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Diisegnare con...Mario Bellini

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Academic year: 2021

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http://disegnarecon.univaq.it DOI: https://doi.org/10.20365/disegnarecon.25.2020.dw2 Figura di spicco del panorama internazionale

dell’archite ura e del disegno industriale, o o volte Compasso d’Oro e presente al MoMA di New York, a vo anche nel campo della dida ca e della pubblicis ca, in oltre cinquant’anni di car-riera Mario Bellini ha esteso la sua rifl essione a tu e le scale del proge o, dando vita ad alcune icone del campo design italiano, e realizzando edifi ci in tu o il mondo, tra i quali il Centro Con-gressi di Villa Erba a Cernobbio vicino a Como, il Quar ere Portello di Fiera Milano, il Tokyo De-sign Center alla Na onal Victoria Gallery di Mel-bourne, l’America Headquarters della Deutsche Bank a Francoforte, il Dipar mento delle Ar Is-lamiche del Louvre di Parigi, e mol altri.

Dai suoi scri e dalla sua vicenda personale emerge il ritra o di un archite o in dialogo con ambi molteplici, quali la pi ura, la fotografi a, la comunicazione visiva e una sensibilità ai temi della rappresentazione che gli è valsa la targa

d’Oro dell’Unione Italiana Disegno nel 2018. Mario Bellini ha infa sempre integrato nel suo lavoro un’inesauribile passione per il disegno, in-teso come strumento di indagine, di pensiero e di proge o. I suoi lavori sono sta recentemente al centro di un percorso di ricerca sul tema che ha avuto un primo nodale esito nella mostra “Mario Bellini, il disegno del proge o”, tenutasi nel 2018 al Politecnico di Milano . La ricerca ha preso avvio con un’esplorazione mirata dell’archivio Mario Bellini, accompagnata da un dialogo dire o con l’archite o e con le fi gure centrali del suo studio. Ne è nato uno scambio ar colato, spesso condot-to davan ai disegni stessi e a par re da ques , un confronto del quale l’intervista che segue pro-pone una sintesi signifi ca va. Da questo percorso sono emersi materiali u li per indagare l’intrec-cio tra pensiero e genesi della forma nell’opera di Mario Bellini che prende corpo a raverso le molteplici espressioni della rappresentazione.

Dalle risposte dell’archite o-designer, accom-pagnate da una selezione dei materiali d’archivio, emergono temi nodali che a raversano la storia del disegno di archite ura e ne cara erizzano in par colare gli ul mi decenni, quali il rapporto tra disegno e immaginazione, tra disegno e concepi-mento dell’idea proge uale, tra tecnologie, gen-esi del proge o e ges one dei processi.

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Camilla Casonato e Marco Muscogiuri (CC e MM): Nell’ambito dell’archite ura e del design, il disegno può essere un importante strumento di ricerca, di conoscenza, di studio della realtà esistente e della realtà possibile (del proge o). Che ruolo ha avuto il disegno nel tuo percorso proge uale di archite o e designer?

Mario Bellini (MB): Per un archite o o per un designer, disegno e proge o non sono la stessa cosa anche se comunemente si tende a consid-erarli sinonimi. Ma un proge o è una conge u-ra che ha bisogno di essere prima annotata (gli schizzi?) e poi sviluppata e descri a con docu-men grafi ci (render e disegni) necessari alla realizzazione di paesaggi, complessi urbani, edi-fi ci, interni, arredi, macchine e ogge . Le parole stesse “pro-ge o” e “con-ge ura” che condivi-dono anche con problema la stessa e mologia, rispe vamente la na e greca, implicano quindi l’u lizzo di uno schizzo che fi ssi e registri veloce-mente uno spunto crea vo su un foglio di carta, prima che l’idea o l’intuizione svaniscano dal foglio bianco della mente in con nuo “refresh”. Quante volte io stesso ho sperimentato la mia capacità - disteso nel silenzio prima di essere rapito dal sonno - di disegnare a occhi chiusi senza carta e ma ta, solo con l’immaginazione, ciò che è puntualmente des nato a svanire alle prime luci dell’alba, come accade per i sogni. All’inizio di un proge o, c’è un momento in cui ho davan un foglio bianco e prendo in mano una ma ta o una penna, con l’emozione dell’es-ploratore, del trasvolatore o dello scalatore… E con l’aspe a va per una nuova “creatura” da crescere e portare a compimento.

CC e MM: Sembri essere sempre stato un diseg-natore compulsivo, che disegna ovunque, con qualsiasi strumento e su qualsiasi supporto. Contrariamente a mol archite , tu avia, non sembri avere una par colare predilezione per notebook e taccuini, che compaiono poco o niente nel tuo archivio. È un caso oppure è una scelta deliberata? E inoltre, quali sono i tuoi strumen preferi nel disegnare?

Fig. 1 - M. Bellini, Schizzo per il Ryoma Sakamoto Memorial Hall, Kochi, Giappone, 1988. China e matita colorata su carta da lucido. © Archivio Mario Bellini.

Fig. 2 - M. Bellini, Schizzo per il Ryoma Sakamoto Memorial Hall, Kochi, Giappone, 1988. China e matita colorata su carta da lucido. © Archivio Mario Bellini

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MB: Notebook? Ci ho provato. Ne ho qualcuno qua e là, abbandona .

Con me non funziona: un rituale un po’ presup-ponente che congela l’urgenza di fi ssare idee a caldo nel vivo del tuo lavoro. Il taccuino è forse più ada o a un’impresa monotema ca e di lunga durata come viaggi ed esplorazioni.

Di schizzi ne conservo ormai decine di cen naia, cataloga per ambi (grande, media e piccola scala), fantasie, proge , sia sulla spinta di una richiesta di un commi ente, sia fru o solo di una spontanea intuizione crea va. Sono disegni fa su tan suppor diversi. Conservo tu gli schizzi servi per opere ormai compiute come tes mo-nianze autografe, sia quelli ancora fl u uan nel felice regno delle idee che sono per me un depos-ito di semi e di embrioni in a esa di germogliare e dare fru . Il mio “patrimonio” sempre vivo e in con nuo accrescimento e trasformazione. Il mio strumento principale è sempre stata l’im-maginazione, che può tu o sia nel perimetro di un foglio bianco di formato A4 – raramente A3 – (che uso ogni giorno con ma ta 6B o penna biro Bic con inchiostro nero, ma anche rosso o verde), sia quando la mente viaggia libera senza limi di spazio e di tempo.

CC e MM: Oltre al disegno, quali altri mezzi espres-sivi hai u lizzato per rappresentare i tuoi proge ?

MB: Sicuramente il modello. Le maque es si us-avano molto in passato (ne ho a decine in legno bellissime), ne facevano uso anche Brunelleschi, Michelangelo, Bernini… Ma seppure u li, anche loro mentono sulla “scala”, perché non si può min-iaturizzare anche la scala della nostra percezione umana. Mentre alla scala del design la maque e coincide inevitabilmente con il “proto po” e sub-ito tes monia del tuo lavoro quasi al 100%. Oggi invece si possono creare delle “visioni” vir-tuali iper realis che, proie abili in scala gigante, fi no a far sen re emo vamente “dentro” al proge o. In tempi pre-digitali, si usava talvolta fotografare modelli tridimensionali per o enere eff e di rappresentazione più veris ci. Si vedano ad esempio quelli del mio proge o per Portello

Fig. 3 - M. Bellini, Schizzo per il Tokyo Design Center, Tokyo, Giap-pone, 1988-1992. China su carta da lucido. © Archivio Mario Bellini.

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Fiera, che sono sta realizza sovrapponendo e combinando fotografi e di un modello ligneo che avevo fa o fare in scala 1:100, di quasi dieci metri, con fotografi e delle strade esisten .

CC e MM: Che relazione pensi che ci sia stata tra il tuo modo di disegnare e il tuo modo di pro-ge are? Come è cambiata la relazione tra uno e l’altro nel corso degli anni? Pensi, ad esempio, che alcune scelte proge uali recen possano essere state infl uenzate anche dalle nuove pos-sibilità date dagli strumen digitali di rappre-sentazione, oltre che alle nuove possibilità con-sen te dalle nuove tecnologie costru ve?

MB: Si, certamente. L’aerea copertura a vela del Dipar mento delle Ar Islamiche al Louvre ad es-empio, oppure la copertura del Centro Congressi Fiera Milano MiCo è stata il fru o di un’immagi-nazione radicale e poe ca che in eff e , senza le nuove tecniche di rappresentazione parametrica, non avremmo potuto perme erci di portare a compimento.

Inoltre oggi, a diff erenza degli anni Sessanta e Ot-tanta, le possibilità off erte dai so ware di model-lazione e rappresentazione ci consentono di real-izzare nei nostri computer una sorta di can ere da tavolo, un can ere virtuale; di vedere sugli schermi quello che decenni fa era immaginabile solo producendo modelli al vero, come avevo dovuto fare, ad esempio, a Cernobbio per il Cen-tro esposi vo e congressuale di Villa Erba , dove feci costruire porzioni in scala 1:1, per verifi care in an cipo l’eff e o che avrebbe prodot-to una volta realizzaprodot-to in un contesprodot-to sprodot-torico così delicato dal punto di vista storico e paesaggis co.

CC e MM: Caccia Dominioni diceva di essere un “pian sta”, ovvero che in un proge o par va sopra u o dalla pianta, dall’ar colazione de-gli spazi e dalla gerarchia dei percorsi. Altri ar-chite , invece prediligono la sezione, e studiano gli spazi come fossero una sorta di “piano-se-quenza”. Da dove par , nell’elaborazione di un proge o? Dalla pianta? Dalla sezione? Dalla composizione volumetrica? Da una “soluzione

Fig. 4 - M. Bellini, Schizzi di studio con viste prospettiche del padiglione centrale del Centro espositivo e congressuale nel parco di Villa Erba a Cernobbio, 1986-1990. China su carta da lucido. © Archivio Mario Bellini.

Fig. 5 - Pag. seguente: M. Bellini, Schizzi di studio con viste prospettiche del padiglione centrale del Centro espositivo e congressuale nel parco di Villa Erba a Cernobbio, 1986-1990. Matita e matita colorata su carta. © Archivio Mario Bellini.

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fi gura va” o da un’immagine che hai in mente e che cerchi di sviluppare e a cui cerchi di dare vita?

MB: Caccia Dominioni – che ho un po’ frequen-tato ancora da studente – ha insegnato anche a me, sopra u o per il taglio di uno spazio

vo o di lavoro, l’importanza della pianta come spina dorsale dei valori, delle gerarchie e dei comportamen umani. E non l’ho mai più di-men cato. Per il resto… ”sezioni-piano sequen-za”, “volumi”, “fi gure iconiche” ecc. non sono che l’is n vo armamentario strategico di tu o il mio proge are e ovviamente l’impiego che ne faccio dipende dai contes , dalle “scale”, dal briefi ng e dalla commi enza, più che da una mia deliberata procedura. Comunque, quasi sempre i miei

schiz-zi interessano tu ques aspe , sopra u o se mi è subito necessario verifi care e approfondire una innova va idea in vista di un suo potenziale sviluppo realizza vo.

CC e MM: Quali ricordi sono sta , nella tua lun-ga carriera di archite o e designer, i momen di svolta nell’ambito della rappresentazione del proge o? Come è cambiata l’organizzazione an-che del tuo studio, con il cambiare delle tecnian-che di rappresentazione del proge o?

MB: Si tra a di cambiamen facilmente immag-inabili…. Resta il fa o che anche dopo l’arrivo dei so ware grafi ci, io non ho smesso e non sme erò mai di con nuare a schizzare a mano per alimentare il vivaio delle mie idee, e dare

Fig. 7 - M. Bellini, Sezione prospettica del padiglione centrale del Centro espositivo e congressuale nel parco di Villa Erba a Cernobbio. Il padiglione qui è rappresentato con le vetrate chiuse, 1986-1990. China su carta da lucido. © Archivio Mario Bellini

Fig. 6 - M. Bellini, Sezione prospettica dell’ala Cernobbio del Centro espositi-vo e congressuale nel parco di Villa Erba a Cernobbio, 1986-1990. China su carta da lucido. © Archivio Mario Bellini

Fig. 8 - M. Bellini, Assonometria obliqua militare della serra che costituisce il volume terminale dell’ala “Lario” del Centro espositivo e congressuale nel parco di Villa Erba a Cernobbio, 1986-1990. Scala 1:50. China su carta da lucido. © Archivio Mario Bellini

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Fig. 9 - M. Bellini, Veduta prospettica del collegamento tra il padiglione centrale e l’ala “Cernobbio” del Centro espositivo e congressuale nel parco di Villa Erba a Cernobbio, affacciati sullo specchio d’acqua, 1986-1990. Collage, matita e matita colorata su lucido e fotocopia su cartoncino. © Archivio Mario Bellini

Fig. 10 - M. Bellini, Pianta del piano terra del Centro espositivo e congressuale nel parco di Villa Erba a Cernobbio, con il contesto del parco e della Villa. Scala 1:250. China su carta da lucido. © Archivio Mario Bellini

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Fig. 11 - M. Bellini, Schizzo del prospetto del “bastione” del Centro espositivo della Fiera Internazionale di Milano al Portello su viale Scarampo, Milano, Italia, 1987-1997. Penna e pastelli su carta. © Archivio Mario Bellini

immediata soluzione alle con nue diffi coltà e alterna ve proge uali e costru ve che imman-cabilmente si presentano nel corso della realiz-zazione di proge di ogni po e dimensione. In studio sono il tormento di tutti i miei col-laboratori che disegnano a computer. Seduto al loro fianco è una continua lezione a voce e di rapido schizzare con la mia matita sulle varie stampate in progress…

In questo modo anche ques “stramalede ” render di oggi, alla fi ne, nascono già come im-magina e partori dalla mia testa, proprio per-ché insisto in modo sempre instancabile e incon-tentabile a dare indicazioni mentre li realizzano.

CC e MM: Tan ssimi dei tuoi schizzi sono diseg-ni di pura fantasia, dove archite ura, immagi-nazione e crea vità vagano ancora più libere, in quanto non vincolate da un programma funzionale. Che rapporto c’è tra ques schizzi e quelli di proge o?

MB: Ques disegni sono un po’ come gli esercizi ginnici per un atleta o il taglio sele vo di un’ar-ea verde incolta per o enere un parco pubblico, o ancora una previdente conservazione delle semen per le prossime stagioni. Sin da quan-do avevo sei anni ricorquan-do di aver sempre avuto acceso un conta o tra testa, mano, carta. Da allora ho sempre esplorato, a raverso il diseg-no, un territorio in bilico tra fantasia e realtà. Ricordo ancora, ad esempio, quando durante la guerra, da piccolo, sfollato nel vareso o mentre Milano era so o i bombardamen , mi diver vo a disegnare e inventare una serie di ogge d’uso comune antropomorfi zza , con facce, braccia, gambe. Allo stesso modo, ho sempre con nuato a cercare in modo os nato una terza dimensione sul foglio, giocando con complesse geometrie rotazionali: una felice ossessione che non mi ha mai abbandonato, e di cui si trova traccia in miei disegni di tavoli ed edifi ci.

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Fig. 12 - M. Bellini, Schizzi di studio del volume architettonico del Museo dell’Automobile (poi non realizzato) in prossimità del Centro espositivo della Fiera Internazionale di Milano al Portello, 1987-1997. Penna su carta. © Archivio Mario Bellini.

Fig. 13 - M. Bellini, Schizzo prospettico di studio per la New Great Hall della National Gallery of Victoria di Melbourne, 1996-2003. Penna su carta. © Archivio Mario Bellini.

Fig. 14 - Studio Bellini, Disegno tecnico di dettaglio relativo alla copertura in vetro della Lindsay Court della National Gallery of Victoria di Melbourne, 2001. Stampa su carta con correzioni e annotazioni a pennarello. © Archivio Mario Bellini.

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Fig. 15 - M. Bellini, Studio prospettico per la National Gallery of Victoria di Melbourne, 1996-2003. Matita, penna e pastelli su carta. © Archivio Mario Bellini.

Fig. 16 - M. Bellini, Studio prospettico per la National Gallery of Victoria di Melbourne, 1996-2003. Matita, penna e pastelli su carta. © Archivio Mario Bellini.

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Fig. 18 - Studio Bellini, Schizzi tecnici di dettaglio relativi alla copertura del Dipartimento delle Arti Islamiche

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Fig. 22 - M. Bellini, Schizzo per l’Information Pavillion, Expo 2015, Milano, Italia, 2013. Matita su carta. © Archivio Mario Bellini.

Fig. 21 - M. Bellini, Schizzo per il Padiglione Italia, Expo 2015, Milano, Italia, 2013. Matita e matita colorata su carta. © Archivio Mario Bellini.

Fig. 24 - M. Bellini, “Isole Galleggianti. Fantasia”, 2013. Matita su carta. © Archivio Mario Bellini. Fig. 23 - M. Bellini, Schizzo, New Ecological City, China, 2013. Matita su carta. © Archivio Mario Bellini.

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Fig. 25 - M. Bellini Schizzo di progetto per Tavola Armonica, 2014. Matita su carta. © Archivio Mario Bellini. Fig. 26 - M. Bellini, Studio per chaise longue, s.d. Matita su carta. © Archivio Mario Bellini.

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Fig. 30 - M. Bellini, Schizzo per il tavolo La Rotonda, s.d. Matita su carta. © Archivio Mario Bellini.

Fig. 31 - M. Bellini, Schizzo per la poltrona CAB Lounge, 2015. Matita su carta. © Archivio Mario Bellini.

Fig. 32 - M. Bellini, Schizzo per la poltrona CAB Lounge, 2015. Matita e matita colorata su carta. © Archivio Mario Bellini.

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