• Non ci sono risultati.

Il distretto come modello di sviluppo delle identità paesistico-culturali. Aspetti teorico-metodologici e caso di studio

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Il distretto come modello di sviluppo delle identità paesistico-culturali. Aspetti teorico-metodologici e caso di studio"

Copied!
8
0
0

Testo completo

(1)

Il distretto come modello di sviluppo

delle identità paesistico-culturali

MARIANGELA MUSOLINO

Università Mediterranea Reggio Calabria

Aspetti teorico-metodologici e caso di studio

The District as Development Model of Landscape-Cultural Identities. Theoretical-Methodological Aspects and Case Study. In recent year, systems and cultural districts have become not only an explication of peculiar territorial milieu and

context but also an eloquent addressing and indication of economic policy (Santagata, 2001). National governments and international institutions are oriented to re-consider the function of cultural sector in the economic development processes for many reasons: the crisis of the traditional sectors; the growing relevance of the information and communication sector (Information Communication Technology) in the overall economy; the revenues generated by the cultural industry. Making cultural activities as driving sector of local economy and development may be attributed to the Greater London Council (GLC), an institutional body abolished by Margaret Thatcher in 1986. During the seventies, it set-out a strategy based upon real experiences (Valentino, 2003), such as: the Rive Gauche or the area of Montmartre in Paris; Soho and West End in London; Greenwich Village and Soho in New York. The strategy of economic development driven and supported by the cultural industry has been afterwards successfully tested in other European and international contexts. Today, it is at the center of the debate for its important implications on the economic growth (cultural driven) of local systems. The paper is theoretical-methodological in nature, and aims to: recall, briefly, the most significant aspects of the economic theory concerning the cultural districts; outline, with Case Studies, the main steps of a methodological process to investigate the existence of a cultural district and to design a strategic plan-program of actions for its treasuring and development; single-out among the groups of valuation methods, the most appropriate one to verify the feasibility of the strategic plan-program. Valuation can give a significant contribution to pursue the general objective of economic growth. Particularly in less-developed areas, by supporting private and public decision makers, who are responsible for visioning, i.e. the ideation of future scenarios to be translated into strategies of economic development and able to treasure the human and territorial resources of local communities. Despite many sectoral strategies have been launched, results have not always met the expectations to transform the territorial landscape-cultural systems into a stimulus for the local economic development processes. The knowledge of the local landscape-cultural identities and the valuation of their inclination to create further value are instead the indispensable conditions to realistically base the visions of future development.

Negli ultimi anni i sistemi e i distretti sono divenuti non solo un’esplicazione di particolari conte-sti territoriali ma un’indicazione elo-quente di politica e c o n o m i c a (Santagata, 2001). Governi e istituzio-ni nazionali e

inter-nazionali sono orientati a riconsiderare la fun-zione del settore culturale nei processi di svi-luppo economico per diversi di motivi tra cui: la crisi dei settori tradizionali; il maggior peso dei settori della comunicazione (Information

Comunication Technology); l’entità del

fattura-to generafattura-to dall’industria culturale.

La scoperta del settore culturale come po-tenziale ambito trainante dello sviluppo eco-nomico può essere attribuita al Greater London

Council (GLC), organismo istituzionale

(2)

anni ’70 elabora una strategia mutuata da al-tre esperienze concrete (Valentino, 2003) come: la Rive Gauche o l’area di Montmartre a Parigi;

Soho e il West End a Londra; Greenwich Village

e Soho a New York. In seguito la strategia di sviluppo economico sostenuta dall’industria culturale verrà sperimentata con successo in altre realtà europee e internazionali.

Il paper, di natura teorico-metodologica, ha l’obiettivo di:

- richiamare, sinteticamente, gli aspetti più si-gnificativi della teoria economica sui distretti culturali;

- delineare, attraverso un caso di studio, le fasi principali di un iter metodologico per indagare sull’esistenza di un potenziale distretto cultu-rale e per progettare un piano-programma stra-tegico di azioni di valorizzazione necessarie alla sua realizzazione e/o al suo sviluppo;

- individuare, tra le famiglie di metodi di valu-tazione, quello più idoneo a verificare la realizzabilità del piano-programma strategico. La valutazione può contribuire a persegui-re l’obiettivo generale della cpersegui-rescita economi-ca soprattutto in territori con accentuato “ri-tardo di sviluppo” supportando i decisori pubblici e privati nelle scelte. Questi sono titolari del visioning, ovvero dell’ideazione di idee-forza e di scenari futuribili da tradurre in strategie di sviluppo economico capaci di mettere in valore i patrimoni di risorse delle realtà locali. In realtà, nonostante siano state messe in atto molte strategie settoriali, i risul-tati attesi non hanno sempre confermato l’aspettativa di trasformare i sistemi culturali territoriali in un volano per i processi di svi-luppo economico locale. La conoscenza delle identità paesistico-culturali locali e la valutazio-ne della loro propensioni a creare ulteriore valo-re possono costituivalo-re le condizioni indispensabi-li per fondare reaindispensabi-listicamente le visioni di svilup-po futuro.

1. Dinamica dei fenomeni di

sviluppo locale

Esiste ancora oggi un gap teorico tra i modelli di sviluppo economico locale e le realtà

terri-toriali, dove fenomeni spontanei di “specializ-zazione delle aree”, come quelle di fatto costi-tuite dai distretti culturali creatisi senza una esplicita programmazione, anticipano le teorie economiche divenendo solo ex post oggetto di studio e di ricerca. I pochi modelli disponibili si concentrano sull’ipotesi che la crescita regi-strata sia prevalentemente determinata da set-tori di tipo tradable, tendenzialmente manifat-turiero e servizi di mercato. Si sono trascurati infatti gli effetti sullo sviluppo economico lo-cale di interventi basati sull’enfatizzazione di vantaggi competitivi (Porter, 1990) in settori di tipo non tradable, quali i servizi alla persona e il più generale tema della valorizzazione del territorio e, in particolare, dei sistemi culturali territoriali (Valentino, 2005; Massimo et al., 2006).

Di recente, con le analisi della New

Economic Geography (NEG) e dell’Economia

della Cultura, si è riscontrato che i vantaggi competitivi, generati dalla concentrazione spaziale di attività, non riguardano solo il set-tore manifatturiero. Anche i beni, le attività e i servizi della filiera culturale godono di un van-taggio competitivo poiché si caratterizzano per un alto contenuto di cultura, scienza e creati-vità ovvero per un elevato valore aggiunto (Flo-rida, 2003). Le caratteristiche di irriprodu-cibilità dei beni culturali assicurano inoltre, entro certi limiti, un vantaggio di differenzia-zione conferendo all’area in cui sono localizza-ti una posizione di localizza-tipo monopolislocalizza-tico che la preserva dalle forme accentuate di competitività che si riscontrano negli altri settori con l’allar-gamento del mercato globale (Porter, 1990).

I processi di distrettualizzazione, con varie denominazioni, interessano ormai molti ambiti urbani e territoriali e, al di là delle classificazioni, sono al centro del dibattito attuale a causa delle loro importanti implicazioni sulla crescita eco-nomica (cultural driven) dei sistemi locali.

1.1. I distretti culturali

Il termine cultural district viene coniato per de-notare esperienze di sviluppo nelle quali, dif-ferenti forme di produzione culturale, costitui scono l’elemento distintivo di un processo valorizzazione ovvero di integrazione,

(3)

conta-minazione e creazione di valore (Sacco, 2002). I distretti culturali si trovano nel punto d’in-contro di tre rivoluzioni dominate dal fattore intellettuale che caratterizzano l’epoca attua-le: la conoscenza tecnologica; la conoscenza informatica; caratterizzata dalla comparsa del sistema distributivo globale; la conoscenza cul-turale la cui diffusione trasforma gli stili di vita e le opportunità modificando il vincolo tem-porale del consumatore (Santagata, 2001).

Distretto culturale può essere una zona della città o una parte del territorio che divengono luoghi privilegiati per l’insediamento di attivi-tà della filiera produttiva culturale intesa in senso ampio (Valentino, 2003). Nel primo caso quando le aree urbane si specializzano in quan-to contengono la più alta concentrazione di attività e luoghi per l’arte e lo spettacolo. Nel secondo caso quando, a livello di un territorio sub-regionale, oltre la suddetta concentrazio-ne, è possibile rilevare anche la presenza di un sistema reticolare, cioè un insieme integrato di relazioni spazialmente delimitato.

Il nodo distrettuale centrale è costituito dal processo di valorizzazione dell’asset dei beni culturali mentre gli altri nodi da quattro subsistemi: le altre risorse disponibili nel ter-ritorio; i servizi di accessibilità e per il tempo libero; i servizi di accoglienza; l’insieme di im-prese in grado di produrre e vendere merci e servizi ai fruitori (diretti o remoti) del proces-so di valorizzazione. I singoli subsistemi devo-no essere integrati al loro interdevo-no e su base territoriale, ma la specificità dei processi di in-tegrazione dipenderà dagli obiettivi più gene-rali che si vogliono perseguire con la realizza-zione del distretto culturale.

Il distretto culturale, pur mantenendo un profilo di elevata specializzazione si caratteriz-za per un’economia polisettoriale, pluri-prodot-to, e a domanda variabile Gli attori, che par-tecipano al processo di valorizzazione posso-no essere molto differenziati e riconducibili prevalentemente a: responsabile della tutela, manutenzione e fruizione dei beni culturali; collettività locali, enti territoriali e Stato; altri attori in qualità di fornitori di input tra cui le imprese dei differenti settori produttivi, gli esperti e i professionisti, le università o i

cen-tri di ricerca. A causa della natura diversa degli obiettivi dei singoli attori, nel distretto cultu-rale si possono verificare due fenomeni: 1. la mancanza, come nella grande impresa, di una

leadership che possa dirigere le attività di tutti

gli altri attori. La promozione e la gestione dell’intero processo deve essere quindi attri-buita agli enti territoriali; 2. la diversità con cui gli attori recepiscono i segnali che, nel caso di quelli di mercato, possono influenzare i com-portamenti di una parte degli stessi.

Di conseguenza può essere utile fissare obiettivi comuni e strumenti in grado di verifi-care la capacità competitiva del processo di valorizzazione e il tipo e la qualità dei suoi

output riconducibili essenzialmente a:

conser-vazione del patrimonio culturale; servizi cultu-rali; qualità ambientale; identità sociale; inno-vazione in termini di ricerca e conoscenza; input per altri processi produttivi.

Il nucleo di questo nuovo modello di svi-luppo locale “post industriale” non è quindi l’innovazione tecnologica, ma l’accumulazione di asset di natura immateriale che incidono pro-fondamente nella ridefinizione dei comporta-menti individuali, delle attitudini sociali e dei modelli di interazione (Sacco, 2004).

1.1.1. La tassonomia dei distretti culturali e il distretto culturale evoluto. In teoria, è pos-sibile individuare quattro modelli di distretto culturale (Santagata, 2001):

1. industriale, basato su cultura localizzata,

tra-dizioni in arti e mestieri e lock-in culturale dei consumatori (liuteria a Cremona, ceramica di Faenza e Caltagitone, seta di Como, vetro di Murano, oro di Valenza, complesso cinemato-grafico di Los Angeles);

2. istituzionale, basato sull’assegnazione dei

di-ritti di proprietà, di marchi di qualità e sui va-lori simbolici (produzione enologica come nel caso delle Langhe in Piemonte e del Chianti in Toscana);

3. museale, basato su una rete di beni, servizi e

attività culturali e sulla ricerca di una dimen-sione ottimale (città d’arte, centri storici);

4. metropolitano, basato su performing arts,

attivi-tà museali, industrie del tempo libero e strutture tecnologiche collegate (Genova, Torino, Bilbao).

(4)

Tab.1

Le caratteristiche dei quattro modelli di distretto culturale (Santagata, 2001) Caratteristiche Distretto culturale

industriale Distretto culturale istituzionale culturale museale Distretto Distretto culturale metropolitano

Beni e servizi forniti Beni fondati sul Design, Audiovisivi Cinematografia Abbigliamento, Moda

Cultura del “Savoir vivre”

Mostre e Fiere

Reti di musei Teatri Cinematografi Gallerie d’arte Ristoranti Modello Storico-evoluzionista Fondato sulle istituzioni Politica pubblica Politica urbana Esternalità positive Esternalità di

produzione Esternalità di produzione e di consumo Esternalità di consumo e di rete Esternalità di agglomerazione Protezione della conoscenza

e della reputazione Brevetti, segreti, conoscenza tacita, marchi di fabbrica (Griffe) Diritti di origine Privilegio monopolistico (DOC) Copyright Marchio di fabbrica (logo, insegna) Copyright Diritti d’autore

Il “distretto culturale evoluto” (Sacco, 2002; 2004) intende superare l’impostazione elabo-rata da Santagata. I quattro casi individuati dall’autore sono infatti ritenuti sezioni parzia-li piuttosto che modelparzia-li capaci di svilupparsi e permanere autonomamente. La forma di di-stretto culture-based è invece un modello più completo in cui le quattro tipologie devono potersi integrare per evitare un progressivo impoverimento della capacità di sviluppo del-l’ambito urbano o del territorio interessato.

Sul piano teorico, nel distretto culturale evoluto, i diversi aspetti del processo di svi-luppo locale, inteso come motore di crescita economica, sono individuati in tre macro-aree: 1. capacizzazione della comunità locale e ri-orientamento motivazionale della collettività verso attività ad alto contenuto esperenziale (Sen, 1994, 2002);

2. grado di innovazione presente e potenziale sul territorio (Porter, 1990);

3. qualità della vita dei cittadini, capacità at-trattiva della classe creativa ovvero imprese, professionisti e talenti (Florida, 2003).

In questo contesto la promozione culturale acquista una valenza sociale oltre che produt-tiva, mentre le attività produttive, a più alto contenuto culturale, contribuiscono alla defi-nizione dell’identità collettiva e del capitale simbolico del sistema locale. L’analisi di tipo distrettuale più recente, in base ai criteri che

caratterizzano il distretto culturale cosiddetto evoluto (Sacco, 2002), parte infatti dal pre-supposto che, nell’ambito dei contesti urbani e territoriali, la relazione tra qualità dell’offer-ta culturale e qualità della videll’offer-ta sia in grado di fornire strumenti di crescita economica e pro-duttiva, ed è altresì anche un fattore di trasfor-mazione del tessuto economico, produttivo e sociale in senso immateriale.

2. L’iter metodologico per ideare

il piano-programma strategico del

potenziale Distretto Culturale

“Area Grecanica”

Il distretto storico “Area Grecanica”, localizza-to nella provincia di Reggio Calabria, è stalocalizza-to oggetto del caso di studio. Tale area vasta sub-provinciale, il Capo Sud della penisola e del-l’intero continente, è composta da 12 Comu-ni, quasi tutti ricadenti nella Comunità Mon-tana “Versante Jonico Meridionale” e precisa-mente: Bagaladi, Bova, Bova Marina, Brancaleone, Condofuri, Melito Porto Salvo, Montebello Jonico, Palizzi, Roccaforte del Gre-co, Roghudi, San Lorenzo e Staiti.

Il territorio nel suo complesso ha un’esten-sione di 515.40 kmq, cioè il 16,2% dell’intera superficie provinciale, appena 40.697 residen-ti censuari (2001), una densità di 79 ab\kmq,

(5)

un reddito medio pro-capite stimato nell’anno 1994 pari a 6.714 euro (dati Ancitel). In lista di riconoscimento da parte dell’Unesco quale patrimonio immateriale dell’Umanità per il permanere di una rara minoranza linguistica ellenofona, possiede notevole interesse per i suoi caratteri estremi di ricchezze ambientali, unicità culturali, rarità climatica, in contrapposizione a ritardo nello sviluppo.

Le informazioni ottenute nella fase di ana-lisi del territorio, organizzate in una matrice SWOT, hanno consentito di verificare le con-dizioni in atto nell’area e impostare la strate-gia di sviluppo locale che individua il principa-le punto di forza nell’asset di pregio. Concepire infatti il sistema dei beni culturali di un terri-torio come risorsa, può essere la premessa per innescare un percorso di crescita economica sostenibile fondata sulla conservazione dei gia-cimenti del territorio con riflessi soprattutto sul fronte del miglioramento della qualità del-la vita delle collettività che vi risiedono (Canevari e Giambruno, 2009).

Pertanto, la conoscenza sistematica delle risorse presenti nel territorio e la conseguente diagnosi hanno permesso di collegare le

pecu-liari dotazioni dell’”Area Grecanica” a specifi-che traiettorie di crescita economica attraver-so un piano-programma strategico (Coalizzo e Deidda, 2003) il cui iter metodologico è stato schematizzato negli step seguenti:

1. analisi la domanda attraverso l’identifica-zione dei target, cioè i segmenti del prodotto turistico attuale e potenziale che si intende pro-muovere o realizzare;

2. analisi dell’offerta complessiva ovvero predisposizione di un inventario delle attratti-ve e indagine sull’attuale offerta di altre dota-zioni quali imprese, infrastrutture, servizi e quant’altro sia strumentale al perseguimento degli obiettivi del piano-programma;

3. individuazione degli attori principali per la realizzazione di una economia di distretto; 4. ideazione di azioni di valorizzazione sostenibili ovvero fattibili percorsi di sviluppo correlate a idee imprenditoriali mirate; 5. valutazione delle azioni e degli interventi del piano-programma strategico.

Il conseguimento degli obiettivi specifici delineati è affidato, sul piano operativo, alle tre azioni principali seguenti: 1. valorizzazione delle risorse culturali e delle identità locali; 2.

Tab. 2

Idea forza e visioning, obiettivo generale, strategia e obiettivi specifici del piano-programma

Id e a F or z a e V is i on i n g O b ie t t iv o G e n e ra le S t ra t e g i a O b ie t t iv i S p e c i f ic i A t ti v a z ion e d i u n di st r e t to e c o- c u ltu r a l e p e r r id ur r e il d iv a r io e c on om ic o- so c ia le in m od o so st e n ib ile . In p a r t ic ola r e la c o ns e r v a z ion e e la v a lo r iz z a z ion e d e ll e a m en it ie s a sso c ia t e a lla d ot a z io n e d i r i sor se c u lt u r a li e a m b ie n ta l i d ov r e bb e f a v or i r e l’a t t iv a z io n e d e llo sv ilu pp o e n d og e no d e l te r r it or i o c o n f e r e n do g li un a m a g g io r e c o e sio n e so ci a le e nu o v a v it a li tà e c on o m ic a e im p r e n d it or i a le .

R iv it a liz z a z io n e d e ll' e co n om ia lo c a le a t t r a v e r so l a r ig e n e r a z io n e de lle id e n t it à p a e s ist ic o -c u lt ua li p e r p e r se g ui r e e st e r n a lit à d i -c on su m o e d i sis t em a

T r a sf or m a zi on e st r u tt u r a le de lle a t ti v ità d e ll' a r e a e d e ll 'o ff e r ta d i s e r v iz i, p e r co n t ra st a r e i f e n om e ni d i d e g r a d o e co n f e r ir e a l t e r r it o r io u n a lo g ic a d i sis te m a se c o n do il m o de l lo d ist r e t t u a le

A . C on se r va z io n e e v a lo r iz z a z ion e a t t iv a d e ll'i di os inc r a sia a n t ro p olo g i ca , cu lt u r a le , a m b ie n t a le ov v e r o d e lle id e n t it à lo ca li c o nc e p it e c o m e i pr i nc ip a li a t t r a tt o r i tu r is t ic i; B . P r om oz io ne di r ic e r c a e in n ov a z io n e p e r la r ig e n e r a z ion e d e lle r iso r se c u lt u r a li e

a m b ie n t a li ;

C . C r e a z ion e di c on s or z i t r a i p r op r ie t a r i d e lle r iso r se te r r it or i a li d a de st in a r e a r ic e t t iv it à d i q u a lit à ;

D . R e a liz z a z io ne di un a r e te di se r v iz i c ul tu r a l i q ua lif ic a t i p r e f e r ib ilm e nt e a l l’in t e r n o d i c o m p le ssi o d i e d if ic i d i pr e g io p e r i nc r e m e nt a r e l’ a tt u a le o f fe r ta e p e r c on s e nt ir n e u na c o r r e t t a f r u iz ion e in sin e r g ia c on le r iso r se na t u r a li;

E . S o st e g n o a l la c r e a z ion e d i m ic r o im p r e sa c u lt ur a le c h e , c o n la c o lla b o r a z ion e p u bb lic o -p r iv a t a a liv e llo lo c a le , a s sic u r i b uo n e -p r o s-p e t t iv e d i cr e sc it a e d i int e g r a z io ne c o n il t e r r it o r io ;

F . P r og e tt a z io n e e r e a liz z a z io n e d i u n m a r c h io d 'a re a d i o r ig in e e t ip ic it à de i p r o d ot t i e d i q u a lit à d e i se r v iz i d i o sp it a lit à e d i r ic e t t iv it à ;

G . R a f f o r z a m e n to e co o r d ina m e nt o d e g li a t to r i t e r r it o r ia li p e r la g e st io ne c o n so r zi a ta d e lle r iso r se e de i s e r v iz i a liv e llo lo c a le , na zi on a le e d e u r o pe o , p e r la in t e r c e t ta z io n e d e lla do m a n d a e s og e n a e la p r o m oz io n e d e l s ist e m a d i r iso r se pr e se n t i ne l t e r r it o r io

(6)

valorizzazione delle risorse naturali, ambien-tali e paesaggistiche; 3. qualificazione e potenziamento dei servizi al “turismo respon-sabile”. Con tale termine si intende superare il concetto di turismo ecologico incorporando, oltre la soddisfazione del turista e la tutela dell’ambiente, il rispetto della comunità loca-le e l’attenzione al suo sviluppo economico (Marzano, 2009). Le tre azioni sono, a loro volta, articolate in un insieme sistematico di interventi integrati, correlati alle misure del Programma Operativo della Regione Calabria 2007-2013 all’interno di più assi prioritari. Tali azioni hanno carattere fortemente immateriale e puntano sull’empowerment di individui e im-prese, e sulla creazione di reti di supporto pro-duttivo e crescita umana per agevolare il proces-so di generazione delle conoscenze quindi le di-namiche di formazione e apprendimento.

Il potenziale distretto culturale “Area grecanica” si caratterizza quindi per: la tipicità-peculiarità-unicità-irriproducibilità, o idiosin-crasia delle risorse culturali-ambientali; la rete di imprese attuali o potenziali in grado di crea-re un affidabile network di offerta; la domanda attuale e\o potenziale di fruizione e godimen-to; l’empowerment degli attori locali (Massimo et al., 2006).

3. La valutazione delle azioni del

piano-programma strategico

In generale un piano-programma strategico di sviluppo economico locale si configura come un progetto complesso, costituito da specifi-che azioni coerenti con quanto previsto dagli attuali strumenti di programmazione regiona-le. Questa tipologia di progetti persegue effi-cacemente i propri obiettivi se determina esternalità incrociate positive sulla base della combinazione di diverse azioni e interventi e se tali esternalità si traducono in un maggiore valore aggiunto e/o in una riduzione dei rischi negli effetti attesi dalle singole azioni. Solo l’identificazione accurata delle azioni e degli interventi consente una valutazione attendibi-le delattendibi-le rispettive esternalità (Brancati, 1992; Bollino e Brancati, 2001). In una prima

ap-prossimazione si può prefigurare la seguente tassonomia di esternalità: effetti sulla doman-da locale; effetti sulla domandoman-da esterna; effet-ti sull’offerta; effeteffet-ti sulla tecnologia; altri aspetti di natura socio-economica. Si tratta di un preliminare schema utile a individuare le componenti elementari degli effetti a cui in seguito attribuire quantità e valori per desu-mere la redditività attesa dal piano-program-ma strategico (Florio, 1999).

La misurazione degli effetti comporta la definizione di almeno due macrolivelli di valu-tazione: uno globale di natura multidimensio-nale per verificare gli effetti interdipendenti e sinergici del piano-programma nel suo comples-so; l’altro parziale di natura unidimensionale per selezionare, all’interno delle azioni speci-fiche, le alternative d’intervento sostenibili ov-vero più vantaggiose sul piano ambientale, culturale, sociale ed economico (Miccoli, 1995). Entrambi i livelli valutativi sono finalizzati a confermare, integrare o modificare le ipotesi di partenza complessive e parziali.

Per la valutazione globale di un piano-pro-gramma strategico di sviluppo economico lo-cale è possibile ricorrere ad almeno cinque fa-miglie di analisi: indicatori sintetici di caratte-re economico-finanziario e indicatori integrati di carattere socio-economico; shift-share analysis;

community impact evaluation; analisi multicriteri

semplificate; modelli macro-econometrici ap-plicati (Bollino e Brancati, 2001). La selezio-ne di una delle cinque famiglie di analisi di-penderà dalle specifiche condizioni di conte-sto, dalle informazioni disponibili e dalla congruità delle stesse rispetto le tipologie di azioni previste nel progetto.

Per la valutazione degli effetti derivanti dalla realizzazione delle azioni del piano-program-ma strategico sul territorio dell’Area Grecanica, si è adottato un sistema di indicatori sintetici di carattere economico-finanziario e di carat-tere socio-economico così strutturato:

1. set di indicatori di contesto per permettere

di verificare quale sia la situazione di partenza del distretto quindi di misurare gli obiettivi del progetto complessivo attraverso la quantificazione di determinati traguardi quali per esempio presenze di turisti; decremento

(7)

tasso di disoccupazione; incremento reddito pro capite etc;

2. set di indicatori di realizzazione per

monitorare l’attuazione degli interventi previ-sti nell’ambito di ciascuna azione;

3. set di indicatori di risultato per segnalare il

livello di perseguimento degli obiettivi speci-fici attraverso gli effetti prodotti dalla realiz-zazione degli interventi;

4. set di indicatori di impatto, riferiti a tutto il

territorio del distretto, per segnalare, attraver-so gli effetti complessivi degli interventi, il gra-do di perseguimento dell’obiettivo generale, e di verificare periodicamente la validità della promozione territoriale.

In generale un indicatore è l’espressione di una o più caratteristiche che possono essere empiricamente osservate o calcolate e ha lo scopo di cogliere gli aspetti di un fenomeno giudicati importanti ai fini del monitoraggio. I requisiti minimi che questo sistema deve pos-sedere possono essere sintetizzabili in: rappresentatività, accessibilità, affidabilità e operatività. In sé, un indicatore è scarsamente informativo se non è associato in un sistema in grado di fornire informazioni sistematiche e se non è finalizzato agli scopi della valutazio-ne (Mondini, 2000).

4. Riflessioni conclusive

Nella società contemporanea cresce la consa-pevolezza su quanto sia necessario, in una pro-spettiva economico-produttiva, la compatibi-lità tra attività economiche, conservazione e rigenerazione delle identità paesistico-culturali. Tali risorse, in quanto asset di pregio, sono or-mai pienamente inserite in questa prospettiva e assumono importanza per la crescita equilibrata di regioni in ritardo di sviluppo, specie nelle stra-tegie dell’Unione Europea che prevedono la pra-tica di una “conservazione produttiva” del patri-monio culturale e ambientale.

Il processo di valorizzazione delle risorse presenti nel territorio, secondo il modello distrettuale, può consentire nel lungo periodo il conseguimento di effetti tangibili in termini di miglioramento della qualità della vita,

in-cremento della produttività nei settori cardi-ne, creazione di micro-impresa culturale e cre-scita occupazionale.

Partendo dunque dall’asset di pregio presente in un determinato territorio, per il successo di una strategia fondata sul settore culturale di-venta necessario (Valentino, 2003): il coinvolgimento di tutti gli stakeholder sia nella fase di redazione che in quella di attuazione del progetto mettendo in luce gli obiettivi con-divisi; la consapevolezza della ricchezza cultu-rale del territorio; la valorizzazione della varie-tà delle esperienze in atto; l’integrazione delle risorse culturali con le altre risorse e attività presenti; il coordinamento con gli altri piani e progetti settoriali; l’individuazione delle dire-zioni di sviluppo percorribili e di un cronoprogramma delle azioni da realizzare.

Uno dei nodi più difficili da affrontare è senz’altro l’incompatibilità tra obiettivi di com-patibilità ecologica e culturale, di giustizia so-ciale e di efficienza economica e la necessità di conferire, ai processi di formazione e di realiz-zazione dei progetti a scala territoriale, equità, trasparenza, partecipazione democratica ed ef-ficienza. La valutazione economica può in que-sto conteque-sto svolgere il ruolo di supporto, in-formazione critica, guida e coordinamento per concertare la volontà dei diversi attori pubbli-ci e privati e vagliare le varie ipotesi allo scopo di modificare e/o integrare le scelte iniziali in relazione ai potenziali effetti e al contesto so-ciale, ambientale, culturale ed economico in cui si collocano.

*

Bibliografia

Bollino C.A., Brancati R. (2001) “I progetti Integrati territoriali: concetti economici e metodi analisi”. Mazzola F., Maggioni M.A. (eds) Crescita regionale ed urbana nel

mercato globale. Modelli, politiche, processi di valutazione.

AISRE. Franco Angeli. Milano

Brancati A. (1992) “La costruzione di indici sintetici di sviluppo e l’analisi dello sviluppo economico-territoriale”.

Atti della XIII Conferenza Italiana di Scienze Regionali

Canevari A., Giambruno M. (2009) “Centri storici e pa-esaggio culturale. Studi e ricerche per l’area meridionale”.

Agribusiness Paesaggio & Ambiente. Volume XII, n. 3

Colaizzo R., Deidda D. (eds) (2003) Progetti e immagini

del territorio. L’esperienza del PIT nelle regioni del Mezzo-giorno. Donzelli. Roma

(8)

Florida R. (2003) L’ascesa della nuova classe creativa. Mondadori. Milano

Florio M. (1999) “La valutazione delle politiche di svi-luppo locale”.Associazione Italiana di Valutazione. La

valu-tazione delle politiche industriali. Roma, 2 dicembre 1999

Marshall A. (1920, 8th) Principles of Economics. Macmillan. London

Massimo D.E., Musolino M., Barbalace A. (2006) “Uno strumento integrato economico-urbanistico per il governo territoriale di area vasta. Il Sistema Generale di informazione per la Valutazione (SGV). Un caso applicativo”. Marone E.

Area Vasta e governo del territorio. Nuovi strumenti giuridici, economici e urbanistici. Firenze University Press. Firenze

Marzano G. (2009) “Turismo rurale: l’importanza delle culture locali”. Agribusiness Paesaggio & Ambiente. Volume XII, n. 1

Miccoli S. (1995) “La valutazione di fattibilità nei pro-grammi complessi in ambito urbano”. Genio Rurale, n. 3

Mondini G. (2000) “La definizione degli impatti e la loro misurazione in una logica di valutazione strategica dello sviluppo”. Atti del XXX Incontro di studio del Centro Studi di Estimo e di Economia Territoriale. Ce.S.E.T. Uso delle

risorse naturali nei territori rurali e nelle aree protette: aspetti

economici, giuridici ed estimativi. Potenza 5-6 ottobre 2000.

Ce.S.E.T. Firenze

Piore M., Sabel C. (1984) The Second Industrial Divide. Basics Books. New York

Porter M.A. (1990) The competitive advantage of Nations. The Free Press. New York

Sacco, P. L. (2002) “La cultura come risorsa economica per lo sviluppo locale”. La Nuova Città, n. 8

Sacco, P. L. (ed) (2004) Cultura e creazione di valore.

Processi formativi e nuovi modelli di sviluppo per le economie post-industriali. Rubettino Editore. Soveria Mannelli,

Catanzaro

Santagata W. (2001) Produrre cultura II. Note di

economia sulle istituzioni e sui mercati culturali. Celid. Torino

Sen A. (1994) La disuguaglianza. Il Mulino. Bologna Sen A. (2002) Globalizzazione e libertà. Mondadori. Milano

Valentino P. (2003) Le trame del territorio. Politiche di

sviluppo dei sistemi territoriali e distretti culturali. Sperling &

Kupfer. Milano

Valentino P. (2005) I distretti Culturali nuove opportunità

Riferimenti

Documenti correlati

Figura 109 – Segnale dell’isotopo 66 Zn, espresso come % rispetto al segnale stabile, relativo ad un campione di osso archeologico analizzato dopo una soluzione di lavaggio (HNO 3

The present thesis, inspired by this philosophy, was focused on two research branches: the investigation of ancient mortars and the elemental analysis of archaeological bones by

Per questo è importante che le ASL si attivino per predisporre questi spazi (anzi, a dire il vero avrebbero già dovuto farlo dall’inizio della pandemia), dato che il

• canale dedicato al microfascio esterno (dimensioni fino a 10 µm) per misure nel campo dei beni culturali, della. geologia,

8. indica i seguenti dati: domicilio fiscale; codice fiscale; partita IVA; indica l’indirizzo PEC oppure, solo in caso di concorrenti aventi sede in altri Stati membri,

DEFINITA COME “LA TRADUZIONE DI UN REQUISITO TECNOLOGICO NELLE CARATTERISTICHE FUNZIONALI ALLA DURATA E ALLA SUA AFFIDABILITA' CHE CONNOTANO LE PARTI COMPONENTI

I beni culturali riqualificati con i Fondi europei della Regione Emilia-Romagna nel periodo 2014-2020 sono un esempio efficace della cultura intesa come motore dello sviluppo del

Qualificazione, formazione, promozione, partecipazione sono possibili grazie all’a- zione sinergica della programmazione europea, che mette al proprio centro città, qualità della