STILGRAF - CESENA
ATTI DEL CONVEGNO
SARSINA E VALLE DEL SAVIO
TRA ROMA E RAVENNA
(SARSINA 23-26 OTTOBRE 2008)
a cura di M
ARINOM
ENGOZZISTUDI
ROMAGNOLI
LXVII
© Cesena, 2017 – «Studi Romagnoli», LXVII(2016)
Società di Studi Romagnoli, c/o Biblioteca Malatestiana, piazza M. Bufalini 1, 47521 Cesena (FC) www.societastudiromagnoli.it
Reg. Trib. di Ravenna n. 433 del 9 gennaio 1962 Direttore responsabile: Domenico Berardi ISSN 0081-6205
Stampa: Stilgraf - Cesena
GABRIELLAPOMA(Presidente)
ALBERTOANTONIAZZI
XAVIERBARRAL IALTET
DANTEBOLOGNESI
MARINOMENGOZZI
ALESSIAMORIGI
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GIUSEPPERABOTTI MANUELARICCI CLAUDIORIVA ANDRÉVAUCHEZ REDAZIONE MARINOMENGOZZI Peer review
I contributi sono valutati ai fini della pubblicazione,
con procedura di peer review, da un componente del Comitato scientifico e da un revisore esterno, nella forma del doppio anonimato.
STUDI SU FORLÌ
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sangue, e vita, ma no’ far cosa viva si esquisita, che a questa mai se possa
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beni con la libreria
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comunale di Forlì nei rogiti del notaio Lorenzo Benedetti
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per il linguaggio architettonico del razionalismo a Forlì e a Riccione (1933-1935).
Monumenti del contemporaneo: Cesare Valle e il grande cantiere della casa
dell’O.N.B.-G.I.L. a Forlì (1933-1935); Renato Camus e l’“abitazione tipica
a struttura di acciaio” della “
VTriennale” di Milano rimontata come “Torre
’900” a Riccione (1934)
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ritrovato della serie liturgica quattrocentesca per il duomo di Cesena e due
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di un ventenne
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AZZOLINI, Natale Graziani: gli anni dell’Accademia degli
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NGIOLINI, Ricordo di Augusto Vasina (1929-2016)
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NUOVI SISTEMI COSTRUTTIVI DEL CEMENTO ARMATO
E DELL’ACCIAIO PER IL LINGUAGGIO ARCHITETTONICO
DEL RAZIONALISMO A FORLÌ E A RICCIONE (1933-1935)
MONUMENTI DEL CONTEMPORANEO
:
CESARE VALLE E IL GRANDE CANTIERE DELLA CASA DELL
’
O.
N.
B.-
G.
I.
L.
A FORLÌ(1933-1935);
RENATO CAMUS E L
’“
ABITAZIONE TIPICA A STRUTTURA DI ACCIAIO”
DELLA“
V TRIENNALE”
DI MILANO RIMONTATA COME“
TORRE’900”
A RICCIONE(1934)Nel corso degli anni Trenta del Novecento, il panorama
architettoni-co di Forlì e della relativa «Provincia del Duce»
1subisce una profonda
trasformazione non solo dal punto di vista linguistico – con il precoce
ingresso, insieme al “Novecento romano”, anche delle istanze del
Razionalismo – ma anche per nuovi caratteri tecnologico-costruttivi.
Non sempre l’uso che andava diffondendosi delle strutture intelaiate
in cemento armato (c.a.) corrispondeva al nuovo linguaggio razionalista;
che, anzi, era Cesare Bazzani, uno dei massimi esponenti dello Sto ri ci
-smo novecentista, il primo ad adottare strutture ‘miste’ laterizie e
cemen-1 Si vedano, come orientamento i miei: F. CANALI, Iniziative di Regime e trasformazioni
territoriali nella «Provincia del Duce» (1922-1942), «Storia urbana» (Milano), 66, 1994, pp. 73-90;
ID., Committenze, architettura e arti decorative nella «Provincia del Duce», «Quasar» (Qua -derni di Storia e Restauro dell’Università di Firenze), 17, gennaio-giugno, 1997, pp. 131-148. E ancora, ID., Il valore dei modelli tra Centri e Periferie: città, territorio e architetture a Forlì e
nella «Terra del Duce», «Parametro» (Bologna), 229, maggio-giugno, 1999, pp. 21-23. Per un
quadro di massima delle vicende architettoniche, sono utili: U. GODOLI, Architettura e città (in
Emilia-Romagna tra Otto e Novecento), in Storia dell’Emilia-Romagna, a cura di A. BERSELLI, Bologna 1980, vol. III, pp. 1142-1202; International Style e Razionalismo in Emilia Romagna, a cura G. GRESLERIe S. ZAGNONI, «Parametro», 94-95, marzo-aprile, 1981; U. TRAMONTI,
Itinerari d’architettura moderna. Forlì, Cesenatico, Firenze 1997; M. ANTONUCCI, Architettura
e Regime: le opere realizzate dal Fascismo in Romagna, in L’Architettura, i Regimi totalitari e la memoria del ’900, Atti del Convegno (Forlì, 2013), Forlì 2014, pp. 75-84.
tizie nelle proprie architetture forlivesi
2. Ma certamente la svolta della
Modernità venne costituita da architetture le cui strutture non solo
vede-vano impiegata la nuova tecnologia intelaiata travi/pilastri in c.a. (o in
acciaio), ma che a essa associavano anche il linguaggio dell’Avan guar dia,
facendo sì che «la Provincia più moderna d’Italia» potesse esserlo anche
dal punto di vista costruttivo, oltre che linguistico.
Fulcro di quella stagione costruttiva venivano a essere:
1. i cantieri forlivesi della «Città di Mussolini» che andava
veloce-mente ammodernando il proprio volto non solo per motivi interni
e romagnoli, ma anche per accogliere sia i «Pellegrini verso i
luo-ghi mussoliniani di Predappio»
3, sia le autorità in visita alla Rocca
delle Caminate (secondo centro decisionale della Politica italiana
dopo Roma, nella residenza castellare del Duce). E l’innovazione
tecnologica, oltre che linguistica, era legata prevalentemente alla
figura dell’architetto romano Cesare Valle;
2. una serie di episodi architettonici singoli, che però venivano ad
aprire orizzonti costruttivi, oltre che linguistici, assai innovativi,
2 Per le note tecnologiche e tecnicocostruttive relative alle architetture forlivesi di Baz
-zani, spesso realizzate in «opera mista» (cemento armato e laterizio, quando non in struttura intelaiata in c.a. come nelle Palazzine d’accesso al viale della Repubblica dal piazzale della Vittoria), si possono vedere le Schede riferite ai singoli edifici da me redatte in La città
proget-tata: Forlì, Predappio e Castrocaro. Urbanistica e architettura tra le due Guerre, Catalogo della
Mostra, a cura di L. PRATIe U. TRAMONTI, Forlì 1999. Utile anche il mio F. CANALI, Architetti
romani nella «Città del Duce». Cesare Bazzani a Forlì tra architettura del ‘Simbolismo’, Restauro novecentista, Urbanistica della grande e della piccola dimensione in Cesare Bazzani e la Bi blio -te ca Nazionale Centrale di Firenze, Atti del Convegno (Firenze 1997), a cura di F. CANALIe V. GALATI, Firenze 2001, pp. 29-58. E per la prosecuzione delle opere di Bazzani da parte di Italo Mancini, suo collaboratore di studio, il mio ID., Architetti romani nella «Città del Duce».
Architetture per le istituzioni a Forlì di Francesco Leoni e Italo Mancini..., «Studi Romagnoli», L, 2000 (ma 2003), pp. 1053-1093.
3 Per il recentissimo riconoscimento di Tutela conservativa della “Strada lungo la valle del
fiume Rabbi” da Forlì a Predappio, «sotto il profilo storico-testimoniale per il suo innegabile riferimento con la Storia politica nazionale e culturale dell’epoca», da parte della So -printendenza alle “Belle Arti e Paesaggio” di Ravenna, con relativa Relazione storica di motivazione (redatta da Marzia Iacobellis e Federica Cavani), nonostante l’opposizione della Re -gione Emilia-Romagna, della Provincia di Forlì-Cesena, dei Comuni di Forlì e di Predappio, si veda G. COZZOLINO(con “Introduzione” di F. CANALI), Decreto della “Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale dell’Emilia Romagna” in relazione a “Notifica della dichiarazione d’interesse culturale” della Strada Provinciale 3 “del fiume Rabbi”, provincia di Forlì-Cesena, trat-to stradale Forlì-Predappio, a cura del soprintendente Giorgio Cozzolino della “So prin tendenza Belle Arti e Paesaggio” di Ravenna, 2016, in Piani Regolatori Comunali: Legislazione, Re go la -menti e Modelli tra Otto e Novecento (1865-1945), a cura di F. CANALI, «ASUP-Annali di Storia
come nel caso della “Torre ’900” dependance del Grand Hotel di
Riccione, e realizzata con struttura in acciaio, come i grattacieli
americani (ma si potrebbero ricordare anche i sistemi
prefabbricati cemenprefabbricatizi della ditta “Pater” di Bologna proposprefabbricati per il “Vil lag
gio Alessandro Mussolini” di Forlì e realizzati nel “Villaggio Ra
-chele Mussolini” di Riccione);
3. c’erano poi le grandi colonie di vacanza lungo la Riviera, esempio
estesissimo e sistematico di realizzazione di nuovi complessi sorti
– proprio grazie alla standardizzazione costruttiva delle strutture
intelaiate in c.a. – con estrema velocità, efficienza e perfezione, a
partire dal ‘capolavoro’ della Modernità costituito dalla “Colonia
AGIP” di Giuseppe Vaccaro a Cesenatico, oltre alla colonia “No va
-rese” di Giuseppe Peverelli a Miramare di Rimini. Casi che, in sieme
ad altri (come la colonia Reggiana, la Dalmine, la Re daelli…)
costi-tuivano esempi di adozione, ormai su larga scala, dei sistemi
inte-laiati nelle grandi strutture dedicate all’accoglienza marina.
L’analisi di alcuni casi emblematici permette di seguire dunque quello
sviluppo e soprattutto di ripercorrere le tappe principali di quella
inno-vazione strutturale e tecnologica, oltre che linguistica nella Romagna tra
le due Guerre.
1. Novità funzionali e tecnologiche di Cesare Valle a Forlì
nella nuova “Casa dell’ONB-Opera Nazionale Balilla”
poi “Casa della GIL-Gioventù Italiana del Littorio” (1933-1935)
Era Marcello Piacentini a riconoscere come le Case ONB-Opera
Nazionale Balilla e poi della GIL-Gioventù Italiana del Littorio
realizza-te in Romagna dall’ingegnere romano Cesare Valle
4(da Forlì a quelle
4 Su Cesare Valle (1902-2000) si vedano gli utili profili biografici: F. CAPOLEI, Cesare
Valle, Decano 1990 dell’Ordine degli Architetti di Roma, Roma 1990; Cesare Valle in 50 anni di professione (Roma), Catalogo a cura di R. BIZZOTTO, L. CHIUMENTIe A. MUNTONI, Roma
1983, vol. I, pp. 177-178; Architectonicum. Vite professionali parallele (1929-1980), Catalogo a
cura dell’Ordine degli Architetti di Roma e dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, Roma 1992, pp. 235-237; CONSOLI, Cesare Valle..., cit., p. 378; U. TRAMONTI, Itinerari d’Architettura moderna. Forlì, Cesenatico, Predappio, Firenze 1997, ad vocem «Cesare Valle», p. 325 (si
veda-no anche le schede relative alle opere dell’Ingegnere a Forlì: pp. 143-147, 151). Ancora: A. MUNTONI, Cesare Valle in Studio Valle (1957-2007), Catalogo della Mostra, a cura di
minori di Forlim po poli, Savignano, Predappio e Mercato Saraceno
5)
prima del 1938 costituissero
[edifici che] pur modesti nella loro mole, si fanno apprezzare per la semplicità
con cui sono trattati, per le loro schiette doti compositive e per la felice aderenza
al tema. La pianta di ognuno di essi è chiara e studiata sempre in modo da
sfrut-tare appieno le risorse, piuttosto limitate del tema
6;
mentre per la di poco precedente Casa forlivese ONB, la carica
proget-tualmente paradigmatica era stata riconosciuta sia da Giuseppe Pagano
sulle pagine di «Casabella» (una delle «opere migliori»
7del nuovo
lin-guaggio razionalista in Italia), sia da Marcello Piacentini («una sede
com-pleta e perfetta dell’ONB»
8), sia all’interno di manuali redatti per nuove
tipologie specialistiche
9. Tutta la pubblicistica locale salutava la novità di
5 Per i complessi della GIL in fregio alla via Emilia a Forlimpopoli e a Savignano sul
Rubicone (Tre case della Gioventù Italiano del Littorio in Romagna. La Casa GIL a Sa vi gnano,
a Forlimpopoli e a Predappio, «Architettura», 1938, pp. 156-158) si veda il mio F. CANALI, Una
«via consolare» della Modernità: la via Emilia nella «Provincia del Duce» e l’Avanguardia archi-tettonica di Cesare Valle (1932-1943), in Architetture e decori in Romagna. Studi in onore di Maria Cristina Gori, a cura di F. SAMI, Cesena 2015, pp. 31-56.
6 Tre case della Gioventù Italiano del Littorio in Romagna, «Architettura», 1938,
p. 153.
7 G. PAGANO, Tre anni di Architettura in Italia, «Casabella», 110, 1937, p. 2. Da ultimo
anche R. De Simone (R. DE SIMONE, Il Razionalismo nell’architettura italiana del primo Novecento, Bari 2011, p. 211) ritiene «il carattere impresso dal gioco di volumi elementari
arti-colati, dalle superfici continue, dalle ampie aperture vetrate e dall’alternanza di spazi coperti e aperti… si manifesta compiutamente nella casa ONB di Forlì… presentata quale compendio dei caratteri tipologici e formali di questo genere edilizio. La planimetria distribuisce attorno a una corte tre corpi di fabbrica, di cui due destinati rispettivamente alla palestra e alla piscina, collegati da un porticato, mentre nel terzo sono allineati la sala di scherma, l’ingresso princi-pale, il cinema teatro e la biblioteca. La composizione del complesso gioca sulla differenzia-zione formale delle funzioni: il padiglione delle attività culturali è distinto dagli altri due da una maggiore plasticità che si traduce, in particolare, sul fronte dell’ingresso principale, in un equilibrio dinamico tra i volumi orizzontali del teatro e della biblioteca, evidenziata dalla pare-te absidata, e quello verticale della torre littoria che raggiunge l’alpare-tezza di 30 m; il fronpare-te della parte ricreativa è composto invece secondo una rigida simmetria, allineando le testate della piscina e della plaestra, collegate da un porticato».
8 MA. PA. (l’autore è variamente indicato in Mario Paniconi o Marcello Piacentini, ma
l’im printing restava quello di Piacentini), Casa Balilla di Forlì, ing. Cesare Valle, «Ar chi tet -tura», XV, luglio, 1936, pp. 332-334.
9 G. B. MILANIe V. FASOLO, Le forme architettoniche, vol. III, cap. VIII: “Pa lestre, case della GIL”, con riferimento all’Atlante, tav. 57: “Casa della GIL di Forlì. architetto Valle, pla-nimetria”, Milano 1940.
quella realizzazione tra il 1933
10e il 1934
11, celebrandola come Vit to
-rioso ingresso dell’architettura razionale a Forlì. La Casa del Balilla
12.
Peraltro, la serie delle opere di Valle nella città del Duce era numerosa
e trovava il proprio fulcro nel Collegio di Istruzione Superiore di Forlì in
piazza della Vittoria, complesso che procurava al progettista le lodi
sem-pre di Piacentini; poi all’ingegnere romano, anche dal punto di vista
dell’edilizia privata, veniva fornita la possibilità di aggiornare l’immagine
della via Emilia all’insegna dell’Avanguardia, an che grazie a un
impor-tante episodio di edilizia residenziale, la Villa Samory, sempre nei pressi
del nuovo centro moderno della città
13.
10 Le nuove Case Balilla di Forlì e Cesena. Le direttive di S. E. Ricci per la costruzione,
«Il Popolo di Romagna», 26 febbraio 1933, p. 2; Mezzo milione della Provincia per la
costruen-da Casa Balilla, ivi, 4 marzo 1933, p. 7; La nuova Casa-stadio del Balilla che sorgerà in viale Mussolini (foto del plastico), ivi, 8 aprile 1933, p. 7; La Casa-stadio del Balilla. Prossimo inizio dei lavori, ivi, 21 aprile 1933, p. 7; La visita di S. E. Ricci alle organizzazioni giovanili della Provincia… e la Casa stadio di Forlì, ivi, 29 aprile 1933, p. 1; La Casa di Forlì, «Bollettino
ONC-Opera Nazionale Balilla», 1 maggio 1933; La Casa stadio del Balilla. Si sono iniziati i
lavori, «Popolo di Romagna», 3 giugno 1933, p. 7; La Casa stadio del Balilla a Forlì intitolata ad Arnaldo Mussolini, «Il Popolo d’Italia», 8 giugno 1933; Vittorioso ingresso dell’architettura razionale a Forlì. La Casa del Balilla, «Il Popolo di Romagna», 24 giugno 1933, p. 3; La futura Casa del Balilla di Forlì, «Il Popolo d’Italia», 13 agosto 1933; La Casa stadio del Balilla e il suo finanziamento, «Il Popolo di Romagna», 25 novembre 1933, p. 5; La Casa di Forlì, «Bollettino
ONC-Opera Nazionale Balilla», 1 novembre 1933; La casa-stadio del Balilla a Forlì, «Il Rubicone», 4, 1933.
11 L’INAIstituto Nazionale delle Assicurazioni offre lire 50.000 per la Casa Balilla, «Po po
-lo di Romagna», 13 febbraio 1934, p. 5; Le tre nuove Case Balilla della Provincia… e la Casa
di Forlì (foto), ivi, 24 aprile 1934, p. 6; Cospicua offerta pro costruenda Casa stadio Balilla, ivi,
15 maggio 1934, p. 7: Offerta dell’Assicurazione “Venezia” pro Casa Balilla, ivi, 19 giugno 1934, p. 7; RUSTICUS, Un tempio di educazione giovanile a Forlì. La Casa stadio “A. Mussolini” (foto),
ivi, 24 luglio 1934, p. 3; L’offerta della campana per la Casa stadio del Balilla, ivi, 13 novembre 1934, p. 7; Realizzazioni in atto. Case Balilla, stadi, palestre (Forlì, Cesena, Forlimpopoli) (foto), ivi, 4 dicembre 1934, p. 7.
12 Vittorioso ingresso dell’architettura razionale a Forlì. La Casa del Balilla, «Popolo di
Romagna», 24 giugno 1933, p. 3.
13 Nel 1938, le questioni fondamentali anche del dibattito nazionale che individuava nella
«Mediterraneità», e nelle sue possibili vocazioni architettoniche, uno stimolo per le nuove costruzioni, vedevano Valle affrontare il progetto forlivese della villa di Bruno Samory, socio della ditta di costruzioni “Calvitti e Samory” impegnata in importanti lavori pubblici in città progettati dallo stesso Valle: l’idea era quella della casa mediterranea, stereometrica, intonaca-ta, chiara («color avorio»), con tetto piano, la cui chiusura veniva stemperata dalla grande vetrata a doppio volume sul prospetto principale, ma, soprattutto, dalla presenza, in angolo, del porticato di accesso, scandito da piedritti a pilastri monumentalizzati. D’A van guardia era, in quello che si poneva come uno dei primissimi esempi a Forlì di spazialità moderna, con una pianta sostanzialmente libera al «primo piano» (rialzato), l’impiego di strutture a telaio
pun-Erano tre episodi che, lungo la «via proconsolare della Modernità»,
realizzavano a Forlì l’ingresso non solo di un nuovo linguaggio
architet-tonico, ma anche di nuove istanze tecnologiche che a quel linguaggio
risultavano connesse. Anche se, in definitiva, si trattava di un linguaggio
architettonico non univoco, nel quale entravano più suggestioni derivate
dalle diverse riflessioni coeve
14.
Tutto era avvenuto in poco più di un quinquennio.
Per il giovane ingegnere romano, chiamato a lavorare a Forlì
15nel
1932 appena trentenne (era nato nel 1902), si trattò di poter
sperimenta-re in Provincia e lungo la via Emilia romagnola, lontano da Roma, una
tiformi in cemento armato. Per la villa si veda il mio F. CANALI, Villa Samory, in La città
pro-gettata..., cit., pp. 213-214. Ma ora «le riserve sulla paternità» in CESAREVALLE, Un’altra
Modernità. Architettura in Romagna, Catalogo della Mostra, a cura di U. TRAMONTI, Bologna, 2015, anche se Valle era il «Progettista di fiducia» della ditta “Calvitti e Samory” e aveva rap-porti molto stretti con la famiglia Samory, come ricordavano fino agli anni Novanta le fonti orali forlivesi.
14 La figura di Cesare Valle è stata recentemente riconnessa tout court al panorama del
Razionalismo italiano senza però sottolinearne le diverse sfumature operative vissute ad esem-pio, anche all’insegna di un suo peculiare Classicismo latino: DESIMONE, Il Ra zio na lismo
nell’architettura italiana…, cit., p. 211. Più complessa, invece, la mia interpretazione in
F. CANALI, Architetti romani nella «Città del Duce». Cesare Valle, razionalista dell’Avanguardia
e ‘classicista latino’ della Modernità a Forlì (1932-1943) in L’architettura dell’’altra Modernità’. Città e architettura, Atti del XXVICongresso di Storia dell’Architettura (Roma, 11-13 aprile 2007), a cura di L. MARCUCCI, M. DOCCIe M. G. TURCO, Roma 2010, pp. 290-299 (nel leggere la figura dell’Architetto all’insegna di un’articolazione culturale e linguistica maggiore). Sulla scorta di quella mia identificazione di un’“Altra Modernità” di Valle, si veda ora: Cesare Valle,
un’altra Modernità. Architettura in Romagna, (in part. M. ANTONUCCI, Cesare Valle tra Roma
e la Romagna [1924-1942]. Ingegneria e Architettura fra Tradizione e Modernità, ivi, pp. 43-55).
Ma l’attività di Valle in Romagna sembra essersi ancor più articolata, in ben tre stagioni, come ho puntualizzato nel mio F. CANALI, Tra Avanguardia e Modernità architettonica. Un polimorfo
‘allievo’ lungo la via Emilia… macchinismo navale futurista, purezza razionalista e moderno Monumentalismo imperiale nelle architetture romagnole di Cesare Valle, in La trasmissione del Sapere. Maestri e Allievi lungo la via Emilia, Atti del Convegno (Fontanelice di Bologna, 2006),
a cura di A. M. GUCCINI, Bologna 2011, pp. 75-84.
15 Per una ricostruzione dell’ambiente professionale forlivese che Valle condivise con altri
Architetti romani, oltre che locali, si vedano i miei: F. CANALI, «Ambientamento» e «restauro» a Forlì: Muzio, Giovannoni e l’Albergo della R.A.S. (1937-1940), «Parametro», 216,
novembre-dicembre, 1996, pp. 74-81; ID., Architetti romani nella «città del Duce». Gustavo Giovannoni e la pratica dei diversi «Restauri architettonici» a Forlì, «Studi Romagnoli», XLVII, 1996 (ma
1999), pp. 238-265. E ancora: ID., Architetti romani nella «Città del Duce». Gustavo Gio van -noni e le vicende del Piano Regolatore di Forlì (1941): il Restauro urbano di «diradamento», la «nuova disciplina urbanistica» e le anticipazioni della «Legge Urbanistica» del 1942 (n. 1150/1942), «Studi Romagnoli», XLVIII, 1997 (ma 2000), pp. 587-630; ID., Architetti ro ma -ni nella «città del Duce». Florestano di Fausto a Predappio tra Storicismi ‘d’avanguardia’ e aulica ruralità. urbanistica ‘simbolista’, ambientamento, restauro e gusto déco...., «Studi Romagnoli», LII, 2001 (ma 2004), pp. 1071-1124.
serie di istanze e suggestioni, libero anche dai condizionamenti politici
locali – grazie all’appoggio di responsabili del calibro di Adalberto
Gi-gli o Renato Ricci della GIL – e potendo nella
maggioran-za dei casi fruire di collocazioni perì-urbane nelle quali la Modernità
poteva avere pieno corso per l’assenza di monumenti e tessuti insediativi
antichi.
La prima opera realizzata da Valle a Forlì, dove era stato chiamato a
lavorare per conto dell’ONB di Renato Ricci grazie a una segnalazione di
Enrico Del Debbio
16, era stata un’apparentemente anonima palestra,
sorta nel cortile di palazzo Benzi sede, nell’antico centro cittadino, delle
Associazioni del Partito fascista. Il nuovo annesso, seppur risultasse
visi-vamente pressoché nascosto, veniva comunque salutato dalla testata
locale de «Il Popolo di Romagna», organo del Partito fascista forlivese e
fautore dell’Avanguardia architettonica nella «Provincia del Duce»,
come un intervento «semplice», ma «modernissimo»: «L’opera, di stile
modernissimo, è stata progettata dall’ing.architetto Cesare Valle di
Roma»
17; «un’architettura semplice e di stile moderno, opera
dell’archi-tetto Valle»
18. Dal punto di vista tecnico-costruttivo, sappiamo poi che
la struttura, pionieristicamente per l’ambiente forlivese, era in travi e
pilastri di cemento armato
19.
Poi, dopo quella prima palestra del 1932, Valle otteneva una nuova,
importantissima commissione, la grande «Casa del Balilla» – poi GIL –
(1933-1935)
20, da realizzare ex novo.
16 Il mio F. CANALI, Architetti romani nella «città del Duce». Intervista a Cesare Valle,
«Memoria e ricerca», 6, 1995, pp. 178-185.
17 La nuova palestra dell’O.N.B. di Viale dei Mille, «Popolo di Romagna», 7 ottobre 1933. 18 La nuova palestra femminile dell’Opera Nazionale Balilla, «Popolo di Romagna»,
28 ottobre 1933. Eppure resta dubbioso (con «riserve») sulla paternità di Valle (forse perché non si sono a oggi individuati disegni di progetto; o forse perché si ritiene che allora si cercasse una autorialità esterna da parte de «Il Popolo di Romagna»? Poco probabile visto che Valle era ancora un giovane neo-laureato…), M. CASSANISIMONETTI, Centri e periferie nell’Ar chi tet
tura in Romagna tra le due Guerre e nell’opera di Cesare Valle, in Cesare Valle. Un’altra Mo -der nità. Architetture in Romagna…, cit., p. 28 e n. 46 p. 40 (il saggio riprende alcune riflessioni
da me delineate quindici anni prima nel mio CANALI, Il valore dei modelli tra Centri e Periferie:
città, territorio e architetture a Forlì e nella «Terra del Duce»…, cit.).
19 La documentazione archivistica relativa alla Palestra è in ARCHIVIO DISTATO DIFORLÌ
(ASF), fondo “Comune di Forlì”, cart. 235, lettera “O-ONB”.
20 U. TRAMONTI, Casa del Balilla... (1933-1935) in La città progettata..., cit., pp. 174-175.
Ma si veda anche il mio CANALI, La «città del Duce» e la cultura architettonica nazionale..., ivi, pp. 44-45. L’edificio ha goduto di una grande attenzione negli ultimi decenni a fronte del suo stato di abbandono, dopo che gli arredi – disegnati da Valle (i progetti sono ora in Cesare
Sorto nelle immediate vicinanze della via Emilia, lungo il corso di
col-legamento con la stazione ferroviaria, l’edificio era parte di un complesso
assai esteso, costituito da campi sportivi, piste di atletica, un ulteriore
vastissimo, corpo di fabbrica destinato all’istruzione superiore (prima
Scuola Ginnica, propedeutica a quella romana del Foro Imperiale, poi
invece divenuto Collegio Areonautico). E, inoltre, al Progettista veniva
permesso il libero dispiegamento di quel suo linguaggio architettonico,
divenuto in breve, anche in Romagna, una sua cifra caratteristica
distintiva.
Il valore di quella Casa ONB forlivese trovava concorde anche
Marcello Piacentini, che non lesinava lodi all’opera in occasione della
presentazione del progetto, nel 1934:
[…] la Casa del Balilla che sta sorgendo nel nuovo viale Mussolini è dedicata alla
memoria di Arnaldo. Il progetto prevede la costruzione di tre nuclei principali
costituiti dalla palestra, dal cinema-teatro e dalla piscina, collegati tra loro dai
rispettivi locali accessori, che ne disimpegnano i servizi e costituiscono un tutto
armonico di masse ben proporzionate. Due sono i principali reparti che
costitui-scono la Casa del Balilla, con ingressi distinti: quello sportivo e quello
culturale
21.
Dunque
[…] per l’ampio portale principale in asse alla fronte sul viale Benito Mussolini
si accede all’atrio del reparto sportivo, da cui si passa direttamente ai due grandi
spogliatoi per la palestra e la piscina, ed attraverso ad una galleria di disimpegno,
agli spogliatoi annessi alla sala scherma. La caratteristica principale della
dispo-sizione planimetrica di questo progetto è l’accentramento dei servizi spogliatoi e
doccia, attorno ad un cortile, il quale comunica con il campo sportivo attraverso
Valle. Un’altra Modernità…, cit., pp. 130-143) – le strutture più importanti (come la grande
piscina) e le innovative vetrate erano state distrutte o dismesse. A fronte di una tale attenzione progettuale (da ultimo A. GENTILIe S. PONDI, Il restauro dell’ex GIL, in Cesare Valle. Un’altra
Modernità…, cit., pp. 85-93, addirittura senza bibliografia alcuna e senza riferimenti ai
prov-vedimenti di tutela vincolistica frattanto apposti dalla Soprintendenza di Ravenna), una siste-matica indagine storiografica, con relativa escussione delle fonti, non mi sembra sia stata finora compiuta se non per alcune indicazioni peraltro parziali. Si veda poi da ultimo, U. TRAMONTI, Casa stadio dell’Opera Nazionale Balilla poi della GIL “Arnaldo Mussolini”
(1933-1935), in Cesare Valle. Un’altra Modernità…, cit., p. 106 (ma anche in questo caso senza
riferimenti bibliografici). Si segnalano, in questo mio paragrafo, perlomeno le attestazioni principali.
il porticato che collega i due corpi della palestra e della piscina. Codesto
corti-letto, per la sua posizione, viene quasi a costituire un grande vestibolo scoperto
di smistamento delle squadre di Balilla che rientrano al campo.
Per quanto riguardava la palestra coperta
[…] (di circa mq 500 di superficie oltre ad una galleria per il pubblico) si
pre-senta con linee semplici e funzionali. Completano il lato sinistro dell’edificio,
tutti i servizi necessari come docce, magazzini attrezzi ecc. Vi sono poi ubicati
un’ampia sala di scherma di circo 200 mq di superficie, rispettivi spogliatoio,
ambienti per ambulatorio, medico e istruttore. La piscina coperta, la cui
costru-zione avverrà in un secondo tempo e sarà fulcro di una nuova attività sportiva di
tutta la provincia, è una massa simmetrica alla palestra, rispetto all’asse passante
per l’atrio del reparto sportivo. È da notare la opportuna disposizione degli
spo-gliatoi, per la quale sono rigorosamente distinte la zona di calpestio a piedi
cal-zati da quelle a piedi nudi, quest’ultima comunicante con la piscina attraverso il
locale della doccia obbligatoria.
Per quanto riguardava «il reparto culturale»,
[…] esso comprende; un cinema teatro con una palestra di circa 300 mq ed una
galleria superiore capace complessivamente di 600 posti a sedere, corridoi di
facile accesso e porte di sicurezza sul viale Benito Mussolini; una grande sala
convegno, biblioteca con annesse sale di lettura; le sedi dei Comandi
Avanguardie e Balilla. Al piano superiore sono disposti gli uffici del Comitato
provinciale. Nel seminterrato, completamente fuori terra verso il campo, sono
disposti i locali per il doposcuola ed assistenza scolastica; sotto la palestra è pure
previsto un grande salone per giuochi e nei locali accessori sono state ricavate
ampie sale adibite ad uso refettori e dormitori (da utilizzarsi in occasione di
gran-di adunate provinciali o per ospitare formazioni gran-di passaggio da Forlì), dove i
Balilla possono trovare adeguate cure e l’assistenza necessaria all’inquadramento
dell’organizzazione sportiva. La Casa Balilla è completata da un campo sportivo
di oltre 20.000 mq e che consisterà di un campo regolamentare per il giuoco del
calcio, di posta per le corse podistiche e ciclistiche, di campi da tennis e di tutti
i servizi per il salto, la corsa ed i lanci, in modo che ogni ramo di sport vi possa
essere svolto.
Così
[…] nel suo complesso, questa Casa Balilla di Cesare Valle è un vero modello per
quanto riguarda l’organizzazione distributiva dei servizi necessari allo specifico
tipo di edifici ed è opera di semplice, ma sana architettura moderna.
L’uso del cemento armato – signum tecnologico di rilevanza primaria
per l’Avanguardia, ma anche per la Modernità – sanciva la spiccata li
-bertà distributiva della Casa forlivese, come ben dimostrano le strutture
intelaiate, riprese nelle fotografie scattate durante la realizzazione
22; nel
-la Casa potevano così trovare posto grandi sale, dalle estese luci libere, e
addirittura una piscina che, aperta da una immensa vetrata per la quale
lo stesso Valle aveva progettato il meccanismo, poteva essere fruita
diret-tamente dall’esterno, creando, così, anche una spiccata fluidità spaziale
dentro/fuori. E quell’uso del cemento armato permetteva ‘flessibilità’ che
Valle avrebbe impiegato anche in altri importanti complessi cittadini
23.
Gli Amministratori forlivesi, però, non erano molto convinti di tutte
le soluzioni progettuali adottate da Valle, tanto che inizialmente avevano
denunciato il fatto che
[…] consta che questo Comitato (O.N.B.) stia appaltando dei lavori di sommo
interesse per la Città senza che i progetti relativi siano stati sottoposti per la
rego-lare approvazione all’Ufficio scrivente
24.
Poi, conosciute le soluzioni, l’Ufficiale sanitario del Comune aveva
mosso alcune critiche puntuali al progetto:
22 Alcune immagini del cantiere venivano pubblicate su O.N.B. Forlì, ing. Cesare Valle,
«Rassegna di Architettura», agosto-settembre, 1934, pp. 334-336.
23 Il successo e la buona riuscita, non solo forlivesi ma addirittura nazionali già a partire
dal 1934, di quel registro linguistico e tecnologico adottato da Valle nella Casa del Balilla, indi-rizzarono il Progettista a compierne una parallela riproposizione nei padiglioni del Sanatorio INPS di Vecchiazzano alle porte di Forlì (1932-1939), dove la struttura intelaiata in cemento armato permetteva grande flessibilità nella scansione spaziale. Si veda, il mio F. CANALI, Centro sanatoriale di Vecchiazzano... in La città progettata..., cit., pp. 163-164. Poi Valle veniva
chiamato a un nuovo incarico, per conto dell’Istituto della Previdenza Sociale, nella sede forlivese dell’Ente (INPFS, 19361937): La nuova sede INFPS a Forlì. Arch. Cesare Valle, «Ar chi -tettura», febbraio 1938, pp. 159-163. Ora: U. TRAMONTI, Istituto Nazionale Fascista di Pre
-videnza Sociale in La città progettata..., cit., pp. 200-201. C’era poi la versione ultima e più
aggiornata del complesso del Collegio Istituto Pre-aeronautico (1937-1941), dove, dal punto di vista linguistico, quelle attenzioni ‘romaniste’ già espresse nella sede INFPS, si dettagliava-no maggiormente. Per la caratterizzazione classica dell’intero complesso e della sua destina-zione d’uso, sulla base di modelli classici: G. MOROLLI, La cultura della «giovinezza». La rein-venzione del Gymnasium classico nello Stadio dei Marmi del Foro Mussolini a Roma (1928-1932) in Il Primato della Scultura. Il Novecento a Carrara e dintorni, Catalogo a cura di
C. BORDONI, A. LAGHIe A. PAOLUCCI, Firenze, 2000, pp. 175-188. Per la notorietà del caso
forlivese: M. PIACENTINI, Collegio aeronautico “Bruno Mussolini” della Gioventù Italiana del
Littorio a Forlì, «Architettura», 12, dicembre, 1942, pp. 383-406.
24 Missiva del Podestà di Forlì al Comitato Provinciale dell’ONB dell’11 marzo 1933, in
ASF, fondo “Comune di Forlì”, cart. 235, lettera “O-ONB”. Le presenti documentazioni archivistiche sono inedite.
[…] il piano semi-interrato può essere adibito solo per i pro-servizi; perciò né
l’abitazione del custode, né il refettorio e tanto meno le scuole serali o le aule del
doposcuola possono trovare posto in tali locali
25.
Adalberto Gigli, il Presidente dell’ONB forlivese, nel maggio del
1933 presentava regolare «Richiesta di permesso per la costruzione della
Casa Balilla in viale Mussolini, aggiudicata dalla ditta ing. Calvitti e C. di
Forlì»
26, ma di lì a poco, nel giugno, l’Ufficio tecnico rendeva noto che
[…] c’è stata una seduta dopo il 12 giugno 1933 della Commissione Edilizia
pre-sente l’architetto Valle. Dovranno essere presentate dal progettista alcune
modi-fiche», ma, in calce, dopo il 17 luglio, si annotava che «i lavori continuano
secon-do il progetto non modificato. Sarà più conveniente e decoroso far finta di non
aver chiesto nessuna modifica
27.
Dal punto di vista amministrativo, insomma, si decideva di chiudere
la questione nonostante le perplessità. Mentre la notorietà nazionale del
complesso andava sempre più strutturandosi. Non esistevano molti
edi-fici analoghi sui quali esemplarsi; anzi, la tipologia era del tutto nuova e
dunque, la realizzazione di Valle poté in breve assurgere a vero e proprio
exemplum nazionale. Entusiasta, infatti, anche il parere di Giuseppe
Pagano, per il quale quella di Valle era, tra poche altre, una delle «opere
migliori»
28nell’ambito del nuovo linguaggio razionalista in Italia
appli-cato alla tipologia. Ma la celebrazione della realizzazione forlivese era
ini-ziata, sempre nel 1934, a cantiere avviato da non molto, anche sulle
pagi-ne della milapagi-nese «Rassegna di Architettura»:
[…] questa Casa del Balilla, intitolata alla memoria di Arnaldo Mussolini, è già in
stato di avanzata costruzione e, per la sua organizzazione planimetrica, può essere
considerata un esempio di Sede completa. La costruzione comprende infatti tre
nuclei principali, costituiti dalla palestra, dal cinema-teatro e dalla piscina,
colle-gati tra loro dai rispettivi servizi e dotati di due ingressi distinti: quello del reparto
sportivo e quello del reparto culturale. L’ingresso sul viale Benito Musolini
con-duce all’atrio del reparto sportivo, dal quale si passa direttamente ai due grandi
25 Relazione dell’Ufficiale sanitario del Comune di Forlì del 26 aprile 1933, in ivi,
cart. 235, lettera “O-ONB”.
26 Missiva di Adalberto Gigli al Podestà di Forlì dell’23 maggio 1933, in ivi. 27 Relazione del Municipio di Forlì del 12 giugno 1933, in ivi.
spogliatoi per la palestra e la piscina e, attraverso ad una galleria di disimpegno,
agli spogliatoi annessi alla sala di scherma. I servizi e gli spogliatoi servono poi
anche per il campo sportivo, essendo accentrati attorno ad un cortile comunicante
direttamente con il campo. La palestra occupa una superfici di 500 mq ed è
muni-ta di una galleria per il pubblico. La piscina è copermuni-ta e gli spogliato sono disposti
in modo da separare rigorosamente la zona di calpestio a piedi calzati da quella –
comunicante con la piscina attraverso al locale della doccia – a piedi nudi. Il
reparto culturale, con accesso indipendente, comprende un cinema-teatro, capace
di 600 posti a sedere, una grande sala-convegno-biblioteca con annesse sale di
let-tura e gli uffici dell’organizzazione. Nel seminterrato sono disposti i locali per il
doposcuola, nonché ampie sale adibite a uso refettori e dormitori per i Balilla di
passaggio. La torre, alta 30 metri, accoglierà la Cappella Votiva dedicata alla
memoria di Arnaldo Mussolini. Il campo sportivo, di oltre 20.000 mq di
superfi-cie, comprende un campo regolamentare per il gioco del calcio, le piste per le
corse podistiche e ciclistiche, i campi da tennis, nonché tutti i servizi per il salto e
i lanci. Il costo della costruzione completa è preventivato in lire 1.700.000
29.
Nel 1936, dopo l’inaugurazione compiuta da Benito Mussolini nel
luglio del 1935
30, toccava alla rivista «L’Ingegnere» riprendere la
tratta-zione dell’importanza del nuovo edificio:
[…] la Casa del Balilla che l’ing. Cesare Valle ha ideato per la Città del Duce, è
un’opera che realizza in pieno lo scopo di offrire alla gioventù d’Italia una sede
lieta e serena nella sua varietà e chiarezza e che, nello stesso tempo, si dimostra
austera e forte ad affermare la potenza nuova. Nettamente distinte risultano nella
disposizione planimetrica e nella organica espressione estetica, le tre parti
carat-teristiche di questo tipo di edificio: quella destinata agli esercizi fisici (con la
palestra ampia e luminosa, la piscina coperta, la sala di scherma e gli annessi
ser-vizi); quella destinata alla cultura dello spirito (con la biblioteca… ispirata ad un
senso di calma serenità e di pace, il doposcuola, il teatro), la Cappella votiva…
dove sono custoditi i labari e le fiamme delle centurie; il terzo gruppo è destinato
agli uffici della Direzione dell’amministrazione. Ciascuno dei suddetti gruppi di
29 O.N.B. Forlì, ing. Cesare Valle, «Rassegna di Architettura», agosto-settembre, 1934,
pp. 334-336. Pressoché lo stesso scritto veniva edito anche su «Case d’oggi»: Opera Na zionale
Balilla, ing. Cesare Valle, «Case d’oggi», gennaio 1935, pp. 14-15. Com pa rivano come
imma-gini di accompagnamento, le stesse edite su «Rassegna di Architettura» (di cui la segnalazione su «Case d’oggi» risultava un sunto) con lo “Schema del traffico”, i “Par ticolari costruttivi della scala” e anche, pur senza didascalia, la “Veduta prospettica dal viale Benito Mussolini”, la “Veduta prospettica della torre” e la “Pianta del piano terreno”.
30 Il Duce inaugura fra acclamazioni di popolo… la Casa Balilla “Arnaldo Mussolini”,
«Popolo di Romagna», 31 luglio 1935, p. 2. Poi: La nuova Casa del Balilla di Forlì, «Bollettino dell’O.N.B. - Opera Nazionale Balilla», 1 agosto 1935.
ambienti ha un ingresso distinto ed è disposto in modo da poter funzione
indi-pendentemente dagli altri, pur risultando il complesso, perfettamente fuso in un
organismo unitario [...] Particolari interessanti dell’aspetto esteriore sono la
svel-ta torre che col suo balzo verso l’alto emerge sopra l’armonioso e suggestivo
aggruppamento delle varie masse; e la piscina coperta luminosa e vivace; e la
palestra emergenti da un’alta gradinata di pietra, l’atrio, la biblioteca, il teatro
31.
Grande importanza assumeva l’interno
[…] dove la sensazione di modernità e lo studio accurato dell’opera, si rivelano
ancora di più [...] ove tutti i particolari sono stati studiati con amore minuzioso
ed intelligente e dove tutto è intonato a semplicità e buon gusto [...]. Anche nel
teatro, come in ogni altro ambiente fino a quelli secondari e di servizio, si notano
i particolari di una finitura accurata e ben riuscita [...] la galleria del teatro ad
esempio è costituita da gradoni in rosso pompeiano, pareti in vernice speciale
color avorio, balaustrata a smalto rosso scuro e vetrate apribili simultaneamente
con manovra diretta a mano.
Poi una volta terminata la costruzione, ancora su «Architettura» di
Piacentini, si celebrava un’opera
[…] veramente completa e perfetta [...] rispondente perfettamente alle sue
com-plesse funzioni, con una perfetta organicità della pianta che si rispecchia in una
ordinata disposizione di volumi architettonici, dove la simmetria di alcuni
ele-menti [...] si completa armonicamente con eleele-menti asimmetrici [...] tanto da
farne un edificio perfettamente riuscito tecnicamente e artisticamente [...]. Una
sede completa e perfetta dell’O.N.B
32.
Non mancavano attenzioni anche da parte di altre testate nazionali,
come «Edilizia moderna», per la quale
[…] questa costruzione dell’arch. Valle di Roma merita di essere citata
all’atten-zione dei tecnici quale esempio tipico di sede completa per la preparaall’atten-zione della
gioventù dell’ONB… per l’organizzazione planimetrica che presenta tre nuclei
principali costituiti dalla palestra, dal cinema-teatro e della piscina, collegati tra
loro di rispettivi servizi e dotati di due ingressi distinti
33.
31 R.C., O.N.B. Forlì, ing. Cesare Valle, «L’Ingegnere. Rivista del Sindacato Nazionale
Fascista Ingegneri», 3 marzo 1936, pp. 143-153.
32 MA. PA. (Mario Paniconi o Marcello Piacentini), Casa Balilla di Forlì, ing. Cesare Valle, cit.
33 P. MASERA, La Casa del Balilla in Forlì. Arch. Cesare Valle, «Edilizia Moderna»,
Interessante la puntualizzazione delle dotazioni tecnologiche:
[…] la palestra e la sala di scherma sono pavimentate con tappeto di
Linoleum-sughero, nello spessore di 7 mm. L’elasticità del pavimento di questi due gradi
locali sportivi è assicurata, oltreché dal tipo di materiale impiegato, dalla
esisten-za di un vasto piano seminterrato [...]. Nella piscina si è provveduto alla
separa-zione netta fra il locale del bagno ed il locale contenente gli spogliatoi, per evitare
che il tenore d’aria a disposizione dei nuotatori possa essere inquinato
dall’esa-lazione degli indumenti [...]. Il vaso della vasca della piscina, misurante m.25x12,
consente la posizione di 4 corsie dalla regolamentare larghezza di m.3 e risponde
alle esigenze sportive per la regolarità di gare fino a percorsi di 400 m. Non
sol-tanto l’ambiente contenente la vasca è riscaldato e provveduto di impianto per il
condizionamento, ma pure l’acqua della vasca è riscaldata e continuamente
epu-rata con impianti moderni [...]. Anche nel reparto culturale [...] per i vantaggi
della manutenzione e per le doti di igiene, di elasticità, di coibenza, peculiari del
materiale e specialmente apprezzati in ambienti del genere, in tutti questi
ambienti sono stati adottati pavimenti di Linoleum [...]. Nel Teatro il pavimento
della platea è in Linoleum unito avana su tappeto elafono, con profilato in
metal-lo bianco [...]. Anche nell’ufficio del Presidente, il pavimento è in Linoleum
unito grigio-verde, e anche il rivestimento del gradino sotto la finestra è in
Linoleum; nella biblioteca e nel locale di accesso alla stessa, pavimenti e
rivesti-menti dei mobili sono in Linoleum unito colore grigio scuro.
In definitiva
[…] l’architettura esterna e l’arredamento interno sono chiari, scevri di leziosità,
ed improntati a quelle linee elementari e a quei colori festosi che distinguono le
sedi dell’ONB.
La realizzazione era ormai giunta all’attenzione nazionale
34ed
entra-va, così, nei repertori dei Manuali architettonici specialistici per le nuove
tipologie
35. Nel 1936, Agnoldomenico Pica inseriva l’esempio dalla Casa
34 Si veda M. MULAZZANI, L’Architettura per la gioventù: forme e tipi, in R. CAPOMOLLA, M. MULAZZANI e R. VITTORINI, Case del Balilla. Architettura e Fascismo, Milano 2008, pp. 126-131 e p. 252 (ma senza che siano poste in evidenza le peculiarità dell’esempio forlive-se, evidentemente considerato non tra le massime eccellenze). Ha invece sottolineato l’impor-tanza dell’edificio di Forlì, dopo una serie di nostre lunghe conversazioni ad Ascoli Piceno, MARIALUISANERI, L’Architettura come Arte sociale. Nuove immagini urbane per gli edifici al
servizio dei cittadini (1926-1943), in L’Architettura nelle città italiane del XXsecolo. Dagli anni Venti agli anni Ottanta, a cura di V. FRANCHETTIPARDO, Milano 2003, pp. 346-360 (in part. p. 354).
di Forlì nel suo repertorio de La Nuova Architettura italiana. La
descri-zione delle caratteristiche era la solita (la divisione in tre nuclei, gli
acces-si separati…), ma emergevano alcuni ulteriori dati interessanti
[…] nella palestra [...] è consentito lo svolgimento contemporaneo degli esercizi
collettivi di più squadre [...] e quasi tutta la parete di fondo, opposta alla galleria,
è vetrata in modo da godere della vista del campo sportivo [...]. La Sala di scherma
consente gli esercizi contemporanei di cinque coppie di schermidori. La piscina
coperta occupa un locale gemello a quello della palestra [...] il fondo della vasca è
diviso in due zone di diversa profondità. La vasca è costruita in cemento armato
rivestito con lastre di Marmo di Carrara. Un trampolino d’acciaio serve per i tuffi.
Le pareti dell’ambiente sono di color verde chiaro, il pavimento è di Quarzite grigia
[...]. Il cinema teatro è provvisto di cabina completa per l’impianto di cinema
sono-ro, e di palcoscenico e relativi spogliatoi per le rappresentazioni teatrali. Una
gran-de galleria con gradoni di muratura rivestiti di Linoleum rosso occupa parte gran-della
sala [...]. Esternamente le facciate sono rivestite con intonaco speciale Terranova di
colore rosso per le zone verso strada e di colore avana chiaro per quelle verso il
campo. Gli aggetti e le cornici sono di pietra artificiale bianca [...]. La costruzione
è a struttura portante in cemento armato, con murature laterizie di riempimento
36.
L’ultima celebrazione della Casa ONB-GIL di Forlì avveniva nel 1941
sulla rivista ministeriale «Opere pubbliche» che riprendeva molti
pas-saggi descrittivi ormai divenuti ‘classici’, ma dove veniva aggiunta anche
qualche riflessione ulteriore, specie di ordine linguistico, come il fatto
che
[…] la disposizione planimetrica presenta le tre caratteristiche parti di uno
stes-so edificio in una indovinata armonia di linee e di masse, e non poteva uscire che
da un progetto che avesse avuto di mira, oltre che le complesse finalità che
l’edi-ficio doveva assolvere, anche la realizzazione di un corpo di fabbrica che
espri-messe uno stile [...]. Il tutto contenuto in una cornice di sobria architettura ’900
nella quale le linee schiette e severe ben si armonizzano con lo stile maschio e
romano della gioventù che vi si aduna
37.
36 A. PICA, Nuova Architettura italiana, Milano, Quaderni della Triennale, 1936, p. 81 e
pp. 286-287 (immagini: “Facciata principale”, “Pianta del piano terra”, “Piscina a serramenti aperti”, “Piscina a serramenti chiusi”, “Esterno della piscina”).
37 La casa della GIL di Forlì, «Opere Pubbliche», XI, 3-4, 1941, pp. 57-62. Anche
Dal Razionalismo ‘originario’ di Valle si era passati a «una sobria
architettura ’900 di linee schiette e severe» a rendere sempre più labili i
confini linguistici. Anche perché
[…] l’organicità di questa bella costruzione, la razionalità con cui sono stati
disposti tutti i servizi e soddisfatte tutte le esigenze, la linea armonica e sobria dei
corpi di fabbrica costituiscono elementi tali da far iscrivere questa Casa della
GIL fra le meglio riuscite […] in Italia
38.
Invece, con una sorta di inaspettato dietrofront, Agnoldomenico Pica
– dopo l’attenzione che all’esempio forlivere aveva dedicato nel 1936 –
espungeva la Casa di Forlì dal suo repertorio rivisto dell’Architettura
moderna in Italia
39del 1940-1941 (e non che nel volume non fossero
riproposte opere già presenti nella precedente collezione; forse Pica,
dovendo ampliare la scelta, ci aveva ripensato…).
Restava il fatto che, nella pubblicistica, oltre alle qualità distributive,
venivano celebrate le due principali innovazioni tecnologico-costruttive
presenti nella Casa di Forlì: la scala elicoidale e la grande vetrata apribile,
soluzioni estremamente moderne.
Di memoria futurista era la scala elicoidale, che nella “Sala della
scherma” connetteva il piano della galleria sopraelevata per il pubblico a
quello terreno e il cui “Sviluppo senza parapetto” e il “Prospetto” (con
relative piante) venivano resi noti, sulle riviste, fin dal 1934 e poi ancora
in seguito in diverse occasioni
40.
Ma soprattutto era il caso della grande vetrata apribile, alla quale
l’«ing. L.S.» dedicava nel 1936 una lunga descrizione, dalle pagine di
«Casabella», riportandone i disegni esecutivi di progetto:
[…] una vetrata ad elementi ripiegabili di m.26.00 di larghezza per 8 di altezza
è stata applicata per la chiusura della piscina coperta […] suddivisa in trenta
par-38 Per la notorietà della Casa, anche A. NEPPI, la grandiosa attività edilizia dell’Opera
Nazionale Balilla, «La Cultura moderna. Natura e Arte», 12, 1937, pp. 670-676.
39 A. PICA, Architettura moderna in Italia, Milano 1941 (il testo era stato chiuso però già
nel 1940).
40 ONB Forlì, ing. Cesare Valle, «Rassegna di Architettura» (Milano), agosto-settembre,
1934, p. 336; Opera Nazionale Balilla, ing. Cesare Valle, «Case d’oggi», gennaio 1935, p. 14. Il disegno era assente invece su «L’Ingegnere» (R.C., ONB Forlì, ing. Cesare Valle, gnere. Rivista del Sindacato Nazionale Fascista Ingegneri», 3 marzo 1936, pp. 143-153); e su altre testate come «Opere pubbliche» (La casa della GIL di Forlì, XI, 3-4, 1941, pp. 57-62). Mentre era riproposto in MASERA, La Casa del Balilla in Forlì, «Edilizia Moderna»…, cit., p. 47.
tite […] è regolata da un piccolo argano, che può essere mosso facilmente da una
persona sola. È assicurata la perfetta tenuta tra le varie intelaiature […] e così
pure la perfetta tenuta dei vetri
41.
Sulla rivista «L’ingegnere» la descrizione della vetrata veniva
compiu-ta con maggior detcompiu-taglio:
[…] la vetrata, costruzione brevettata della Curti S.A. Di Bologna, è lunga circa
26 m e alta 8 m ed è costituita da un certo numero di partite o intelaiature
verti-cali tubolari. Queste intelaiature sono sospese, scorrevoli entro apposite guide, e
collegate fra loro con cerniere disposte alternativamente una volta all’interno e
una volta all’esterno […]. La manovra della vetrata può essere eseguita a mano;
poiché tutte le sospensioni e i rinvii sono su supporti a sfere, questa può essere
effettuata senza sforzo alcuno da un uomo di costituzione normale. La manovra
della vetrata avviene a mezzo di una catena Galle disposta nella guida di
sospen-sione in alto, chiusa ad anello, e rinviata per mezzo di due rocchetti disposti alle
due estremità della parete vetrata. La catena è poi fissata all’ultimo telaio, che si
trascina così tutti gli altri elementi durante la manovra di chiusura, e li spinge
nella loro guida durante la nuova manovra di apertura. Mano a mano che ciascun
telaio arriva all’estremità della guida viene spinto verso lo sguincio dell’apertura
da una deviazione della guida stessa e costretto a piegarsi a libro occupando
ristrettissimo spazio in vani predisposti ai due lati della vetrata. È prevista
final-mente la possibilità di eseguire la manovra a mezzo di motorino elettrico. Questo
tipo di chiusura si presta a varianti che ne consentono moltissime razionali
uti-lizzazioni. È interessante per esempio che, quando occorra, si può costruire
senza difficoltà una vetrata con i telai scorrevoli che si raccolgono di fianco, o
con i telai scorrevoli che si raccolgono di fianco a destra e a sinistra. Nel caso di
porte, i telai possono racchiudere della lamiera invece del vetro; e ciò che più
41 L. S., Due tipi di vetrate scorrevoli (arch. Giuseppe Vaccaro e ing. Cesare Valle),
«Casabella», 98, 1936, p. 20. Nell’economia dell’articolo un ampio spazio veniva dedicato alla descrizione del progetto di Valle per le soluzioni tecniche, evidentemente frutto della lettura della relativa Relazione di progetto. A p. 14, e dunque in posizione errata rispetto a quella dell’articolo di riferimento, veniva riprodotta la «tavola annessa» con i relativi schemi e mec-canismi costruttivi. Per la sua novità, rispetto alla vetrata realizzata da Giuseppe Vaccaro per l’Istituto Superiore di Ingegneria di Bologna veniva fornito molto più spazio alla vetrata forli-vese di Valle. Per una descrizione dell’importante manufatto, purtroppo smantellato, DE
SIMONE, Il razionalismo nell’architettura italiana del primo Novecento…, cit., p. 244: «La ditta Curti di Bologna presenta nel 1931 un infisso a telai ripiegabili, successivamente utilizzato… nell’Istituto Superiore di Ingegneria a Bologna da Giuseppe Vaccaro e nella piscina coperta della Casa GIL di Forlì di Cesare Valle, dove viene installato un serramento di oltre 200 mq a tutta altezza costituito da ante che, scorrendo su cuscinetti a sfera con un movimento a libro e apertura manuale o elettrica, si possono raccogliere alle estremità lasciando un varco di 26 m che consente l’utilizzazione del locale anche nella stagione calda». Anche Lidi e piscine, «Il Vetro», 7-8, 1938, pp. 232-236.
conta, possono essere resi più resistenti all’azione del vento, per mezzo di
spe-ciali rinforzi a traliccio che, durante la manovra di apertura, si ripiegano
adagian-dosi sulla lamiera stessa, in modo che lo spazio occupato dai vari elementi piegati
a libro non venga aumentato. Poiché, come si è detto, le chiusure di grande
dimensione sono oggi abbastanza frequenti e, d’altra parte, i problemi che
s’in-contrano nella loro costruzione, presentano spesso qualche difficoltà, questa
soluzione attirerà certamente l’attenzione dei tecnici per la sua eleganza e per la
semplicità del funzionamento che ne è la fondamentale caratteristica. La palestra
e la sala di scherma, come la piscina, sono inondate di luce da altri grandi
fine-stroni che occupano un’intera parete. Anche questi, studiati appositamente,
sono a manovra multipla, di grande semplicità e senza ingombro e sporgenze di
complicate ferramenta: permettono di graduare l’arieggiamento degli ambienti
secondo tre distinte aperture
42.
Ma ancora nel 1941 su «Opere pubbliche» non si mancava di
com-piere un’efficace sintesi dell’utilità di quella vetrata e delle sue
caratteri-stiche:
[…] la piscina coperta ha la luce da un’ampia vetrata interamente apribile, in
modo che l’ambiente, nella stagione estiva, può essere completamente arieggiato.
Tale vetrata, ad elementi scorrevoli e ripiegabili, è munita di doppio vetro e di
una sottile intercapedine per diminuire la dispersione del calore nella stagione
invernale
43.
Nonostante le numerose costruzioni moderne in Italia, a oltre cinque
anni dalla sua realizzazione, l’esempio di Forlì non aveva perduto la
pro-pria carica innovativa.
2. La “Torre ’900” di Renato Camus, dependance
del Grand Hotel di Riccione, e il riutilizzo delle strutture in acciaio
dell’“Abitazione tipica a struttura di acciaio” della
VTriennale di Milano
All’inizio del Novecento anche la Cultura italiana veniva attirata dalle
grandi realizzazioni dei “gratta nuvole” (grattacieli americani); un
inte-resse che non era solo legato alle altezze raggiunte – vette di Modernità
42 ONB Forlì, ing. Cesare Valle, «L’Ingegnere. Rivista del Sindacato Nazionale Fascista
Ingegneri», 3 marzo 1936, pp. 143 ss. La descrizione veniva edita anche come «Vetratone scorrevole della piscina» in MASERA, La Casa del Balilla in Forlì, «Edilizia Mo de rna»…, cit., p. 48.
che sembravano riproporre, pur su altra scala, i fasti delle antiche torri
medievali – ma che coinvolgeva anche gli aspetti tecnologici delle
inno-vative strutture in acciaio, signum tecnologico di una Modernità sempre
più spinta, che dalla tradizione inglese e francese del Neogotico derivava
la sua conformazione nervata. Tra gli altri, era Marcello Piacentini che,
affascinato da quei “grattacieli”
44riusciva a realizzarne, nel giro di un
trentennio, qualche esempio rilevante (a Brescia, a Genova) pur
ovvia-mente adattandosi alla realtà dimensionale delle città italiane; anche
Cesare Bazzani in piazza Saffi a Forlì non mancava di riproporre la
tipo-logia americana del Palazzo per Uffici, anche se in questo caso con una
altezza che ci porta a parlare oggi, piuttosto, di edifici alti, ma che allora
era vissuta come un deciso signum di Avanguardia per una città, come
appunto Forlì, caratterizzata da una conformazione soprattutto
orizzon-tale. E peraltro, in tutti questi casi, la struttura portante veniva realizzata
in cemento armato, e non in acciaio (come avveniva invece nei grattacieli
americani), secondo una declinazione strutturale e tecnologica che nel
primo Secondo dopoguerra avrebbe poi prodotto esempi notevoli – a
Milano il “Pirellone”, ma anche a Cesenatico, a Milano Marittima e a
Rimini con i loro grattacieli – in grado di gareggiare con gli esempi
sta-tunitensi
45.
Il fascino – e i vantaggi – delle strutture intelaiate fatte di putrelle di
acciaio e snodi metallici interessava, nei primi anni Trenta, alcuni settori
della Cultura progettuale italiana trovando nella rivista milanese
«Edilizia moderna» un proprio pulpito interessato in primis alle
questio-ni “asismiche”
46: se l’’ingegnere bolognese Guido Fiorini, sempre
all’a-44 M. PIACENTINI, In tema di grattacieli, «Architettura e Arti Decorative», II, aprile, 1923,
VIII, pp. 311-317. In particolare, Piacentini firmava anche la “Prefazione” a F. MASI, La pratica delle costruzioni metalliche. Case in acciaio, Milano 1933, pp. VII-VIII. Ancora nel Do po guerra,
di M. PIACENTINI, I grattacieli a tavolone, «Il Globo», 23 novembre 1952, p. 3; ID., Genovese il più grande grattacielo dell’Europa, ivi, 23 gennaio 1953, p. 3.
45 Cfr. il mio F. CANALI, Grattacieli balneari romagnoli: una questione di impatto
“paesag-gistico” nell’Italia degli anni Cinquanta tra celebrazione e rifiuto dei modelli “wrightiani”, in Edifici alti in Emilia-Romagna, a cura di A. TRENTIN, Bologna 2006, pp. 77-85.
46 F. MASI, La costruzione a scheletro d’acciaio nell’edilizia asismica, «Edilizia moderna»,
n. 14, luglio-settembre 1934, pp. 37 ss.: «L’esperienza sia italiana che di altri paesi dimostrò che molti degli attesi vantaggi delle costruzioni in calcestruzzo erano praticamente nulli e rivelò parecchi inconvenienti. D’altra parte il progredire della Tecnica delle costruzioni metal-liche permise di eliminare gli svantaggi di questa […] come il costoso passaggio attraverso un’officina specializzata per la saldatura […]. La superiorità del sistema costruttivo a scheletro d’acciaio non è ora solo tecnica, ma anche nettamente economica […]. C’è stato poi