• Non ci sono risultati.

La chirurgia di correzione nella scoliosi degenerativa dell'adulto: osteotomie e cages intersomatiche anteriori. Metanalisi della recente letteratura.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "La chirurgia di correzione nella scoliosi degenerativa dell'adulto: osteotomie e cages intersomatiche anteriori. Metanalisi della recente letteratura."

Copied!
122
0
0

Testo completo

(1)

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI GENOVA

SCUOLA DI SCIENZE MEDICHE E

FARMACEUTICHE

TESI DI LAUREA MAGISTRALE IN MEDICINA E CHIRURGIA

“La chirurgia di correzione nella scoliosi

degenerativa dell’adulto: osteotomie e cages

intersomatiche anteriori.

Metanalisi della recente letteratura.”

Relatore: Prof. Matteo Formica Candidato: Marco Ialuna

(2)

INDICE

CAPITOLO 1 : ANATOMIA E BIOMECCANICA DEL RACHIDE -1.1 anatomia del rachide

-1.2 biomeccanica della colonna vertebrale

CAPITOLO 2 : APPROFONDIMENTO SUL BALANCE SAGITTALE -2.1 Sagittal balance of the spine

CAPITOLO 3 : SCOLIOSI DEGENERATIVA DELL’ADULTO -3.1 Scoliosi degenerativa dell’adulto

-3.2 l’angolo di Cobb

-3.3 alcuni sistemi classificativi per la scoliosi dell’adulto CAPITOLO 4 : PROCEDURE CHIRURGICHE

-4.1 tecniche correttive della deformità -4.2 strumentazione e basi di artrodesi

CAPITOLO 5 : REVISIONE SISTEMATICA DELLA LETTERATURA -5.1 Strategia di ricerca e selezione degli articoli

-5.2 Metodo statistico -5.3 Risultati

-5.4 Discussione -5.5 Conclusioni Bibliografia

(3)

CAPITOLO 1

ANATOMIA E BIOMECCANICA DEL RACHIDE 1.1 ANATOMIA DEL RACHIDE [1]

Il tronco è la parte più voluminosa del corpo e , in senso cranio-caudale , si compone di torace , addome e pelvi . Nella parte posteriore del tronco è presente il rachide , struttura di sostegno fondamentale . Il rachide è formato da uno scheletro , la colonna vertebrale , unito da varie articolazioni e rivestito da numerosi muscoli intrinseci ed estrinseci . La sua funzione è il sostegno di testa e tronco , inoltre accoglie e protegge al suo interno il midollo spinale , rivestito dalle meningi e accolto nel canale vertebrale formatosi per sovrapposizione dei fori vertebrali presenti nelle singole vertebre . Colonna Vertebrale

(4)

La colonna vertebrale è un complesso osseo costituente lo scheletro del rachide , si compone di 33 o 34 ossa articolate fra loro , le vertebre . Decorre in senso cranio-caudale dal cranio alla pelvi , di cui partecipa

alla costituzione .

Si compone di cinque segmenti: 1 ) il segmento cervicale , formato da sette vertebre ; 2 ) il segmento toracico , formato da dodici vertebre ; 3 ) il segmento lombare , formato cinque vertebre ; 4 ) il segmento sacrale , formato da cinque vertebre fuse fra loro a formare l’osso sacro ; 5 ) il segmento coccigeo , formato da quattro o cinque vertebre unite fra loro a formare il coccige .

La colonna vertebrale non è rettilinea ma presenta delle curvature . Sul piano sagittale presenta una convessità anteriore a livello cervicale , detta lordosi cervicale ; una convessità posteriore a livello toracico , detta cifosi dorsale ; una convessità anteriore a livello lombare , detta lordosi lombare ; una convessità posteriore nel segmento sacrococcigeo , detta cifosi sacrococcigea . Le

cifosi sono curvature primarie corrispondenti Figura 1.2, illustrazione del rachide in proiezione laterale destra [2]

(5)

all’atteggiamento in flessione del feto , le lordosi sono curve secondarie di compenso che si determinano dopo la nascita , la lordosi cervicale nel momento in cui il neonato solleva la testa , la lordosi lombare quando il bambino comincia ad assumere la posizione eretta . Il passaggio fra le curvature è graduale con l’eccezione di quello tra lordosi lombare e cifosi sacrococcigea , corrispondente all’articolazione fra la quinta vertebra lombare ed il sacro , che è più pronunciato e determina una sporgenza detta promontorio . Sul piano frontale della colonna è visibile una leggera curvatura a livello toracico , con convessità a destra e dunque concavità a sinistra , dovuta presumibilmente alla presenza del cuore e dell’arco dell’aorta , e due curve minori di compenso , concave a destra , nei segmenti cervicale e lombare . Queste curve sul piano frontale vengono definite scoliosi fisiologica .

Caratteri generali delle vertebre

Le vertebre , indipendentemente dal segmento di appartenenza , hanno caratteristiche comuni ; presentano poi peculiarità tipiche che permettono di riconoscerle e collocarle nei vari segmenti . Le vertebre sono ossa brevi formate in prevalenza da tessuto osseo Figura 1.3, illustrazione sesta vertebra toracica [2]

(6)

spugnoso rivestito da un sottile strato di tessuto osseo compatto . In esse si riconoscono un corpo ed un arco , che delimitano il forame vertebrale ; dall’arco poi originano i processi trasversi , articolari e spinoso .

Il corpo è la parte più voluminosa ed è situato ventralmente , ha forma cilindrica e presenta due facce intervertebrali superiore e inferiore . Le facce intervertebrali si articolano fra loro mediante l’interposizione del disco intervertebrale .

L’arco è la parte posterolaterale ed , in senso ventrodorsale , è formato dai peduncoli , dalle lamine e dai processi che da esso originano . I peduncoli dell’arco vertebrale sono due lamine appiattite dirette in senso ventrodorsale , uniscono il corpo alle lamine ; i loro margini sono incavati e formano le incisure vertebrali , dalla giustapposizione delle incisure di vertebre contigue si forma il foro intervertebrale che da passaggio al nervo spinale corrispondente . Le lamine dell’arco vertebrale sono appiattite e decorrono dorsalmente dall’alto in basso unendosi sulla linea mediana posteriormente . Dalla loro faccia esterna nascono i processi trasversi e dorsalmente il processo spinoso .

I processi trasversi originano dall’unione dei peduncoli con le lamine e si dirigono in fuori e posteriormente . I processi articolari sono quattro , due superiori e due inferiori , originano anch’essi dalla giunzione tra peduncoli e lamine . Questi processi presentano le faccette articolari , ricoperte di cartilagine ialina , per l’articolazione della vertebra con le contigue .

Il processo spinoso , sulla linea mediana , origina dalla confluenza posteriore delle due lamine e si porta indietro con inclinazione diversa a seconda del segmento vertebrale di appartenenza .

(7)

Caratteri specifici dei segmenti vertebrali

VERTEBRE CERVICALI

Le vertebre cervicali hanno dimensioni inferiori poiché devono supportare un minor carico. Il corpo è quadrangolare , la faccia intervertebrale superiore è concava e delimitata lateralmente dai processi

uncinati , la faccia

intervertebrale inferiore è convessa e in corrispondenza degli uncini presenta due depressioni . I peduncoli sono diretti in dietro e in fuori . Le lamine vertebrali sono larghe e sottili . I processi trasversi sono formati da due lamine che , insieme al peduncolo , delimitano il foro trasversario per il passaggio dei vasi vertebrali , le lamine terminano con tubercoli . I processi articolari sono posti dorsalmente ai processi trasversi e presentano faccette articolari . Il processo spinoso Figura 1.4, illustrazione vertebre cervicali(C1-C7) in visione

(8)

è bifido dalla seconda alla sesta vertebra cervicale . Il foro vertebrale è più ampio rispetto agli altri segmenti .

- Atlante : è la prima vertebra cervicale , sostiene il cranio articolandosi con l’osso occipitale . La caratteristica peculiare di questa vertebra è la mancanza del corpo che si è fuso con la seconda vertebra cervicale , l’Epistrofeo , costituendone il dente . Esso è formato da due archi , uno anteriore e uno posteriore che si riuniscono nelle masse laterali . L’arco anteriore presenta la fossetta del dente rivestita di cartilagine ialina per l’articolazione con l’Epistrofeo . Nelle masse laterali è presente il solco per il passaggio dell’arteria vertebrale che accoglie tale vaso ed il primo nervo spinale . Le masse laterali inoltre presentano le facce articolari , superiori per l’articolazione con i condili occipitali ed inferiori per l’articolazione atlanto-assiale ( fra atlante ed Epistrofeo ) . Lateralmente abbiamo i processi trasversi perforati dal forame trasversario , medialmente l’inserzione del legamento trasverso dell’atlante . Il foro vertebrale è quadrangolare .

- Epistrofeo ( o Asse ) : è la seconda vertebra cervicale , presenta il corpo fuso con quello dell’Atlante . Il corpo presenta un processo , il dente , rivestito sia anteriormente che posteriormente da cartilagine ialina per l’articolazione con arco anteriore dell’Atlante e con il legamento trasverso del dente . Lateralmente al dente troviamo le faccette articolari superiori .

- Settima vertebra cervicale ( o Prominente ) : è così detta perché il suo processo spinoso è particolarmente lungo e sporgente , risulta palpabile alla base del collo .

(9)

VERTEBRE TORACICHE

Le dimensioni di tali vertebre crescono in senso cranio-caudale , tutte si articolano con le coste e presentano faccette costali rivestite di

cartilagine ialina . Il corpo si articola con le coste mediante faccette costali poste in vicinanza dei peduncoli dell’arco vertebrale ; la testa della costa si pone tra i due corpi vertebrali articolandosi con due vertebre contigue . I peduncoli presentano incisure profonde . Le lamine sono estese . I processi trasversi si dirigono lateralmente e si articolano con i tubercoli costali , le coste sono quindi articolate sia con il corpo che con i processi trasversi . I processi articolari presentano faccette articolari rivestite di cartilagine ialina . Il processo spinoso è lungo e inclinato in basso , tale inclinazione aumenta in senso cranio-caudale . Il foro vertebrale è ovalare e di estensione inferiore a quello cervicale .

- La prima vertebra toracica ha la peculiarità di essere più simile alle vertebre cervicali. - La decima vertebra toracica possiede una sola faccetta articolare superiore per articolarsi con la decima costa .

- Le ultime due vertebre toraciche presentano caratteristiche transitorie che le rendono più simili alle vertebre lombari .

Figura 1.5, illustrazione vertebre toraciche (T1-T12) e fisiologica cifosi in proiezione laterale sinistra [2]

(10)

VERTEBRE LOMBARI

Le vertebre lombari hanno un corpo voluminoso che aumenta ulteriormente in senso cranio-caudale , hanno processo spinoso appiattito e tre processi al posto del trasverso . Il corpo ha la peculiarità di essere più voluminoso e spesso . I peduncoli sono tozzi . Le lamine sono spesse e più sviluppate in altezza . I processi trasversi sono sostituiti da tre processi : il processo costiforme ( corrispondente alle coste ) , i processi mammillari ed accessorio che sono piccoli rilievi posteriori al costiforme . I processi articolari sono dotati di faccette articolari . Il processo spinoso è robusto e orizzontale . Il foro vertebrale è triangolare a base anteriore .

OSSO SACRO

L’osso sacro è formato dalla fusione delle cinque vertebre sacrali e , insieme al Coccige e alle ossa dell’Anca , forma lo scheletro della Pelvi . Complessivamente l’osso ha forma piramidale quadrangolare con apice verso il basso . E’ percorso internamente dal canale sacrale che rappresenta la porzione più caudale del canale vertebrale . La faccia pelvica è concava , presenta quattro rilievi , le linee trasverse , che corrispondono alla saldatura dei corpi delle vertebre sacrali ; alle estremità di tali linee sono presenti

Figura 1.6, illustrazione lordosi lombare, vertebre lombari(L1-L5), sacrali(S1-S5) e coccigee(Co1-Co04) [2]

(11)

quattro paia di fori sacrali anteriori che comunicano con il canale sacrale dando passaggio ai rami anteriori dei nervi spinali sacrali . La faccia dorsale è convessa , presenta rilievi e depressioni . Sulla linea mediana troviamo la cresta sacrale mediana che corrisponde alla fusione dei processi spinosi delle vertebre sacrali . In sede paramediana corrono due docce formatesi dalla fusione delle lamine dell’arco vertebrale . Inferiormente presenta lo iato sacrale con lateralmente i corni del sacro . Ancora più lateralmente troviamo i quattro paia di fori sacrali posteriori che danno passaggio alle radici posteriori dei nervi sacrali . Lateralmente ai fori la fusione dei tubercoli mammillari ed accessori forma le creste sacrali laterali . Le facce laterali del sacro vanno restringendosi in senso cranio-caudale , in alto presentano una superficie coperta da cartilagine ialina , la faccia articolare , per l’articolazione con le ossa dell’anca . Posteriormente a questa zona troviamo la tuberosità sacrale che da inserzione ai legamenti dell’articolazione sacroiliaca . La base del sacro , che presenta superficie ovale e si articola con la faccia intervertebrale inferiore della quinta vertebra lombare formando una sporgenza anteriore , il Promontorio. Dietro alla superficie ovale troviamo l’ apertura del canale sacrale , lateralmente ad essa ci sono i processi articolari della prima vertebra sacrale . Lateralmente al corpo della prima vertebra sacrale troviamo due superfici lisce triangolari con base rivolta superiormente , le ali del sacro . L’apice del sacro presenta una superficie liscia che si articola con la base del Coccige . Dorsalmente ad essa sbocca l’apertura inferiore del canale sacrale . L’osso sacro è dunque interamente attraversato dal canale sacrale che tende ad appiattirsi caudalmente , dalle pareti laterali originano quattro paia di brevi canali , i fori intervertebrali , che si aprono anteriormente nei fori sacrali anteriori e posteriormente nei posteriori .

(12)

COCCIGE

Il coccige è l’ultimo dei segmenti vertebrali, rudimentale , formato dalla fusione di quattro o cinque vertebre coccigee . Complessivamente ha forma piramidale con apice inferiore ; insieme al sacro forma la parete posteriore della pelvi .

Articolazioni della colonna vertebrale

Le articolazioni della colonna vertebrale comprendono articolazioni fra le vertebre , dette intrinseche , e articolazioni della colonna con il cranio , con le coste e con le ossa dell’anca , dette estrinseche . Le articolazioni intrinseche comprendono quelle tra i corpi vertebrali , quelle fra i processi articolari e legamenti a distanza che uniscono le parti delle vertebre .

- Articolazioni tra i corpi delle vertebre : sono sinfisi che si stabiliscono tra le facce intervertebrali dei corpi vertebrali, sono rivestite di cartilagine ialina , tra le superfici articolari è interposto il disco intervertebrale fibrocartilagineo e l’articolazione è rinforzata dai legamenti longitudinali anteriore e posteriore . Il legamento longitudinale anteriore è un lungo fascio che aderisce alla faccia anteriore della colonna dall’osso occipitale alla faccia pelvica del sacro .

Figura 1.7, illustrazione in proiezione laterale sezionata: si evidenziano le strutture legamentose [2]

(13)

Il legamento longitudinale posteriore è posto sulla faccia posteriore dei corpi vertebrali , all’interno del canale vertebrale , anch’esso si estende dall’osso occipitale al sacro .

Il disco intervertebrale è costituito da un anello fibroso periferico e da un nucleo polposo centrale . L’anello fibroso è formato di fibrocartilagine ricca di fibre e matrice extracellulare , le fibre che lo compongono si dispongono a formare archi e fasci obliqui penetrano nelle vertebre contigue ; l’anello è dunque dotato di notevole resistenza . Il nucleo polposo è molle , gelatinoso , ed è contenuto dall’anello fibroso , in caso di rottura di quest’ultimo il nucleo polposo può erniare e comprimere le

strutture adiacenti .

Figura 1.8 , illustrazione (a) nucleo polposo, (b) rapporto con la vertebra [2]

- Articolazioni tra i processi articolari : sono artrodie che si stabiliscono tra le faccette articolari di vertebre contigue . Solitamente le faccette articolari sono piane , ma a livello lombare sono incurvate e ciò determina una maggior mobilità di tale segmento . I mezzi di unione di tali articolazioni sono dati da capsule articolari che si inseriscono in vicinanza delle superfici articolari .

(14)

- Legamenti a distanza : sono legamenti che uniscono parti diverse delle vertebre e sono rappresentati dai legamenti gialli , dai legamenti interspinosi , dal legamento sopraspinoso e dai legamenti intertrasversari .

I legamenti gialli sono legamenti rettangolari tesi tra il margine

inferiore di una lamina vertebrale e il margine superiore della lamina sottostante . Sono due per ogni coppia di vertebre e chiudono gli spazzi interposti alle lamine , delimitano posteriormente il canale vertebrale ; sono detti gialli per il loro colore che è determinato dalla ricchezza di fibre elastiche .

I legamenti interspinosi uniscono il margine inferiore di un processo spinoso al margine superiore del processo spinoso sottostante , ventralmente continuano nei legamenti gialli .

Il legamento sopraspinoso è un cordone fibroso teso fra l’osso occipitale e la faccia dorsale del sacro . Unisce gli apici dei processi spinosi e si fonde in avanti con i legamenti interspinosi .

I legamenti intertrasversari sono fasci fibrosi che uniscono gli apici dei processi trasversi .

(15)

ARTICOLAZIONE LOMBOSACRALE

E’ l’articolazione tra la quinta vertebra lombare e il sacro . La quinta vertebra lombare partecipa con la faccia intervertebrale e i processi articolari inferiori , il sacro con la superficie superiore ovalare e con i processi articolari superiori della sua base . Il legamenti di rinforzo sono gli stessi delle articolazioni intervertebrali cui si aggiungono i fasci inferiori del legamento ileo lombare che uniscono il processo costiforme della quinta vertebra lombare alla cresta iliaca dell’osso dell’anca . [1]

Muscoli del dorso

I muscoli del dorso sono disposti in tre strati sovrapposti : nel piano superficiale troviamo i muscoli che , originati dalla colonna , si inseriscono all’arto superiore ; nello strato intermedio troviamo i muscoli che dalle vertebre si portano alle coste ; nel piano profondo si trovano i muscoli del dorso propriamente detti che hanno origine ed inserzione sulla colonna .

MUSCOLI SPINOAPPENDICOLARI

I muscoli del piano superficiale , detti spinoappendicolari, sono cinque muscoli e si dispongono in due strati . Superficialmente troviamo muscolo trapezio e grande dorsale , profondamente troviamo i muscoli piccolo e grande romboide ed elevatore della scapola . Sono innervati dal plesso brachiale , tranne il trapezio che è di pertinenza del nervo accessorio e rami del plesso cervicale . Complessivamente questi muscoli hanno la funzione di spostare le scapole , sollevare il tronco come nell’atto di arrampicarsi , intraruotare e portare indietro l’omero .

(16)

MUSCOLI SPINOCOSTALI

I muscoli del piano intermedio , detti spinocostali , sono i muscoli dentato posteriore superiore e inferiore uniti dalla lamina posteriore della fascia toracolombare . Sono innervati dai nervi intercostali corrispondenti. Funzionalmente partecipano ai movimenti respiratori .

MUSCOLI SPINODORSALI (PROPRI DEL DORSO)

I muscoli del piano profondo sono situati nel solco compreso tra i processi spinosi delle vertebre e gli angoli costali , numerosi si dispongono su piani sovrapposti e si estendono dalla base del cranio alla faccia posteriore del sacro . Complessivamente agiscono modificando l’assetto della colonna vertebrale , sono rivestiti dalla lamina posteriore della fascia toracolombare che li separa dai muscoli degli strati più superficiali . Sono suddivisi in gruppi : muscoli spinotrasversari , muscolo erettore della colonna vertebrale , muscoli trasversospinali , interpinosi e intertrasversari .

- I Muscoli Spinotrasversari sono rappresentati dai muscoli splenio della testa e del collo , innervati dai rami del plesso cervicale . Il muscolo splenio della testa ha la funzione di inclinare ed estendere il capo ruotandolo omolateralmente , se si contrae bilateralmente la estende . Il muscolo splenio del collo estende la colonna cervicale .

- Il Muscolo Erettore della Colonna è un lungo muscolo esteso dal sacro alla nuca in cui possiamo distinguere tre parti : il muscolo ileocostale lateralmente , il muscolo lunghissimo nella parte intermedia e il muscolo spinale più medialmente . Il muscolo

(17)

erettore della colonna è innervato dai rami posteriori dei nervi spinali da C4 a L3 .

Complessivamente hanno la funzione di estendere la colonna vertebrale e sono fondamentali nel mantenimento della stazione eretta . Se si contrae monolateralmente si ottiene l’inclinazione omolaterale .

- I Muscoli Trasversospinali si estendono dal sacro alla base del cranio e sono localizzati profondamente all’erettore della colonna . Originano dai processi trasversi delle vertebre e si inseriscono ai processi spinosi , sono suddivisi anch’essi in tre parti : i muscoli semispinali , i muscoli multifidi e rotatori . Sono innervati dai nervi spinali cervicali , toracici e lombari . Complessivamente partecipano all’estensione della colonna vertebrale e la ruotano controlateralmente .

-I Muscoli Intertrasversari sono brevi fasci tesi tra i processi trasversi di vertebre contigue. Hanno la funzione di inclinare la colonna vertebrale omolateralmente e se si contraggono bilateralmente la stabilizzano .

I muscoli del dorso sono rivestiti da una lamina connettivale che a livello del collo è detta Fascia nucale , nei restanti tratti Fascia toracolombare .

(18)

Tabella 1.1, azione dei muscoli sulle articolazioni intervertebrali del tronco (principali e accessori) [1]

1.2 BIOMECCANICA DELLA COLONNA VERTEBRALE

Il passaggio da una condizione in cui l’antenato dell’uomo era un animale quadrupede all’acquisizione del bipedismo è stata una delle più importanti conquiste evoluzionistiche del genere umano , tale modificazione posturale unita ad un maggior sviluppo intellettuale , tecnologico e sociale ha concesso all’uomo di dominare l’ambiente che lo circonda . Tuttavia , accanto a tali vantaggi , gli esseri umani si sono trovati a dover affrontare un nuovo rapporto con la forza di gravità . Il passaggio alla stazione eretta ha comportato adattamenti osteo-artro-muscolari a tutto lo scheletro . La chiave di questa transizione è stata la modificazione dei rapporti sia statici che dinamici tra pelvi e colonna vertebrale . La pelvi da una forma allungata tipica dei quadrupedi ha assunto una struttura più robusta capace di affrontare i carichi gravitazionali del tronco e delle forze di reazione del terreno trasmesse tramite l’arto

(19)

inferiore alle teste femorali . Inoltre la colonna vertebrale ha acquisito le curvature sul piano sagittale e ciò ha permesso di mantenere un equilibrio stabile ed economico in termini di stress per le strutture muscolo-legamentose . Sulla base di queste considerazioni si è analizzata la biomeccanica del rachide e si è data sempre più importanza allo studio , soprattutto nella pratica clinica, del bilanciamento sagittale . Nella colonna vertebrale si fondono due concetti in apparenza contrastanti : mobilità e stabilità . Questo è possibile grazie al susseguirsi dei segmenti di moto che compongono il rachide . Tali unità motorie sono costituite dalle vertebre e dai dischi interposti ad esse , in aggiunta partecipano a tale segmento motorio anche legamenti , capsule e muscoli . Il fulcro più importante nel segmento di moto è il disco intervertebrale che funziona come un ammortizzatore . La flessibilità del rachide è dunque garantita dalla sovrapposizione di queste unità motorie ; le formazioni capsulo-legamentose e muscolari , associate alle curvature , danno stabilità e protezione alle strutture nobili contenute e adiacenti al rachide , ossia midollo spinale e radici . La biomeccanica vertebrale si basa su due principi fondamentali che influenzano il gesto terapeutico del chirurgo vertebrale : il “load sharing system” e il “tension band principle” . Il sistema di distribuzione dei carichi è attuato in modo che vengano distribuiti in maniera differente fra colonna disco-somatica anteriore (80% dei carichi) e colonna posteriore (20% dei carichi) . Ricordiamo che le forze anteriori sono soprattutto forze compressive , torsionali e di taglio , mentre posteriormente agiscono maggiormente forze di taglio . Questo spiega come gli eventi traumatici si localizzino soprattutto al compartimento anteriore . La colonna anteriore , dovendosi gravare di maggiori vettori di forze , è una struttura che deve sempre lavorare in distrazione per compensare i carichi . Ciò implica che chirurgicamente si deve sostenere e dunque

(20)

ricostruire il supporto anteriore sia discale che somatico se danneggiati . L’altro assioma da rispettare nella chirurgia vertebrale è il “tension band principle” per cui i muscoli posteriori del rachide , siano essi lunghi o brevi , contraendosi , si comportano come un cavo in tensione posteriore che sorregge una gru al fine di contrastare lo sbilanciamento anteriore del carico . Oltre ai muscoli anche le capsule , insieme ai legamenti gialli controbilanciano le forze trazionali . La colonna posteriore lavora dunque in compressione .

Questi concetti di biomeccanica interagiscono costantemente , se , a causa di processi traumatici o degenerativi , tali principi vengono ad essere compromessi si ottiene uno sbilanciamento biomeccanico .

Altro principio importante è quello della distribuzione dei carichi : si attua tramite la rappresentazione del triangolo a vertici contrapposti ; la piramide superiore è definita in alto dalla linea bisacromiale e ai lati dalle rette che congiungono l’acromion alla vertebra L3 ; la piramide inferiore è delineata in basso dalla linea bitrocanterica e ai lati dalle rette congiungenti i grandi trocanteri alla vertebra L4 , da qui le forze vengono trasferite progressivamente verso le articolazioni sacroiliache .

(21)

CAPITOLO 2

APPROFONDIMENTO SUL BALANCE SAGITTALE

Sagittal balance of the spine [3]

L’equilibrio o balance sagittale della normale colonna vertebrale è un fisiologico allineamento della colonna vertebrale nella maniera più efficiente possibile grazie alla forza muscolare , è un concetto che descrive una situazione nel quale le forze presenti si compensano , o nessuna supera la somma delle altre . E’ in questa condizione che le azioni dei muscoli agonisti e antagonisti della colonna vertebrale sono minimizzate e maggiormente efficienti . La specie umana è caratterizzata dall’essere bipede , ciò per avere il vantaggio evoluzionistico di avere gli arti superiori liberi per essere utilizzati , ma questo a costo di un più precario equilibrio complessivo . Gli ominidi hanno modificato il loro profilo sviluppando curve cervicali e lombari in senso lordotico al fine di mantenere una posizione eretta . Infatti durante la marcia l’equilibrio bipede statico è costantemente contrastato dai singoli movimenti dei piedi e la forza muscolare passo dopo passo contrasta lo squilibrio e l’instabilità . L’equilibrio sagittale non è limitato alla statica ma va studiato in condizioni di marcia perciò dinamiche . Il baricentro dovrebbe essere proiettato più vicino possibile al poligono situato tra i due piedi . Se tale proiezione è al di fuori il lavoro di contrasto del disequilibrio aumenta .

(22)

PARAMETRI DELL’EQUILIBRIO SAGITTALE CHE CONSENTONO DI ANALIZZARE IL COMPLESSO SPINOPELVICO :

qui si descrivono i criteri morfologici che possono essere utilizzati per analizzare l’allineamento statico sagittale della colonna vertebrale , e poi si analizzano i fenomeni di compensazione che possono essere fisiologici o patologici . Si cerca di utilizzare parametri e algoritmi che permettano un’analisi globale utili alla situazione clinica .

-Fondamentali dell’allineamento sagittale del corpo umano in posizione statica verticale  gli umani sia da fermi in ortostasi che in movimento sono soggetti alla forza di gravità . E’ la colonna vertebrale a contrastare maggiormente tale forza . Ci sono strette relazioni fra la pelvi e la colonna vertebrale nel bipede . Questa posizione è stata ottenuta grazie all’allargamento e alla verticalizzazione della pelvi , portando poi alla formazione delle curve della colonna sul piano sagittale . La pelvi deve essere considerata come una “vertebra pelvica” o come la prima vertebra della colonna . La posizione di questa base conduce modificazioni della posizione della colonna lombare e quindi dell’intera colonna . Sul piano frontale , l’allineamento è semplice : la colonna vertebrale è verticale con un asse mediano che passa attraverso la metà del sacro . Le geometrie della pelvi e della colonna vertebrale sul piano sagittale sono invece assai più complesse . Per meglio comprendere l’allineamento sagittale dobbiamo esaminare la posizione del centro di gravità e la risultante linea di gravità , tale linea di gravità è determinata dalla proiezione verticale risultante dalla somma delle forze di reazione di una persona in ortostasi . Sul piano sagittale , questa linea di gravità è perpendicolare al piano che passa fra le teste dei femori nel soggetto ben allineato , ed è inoltre proiettata nel piano delimitato dai piedi . Il centro di gravità è situato su questa linea

(23)

davanti alla vertebra S2 . RMN e TC non sono ideali per studiare tali parametri perché il soggetto è sdraiato . E’ perciò indispensabile la telespinografia in ortostasi.

- Definizione dei parametri spinopelvici  il primo parametro pelvico da considerare è l’incidenza pelvica , la quale corrisponde all’angolo tra la perpendicolare al livello superiore di S1 passante per il centro e la linea che connette questo punto all’asse delle teste femorali . E’ un parametro anatomico costante per ogni individuo indipendentemente dalla posizione nello spazio , in realtà questo angolo coinvolge le prime tre vertebre sacrali , le due articolazioni sacroiliache e il margine posteriore delle ali iliache fino all’acetabolo . La mobilità delle articolazioni sacroiliache è considerata trascurabile dopo nascita . Una volta completata la crescita l’incidenza pelvica rimane perciò costante . Un angolo di incidenza pelvica piccolo corrisponde ad una pelvi stretta con diametro anteroposteriore corto , mentre un angolo grande da un’ ampia pelvi con diametro anteroposteriore lungo . Negli over 75 o in alcune specifiche fusioni lunghe , la degenerazione legamentosa può dare alcuni gradi di variazione . La pendenza del sacro è il secondo parametro , è definito come l’angolo tra la tangente al limite superiore di S1 e la linea orizzontale . Una pelvi verticale implica una minore pendenza sacrale , mentre una pelvi orizzontale da un angolo maggiore . Il terzo parametro è l’inclinazione pelvica , definito come l’angolo tra la verticale e la linea che connette il centro del piatto sacrale all’asse Figura 2.1 ,parametri spinopelvici: (a)incidenza pelvica, (b)inclinazione pelvica, (c)pendenza

(24)

passante per le teste femorali .

Questi ultimi due angoli sono posizionali e dipendono dall’orientamento della pelvi . Questo è possibile perché la pelvi può ruotare lungo l’asse delle teste femorali . Questo movimento può essere di anteroversione o retroversione . L’inclinazione cresce in retroversione . C’è una relazione tra i tre parametri descritti : l’incidenza pelvica è uguale alla somma degli altri due . Ne consegue che i pazienti con un alto angolo di incidenza sono più soggetti a retroversione . Ciò è importante quando si analizzano i meccanismi di compenso . La formula più recente dice che l’inclinazione pelvica = 0,44PI – 11° nella popolazione normale asintomatica . Così è possibile capire se i parametri ottenuti con RX in ortostasi sono normali o patologici poiché l’inclinazione

pelvica è dipendente dall’orientamento della pelvi .

Figura.2.2, a sinistra , pelvi normale ; a destra , aumento dell’ inclinazione pelvica con un sacro più verticale . L’ angolo di incidenza pelvica rimane costante , mentre l’inclinazione pelvica aumenta la pendenza sacrale diminuisce : questa è la retroversione pelvica [3]

Analisi dei parametri spinali  Ci sono 3 curvature da craniale a caudale : lordosi cervicale , cifosi toracica , lordosi lombare .

(25)

- Parametri cervicali : la parte cervicale bassa è misurata da C2 a C7 . La colonna cervicale può caratterizzarsi di alcune lordosi o cifosi , o può essere neutra , e ciò dipende dalla pendenza di C7 . La forma della colonna cervicale può essere separata in 2 angoli : Angolo cervicale alto O-C2 , posto fra la linea di mcgregor e la limitante inferiore di C2 . La linea di mcgregor connette il margine posteriore dell’osso palatino al punto più basso dell’osso occipitale . Questo angolo è di 15.81°(+-7.15°) sempre lordotico . La curvatura cervicale inferiore C2-C7 : misurata fra la limitante inferiore di C2 e la limitante inferiore di C7 e varia da cifosi a lordosi nella popolazione normale . Gli angoli O-C2 e C2-C7 lavorano inversamente : quando uno cresce l’altro decresce . La pendenza di C7 è il parametro chiave per lo studio della

colonna cervicale in condizioni statiche . Il valore medio è 20° . Pazienti con una pendenza di C7 maggiore di 20° hanno una colonna cervicale lordotica . Pazienti con pendenza di C7 di meno di 20° hanno una colonna cervicale neutrale o cifotica . L’angolo spino-craniale corrisponde all’angolo fra la tangente alla limitante Figura 2.3Parametri cervicali [3]

(26)

superiore di C7 e la linea che connette il mezzo della limitante superiore di C7 con il centro della sella turcica . Nelle persone asintomatiche il valore di tale angolo è costante di 89° +- 9°. E’ un angolo importante perché ci da un’idea del compenso della testa sopra C7-T1 . Il compenso verticale cervicale , corrisponde alla distanza orizzontale fra C2 e C7 . Serve per valutare il compenso della testa . Importante è anche l’inclinazione cervicale che è l’angolo misurato tra il centro della sella turcica e la limitante superiore della T1 .

- Parametri Toracici  La cifosi toracica è misurata tra la limitante superiore di T1 e quella inferiore di T12 . Teoricamente il valore è 0,75 volte l’angolo globale di lordosi , da L1 a S1 . Tuttavia alcuni misurano la cifosi toracica da T4 a T12 a causa della scarsa qualità delle normali radiografie che consente la sovrapposizione delle teste omerali . Nella popolazione asintomatica il valore della cifosi tra T1-T4 è da 8 a 10 gradi della cifosi toracica globale . Questo è essenziale poiché alcune fusioni posteriori operatorie si fermano a T4 e perciò ignorano il braccio della leva dei segmenti soprastanti . Analizzare la posizione della testa e la sua relazione con la parte toracica con l’angolo di inclinazione cervicale , dimostra che il segmento T1T5 è la base di supporto per la colonna cervicale .

- Parametro Lombari  La lordosi lombare è misurata fra il punto di inflessione dalla lordosi lombare alla cifosi toracica e la limitante superiore di S1 . Viene dimostrato che 2/3 della lordosi lombare sono localizzati agli ultimi 2 livelli . L4S1 = 0,66L1S1 . Alcuni studi hanno dimostrato che la lordosi si modifica con le variazioni dell’incidenza pelvica ( più incidenza pelvica , più lordosi prossimale ) .

- Relazione tra i parametri spinali e pelvici  C’è una stretta relazione tra la lordosi lombare e l’incidenza pelvica . E’ stato proposto un modello che divide la lordosi

(27)

lombare in 2 archi tangenziali . L’arco inferiore è costruito dalla linea orizzontale passante attraverso l’apice della lordosi e dalla linea tangente al piatto sacrale . L’arco superiore corrisponde all’angolo misurato tra la linea orizzontale passante attraverso l’apice della lordosi e un’altra passante per il punto di inflessione . L’arco superiore ha un valore costante tra i 15 e i 19 gradi . L’angolo inferiore varia a seconda dell’orientamento del piatto sacrale e corrisponde al valore della pendenza sacrale . C’è una forte correlazione tra pendenza sacrale e lordosi lombare . La relazione tra pendenza sacrale e incidenza pelvica spiega il legame tra incidenza pelvica e lordosi lombare . Si sono trovate formule predittive per la lordosi lombare in funzione dei parametri pelvici e della rotazione delle vertebre nella scoliosi . PI = LL+-9 che però è ancora poco utilizzata . Altri studi utilizzanti tecniche in 3D propongono un’altra formula LL(L1-S1) = 0.54 x PI + 27.6 questa sembra essere meno soggetta ad errori . Da questa deriva anche un’altra che collega l’inclinazione pelvica all’incidenza pelvica e alla pendenza sacrale . PT = 0.44PI - 11.4 . Usando queste formule ci permette di conoscere il valore teorico di SS e PT nei pazienti asintomatici quando la PI è misurata e determina una compensazione di retroversione pelvica per esempio nei casi patologici .

(28)

Figura 2.5 Differenti tipologie di colonne vertebrali [3]

Tali parametri studiati nei soggetti asintomatici consentono di definire 4 tipi di colonne vertebrali ( in accordo con la classificazione di Roussouly ) : Il tipo 1 e 2 hanno una piccola pendenza del sacro (<35°) di cui il tipo 1 ha un piccolo arco lordotico inferiore con apice della lordosi più in basso ( L5 ) , la lordosi è perciò corta e la cifosi è toraco-lombare ; il tipo 2 ha un arco appiattito , con una piccola curvatura , la schiena è piatta . Il tipo 3 corrisponde ad una media pendenza sacrale (fra i 35° e i 45°) con apice della lordosi su L4 , la lordosi è dunque equamente distribuita sui 2 archi , è il tipo più equilibrato . Il tipo 4 corrisponde a un sacro ripido ( >45°) con un apice della lordosi su L3 , l’angolo globale di lordosi è più largo e include più vertebre degli altri , la cifosi toracica è corta . Si conclude dicendo che per valori di incidenza pelvica sotto la media , l’ angolo di lordosi tende ad aumentare , mentre se l’incidenza decresce; con il valore di incidenza pelvica nella media, la lordosi tende ad eguagliare l’angolo di incidenza ( LL = PI ) e quando l’incidenza è sopra i 65° la lordosi tende ad essere meno che la PI . Da ciò si deduce che la formula spesso usata PI = LL + 9 è

(29)

valida solo per angoli di incidenza piccoli che portano a errori quando l’incidenza pelvica è maggiore di 50° . Questa può essere una delle ragioni di eccesso di correzione della lordosi quando abbiamo pazienti con alti angoli di incidenza .

VARIAZIONI DELL’EQUILIBRIO SAGITTALE ETA’ CORRELATE :

L’equilibrio della colonna è un fenomeno dinamico , e perciò , è importante analizzare la variazione dei parametri durante il processo di invecchiamento e durante le attività quotidiane . - Variazione della forma della colonna vertebrale con l’invecchiamento : l’invecchiamento fisiologico degenerativo della colonna inizia con la perdita di altezza dei dischi e ciò porta alla perdita della lordosi lombare che porta a disturbo dell’equilibrio pelvico . Si è visto che il 74% della degenerazione è su base genetica . Con l’avanzare dell’età , la colonna lombare è sottoposta a modificazioni . Queste sono associate con l’incompetenza meccanica del disco (perdita di elasticità , ipermobilità..ecc ) , ipertrofia delle faccette articolari , rimodellamento osseo ed atrofia dei muscoli estensori . Questi cambiamenti portano a ipolordosi o cifosi lombare che causa squilibrio sagittale in avanti . La modificazione della lordosi lombare è direttamente correlata ai fenomeni degenerativi . D’altra parte , le modificazioni dei parametri spino-pelvici sono collegate ai meccanismi di compenso che consentono il mantenimento della posizione eretta con minimo sforzo muscolare cosi come il mantenimento dello sguardo orizzontale e della testa sopra la pelvi . Si è dimostrato che l’angolo odonto-asse delle anche ( OD - HA angolo ) che caratterizza l’equilibrio globale della colonna , rimane costante qualunque sia l’invecchiamento e nonostante le variazioni della lordosi e la presenza dei meccanismi di compenso [4] . I 4 tipi di colonna descritti in precedenza hanno anche caratteristiche biomeccaniche differenti e

(30)

perciò non hanno lo stesso tipo di degenerazione . Tipo 1 : corta lordosi distale e cifosi toracolombare . La pendenza sacrale è bassa ( <35° ) così come l’incidenza pelvica . Questo tipo di colonna mostra zone di incrementato stress compressivo a livello toracolombare e una breve iperestensione lombare distale , che non può essere compensata dalla retroversione pelvica in quei pazienti con bassa incidenza pelvica . Questo assetto risparmia i dischi lombari più bassi ma mette in pressione le faccette articolari distali . Questo tipo di colonna è predisposta alla spondilolistesi L5S1 con lisi istmica ( meccanismo dello schiaccianoci ) , discopatie toracolombari e listesi giunzionale degenerativa . Tipo 2 : Bassa pendenza sacrale e bassa incidenza pelvica . La distribuzione tra cifosi e lordosi è armoniosa , ma la schiena è piatta a causa del basso angolo di lordosi . I dischi intervertebrali sono orizzontali . C’è un aumento dello stress sui dischi di L4L5 e L5S1 , ne risulta una precoce degenerazione . Il potenziale di retroversione pelvica è basso e l’ipolordosi iatrogena è poco tollerata . Tipo 3 : è una schiena con curve armoniose . Non c’è perciò tendenza alla degenerazione su base meccanica . Tipo 4 : pendenza sacrale ripida (>35°) e incidenza pelvica elevata (>55°) . Gli stress sono concentrati sugli elementi posteriori della colonna lombare . Questo tipo di schiena predispone a spondilolistesi istmica e stenosi lombare da parte dell’artrosi delle faccette posteriori . Si nota che la perdita di lordosi è compensata per un lungo periodo a causa di alta incidenza pelvica che aumenta la capacità di retroversione pelvica .

PARTE 2 : ANALISI DELL’EQUILIBRIO SAGITTALE CON

(31)

Lo studio dei cambiamenti della colonna durante il processo di invecchiamento rende possibile la comprensione dei meccanismi di compenso a 3 livelli : spinale , pelvico e degli arti inferiori . Comprendere questi dati ci permette un miglior planning operatorio di trattamento , si crea un’ immagine dell’intera colonna vertebrale e la misurazione dei parametro spino-pelvici al fine di determinare , dall’integrazione dei dati , l’estensione della correzione per essere più performanti durante l’intervento chirurgico . Ci aiuta anche nel comprendere le complicazioni collegate a questo tipo di chirurgia : sindrome transizionale o sindrome giunzionale . Inoltre è possibile integrare questi parametri nello studio dell’andatura , che è però un’area di studio ancora in via di sviluppo .

MECCANISMI DI COMPENSO NEL DISEQUILIBRIO SAGITTALE :

Per adattarsi alle variazioni di forma della colonna , vari meccanismi di compensazione sono implicati a livello segmentale , regionale e globale . Questi meccanismi non sono attuati in una sola volta ma sono associati a differenti estensioni della patologia . Il concetto di base della compensazione spinale è che l’estensione dei segmenti spinali adiacenti al fine di permettere una traslazione della linea di gravità in avanti è causata dalla progressiva degenerazione discale e dalla perdita di altezza dei dischi . Questo tuttavia causa condizioni avverse .

(32)

- A livello segmentale --> C’è una frequente iperestensione dei segmenti adiacenti a livello lombare : questa iperestensione può essere mono o multi segmentale ed è definita da una singola lordosi segmentale di circa 15° . Questo meccanismo causa un aumento dello stress posteriore e conduce a retrolistesi , ipertrofia delle faccette ed eccessiva pressione sui processi spinosi ( sindrome Baastrup ) . Questo può anche ridurre il diametro dei forami intervertebrali e del canale centrale . Un indicatore importante , che vale la pena notare , è il “segno di inclinazione all’indietro” caratterizzato da un’ iperestensione del disco con anterolistesi allo stesso livello : la vertebra superiore è scivolata in avanti e inclinata in iperestensione sulla vertebra sottostante .

Figura 2.6 Meccanismo di compensazione per disequilibrio anteriore: iperlordosi cervicale, riduzione della cifosi toracica, retrolistesi e ipersestensione lombare, retroversione pelvica, flessione delle ginocchia e caviglie. [3]

(33)

- A livello regionale --> l’unico meccanismo al livello della pelvi è la retroversione . Corrisponde ad una rotazione posteriore della pelvi attorno alle teste femorali , aumenta l’inclinazione pelvica e decresce la pendenza sacrale . Si traduce inoltre in un estensione delle anche . Alcuni studi hanno mostrato che il dolore cronico della bassa schiena è collegato alla retroversione pelvica . Più alto è il valore dell’incidenza pelvica maggiore può essere la retroversione . Questo è causato dalla contrazione dei muscoli estensori delle anche ( glutei ) . Il range fra l’estensione delle anche in posizione eretta e il massimo nella retroversione pelvica è detto riserva di estensione . Una colonna ben funzionante richiede questa estensione delle anche , permettendo così di resistere in caso di disequilibrio sagittale è [5] . La capacità di estensione è di pochi gradi ma è importante perché se mancasse come in caso di artrosi dell’anca porterebbe ad una mancata retroversione perciò ad una flessione delle ginocchia per mantenere l’equilibrio sagittale .

(34)

- A livello toracico e cervicale --> La diminuita cifosi toracica è osservata nei giovani come risultato di una contrazione dei muscoli erettori della colonna che sono il tali soggetti forti ed efficienti . L’ iperlordosi cervicale risulta dalla contrazione degli erettori della colonna cervicale e può produrre sovrapressione delle faccette articolari , artriti con stenosi foraminale o centrale ( mielopatia) . La postura frontale è un’ importante posizione di compenso della colonna cervicale che consente di mantenere il canale a livello cervicale pervio e mantenere lo sguardo orizzontale limitando la lordosi cervicale ed utilizzando l’iperlordosi di O-C2 come compensazione . E’ stato dimostrato che L’asse sagittale verticale craniale è il miglior criterio radiografico per predire l’outcome in una chirurgia per deformità spinale .

- Arti inferiori --> La flessione delle ginocchia e l’estensione delle caviglie aiutano il passaggio della linea di gravita posteriormente . La flessione delle ginocchia è dimostrato essere correlata con la perdita della lordosi lombare . Considerando i piedi come una base di appoggio , un meccanismo di compenso per tenere la testa e la linea di gravità in buona posizione è il concetto della traslazione della pelvi . Tutti questi meccanismi si combinano differentemente in ogni persona . Questa compensazione è di efficacia limitata , specialmente negli anziani, che hanno una muscolatura indebolita e le articolazioni artrosiche . Per integrare tutti questi meccanismi di compenso in un nuovo concetto di equilibrio Figura 2.8 illustrazione concetto dei 3 coni

(35)

sono stati proposti 3 coni per suddividere l’analisi ad ogni livello ed avere una migliore analisi globale dell’equilibrio . Il cono più basso include gli arti inferiori e le teste femorali . Il cono medio include la pelvi e la colonna toraco-lombare fino a T1 . Il cono più alto include la colonna cervicale e la testa . Ogni cono può adattare il suo meccanismo di compensazione , ma sempre al fine di mantenere la testa sopra i 2 piedi.

- Valutazione globale del paziente con disequilibrio della colonna --> come possiamo noi integrare questi dati prima di trattare i pazienti o durante il planning preoperatorio ? 2 steps : 1 ) determinare il valore dell’incidenza pelvica e in seguito dei teorici valori dei parametri spino-pelvici ; 2 ) analizzare l’equilibrio sagittale globale dalla colonna cervicale agli arti inferiori . Molti indicatori sono stati definiti per la valutazione , tutti possono essere valutati attraverso una telespinografia . L’analisi richiede la telespinografia in ortostasi si LL che AP da C2 alle teste femorali . La posizione è standardizzata : mani appoggiate sulle clavicole . La valutazione globale viene studiata usando alcuni parametri : 1 ) la linea a piombo da C7 -> questa è una linea verticale a piombo che parte da C7 . Idealmente deve passare attraverso il piatto sacrale , ma anche se questo è il caso che non implica che i parametri spino-pelvici siano adeguati , la colonna può essere in compenso e quindi in equilibrio . L’asse verticale sagittale corrisponde alla distanza orizzontale fra la linea a piombo da C7 e l’angolo posterosuperiore di S1 . Tale parametro è correlato alla qualità della vita . In condizioni normali è meno di 5 cm , ma è dipendente dall’età [6] . Tuttavia non può essere tenuto in considerazione il valore dell’ incidenza pelvica , che induce errore soprattutto nelle pelvi ad alta incidenza ( pelvi con grande diametro anteroposteriore ) . D’altra parte i

(36)

valori medi non sono molto selettivi e solo una sottostratificazione permette un’ appropriata analisi dell’equilibrio . Questo parametro dovrebbe essere usato solo per comparare la situazione di equilibrio di pazienti nel tempo o prima e dopo il trattamento chirurgico . Non può essere usato per comparare pazienti perché hanno incidenza pelvica differente a causa di differenze anatomiche . L’asse verticale sagittale corrisponde alla misurazione della distanza , quindi richiede immagini calibrate anziché indicatori che usano angoli . L’ angolo spino-sacrale è definito dall’angolo che connette il centro della vertebra C7 al centro del piatto sacrale di S1 e la linea parallela alla limitante superiore di S1 . Ha un valore normale di 135° +- 8° . Questo è un parametro intrinseco di equilibrio . E’ un parametro di equilibrio globale perché integra la posizione di C7 con un parametro pelvico : la pendenza sacrale . Non integra la colonna cervicale e la testa .

(37)

Figura 2.10 Asse Verticale Sagittale (SVA), è un buon

parametro di valutazione dell'equilibrio globale. [3] Figura 2.11 (a) piccolo SVA, piccola PI ; (b)grande SVA ,grande PI, perciò più possibilità di avere un buon equilibrio sagittale. [3]

(38)

- Linea a piombo di C7/rapporto distanza sacro-femorale --> Lo scopo del C7/SFD ratio è sostituire un parametro di distanza come l’asse verticale sagittale con un ratio applicabile ad tutte le radiografie e anche che tenga conto della posizione delle teste femorali e perciò dello spessore della pelvi che varia conseguente all’angolo di incidenza pelvica . Questo rapporto è uguale a 0 quando la linea a piombo di C7 è proiettata esattamente all’angolo posterosuperiore del sacro , e uguale a 1 quando la

linea a piombo di C7 si proietta davanti alle teste femorali ed è negativo quando è proiettato dietro il sacro . Non si integra con parametri cervicali e della testa .

- T1 angolo pelvico --> questo corrisponde all’angolo fra una linea che connette il centro di T1 al centro delle teste femorali e la linea al centro del piatto

Figura 2.12 Rapporto C7/SFD [3]

Figura 2.13 Misurazione angolo TPA (T1-pelvico) [3]

(39)

sacrale di S1 . E’ correlata con l’inclinazione pelvica e l’asse sagittale verticale , ma non tiene in considerazione per l’incidenza pelvica . Il valore target è <14° . Questo è un angolo simile all’angolo spino-sacrale per l’analisi toraco-spinale-pelvica . Non integra la colonna cervicale e la testa . L’angolo di inclinazione globale si usa per analizzare l’equilibrio prendendo anche C7 come punto di riferimento . Non integra la colonna cervicale e la testa . Questo angolo è più interessante in posizione seduta .

- Indice di Equilibrio totale [7] --> Questo indice stima l’estensione delle correzioni per essere performanti nei pazienti con disequilibrio spinale . L’indice di Equilibrio totale è basato sull’analisi globale dell’equilibrio sagittale includendo la posizione delle gambe . E’ basato su 3 parametri : 1) l’angolo di traslazione-C7 , che corrisponde alla differenza fra la posizione ideale di C7 rispetto al sacro e la sua reale posizione . L’indice di equilibrio totale è cosi calcolato : il primo angolo corrisponde all’ angolo di traslazione di C7 determinato da : il centro della limitante inferiore di C7 che è trasposta orizzontalmente sulla proiezione verticale ideale di C7 , che è sull’asse dell’angolo posterosuperiore di S1 e l’apice dell’angolo di L4 . Nella popolazione normale , l’apice della lordosi lombare è posizionato intorno a L4 . Questi 3 punti ( centro di C7 , C7 ideale e L4 ) formano un triangolo con apice in L4. 2) L’angolo femorale di obliquità : nelle persone sane i femori sono verticali . Durante la compensazione , le ginocchia sono flesse e i femori diventano obliqui in proiezione LL della telespinografia . Tale angolo corrisponde all’angolo fra l’asse dei femori e la verticale . Questo angolo deve essere aggiunto alla correzione per ripristinare il giusto equilibrio sagittale . 3) l’angolo di compensazione pelvica : corrisponde alla differenza fra la teorica inclinazione pelvica e l’inclinazione misurata . Questo angolo di

(40)

compensazione è uguale al PT(0,44PI-11,4) . E’ provato che se l’inclinazione è inferiore a 25° , l’angolo di compensazione è 5° e deve essere aggiunto alla correzione , e se l’angolo di compensazione è più di 25° poi 10° devono essere aggiunti . Questa è un’approssimazione , ma il valore reale può essere calcolato come spiegato . Il risultato di queste 3 misurazioni da un valore dell’angolo di correzione sagittale richiesto per ristabilire l’equilibrio adatto al paziente . Tuttavia , questa tecnica può anche essere usata per analizzare l’equilibrio globale . La media di valori nella popolazione asintomatica è meno di 5° e può essere negativa . Non integra la colonna cervicale e la testa .

L’asse odonto-anche : è l’angolo fra la verticale e il punto più alto del processo odontoideo ( dente ) connesso al centro dell’acetabolo . Questo angolo è stato studiato negli asintomatici . E’ poco variabile ed è un buon modo per studiare l’equilibrio sagittale . Integra la colonna cervicale e la testa e rimane costante negli anziani se asintomatici . Questo Figura 2.14 Misurazione Asse Odonto-Anche (OD-HA) [3]

(41)

angolo tiene conto della posizione della colonna cervicale , della colonna toracolombare e della pelvi , e può migliorare l’analisi globale e la valutazione dei rischi di sindrome giunzionale prossimale cifosi dopo una estesa fusione toraco-lombare . In realtà , se OD-HA è positivo (>2°) , sopra i normali valori (-5° <x<2° ) , significa che il paziente è fuori equilibrio e c’è un aumentato braccio della leva sulla vertebra strumentata più alta . Il preoperatorio oggi è importante al fine di evitare si sovrastressare i segmenti adiacenti alla fusione vertebrale .

ANALISI DELL’EQUILIBRIO DURANTE LA MARCIA : STEP FINALE IN CORSO DI CONVALIDA

Risulta importante studiare l’equilibrio sagittale globale durante l’andatura nelle condizioni patologiche . Infatti una colonna equilibrata ma compensata , al Rx statica , può divenire disequilibrata in movimento . Recentemente , è stato progettato un sistema di analisi 3D in pazienti con cifoscoliosi lombare degenerativa e si è dimostrato che la perdita dell’ allineamento sagittale globale è sottostimata al Rx statico . Infatti lo sbilanciamento anteriore si verifica e aumenta durante la marcia , tale fenomeno è spiegato dai meccaniscmi di compensazione che si attuano nello scompenso anteriore . In realtà , uno dei primi fenomeni di compensazione si verifica a livello della pelvi quando si attivano i muscoli estensori delle anche , che prendono parte alla retroversione pelvica . Durante la marcia , i muscoli estensori delle anche sono contratti alternativamente e non contribuiscono alla retroversione , da questo risulta una tendenza all’ antiversione pelvica con perdita della compensazione . Lo

(42)

squilibrio anteriore sul piano sagittale non è quindi compensato e aumenta con l’inizio della marcia ne risulta una tendenza a sporgersi in avanti durante la marcia che è accentuata quando i muscoli spinali posteriori sono atrofici e non permettono più al tronco di rimanere verticale , una condizione tipica nei pazienti con cifoscoliosi degenerativa . Negli studi sulla colonna degenerativa piatta , si separano 2 gruppi di pazienti secondo la loro pendenza pelvica durante la marcia : il primo gruppo mantiene la retroversione pelvica durante la marcia , mentre il secondo gruppo non ci riesce . È stato dimostrato che i pazienti in grado di mantenere la retroversione durante la marcia possono essere migliorati con la correzione chirurgica , a differenza di quelli che vanno in antiversione pelvica . Sono state proposte a tal proposito telespinografie post marcia di 10’ al fine di avere nella pratica clinica uno studio più vicino possibile allo studio della condizione dinamica . [8]

APPLICAZIONE CLINICA :

questi concetti riguardanti l’equilibrio sagittale permettono l’analisi delle condizioni cliniche del paziente . Ci sono 3 tipi di profili : equilibrato , equilibrato ma compensato , non compensato e perciò squilibrato . Questa analisi suggerisce le scelte terapeutiche . Nella pratica , è importante sapere come trattare la patologia adattandosi ad ogni singolo paziente : prendendo in considerazione i problemi generali e la capacità di compenso del paziente . Con un equilibrio compensato , è richiesta una chirurgia semplice , piuttosto che una chirurgia maggiore con alto rischio di complicanze e comprendendo l’equilibrio sagittale si possono fare le scelte più appropriate . L’equilibrio sagittale è un fenomeno dinamico , ed è meglio avere un buon equilibrio sagittale anche compensato che un buon allineamento sagittale con una lunga fusione

(43)

e azzerare la capacità di compenso . Questa è la ragione per cui giungiamo alla conclusione che i nuovi documenti che sostengono una maggior tolleranza sull’aumento dell’inclinazione pelvica e dell’asse verticale sagittale non sono appropriati . L’unica strada per preparare una chirurgia di fusione spinale è creare un piano e simulare cosa accadrà dopo una fusione corta o lunga . Conoscendo tutti i parametri e comprendendo i meccanismi di compenso che permettono un buon equilibrio globale , suggeriamo che usare l’angolo OD-HA è la miglior scelta per predire il rischio di danno o sindrome giunzionale . La funzione muscolare può essere stimata valutando le flesso-estensioni dinamiche al RX , in posizione eretta e dopo 10’ di camminata . L’ equilibrio sagittale della colonna è dunque una materia vasta che deve essere appresa con i pazienti in posizioni standardizzate: in ortostasi, ma anche durante la marcia , da ciò noi possiamo individuare gli stress dannosi alle strutture osteoligamentose . I principi fondamentali sono analizzati alla telespinografia , ma in futuro lo studio della marcia sarà fondamentale . L’analisi dei parametri spino-pelvici aiuta a scegliere un atteggiamento chirurgico più studiato e migliore . È utile nel preoperatorio , ma permette anche di capire quando sbagliamo dopo la chirurgia . L’analisi globale include la colonna cervicale e la testa . L’equilibrio sagittale deve essere considerato prima della chirurgia , limitata o no , e specialmente a livello lombare e soprattutto se L4-L5-S1 sono incluse nella fusione( 66% ). [9]

(44)

CAPITOLO 3

3.1 SCOLIOSI DEGENERATIVA DELL’ADULTO

LA DEFORMITA’ SPINALE :

Le deformità spinali sono un insieme di patologie che hanno come conseguenza ultima la deviazione del rachide . Si suddividono in due principali categorie :

1 ) deformità spinali funzionali o atteggiamenti posturali , che si devono distinguere dalle deformità vere in quanto la colonna vertebrale nel contesto di un atteggiamento non ha nessuna patologia . Presentano dunque caratteristiche di autocorregibilità , assenza di permanenza del difetto , assenza di alterazioni anatomiche o strutturali delle vertebre . Banalmente la colonna vertebrale risponde deviando da un lato piuttosto che dall’altro per compesare a diverse cause . Fra queste troviamo : paresi muscolari , atteggiamenti antalgici , deficit visivi , ipoplasia di alcune parti superiori del corpo , eterometria degli arti e asimmetrie primarie o secondarie del bacino .

2 ) Deformità spinali strutturate o vere , quali scoliosi e ipercifosi .

LA DEFORMITA’ STRUTTURATA , DEFINIZIONE ED ASPETTI SOCIO-EPIDEMIOLOGICI DELLA SCOLIOSI NELL’ ADULTO : [10]

La Scoliosi è una deformità dell’apparato muscoloscheletrico vertebrale tridimensionale a sviluppo elicolidale . Non si riferisce quindi al solo piano frontale , ma altera anche il piano sagittale e trasversale . Le deformità spinali dell’adulto , complessivamente , colpiscono la colonna da cervicale a toracica o toracolombare o lombare per tutto il processo di invecchiamento . Ciononostante alterazioni

(45)

adolescenziali portate fino all’ età senile non sono rare , le cause più rilevanti di deformità spinali negli adulti sono la scoliosi su base degenerativa e il dorso piatto iatrogeno secondario a chirurgia vertebrale . La prevalenza di tali problemi è in aumento della popolazione over 65 e dunque il problema è di crescente interesse per la salute pubblica per costi ed impatto epidemiologico . La popolazione globale sta subendo uno spostamento dell’età verso la popolazione più anziana , questo a causa dell’ aumento della longevità , del miglioramento delle cure mediche e la diminuzione della natalità globale . In Italia ed in particolare in Liguria l’indice di vecchiaia , inteso come il rapporto tra over 65 e unter 14 , è in costante aumento nel corso degli ultimi decenni ed è passato dal 60% negli anni 80’ al valore di 173,1% al 2019 e gli over 65 sono ad oggi il 30% della popolazione circa . Questo shift si osserva non solo a livello locale ma si riflette al livello globale e le patologie muscoloscheletriche sono in aumento di pari passo . In particolare le deformità spinali dell’adulto sono un eterogeneo spettro di patologie particolarmente favorite da questo shift generazionale . Le deformità spinali sono prevalenti negli over 65 , gli affetti sono tra il 32% e il 68% . Di fatto multipli fattori età correlati sono implicati in queste patologie , tra questi abbiamo : riduzione della densità ossea , osteoporosi , degenerazione spinale , ridotta mobilità ed equilibrio e patologie degenerative . Le cause di deformità vanno quindi da patologia de-novo dell’adulto a degenerazione progressiva di una deformità pre-esistente o degenerazione conseguente a chirurgia . Le deformazioni spinali hanno effetti disabilitanti sulla salute globale sia fisica , ma in particolare dal 27% al 38% impattano anche sulla salute psicologica . Tale dato , nonostante la minor incidenza della patologia deformativa spinale, supera i disagi psicologici dati dalla patologia discale . Studi inoltre hanno dimostrato differenze riguardo la salute mentale tra i

(46)

pazienti con scoliosi e la popolazione generale , ciò ha portato ad indagare i principali disconfort emozionali che ne derivano e si è visto che il 37% circa dei pazienti presentavano tali disturbi [11]. Tra questi abbiamo depressione , disturbi del sonno e ansia . Se paragonate inoltre ad altre patologie croniche ( quali diabete , scompenso cardiaco congestizio , patologie polmonari croniche ) le deformità spinali correlano con una peggiore qualità della vita in test su questionario come HRQoLs . Tale questionario mostra inoltre la correlazione fra qualità della vita , disabilità , quadro radiografico e dolore [12].

EZIOLOGIA , PATOGENESI E ALTERAZIONI ANATOMOPATOLOGICHE : [10]

Lo spettro delle deformità spinali dell’adulto include la scoliosi de-novo , la scoliosi progressiva dell’adolescente nell’adulto , l’ipercifosi , la deformità sagittale iatrogena , deformità focali secondarie a discopatia e deformità spinale post traumatica . La scoliosi de-novo o scoliosi degenerativa dell’adulto , a differenza dell’idiopatica del giovane , si sviluppa dopo la completa maturazione scheletrica accertata tramite test di Risser , il quale consente , tramite lo studio dell’ossificazione delle creste iliache , di valutare l’età ossea del paziente ( a Risser 5 il soggeto è adulto dal punto di vista osseo ) . Essa si presenta nel 6% della popolazione over 50 e si localizza principalmente nella colonna lombare , ha un’entità meno evidente rispetto alle scoliosi giovanili , ma si sviluppa con più rapidità . La scoliosi de-novo è quindi una condizione cronica che risulta dalla degenerazione del tessuto osseo e dei tessuti molli , spesso porta a radicolopatia o in ultima istanza a instabilità del rachide con spondilolistesi e sublussazioni vertebrali rotatorie , il tutto può portare a stenosi del

(47)

canale vertebrale . Il processo degenerativo inizia nel disco intervertebrale , con cambiamenti strutturali microscopici ed in seguito macroscopici dell’anatomia del disco e delle sue proprietà biochimiche e biomeccaniche come la riduzione dell’altezza del disco , la perdita del contenuto di acqua e proteoglicani e la spinta verso la degradazione enzimatica sostenuta dal quadro degenerativo infiammatorio . La degenerazione in ultima istanza conduce a cambiamenti patologici della distribuzione del carico ai dischi intervertebrali e alle faccette articolari , ciò porta a rimodellamento osseo e instabilità articolare. L’alterazione finale e macroscopicamente più evidente della vertebra è il processo di cuneizzazione , che può determinare un’ ulteriore ipercifosi , e la trocosi , un’ alterazione della vertebra in cui vi è inflessione tra il corpo e l’arco vertebrale , questa deformità rotatoria produce un’alterazione che coinvolge non solo la colonna vertebrale , ma tutto ciò che ad essa è articolato , come le coste a livello toracico , da ciò deriva la presenza del gibbo costale . Questo consegue al fatto che dalla parte della convessità della curva il costato sarà sollevato , mentre dalla parte della concavità sarà anteriorizzato . Abbiamo perciò una deformità anche a livello della cassa toracica . Al livello lombare la salienza della parte convessa sarà determinata dalla muscolatura paravertebrale lombare . Tale circolo vizioso di modificazioni porta degenerazione legamentosa e della muscolatura paravertebrale e del tronco che conduce a deformità spinale e globale del corpo . L’ipercifosi degenerativa , citata come possibile conseguenza della cuneizzazione dei corpi vertebrali , sembra avere una prevalenza anche superiore alla scoliosi degenerativa , ma in tale patologia la soglia fra patologico e fisiologico non si è ancora ben delineata . Un’altra causa rilevante di deformità spinale nell’adulto sono le fratture vertebrali , è tuttavia stato dimostrato che un programma di screening per osteoporosi unito ad una prevenzione

(48)

farmacologica è significativamente adiuvante nella prevenzione nei confronti delle fratture da compressione nelle donne fra i 55 e 81 anni . Un’altra patologia rilevante tra le deformità spinali collegata alla chirurgia della scoliosi è la sindrome del dorso piatto , una forma iatrogena di deformità sul piano sagittale che produce una perdita della curva lombare . Questo tipo di condizione si presenta tipicamente in soggetti che hanno subito interventi chirurgici in cui non è stato ristabilito correttamente l’allineamento sul piano sagittale o in cui è stato deteriorato . Per comprendere al meglio l’importanza dei parametri anatomo patologici , sono stati effettuati studi di correlazioni anatomo-clinica tra l’ atrofia del muscolo multifido , in particolare a livello lombare , parametri spinopelvici e severità della deformità in pazienti con scoliosi degenerativa dell’adulto. La valutazione della performance anatomica dei muscoli è stata effettuata tramite studio con Risonanza magnetica nucleare , i muscoli multifidi lombari sono stati analizzati sia nella parte convessa che nella parte concava della curva scoliotica . L’atrofia è stata correlata al grado di infiltrazione grassa del muscolo , Goutallier Classification System .

Figura 3.1 Gradi di Goutallier(immagini RM T2 pesate): a)grado 0, tessuto muscolare normale; b)grado1,striatura di grasso; c)grado2,più tessuto muscolare che grasso; d)grado3,equa distribuzione tra grasso e tessuto muscolare; e)grado4,più infiltrazione grassa che tessuto muscolare.[16]

Si è visto che al livello intervertebrale , sia inferiormente che superiormente rispetto alla vertebra apicale della curvatura , l’atrofia del muscolo multifido lombare è

(49)

maggiore nel lato concavo della curvatura rispetto al convesso , non c’è differenza sostanziale fra superiormente e inferiormente nel lato concavo mentre è più accentuata nel livello superiore sul lato convesso .

La degenerazione porta ad instabilità della colonna ed esacerba la degenerazione articolare , soprattutto a livello della colonna lombare , questo spiega perché più frequentemente la vertebra apicale si trova tra L3-4 . L’ipotesi di danno muscolare è sostenuta da disuso , denervazione e infiammazione (tipiche anche della patologia erniaria discale o della compressione delle radici nervose essendo tale muscolo innervato dalle radici dorsali dei nervi spinali lombari). La degenerazione dei muscoli multifidi lombari si configura dunque come un elemento di causa e conseguenza dello stress articolare , inoltre ne assicura la conduzione attraverso quel fenomeno , normalmente implicato nella distribuzione delle forze agenti sul rachide , detto l’effetto parallelogramma , che nella patologia deformativa contribuisce ed alimenta costantemente il disequilibrio instauratosi soprattutto a livello sagittale . Questo è il connotato più negativo per l’outcome del paziente che presto si trova a non esser più in grado di compensare tale fenomeno Inoltre l’atrofia del muscolo multifido se di entità modesta è correlata alla clinica , che sembra però essere più correlata ai parametri spinopelvici che alla degenerazione muscolare.[16]

Figura

Figura  1.6,  illustrazione  lordosi  lombare,  vertebre  lombari(L1-L5),  sacrali(S1-S5) e coccigee(Co1-Co04) [2]
Figura 1.7, illustrazione in proiezione laterale sezionata: si  evidenziano le strutture legamentose [2]
Figura 1.8 , illustrazione (a) nucleo polposo, (b) rapporto con la vertebra [2]
Figura 1.9, illustrazione che evidenzia i legamenti gialli [2]
+7

Riferimenti

Documenti correlati

[r]

Relativamente al periodo considerato, recenti studi stanno portando alla luce produzioni comprendenti contenitori da dispensa e da trasporto dipinti in rosso prodotti nella

25 giu 2016. Il nostro piccolo grande amore_7. Dal canto suo, Discovery ha dichiarato a Deadline di essere pronta alla battaglia legale: &#34;Abbiamo lavorato con LMNO Productions

settimane di vita l’occhio sinistro più piccolo del destro, e l’iride risulta essere di un colore più chiaro rispetto alla controlaterale.. Inoltre, durante

Il quesito che ha guidato la ricerca in letteratura sull’efficacia del clistere a grande volume rispetto al microclisma conferma che il primo garantisce una maggiore pulizia ed un

COLORA DI GIALLO L’OGGETTO PIÙ LEGGERO COLORA DI ROSSO L’ANIMALE PIÙ PESANTE. COLORA DI VERDE L’OGGETTO PIÙ PESANTE COLORA DI BLU L’OGGETTO

Scrivi in ordine i pianeti dal più vicino al più lontano dal

Grande/Piccolo- MAESTRA ANITA