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L'Aetna e il carme 64 di Catullo

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Estratto da

«Paideia»

LXXIV

- 2019

Pars altera (II/II)

PAIDEIA

rivista di filologia, ermeneutica e critica letteraria

FONDATA DA

V. PISANI e G. SCARPAT

EDITRICE STILGRAF CESENA

ACCADEMIA NAZIONALE VIRGILIANA DI SCIENZE LETTERE E ARTI BIBLIOTECA MALATESTIANA

in memoria di

Alfonso Traina

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1 Sull’argomento, cfr. ad es. A. SALVATORE(a c. di), Appendix Vergiliana, Epigrammata et

Pria-pea, testo, interpretazione e traduzione, Napoli 1963; A. SALVATORE, Virgilio e Pseudovirgilio.

Studi su l’Appendix, Napoli 1994, pp. 27-52 («Gli Epigrammi dell’Appendix Vergiliana e la

for-mazione poetica di Virgilio»); pp. 53-71 («I tre piapei»); pp. 221-235 («Echi catulliani nel Culex»); Régine CHAMBERT, Catulle et les débuts poétiques de Virgile, in R. POIGNAULT (a c. di), Présence de Catulle et des élégiaques latins, Actes du colloque tenu à Tours (28-30 no-vembre 2002). À Raymond Chevallier in memoriam, Clermont-Ferrand 2005, pp. 167-180; E. COURTNEY, Notes on Catullus and the Appendix Vergiliana, «MD» 59, 2008, pp. 185-188; Ma-riantonietta PALADINI, Ancora sul carme 17 di Catullo: dai fescennini a Claudiano, «Paideia» 73 (Pars prima), 2018, pp. 245-267 (in part. pp. 252-256).

Abstract

The author of Aetna, the epic-didactic poem included in the Appendix

Vergi-liana, attacks polemically mythological poetry and its deceptive and outworn

themes. In his initial proem he reminds of the myth of Theseus and Ariadne (Aetna 21-22), subsequently recalled also in the digression in which he condemns the deplorable vogue of cultural tourism (Aetna 583-584). The antiphrastic model is carm. 64 by Catullus, of which the author of Aetna demonstrates to be an attentive reader and expert. He certainly hints at Catullus’ text, but also Ovid’s memory plays an important mediation role.

Keywords: Appendix Vergiliana; Aetna; Theseus and Ariadne; Catullus (carm. 64); Ovid.

La presenza di Catullo nei componimenti dell’Appendix Vergiliana è argomento ben noto e studiato, talora utilizzato anche per la discus-sione della loro collocazione cronologica e per la controversa questione delle relazioni con Virgilio. Tra quelli che in varia misura attingono al liber catulliano, sono presi in considerazione soprattutto Dirae, Culex, Ciris, Catalepton1.

Un posto marginale in questo panorama di studi occupa certamente l’Aetna, il poemetto esametrico che appartiene alla tradizione epico-di-dascalica e ha per argomento la spiegazione dei fenomeni vulcanici, i cui effetti si possono osservare in Sicilia attraverso l’attività straordinaria del monte Etna. L’attribuzione a Virgilio di questo testo, di 645 versi, è messa in dubbio già nel primo elenco degli scritti minori del Mantovano,

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presente nella Vita di Donato, che dipende da quella svetoniana2. La

cri-tica sembra ormai orientata a collocarlo, per restare nell’ambito del ge-nere letterario, dopo Lucrezio, Virgilio e Manilio, e più verosimilmente tra il 60 e il 70 d.C., opinione che condivido, ritenendo in particolare che il poemetto dell’Appendix Vergiliana sia stato scritto dopo la composi-zione delle Naturales quaestiones (63-64 d.C.) di Seneca, con le quali mostra strette relazioni3.

L’Aetna si iscrive programmaticamente nell’ambito della tradizione didascalica, sia per la scelta dei contenuti che per l’adozione dei codici linguistici e stilistici. L’istanza di fondo è l’esaltazione della ratio, che permette all’uomo di non fermarsi all’apparenza dei sensi, ma di cono-scere la vera essenza delle cose e di penetrarne le cause4. È compito della

scienza dissipare le paure per i fenomeni naturali, ingenerate da igno-ranza o da false credenze, alimentate dalle leggende menzognere dei poeti. La polemica contro gli inganni dei vati (fallacia vatum)5e i loro

temi abusati è un motivo costante dell’Aetna, ma paradossalmente l’au-tore finisce col dare ampio spazio a quella materia mitologica fortemente contestata in nome della verità della scienza6, al punto che il

componi-2 Cfr. Vita Donatiana 19 Scripsit etiam, de qua ambigitur, Aetnam ( = Vitae Vergilianae antiquae, G. BRUGNOLIet F. STOKrecensuerunt, Roma 1997).

3 Sulla datazione dell’Aetna e il suo autore importante è la discussione di F.R.D. GOODYEAR,

The ‘Aetna’: Thought, Antecedents, and Style, in ANRW II 32,1, Berlin-New York 1984,

pp. 344-363; in A. DEVIVO, Considerazioni sull’Aetna: rapporti con Seneca, epoca della

com-posizione, «Vichiana» n. s. 18, 1989, pp. 63-85, avanzo l’ipotesi che l’autore del componimento

dell’Appendix Vergiliana appartenga al circolo senecano e abbia scritto dopo la morte di Nerone, forse anche all’inizio del regno di Vespasiano. Più recentemente alla collocazione tra il 60 e il 70 d.C. aderiscono Katharina VOLK, Aetna oder Wie man ein Lehrgedicht schreibt, in N. HOLZ -BERG(a c. di), Die Appendix Vergiliana: Pseudepigraphen in literarischen Kontext, Tübingen 2005, pp. 68-90 (cfr. anche Aetna, edited by R. ELLIS, with new introduction and bibliography by Katharina VOLK, Exeter 2008, pp. XX-XXI); H. HINE, Aetna: a new translation based on

the text of F.R.D. Goodyear, «SHPS» 43, 2012, p. 316.

4 Questi temi, in qualche misura topici della tradizione scientifico-didascalica (da Lucrezio a Seneca), sono variamente trattati dall’autore dell’Aetna, cfr. DEVIVO, Considerazioni sull’Aetna, cit. n. 3; A. DEVIVO, Il proemio dell’Aetna pseudovirgiliano, in C. SANTINI- N. SCIVOLETTO (a c. di), Prefazioni, prologhi, proemi di opere tecnico-scientifiche latine, vol. II, Roma 1992, pp. 661-681; D. LASSANDRO, Nosse fidem rerum. L’elogio della scienza nell’Aetna, «BStudLat» 23, 1993, pp. 320-328; Cinzia GIULIESE, Divina animi voluptas... cognoscere terram: osservazioni

su Aetna 219-281, «InvLuc» 23, 2001, pp. 111-120.

5 Il nesso fallacia vatum ricorre due volte nel proemio dell’Aetna ai vv. 29 e 76.

6 Cfr., tra gli studi più recenti, Liba TAUB, Aetna and the Moon. Explaining Nature in Ancient

Greece and Rome, Corvallis 2008, pp. 31-55; J. PINGOUD, La science rattrapée par le mythe: le

poète de l’Aetna et l’hermétisme d’Héraclite, «Pallas» 78, 2008, pp. 207-219; J.T. WELSH, How

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mento dell’Appendix Vergiliana si conclude con la miranda fabula dei fratelli catanesi (vv. 603-645)7.

Nei contesti proemiali o digressivi nei quali l’autore didascalico si confronta con il mito, usa un diverso e più adeguato registro linguistico-espressivo, allusivamente in grado di evocare i poeti che hanno raccon-tato storie di dèi e di eroi. Tra questi modelli antifrastici c’è anche Catul-lo, e precisamente il poeta doctus del carme 64, l’epillio alessandrino nel quale in una complessa struttura compositiva al racconto del matrimonio tra Peleo, uno degli Argonauti, e la dea marina Tetide si intreccia quello di Arianna abbandonata da Teseo nell’isola di Dia, una ekphrasis che oc-cupa più della metà del carme (vv. 52-264)8.

Nella lunga e complessa struttura proemiale con cui si apre l’Aetna (vv. 1-93)9, dopo la propositio (vv. 1-4) e l’invocatio (vv. 4-8) in cui

riven-dica l’originalità dei contenuti, l’autore polemizza con la poesia di ca-rattere mitologico, passando in rassegna alcuni dei miti più noti e abusati come materia di canto (vv. 9-23). La serie, che inizia con l’età dell’oro, si chiude con il ricordo del mito di Arianna abbandonata: quis non pe-riurae doluit mendacia puppis, / desertam vacuo Minoida litore questus? (vv. 21-22).

Il testo modello cui l’Aetna allude, come molti editori e commenta-tori non mancano di notare10, è il carme 64 di Catullo; e l’aspetto forse

più interessante da approfondire è la tecnica compositiva dell’anoni-mo poeta, che a distanza di più di un secolo si dell’anoni-mostra attento lettore e conoscitore dell’epillio catulliano. La formula interrogativa (v. 21 quis non... doluit) è coerente con l’organizzazione di questa sezione

proe-7 Questo epilogo, tra mito e storia, è comunque coerente con la tradizione didascalica lucreziana e virgiliana, e con la stessa struttura dell’opera, cfr. Stefania SANTELIA, La miranda fabula dei pii fratres in Aetna 603-645, con una nota di P. DELLINO, Bari 2012.

8 In una bibliografia vastissima, mi limito qui a rinviare a C.J. FORDYCE, Catullus, a Commen-tary, reprinted with Corrections, Oxford 1978 (1961); F. DELLACORTE, Catullo. Le poesie, Fondazione Lorenzo Valla, 1977; D.F.S. THOMSON, Catullus, edited with a Textual and Inter-pretative Commentary, Toronto 1997; G. NUZZO, Gaio Valerio Catullo, Epithalamium Thetidis

et Pelei (c. LXIV), Palermo 2003; M. FERNANDELLI, Catullo e la rinascita dell’epos. Dal carme

64 all’Eneide, Hildesheim 2012. Vorrei ricordare, infine, il bel saggio di Julia HAIGGAISSER,

Threads in the Labyrinth: Competing Views and Voices in Catullus 64, in Oxford Readings in

Classical Sudies, Catullus, edited by Julia HAIGGAISSER, Oxford University Press, 2007, pp. 217-258 (= «AJPh» 116, 1995, pp. 579-616).

9 Cfr. A. DEVIVO, Motivi proemiali nell’Aetna, «Vichiana» n. s. 14,1985, pp. 259-271; DEVIVO,

Il proemio dell’Aetna pseudovirgiliano, cit. n. 4.

10 Cito, in particolare, per l’attenzione a Catullo e agli altri modelli dell’Aetna, Lucilii Iunioris

Aetna, recensuit notasque Ios. Scaligeri, Frid. Lindenbruchii et suas addidit F. IACOB, Lipsiae 1826; Aetna, erklärt von S. SUDHAUS, Lepzig 1898.

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miale polemica con i temi del mito, che inizia al v. 9 (aurea securi quis nescit saecula regis) con un’evidente ripresa anche linguistica del proemio del terzo libro delle Georgiche, dove Virgilio prende le distanze dal mito (Georg. 3,4-8 quis aut Eurysthea durum / aut inlaudati nescit Busiridis aras? / Cui non dictus Hylas puer et Latonia Delos / Hippodameque umeroque Pelops insignis eburno, / acer equis?). Nell’intertesto virgiliano non compare il ricordo di Arianna abbandonata, assente anche negli altri modelli di Aetna 9-23: la recusatio di Manilio del terzo libro degli

Astro-nomica (3,5-23)11e l’elegia III 12 degli Amores, dove Ovidio elenca i

temi del mito a suo avviso più consoni ai poeti, che egli ha invece rifiu-tato perché ispirato solo dall’amore (vv. 21 ss.)12.

L’autore dell’Aetna, con forte partecipazione sentimentale e patetica (quis non... doluit, questus)13, sintetizza la narrazione del mito di Arianna

in due immagini, ognuna compiuta in un verso, che propongono il tra-dimento di Teseo e l’abbandono della fanciulla sull’isola di Dia. In Aetna 21 il poeta allude all’inganno di Teseo attraverso un’audace metafora che trasferisce le menzogne dell’eroe spergiuro alla nave sulla quale si è al-lontanato (periurae... mendacia puppis). Il sostantivo mendacium, sempre con il plurale mendacia, ricorre nella stessa accezione e nella stessa po-sizione metrica del verso in altri due casi: al v. 365 (nec te decipiant stolidi mendacia vulgi) e al v. 571 (... atque avidi veteris mendacia famae / erui-mus); il precedente poetico è Ovidio (Her. 8,67 Non ego fluminei refe-ram mendacia cygni; Fast. 4,311 Conscia mens recti famae mendacia risit), anche se l’uso del vocabolo è più frequente in prosa14.

A Catullo rinvia, invece, il nesso periurae... puppis. L’aggettivo periu-rus, che in c. 64,346 è riferito a Pelope (periuri Pelopis), allude a due luoghi in cui è presente il sostantivo periuria, quando Arianna si scaglia contro Teseo per denunciarne gli spergiuri, propri d’altra parte degli uomini che giurano il falso per conquistare una donna e non si preoccu-pano poi dei loro spergiuri: 64,135 ... devota domum periuria portas?;

11 Cfr., anche per le relazioni con Aetna 9-23, Manilio, Il poema degli astri (Astronomica), vol. II, libri III-V. Testo critico a cura di E. FLORES, traduzione di R. SCARCIA, commento a cura di Simonetta FERABOLIe R. SCARCIA, Fondazione Lorenzo Valla, 2001, pp. 5-23.

12 Cfr. Incerti auctoris Aetna, edited with an introduction and commentary by F.R.D. GOOD -YEAR, Cambridge 1965, p. 109; DEVIVO, Il proemio dell’Aetna pseudovirgiliano, cit. n. 4, pp. 673-675.

13 L’iniziale ripresa virgiliana quis nescit (v. 9) è successivamente variata in quis tacuit (v. 17),

quis non... deflevit (v. 18) e infine quis non... doluit (v. 21).

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64,148 ... nihil periuria curant. Il carme 64 è l’intertesto dichiarato anche di Ovidio, nell’epistola delle Heroides indirizzata a Teseo da Arianna, che lo definisce uomo spergiuro: Vivimus, et non sum, Theseu, tua, si modo vivit / femina periuri fraude sepulta viri (Her. 10,75-76). Non si può escludere che l’autore dell’Aetna abbia tenuto presente questo passo ovidiano, in cui peraltro l’aggettivo periurus ha la stessa posizione me-trica. Sembra, comunque, catulliano l’uso di puppis, che nel carme 64 ri-corre al v. 6, per la nave degli Argonauti (ausi sunt vada salsa cita decurrere puppi), e al v. 172, per le navi di Teseo (utinam ne tempore primo / Gnosia Cecropiae tetigissent litora puppes). In entrambi i versi catulliani il sostantivo ricorre in fine di esametro, proprio come in Aetna 21; Ovidio usa una sola volta puppis e in altra sede metrica (Her. 10,133 Di facerent ut me summa de puppe videres), e preferisce il sinonimo ratis (vv. 4; 36; 149), che non ha occorrenze nel carme 6415né nel

componi-mento dell’Appendix Vergiliana.

Anche per la costruzione del v. 22 dell’Aetna, che ritrae Arianna ab-bandonata sulla spiaggia solitaria (desertam vacuo Minoida litore), l’au-tore attinge al testo di Catullo: la narrazione del mito è sintetizzata in un’immagine che dialoga con il testo catulliano, riconoscibile nella rea-lizzazione dei contenuti della fabula grazie alle parole che da quel mo-dello discendono. Il patronimico Minoida, che evoca tragicamente il tradimento del padre Minosse da parte della figlia poi tradita da colui che ha salvato, ha le sue prime attestazioni latine nel carme 64 (v. 60

Minois; v. 247 Minoidi)16ed è ripresa, ad esempio, da Properzio (2,43

Minoida)17e, in particolare, da Ovidio in un contesto

linguisticamen-te di grande inlinguisticamen-teresse in relazione alle soluzioni adottalinguisticamen-te nell’Aetna (Met. 8,174 Minoide)18. L’altisonante patronimico è collocato al centro

15 Catullo, oltre a puppis, usa classis (64,53 e 212), navis (64,212) e carina (64,249).

16 Catull. 64,60-61 Quem procul ex alga maestis Minois ocellis, / saxea ut effigies bacchantis,

prospicit, eheu!; 64,246-248 Sic funesta domus ingressus tecta paterna / morte ferox Theseus qua-lem Minoidi luctum / obtulerat mente inmemori taqua-lem ipse recepit.

17 Prop. 2,43 Parvo dilexit spatio Minoida Theseus.

18 Ov. Met. 8,174-177 protinus Aegides rapta Minoide Dian / vela dedit comitemque suam

cru-delis in illo / litore destituit. Desertae et multa querenti / amplexus et opem Liber tulit. È forse

utile osservare che nel racconto di Ovidio, incentrato sulle azioni delle figure maschili (Teseo e Bacco) che interagiscono con Arianna, si ritrovano ben quattro delle cinque parole che com-pongono il v. 22 dell’Aetna: desertam ~ desertae (Met. 8,176); Minoida ~ Minoide (Met. 8,174);

litore ~ litore (Met. 8,176); questus ~ querenti (Met. 8,176). Il testo ovidiano, al di là delle evidenti

differenze, potrebbe avere in qualche misura orientato, sul piano delle scelte linguistiche, l’au-tore dell’Aetna nella ricezione di Catullo.

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del verso dell’Aetna, preceduto in apertura dal participio desertam, che ne connota la condizione, e poi dall’aggettivo vacuo, riferito a litore, nell’intreccio dell’iperbato. Lessico e tecnica retorica presuppongono, in prima istanza, il v. 57 del carme 64 di Catullo: desertam in sola mise-ram se cernat harena; e le variazioni linguistiche sono ancora catulliane, in particolare l’immagine vacuo... litore sembra derivare da 64,133 per-fide, deserto liquisti in litore, Theseu?, e da 64,168 nec quisquam apparet vacua mortalis in alga19.

Vorrei tornare, a questo punto, alla rassegna dei miti presente nel proemio dell’Aetna (vv. 9-23). La trattazione, che culmina nella conclu-sione sentenziosa che qualunque sia l’antico tema del canto è ormai og-getto comune di narrazione (v. 23 quicquid et antiquum iactata est fabula carmen), è fortemente sbilanciata, giacché ben otto versi sono dedicati al solo mito dell’età dell’oro (vv. 9-16), sei versi racchiudono invece i ri-ferimenti agli altri miti (vv. 17-22), il primo dei quali è quello della spe-dizione degli Argonauti (v. 17), l’ultimo quello di Teseo e Arianna (vv. 21-22). L’impresa dei giovani che sulla nave Argo per la prima volta attraversano il mare per raggiungere la Colchide alla conquista del vello d’oro segna di fatto la fine dell’età dell’oro ed è cantata da Catullo all’inizio del carme 64 (vv. 1-18)20, che contiene anche l’ekphrasis su

Teseo e Arianna. La selezione operata dall’autore dell’Aetna nel com-porre la sua rassegna potrebbe perciò essere un altro indizio della pre-senza dell’intertesto catulliano, tanto più perché anche nel componi-mento dell’Appendix Vergiliana il mito argonautico è ricordato nella sua dimensione collettiva (v. 17 ultima quis tacuit iuvenum certamina, Col-chos?), proprio come nel carme 64: cum lecti iuvenes, Argivae robora pubis, / auratam optantes Colchis avertere pellem / ausi sunt vada salsa cita decurrere puppi (64,4-6).

La forte incidenza dell’epillio catulliano non solo per le immagini con le quali l’autore dell’Aetna allude al mito di Teseo e Arianna, ma verosi-milmente anche per la stessa scelta degli argomenti mitologici addotti come esempio di temi privi di originalità, può essere un importante ar-gomento nella discussione dei problemi testuali ed esegetici relativi ai

19 C’è da osservare che litore, dattilo di quinta sede, compare già in 64,52 (Namque fluentisono

prospectans litore Diae), e che il participio desertus è riferito ai luoghi anche in 64,187 (omnia sunt deserta). Si noti, ancora, che litus e desero non hanno altre occorrenze nell’Aetna, mentre

l’aggettivo vacuus è usato solo al neutro, come sostantivo (vacuum), con il significato di ‘spazio vuoto’ (Aetna 166, 304, 316).

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vv. 18-19 dell’Aetna, in riferimento soprattutto a quelli posti dal v. 19, che hanno indotto Goodyear a considerarlo corrotto21.

Abbiamo già osservato che, sul modello del proemio del terzo libro delle Georgiche, l’autore dell’Aetna costruisce la sua rassegna di miti in forma di interrogazioni enfatiche. In tre casi alla singola struttura inter-rogativa corrisponde un mito: l’età dell’oro (vv. 9-15; il v. 16 è una sen-tentia), gli Argonauti (v. 17), Teseo e Arianna (vv. 21-22); in un solo caso l’interrogazione introduce una pluralità di temi: quis non Argolico de-flevit Pergamon igni / inpositam et tristi natorum funere matrem /

aver-sumve diem sparaver-sumve in semina dentem? (vv. 18-20)22. Come ho avuto

già modo di discutere23, occorre definire correttamente le strutture

sin-tattico-semantiche e le immagini dei vv. 18-19. È forte la difficoltà di ri-ferire il participio inpositam (v. 19) a Pergamon (v. 18), sia che si pensi a una ipallage (“il fuoco gettato su Pergamo”), sia che si pensi all’immagine ardita di Pergamo messa a bruciare su un rogo. Peraltro queste interpre-tazioni impongono di ipotizzare l’uso femminile di Pergamon (da

Per-gamos), laddove al v. 590 è certamente neutro24. Quanto al v. 19, non ci

sono obiezioni decisive contro la lezione matrem25, per quanto sia

atte-stata da testimoni di minore autorità (H2ARWρ) in luogo

dell’incom-prensibile mentem dei codici più autorevoli (CSHV)26, e produca

un’im-magine non immediatamente decifrabile.

È opportuno osservare che l’autore passando agli altri due miti in-trodotti dalla domanda quis non... deflevit (v. 18) faccia ricorso all’uso

21 Il v. 19 è preceduto da crux nell’edizione di Cambridge 1965 (le argomentazioni sono ampia-mente discusse nel commento alle pp. 107-109), e così in quella oxoniense immediataampia-mente suc-cessiva (in Appendix Vergiliana, recognoverunt et adnotatione critica instruxerunt W.V. CLAU -SEN, F.R.D. GOODYEAR, E.J. KENNEY, J.A. RICHMOND, Oxonii 1966): + inpositam et tristi

na-torum funere mentem.

22 Riporto il testo dell’Aetna secondo l’edizione che ho pubblicato nel 1987 (Incerti auctoris

Aetna, edidit A. DEVIVO, Napoli 1987), e riproposto in A. SALVATORE, A. DEVIVO, L. NICA -STRI, G. POLARA(a c. di), Appendix Vergiliana, Roma 1997.

23 Per un quadro delle diverse soluzioni proposte per i problemi testuali ed esegetici di questo luogo rinvio a quanto ho argomentato in A. DEVIVO, Note al testo dell’Aetna, «Vichiana» n. s. 16, 1987, pp. 230-234.

24 Aetna 589-590 Miramur Troiae cineres et flebile victis / Pergamon. A Pergamon è riferito

l’aggettivo flebile, che richiama quis non... deflevit del v. 18.

25 Nell’apparato dell’edizione oxoniense del 1966 lo stesso GOODYEARregistra matrem con l’annotazione fortasse recte; HINE, Aetna: a new translation, cit. n. 3, p. 318, accetta nella tra-duzione matrem.

26 Non sono pochi i casi nei quali gli stessi testimoni più recenti offrono la variante migliore in luogo di varianti insulse dei manoscritti riconosciuti come più autorevoli. Cfr., ad es., Aetna 11, 314, 316, 340, 564.

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della disgiuntiva –ve per segnare i temi differenti (v. 20 aversumve diem sparsumve in semina dentem?), subito riconoscibili anche grazie all’al-lusione evidente all’elegia III 12 degli Amores, dove Ovidio ricorda la fondazione di Tebe (3,12,35 Protea quid referam Thebanaque semina, dentes) e l’orrendo banchetto di Atreo (3,12,39 aversumque diem mensis furialibus Atrei). Il collegamento delle immagini contenute nei vv. 18-19 avviene invece per coordinazione attraverso la congiunzione et, così da segnare continuità piuttosto che cambiamento di tema27. Possiamo

per-ciò ipotizzare che i due versi, così come avviene nei vv. 21-22 per Teseo e Arianna, contengano due immagini riconducibili alla stessa sfera nar-rativa e concluse ognuna nel singolo esametro, ammettendo l’uso di un iperbato nel v. 19 (impositam et)28e riferendo impositam a matrem. Se il

v. 18 evoca la lacrimevole fine di Troia, distrutta dall’incendio dei Greci (quis non Argolico deflevit Pergamon igni)29, alla stessa tematica può

ve-rosimilmente riferirsi il verso successivo. L’immagine della madre che si getta sui miseri corpi senza vita dei figli (v. 19 impositam et tristi natorum

funere30matrem) è linguisticamente costruita sulla memoria dominante

del carme 64 di Catullo, che a proposito delle madri che durante le ese-quie dei figli ricorderanno il valore e le imprese di Achille, il figlio di Peleo e Teti, scrive: Illius egregias virtutes claraque facta / saepe fate-buntur gnatorum in funere matres (vv. 348-349)31. L’intertesto catulliano

(autorevole sostegno della lezione matrem al v. 19) interagisce spesso nella rassegna proemiale (Aetna 9-23) con la presenza allusiva di Ovidio, che come per i miti del v. 19 potrebbe consentire l’agnizione della madre che si muove sulla scena del dramma di Troia evocato al v. 18. Già la

27 È questo il motivo che mi ha indotto a scartare tutte le ipotesi che portano a identificare la madre del v. 19 con eroine che non appartengono al mito troiano, tra le quali ha avuto particolare fortuna la madre Niobe, cfr. DEVIVO, Note al testo dell’Aetna, cit. n. 23, pp. 232-233. 28 L’iperbato della congiunzione et compare poco più avanti alla fine dello stesso motivo proe-miale al v. 23 (quicquid et), e ha altre tre occorrenze nel proemio dell’Aetna (v. 51 impius et; v. 54 Iuppiter et; v. 84 quicquid et).

29 Il nesso Argolico... igni è virgiliano, cfr. Verg. Aen. 10,56 Argolicos... per ignes.

30 Funus è qui usato nel significato metonimico di ‘cadavere, corpo senza vita’, come spesso nella lingua latina (cfr. ThlL. VI 1605,36 ss.) e soprattutto proprio nel carme 64 di Catullo, a pro-posito delle giovani vittime ateniesi che dovevano essere portate a Creta in pasto al Minotauro:

Quis angusta malis cum moenia vexarentur, / ipse suum Theseus pro caris corpus Athenis / proicere optavit potius quam talia Cretam / funera Cecropiae nec funera portarentur (64,80-83).

31 La ripresa di Catull. 64,349 si rileva anche nell’anonima Ilias Latina, v. 150 addidit extremo

natorum funere matrem, la cui coincidenza con Aetna 19 è evidente. NUZZO, nel citato com-mento del c. 64, p. 166, a proposito del v. 349 richiama Aetna 19 e Il. Lat. 150 anche per suggerire la possibilità di espungere in prima di funere.

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mano correttrice del codice H (Helmstadiensis 332) suggeriva per

ma-trem l’identificazione con Ecuba ed è Bickel32a proporre il confronto

con un passo delle Metamorfosi in cui è protagonista la regina troiana: Ultima conscendit classem (miserabile visu) / in mediis Hecube natorum inventa sepulcris; / prensantem tumulos atque ossibus oscula dantem / Dulichiae traxere manus (Met. 13,422-425). La narrazione della distru-zione di Ilio e della partenza dei Greci che portano con loro le donne troiane (Met. 13,399-428)33, si conclude con la scena straziante di Ecuba,

ultima a salire sulla flotta, perché ancora si aggira tra le tombe dei figli, finché non è strappata via da Ulisse, l’eroe dulichio, mentre si aggrappava a quei sepolcri e imprimeva baci alle ossa34. La lingua di Catullo e la

me-moria dell’Iliuperside ovidiana sembrano fondersi nell’Aetna (vv. 18-19), per rappresentare pateticamente la fine di Troia anche nell’immagine della madre regina che si getta sui miseri corpi dei figli dai quali non vuole separarsi, e l’interazione contribuisce allo slittamento semantico di funere dal significato di ‘funerale’ a quello ancora più crudo di ‘cada-vere’, peraltro occorrente nello stesso carme 64 (v. 83).

La trattazione scientifica dell’Aetna termina, di fatto, con una sorta di epilogo riassuntivo ai vv. 565-56735, ma l’autore non rinuncia a

svi-luppare una nuova polemica contro coloro che, anche a rischio della vita, attraversano mari e terre per visitare luoghi resi celebri dalla presenza di opere d’arte e dal legame con miti e leggende, piuttosto che soffermar-si ad osservare gli spettacoli straordinari di cui è protagonista la natura (vv. 568-602), e poi, in modo per alcuni aspetti anche inatteso, conclude con la miranda fabula legata al vulcano siciliano (vv. 603-645).

Tra le città che sono al centro di questo deprecato turismo culturale incoraggiato dalla mitologia36, c’è Atene celebrata in svariati carmi,

32 Cfr. E. BICKEL, Apollon und Dodona. Ein Beitrag zur Technik und Datierung des Lehrgedichtes

Aetna und zur Orakelliteratur bei Lactanz, «RhM» 79, 1930, pp. 286-287.

33 Per la ricca intertestualità del racconto ovidiano dell’Iliuperside cfr. Ovidio, Metamorfosi, vol. VI (Libri XIII-XV), a cura di Ph. HARDIE, testo critico basato sull’edizione oxoniense di R. TARRANT, trad. di G. CHIARINI, Fondazione Lorenzo Valla 2015, pp. 271-277.

34 La scena di Ecuba culmina sulla tomba di Ettore (Met. 13,425-428): Tamen unius hausit /

inque sinu cineres secum tulit Hectoris haustos; / Hectoris in tumulo canum de vertice crinem, / inferias inopes, crinem lacrimasque reliquit.

35 Aetna 565-567 Haec operis forma est, sic nobilis uritur Aetna: / terra foraminibus vires trahit, urget in artum / spiritus, incendi vis it per maxima saxa.

36 Cfr. TAUB, Aetna and the Moon, cit. n. 6, pp. 45 ss.; Liba TAUB, Explaining a Volcano Naturally: Aetna and the Choice of Poetry, in Liba TAUBand Aude DOODY(eds.), Authorial Voices in

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alla quale sono immediatamente associati il ricordo del mitico primo re autoctono Cecrope, attraverso l’uso dell’epiteto Cecropiae, e poi quello di Atena / Minerva che uscì vincitrice dalla gara con Poseido-ne con cui si contendeva il possesso del suolo dell’Attica: Nunc hic Cecropiae variis spectantur Athenae / carminibus gaudensque solum victrice Minerva (vv. 581-582). I racconti leggendari e poetici, che an-cora si riferiscono ad Atene e attraggono visitatori, hanno come pro-tagonisti Teseo (vv. 583-584), Erigone (vv. 585-586), Filomela con Procne e Tereo (vv. 586-588).

Il legame di Teseo con la sua città è evocato con la drammatica vi-cenda del suo ritorno dall’impresa compiuta a Creta, dopo l’abbandono di Arianna sul lido deserto dell’isola di Dia, quando l’eroe in prossimità del porto dimenticò l’ordine del padre Egeo di ammainare le vele nere della sua nave e di sostituirle con quelle bianche: «Qui, un tempo, a te che tornavi, o perfido Teseo, cadde di mente di inviare il segnale delle bianche vele al padre in ansia» (Aetna 583-584 Excidit hic reduci quon-dam tibi, perfide Theseu, / candida sollicito praemittere vela parenti). Il poeta sollecita nuovamente nel lettore la memoria del carme 64 di Ca-tullo, forse già suggerita dall’epiteto Cecropiae riferito ad Athenae, giac-ché l’aggettivo, di uso prevalente nella lingua poetica, ha ben tre occor-renze nell’epillio (64,79; 83 e 172). Il ricordo di Teseo è proiettato sullo sfondo del racconto catulliano, in cui l’oblio dell’eroe è tragica conse-guenza della maledizione pronunciata da Arianna abbandonata, che chiede vendetta alle Eumenidi: Quae quoniam verae nascuntur pectore ab imo, / vos nolite pati nostrum vanescere luctum, / sed quali solam Theseus me mente reliquit, / tali mente, deae, funestet seque suosque (64,198-201). Il re degli dèi diede il suo assenso e Teseo, offuscato nella mente, lasciò cadere dall’animo gli ordini del padre e trascurò di innal-zare il segnale propizio delle vele bianche, con cui avrebbe dovuto an-nunciare di tornare a vedere salvo il porto di Atene (64,207-211 Ipse autem caeca mentem caligine Theseus / consitus oblito dimisit pecto-re cuncta, / quae mandata prius constanti mente tenebat, / dulcia nec maesto sustollens signa parenti / sospitem Erechteum se ostendit visere portum). Egeo ritenne perciò il figlio morto e si precipitò dalla sommità della vetta.

Si compie la vendetta di Arianna, il cui punto di vista l’autore dell’Aetna assume: l’apostrofe del v. 583, perfide Theseu, ripete le parole con cui nel carme 64 la figlia di Minosse si rivolge al traditore ormai in fuga: Sicine me patriis avectam, perfide, ab aris, / perfide, deserto liquisti

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in litore, Theseu? (64,132-133)37. Catulliano è anche l’aggettivo reduci

(Aetna 583 Excidit hic reduci quondam tibi), che il poeta anonimo prende sempre dall’epillio, questa volta dal discorso di Egeo che termina con l’immagine del tempo felice in cui il figlio farà ritorno: cum te redu-cem aetas prospera sistet (64,237). Proprio allora il padre avrebbe voluto conoscere in anticipo la sorte felice del figlio, raccomandandogli di issare le vele bianche in luogo del segno nero del lutto: ut, simul ac nostros in-visent lumina collis, / funestam antennae deponant undique vestem, / candidaque intorti sustollant vela rudentes, / quam primum cernens ut laeta gaudia mente / agnoscam (64,233-237).

Il v. 584 dell’Aetna (candida sollicito praemittere vela parenti) è abil-mente costruito con le parole di Catullo, riproposte nella stessa sede me-trica: 64,235 candidaque intorti sustollant vela rudentes; 64,210 dulcia nec maesto sustollens signa parenti.

L’anonimo poeta dell’Aetna, pur nella polemica di chi ha scelto la poesia scientifico-didascalica, considera certamente il carme 64 uno dei paradigmi più importanti della poesia di tipo mitologico. Anche nei vv. 583-584, quando torna a rievocare il mito di Teseo e Arianna, dialoga con il testo di Catullo, in qualche misura lo presuppone. L’allusione al modello, che si realizza nella ripresa delle stesse parole, sollecita un pro-cesso di agnizione da parte del lettore perché questi riconosca l’altezza della sfida e la novità della poesia dell’Aetna. L’intertesto prevalente sem-bra, peraltro, di nuovo coniugarsi con la memoria ovidiana, come già av-viene nella rassegna proemiale che rinvia al carme 64 del liber. Ovidio, ideologicamente distante dall’Aetna, ma per questo componimento poe-ticamente e linguispoe-ticamente rilevante, ha utilizzato gli stessi contesti ai quali sono ispirati i versi dell’Aetna. Nel III libro dei Fasti, a proposito della costellazione nata dal catasterismo della corona di gemme donata ad Arianna da Venere e dalle Ore, la donna di Cnosso manifesta il timore di essere abbandonata anche da Bacco, che la aveva salvata dopo il tra-dimento di Teseo, quando ella esclamava: «Periure et perfide Theseu» (v. 473). L’apostrofe perfide Theseu è ripresa da Catull. 64,133 perfide, deserto liquisti in litore, Theseu?, ma è anche ripetuta in Aetna 583 (excidit hic reduci quondam tibi, perfide Theseu), ricomposta come nei Fasti nella clausola dell’esametro. Già prima nel II libro dell’Ars Ovidio

37 L’aggettivo perfidus è usato da Catullo per Teseo (‘il perfido nocchiero’) anche a 64,174, dove è sempre Arianna a parlare: indomito nec dira ferens stipendia tauro / perfidus in Creta religasset

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si è ispirato al carme 64, quando ricorda le bianche vele della nave su cui Paride porta vincitore Elena, la sposa rapita: Talis ab armiferis Priameius hospes Amyclis / candida cum rapta coniuge vela dedit (2,5-6). La me-moria di Catull. 64,235 (candidaque intorti sustollant vela rudentes) è evidente, come poi in Aetna 584 (candida sollicito praemittere vela parenti).

Non ritengo in discussione che l’autore dell’Aetna abbia attinto di-rettamente al testo di Catullo, cui i vv. 583-584 più ampiamente alludono, ma la memoria di Ovidio mi sembra anche in questo contesto giocare un ruolo importante, forse anche di mediazione.

Università degli Studi di Napoli “Federico II” Dipartimento di Studi Umanistici

Via Porta di Massa, 1 80133 Napoli

ARTURODEVIVO

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INDICE DEL VOLUME

(PARS PRIOR – Paideia 74 [I/II])

GIUSEPPEGILBERTOBIONDI, Ai lettori 5

CATULLIANA

Catullo: modelli, tradizione manoscritta, Fortleben

JUANLUISARCAZPOZO

Catulo en la poesía española de principios

del siglo XXI (2000-2015) 9

GIUSEPPEARICÒ

Il carme 7 di Catullo: per una rilettura 47 SERGIOAUDANO

Catullo, Cornelio Nepote e il laboratorio dei Chronica

(fr. 7 Marshall) 59 ANDREABALBO

Un capitolo “epicorico” di traduzione catulliana:

esempi di versioni dei carmina in dialetto piemontese 73

FRANCESCAROMANABERNO

Memorie catulliane, fra Ennio e Seneca.

(15)

CLAUDIOBUONGIOVANNI

Il manoscritto napoletano IV F 19 di Catullo:

un sondaggio tra ecdotica, esegesi e storia del testo 107

LUCIANOCANFORA

Catullo e la cerchia ciceroniana 125

MARCOFERNANDELLI

Sulla genesi del canto delle Parche (Catull. 64,303-383) 133

FLAVIANA FICCA

Ai margini di un genere: nota su adlocutio

tra Catullo e Seneca (con una suggestione staziana) 153

ALESSANDROFO

Poeti per Catullo:

uno sguardo alla recente poesia italiana 171

CLARAFOSSATI

Echi catulliani negli Epigrammata di Callimaco Esperiente 201

S.J. HEYWORTH& GAILCHRISTIANA TRIMBLE

Further notes on the text and interpretation of Catullus 215

GIUSEPPELABUA

Sic cecinit pro te, doctus, Minoi, Catullus ([Tib.] 3,6,41):

voci catulliane nel ciclo di Ligdamo 235

MAXINELEWIS

Catullus’ Callimachean Spatial Poetics 249

FRANCESCOLOMONACO

Intersezioni catulliane sulle sponde del Reno? 277

MARIONEGRI

Phaselus Ille… 291

STEFANO PITTALUGA

(16)

ULRICH SCHMITZER

Catull und der Jugendstil. Adaptionen Catulls um 1900

in Kulturzeitschriften 311

FABIOSTOK

Paride da Catullo a Properzio 331

W. JEFFREYTATUM

Catullus in New Zealand Poetry:

the programmatic poems of Baxter, Stead, and Jackson 347

STEFANIAVOCE

Catullo (e Petrarca)

negli Epigrammata di Michele Marullo:

segmenti di un’eredità poetica 373

EMILIOZAINA

Catulo, c. 101 y las formas vacías de la tradición 395

ARTICOLI E NOTE

NICOLETTA CABASSI

Cicerone, Seneca, Giovenale

in un saggio sul destino umano 405

ALESSANDROCAPONE

Note critiche alla versione latina

dell’Or. 45 di Gregorio di Nazianzo 425

ALFREDOCASAMENTO

Un augurio di invecchiare: Sen. Phaedra 821-823 439

ANDREACUCCHIARELLI

(17)

PERE FÀBREGASSALIS

Observaciones sobre algunas variantes de factura virgiliana en el texto de Ovidio

(ejemplos de met. 10) 477

LUIGIGALASSO

Un pastore insolente e l’arte degli Italici

nelle Metamorfosi di Ovidio 491

ÁLVAROIBÁÑEZCHACÓN

Paratextos de las Narraciones de Conón:

Phot. Bibl. 186 vs P.Oxy. 3648 501

WALTERLAPINI

La vendetta della lampada

(Asclepiade, Anth. Pal. 5,7,1) 527

GIOVANNILAUDIZI

Le Epistole morali di Seneca:

un cammino verso la virtù 533

VINCENZOLOMIENTO

L’intreccio e le maglie del testo:

l’interpretazione serviana del discorso di Anchise

(Verg. Aen. 6,724-751) 553

ANDREASN. MICHALOPOULOS

Asking the right questions in Ovid Tristia 1,8 575

LUCAMONDIN

L’epigramma autocelebrativo

di Turcio Rufio Aproniano Asterio, cos. 494 d.C.

Un saggio di commento 585

FRANCOMONTANARI

Filologia, grammatica ed erudizione nel mondo antico 621

MARTAPEDRETTI

Identità giudaica e potere ellenistico:

(18)

ORAZIOPORTUESE

I baci di Chrysarium. Epigr. Bob. 30 Sp. 657

RENATARACCANELLI

Salsura: Antifone e il fiato sotto sale (Plauto, Stichus 92) 667 MARTINA VENUTI

Pontica: un elegante frammento poetico

sulle creature marine (AL 720 R2= FPL476 Blänsdorf ) 685

APPROFONDIMENTI

LUISRIVEROGARCÍA

Classics at the dawn of a millennium.

On a new history of classical philology 713

SCHEDE

EMANUELAANDREONI FONTECEDRO, Seneca. La provvidenza. Saggio

introduttivo, nuova traduzione e note di E. A.F., Rusconi Libri, «Classici greci latini», Santarcangelo di Romagna 2017, pp. 128. (Marco Agosti) 725

(19)
(20)

INDICE DEL VOLUME

(PARS ALTERA– Paideia 74 [II/II])

GIUSEPPEGILBERTOBIONDI, Ai lettori 743

in memoria di ALFONSOTRAINA

GIUSEPPEGILBERTOBIONDI

Due (o tre) cose su Alfonso Traina 747

CATULLIANA

Catullo: modelli, tradizione manoscritta, Fortleben

PAOLOESPOSITO

Lucano e il carme 64 di Catullo 763

THOMASGÄRTNER

Catull-Rezeption in den unedierten Gedichten

des Ambrogio Novidio Fracco 791 AUDELEHMANN

Inimitié politique et activité poétique

(21)

KLAUSLENNARTZ

(Pseudo)programmatische Catullpoemata 861

PAOLOMASTANDREA

Genealogie testuali e filologia ricostruttiva.

... et multa per aequora vectus / tu regere imperio populos ... 889 GABRIELLA MORETTI

Lesbia fra Catullo, Cicerone e Marziale:

implicazioni letterarie di un nome-personaggio 909

PAOLAPINOTTI

Note testuali ed esegetiche ai carmina docta 919

ELISAROMANO

Memorie catulliane e virgiliane

nel Giugurta di Arthur Rimbaud 937

HELMUTSENG

Ovid, Amores 3,11 und Catull 955

MARISASQUILLANTE

La poetica delle nugae: Catullo in Sidonio 967

MARKWILLIAMS

A Friend in Need: Catullus’ Plaintive Friendships

in Carmina 50, 30, 38, 73, 77 985

ARTICOLI E NOTE

GIANLUIGI BALDO

Forme di allusività “finale” nelle Paradeoden di Orazio 997

LUCACADILI

(22)

FRANCESCOCITTI

Giovanni Pascoli e il lucidus ordo di Orazio 1035

FEDERICOCONDELLO

Thgn. 39-52: testo e struttura di una sequenza elegiaca 1061

ADELETERESACOZZOLI

La restaurazione della democrazia in Atene

e l’Edipo a Colono. Alcune riflessioni 1085

SANDRAISETTA

Ricapitolazione nella croce:

un manoscritto polemico del VI secolo 1115

WALTERLAPINI

Un marito irreprensibile (Eur. Hel. 1423-1424) 1135

CATERINAMORDEGLIA

Il testo di Aviano nel ms. Vaticano latino 5190

(e nell’Italia medievale e umanistica) 1141

LORENZONOSARTI

Prudenzio, Cath. 9,10: da testo tràdito a testo tradito 1165

MARIAPIAPATTONI

Contaminazione delle fonti greco-latine

ed incrocio dei generi negli Expositi di Lorenzo Gambara 1205

RAFFAELEPERRELLI

Tibullo, l’otium e l’elegia latina 1217

MAURO TULLI

La coscienza di sé nell’epica: Omero, Esiodo, Parmenide 1231

ATHANASSIOSVERGADOS

Rethinking Zielin´ski’s law and its application

(23)

PLUS UNO MANEAT PERENNE SAECLO

Atti del Secondo Convegno Internazionale di Studi Catulliani

Centro Studi Catulliani (Università di Parma, 3 ottobre 2018)

SUSANNA BERTONE

L’incisione del c. 66 di Catullo 1261

FRANCESCOCAVALLI

Gli interventi della seconda mano

nel Parisinus Latinus 8458 1279 ALBERTOCAVARZERE

Clodia, da personaggio storico a persona giambica 1291 ARTURODEVIVO

L’Aetna e il carme 64 di Catullo 1313 JULIAHAIGGAISSER

Excuses, Excuses:

The Fortunes of Catullus 16

from Martial to Johannes Secundus 1325 GIOVANNIGRANDI

Catull. 63,14: profugae 1361 MAXINELEWIS

The production of space, time, and space-time

in Catullus’ poem 68 1375 CARLOVAROTTI

Arte come vita/vita come arte:

Catullo tra Carducci, d’Annunzio e Panzini 1405

(24)
(25)

Gli articoli di questa rivista sono sottoposti

a valutazione di referee interni ed esterni.

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Antonio Ramírez de Verger, Elisa Romano, Wolfgang Rösler, Gualtiero Rota, Ulrich Schmitzer, Mauro Tulli.

REDAZIONE: Susanna Bertone, Alessandro Bettoni, Francesco Cavalli, Simone Gibertini, Giovanni Grandi

Registrazione presso il Tribunale di Parma del 25-11-2004 ISSN: 0030-9435

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