Lo shock settico rappresenta una delle principali cause di accesso e mortalità nei reparti di Terapia Intensiva.
Nonostante negli ultimi 20 anni siano stati effettuati diversi studi per individuare nuove terapie, i risultati complessivi sono stati deludenti e i tassi di mortalità e morbidità rimangono ancora elevati.
Probabilmente è la complessità dei meccanismi fisiopatologici che sono causa e conseguenza dello shock settico che rende difficile un adeguato trattamento.
Questo studio clinico nasce quindi dalla necessità di identificare biomarkers, rapidi, sensibili e specifici che facilitino la diagnosi, guidino la terapia (ad esempio permettendo una più precoce sospensione dei farmaci antibiotici o identificando i pazienti che potrebbero ricevere maggior beneficio da terapie immunomodulatorie) e stratifichino il rischio clinico dei pazienti (ad esempio individuando sottogruppi ad alto rischio di mortalità o di infezioni nosocomiali).
Tra i sistemi alterati in corso di sepsi figurano il sistema immunitario e la coagulazione: abbiamo quindi valutato il sistema immunitario con tecnica citofluorimetrica e nefelometrica (tipizzazione linfocitaria, espressione di HLADR sui monociti e di CD64 sui neutrofili, dosaggio delle classi immunoglobuliniche), i markers infettivi (pro calcitonina e attività andotossinica) e la coagulazione con tecnica tromboelastografica.