ogni minimo/massimo successivo (livello di supporto/resistenza) sia sempre più alto/basso del precedente. Ogni rialzo/ribasso verso i massimi(resistenza)/minimi(supporto) dovrà superare il livello precedente. L’incapacità di superare una resistenza precedente in un mercato rialzista, o di rialzare un supporto precedente in un mercato ribassista, è un primo segnale che il trend sta per cambiare. Se un livello di supporto/resistenza dovesse essere violato, si avrà un’inversione di tendenza dal rialzo al ribasso, o dal ribasso al rialzo. Un livello di resistenza penetrato di un margine sufficiente, diventerà un supporto e viceversa. Come per le trendline, per valutare la significatività di una perforazione bisogna applicare dei filtri, i quali possono essere di due tipi: temporale e di distanza di prezzo.
Il filtro temporale serve per vedere se il trend mantiene la nuova linea di prezzo per le 2-3 sedute successive, nel caso contrario non viene rispettato; il filtro di distanza di prezzo serve invece per quantificare l’entità della perforazione, solitamente se raggiungere una certa percentuale stabilita (es. andare su/giù del 5%) si considera un segnale significativo.
Dall’unione di questi due filtri si valuta la significatività della violazione di un supporto/resistenza. Un altro parametro che si deve tenere in considerazione per fare una valutazione di questo genere è il volume. Nel caso di trend rialzista se la perforazione della resistenza è accompagnata da volumi crescenti, allora sarà significativa; in caso contrario, cioè se i volumi non aumentano bisogna andare cauti poiché potrebbe non esserci la forza per supportare il trend. Nel caso, invece, di un trend ribassista e di perforazione di un supporto, la presenza di volumi crescenti non è necessaria poiché il prezzo si può “avvitare” su sé stesso.
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1.3.3 I ritracciamenti
I prezzi non si muovono in modo costante e con andamento omogeneo ma attraverso un andamento “seghettato”, infatti tendono a ritracciare una certa percentuale del movimento precedente prima di riprendere la tendenza originaria.
Questi movimenti di correzione tendono a rispettare dei parametri percentuali fissi e si chiamano ritracciamenti.
Le percentuali di ritracciamento possono essere applicate a qualsiasi tipo di trend (primario, secondario, minore) e sono utilizzate per stabilire obiettivi, livelli di supporto/resistenza, ed indicare possibili inversioni di tendenza. Il ritracciamento più probabile è quello del 50% della tendenza precedente mentre i ritracciamenti minimi e massimi sono rispettivamente 1/3 (33%) e 2/3 (66%) del trend precedente.
Se il ritracciamento dovesse superare la soglia massima, ovvero il 66% del movimento precedente, si tratterebbe di un primo segnale di inversione del trend.
1.3.4 Stop loss e profit target
Per impostare una strategia operativa un’analista tecnico, dopo aver analizzato il mercato con tutti gli strumenti a disposizione (grafici ed indicatori), deve fissare dei livelli di stop-loss e profit target.
Lo stop-loss rappresenta il segnale di uscita dal mercato, ovvero il livello di prezzo raggiunto al quale è necessario liquidare (in perdita) la posizione assunta, perché il trend si è mosso in maniera opposta a quella prefissata. Il profit target, invece, è il prezzo al quale si esce in profitto poiché il trend è andato nella direzione prefissata. Questi due livelli vengono posti vicino ad un livello tecnico, cioè un supporto o una resistenza che si ritengono significativi.
L’individuazione dei livelli di stop loss e profit target dipende da alcuni fattori:
- dalla volatilità del titolo: maggiore è la volatilità più grande dovrà essere la distanza tra lo stop loss/profit target e il punto critico, perché il prezzo avrà oscillazioni più ampie;
- dall’entità della perdita che il soggetto è disposto a sopportare.
- dal rapporto perdita/utile potenziale, che in ogni caso dovrebbe essere mantenuto nell’ordine di 1 (potenziale perdita) a 3 (potenziale guadagno).
Molti analisti non fissano il livello di profitto perché decidono di far “correre” il trend, per ottenere maggiori guadagni.
13 Una volta che la posizione è in profitto, cioè il trend è andato nella direzione sperata, lo
stop-loss può essere spostato seguendo l’evolversi della tendenza, cioè si individua un
nuovo punto nel quale liquidare la posizione assunta nel caso di inversione, in questo caso si parla di trailing stop.
1.4 Analisi grafica
L’analisi grafica si basa su un semplice asse cartesiano dove nelle ordinate vengono segnati i prezzi e sulle ascisse il tempo; la linea risultante sarà il trend del prezzo nel tempo.
Esistono varie tipologie di grafico:
1- Lineare: realizzato unendo i punti che rappresentano i valori di chiusura della seduta di borsa. Esso mostra immediatamente le informazioni più importanti sull’andamento del mercato (es. direzione trend, punti di inversione dei prezzi); è utilizzato soprattutto per analisi di medio-lungo periodo;
2- Barchart (grafico a barre): una barra utilizza una serie di informazioni maggiori: il prezzo di apertura e chiusura vengono rappresentati con linee orizzontali rispettivamente verso sinistra e destra; il prezzo massimo e minimo della seduta invece sono gli estremi del segmento verticale;
3- Candlestick (grafico a candele): di origine giapponese, utilizza gli stessi dati del
barchart, solo che è migliore sotto l’aspetto visivo. Infatti in presenza di una seduta
al rialzo, cioè quando il prezzo di chiusura è maggiore dell’apertura, la candela è bianca (o verde); viceversa, in una seduta al ribasso, quando il prezzo di apertura è maggiore di quello di chiusura, la candela è nera (o rossa).
14 Le configurazioni grafiche sono dei pattern (modelli), cioè un modo peculiare di posizionarsi del trend, dai quali si possono trarre delle considerazioni tipiche sulla previsione del trend, qualora vengano perfettamente ripetute.
Le configurazioni sono di due tipi: di inversione o di consolidamento.
1.4.1 Configurazioni di inversione
Le configurazioni di inversione sanciscono un’inversione del trend in corso e tutte le configurazioni hanno in comune dei principi:
- Ogni formazione di inversione consiste nel fatto che sia già in atto un trend primario; - Il primo segnale che fa capire che è in corso un’inversione del trend è la rottura di un importante trendline;
- Più larga è la formazione e più sarà forte il successivo movimento dei prezzi; - Il volume è più importante nella fase rialzista.
Vediamo ora le principali configurazioni:
Testa e spalle (head and shoulders): si ha un segnale di inversione del trend dal rialzo al ribasso, dunque è una configurazione bearish. Il modello è caratterizzato da un massimo finale, la testa, che è preceduto da un rialzo più contenuto e seguito da un altro rialzo contenuto, le spalle, non necessariamente identici. Quando un massimo non riesce a superare il massimo precedente prende il nome di top failure swing. È importante l’andamento dei volumi in questa configurazione, infatti quando ci troviamo sulla spalla sinistra e sulla testa abbiamo volumi crescenti mentre quando ci troviamo sulla spalla destra i volumi devono essere più bassi. La linea che unisce i minimi delle due spalle è chiamata neckline (linea del collo); quando questa viene perforata abbiamo il segnale di inversione del trend. L’obiettivo di prezzo è dato dalla distanza fra la testa (punto di massimo) e la neckline proiettata al ribasso nel punto di rottura di quest’ultima. Questa configurazione possiamo averla anche per un’inversione del trend dal ribasso al rialzo (bullish) e prenderà il nome di testa e spalle rovesciato.
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Figura 1.7: Testa e spalle
Doppio e triplo massimo: figura di inversione dal rialzo al ribasso (bearish). Nel doppio massimo i prezzi cercano di mettere a segno un nuovo massimo ma vengono respinti dalla resistenza del primo massimo. I volumi hanno un andamento decrescente e il segnale di inversione lo abbiamo quando viene perforata la linea di supporto all’altezza del minimo che sta tra i due punti di massimo. L’obiettivo di prezzo è dato dalla distanza tra il massimo e il supporto, questa va proiettata al ribasso nel punto di rottura del supporto. Il triplo massimo ha le stesse caratteristiche del doppio massimo solamente i prezzi vengono spinti una volta in più verso la linea di resistenza.
Doppio e triplo minimo: configurazione di inversione dal ribasso al rialzo (bullish). Nel doppio minimo prezzi cercano di mettere a segno un nuovo minimo ma vengono respinti dal supporto del primo minimo. I volumi, fondamentali in questa figura, diminuiscono nei punti di minimo, ma si espandono nel punto di rottura. L’obiettivo di prezzo è dato dalla distanza tra il minimo e la resistenza data dal massimo, e questo viene proiettato al rialzo nel punto di rottura. Nel triplo minimo, i prezzi cercano per ben due volte mettere a segno un minimo inferiore, ma vengono fermati dal supporto del primo.
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Fgiura 1.8: Doppio e triplo massimo, doppio e triplo minimo
Formazione a isola: questa configurazione di inversione può essere sia bullish che
bearish; è raro il suo verificarsi ma estremamente significativa. Si può trovare solamente
utilizzando la barchart (non con grafico lineare). È una configurazione spike (simmetrica) e si crea quando si forma un gap. Si ha un gap quando il prezzo più basso (minimo) di uno specifico periodo di contrattazione (giorno, settimana, mese) è sopra il livello più alto (massimo) di quello precedente; oppure quando il massimo di un periodo di contrattazione è inferiore al minimo di quello precedente. Per la formazione di questa configurazione dobbiamo avere sia un gap discendente che ascendente. L’obiettivo di questa inversione è dato dall’andamento dei prezzi prima della formazione del gap, infatti ci aspetteremo un andamento simmetrico rispetto al periodo precedente.
Figura 1.9: Formazione a isola
Pendio: questa configurazione può essere sia bullish che bearish e si forma quando si ha un piccolo canale dello stesso andamento del trend soltanto con forza minore. Il segnale di inversione lo abbiamo quando i prezzi perforano la retta di supporto (se veniamo da un uptrend) o si resistenza (se veniamo da un downtrend). Il canale piccolo rappresenta il momento della distribuzione delle “mani forti” nel ciclo di Dow.
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1.4.2 Configurazioni di consolidamento
Le configurazioni di consolidamento, al contrario di quelle di inversione, sono segnali di conferma dell’andamento del trend in corso. Le principali forme di consolidamento sono: Flag (sbandieramento): questa configurazione si sviluppa in due tempi: la prima fase è caratterizzata da una forte e rapida crescita o decrescita dei prezzi nella direzione del trend, seguita da un costante aumento degli scambi (questo movimento graficamente è quasi una linea verticale e rappresenta l’asta della bandiera), mentre la seconda fase è contraddistinta da una serie di movimenti oscillatori contenuti in una fascia limitata di valori (graficamente rappresenta la bandiera), inclinata in senso opposto al trend principale. È un vero e proprio ritracciamento, ed è delimitato da due linee parallele tra loro che fungono da supporto e resistenza; questo movimento è seguito da una contrazione dei volumi. Il segnale di consolidamento lo abbiamo quando i prezzi escono dal canale nella direzione opposta della bandiera, ovvero continuando nella direzione del trend dell’asta. L’obiettivo di questa configurazione si ha proiettando nel punto di rottura l’ampiezza del movimento precedente, ovvero l’asta.
Pennant (pennello): ha le stesse caratteristiche del flag; la differenza sta nel fatto che esso è delineato da due trendlines convergenti (e non parallele). Nella formazione di questa figura i volumi si contraggono maggiormente rispetto a quelli della bandiera.
Figura 1.10: Flag e Pennant
Wedge (cuneo): si forma attraverso due trendlines convergenti che però si muovono nella stessa direzione, anche se con pendenza opposta e formano un apice. Questa figura ha un’inclinazione opposta alla tendenza principale, cioè un falling wedge è una configurazione rialzista, mentre un rising wedge è ribassista. Il volume si contrae nella formazione di tale figura.
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Figura 1.11: Wedge (Cuneo)
1.4.3 I triangoli e i rettangoli
Esistono poi delle configurazioni che possono essere sia di consolidamento che di inversione, a seconda del verso in cui avviene la rottura delle trendlines. Queste configurazioni sono i triangoli e i rettangoli.
I triangoli sono le configurazioni grafiche più comuni e meno attendibili. Sono formati da un movimento di prezzo che diminuisce in ampiezza, servono quattro punti per formare un triangolo: due minimi crescenti e due massimi decrescenti. Quando ci troviamo difronte ad una configurazione a triangolo l’analista dovrà temporeggiare e vedere se l’andamento dei prezzi perfora la resistenza o il supporto. Nella maggior parte dei casi il loro effetto è di continuazione del trend, e ciò si ha quando la rottura avviene nello stesso verso del trend. Invece, se la rottura avviene nel senso opposto al trend, essi sono una figura di inversione. Esistono due categorie di triangoli: quelli simmetrici e quelli rettangoli; in analisi tecnica tutte e due i tipi di triangolo devono avere il vertice verso destra. I triangoli simmetrici (coil) sono formati da una serie di due o più rialzi e ribassi nelle quali ciascun punto di massimo è più basso di quello precedente e ogni minimo è più alto del precedente; così le trendlines che uniscono questi massimi e minimi, quella superiore discendente e quella inferiore ascendete, convergono in un punto, detto apice. Questi modelli sono anche noti come “spirali” dal momento che sia la fluttuazione dei prezzi che il volume diminuiscono quando il modello si completa. Nel momento in cui avviene la rottura di una delle trendlines il volume cresce e i prezzi prendono una direzione precisa. L’obiettivo di prezzo da proiettare sulla rottura della trendline è dato dalla base del triangolo.
I triangoli rettangoli si differenziano da quelli simmetrici perché hanno uno dei due lati parallelo all’asse delle ascisse, ovvero, invece di avere sia due massimi decrescenti e due minimi crescenti, avranno o due massimi decrescenti e due minimi alla stessa altezza (discendenti) o due minimi crescenti e due massimi alla stessa altezza
19 (ascendenti). Di solito il triangolo ascendente è una formazione rialzista, mentre quello discendente è ribassista.
L’andamento del volume in entrambi i tipi di triangolo rettangolo sarà in diminuzione durante la formazione della figura e poi si espanderà alla rottura.
L’obiettivo di prezzo in entrambi i casi sarà la base proiettata al rialzo o al ribasso dal punto di rottura.
Figura1.12: Triangolo simmetrico e triangolo rettangolo
I rettangoli invece si formano in situazioni di sostanziale stabilità fra la domanda e l’offerta e risultano delimitati in alto da un livello di resistenza e in basso da un supporto. Solitamente queste configurazioni si sviluppano con una continuazione del trend precedente ma lo si può capire meglio guardando l’andamento dei volumi quando i prezzi rimbalzano sul supporto e sulla resistenza. Gli analisti utilizzano questa configurazione acquistando quando i prezzi si avvicinano al supporto e vendendo quando i prezzi si avvicinano alla resistenza.
L’obiettivo da proiettare sul punto di rottura della trendlines sarà l’ampiezza del canale che forma il rettangolo.
20 1.5 Candlestick
1.5.1 Storia e utilizzo dei candlestick
Il grafico a candele (candlestick) è uno dei tipi di grafici più importanti ed utilizzati, ci permette di ottenere maggiori informazioni sull’andamento dei prezzi grazie al particolar modo in cui viene costruito.
Fu inventato in Giappone da Munehisa Homma ed utilizzato per la prima volta nel XVIII secolo per prevedere l’andamento dei prezzi del riso; i nomi assegnati alle configurazioni grafiche prendono il nome da vocaboli di guerra e battaglia in Giapponese.
Il Grafico a Candele Giapponesi fu introdotto in Europa solo intorno al 1989 grazie a Steve Nison, che ne spiegò il funzionamento e le regole su cui si basa, nel suo libro “Japanese Candlestick Charting Techniques”.
Ogni candela viene costruita tramite la conoscenza di 4 valori, relativi all’andamento del titolo di un bene all’interno di una sessione di borsa: prezzo di apertura, prezzo di chiusura, prezzo massimo della seduta e prezzo minimo della seduta.
Le candele sono disegnate come dei rettangoli, la cui altezza indica il prezzo di apertura e chiusura, e delle linee verticali (chiamate “ombre” o “shadow”) poste sopra e sotto il
real body (corpo) della candela che ne indicano il prezzo di massimo e di minimo della
seduta. Essi sono molto simili al grafico a barre ma visivamente più efficaci, infatti enfatizzano la differenza tra una giornata rialzista e una ribassista; il corpo della candela cambia colore a seconda che il prezzo di chiusura sia maggiore o minore di quello di apertura. Se il prezzo di chiusura è maggiore di quello di apertura il corpo della candela sarà bianco (o verde), mentre se il prezzo di chiusura sarà minore di quello di apertura il colore della candela sarà nero (o rosso).
1.5.2 I candlestick di base
Le candele assumeranno diverse forme a seconda dei vari andamenti dei prezzi che ogni seduta ha; le sedute che hanno una notevole differenza tra il prezzo di apertura e quello di chiusura daranno origine a long candle, ovvero candele che hanno un real body molto esteso, viceversa le sedute che hanno una piccola differenze di prezzo tra l’apertura e la chiusura daranno origine a delle short candle.
Quando le sedute hanno una variazione piccola tra prezzo di apertura e prezzo di chiusura ma il massimo e il minimo sono molto distanti tra loro, le candele che si formeranno prenderanno il nome di spinning top, che stanno ad indicare giornate molto indecise sul mercato.
21 Un altro tipo di candele molto importanti che spesso risultano molto significative sono le cosiddette doji, queste si formano quando il prezzo di chiusura coincide con il prezzo di chiusura, indipendentemente dal massimo e dal minimo della seduta. Ci sono poi varie tipologie di doji: se il prezzo di chiusura e di apertura si trova esattamente sul minimo della seduta la candela prende il nome di grave stone, al contrario se il prezzo di apertura e chiusura si trova esattamente sul massimo della seduta la candela prende il nome di
dragon fly.
Un’altra particolarissima candela è la four price che si ha nel caso in cui oltre a coincidere prezzo di apertura e di chiusura, coincidono anche il massimo e il minimo.
Le candele che invece sono formate solo dal real body, ovvero quando la seduta apre sul minimo e chiude sul massimo o viceversa, sono chiamate marubozu.
Le candele invece che hanno una sola ombra, prendono il nome di shadow bottom, quando il real body si trova sul minimo, o di shadow top, quando il real body si trova sul massimo.
Figura 1.14: Tipi di candle
1.5.3 Pattern di inversione
Anche la Candlestick analysis ha alcuni modelli grafici che possono rappresentare un’inversione del trend in corso. Le configurazioni di inversione possono essere ad una, due o tre candele.
Le configurazioni di inversione a una candela sono:
Hanging man: configurazione di inversione ribassista (bearish); proveniamo da un rialzo e nel punto di massimo si ha una shadow top (il colore di quest’ultimo è indifferente
22 poiché apertura e chiusura sono molto vicini tra loro, ma aumenta di significatività se è nera).
Hammer: configurazione di inversione rialzista (bullish); proveniamo da un ribasso e nel punto di minimo si ha una shadow top (il colore del corpo è ininfluente, ma aumenta di significatività se è bianca)
Figura 1.15: Hammer e Hanging Man
Inverted hammer: configurazione di inversione rialzista; questa configurazione è uguale a quella precedente, cambia soltanto che sul punto di minimo si ha un shadow
bottom (il colore è indifferente ma aumenta la significatività se fosse bianca)
Shooting star: configurazione di inversione ribassista; proveniamo da un rialzo e nel punto di massimo troviamo una shadow bottom (anche in questo caso il colore è indifferente ma aumenta la significatività se è nera)
23 Le configurazioni di inversione a due candele sono:
Engulfing: configurazione che può essere sia bullish che bearish. Le due candele devono avere colore opposto; la prima candela ha il colore della tendenza ed ha una dimensione più ridotta rispetto alla successiva. Nel bullish engulfing si arriva da una tendenza ribassista, quindi la prima candela è nera; mentre la seconda sarà bianca ed il suo real body dovrà contenere almeno quello della candela nera precedente, ma aumenta di significatività se esso ne contiene anche le ombre. Viceversa, nel bearish
engulfing si arriva da un rialzo, dunque la prima candela è bianca e sarà seguita da una
candela più grande di colore nero, che contiene almeno il corpo della precedente (meglio se contiene anche le ombre).
Figura 1.17: Engulfing
Harami: anche questa configurazione può essere sia bearish che bullish. Le due candele sono di colore diverso; la prima candela è del colore della tendenza del trend e deve essere molto ampia. Nel bullish harami la seconda candela è di colore bianco e dovrà, almeno il real body, essere contenuta nel real body della prima (anche in questo caso se la prima candela contiene anche le ombre della seconda aumenta la significatività). Nel bearish harami, invece, la prima candela deve essere bianca e la seconda nera.
24
Figura 1.18: Harami
Harami cross: questa configurazione è uguale alla precedente con l’unica differenza che la seconda candela deve essere una doji (indica un punto di minimo o di massimo).
Dark cloud cover: pattern di inversione bearish. La prima candela deve essere bianca, ovvero del colore della tendenza del trend da cui veniamo, e deve avere dimensioni medio-grandi. La seconda candela deve essere di colore opposto e deve aprire sopra il massimo e chiudere al disotto del 50% del real body della prima candela. In questo caso la significatività aumenta se la chiusura della seconda candela si avvicina molto al minimo della prima candela.
Piercing line: pattern di inversione bullish. La prima candela deve essere nera (colore della tendenza del trend da cui veniamo) e deve avere dimensioni medio-grandi. La seconda candela deve essere di colore bianco, aprire al disotto del minimo della prima candela e chiudere al di sopra del 50% del real body della prima candela. La significatività aumenta se la chiusura della seconda candela si avvicina al massimo della prima.
25 Infine le configurazioni di inversione a tre candele sono:
Evening star: pattern di inversione bearish.
- 1° candela: di colore bianco (tendenza del trend) e molto ampia
- 2° candela: short candle con un gap tra real body rispetto alla prima (il colore è indifferente anche se preferibile nera)
- 3° candela: di colore nero, non importa a che altezza apre ma deve chiudere al disotto del 50% del real body della prima candela
Elementi che ne aumentano la significatività: se il gap è anche tra le ombre, se la seconda candela è una doji e se si crea un gap anche tra la seconda e la terza candela.
Figura 1.20: Evening Star e Evening Doji Star
Morning star: pattern di inversione bullish.
- 1° candela: di colore nero (tendenza del trend) e molto ampia
- 2° candela: short candle con un gap tra real body rispetto alla prima (il colore è indifferente anche se preferibile bianca)
- 3° candela: di colore bianco, non importa a che altezza apre ma deve chiudere al di sopra del 50% del real body della prima candela
Elementi che ne aumentano la significatività: se il gap è anche tra le ombre, se la seconda candela è una doji e se si crea un gap anche tra la seconda e la terza candela.
26
1.5.4 Pattern di consolidamento
Le configurazioni di continuazione indicano la conferma del trend in corso e le principali configurazioni sono:
Up-window: consolidamento di un trend rialzista; si ha questa configurazione quando si forma un gap tra ombre tra il minimo della candela successiva e il massimo della candela precedente. Il gap che si forma viene chiamato finestra.
Dow-window: consolidamento di un trend ribassista; questo pattern è l’opposto del precedente, si ha quando si forma un gap tra ombre tra il minimo della candela precedente e il massimo della candela successiva.
Figura 1.22: Up Window e Down Window
Upside gap tasuki: consolidamento di un trend rialzista; in questo caso avremo una prima candela bianca e una seconda candela sempre bianca con un gap tra ombre rispetto alla prima. La terza candela invece sarà di colore nero, di dimensioni simili alla precedente che dovrà aprire dentro il real body della precedente e chiudere sotto il minimo della candela precedente, senza però chiudere la finestra.
Downside gap tasuki: consolidamento di un trend ribassista; le cose non variano molto se non ovviamente il diverso posizionamento ed il diverso colore delle candele rispetto alla versione rialzista. Avremo quindi le prime due candele nere separate da un gap tra ombre, la terza candela invece di colore bianco e dovrà chiudere sopra il massimo della candela precedente senza però chiudere la finestra.
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Figura 1.23: Upside Gap Tasuki e Downside Gap Tasuki
Rising three methods: consolidamento di un trend rialzista; questo pattern è formato da una prima candela bianca in conformità con il trend in corso, tre candele successive nere caratterizzate dal real body molto limitato; queste candele devono essere contenute all’interno del range di prezzo tra massimo e minimo della candela precedente (acquista di significatività se rimangono dentro il real body). A conclusione del pattern avremo una candela bianca con apertura superiore alla precedente chiusura e in grado di far segnare un nuovo massimo.
Figura 1.24: Rising Three Methods
Falling three methods: consolidamento di un trend rialzista; il meccanismo di formazione del grafico è uguale a quello recedente soltanto con senso opposto, ovvero cambierà solo il colore delle candele e che l’ultima candela dovrà segnare un minimo rispetto alle precedenti.
28 CAPITOLO 2: INDICATORI TECNICI: LE BANDE DI BOLLINGER E LE MOVING AVERAGE ENVELOPES
2.1 Indicatori tecnici
Gli indicatori tecnici sono uno strumento indispensabile per gli analisti, scegliere il giusto indicatore per capire come si muoverà il mercato non è però una cosa semplice, dal momento che sono molte le varianti.
Esistono indicatori di volatilità, indicatori di momentum e di trend, ma si deve decidere bene in che situazione utilizzarli e in che modo combinarli. Lo stesso indicatore tecnico può infatti dare risultati differenti, in momenti differenti del mercato.
Gli indicatori tecnici sono degli strumenti statistici che mirano ad interpretare e prevedere il comportamento dei mercati valutari in base all’andamento dei prezzi pregressi delle valute, sono quindi uno strumento necessario per interpretare i grafici e che non può essere trascurato dagli analisti.
Esistono inoltre due categorie diverse di indicatori:
- Indicatori leading: sono degli indicatori che forniscono un segnale prima che avvenga un’inversione di trend, sono quindi indispensabili per poter anticipare il trend.
- Indicatori lagging: sono degli indicatori che forniscono un segnale solo dopo che il trend si è formato; servono quindi ad analizzare il mercato ed a comprendere in che modo si è mosso.
Oltre alla distinzione che abbiamo appena fatto, esistono diverse tipologie di indicatori che verranno utilizzate per scopi differenti. I moltissimi indicatori che vengono utilizzati nell’analisi tecnica possono essere ricondotti a 4 categorie principali:
Indicatori di trend; Indicatori di volume; oscillatori;
Indicatori di volatilità;
2.1.1 Indicatori di trend
Gli indicatori di trend aiutano a definire la direzione del mercato e consentono di visualizzare il trend; riflettono le tre tendenze principali che possono verificarsi nel movimento dei prezzi: movimento rialzista, movimento ribassista, mercato laterale. Utilizzare questa tipologia di indicatori può quindi essere utile per capire le tendenze del mercato. Il principale indicatore di trend sono le medie mobili.
29 Le medie mobili sono uno strumento indispensabile per eliminare i cosiddetti rumori del mercato, e restituire all’operatore una visione depurata da quell’andamento altalenante, fatto di trend e piccole correzioni, che rischia di distrarre l’attenzione dalla direzione di fondo dello strumento analizzato.
Una media mobile viene calcolata su una determinata quantità di dati dei prezzi (dominio temporale) ed è “mobile” perché si muove di giorno in giorno proprio in ragione della sua modalità di calcolo. Nella pratica, data una media di un certo dominio temporale, volta per volta si aggiunge il dato più recente eliminando dal calcolo il dato più antico della serie. L’orizzonte temporale che viene utilizzato per il calcolo della media mobile è molto importante poiché con orizzonti temporali ampi avremo un andamento grafico della media più omogeneo, mentre con l’utilizzo di orizzonti temporali brevi, avremo un andamento grafico molto frastagliato.
Esistono tre tipi di medie mobili:
La media mobile semplice (simple moving average, SMA): è quella di gran lunga più utilizzata dagli analisti, in questa media vengono utilizzati i dati di un determinato periodo e ne viene calcolata la media semplicemente sommandoli tra loro e dividendo il totale per il numero dei valori.
Detti quindi P1, P2, ... , PN i prezzi di chiusura di una certa coppia di valute, la SMA si calcola utilizzando la seguente formula:
SMA= 1/𝑁 ∑𝑛𝑖=1𝑃𝑖
Per ottenere i punti seguenti bisogna semplicemente aggiungere l’ultima quotazione e togliere la prima alla sommatoria ottenuta il giorno precedente. La sua rappresentazione grafica è una curva, che segue il trend dei prezzi, con un andamento molto più regolare, in quanto vengono eliminate le cosiddette “punte speculative”. Più grande è il periodo considerato, N, meno “nervosa” e quindi più regolare è l’andamento della media mobile. Uno dei principali problemi della SMA è dato dal fatto che tutti i dati computati nel calcolo hanno lo stesso peso (soprattutto per le SMA a 100 giorni o superiori), ciò fa ritardare l’inversione di tendenza della stessa, rispetto a quella del sottostante di riferimento. La media mobile semplice tuttavia è oggetto di critica poiché si assegna ad ogni valore lo stesso peso.
30
Figura 2.1: Grafico Media Mobile Semplice
La media mobile ponderata (Weighted moving average, WMA): sorge per ovviare al problema evidenziato precedentemente riguardo alla media mobile semplice. In questa tipologia di media si attribuisce maggior peso agli ultimi valori di una serie. Il calcolo finale rimane invariato: si sommano tutti i valori della stessa serie moltiplicati per il peso attribuitogli e si divide il totale per i pesi totali utilizzati. Ad esempio, se avessimo 10 periodi assoceremmo “peso” 1 al primo valore, “peso” 2 al secondo e così via. Questi “pesi” vanno moltiplicati per il valore del dato.
WMA = (𝑃1∗ 1 + 𝑃2∗ 2+. . +𝑃𝑛∗ 𝑛)/(1 + 2+. . +𝑛)
Anche questa media è soggetta a critiche poiché non riesce a fornire istantaneamente un’idea di ciò che sta avvenendo sul mercato.
La media mobile esponenziale (Exponential moving average, EMA): questa media mobile viene generata da un sistema di calcolo molto più complesso che cerca sempre di eliminare le carenze della media mobile semplice. Viene quindi dato un peso differente ai vari prezzi, maggiore ai più recenti e minore a quelli più vecchi, fatto che porta molti a definirla media mobile ponderata esponenziale. Nonostante dia un'importanza minore ai prezzi passati gli include ugualmente nel suo calcolo prendendo in esame quindi molti più valori di quelli definiti dal periodo della media mobile. Dalla formula si vede come vengono incorporati i dati più lontani, poiché ogni EMA richiama quella precedente:
𝐸𝑀𝐴𝑡 = (𝑃𝑡− 𝐸𝑀𝐴(𝑡−1)) ∗ 𝛼 + 𝐸𝑀𝐴(𝑡−1)
31
2.1.2 Indicatori di volume
Strumento di fondamentale importanza per la comprensione dei fenomeni osservabili in analisi tecnica è il volume, che può essere definito come il controvalore della quantità di titoli negoziata in un determinato intervallo temporale3. Nell’analisi grafica il volume è
rappresentato sotto forma di istogramma sotto al grafico azionario in modo da avere una visione d’insieme del titolo.
Il livello dei volumi tende a muoversi di pari passo con il trend dei prezzi, quindi generalmente si registrano volumi in aumento nelle fasi di crescita di un uptrend e di declino nelle fasi di un downtrend4.
Quando si verifica un volume in controtendenza, sia nell’ipotesi di mercato rialzista, che nell’ipotesi di mercato ribassista, rappresenta un sintomo di sopraggiunta debolezza del mercato dovuto allo scarso interesse mostrato per quei valori di prezzo da nuovi venditori e nuovi compratori, perciò suona come un campanello d’allarme sia per l’analista che per il trader.
I principali indicatori di volume sono:
On balance volume (OBV): è lo strumento di indagine dei volumi più conosciuto ed impiegato, gli unici dati che servono per poterlo costruire sono i prezzi di chiusura ed il livello dei volumi. Ogni seduta si assegnerà un valore positivo o negativo al volume giornaliero in funzione del prezzo di chiusura; se il prezzo del giorno t è maggiore del prezzo del giorno precedente (t-1), sommeremo il volume giornaliero all’OBV, se invece il prezzo di chiusura del giorno t è minore rispetto al prezzo di t-1, sottrarremo dall’OBV il volume giornaliero. Ciò che è importante evidenziare non è tanto il valore assoluto dell’indicatore quanto la sua tendenza, la sua inclinazione, la convergenza rispetto all’andamento dei prezzi5.
Solitamente l’indicatore avrà una tendenza concorde a quella dei prezzi, se così non fosse allora abbiamo un segnale di inversione del trend.
Sono state fatte due critiche per la costruzione di questo indicatore:
1) Utilizza come riferimento soltanto il prezzo di chiusura, non vengono presi in considerazione né il prezzo massimo né il prezzo minimo della seduta.
2) Si somma o si sottrae il totale del volume anche con minime differenze di prezzo di chiusura.
3 Quirici M.C., L’analisi tecnica in relazione all’efficienza di mercato azionario, op. cit., pag. 123 4 Fornasini A., Bertotti C., Analisi tecnica dei mercati finanziari, op. cit., pag. 141
32 Volume accomulation (VA): è stato introdotto per migliorare l’OBV, infatti oltre a considerare il prezzo di chiusura dobbiamo tener conto del prezzo massimo e del prezzo minimo della seduta. Per costruire il VA come prima cosa dobbiamo calcolare il
mid-range
𝑚𝑖𝑑𝑟𝑎𝑛𝑔𝑒 =𝑃𝑚𝑎𝑥+ 𝑃𝑚𝑖𝑛 2
Se il prezzo di chiusura è maggiore del mid-range sommiamo i volumi al VA, se invece il prezzo di chiusura è minore del mid-range sottraiamo i volumi al VA. I volumi che sommeremo o sottrarremo però non sono i volumi totali della seduta ma soltanto una percentuale di essi, calcolati considerando la distanza che si ha dal prezzo di chiusura al mid-range. 𝑉𝐴(𝑡) = 𝑉𝐴(𝑡 − 1) + 𝐾𝑣∗ 𝑉(𝑡) Dove: 𝐾𝑣= (𝐶 − 𝐿) − (𝐻 − 𝐿) 𝐻 − 𝐿 C = prezzo di chiusura L = prezzo minimo H = prezzo massimo
L’unico difetto di questo strumento risiede nel caso in cui una seduta abbiamo prezzo massimo e prezzo minimo coincidenti, in questo caso al denominatore avremmo 0 e il calcolo risulterebbe impossibile; per evitare ciò, se dovesse presentarsi questo caso particolare, si è soliti attribuire al giorno in questione un valore uguale a quello della seduta precedente.
2.1.3 Oscillatori
Questa categoria di indicatori serve per individuare quando ci troviamo in condizioni di ipercomprato e ipervenduto nel mercato; ci aiutano ad individuare fasi di mercato caratterizzate da perdita di forza non ancora riscontrabili mediante l’analisi tradizionale dei grafici (anticipano la fine di un trend).
Quando l’oscillatore raggiunge un valore estremo della banda superiore (ipercomprato) o inferiore (ipervenduto), segnala che probabilmente i movimenti di prezzo si sono spinti