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La percezione del paesaggio nel Mesolitico e nel Neolitico: l’esempio di Plan di Modzon nella Conca del Fallère (Valle d’Aosta, Italia nordoccidentale)

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Academic year: 2021

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Corresponding author: Laura Melelli Tel: 0039 0116705166- Fax: 0039 0116708398 Email: gabriella.forno@unito.it

La percezione del paesaggio di alta montagna da parte dell’uomo mesolitico e neolitico: l’esempio dell’area di Plan di Modzon nella Conca del Fallère (Valle d’Aosta, Italia

nordoccidentale)

M. G. Forno1, M. Gattiglio1, F. Gianotti1, A. Guerreschi2, L. Raiteri3

1

Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Torino, V. Valperga Caluso 35, 10125 Torino, Italy 2Dipartimento di Biologia ed Evoluzione, Università di Ferrara, C. Ercole I d’Este 32, 44100 Ferrara, Italy 3Regione Autonoma Valle d'Aosta, Soprintendenza per i beni e le attività culturali, P. Roncas 12, 11100 Aosta

L’area del Plan di Modzon, nella conca del Fallère, è ubicata nel versante sinistro della Valle della Dora Baltea ad una quota compresa tra 2240 e 2300 m a.s.l. e presenta una morfologia del tutto particolare nell’ambito del paesaggio della Valle d’Aosta. Corrisponde a un ampio fondovalle di un piccolo bacino tributario (Valle Verrogne), che appare debolmente inclinato, con blande ondulazioni longitudinali e sensibilmente sospeso rispetto alla valle principale (700 m) tramite una soglia in roccia. Normalmente le valli glaciali hanno fondovalle strettamente confinati da due versanti vallivi ripidi ed elevati. L’area in esame manca invece del fianco vallivo sinistro, in quanto verso E questo fondovalle è in sostanziale continuità con la testata di un altro bacino laterale (Valle Clusellaz). Tale morfologia peculiare ha attratto l’uomo preistorico, con la conseguenza che nell’area si è avuta, nel tempo, un’intensa frequentazione antropica, testimoniata sia dalla diffusione dei siti archeologici sia dal loro utilizzo in periodi successivi. Su un’area di circa 0,2 km2 sono noti per ora nove siti, di cui tre già interessati da attività di scavo, che hanno permesso di individuare insediamenti del Mesolitico, del Neolitico medio e dell’Età del Rame. La frequentazione antropica è ben documenta da alcune strutture, anche di combustione, e da poco numerosi manufatti, quasi tutti in cristallo di rocca. Le varie attività umane dal Mesolitico e, in special modo, dall’età del Rame fino ai giorni nostri, hanno modificato la piana, anche se la percezione attuale è quella di un luogo ancora naturale e non totalmente trasformato.

La morfologia descritta trova giustificazione nel particolare contesto geologico risultante da una stretta interconnessione tra il modellamento glaciale e una delle maggiori deformazioni gravitative profonde di versante della regione (DGPV di P. Leysser).

Il ghiacciaio di Verrogne, interessato da diffluenza nel LGM, è responsabile del modellamento dell’esteso pianoro e dell’assenza dello spartiacque con la Valle Clusellaz. Gli importanti fenomeni gravitativi legati alla DGPV, sviluppati in un lungo intervallo di tempo e particolarmente intensi nel Tardoglaciale, hanno determinato l’allentamento del substrato roccioso su vaste aree e favorito il modellamento glaciale e la stessa diffluenza, causando inoltre l’apertura di numerose fratture, trincee e gradini di scivolamento, responsabili della morfologia articolata del ripiano. I fenomeni gravitativi hanno inoltre contribuito a rendere meno acclive l’accesso al pianoro dalla valle principale, determinando la percezione da parte dell’uomo preistorico di un paesaggio di alta montagna, al limite superiore del bosco, adatto alla frequentazione. L’estensione dell’area, la sua morfologia articolata per la presenza di depressioni e rilievi nel fondovalle e l’assenza dello spartiacque orientale hanno, infine, sensibilmente ridotto la pericolosità geologica del ripiano, rendendolo particolarmente favorevole all’insediamento, anche per la presenza di numerosi corsi d’acqua e bacini lacustri.

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