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Teorie di rottura

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Academic year: 2021

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(1)

Tensione equivalente o ideale – Teorie di rottura

Sollecitazioni monodimensionali: le condizioni di limite o di rottura si determinano facilmente Se sollecitazioni sono pluridimensionali (invarianti tutti non nulli) , ha

interesse determinare una tensione equivalente monodimensionale per avere un riferimento semplice con delle prove di resistenza (ad esempio trazione) – Viene chiamata tensione ideale

1 2 3

ideale

,

,

Quest’ultima viene confrontata con la tensione

limite per valutare la criticità del componente

fragili

materiali

duttili

materiali

rot sn limite

I criteri di rottura sono sostanzialmente semiempirici, pertanto ne esistono molti e nessuno di essi ha validità generale. In genere, a seconda del materiale si sceglie il criterio più adatto da utilizzare

Ogni criterio è caratterizzato da una ipotesi di cedimento, ossia da un parametro che, raggiunto un valore limite, causa la rottura del componente

Tutti i criteri necessitano di taratura sperimentale, pertanto sono in genere semplici

altrimenti richiederebbero il tuning di molti parametri perdendo inevitabilmente di applicabilità

(2)

1) Esplicitazione dell’ipotesi di cedimento

2) Applicazione dell’ipotesi in presenza di σ1 , σ 2 , σ 3

3) Particolarizzazione dell’ipotesi al caso monodimensionale 4) Esame caso piano in un riferimento non principale

5) Confronto cedimento in sollecitazione di trazione semplice e torsione pura In questo caso se ne esamineranno cinque, i più utilizzati, secondo una strategia di analisi che prevede i seguenti punti di vista:

I) MASSIMA TENSIONE NORMALE (Rankine)

1) Si ha rottura quando

MAX raggiunge un valore critico

2)

id =

3 2 1 1 3 3 3 1 1

se

se

1   3  2 Massima tensione

Conta solo il valore della tensione più spostata dall’origine del piano di Mohr, le altre due non influenzano la resistenza

(3)

3) E’ identico al punto precedente, ma una sola  principale è ora presente (trazione)

4) Nel caso piano si può tracciare la circonferenza di Mohr e determinare da essa la tensione

massima 2 xy 2 y x y x ideale

2

2





max (x , xy) (y , yx) maxmax

5) La sollecitazione di torsione è caratterizzata da una tensione tangenziale massima a 45° nel piano fisico (in quello di Mohr a 90° e quindi da

3

=-

1

e

2

= 0.

lim lim

1

lim lim

 

Quindi, secondo questa teoria, la tensione che comporta la

rottura a trazione è uguale a quella tangenziale che comporta la rottura a torsione

(4)

II) MASSIMA DEFORMAZIONE AMMISSIBILE (Bach)

1) Si realizza la rottura se

e

MAX raggiunge un valore critico o limite

2) eid =

1 2 3

1 3 2 1 3 3 1 3 2 1

se

E

1

se

E

1

e

e

e

e

e

e

e

e 1 e  3 e 2 e Massima deformazione

Anche in questo II criterio si risente solo del valore principale della deformazione più spostato rispetto all’origine del piano di Mohr, le altre due non influenzano la resistenza

3) Nella semplice sollecitazione di trazione (monodimensionale) risulta id id

E

e

Quindi si può esplicitare il legame in termini di tensione 1

2 3

3 1 2

     

      

id

 

Rispetto al criterio di Rankine, stati tridimensionali di tensione tendenti all’idrostatico incrementano la resistenza (diminuendo la tensione equivalente o ideale)

(5)

4) Nel caso piano non principale (3=0) 2xy 2 y x 2          1 2

2

2

x y x y id

  

  

     

   

   

2 xy 2 y x y x id

4

2

1

2

1

Considerando: max (x , xy) (y , yx)

5) In presenza di semplice torsione

id

1

lim

lim

0.77

lim

1

 

 

maxmax

Pertanto ci si deve aspettare di raggiungere le medesime condizioni limite a trazione ed a torsione semplice quando

Si consideri che una barra cilindrica di raggio r soggetta a

torsione semplice presenta una

al raggio esterno pari a : 3

2

tor r

M

r

 

(6)

III) MASSIMA TENSIONE TANGENZIALE (Guest / Tresca)

1) Si realizza la rottura se

MAX raggiunge un valore critico o limite

In questo caso quindi non ci si riferisce ai valori principali dei tensori, bensì alla massima componente distorsiva

2) Caso tridimensionale 2 3 1 id     

(Massima circ. Mohr)

3) Caso monodimensionale 2 id id    id 13

4) Nel caso piano non principale (3=0) 2xy

2 y x 2                       2 2 y x y x id

2 xy 2 y x id    4   1   3  2 Massima Considerando:

Spesso questa formula si trova in forma semplificata, valida per alberi ove le sollecitazioni critiche sono in genere

combinazioni di trazione, flessione, torsione 2 2

4

id

(7)

5) In presenza di sola torsione

2

id lim lim 0.5 lim

2

  

 

Un errore abbastanza tipico commesso da frettolosi strutturisti è quello di trascurare la componente nulla della tensione quando si analizza uno stato di tensione piano Se σ1 = 120 MPa e

σ

2

= 50 MPa

σid = 120 - 50 = 70 MPa

Se σ1 = 120 MPa e

σ

2

= -10 MPa

σ

id = 120 – (-10) = 130 MPa

Questo errore è purtroppo semiautomatico quando si effettua calcolo strutturale con elementi bidimensionali (piastre o lastre). A tal fine occorrerà molta cautela nella post-processazione dei calcoli, al momento di definire le tensioni equivalenti per valutare se si è in condizioni di criticità o meno

(8)

IV) TEORIA DELLA CURVA INTRINSECA (Mohr)

1) Si realizza la rottura se, in un piano di Mohr, il cerchio massimo fuoriesce da una determinata curva limite

Per tale motivo e, come si vede dall’analisi delle

concavità, a favore di sicurezza, si provvede a costruire in forma semplificata la curva intrinseca

Così citato il criterio non è così utilizzabile in quanto non è dato sapere come generare la curva limite se non effettuando molteplici prove con stati di tensione complessi (… difficile).   E O LT  LC Tensione di rottura in una prova di compressione Tensione di rottura in una prova di trazione

La curva intrinseca si restringe o si allarga in funzione del rapporto

LC LT k    rottura non rottura

(9)

1

k

1

k

2

2

AB

AF

sen

LT LC LT LC

LC LT k      A B D E F O  LTLC C

2 e 3) Un generico stato di tensione si rappresenta con il massimo cerchio   O P P’ C 2 P O  1 3 2 r  13 2 P O  1 3 1 3 2 r     

Da uno stato (OP,r) si ipotizzi una crescita proporzionale () fino a (OP’,r’)

OB BC OP sen r    

1 k 1 -k 2 sen 1 2 2 2 1 3 LT LT 3 1               

Dividendo ambo i membri per , e

ricordando, per definizione id LT

1 k 1 k 1 -k 1 k 1 -k 1 1 k 1 -k 1 3 id 1                       

k

3 1 id

(10)

k

3 1 id

La teoria di Mohr coincide con Rankine se σLC >> σLT

1

id

La teoria di Mohr coincide con Tresca se σLC = σLT

k



1

1 3

id

    

k

1

In pratica si evidenzia il vantaggio del criterio di Mohr, in grado di essere applicato a materiali differenti, governati da criteri di rottura di differente tipologia

4) Nel caso piano non principale (3=0) 2

xy 2 y x 2                       k 1 2 k 1 2 y x y x id

2 xy 2 y x y x id 4 k 2 1 k 2 k 1 k           Considerando:

5) In presenza di sola torsione    

k 1 k id lim lim 1 k k   

Il criterio può quindi essere efficacemente utilizzato, quasi in ogni caso, basta conoscere la resistenza limite del materiale sottoposto a trazione o a torsione.

(11)

V) MASSIMA ENERGIA DI DISTORSIONE (Von Mises)

1 e 2) Si ha rottura se la sola energia associata alla distorsione (variazione di forma e non di volume) raggiunge un valore critico

U’ = energia deformazione idrostatica

U’’ = energia di deformazione di sola distorsione U = energia deformazione

Per un punto di un materiale lineare elastico, nel riferimento principale e per un volume di riferimento unitario

f f 0

2

1

d

U

ef

e

e

1 1 2 2 3 3

2 1 U   e  e  e Usando e1  1E

1

2 3

2 2 2 1 2 3 1 2 2 3 3 1

1

2

2

U

E

              

Somma

L’energia di distorsione U’’ viene calcolata per differenza, avendo prima U e U’

(energia = lavoro = forza x spost)

monodimensionale

3D

SI calcola ora l’energia derivante dalla sola componente idrostatica m 1 32 3

      

(12)

2 2

1 2 3

2 1 2 3 1 1 2 3 6 2 m m m 3 6 U E E                          

2 2 2 1 2 3 1 2 2 3 3 1 1 2 2 6 U E                  

Se tutte le tre tensioni fossero uguali a σm l’energia diventerebbe quella sola idrostatica (U’)

Si può calcolare U’’ per differenza (Tra energie sommabilità vera solo se energie disaccoppiate)

                                       3 2 1 2 3 2 1 1 E 2 1 U 12 22 23 1 2 2 3 3 1

12 22 32 1 2 2 3 3 1

E 3 1 U            Dopo alcune semplici manipolazioni si ottiene

3) In condizioni monodimensionali 2id E 3 1 U  E dal confronto id 

12 22 23

12 2 3 3 1

Nella ipotesi di Von Mises (quella generalmente più accreditata nei materiali metallici da costruzione) stati di tensione di ugual segno tendono a diminuire la tensione ideale

(13)

4) Caso piano riferimento non principale 2xy 2 y x y x 2 b 2 a                  2 1 2 2 2 1 id       Principale Non principale

2 2

 

2 2

2 2 2 2 id a b a b a b a b a b          2 xy 2 y x 2 y x id 3 2 3 2                   2 xy y x 2 y 2 x id      3 

5) Rapporto tensione normale / tangenziale

  id 3 lim lim 3 1   Considerando:

0.577

Quando è opportuno utilizzare un criterio o l’altro?

(14)

Esempio:

134 25 -48 25 30 -60 -48 -60 70 x xy xz yx y yz zx zy z MPa                  σ Sia noto il seguente stato di tensione

Per un materiale con σLT= 300 σLC= -400 e = 0.3

= 178.0 70.2 -14.2

pr

Utilizzando la metodologia precedentemente illustrata, si determinano le 3 tensioni principali:

1) Teoria max σ id I = 178.0

2) Teoria max

e

id II  178.0 - 0.3 70.2 14.2

161.2

X = 300/178 = 1.685

(Coeff. Sicurezza)

X = 300/161.2 = 1.861

3) Teoria max

id III  178.0 14.2 192.2 X = 300/192.2 = 1.561 4) Teoria Mohr   178.0 14.2 188.6

4 3

id IV

    X = 300/188.6 = 1.591

5) Teoria Von Mises

  178.02 70.22 14.22

178.0 70.2

 

178.0 14.2

 

70.2 14.2

171.1

id V

          

(15)

Le 5 ipotesi descritte si avvicinano di più o meno alla realtà a seconda del materiale e delle sue condizioni di impiego

Estremizzando a materiali duttili e fragili

fragili - Rankine - Bach - Ip. Mohr duttili - Guest - Ip. Mohr - Von Mises Osservazioni:

Basse temperature inducono materiali duttili a comportarsi fragilmente

Stati fortemente triassiali tendono a spostare il comportamento verso rotture fragili Materiali fragili presentano tensioni rottura più alte a compressione che a trazione Rapporto torsione / tensione limite può aiutare nella scelta

Un materiale si può definire duttile o fragile a seconda della energia immagazzinata prima della rottura (componente reversibile o elastica e irreversibile o plastica)

Alcuni criteri (molto semplici) si prestano abbastanza bene anche a materiali non omogenei (e.g. materiali compositi) e vengono quindi utilizzati in I analisi

(16)

Rappresentazione nel piano di Westergaard (piano σ1 – σ2

)

12

Zona impossibile (1 < 2)

Tensione normale massima Deformazione massima

Tensione tangenziale massima Von Mises

In genere l’area più contenuta è quella del criterio di Tresca

I dati sperimentali per gli acciai da costruzione si posizionano attorno a Von Mises

Il criterio di Bach allunga molto l’area di ammissibilità rispetto agli altri

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