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Olivicoltura trentina: ricerca e sperimentazione tra produzione di qualità e tutela del paesaggio

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Academic year: 2021

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OLIVICOLTURA

TRENTINA

Approfondimento monografico del Centro Trasferimento Tecnologico

della Fondazione Edmund Mach

Ricerca e sperimentazione

tra produzione di qualità

e tutela del paesaggio

N. 5 - FEBBRAIO 2020

(2)

© 2020 Fondazione Edmund Mach - Centro Trasferimento Tecnologico

OLIVICOLTURA TRENTINA Ricerca e sperimentazione tra produzione di qualità e tutela del paesaggio TESTI

Gino Angeli, Mario Baldessari, Serena Chiesa, Franco Michelotti, Massimo Mucci, Stefano Pedò, Monica Sofia

Centro Trasferimento Tecnologico, Fondazione Edmund Mach

Federica Camin, M. Stella Grando, Luca Lombardo, Fulvio Mattivi, Paula Moreno Sanz

Centro Agricoltura Alimenti Ambiente, Università degli Studi di Trento / Centro Ricerca e Innovazione, Fondazione Edmund Mach

Luana Bontempo, Alessio Da Ros, Silvia Lorenzi, Domenico Masuero, Urska Vrhovsek, Luca Ziller

Centro Ricerca e Innovazione, Fondazione Edmund Mach

Furio Battelini, Mauro Nisi

Agraria Riva del Garda

Graziano Guella

Dipartimento di Fisica, Università degli Studi di Trento

CURA E REVISIONE DEI TESTI Stefano Pedò 

COORDINAMENTO EDITORIALE Erica Candioli 

FOTO

Foto 3-6 Scuola Sant’Anna di Pisa, Istituto Scienze della Vita, BioLabs Copertina Agraria Riva del Garda

PROGETTO GRAFICO IDESIA

REALIZZAZIONE GRAFICA ESECUTIVA E STAMPA Esperia Srl - Lavis (TN)

(Associazione interregionale produttori olivicoli) e “Innovazione e Ricerca per l’olio dell’Alto Garda Trentino” (2017-2019) di Agraria Riva del Garda e finanziato con il contributo della Provincia Autonoma di Trento (APIAE - L.P. 6/99 sugli incentivi alle imprese).

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L’oliveto trentino rappresenta il lembo più settentrionale della produzione Gardesana, nonché mon-diale. Non sono molti gli ettari, sono invece numerosi i riconoscimenti relativi alla qualità degli oli pro-dotti e l’importanza che tale specie, generosa ma incostante, ha nell’adornare un’area turistica sempre apprezzata.

La dinamicità aziendale trentina, ben rappresentata da Agraria Riva del Garda e supportata dalla Pro-vincia autonoma di Trento, dalle Associazioni di produttori (AIPO) e dalla Fondazione Edmund Mach, ha consentito uno sviluppo complessivo del sistema produttivo che non è facile trovare in altri ambiti olivicoli.

L’attenzione della Fondazione, nello specifico del Centro Trasferimento Tecnologico, è testimoniata da tempo dalla presenza di tecnici olivicoli specializzati e di sperimentatori che ben conoscono l’olivo e le sue problematiche agronomico-produttive.

Questa pubblicazione intende fare il punto non solo sulle competenze messe in campo da tecnici e sperimentatori, ma anche sulle ricerche promosse dal Centro Ricerca e Innovazione e dal Centro Agricoltura Alimenti e Ambiente, anche a seguito di specifiche richieste degli attori della filiera “frantoi cooperativi, consorzi irrigui”.

È stato così possibile mettere a disposizione dell’oliveto trentino competenze, tecnologie e capacità che sono di fondamentale importanza per far maturare e trasferire conoscenza, innovazione e soste-nibilità.

Claudio Ioriatti

Dirigente del Centro Trasferimento Tecnologico Fondazione E. Mach

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Introduzione ...  5 Irrigare l’oliveto trentino ...  6 Stefano Pedò

La turnazione della potatura dell’oliveto ... 12 Franco Michelotti

La mosca delle olive nel Garda Trentino ... 16 Franco Michelotti, Massimo Mucci, Serena Chiesa, Mario Baldessari, Monica Sofia, Gino Angeli

Diffusione della ‘Casaliva’ e di altre varietà di olivo nell’Alto Garda Trentino ... 24 Paula Moreno Sanz, Luca Lombardo, Silvia Lorenzi, Franco Michelotti, M. Stella Grando

Composizione dell’olio extravergine di oliva Casaliva Garda Trentino ... 29 Alessio Da Ros, Furio Battelini, Mauro Nisi, Graziano Guella, Domenico Masuero,

Urska Vrhovsek, Fulvio Mattivi

Carta di identità isotopica dell’olio extravergine di oliva del Garda Trentino ... 33 Federica Camin, Luca Ziller, Luana Bontempo, Mauro Nisi, Furio Battelini

UlivaGIS ... 36 Bibliografia ... 38

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Il territorio del Garda è il cuore di un piccolo sistema olivicolo, meno dello 0,5% della produzione ita-liana, noto in Italia e nel mondo per la produzione di oli extravergini di qualità, per definizione di “alta gamma”, apprezzati da una fascia di consumatori/amatori che ne apprezzano le qualità nell’uso, so-prattutto, a crudo. Il prodotto di nicchia si quota da solo in base, certamente alla sua qualità, ma altresì alle capacità imprenditoriali delle aziende produttrici. Gli oliveti trentini si estendono su circa 500 ettari ed assumono un noto duplice ruolo. In primo luogo sono generatori di oli di qualità che rappresentano fonte di reddito primario od integrazione dello stesso per molte famiglie dell’Alto Garda. D’altra parte, quali affascinanti sempreverdi, costituiscono un elemento paesaggistico mediterraneo che rende pe-culiari i panorami di un territorio ad alta vocazione turistica.

In questa sede vogliamo raccogliere i risultati di ricerche e sperimentazioni che la Fondazione Edmund Mach (FEM) ha svolto, in sinergia con partner di volta in volta differenti, e che sono state sviluppate intorno all’olivo e agli oli trentini nel periodo 2016-2019.

Il progetto iniziale si innesta sul programma Carta dei Suoli di FEM, iniziato su mandato della Provincia autonoma di Trento ed esteso alle zone di fondovalle nell’ambito del progetto denominato PICA (Piat-taforma Integrata Cartografica Agri-vitivinicola), commissionato da CAVIT, titolare dello stesso. PICA è un sistema che integra automaticamente ogni tipo di dato proveniente dalle diverse cantine (dati pedologici e climatici, produttivi, anagrafe e catasto soci, conferimenti), consentendo ai tecnici una ge-stione cartografica estremamente avanzata dei dati vitivinicoli e la consultazione dei modelli previsio-nali, messi a disposizione da un sistema di d’eccellenza come quella trentino. Agraria di Riva, dal 2016, ha deciso di estendere il lavoro di definizione della carta dei suoli al territorio olivicolo, aumentando altresì il livello di dettaglio dell’indagine. Parallelamente al progresso di questo strumento sono state sviluppate due linee sperimentali riguardanti l’irrigazione e il turno di potatura dell’oliveto. Appena dopo ha visto la luce il progetto di ricerca: “Innovazione e ricerca per l’olio dell’Alto Garda Trentino”, finanziato dalla Provincia autonoma di Trento e da Agraria Riva del Garda, che ha dato la possibilità di indagare ulteriori aspetti riguardanti la difesa dalla mosca olearia, l’origine genetica e la diffusione del-la varietà Casaliva, oltre a specifici approfondimenti sulle caratteristiche compositive (carta d’identità isotopica) e qualitative dell’olio proveniente dalla porzione più settentrionale del territorio gardesano. Questa serie di lavori rappresenta una sintesi estremamente positiva, un ottimo esempio di collabora-zione tra imprese produttrici, associazioni di olivicoltori, ente pubblico e sistema territoriale di ricerca/ sperimentazione, che ha innalzato il livello di conoscenza tecnica e consapevolezza come in pochi altri distretti olivicoli. È stata un’esperienza importante che ci auguriamo possa sfociare in future nuove ricerche e collaborazioni a sostegno di una coltura che rappresenta ben più di quel che produce.

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Le zone olivicole gardesane sono caratterizzate da un clima particolare, il cosiddetto mesoclima insubrico, che si distingue da quello padano, sia dal punto di vista delle piogge sia da quello delle temperature. Tale peculiarità trae origine dall’ef-fetto protettivo delle Prealpi dai venti più freddi e dalla presenza dei laghi. Per quanto riguarda le precipitazioni, il Garda presenta un massimo di piogge autunnale ed uno secondario primaveri-le-estivo. L’olivicoltura trentina si trova proprio al limite verso nord del mesoclima insubrico e presenta un regime di piogge diverso dal resto del Trentino e da un clima tipicamente mediter-raneo. La disponibilità dello strumento irriguo pone la necessità di utilizzare l’acqua in maniera molto specifica, in ossequio al clima, alle esigenze fisiologiche della pianta e alle disponibilità sem-pre più limitate di acqua ad usi umani ed agricoli. Quale primo approccio alla novità dell’irrigazione sui nostri oliveti, si è deciso di applicare un pro-tocollo irriguo veramente “minimo”, tarato sulle esigenze fisiologiche della pianta nelle fasi mag-giormente critiche.

L’olivo è una specie estremamente adattata a vi-vere in ambienti aridi che riesce a mantenere un bilancio idrico positivo grazie a particolari adat-tamenti fisiologici e morfologici che permettono alla pianta di instaurare un’elevata differenza di potenziale tra foglie, radici e terreno e di utilizza-re l’acqua del suolo fino a valori di -2,5 MPa (Xi-loyannis et al., 1993). Il punto di perdita di turgore a valori di potenziali fogliari di circa -3,5 MPa è stato trovato da altri autori in piante di olivo (Lo Gullo e Salleo, 1988; Rieger, 1995). D’altronde al-tri studiosi, hanno riscontrato flussi traspirativi e fotosintetici in piante di olivo che presentavano potenziali decisamente più bassi del punto di per-dita di turgore cellulare, e fino a valori di -6,0 -7,0 MPa (Dichio et al., 1999). In pratica, i potenziali fo-gliari compresi tra -2,5 MPa e -3,0 MPa sembrano essere accettabili per tutte le cultivar e possono essere utilizzati quali limiti per gestire in modo ef-ficiente l’irrigazione negli oliveti (Masmoudi et al., 2010; Chehab, 2007).

Irrigare l’oliveto trentino

Nel primo anno di sperimentazione, ad inizio 2015, c’erano ovvie difficoltà nel reperire olive-ti idonei, in quanto quasi nessuno era dotato di impianto irriguo. Si è iniziata la sperimentazione presso un solo oliveto con un impianto di irriga-zione a goccia appositamente installato (azienda ‘1_PL’), sito sul rilievo del Monte Brione.

Nel 2016 sono stati selezionati altri due oliveti, uno in località Braila di Arco (‘2_BE’), l’altro in loca-lità Laghel di Arco (‘3_TO’), nei quali si sono allesti-ti apposiallesti-ti impianallesti-ti irrigui.

Materiali e metodi

La nostra strategia è stata quella di porre, quale limite per iniziare l’irrigazione, un valore di poten-ziale fogliare, determinato con camera di Scho-lander, tra -2 e -2,5 MPa (da -20 a -25 bar). Sono state effettuate tre diverse irrigazioni a goc-cia (tesi asciutta, tesi al 100%, tesi al 50% della dose irrigua), sulla varietà Casaliva in tre aziende. Per le parcelle irrigate al 100% la quantità di ac-qua nei diversi anni è stata sui 445-500 m³/ha per le aziende 2_BE e 3_TO ed intorno ai 2.500 m³/ha per l’azienda 1_PL. Queste quantità di acqua sono inferiori alle dosi irrigue di zone più tipicamente mediterranee dove si possono somministrare sui 2.000-3.000 m³/ha per impianto adulto. In ogni tesi irrigua, su piante di omogeneo vigore e svi-luppo sono stati effettuati ogni anno i seguenti rilievi: crescita dei germogli, degli incrementi an-nuali del legno, della percentuale di frutti svilup-pati dai fiori, analisi degli elementi minerali delle foglie (N, P, K, Ca, Mg, Mn, S, Cu, B, Fe, Zn) presso i laboratori FEM e misura di uno specifico indice (NDVI) per verificare le differenze vegetative in periodi di carenza idrica in assenza di sintomi vi-sivi (3 rilievi annui).

Poco prima della raccolta aziendale, si è prov-veduto ad un campionamento di un sufficiente quantitativo di olive per ogni tesi, per effettuare su di esse le seguenti misure: determinazione del livello di maturazione (indice di Jaén), misu-ra del misu-rapporto tmisu-ra peso fresco/peso secco, per determinare il rapporto tra componenti solide ed

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acqua, pesi delle componenti del frutto, polpa e nocciolo e misure principali dei frutti: diametro maggiore e minore.

A maturazione, tramite un microoleificatore ap-positamente acquisito all’uso da parte dell’Agraria di Riva sono stati ottenuti gli oli e questi analizzati per determinare: acidità, perossidi, polifenoli to-tali, acido oleico, indici spettrofotometrici, esteri metiletilici nonché il profilo sensoriale tramite un panel test composto da un gruppo di assaggiatori esperti di FEM e della stessa Agraria di Riva.

Caratterizzazione pluviometrica

Le precipitazioni annuali sono state di 613,6 mm nel 2015, di 818,4 mm nel 2016 e 795,8 mm nel 2017. Rispetto alle distribuzioni del periodo 1990-2014, derivanti dai dati disponibili per la stazione di Riva del Garda (Fig. 1), possiamo considerare tali annate perfettamente nella media pluviometrica (linea rossa tratteggiata), perlomeno per quel che riguarda il 2016 ed il 2017, mentre il 2015 si colloca tra gli anni meno piovosi degli ultimi quindici. Entità delle precipitazioni annuali nel periodo 1990-2017 (Riva del Garda). La linea rossa tratteg-giata rappresenta la media del periodo

I periodi critici per la nutrizione idrica dell’oliveto si posizionano in fase di fioritura (fine maggio - inizio giugno) nella quale è essenziale l’idratazio-ne dei tessuti al fil’idratazio-ne di una buona allegagiol’idratazio-ne e dopo l’indurimento del nocciolo verso agosto,

quando avviene la crescita delle drupe per disten-sione cellulare indotta dall’accumulo di acqua nel-le cellunel-le del frutto.

Dall’analisi disaggregata delle precipitazioni men-sili si nota che nel 2015, in pre-fioritura, tra la se-conda e la terza decade di maggio si sono verifi-cati 42,2 mm di pioggia e 55 mm ne sono caduti nella seconda decade di giugno; tali quantitativi sembrano essere sufficienti a ricaricare la riserva idrica del suolo e a mantenere le piante idratate. Nel medesimo anno le piogge estive sono sta-te consissta-tenti, oltre la media climatica trentina. Il 2016 si è caratterizzato per precipitazioni nel periodo della fioritura addirittura superiori: 79,4 mm nelle due decadi precedenti la fioritura e 77,4 mm nei primi 20 giorni di giugno, mentre il periodo estivo di distensione cellulare ha benefi-ciato di precipitazioni sotto la media, con 59 mm ad agosto e soli 10,6 a settembre. Nel 2017 si è annotato il periodo della fioritura più asciutto del triennio, con 22,2 mm in pre-fioritura e 29,2 mm nel periodo successivo, mentre nel mese di ago-sto sono scese piogge per 67 mm, appena sotto media, ma di 112,8 mm a settembre ben oltre la media trentina.

Caratteristiche vegetative

L’irrigazione ha avuto un effetto significativo sull’accrescimento vegetativo delle piante, sia in termini di sviluppo dei germogli dell’anno che

Figura 1

Entità delle precipitazioni annuali nel periodo 1990-2017 (Riva del Garda). La linea rossa tratteggiata rappresenta la media del periodo

0 500 1.000 1.500 2.000 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 mm Anno

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di crescita del legno di più anni, mentre l’effetto sulla quantità di frutti si è avuto solo per l’azien-da 2_BE che manifestava problemi di scarsa al-legagione rispetto agli altri due oliveti, nei quali l’irrigazione non ha modificato il numero di frutti (Fig. 2 e tabella 1). La maggiore crescita vegetati-va, soprattutto in termini di numero delle gem-me formatesi sui ragem-metti dell’anno, è importante perché l’olivo produce fiori e olive sui rametti dell’anno precedente, quindi più gemme può potenzialmente significare più frutti nell’anno successivo. In effetti si sa bene che lo strumento irriguo è uno dei fondamentali per ridurre

l’alter-nanza di produzione, molto accentuata su que-sta specie.

Un indice utilizzato per la caratterizzazione della vegetazione o, meglio, della biomassa fotosinte-ticamente attiva, è l’NDVI (Normalized Differential Vegetation Index), che si è rivelato uno strumento affidabile per rappresentare la situazione fisiolo-gica di diverse colture (Myneni et al., 1995). A valori più elevati di tale indice corrispondono livelli di biomassa fotosinteticamente attiva supe-riori, espressione della combinazione tra quantità di vegetazione e contenuto di clorofilla della co-pertura vegetale. 0,73 0,76 0,74 0,31 0,40 0,48 0,63 0,72 0,71 0,00 0,10 0,20 0,30 0,40 0,50 0,60 0,700,80 0,90 0 50 100 0 50 100 0 50 100 1_PL 2_BE 3_TO Fru tt i/i nfi orescen za Allegagione 4,76 5,4 6,37 5,72 6,21 6,96 4,33 5,19 5,44 0 1 2 3 4 5 6 7 8 0 50 100 0 50 100 0 50 100 1_PL 2_BE 3_TO N° no di Crescita germogli Figura 2

Effetto dell’irrigazione sulla vegetazione e sulla produttività delle piante

Azienda Classe rami (mm) Acqua 0 Acqua 50 Acqua 100 1_PL Piccoli (6,2-10,3) 0,52 9,74 10,14 Medi (10,4-13,3) 1,15 1,95 6,10 Grandi (13,4-27,1) 2,51 4,50 8,80 2_BE Piccoli (4,4-7,7) 10,25 8,06 13,73 Medi (7,8-9,9) 6,03 3,98 4,64 Grandi (10-31,9) 6,45 4,38 3,38 3_TO Piccoli (6,5-12,8) 3,08 8,11 9,20 Medi (12,9-17,9) 7,44 13,26 12,10 Grandi (18,2-31,6) 5,85 10,90 11,75 Tabella 1

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Per le misure effettuate nella sperimentazione (3 momenti durante la stagione primaverile-estiva) è stato utilizzato uno strumento portatile Greeen-seeker handheld (Trimble©) allestito con un sen-sore tra i più utilizzati praticamente nell’agricoltu-ra di precisione, che permette numerose misure (Fig. 3) e veloce applicabilità.

I rilievi da noi effettuati su olivo hanno evidenzia-to che l’NDVI si è rivelaevidenzia-to un buon indicaevidenzia-tore in quanto in grado di differenziare l’effetto dell’irri-gazione in tutti gli anni e in tutte le aziende. Considerando le medie di più anni (Fig. 3) si nota che la tesi non irrigata si distingue sempre dal-la tesi al 100%, ed in certi casi anche daldal-la tesi al 50% della dose irrigua.

Analisi elementi nutritivi fogliari

La differente disponibilità idrica può determi-nare, ipoteticamente, una diversa capacità di assorbire nutrienti dal suolo, in quanto questi si muovono e vengono assorbiti dalle radici in soluzione acquosa. L’analisi dei dati derivanti dai prelievi fogliari per la determinazione degli elementi nutritivi, effettuata in fioritura, ha evi-denziato delle differenze imputabili al fattore “Oliveto” e “Anno”, ma nessun effetto ascrivibile all’irrigazione. Va detto che considerati i minimi volumi irrigui applicati, era ragionevole non

at-tendersi particolari e consistenti variazioni del quadro nutrizionale degli olivi in base al variare del regime irriguo.

Caratteristiche produttive e qualità

dell’olio

Per la valutazione del livello di maturazione delle olive si è utilizzato il metodo dell’indice di matura-zione di Jaèn (Uceda, 1983). Questo si applica su un campione rappresentativo di olive delle quali si deve valutare la colorazione superficiale, ed in caso di olive invaiate esternamente, anche l’even-tuale approfondimento di colorazione nel me-socarpo. Sul campione, appositamente raccolto pochi giorni prima della raccolta aziendale, sono state effettuate anche le misure delle olive. In tutti gli anni e in ogni azienda (dati non riporta-ti), tranne nell’azienda 3_TO nel 2017, si nota un effetto dell’irrigazione nel senso atteso dal pun-to di vista fisiologico: la tesi non irrigata mostra un livello di maturazione più avanzato rispetto a quelle che hanno ricevuto acqua irrigua. Nel 2016 in due aziende anche le tesi irrigue si distinguono tra loro in maniera significativa, segno che la di-sponibilità d’acqua, anche in dosi diverse, spinge la pianta ad allungare la maturazione rispetto al regime seccagno, nel quale l’olivo tende a matu-rare più in fretta semi e frutti.

0,7 0,72 0,74 0,76 0,78 0,8 1_PL 2_BE 3_TO Indice NDVI Azienda 0 50 100 0 50 100 0 50 100 Figura 3

Effetto dell’irrigazione rilevato attraverso l’indice NDVI (nell’immagine a sinistra si evidenzia visivamente la numerosità dei rilievi effettuati sulle tre tesi)

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L’irrigazione ha determinato nelle aziende 1_PL e 2_BE la formazione di olive più pesanti, ma con un rapporto peso secco/peso fresco più basso, segno che le olive erano certo più pesanti, ma per il maggior contenuto in acqua. Nell’azienda 3_TO non si sono mai rilevate differenze (tabel-la 2). Il rapporto tra polpa e nocciolo non è stato influenzato dall’irrigazione, così come dimensioni medie delle olive che hanno evidenziato risultati alternanti nei diversi anni. Anche l’analisi del con-tenuto totale in olio, effettuata alla raccolta pres-so l’Agraria di Riva, non ha evidenziato nessuna differenza tra le irrigazioni (dati non riportati). Nessun parametro analitico relativo alla qualità degli oli (acidità, perossidi, polifenoli totali, acido oleico, indici spettrofotometrici) è variato negli anni della prova a causa della nutrizione idrica. Anche i risultati dell’analisi sensoriale mostrano una sostanziale omogeneità tra gli oli ottenuti da differenti irrigazioni.

Conclusioni

In generale, la nutrita letteratura scientifica relati-va ad aree mediterranee ci dice che in annate

pio-vose o climi umidi la produzione di olio in irriguo può risultare inalterata o solo leggermente più ele-vata rispetto alla coltura non irrigata. Di solito ciò si verifica in aree con una piovosità annua di almeno 800 mm e vale anche per annate piovose in zone normalmente siccitose. Al contrario, l’irrigazione aumenta sensibilmente la produzione in aree con-traddistinte da lunghi periodi di siccità estiva, eva-potraspirazione potenziale superiore a 1.100 mm annui e precipitazioni inferiori a 800 mm.

I benefici sono tanto maggiori quanto più arido il clima o scarsa la capacità di ritenzione idrica del suolo (Gucci R., 2012).

La soglia degli 800 mm annui di precipitazioni, associata a lunghi periodi estivi siccitosi, è consi-derata una soglia che spesso differenzia i risultati dell’irrigazione. Dall’analisi delle piogge annua-li cadute negannua-li ultimi 29 anni nella zona dell’alto Garda (Fig. 1) si nota come solo in dieci si siano raggiunti e/o superati gli 800 mm di pioggia. Nei rimanenti anni si configurano le condizioni affin-ché lo strumento irriguo su olivo potesse essere fondamentale per migliorare la costanza produt-tiva negli anni.

Azienda Tesi Irrigua

Peso medio unitario (g)

Peso secco/Peso fresco (100 drupe) 2015 2016 2017 2015 2016 2017 1_PL Acqua 100 2,12 a 2,04 a 2,10 a 0,485 b 0,480 b 0,485 b Acqua 50 2,02 a 1,85 ab 1,91 ab 0,505 b 0,499 b 0,480 b Acqua 0 1,99 a 1,65 b 1,71 b 0,541 a 0,536 a 0,544 a 2_BE Acqua 100 - 2,66 a 2,90 a - 0,437 b 0,513 b Acqua 50 - 2,54 a 2,84 a - 0,465 a 0,523 ab Acqua 0 - 2,19 b 2,59 b - 0,477 a 0,539 a 3_TO Acqua 100 - 1,57 a 2,43 a - 0,438 a 0,523 a Acqua 50 - 1,45 a 2,68 a - 0,424 a 0,536 a Acqua 0 - 1,38 a 2,05 a - 0,449 a 0,572 a Tabella 2

Pesi delle olive e rapporto polpa/nocciolo nelle diverse gestioni irrigue. A lettere diverse corrispondono differenze stati-sticamente significative (p ≤ 0,05)

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Dal volume di terreno esplorato dalle radici dipen-de la riserva idrica utilizzabile dalle piante, perciò la conoscenza approfondita delle diverse tipologie di suolo su cui sono posti gli oliveti trentini, che può derivare dallo strumento ULIVA GIS voluto dall’Agraria di Riva, è un dato di assoluta importan-za per la programmazione degli interventi irrigui. La sperimentazione ha mostrato che anche ap-porti irrigui minimi hanno degli effetti non trascu-rabili sulla produttività degli oliveti e che l’irriga-zione in deficit (che non restituisce tutta l’acqua evapotraspirata dalla pianta) è la strategia da uti-lizzare. È, quindi, possibile un uso intelligente di quel bene prezioso che è l’acqua, al fine di stabi-lizzare la produttività degli oliveti, senza cambiare le caratteristiche di qualità dell’olio.

Per decidere quanta acqua utilizzare e in che

mo-mento distribuirla è già disponibile un servizio irri-gazione su Internet per la Provincia di Trento della Fondazione Mach denominato IrriTRE, reperibile alla pagina web: http://meteo.fmach.it/irri3/ All’interno di questi anni di prove sperimentali il servizio IrriTRE è stato implementato anche per l’olivo e si proseguirà ad affinare lo strumento per una coltura che, seppure sviluppata in un conte-sto territoriale circoscritto, ha un ruolo importan-te sull’economia locale ed un impatto paesaggi-stico peculiare in zone ad alta vocazione turistica.

Ringraziamenti

Si ringraziano vivamente per i finanziamenti e per il supporto costante AIPO Verona (Associazione interregionale produttori olivicoli) e Agraria Riva del Garda s.c.a.

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La potatura è la tecnica che, dopo la raccolta, maggiormente impegna l’olivicoltore. Ma se rac-cogliere le olive è indispensabile per ottenere l’o-lio, non è altrettanto obbligatorio potare gli olivi per farli produrre.

Storicamente l’olivicoltura alto gardesana non ha mai avuto una scuola di potatura; nel 1929 l’agro-nomo Arturo Mancinelli così descriveva l’oliveto trentino: “Nel Trentino gli olivi con le loro folte ed altissime chiome ci dicono che essi non sono allevati razionalmente, essi fruttificano solo in cima causa anche il cattivo metodo di potatura […] qui la po-tatura si fa a lunghi intervalli e cioè gli olivicoltori trentini in generale potano una volta ogni tre anni e qualcuno ogni quattro anni, alla fine dell’inverno, e quasi sempre dopo un buon raccolto di olive. Dopo questa potatura, che è quasi sempre radicale, cioè con grandi tagli, l’olivo rimane come un gelso sfron-dato e non da olive per un paio di anni […] La pota-tura a verde o rimonda qui non si conosce affatto […] E così gli olivi trentini danno saltuari raccolti ed abbondanti periodicamente, solo ogni tre o quattro o cinque anni”.

In tempi successivi le abitudini si sono evolute, dato che la frequenza di potatura più diffusa era ad anni alterni, con un intervento piuttosto dra-stico di sfoltimento della vegetazione senza parti-colari indirizzi fisiologici o architettonici.

A partire dagli anni cinquanta, su iniziativa dell’I-spettorato Agrario prima e del Servizio di Assi-stenza Tecnica dell’ESAT (Ente per lo Sviluppo dell’Agricoltura Trentina) poi, si avvicendarono con dimostrazioni pratiche negli oliveti dell’Alto Garda maestri di potatura come Secondo Tonini, Giorgio Bargioni e Giorgio Pannelli. Purtroppo a causa della saltuarietà e la insufficiente parteci-pazione degli olivicoltori questi interventi ebbero una debole risonanza. Tuttavia va dato merito so-prattutto agli ultimi due di aver saputo infondere consapevolezza e capacità ai tecnici e olivicoltori locali, finalizzate alla trasformazione della forma di allevamento degli olivi da libera a vaso polico-nico. Da circa 20 anni la consulenza olivicola di ESAT prima e FEM poi organizza ogni anno vari

corsi di potatura rivolti a tutti gli olivicoltori trenti-ni, che desiderano oliveti più sicuri, facili da gesti-re e costanti nella produttività.

Tra i vari argomenti che sono alla base degli inse-gnamenti nei corsi di potatura, la frequenza degli interventi di potatura è uno degli aspetti impor-tanti, e, come abbiamo visto, è anche una proble-matica antica dell’olivicoltura trentina.

La potatura biennale dell’olivo, ancora piuttosto diffusa nell’ Alto Garda, è praticata dagli olivicol-tori per ridurre i tempi dedicati a questa opera-zione, tuttavia si va affermando vieppiù l’idea di potatura annuale con interventi di sfoltimento della vegetazione minuta più o meno leggeri in funzione della situazione vegetativa che caratte-rizza l’oliveto.

Prove recenti (2015-2017)

All’interno del progetto Uliva GIS proposto da Agraria di Riva e grazie alla disponibilità dell’a-zienda Comai di Riva del Garda, al fine di verifi-care l’effetto di diversi turni di potatura, in un oli-veto della varietà Casaliva con circa 270 olivi per ettaro, a partire dalla primavera 2015 si è intro-dotta una prova di potatura secondo le seguenti varianti applicate su sei piante per tesi:

• Potatura triennale: eseguita nella primavera 2015 con tagli di riforma sulla struttura legnosa degli olivi ed intenso sfoltimento della vegeta-zione minuta. Successiva potatura a verde dei succhioni all’interno della pianta nell’agosto dello stesso anno;

• Potatura biennale: compiuta nella primavera 2016 con tagli sulla struttura legnosa degli olivi, sfoltimento di media intensità della vegetazio-ne, potatura a verde dei succhioni all’interno della pianta nell’agosto dell’anno di potatura; • Potatura annuale: effettuata la primavera di

ogni anno con intensità medio-leggera, nessu-na spollonessu-natura estiva.

Alla raccolta è stata pesata la produzione in oli-ve di ogni singola pianta, mentre il peso medio delle drupe (Fig. 4) e la resa in olio (Fig. 5), intesa come grasso complessivo, da non confondersi

La turnazione della potatura dell’oliveto

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con la resa in frantoio, sono state determinate su un campione rappresentativo per pianta. L’ana-lisi del contenuto in grasso è stata svolta trami-te spettrofotometro NIR dai trami-tecnici di Agraria di Riva. Da questi dati è stata derivata l’entità della quantità di olio per pianta. La durata del comples-so delle operazioni di potatura necessarie per pianta, effettuate sempre dal medesimo operato-re, sono state annotate in tutto il triennio. I risul-tati produttivi del 2015 sono srisul-tati influenzati da una pesante grandinata a fine giugno che ha ri-dotto a circa un terzo della potenzialità la produ-zione della tesi annuale aziendale e praticamente azzerato quella della tesi triennale. Nelle figure 5 e 6 si evidenzia l’importante effetto annata sulla dimensione delle drupe e sulla loro concentrazio-ne in sostanza grassa.

Nel biennio 2016-17 (Fig. 6 e 7) si nota la costanza produttiva della tesi annuale, mentre altrettan-to non si può dire delle due tesi pluriennali. Di

entrambe delude l’ultimo anno della turnazione (2017), in cui ci si sarebbe aspettati un ulteriore aumento della produzione a seguito dell’aumen-to del volume di vegetazione potenzialmente pro-duttiva, fatto che, invece, non si è verificato. L’ipotesi che si può fare è che ciò sia avvenuto per un equilibrio vegetativo non ancora raggiunto, ac-centuato dall’andamento climatico della primave-ra ed estate del 2017 caprimave-ratterizzato da una piovo-sità ben distribuita e dall’assenza di stress idrici. Ciò può aver favorito la fase vegetativa nella par-te alta della chioma a scapito della produzione. La prova si è conclusa con la raccolta 2017, tuttavia l’impressione è che le due tesi pluriannuali avreb-bero espresso tutto il loro potenziale produttivo negli anni successivi. Va segnalata, soprattutto nella tesi triennale, la grande difficoltà nell’ultimo anno di raccogliere le olive prima e di eseguire la potatura poi, per via di una vegetazione estrema-mente fitta e aggrovigliata.

Figura 4

Peso medio delle olive (g) nelle diverse tesi e anni

Figura 5

Percentuale di sostanza grassa nelle olive

1,86 1,84 1,79 2,27 2,24 2,28 0,00 0,50 1,00 1,50 2,00 2,50 Triennale 2°anno 2016 Biennale 1°anno 2016 Annuale az. 2016 Triennale 3° anno 2017 Biennale 2° anno 2017 Annuale az. 2017 22,21 22,92 21,98 24,49 25,34 25,36 0,00 5,00 10,00 15,00 20,00 25,00 30,00 Triennale 2°anno 2016 Biennale 1°anno 2016 Annuale az. 2016 Triennale 3° anno 2017 Biennale 2° anno 2017 Annuale az. 2017

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Figura 6

Quantità di olive per pianta (kg) 1 11,5 24,54 17,91 31,51 17,10 15,64 0,00 5,00 10,00 15,00 20,00 25,00 30,00 35,00 30,82 Triennale 1°anno 2015 Triennale 2°anno 2016 Triennale 3°anno 2017 Biennale 1°anno 2016 Annuale az. 2016 Annuale az. 2015 Biennale 2° anno 2017 Annuale az. 2017 Figura 7

Quantità di olio per pianta (kg) 0,16 1,84 3,57 2,64 4,54 3,67 3,48 6,90 0,00 1,00 2,00 3,00 4,00 5,00 6,00 7,00 8,00 Triennale 1°anno 2015 Triennale 2°anno 2016 Triennale 3°anno 2017 Biennale 1°anno 2016 Annuale az. 2016 Annuale az. 2015 Biennale 2° anno 2017 Annuale az. 2017 Turno annuale Turno biennale Turno triennale Minuti/ pianta/anno 25 22,5 15 Ore/ettaro/anno 112,5 101,25 67,5 Costo/ettaro (euro) 900 810 540

Differenza valore olio cumulato nel triennio (€/ha) 0 -7.182 -4.391 Tabella 3

Calcolo economico del costo delle operazioni (ipotesi di compenso potatore di 8,00 €/ora e compenso per olio di 10,00 €/kg)

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La quantità di olio prodotto in seguito alla diversa turnazione assume maggiore significatività se si rapporta ai tempi necessari per le differenti po-tature. Dal punto di vista dei tempi di lavoro si riscontra effettivamente un risparmio nelle tesi a frequenza di potatura pluriennale, ma dal punto di vista economico, questo non è compensato in termini di valore dell’olio ottenuto (tabella 3). In conclusione, si conferma che l’intervento annuale con una potatura che mantenga una buona in-solazione della parte interna della chioma e un moderato sfoltimento della vegetazione minuta produttiva, sia la situazione che maggiormente favorisce la produttività e l’economicità di gestio-ne di Casaliva, varietà prevalente gestio-nell’Alto Gar-da trentino, sia in condizioni di normalità che in

caso di malaugurati eventi distruttivi, quali forti grandinate. Nel caso delle nostre prove nella tesi annuale non furono praticati interventi a verde, tuttavia si ritiene che, in caso di necessità, un passaggio nella seconda metà dell’estate per to-gliere la vegetazione assurgente all’interno della chioma sia, in generale, utile per il mantenimento dell’equilibrio vegetativo e favorire la produttività della pianta di olivo. Tale scelta dipende molto dal vigore dell’oliveto in questione.

Ringraziamenti

Si ringraziano vivamente per i finanziamenti e per il supporto costante AIPO Verona (Associa-zione interregionale produttori olivicoli) e Agra-ria Riva del Garda s.c.a.

Foto 1 e 2

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L’olivo è soggetto ad avversità che comprendono danni di natura biotica provocati da artropodi, in prevalenza insetti, e da malattie causate da funghi, batteri, virus e fitoplasmi. Fra gli artropo-di fitofagi la mosca delle olive (Bactrocera oleae Gmel.) e la tignola dell’olivo (Prays oleae Bern.) costituiscono le minacce più frequenti per le produzioni olivicole dell’Alto Garda Trentino e necessitano spesso il ricorso a misure specifiche di contenimento. La mosca olearia in particolare, con sempre più frequenza, è in grado di compro-mettere gran parte della produzione e, pertanto, è considerata l’avversità principale dell’agroeco-sistema oliveto. In Trentino siamo in presenza di un’olivicoltura di eccellenza, ma frammentata e condotta in prevalenza come attività professio-nale secondaria. È necessario pertanto fornire

agli olivicoltori sistemi di difesa accessibili a tut-ti, di semplice uso, coerenti con la salvaguardia del territorio ed economicamente sostenibili. Si tenga conto che nel territorio dell’Alto Garda la presenza delle piante di olivo è molto diffusa an-che in ambiente urbano e quindi la necessità di innovare la difesa con sistemi sostenibili è mag-giormente giustificata. La popolazione della mo-sca olearia negli ultimi due decenni è in graduale aumento e sta andando a colonizzare, oltre alle sponde a nord del lago di Garda, anche aree a oliveto in entroterra e in quota, in precedenza indenni. La presente nota intende fornire un aggiornamento sulle più recenti conoscenze sul comportamento, sul monitoraggio e la gestione dei danni da mosca attuabili nell’ambiente tren-tino.

La mosca delle olive nel Garda Trentino

Foto 3

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Bactrocera oleae (Gmelin)

La mosca dell’olivo (B. oleae) è un dittero tefritide con comportamento larvale carpofago. L’adulto (Foto 3) ha una lunghezza media di 4,5 mm, il capo è giallastro con due macchie circolari nere sotto le antenne, gli occhi verde-bluastri. Il mesonoto color grigio-bluastro porta tre linee scure longitu-dinali, che talvolta appaiono come macchie, sono inoltre inserite un paio di ali trasparenti, con mac-chia apicale scura. L’Addome è di colore castano chiaro, dove sono visibili delle macchie nerastre su alcuni segmenti, detti urotergiti; questi, nella parte distale risultano fusi, là dove è posto l’ap-parato riproduttore (Foto 4). La larva di mosca è apoda (Foto 5) e sviluppa attraverso tre età. È di colore bianco-giallastra, allungata e appuntita nella parte anteriore e misura allo stadio finale 6-7 mm. La pupa (Foto 6), subovale allungata è di colore giallo-rossastro con varianti a seconda dell’età sino al color crema e misura 4 mm di lun-ghezza.

Foto 5 e 6

Larva (a sinistra) e pupa (a destra) di mosca delle olive

Foto 4

Adulto Femmina di Bactrocera oleae (vista ventrale) e det-taglio dell’ovopositore

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Biologia e comportamento

Bactrocera oleae si sviluppa esclusivamente sulle drupe dell’olivo e dell’olivastro. Nell’area dell’Al-to Garda si ritiene che possa svernare come lar-va nelle drupe rimaste in pianta o come pupa a pochi centimetri di profondità nel terreno, ma non si esclude neppure da adulto in vari ripari, nelle aree più miti come nei distretti prossimi al lago, anche fuori l’oliveto, in case e magazzini. Da almeno una decina di anni si registrano con frequenza catture di adulti già nel mese di mar-zo e, talvolta, anche nella seconda metà di feb-braio (Fig. 8). Gli adulti, in particolare le femmine fecondate, si nutrono di melata, nettare, succo di frutti, ma anche pollini e batteri epifiti del fil-loplano. Valori di temperatura limite, al di sotto dei 6-7°C e superiore i 33-34°C determinano l’i-nattività degli adulti e periodi prolungati con alte temperature ne determinano la morte in parti-colare di adulti e larve.

In inverno, periodi prolungati con temperatura al di sotto dei 2-3°C determinano la devitalizzazio-ne delle forme svernanti. In primavera gli adul-ti riprendono a volare attorno a temperature di 13-14°C, mentre l’attività riproduttiva ha luogo al raggiungimento di almeno 16-17°C (Girolami, 1979).

Già in primavera, al crepuscolo e con condizioni di temperature favorevoli iniziano gli accoppia-menti. La femmina emette il feromone sessuale costituito da una miscela di sostanze volatili, di cui il principale è il 1,7-dioxaspiro (5,5) undecano (De Cristofaro et al., 2001). L’ovideposizione inizia circa una decina di giorni dall’accoppiamento e specialmente durante questo periodo la femmi-na si nutre anche di succo attraverso punture nel-la drupa praticate con l’ovopositore.

Recenti osservazioni svolte in trentino evidenzia-no che le prime ovideposizioni possoevidenzia-no avveni-re già in primavera sulle olive avveni-residue rimaste in

Figura 8

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pianta dall’anno precedente (Mucci et al., 2019). In estate la deposizione di uova per femmina ar-riva sino a 10-20 al giorno e la fecondità di cia-scuna è di alcune centinaia di uova. La femmina perfora con l’ovopositore l’oliva per deporre un singolo uovo, generalmente uno per frutto. Il cosiddetto “bacio della ferita” è una marcatura repellente prodotta dalla femmina con il rigur-gito di succhi in precedenza assunti, per inibire ulteriori ovideposizioni sulla drupa. Con la depo-sizione la femmina trasmette all’uovo il batterio simbionte, necessario per lo sviluppo della di-scendenza. La puntura di deposizione sull’oliva è riconoscibile per il contorno brunastro di forma triangolare (1,5-2 mm). L’incubazione dell’uovo a seconda della stagione dura da qualche giorno ad alcune settimane (De Cristofaro et al., 2001). In seguito lo sviluppo larvale, di tipo carpofago, avviene attraverso tre stadi durante i quali la lar-va scalar-va una galleria inizialmente filiforme nel mesocarpo dell’oliva, per poi ingrandirsi grada-tamente. La durata di sviluppo larvale è anch’es-sa legata alla temperatura del periodo e varia da metà mese a più mesi a seconda della genera-zione primaverile, estiva o autunnale. Raggiunta la terza età matura, la larva produce a ridosso del nocciolo una camera e si apre un foro ver-so l’esterno, chiuver-so da una ver-sottile pellicola epi-dermica. Nell’area gardesana si può sviluppare una generazione primaverile sulle olive residue, da fine aprile a maggio, almeno per una parte della popolazione; in seguito si registrano alme-no due generazioni estivo/autunnali: luglio-ago-sto e settembre-ottobre (Fig. 8). La suscettibilità delle cultivar agli attacchi di mosca dipende dal-le caratteristiche di durezza dell’epicarpo e dalla dimensione della drupa, ma anche in funzione di componenti chimiche come il contenuto di oleuropeina o di cere poste sulla buccia (Iannot-ta, 2003). Alla principale cultivar locale Casaliva si attribuisce un livello di sensibilità medio-alto. L’alternanza di produzione di olive può condi-zionare la dinamica di attacco della mosca: con bassa produzione il danno può compromettere gran parte del raccolto se non adeguatamente gestito, mentre il danno solitamente decorre più lentamente in annate con forte carica.

Tra i fattori limitanti di natura biotica vi sono di-verse specie di insetti utili, ma di essi i più impor-tanti sono gli imenotteri parassitoidi, in partico-lare di uova e larve. Si tratta tuttavia di limitatori naturali generalisti e considerato che lo sviluppo degli stadi pre-immaginale di mosca avviene nella polpa della drupa (uova e sviluppo larvale endo-fita), il livello di controllo biologico raggiunto (20-60%) non è mai risolutivo.

Danni e campionamento

I danni sui frutti, unico organo danneggiato, sono dovuti alle larve che si cibano della polpa riducendo il peso della drupa e/o provocando la caduta di parte della produzione. Gli effetti dei danni sulla qualità possono essere per effetto diretto di ossidazione dei tessuti della drupa erosi, ma anche per eventuali infezioni da pato-geni fungini responsabili della marcescenza del frutto.

Le drupe pendenti divengono suscettibili agli at-tacchi della mosca a partire da poco dopo l’alle-gagione e la loro sensibilità aumenta nel corso dell’estate e autunno, diventando massima nella fase di maturazione.

In estate e autunno le varianti climatiche gioca-no un ruolo molto importante sulla fertilità delle femmine e sulla vitalità di uova e larve. Con l’a-vanzare della stagione, l’accavallarsi delle gene-razioni e l’aumentare della sensibilità delle olive rendono sempre maggiore il rischio di danno, an-che in autunno.

In queste situazioni il permanere delle olive in pianta in attesa della raccolta può costituire un’ulteriore rischio di perdita. Da osservazioni decennali nell’Alto Garda, in collaborazione con Agraria di Riva e AIPO (Associazione Interregio-nale produttori olivicoli) si è riscontrato che l’ac-cumulo di grassi nelle drupe di Casaliva in fase di maturazione raggiunge la soglia del 95% verso metà di ottobre. Raggiunta questa fase, un pre-coce avvio delle operazioni di raccolta delle oli-ve non pregiudica perdite nella quantità di olio, al contrario consente un netto miglioramento della sua qualità, sia per la ricchezza organolet-tica che per una minore incidenza dell’attacco di mosca.

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Monitoraggio delle popolazioni di

mosca dell’olivo

L’evoluzione della densità di popolazione di mo-sca costituisce il cardine sul quale ruota la piani-ficazione di un razionale, efficiente e sostenibile programma di protezione delle drupe.

Dal 2008 è attivo in Trentino il monitoraggio a partire dai mesi primaverili, di adulti, uova e lar-ve. Recentemente la dinamica di popolazione viene seguita anche con l’obiettivo di raccoglie-re dati per implementaraccoglie-re a livello provinciale un modello previsionale delle infestazioni, come già in uso in alcune regioni italiane (Marchi et al., 2015, Marchini et al., 2017, Ragaglini et al., 2007) e per valutare se tali informazioni possano es-sere di utilità per precoci forme di contrasto at-traverso interventi di difesa primaverile (Mucci et al., 2018).

Le trappole di monitoraggio disponibili in com-mercio sono caratterizzate dalla combinazione di caratteristiche costruttive e sistemi di attrattività differenti (Mucci et al., 2019). Sinora i dispositivi che hanno avuto maggior diffusione a livello lo-cale sono dei pannelli collanti di colore giallo, attrattivo per entrambi i sessi, innescati con at-trattivo alimentare (sali di ammonio) e feromone (1,7-Dioxaspiro [5.5] undecano).

Le trappole vengono posizionate sulle piante a 2 m di altezza dal terreno, nella parte esposta a Sud-Ovest; la sostituzione dei pannelli e degli at-trattivi avviene ogni 5-6 settimane. In passato il monitoraggio degli adulti iniziava a inizio luglio e proseguiva sino alla raccolta delle olive, in genere protratta non oltre la metà di novembre. A segui-to delle recenti osservazioni sul comportamensegui-to della mosca nell’Alto Garda, l’attività dell’insetto viene ora monitorata tutto l’anno. In presenza di drupe in pianta si quantifica anche l’infestazione diretta, intesa come percentuale di frutti con pre-senza di uova, larve e pupe o dei frutti con fori di uscita. Indicativamente il campione controllato per ettaro è di alcune centinaia di drupe, una o due per pianta.

Da numerose ricerche emerge che non vi è una stretta correlazione tra intensità delle cattu-re degli adulti e danno sulle drupe. Del cattu-resto è ben noto come l’efficacia attrattiva delle trappole

venga influenzata da diverse variabili quali l’an-damento climatico, l’esposizione dell’oliveto, la carica produttiva, la dimensione e suscettibilità dei frutti, il rapporto maschi/femmine della po-polazione di mosca (Varikou et al., 2013, Noori & Shirazi, 2014, Delrio & Lentini, 2016).

Evoluzione della difesa

La modalità di conduzione della difesa olivicola si è evoluta nel tempo, passando da lotta chimica a calendario a difesa guidata, integrata e più re-centemente in “Produzione integrata”. I concetti, poi divenuti regole alla base di queste evoluzioni sono molteplici, ma tutti finalizzati alla sostenibi-lità, prima di tutto attraverso la selezione e ridu-zione d’impiego dei mezzi chimici.

Di queste regole, forse la più innovativa, fu l’in-troduzione della soglia di tolleranza poi declina-ta come soglia di intervento, la quale presuppo-ne la verifica in campo dell’agente dannoso e la sua quantificazione attraverso il monitoraggio in pianta.

Come già riferito (Mucci et al., 2018) particolare attenzione viene posta alle dinamiche di mosca relative alle generazioni primaverili, quali elemen-ti di valutazione e predizione del comportamento estivo. A tale scopo, al monitoraggio primaverile con le trappole, si affiancano periodici campiona-menti delle olive rimaste in pianta, non raccolte, per quantificare la fuoriuscita di adulti dalla stasi invernale e per quantificare la presenza delle for-me giovanili. Nel corso del periodo estivo e au-tunnale i metodi di controllo proseguono, analiz-zando i dati che emergono dall’utilizzo di trappole di monitoraggio per adulti e il controllo visuale dell’infestazione sulla drupa, eseguita in campo e in laboratorio.

Mezzi chimici

La farmacopea disponibile per l’olivo non è am-pia, tuttavia comprende sostanze attive (s.a.) pro-poste in diverse formulazioni, che agiscono sulla mosca in maniera differenziata (tabella 4). Un primo gruppo include s.a. a prevalente azione adulticida, tra queste le piretrine sintetiche, delta-metrina, lambda-cialotrina (piretroidi) e lo spino-sad (spinosine).

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Nei confronti della mosca dell’olivo, queste ven-gono utilizzate assieme ad attrattivi feromonali e alimentari nella preparazione di dispositivi per la cattura di massa, esche o trappole utilizzate in programmi di difesa territoriali, con l’obiettivo di contenere l’incremento demografico della popola-zione. Le trappole si appendono ai rami dell’olivo, mentre le esche si spruzzano su una porzione ri-dotta di chioma. Tali dispositivi sono ammessi sia in produzione integrata che biologica. Un secondo gruppo di insetticidi ha prevalente azione ovo-larvi-cida. Queste sostanze, se applicate all’inizio dell’in-festazione penetrano nei tessuti dell’oliva e devita-lizzano uova e larve nelle prime fasi di sviluppo. Tra queste molto usata, data la facilità d’uso, l’ef-ficacia d’azione e il basso costo è il dimethoato (estere fosforico), una vecchia molecola che a

causa del notevole impatto eco-tossicologico è vietata da giugno 2020 (Reg. (UE) 2019/1090). Altra molecola ascrivibile agli ovo-larvicidi è il phosmet. Si tratta di un estere fosforico carat-terizzato da elevata lipofilia, pertanto sull’oliva i residui della s.a. tendono ad accumularsi nell’o-lio anziché nell’acqua di vegetazione; per questo insetticida la finestra di applicazione deve essere limitata solo a inizio estate.

Recentemente è autorizzata all’impiego la s.a. acetamiprid, del gruppo dei neonicotinoidi; que-sta molecola non ha subito limitazioni d’uso in virtù del minore impatto su organismi utili, in par-ticolare sulle api. Peraltro è ammessa anche nei programmi di produzione integrata di numero-se altre colture, quali melo, vite, ciliegio e piccoli frutti, il che rende meno problematico il rischio di

G ruppo chimico Sost anza atti va Modalit à

di azione Tempo di car

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ciali

Spinosine Spinosad Adulticida/preventiva 7 8 No Si Esca Spintor fly Piretrine Deltametrina Adulticida/preventiva No Si Trappola Dako fakaEcotrap, Piretrine Deltametrina Adulticida/

preventiva 7 3 No No Esca con proteine idrolizzate Decis jet PFnPE Piretrine cialotrinaLambda Adulticida/preventiva Si Trappola Magnet oli Neonicotinoide Acetamiprid Ovo larvicida 21 2 No No chiomaTratt. Epik Sl

Fosforganico Dimethoato* Ovo larvicida 28 2 Si / H317 No chiomaTratt. Vari Fosforganico Fosmet Ovo larvicida 21 2 No No Tratt.

chioma Vari Farina di roccia Caolino Repellente/ preventiva No Si chiomaTratt. Vari Farina di roccia Zeolite Repellente/ preventiva no si chiomaTratt. Vari

Bioinsetticida Beauveria bassiana Repellente/ preventiva no si chiomaTratt. Naturalis Tabella 4

Sostanze attive attualmente a disposizione nella gestione della mosca delle olive. * vietato da giugno 2020

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contaminazione per deriva delle colture adiacenti l’oliveto. Alcuni preparati derivanti da organismi/ sostanze naturali sono attivi contro la mosca ole-aria. Tra questi lo spinosad, di cui si è già riferito, ma il cui impiego su olivo non è per ora autorizza-to per applicazioni sull’intera pianta.

Sono invece disponibili preparati a base di Beau-veria bassiana, con azione di repellenza nei con-fronti della Bactrocera. L’azione è di tipo preven-tivo, ma soggetta a ridotta persistenza di azione, il che necessita la ripetizione dei trattamenti. La Beauveria è ammessa anche in produzione bio-logica e trova talvolta applicazione in vicinanza della raccolta, data l’assenza di tempo di carenza. Tra i bioinsetticidi di recente formulazione segna-liamo il batterio Burkholderia rinojensis, organi-smo che devitalizzato a caldo possiede efficacia sulla mosca olearia; la sua registrazione è al mo-mento limitata solo ad alcuni stati del Nord Ame-rica.

Un ulteriore gruppo di sostanze con azione an-ti-dacica è rappresentato dalle farine di roccia. Queste, distribuite sull’intera pianta, determina-no repellenza verso gli adulti di mosca e conse-guente riduzione dell’ovideposizione. L’applica-zione deve essere di tipo preventivo in modo da rendere la superficie del fogliame e delle drupe poco gradevoli per l’ovideposizione. Rientrano in questo ambito prodotti commerciali contenenti Caolini o Zeoliti. Taluni, causa il deposito di mi-cro-particelle biancastre, tendono ad imbrattare eccessivamente drupe e vegetazione, determi-nando un forte impatto visivo.

Altre s.a. registrate sull’olivo verso parassiti di-versi dalla mosca, posseggono una certa azione collaterale verso il dittero. Meritano attenzione i prodotti rameici usati verso le crittogame: questi, se assunti dalla femmina adulta sul fogliame trat-tato, interferiscono sulla fertilità e vitalità di uova e larve appena nate. Anche le piretrine naturali, registrate in vari formulati verso le cocciniglie e taluni anche verso la tignola dell’olivo, manifesta-no un’attività collaterale di contatto verso gli adul-ti di Bactrocera oleae. Analogamente la spinosina sintetica spinetoram, recentemente registrata contro tignola (Prays oleae) possiede azione adul-ticida collaterale.

Evoluzione e prospettive difesa

L’utilizzo di prodotti fitosanitari negli oliveti dell’Alto Garda rappresenta una problematica crescente. Negli ambienti a oliveto si sommano problematiche legate alla difficoltà di accesso ai fondi, alla distribuzione dei prodotti fitosanita-ri in aree scoscese, fino alla cfitosanita-riticità legata alla fruizione dell’agroecosistema oliveto da parte di residenti e turisti per il loro valore paesaggistico. In tale contesto ha trovato applicazione prevalen-te il metodo della cattura massale, con le prime esperienze su iniziativa della consulenza tecnica di ESAT (anno 2000), poi proseguite da FEM, con il sostegno della PAT, di Agraria di Riva, di AIPO e resa possibile dal supporto degli olivicoltori che da subito hanno creduto nell’innovazione e soste-nuto i costi di gestione.

Ben presto l’applicazione della tecnica di cattura massale (attract & kill) aveva consentito di ridurre per diversi anni l’impiego di insetticidi ovo-larvi-cidi. A causa dell’aggravarsi dei danni, a iniziare dal 2007, si è dovuto ripiegare verso una difesa in prevalenza combinata, semiochimica-insettici-di, laddove l’impiego di questi ultimi, pur limitato, era gestito rispettando le linee di produzione In-tegrata.

Il crescente interesse del settore olivicolo per forme di difesa sempre più sostenibili ha trova-to attuazione nel 2016 con il progettrova-to triennale “Gestione sostenibile della mosca” e che ha visto la collaborazione di FEM, Agraria di Riva e PAT; il progetto era finalizzato allo studio del comporta-mento di Bactrocera oleae in Trentino e alla ricer-ca di soluzioni tecniche di controllo migliorative rispetto a quanto si faceva anche nel recente passato. L’accertata fase riproduttiva nel periodo primaverile induce a considerare l’applicazione anticipata alla primavera di dispositivi per la cat-tura massale; ciò rende necessario individuare trappole in grado di garantire una copertura più ampia della stagione a partire dai mesi primave-rili (aprile-maggio-giugno) fino all’estate e l’inizio autunno.

Si è confermato che gli strumenti di cattura di massa costituiscono un valido aiuto al manteni-mento di bassi livelli delle popolazioni di mosca delle olive, tuttavia in annate di forti

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infestazio-ni si necessita l’integrazione con insetticidi o altri mezzi. Di questi, gli insetticidi ovo-larvicidi con-sentono di bloccare larve e uova nella polpa della drupa.

Per realizzare un’efficace e sostenibile strategia di difesa è indispensabile una capillare distribuzio-ne delle informazioni agli olivicoltori. Attualmente la consulenza olivicola della Fondazione Mach, at-traverso i notiziari Fondazione Mach Notizie, rag-giunge oltre 1.000 olivicoltori e trasmette avvisi e comunicati tecnici per posta elettronica e SMS.

Attuale strategia di difesa in Trentino

In tutte le zone olivate dell’Alto Garda e della Valle dei Laghi, la strategia di difesa dalla mosca olearia si basa sull’applicazione capillare di dispositivi di cattura di massa, a partire dall’inizio di sensibilità delle drupe agli attacchi di mosca, verso fine giu-gno. Vengono solitamente utilizzati sistemi attract & kill, tipo le esche pronte all’uso (Spintor fly) appli-cate più volte (massimo 8 applicazioni/stagione), o in alternativa si utilizzano trappole attrattive, tipo Ecotrap e Dakofaka; queste ultime vengono appli-cate a inizio infestazione e solitamente mantengo-no durata d’azione per l’intera stagione estivo-au-tunnale. Tali dispositivi sono applicabili sia nelle coltivazioni familiari che negli oliveti. Talvolta, in

annate con infestazioni gravi, generalmente a fine estate, si rende necessaria l’integrazione con altri mezzi di difesa. Tra questi sono utilizzabili, anche in gestione biologica, le farine di roccia (1-2 tratta-menti con caolini e zeoliti). La miscelazione delle farine di roccia con i sali di Rame può aumentare la loro efficacia e prevenire anche alcune malattie fungine dell’olivo. Benché le farine di roccia non si-ano prodotti fitosanitari e non abbisi-ano tempo di carenza è preferibile sospenderne la distribuzione con un congruo anticipo rispetto alla raccolta delle olive, per ridurre il rischio di contatto o inalazione con il pulviscolo durante la raccolta delle olive. Nel-la gestione integrata si dispone inoltre di prodotti ovo-larvicidi, che vanno utilizzati nel rispetto dei tempi di carenza specifici per ciascun formulato. Tra questi vi è il p.a. acetamiprid, caratterizzato da minore tossicità e maggiore selettività nei confron-ti degli insetconfron-ti uconfron-tili rispetto agli insetconfron-ticidi fosforga-nici.

Ringraziamenti

Diverse indicazioni tecniche sono desunte dal progetto: “Innovazione e ricerca per l’olio dell’Alto Garda Trentino” di Agraria Riva del Garda finan-ziato con il contributo della Provincia Autonoma di Trento.

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L’olivo (Olea europaea) è una specie mediterranea che trova nell’alto Garda Trentino l’areale più set-tentrionale della sua coltivazione in Europa. La presenza antica dell’olivo in questa regione, pur influenzata dalle vicende climatiche, è accertata da documenti storici dove non mancano riferi-menti alla nomenclatura delle cultivar e alla loro identità (Hugues, 1881-1921).

Tra le specie arboree da frutto, l’olivo sembra es-sere anche la specie coltivata da più lunga data, con diverse centinaia di varietà ancora diffuse nelle zone tradizionali di coltivazione o conserva-te in collezioni di germoplasma. La propagazione clonale di piante selezionate ha consentito infat-ti il mantenimento delle caratterisinfat-tiche varietali lungo i percorsi di migrazione dell’olivicoltura, generando nel contempo un gran numero di omonimie, sinonimie ed errori di denominazione (D’Agostino et al. 2018).

La varietà di olivo più legata all’alto Garda è comu-nemente chiamata Casaliva. Alcuni studi associa-no questa deassocia-nominazione a quella di altre cultivar presenti nei cataloghi regionali (per es. Frantoio in Toscana, Raza in Veneto e Gorgazzo in Friuli) che insieme formerebbero un unico gruppo varietale sulla base di presunte similarità genetiche (Pannel-li e Perri, 2012).

Il riconoscimento varietale degli olivi basato su aspetti morfologici e fenologici, effettivamente è complicato dall’influenza ambientale sulle ca-ratteristiche osservabili nei vari stadi di sviluppo della pianta e del frutto. Tuttavia, affiancando al sistema descrittivo convenzionale l’analisi diretta del genotipo (DNA), negli ultimi anni l’identifica-zione varietale è diventata meno complessa e più oggettiva. Partendo dai tessuti vegetali, è possibi-le evidenziare rapidamente il profilo del DNA del-la pianta: un tratto distintivo di ogni cultivar nata da seme che rimane pressoché invariato durante la propagazione vegetativa. Tramite il profilo ge-netico, qualsiasi albero di interesse può essere assegnato a varietà già caratterizzate o non an-cora descritte. In ogni caso, questo tipo di

infor-mazione è indispensabile per stabilire il grado di diversità genetica di un insieme di piante.

Utilizzando l’approccio genetico-molecolare, è stata condotta un’estesa indagine negli oliveti del Garda Trentino allo scopo di stabilire la reale composizione varietale della popolazione di olivo presente sul territorio, avvalendosi per il ricono-scimento varietale anche di accessioni di olivo conservate in alcune collezioni di germoplasma del Trentino, della Lombardia e del Veneto. Contribuendo alla caratterizzazione delle produ-zioni locali e dimostrando il forte legame della Ca-saliva con l’alto Garda, questo studio pone anche le basi per lo sviluppo di una strategia colturale volta ad assicurare rese produttive della consue-ta qualità, nel rispetto della tipicità e nel contesto dei cambiamenti climatici.

Materiali e metodi

Con la collaborazione dei tecnici di Agraria Riva del Garda, sono stati raccolti campioni di foglie da olivi distribuiti su tutto il territorio olivicolo Trenti-no, rappresentativi sia della coltivazione tradizio-nale sia degli impianti più recenti. Sono stati inol-tre inclusi campioni di piante presenti in alcune collezioni varietali di olivo dell’areale locale, come AIPOL, Chiarani, Ischia, Olio CRU, Santa Massenza e dell’ex Istituto Sperimentale di Frutticoltura del-la provincia di Verona (Fig. 9).

Dai campioni vegetali è stato estratto il DNA e sono stati ottenuti i profili di 19 marcatori mo-lecolari. Il confronto di questi dati genetici ha permesso di valutare la frequenza dei diversi genotipi nella popolazione di olivi indagata e di stabilirne l’eventuale corrispondenza con varietà presenti nelle collezioni locali. Sono inoltre state consultate banche dati nazionali ed internaziona-li dei profiinternaziona-li genetici di ointernaziona-livo, come la World Ointernaziona-live Germplasm Bank di Cordoba in Spagna, per veri-ficare se i genotipi osservati nel Garda Trentino risultano già noti e nel caso, con quali nomi varie-tali figurano indicati.

Un ulteriore sviluppo dell’indagine genetica ha

Diffusione della ‘Casaliva’ e di altre varietà di olivo

nell’Alto Garda Trentino

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successivamente considerato il DNA di embrio-ni isolati da olive di alberi accertati Casaliva, allo scopo di eseguire un test di paternità volto ad identificare gli impollinatori effettivi in diverse zone.

Diversità genetica degli olivi nel Garda

Trentino

In una prima fase di campionamento sul territo-rio, sono state prese in considerazione le piante morfologicamente più diverse o già ritenute culti-var differenti dalla Casaliva, in base all’esperienza dei tecnici. Questa indagine ha coinvolto due pa-triarchi: 15 alberi di età presunta superiore a 300 anni e circa 90 piante di almeno 100 anni (Foto 7). Nonostante le differenze di aspetto, oltre due terzi delle piante esaminate sono risultate gene-ticamente identiche e hanno mostrato il profilo genetico della Casaliva. Gli altri alberi di olivo sono risultati invece appartenere con diversa frequenza a una ventina di cultivar differenti. Da molti olivi sono stati inoltre prelevati più campio-ni per pianta, partendo da branche diverse o da ricacci radicali, allo scopo di verificare

l’eventua-lità di innesti o sovrainnesti con cultivar geneti-camente diverse. Questo approfondimento ha effettivamente rivelato che ceppi di Casaliva sono stati usati in passato per innestare altre cultivar, in particolare nella zona del Monte Brione. Una seconda fase di campionamento è stata de-dicata agli oliveti di origine più recente, cercando di includere anche in questo caso gli alberi con tratti distintivi più marcati. L’analisi dei marcato-ri molecolamarcato-ri ha marcato-rivelato che il 75% delle circa 150 piante studiate è geneticamente identico alle piante storiche di Casaliva. Tra le cultivar diverse da Casaliva, il confronto del profilo genetico ha permesso di stabilire che alcune erano già state ritrovate tra le vecchie piante sul territorio, men-tre almen-tre sembrano presenti solo negli impianti moderni. L’insieme dei dati permette di conclu-dere che i nuovi impianti sono geneticamente omogenei, con rari casi di alberi non corrispon-denti alla varietà tradizionale, forse introdotti come impollinatori.

Nel complesso l’indagine ha rivelato un certo as-sortimento varietale sul territorio, riconducibile però a poche decine di individui geneticamente

Figura 9

Distribuzione geografica della popolazione di olivi sotto-posta all’analisi genetica e delle collezioni varietali.

Foto 7

Olif de Botes cui si accreditano da 500 a 800 anni di età, testimone di antichi accordi commerciali suggellati dai contraenti, all’ombra delle sue fronde, con sonore botte sulle mani.

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diversi che non incidono quantitativamente sulle produzioni. Tali varietà minori, in termini di diffu-sione, meritano comunque di essere conservate o quantomeno riconosciute perché in parte po-trebbero rappresentare vecchi genotipi caratteri-stici dell’areale studiato e diventare interessanti per future valutazioni.

Confronti dei profili genetici: collezioni

locali e banche dati

L’analisi genetica ha riguardato anche più di un centinaio di piante di olivo presenti in collezioni varietali locali, per ricondurre eventualmente i profili genetici individuati sul territorio Trentino a tali varietà. Anche in questo caso, nonostante la ricchezza di denominazioni, le accessioni sono risultate geneticamente meno diverse di quanto

atteso, mostrando 46 profili genetici differenti. Di questi solo 6 coincidono con varietà riscon-trate sul territorio. Il profilo identificativo della Casaliva per esempio è stato ritrovato in acces-sioni della collezione di Santa Massenza chiama-te Brisighella, Taggiasca e Redar LG. Viceversa, alcune accessioni di collezione che nel nome contenevano il termine Casaliva hanno mostrato un profilo genetico non corrispondente alla vera Casaliva.

Nelle banche dati nazionali e internazionali con-sultate, il profilo genetico più diffuso sul territorio dell’alto Garda e negli impianti recenti è risultato corrispondere alla varietà di olivo denominata Frantoio che si conferma quindi sinonimo di Ca-saliva in accordo con altri studi recenti (Hmmam et al. 2018). È interessante notare che hanno

mo-Foto 8

Raza del Lenzimot in località ‘’la Gort’’ tra Nago e Torbole. Probabilmente citata dal prof. C. Hugues ne ‘’Il Trentino oleario’’ come già abbondantemente produttiva nel 1600.

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strato questo genotipo sia alberi attribuiti mor-fologicamente alla tipologia Casaliva che altri del tipo Razza o non attribuibili su base fenotipica ad alcuna delle due tipologie (Foto 8 e 9). Questo

in-dica che la diversificazione di piante osservata sul territorio in gran parte dei casi non è imputabile alla presenza di varietà geneticamente diverse. Allo stesso modo, i dati dimostrano che la Casa-liva del Garda Trentino va ricondotta allo stesso ceppo genetico che ha dato origine alla varietà Frantoio, diffusa e ben nota in altre zone d’Italia anche con altri nomi.

Relativamente alle cultivar minori ritrovate sul territorio o nelle collezioni locali, il confronto con le banche dati ha permesso di trovare corri-spondenze varietali solo in pochi casi, per esem-pio con Ascolana tenera, Cipressino, Coratina, Grappolo, Istarska, Pendolino, Leccino, Maurino e Picholine.

Produzione di olive e

auto-incompatibilità di Casaliva

La popolazione di olivi del Garda Trentino, come emerso dall’indagine genetica precedentemente descritta, risulta composta da una stragrande maggioranza di piante della varietà Casaliva e da sporadiche altre cultivar. Se da un lato questo risultato sostiene con nuove basi il forte legame tra Casaliva e territorio, dall’altro prefigura una possibile limitazione produttiva, legata alla forte omogeneità genetica degli oliveti. È noto infatti che l’olivo è una specie auto-incompatibile e che molte cultivar manifestano anche incompatibili-tà tra coppie (cross-incompatibiliincompatibili-tà). Sostanzial-mente, nella situazione dell’alto Garda le piante di olivo a fioritura hanno una probabilità molto elevata di entrare in contatto con polline della loro stessa varietà (polline dello stesso fiore, di fiori della stessa pianta o delle piante circostanti) nel momento in cui si determina la formazione del frutto. Il polline, se riconosciuto come incom-patibile, non arriva a compiere la fecondazione, impedendo lo sviluppo del seme e dell’oliva. Il fenomeno si può manifestare in modo più accen-tuato nelle stagioni siccitose che limitano la ger-minazione del polline, incidendo negativamente sulle rese di frutti (Foto 10).

Studi recenti, basati su una precisa identifica-zione varietale, hanno aggiornato le conoscenze relative alla compatibilità del polline tra cultivar di olivo. Casaliva/Frantoio, per la quale in

lettera-Foto 9

Antica varietà autoctona, che gli olivicoltori dell’Alto Gar-da chiamano Favarol, innestata su Casaliva.

Foto 10

Valutazione dell’autofecondazione di Casaliva in campo: apertura del sacchetto che ha protetto i fiori dall’impolli-nazione esterna e osservazione di eventuali frutti.

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tura esistevano indicazioni discordanti, viene ora indicata come varietà auto-incompatibile in base ai test sul polline in laboratorio (Saumitou-Lapra-de et al. 2017).

Per valutare se nella situazione ambientale e col-turale del Garda Trentino l’autofecondazione di Casaliva effettivamente non si verifica o si verifi-ca sporadiverifi-camente, è stata sviluppata un’indagi-ne geun’indagi-netica, questa volta focalizzata sulle olive. L’embrione del seme combina le informazioni genetiche materne e paterne: un profilo ricom-binato materno indicherà casi di autofeconda-zione mentre la presenza di marcatori del DNA non-Casaliva segnaleranno la fecondazione in-crociata. È stato effettuato un campionamento di olive da alberi di sicura identità Casaliva colti-vati in diverse zone dell’alto Garda al quale sono stati aggiunti alcuni campioni di olive prelevate in oliveti e in frantoio (Foto 11). L’esteso “test di paternità” attualmente in corso, permetterà di rivelare gli accoppiamenti effettivamente re-sponsabili della formazione di questi frutti (Foto 12). Per mantenere e migliorare le produzioni tradizionali, sarà interessante comprendere se e in quali proporzioni gli alberi di Casaliva sono in grado di generare olive per autofecondazione, quanto efficaci sono le cultivar eventualmente introdotte negli oliveti come impollinatori e se esistono delle varietà locali che giocano un ruolo

rilevante in questi processi e possono dunque essere valorizzate come ulteriore elemento di tipicità.

Ringraziamenti

Lavoro svolto nell’ambito del progetto “Innovazio-ne e Ricerca per l’olio dell’Alto Garda Trentino” di Agraria di Riva del Garda finanziato con il contri-buto della Provincia autonoma di Trento.

Foto 11

Olive di una pianta con profilo genetico corrispondente alla cultivar Casaliva

Foto 12

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