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Strategie di (de)sincronizzazione: l’organizzazione del tempo e delle attività quotidiane tra i coniugi/conviventi occupati

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Academic year: 2021

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1  Primo Convegno SISEC (Società Italiana di Sociologia Economica): Roma, 26-27-28 Gennaio 2017.

“LE NUOVE FRONTIERE DELLA SOCIOLOGIA ECONOMICA” Panel N.ro 3:

Genere, lavoro e famiglia, tra mutamenti dei contesti ed esiti delle politiche (Manuela Naldini, Mauro Migliavacca)

Strategie di (De)sincronizzazione:

L’Organizzazione del Tempo e delle Attività Quotidiane tra Coniugi/Conviventi Occupati Alessandro Scalcon & Ivano Bison

Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale Università degli Studi di Trento via Verdi, 26 – 38100 TRENTO (IT)

 

Abstract

In questo lavoro s’indaga l’organizzazione delle attività quotidiane di 873 coppie di coniugi/conviventi occupati durante una giornata feriale in Italia. L’obiettivo è di verificare in che modo le diverse strategie di (de)sincronizzazione dei tempi di Lui e Lei dedicati alle diverse attività quotidiane incidano sulla divisione del lavoro non-retribuito e sul livello di soddisfazione dei partner.

Ciò che si ipotizza è che le soluzioni di divisione del lavoro domestico e di cura entro le coppie di occupati si costituiscano attorno ad “equilibri multipli” (Esping-Andersen et al., 2013), e si manifestino attraverso differenti strategie di (de)sincronizzazione delle attività svolte da Lui e Lei nell’arco della giornata. Inoltre, si ipotizza che le differenti forme di (de)sincronizzazione siano il risultato di una complessa co-azione tra vincoli esterni (tipo di occupazione dei partner, area geografica) ed interni alla convivenza (presenza di figli) e caratteri culturali di ciascun partner (livello di istruzione).

Applicando le tecniche della social sequence analysis ai dati Istat sull’Uso del Tempo 2008-2009, si sono analizzate le informazioni rilevate nei diari giornalieri di Lui e di Lei tra le 07:00 e le 22:00.

Dalle analisi emergono sette differenti pattern di organizzazione delle attività dei due partner durante la giornata, a loro volta sottesi a tre distinti equilibri/strategie: (i) sincronizzazione, (ii)

desincronizzazione funzionale e (iii) desincronizzazione disfunzionale.

I sette pattern sono a loro volta significativamente associati sia con i livelli educativi e i caratteri socio-demografici dei due partner, che con vincoli interni ed esterni alla convivenza. Emerge, infine, una significativa associazione tra i diversi tipi di (de)sincronizzazione e i livelli di soddisfazione di Lei e Lui.

 

Introduzione. 

Dagli anni Sessanta del secolo scorso l’uso del tempo delle coppie nei paesi industrializzati ha subito un radicale cambiamento. Alcune evidenze empiriche suggeriscono come l’incremento nel numero di coppie in cui entrambi i partner lavorano – assecondato dalla diffusione di nuovi modelli normativi alternativi al tradizionale modello del male breadwinner (Hakim, 2003; Naldini et al., 2011) – stia portando a una riduzione del gap di genere nel tempo quotidiano dedicato al lavoro non retribuito. Tuttavia, la convergenza è lenta e tutt’altro che compiuta. Ancora oggi, nei fatti, il lavoro domestico può essere considerato un “lavoro delle donne” (Gershuny 2000; Hook 2006; Raley et

al., 2012, Craig et al. 2014).

Il tempo delle donne dedicato al lavoro domestico non solo si è ridotto in proporzione meno rispetto all’accresciuto tempo dedicato al lavoro retribuito, ma si conferma la persistenza di un certo

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grado di segregazione di genere per alcune specifiche attività (Coleman, 1988). Ancora oggi, infatti, il coinvolgimento maschile al lavoro domestico si limita spesso a sporadiche mansioni che esulano dalla gestione ordinaria della convivenza (Kan et al., 2011; Moreno-Colom, 2015). In modo analogo, le attività più stressanti e routinarie di cura dei figli continuano a rappresentare un onere per lo più a carico delle donne (Budig et al., 2004; Craig, 2006; Raley et al., 2012).

Simili disparità di genere nelle diverse attività di lavoro non retribuito rischiano di minare la quantità e qualità del tempo libero delle donne – a maggior ragione se impegnate anche nel mercato del lavoro – con inevitabili ripercussioni sia sulla soddisfazione individuale sia sul benessere di coppia (Bittman et al., 2000; Hamermesh, 2002; Mattingly et al., 2003; Beblo et al., 2008; Lesnard, 2008; Naldini et al., 2011).

La rational choice e gli studi di genere (Carriero, 2009) sono i due principali filoni in cui si possono ricondurre le diverse teorie proposte in letteratura volte alla comprensione del perché gli oneri domestici e di cura continuino a gravare primariamente sulle spalle di Lei. Tuttavia, ciascuna di queste due prospettive, se presa a unico framework di riferimento è incapace di cogliere a pieno la complessità del fenomeno in questione.

Un importante e recente contributo, che muove verso la comprensione delle logiche di comportamento delle coppie attraverso l’integrazione di spiegazioni sia economico-materiali sia simbolico-culturali, è rappresentato dall’approccio degli “equilibri multipli” alle specializzazioni di coppia (Esping-Andersen et al., 2013).

Anche dal punto di vista dell’analisi empirica si riscontrano diversi problemi che limitano ulteriormente la conoscenza e la comprensione delle dinamiche quotidiane intra-familiari legate al bilanciamento lavoro-famiglia. Un primo limite è che a fronte di un notevole sviluppo metodologico della time use research rappresentato dai diari giornalieri – particolarmente utili allo studio della divisione di genere dei compiti di lavoro-famiglia (Michelson, 2005) – gli studi si sono limitati per lo più a osservare la relazione tra lavoro e compiti di cura domestica, tralasciando il complesso intreccio di attività che compongono la giornata di Lui e Lei (Gracia et al., 2016). Un secondo limite sta nell’approccio dominante con cui finora si è guardato ai dati sull’Uso del Tempo. Con i

time-budget l’attenzione è stata rivolta alla quantità di tempo dedicato alle attività quotidiane,

trascurando però in quali momenti della giornata le attività avvengono. Se capiamo così poco di come le coppie si distribuiscano i compiti di lavoro domestico in accordo con i propri reciproci impegni di lavoro, è anche a causa di un eccesso di semplificazione con cui si guarda al tempo (Lesnard, 2005).

Una soluzione volta a catturare in modo olistico il “quanto” e il “quando” ci viene dalla

sequence analysis (Abbott, 1983, 1984, 1988, 1990a, 1990b, 1991, 1992, 1995, 2000, 2001; Abbott

& Forrest, 1986; Abbott & Hrycak, 1990; Abbott & Tsay, 2000; McIndoe & Abbott, 2004, Lesnard 2004, 2005, 2008; Lesnard et al. 2009). Con questa tecnica di analisi è possibile analizzare l’intera sequenza delle attività svolte da Lui e da Lei durante la giornata. Ciò ci permetterà, sia di comprendere più a fondo come i partner organizzano le seguenti sei macro-attività (a) dormire; (b) cura della persona; (c) lavoro retribuito; (d) spostamento; (e) lavoro di cura non-retribuito; (f) tempo libero durante l’intero arco della giornata, sia di far emergere il complesso intreccio che sta alla base delle diverse specializzazioni lavoro-famiglia (Esping-Andersen et al., 2013). Il risultato di

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quest’approccio olistico e multidimensionale favorirà la contestualizzazione delle diverse specializzazioni di coppia entro una più esaustiva individuazione delle diverse strategie quotidiane.

In definitiva, l’approccio degli “equilibri multipli” alle specializzazioni di coppia (Esping-Andersen et al., 2013) e l’analisi delle sequenze applicata allo studio dei diari giornalieri (Lesnard, 2004) sono le due dimensioni su cui poggia questo studio.

Divisione del lavoro domestico e strategie di (de)sincronizzazione.

Le teorie del comportamento utili alla comprensione delle dinamiche di divisione del lavoro entro le coppie possono essere ricondotte a due prospettive principali, l’una di rational choice, di matrice economica, e l’altra degli studi di genere, di matrice culturalista (Carriero, 2009).

La prospettiva della ‘scelta razionale’ si costituisce attorno all’approccio della ‘specializzazione ottimale’ (optimality secialization) sviluppato dalla new home economics (1964, 1965, 1976, 1981). Per la specializzazione ottimale, l’ineguale divisione del lavoro domestico entro le coppie rifletterebbe un condiviso criterio di efficienza sotteso al comportamento dei partner. L’allocazione del tempo da destinare alle diverse attività quotidiane sarebbe guidata da un obiettivo di massimizzazione di una funzione d’utilità di famiglia. Secondo quest’approccio, se Lei continua a svolgere più lavoro domestico rispetto a Lui è perché Lei è meno produttiva nel mercato del lavoro.

Tuttavia, se è vero che una certa specializzazione di genere nella divisione del lavoro domestico favorirebbe la massimizzazione del benessere di coppia qualora la produttività dei partner nel mercato del lavoro fosse diversa, allora dovrebbe valere anche il contrario: la specializzazione ottimale tra partner parimenti produttivi nel mercato del lavoro dovrebbe tradursi in un’equa ripartizione del lavoro domestico (Esping-Andersen, et al., 2013). Alcune evidenze empiriche, tuttavia, smentiscono quest’attesa (Brines, 1994; Greenstein, 2000; Bittman et al., 2003). In generale, quindi, una visione che poggi su di un criterio di razionalità condiviso tra i partner pare da subito insufficiente.

Un altro punto di vista è rappresentato dall’approccio detto di time availability (Coverman, 1985; Presser, 1994). In questo caso, la questione andrebbe affrontata con riferimento alla diversa ‘disponibilità di tempo’ di Lui e Lei, riflesso di una certa disparità di genere nell’impegno quotidiano richiesto dal mercato del lavoro, tanto nella quantità complessiva di ore di lavoro (Coverman, 1985) quanto nell’organizzazione stessa degli orari lavorativi all’interno della giornata (Presser, 1994). In breve, l’approccio in parola abbandona argomentazioni riferite alla diversa utilità marginale dei partner in favore di spiegazioni più pratiche: la ridotta partecipazione maschile al lavoro domestico è da intendersi come l’esito di una maggior esposizione di Lui ai vincoli temporali legati alla sfera occupazionale.

Coverman (1985) individua negli impegni di lavoro e nella presenza di figli i due principali vincoli temporali quotidiani, rispettivamente “esterni” e “interni” alle coppie. Le principali operativizzazioni atte a catturare la maggior o minor disponibilità di tempo dei partner riguardano lo status occupazionale, l’orario di lavoro e l’età/numero di figli (Dotti Sani, 2012). Secondo l’approccio in parola, sarebbero proprio le diverse caratteristiche occupazionali di Lui e Lei a spiegare il loro diverso coinvolgimento nel lavoro domestico: Lui godrebbe di status occupazionali tendenzialmente più elevati e per questo sarebbe esposto a orari di lavoro più estesi, nonostante la

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maggior ‘sovranità temporale’ sulla calendarizzazione degli stessi (Gershuny, 2000; Warren, 2003; Lesnard et al., 2009). In effetti, alcune evidenze ci mostrano come a parità di condizione occupazionale dei due partner, Lei tenda comunque a dedicare più tempo nel lavoro non retribuito (Mattingly et al., 2003; Beblo et al., 2008; Dotti Sani, 2012). Senz’altro l’organizzazione degli orari di lavoro dei partner rappresenta un elemento centrale nella comprensione delle specializzazioni lavoro-famiglia. Esso però non può essere preso a unico framework esplicativo.

A differenza della ‘specializzazione ottimale’ e della ‘disponibilità di tempo’, l’approccio detto di resource bargaining o ‘negoziazione delle risorse’ (Manser & Brown, 1980; McElroy & Horney, 1981; Brines, 1994) abbandona una visione cooperativa del comportamento di coppia. In questo caso, le dinamiche di scelta riguardanti l’allocazione di tempo alle attività di lavoro-famiglia sono intese come l’esito di una strategia non-cooperativa, basata su di un’iniziale divergenza di preferenze tra i partner. La non-desiderabilità delle attività di lavoro domestico per entrambi i partner attiva dei processi negoziali interni alla coppia, attraverso cui sia Lui, sia Lei, cercano di sottrarsi il più possibile agli oneri di lavoro domestico. La persistente segregazione di genere in queste attività è dunque intesa come l’esito di un’asimmetria di potere decisionale tra Lui e Lei – in

favore di Lui – legata a un diverso accesso a risorse economiche, di prestigio, ma anche culturali.1

La centralità delle disparità economiche nella configurazione delle disuguaglianze di divisione del lavoro entro le coppie trova supporto in un ulteriore modello di stampo egoistico e razionale-strumentale, detto di economic dependency o ‘dipendenza economica’ (Sørensen & McLanahan, 1987). In questo caso, l’ammontare di lavoro domestico e di cura di un partner è visto come moneta di scambio per la sicurezza materiale e il sostegno economico garantito dall’altro partner. Posto che ciascun partner condivida interamente le proprie risorse economiche con l’altro, l’approccio in parola postula un’associazione lineare a coefficiente negativo tra il contributo al reddito e l’ammontare di tempo dedicato al lavoro domestico. Per Sørensen & McLanahan (1987) la diseguale ripartizione degli oneri domestici a sfavore di Lei è da spiegarsi come funzione di un perdurante svantaggio materiale relativo rispetto a Lui.

Questa visione monotònica, efficace nella sua semplicità, soffre tuttavia di molteplici limiti (Brines 1994; Greenstein, 2000; Bianchi et al. 2000; Gupta 2007; Sullivan 2011) che si aggiungono al dibattito circa l’inadeguatezza di alcuni degli assunti qualificanti l’intero corpus teorico riconducibile alla prospettiva della rational choice, come quelli della neutralità di genere e della simmetria delle preferenze. Il fatto che la linearità della ‘dipendenza economica’ sia sub-ottimale nella descrizione del comportamento dei partner e che questo possa essere meglio rappresentato da andamenti non lineari di segno opposto per Lui e per Lei, metterebbe in luce l’esistenza di razionalità distinte e riferite a differenti rappresentazioni di genere (Brines, 1994; Greenstein, 2000).

Gli studi di genere, nel loro complesso, guardano alle attività di lavoro domestico come potenti catalizzatori di significati simbolici, relativi all’identità individuale e sociale di ciascun partner in quanto ‘uomo’ o ‘donna’. Secondo la teoria del doing gender (Berk, 1985; West &

      

1 Si segnala con Coltrane (2000) l’affinità dei modelli della ‘negoziazione delle risorse’ con l’insieme delle cosiddette ‘teorie dello scambio’ (Blau, 1964; Curtis, 1986). L’unica sostanziale differenza rispetto all’approccio precedente riguarderebbe il focus di queste ultime sulle sole risorse economiche – il reddito – nella definizione del “potere di scambio”, con la marginalizzazione del ruolo attribuito alle risorse culturali, quale il livello d’istruzione (Coltrane, 2000; Menniti, 2012).

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Zimmerman, 1987) l’interazione domestica tra i partner all’interno di una relazione eterosessuale rappresenta una delle arene più significative della perpetuazione e rappresentazione dei costrutti sociali di genere, per i quali la divisione del lavoro domestico diventa un indicatore chiave.

Tornando al dibattito empirico, secondo l’interpretazione del gender display (Brines, 1994) la soltanto parziale conferma empirica di una relazione lineare negativa tra il contributo al reddito e l’impegno in lavoro domestico si spiegherebbe proprio con la pervasività normativa del tradizionale modello del male breadwinner. Detto altrimenti, un uomo economicamente ‘dipendente’ dalla propria partner attiverebbe forti resistenze al lavoro domestico nel tentativo di opporsi all’eccessiva ‘femminilizzazione’ del proprio ruolo in famiglia così da riaffermare la propria identità di genere. Quanto più lui sarà dipendente dalla sua partner, tanto più cercherà di sottrarsi all’ammontare di lavoro domestico atteso dai modelli dello scambio lineare (Brines, 1994).

Le integrazioni proposte dalla tesi della deviance neutralization (Greenstein, 1996a, 1996b, 2000; Atkinson & Boles, 1984), volti a modellare l’ammontare di lavoro domestico in termini relativi al fine di catturarne gli aspetti distributivi all’interno delle coppie, estendono la validità della suddetta interpretazione ad entrambi i generi e, di fatto, consolidano la tesi del gender display (Sullivan, 2011). Secondo Greenstein (2000) le donne ‘breadwinner’ tenderebbero a sobbarcarsi più lavoro domestico di quello previsto sotto ipotesi di linearità, adottando un comportamento inverso a quello degli uomini ma ancora una volta finalizzato a neutralizzare una certa deviazione rispetto ai tradizionali ruoli di genere.

Per di più, alcune evidenze suggeriscono come certi comportamenti di neutralizzazione della

devianza possano verificarsi in modo indipendente rispetto all’ideologia di genere2 dei due partner,

al netto cioè di attitudini e valori più o meno tradizionali o egualitari (Greenstein, 2000). Una lettura, quest’ultima, utile all’interpretazione della distanza che intercorre tra il discorso di genere idealizzato e le pratiche reali in tema di ruoli famigliari – tra attitudini e comportamenti – documentato dalla letteratura empirica (Oláh et al., 2014). Una distanza, per altro, che rischia di assumere anch’essa dei connotati di genere, con una maggior probabilità da parte delle donne rispetto agli uomini di adottare pratiche pertinenti rispetto alla propria ideologia di genere (Baxter, 1997).

Va detto, però, che se inizialmente le prospettive del gender display hanno avuto un certo grado di conferme empiriche (Bittman et al., 2003; Evertsson & Nermo, 2004), in seguito, successive analisi hanno suggerito spiegazioni alternative che, di fatto, limiterebbero la validità delle spiegazioni di genere rispetto alla divisione dei compiti di lavoro-famiglia solo a certi gruppi

socio-economici (Gupta 2006; 2007; Gupta & Ash 2008; Sullivan, 2011).3

      

2 ‘Ideologia di genere’ non è ‘identità di genere’. Quest’ultima, infatti, si riferisce al «senso più profondo» di ciò che uno/a è (Goffman, 1977: 315), all’auto-definizione del sé. D’altra parte, l’ideologia di genere è costituita da tutti quegli elementi che concorrono in tale processo. Si prenda il tema della partecipazione al lavoro domestico per gli uomini: per alcuni l’‘essere uomo’ potrebbe esigere la capacità di condividere equamente ciascuno di questi oneri con la propria partner; per altri potrebbe trattarsi di compiti esclusivamente femminili, che esenterebbero l’uomo da qualsiasi rilevante contributo (Greenstein, 1996b)

3 Secondo la cosiddetta autonomy hypothesis (Gupta 2006; 2007), ad esempio, il fatto che anche in caso di indipendenza economica Lei tenda a sovra-contribuire al lavoro domestico rispetto a Lui celerebbe un’associazione non lineare (negativa) tra il reddito relativo ed il reddito assoluto di Lei. Questo perché le donne ‘breadwinner’ sarebbero più probabilmente riferite a coppie a basso reddito e pertanto il loro pur cospicuo contributo materiale relativo si tradurrebbe in una comunque scarsa disponibilità economica, ovvero in un minor potere d’acquisto di servizi di mercato

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Pochi sono gli studi empirici che si sono adoperati al fine di coniugare i contributi della scelta razionale e degli studi di genere in un unico approccio esplicativo.

Un contributo in questa direzione è rappresentato dall’approccio analitico dei multiple

equilibria di Esping-Andersen, Boertien, Bonke e Garcia (2013). Si tratta di un utile punto di

partenza per evidenziare come le diverse specializzazioni di coppia si strutturino attorno a logiche di comportamento qualitativamente distinte, prodotte dalla co-azione di meccanismi generativi differenti, di carattere sia culturale sia materiale.

Il concetto chiave è quello di ‘equilibrio’, inteso come un ben definito e interiorizzato regime normativo in riferimento alla prescrizione dei più appropriati ruoli di genere nella divisione dei compiti di lavoro-famiglia, dove l’agire di Lui/Lei si basa su delle chiare aspettative circa le scelte del proprio partner. Ciò detto, per modelli normativi a ‘equilibri multipli’ si intende una situazione di graduale transizione dal modello del male breadwinner verso modelli normativi più egualitari. Durante questa transizione ‘vecchi’ e ‘nuovi’ modelli di comportamento finiscono per co-esistere, senza che nessuno di essi riesca a imporsi come consuetudine di riferimento (Esping-Andersen et

al., 2013).

Secondo questa impostazione, l’attivazione del processo di indebolimento della normatività tradizionale si deve a radicali cambiamenti di contesto, esterni alle coppie. Shock esogeni quali, ad esempio, la diffusione del controllo delle nascite, l’applicazione di nuove tecnologie domestiche, l’espansione della classe media impiegatizia e l’introduzione di contratti e relazioni di lavoro atipico sarebbero stati decisivi nell’avviare la rivoluzione dei ruoli femminili rispetto al bilanciamento lavoro-famiglia (Goldin, 1990, Hakim, 2000). L’indebolimento del tradizionale modello normativo del male breadwinner, attivato da questi shock esogeni, riconfigura le attese e i comportamenti individuali. Tuttavia questo non implica l’automatico consolidarsi di standard normativi alternativi. Perché ciò avvenga, è necessario che questi mutamenti di opportunità siano

assecondati dall’effettivo comportamento di una certa ‘massa critica’ (Breen & Cooke, 2005).4 Solo

quando un sufficiente numero di individui adotterà le prescrizioni e le aspettative emergenti, riproducendole nel tempo attraverso i propri comportamenti, solo allora un nuovo equilibrio potrà affermarsi sul precedente (Esping-Andersen et al., 2013).

L’approccio degli ‘equilibri multipli’ individua la seguente tripartizione analitica delle specializzazioni di genere nei compiti di lavoro-famiglia: i) equilibrio tradizionale; i) equilibrio

instabile; i) equilibrio egualitario (Esping-Andersen et al., 2013:3). I fondamenti

dell’equilibrio/specializzazione ‘tradizionale’ sono ben noti e si riferiscono a situazioni di forte segregazione di genere nella divisione dei compiti domestici/di cura e nella partecipazione al mercato del lavoro. ‘Equilibri instabili’ emergono in quelle coppie che, nonostante una non risolta

        – quali, ad esempio, l’assunzione di coadiuvanti familiari – utili al contenimento del carico di lavoro domestico (Gupta, 2006; 2007; Gupta & Ash 2008). 

4 Il modello della ‘massa critica’ di Breen & Cooke (2005) è di chiaro stampo razionale e si rifà proprio alla teoria dei giochi ed ai modelli della ‘negoziazione delle risorse’. Secondo gli autori, per spiegare come mai si continui a registrare una certa disuguaglianza nella divisione dei compiti domestici nonostante l’aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro, è necessario guardare ai processi del ‘mercato matrimoniale’ che conducono alla formazione e al disfacimento delle coppie, poiché le disuguaglianze che possiamo osservare si riferiscono a quelle coppie che, più di altre, riescono a durare nel tempo. In sintesi, gli autori sostengono come le coppie caratterizzate da divisioni del lavoro ineguali risultino positivamente selezionate rispetto a quelle più egualitarie, a causa della carenza di uomini “cooperativi” sul mercato matrimoniale, i quali non raggiungono la ‘massa critica’ necessaria ad assorbire l’aumento della quota di donne “autonome” verificatosi negli ultimi decenni e tutt’ora in corso (Breen & Cooke, 2005).

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asimmetria nella divisione dei compiti di lavoro-famiglia, evidenziano comunque una certa devianza dai ruoli tradizionali verso una maggiore equità di genere. Infine, si hanno gli ‘equilibri egualitari’ quando la specializzazione di genere rispetto ai compiti di lavoro-famiglia evidenzia una condivisa razionalità di simmetria, che si traduce in una simile condizione materiale di Lui e Lei e in una equa divisione del lavoro domestico e di cura.

Da ciò discende che in assenza di un modello normativo dominante sufficientemente interiorizzato i margini di reazione identitaria sarebbero maggiori, i comportamenti più eterogenei e le scelte molto più legate a certi caratteri – culturali ma anche materiali – dei partner. Il comportamento di Lui e Lei tenderebbe invece ad essere più omogeneo per le coppie con ideologia di genere tradizionale. Esse perpetueranno per via endogena modelli normativi ben definiti, che aumentano il costo della devianza dai ruoli prescritti, massimizzano le disuguaglianze di genere nella divisione del lavoro domestico ed evidenziano più chiare situazioni di ‘dipendenza economica’ (Sørensen & McLanahan, 1987). Per le coppie il cui comportamento denoti l’interiorizzazione di un ‘equilibrio egualitario’, ovvero di simmetria di genere nel coinvolgimento alle diverse attività quotidiane, le spiegazioni di un eventuale e comunque ridotta disuguaglianza nel carico di lavoro domestico non potranno più muovere su basi di genere, ma soltanto su logiche di

rational choice (Esping-Andersen et al., 2013).

L’approccio degli ‘equilibri multipli’ inoltre pare prestarsi molto bene nel catturare la complessità delle relazioni che intercorrono tra gli impegni di lavoro dei due partner e la distribuzione delle altre (molteplici) attività quotidiane. Le coppie di lavoratori sperimentano quotidiani e pressanti vincoli temporali che derivano dalla combinazione degli impegni che entrambi hanno nel lavoro. Per queste coppie, il rischio di esperire una quotidiana condizione di ‘scarsità del tempo di famiglia’ è evidentemente elevata (Saraceno, 2012) e pone in essere una duplice sfida: il riuscire a ‘trovare’ il giusto tempo da poter da poter impiegare per la famiglia, in attività di lavoro non-retribuito, ma anche quello da poter trascorrere con la famiglia, in attività desiderabili e condivise. Queste coppie, in altri termini, sono chiamate ad adottare “strategie di complementarietà” (Mansour et al., 2013) rispetto ai propri orari di lavoro, al fine di conciliare il più possibile le esigenze di ‘produzione’ e di ‘consumo’ familiare.

Le strategie quotidiane di coppia sono ben lontane dal comporsi casualmente: le caratteristiche occupazionali dei partner, infatti, ne influenzano notevolmente la capacità di manipolare e riorganizzare gli orari di lavoro a piacimento, limitando sistematicamente la possibilità di alcune coppie di sincronizzarsi o desincronizzarsi durante la giornata (Warren, 2003; Lesnard et al., 2009). Come rilevato in alcuni studi, un certo grado di desincronizzazione dei tempi di lavoro potrebbe rappresentare una soluzione desiderabile, nella misura in cui tende a favorire una più equa divisione del lavoro domestico e di cura tra i partner (Presser, 1994; Chenu et al., 2002; Lesnard, 2008; Naldini et al., 2011). Allo stesso tempo si riconosce l’importanza di un certo grado di sincronizzazione lavorativa nel favorire l’accesso a momenti di tempo libero condiviso tra i partner (Hamermesh, 2002; Lesnard, 2008).

In definitiva, uno sguardo alla sola distribuzione delle attività di lavoro domestico tra i partner rischia di allontanarci dalla comprensione delle reali logiche del comportamento di coppia (Esping-Andersen et al., 2013). Se, invece, riuscissimo a estendere lo sguardo verso la molteplicità delle attività che compongono la vita quotidiana, allora potremmo dare conto della funzionalità sottesa

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alle diverse specializzazioni di coppia, siano esse “egualitarie”, “instabili” o “tradizionali”. Per ‘funzionalità’ intendiamo proprio la capacità/volontà di Lui e Lei di organizzare il complesso delle attività extra-lavorative in accordo con i reciproci impegni di lavoro, al fine di condividere il più possibile le attività ‘necessarie’ e liberare tempo per sé. D’altro canto, una pressoché simmetrica divisione del lavoro tra i partner che non preservi l’accesso a un tempo libero condiviso potrebbe rappresentare una soluzione controproducente e scarsamente desiderabile per la coppia (Voorpostel

et al., 2010).

Un altro limite della letteratura sull’Uso del Tempo si ricollega al già accennato elemento chiave per la comprensione delle strategie quotidiane di coppia: la (de)sincronizzazione dei tempi di Lui e Lei. Che cosa intendiamo quando parliamo di (de)sincronizzazione e come intendiamo misurarla? A oggi il tema è stato affrontato quasi esclusivamente attraverso un approccio statico, di ‘quantità’, di time-budget. I termini ‘sincronizzazione’ e ‘sovrapposizione’ sono stati spesso utilizzati in modo interscambiabile, come sinonimi. Fino ad ora, una coppia è stata definita come sincronizzata qualora Lui e Lei si dedicassero contemporaneamente alla stessa attività per un certo ammontare di tempo quotidiano.

Si tratta di un limite cruciale allo studio sull’uso del tempo, un eccesso di semplificazione che rischia di ostacolare notevolmente l’acquisizione di nuova conoscenza in tema di divisione del lavoro entro le coppie (Lesnard, 2005, 2008). Un approccio simile, in effetti, non consente di capire ‘quando’ entrambi i partner stiano contemporaneamente svolgendo una stessa (o una diversa) attività e, di conseguenza, come questi si organizzino reciprocamente durante la giornata. Da qui l’importanza di sviluppare un approccio olistico in grado di analizzare le giornate nel loro complesso, al fine di cogliere la parte ‘vitale’ (Hallberg, 2002) dei meccanismi generativi sottostanti la divisione quotidiana del lavoro entro le coppie; al fine di descriverne i ‘progetti’ quotidiani (Hägerstrand, 1982) e le ‘strategie di complementarietà’ (Mansour et al., 2013) utili a una più profonda comprensione degli ‘equilibri multipli’ di coppia (Esping-Andersen et al., 2013).

Quest’alternativa al time-budget è rappresentata dalla sequence analysis (Abbott, 1983, 1988, 1990, 1992, 1995; Abbott & Forrest, 1986; Abbott & Hrycak, 1990; Abbott & DeViney, 1992; Abbott & Tsay, 2000). Purtroppo però, se in altri campi di ricerca l’analisi delle sequenze si sta – seppur lentamente e faticosamente – affermando, le sue applicazioni alla time use research sono pressoché nulle. A conoscenza di chi scrive, l’unico contributo allo studio delle (de)sincronizzazioni quotidiane di coppia per mezzo della analisi delle sequenze è quello di Lesnard (Lesnard 2004, 2005, 2008; Lesnard et al. 2009). Un contributo senz’altro innovativo, il cui limite però sta nel preservare l’integrità temporale della sola attività di lavoro retribuito, riducendo la complessità della vita quotidiana delle coppie a semplici sequenze binarie lavoro/non lavoro. La conseguenza è che non c’è dato di sapere in che modo si organizzino le altre attività. Un limite che il presente lavoro intende superare, attraverso l’analisi di sequenze multinomiali.

Si è detto come questo studio muova dall’approccio degli ‘equilibri multipli’ di Esping-Andersen et al. (2013), operazionalizzandolo attraverso le diverse forme di (de)sincronizzazione messe in atto dalla coppia. Da un lato, con l’estensione dell’analisi alla molteplicità delle attività che compongono la vita quotidiana delle coppie è possibile catturare in modo più preciso la

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multipli’. Dall’altro, l’analisi di sequenze permetterà di catturare in modo olistico l’organizzazione delle attività di Lei, di Lui e della coppia nella sua interezza in ogni punto della giornata.

Per definizione, le coppie più marcatamente sincronizzate saranno caratterizzate da giornate molto simili di Lui e Lei. Esse saranno similmente impegnate nel mercato del lavoro, pressoché ugualmente partecipi al lavoro domestico e in grado di condividere in massima parte il tempo libero a disposizione. Questi partner si riferiranno a equilibri/specializzazioni di coppia più marcatamente “egualitari” (Esping-Andersen et al., 2013) e a strategie quotidiane di sincronizzazione. Esse rappresenteranno l’estremo ‘positivo’ di un continuum ideale basato sul grado di sincronizzazione dei partner nelle diverse attività quotidiane.

Al diminuire del grado di sincronizzazione ci si avvicinerà verso equilibri/specializzazioni di coppia più asimmetrici, caratterizzati da un diverso coinvolgimento dei partner nelle varie attività quotidiane o, per lo meno, da un’organizzazione diversa delle attività durante la giornata. All’estremo opposto del continuum si collocheranno le coppie a più elevato grado di desincronizzazione. La desincronizzazione dei tempi quotidiani, tuttavia, non rappresenta di per sé un fattore qualitativamente negativo. Sarà la qualità dell’organizzazione del tempo a distinguere le strategie di desincronizzazione funzionale da quelle di desincronizzazione disfunzionale.

Le strategie funzionali saranno per lo più attribuibili alle caratteristiche “strutturali” date dai vincoli dei diversi orari di lavoro dei partner (Nock et al., 1984) e il comportamento di Lui e Lei rispecchierà logiche collaborative di complementarietà (Mansour et al., 2013) che tenderanno a preservare il tempo libero di entrambi, seppur entro equilibri/specializzazioni “instabili” (Esping-Andersen et al., 2013).

Al contrario, l’ineguale divisione del lavoro domestico entro le strategie disfunzionali non seguirà mere logiche compensative rispetto ai diversi orari di lavoro, ma faranno emergere equilibri/specializzazioni più marcatamente “tradizionali” (Esping-Andersen et al., 2013). I partner non saranno complementari rispetto alle esigenze di produzione e consumo familiare, con una marcata sovraesposizione di Lei nei compiti di cura domestica e una limitata disponibilità di tempo libero (Mattingly et al., 2003; Beblo et al., 2008).

Ciò che ci si aspetta è che l’analisi delle sequenze multinomiali faccia emergere in numero limitato e coerente di pattern di organizzazione della giornata delle coppie.

Si ipotizza altresì che questo numero limitato di pattern a loro volta sia riconducibile alla tripartizione analitica delle strategie quotidiane di sincronizzazione, desincronizzazione funzionale e

desincronizzazione disfunzionale in accordo con quanto codificato nella teoria degli ‘equilibri

multipli’, dando quindi evidenza empirica dell’esistenza di specializzazioni di coppia “egualitarie”, “instabili” e “tradizionali” (Esping-Andersen et al., 2013).

L’attesa è inoltre che questo limitato numero di pattern non sia generato casualmente ma segua precise e chiare regole di generazione dovute alla co-azione di meccanismi generativi di carattere familiare, lavorativo e culturale, propri della convivenza domestica. In altre parole, si ipotizza che fattori sia interni che esterni alle coppie, sia di stampo economico-materiale (riconducibili a spiegazioni di rational choice) sia di carattere socio-culturale (riferibili alla costruzione sociale dei ruoli di genere), agiscano nella definizione dei diversi pattern di uso del tempo e nelle diverse strategie di (de)sincronizzazione.

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A conclusione, si ipotizza che le diverse organizzazioni del tempo delle coppie – sintetizzabili nella tripartizione analitica delle strategie quotidiane di (de)sincronizzazione – produca sistematiche variazioni nei livelli di soddisfazione dei partner rispetto ad alcuni aspetti della vita quotidiana, con una maggior soddisfazione per le coppie sincronizzate e una crescente insoddisfazione procedendo verso i pattern disfunzionali.

Dati e Metodi.

Le analisi che seguono sono state condotte su di 873 coppie (1.746 individui) rilevate nell’indagine Istat “Uso del Tempo” 2008-2009 – la più recente a disposizione (ISTAT, 2011) – aventi le seguenti caratteristiche: a) entrambi i partner hanno compilato il diario giornaliero in un giorno feriale (lunedì-venerdì); b) le coppie oggetto di analisi costituiscono l’unico nucleo famigliare della convivenza, ossia non convivono con altre coppie; c) entrambi i partner sono occupati; d) entrambi i partner hanno un’età inferiore ai 65 anni.

L’insieme delle attività quotidiane rilevate dall’indagine sono state riclassificate in 6 macro-aree: a) Sleep (dormire); b) Personal care (che comprende le attività di cura della persona, quali ad esempio il lavarsi, il vestirsi e il mangiare); c) Work (riferita al lavoro retribuito/di mercato); d)

Moving (che cattura qualsiasi tipo di spostamento, di andata e di ritorno, indipendentemente dalla

sua finalità e svolto con qualsiasi mezzo); e) House care (che comprende le varie forme di lavoro domestico, compreso il cucinare e la manutenzione della casa, e, qualora fossero presenti, le attività di cura dei figli); f) Free time (relativa ad ogni attività di svago o relax, compreso il guardare la TV, ascoltare musica ecc.).

L’analisi in questo caso si concentra sull’ordine e sulla durata delle attività svolte da Lui e da Lei tra le 07:00 e le 22:00. Il file delle sequenze è quindi composto da coppie di sequenze multinomiali – una per Lui e una per Lei – di 90 elementi ciascuna, tanti quanti gli intervalli di 10 minuti a copertura delle 15 ore considerate. Prese singolarmente, le righe (i singoli casi) descriveranno la sequenza di attività svolta da Lui o da Lei. Prese a due a due, le righe di questo file descriveranno le convivenze in esame, e l’intrecciarsi delle attività di Lui e Lei durante la giornata. Infine, le colonne (le variabili) codificano, per ogni intervallo di tempo, l’attività svolta da Lui e da Lei.

La definizione del grado di similarità/dissimilarità tra la giornata feriale di due coppie di lavoratori e, conseguentemente, la misurazione della distanza tra queste ultime, è stata condotta attraverso un’applicazione del Lexicographic Index (Bison 2011a, 2011b, 2012), nato per ovviare ai limiti delle tecniche dell’Optimal Matching (Wu, 2000; Levine, 2000, Bison 2009).

Le misure di similarità delle 873 coppie sono state poi analizzate utilizzando un algoritmo di

k-means cluster. In accordo con i criteri di efficienza per questa soluzione di partizione (Makles,

2012), l’analisi ha individuato sette differenti pattern di organizzazione del tempo delle coppie in esame (Fig.1).

I clusters individuati sono stati infine analizzati sia come variabile dipendente in un modello multivariato di regressione logistica multinomiale (Tab.5 - Appendice), al fine di individuare le caratteristiche che più di altre contribuiscono alla spiegazione dei diversi pattern quotidiani, sia come variabile indipendente, con l’obiettivo di verificare la relazione tra il livello di soddisfazione e il tipo di organizzazione familiare attuato dai due partner.

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Fig.1 – Valori di WSS, log(WSS), η2, e PRE per 20 soluzioni di k-means cluster dell’Indice Lessicografico.

Uno sguardo ai grafici con le combinazioni modali delle attività di Lui e Lei (Fig.2,3,4,5) e alle probabilità predette dal modello di regressione logistica (Tab.5) rivela chiaramente la peculiare logica delle strategie di (de)sincronizzazione e la sistematica co-azione di certi meccanismi generativi sottesi alla definizione di queste ultime.

Per le analisi in questione sono state utilizzate le informazioni di Lui e di Lei relative all’età,

al livello di istruzione5, alla condizione occupazionale (settore occupazionale e classe sociale6),

all’area geografica di residenza7, la dimensione del comune di residenza8 e alla presenza/età di

figli9.

Risultati.

Il risultato delle analisi di k-means clustering (Fig.1) condotta sulle 24 variabili/coordinate

definite dall’Indice Lessicografico >b2 (Bison 2011a, 2011b, 2012; Bison & Scalcon, 2016)

restituisce una ripartizione a 7 cluster, accettabile seppur non ottimale (Makles, 2012). Seguendo l’ordine che va dalla sincronizzazione alla desincronizzazione, iniziamo dal Cluster 4.

      

5 Ricodificata, sulla base del più alto titolo di studio posseduto, come: a) ‘Compulsory’ (istruzione secondaria inferiore, dell’obbligo); b) ‘Secondary’ (istruzione secondaria superiore, inclusi eventuali titoli non universitari post-diploma); c) ‘Tertiary’ (istruzione terziaria, inclusa qualsiasi specializzazione o titolo post-laurea).

6 Modaltà: a) ‘Bo.’ (Borghesia=I+II); b) ‘C.M.I’ (Classe media impiegatizia=IIIa); c) ‘P.Bo.’ (Piccola Borghesia=IVabc); d) ‘C.O.’ (Classe Operaia=VI+VIIab).

7 Modalità: a) ‘North’; b) ‘Centre’; c) ‘South and Islands’.

8 Modalità: a) ‘Metropolitan’; b) ‘>50.000 people’; c) ’10.000 to 50.000 people’; d) ‘<10.000 people’.

9 Ricodificata, in modo da tenere in considerazione l’età dei figli alla quale si associano diverse esigenze e ritmi quotidiani, come: a) ‘No Child’ (assenza di figli); b) ‘Children 0-14’ (presenza di almeno un figlio di età ≤14 anni); c) ‘Children14+’ (presenza di almeno un figlio di età >14 anni).

40 0 60 0 80 0 10 00 12 00 WS S 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 k 6. 2 6. 4 6. 6 6. 8 7 lo g (W S S ) 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 k 0 .2 .4 .6  ² 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 k 0 .0 5 .1 .1 5 .2 PR E 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 k

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Strategie di sincronizzazione: Cluster 4; Cluster 2; [Cluster 7]

Per le coppie del Cluster 4 la giornata inizia con più calma rispetto alla maggioranza dei membri delle altre coppie. Alle 07:00 del mattina (Fig.2 – Appendice; Tab.a1) l’87.0% degli uomini e il 91.7% delle donne di questo cluster sta ancora dormendo (Tab.2). Nel complesso (Tab.1), i partner di queste coppie trascorrono in media meno tempo al lavoro durante l’intera giornata (Lui 7:27; Lei 6:09). Per quanto riguarda il lavoro domestico, Lui vi destina 1 ora e 10 minuti al giorno, quota leggermente al di sopra della media complessiva tra gli uomini. Lei invece è impegnata nei lavori di cura domestica in media per 3 ore e 27 minuti; valore poco al di sotto della media generale tra le donne (Tab.1). Alle 21:50, il 66.7% degli uomini e il 50.9% delle donne si sta rilassando e/o divertendo con del tempo libero (Tab.3).

Tab.1 – Media (ore/minuti) del tempo allocato a ciascuna attività per genere e cluster (F.Test).

Sleep Personal Care Work House Care Moving Free Time

Lui Lei Lui Lei Lui Lei Lui Lei Lui Lei Lui Lei N. Cl.7 0:14 0:11 2:06 2:01 7:58 6:16 1:13 3:30 1:42 1:26 1:47 1:36 67 Cl.4 1:04 0:44 2:02 1:58 7:27 6:09 1:10 3:27 1:17 1:19 2:00 1:24 108 Cl.2 0:04 0:03 1:50 1:49 7:26 6:30 1:51 3:51 1:23 1:18 2:27 1:28 158 Cl.3 0:03 0:38 2:09 2:01 8:38 6:07 0:50 3:35 1:18 1:17 2:02 1:23 99 Cl.5 0:51 0:02 2:10 1:53 7:46 6:58 1:05 3:25 1:14 1:24 1:55 1:18 129 Cl.6 0:08 0:08 2:08 1:51 8:45 6:07 0:30 3:59 1:24 1:18 2:05 1:37 179 Cl.1 0:01 0:00 2:02 1:50 8:32 7:28 1:08 3:15 1:35 1:38 1:42 0:49 133 Totale 0:19 0:13 2:03 1:54 8:06 6:32 1:06 3:37 1:24 1:23 2:02 1:22 873 F. 31.5** 42.5** 3.6** 1.6 12.9** 8.6** 18.9** 2.8* 3.1** 3.9** 4.3** 6.9** Sign: (*) p.<0.05; (**) p.<0.01

Così come per le coppie appena descritte (Tab.1) anche i partner del Cluster 2 hanno orari di lavoro inferiori, rispetto alle altre coppie (Lui 7:26; Lei 6:30 ore). Tuttavia, la loro giornata inizia prima dei partner del cluster 4. Alle 07:00, infatti, entrambi i partner sono svegli (Tab.2) e più di un uomo su 3 (36.1%) e una donna su 4 (24.7%) sono già usciti di casa.

Uomini (1:51) e donne (3:51) del cluster 2, in media , dedicano molto più tempo ai lavori di cura domestica di quanto non lo dedichino gli uomini e le donne degli altri cluster. Tale impegno si concentra chiaramente nel tardo pomeriggio (Fig.2).

Fig.2 – Modal State Sequence dei cluster 4 e 2.

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Dopo cena, entrambi trascorrono gli ultimi momenti della giornata rilassandosi. Alle ore 21:50, ben l’81.0% degli uomini e il 75.3% delle donne di questo cluster si stanno rilassando e/o divertendo (Tab.3).

Tab.2 – Attività svolte al primo intervallo d’osservazione, tra le 7:00 e le 07:10, per genere e cluster (%). Sleep Personal Care Work House Care Moving Free Time

Lui Lei Lui Lei Lui Lei Lui Lei Lui Lei Lui Lei N. Cl.7 9.0 22.4 41.8 50.8 17.9 4.5 6.0 14.9 19.4 6.0 6.0 1.5 67 Cl.4 87.0 91.7 5.6 3.7 5.6 2.8 0.9 1.9 0.9 0.0 0.0 0.0 108 Cl.2 1.3 0.6 43.7 44.9 26.6 15.8 15.8 29.1 9.5 8.9 3.2 0.6 158 Cl.3 1.0 90.9 62.6 4.0 16.2 1.0 3.0 3.0 16.2 1.0 1.0 0.0 99 Cl.5 81.4 0.8 4.7 53.5 10.9 10.9 0.8 27.1 1.6 7.0 0.8 0.8 129 Cl.6 1.7 2.2 50.8 43.6 22.9 13.4 4.5 29.6 16.8 10.6 3.4 0.6 179 Cl.1 0.8 0.0 52.6 51.9 18.1 6.8 7.5 30.1 20.3 10.5 0.8 0.8 133 Totale 24.3 24.1 38.0 37.7 17.8 9.1 6.0 21.7 11.9 7.0 2.1 0.6 873

Il Cluster 7 comprende le coppie in cui Lui si sveglia leggermente prima di Lei (Fig.3). Alle ore 07:00 il 41.8% degli uomini sta facendo colazione o si prepara a uscire, mentre un altro 37.3% è già al lavoro o vi si sta recando. Tra le donne, il 50.8% sta facendo colazione o si prepara a uscire, un 14.9% è impegnata nei lavori domestici e un altro 22.4% sta ancora dormendo (Tab.2). Nel complesso della giornata, Lui e Lei, sono impegnati in attività di lavoro retribuito per un tempo inferiore alle rispettive medie secondo il genere (7:58 ore per Lui; 6:16 ore per Lei) (Tab.1).

Tab.3 – Attività svolte all’ultimo intervallo d’osservazione, tra le 21:50 e le 22:00, per genere e cluster (%). Sleep Personal Care Work House Care Moving Free Time

Lui Lei Lui Lei Lui Lei Lui Lei Lui Lei Lui Lei N. Cl.7 9.0 9.0 53.7 38.8 11.9 11.9 16.4 25.4 7.5 4.5 1.5 10.5 67 Cl.4 0.0 0.0 9.3 5.6 13.9 10.2 7.4 30.6 2.8 2.8 66.7 50.9 108 Cl.2 4.4 8.2 8.2 10.8 3.8 3.8 0.0 1.9 2.5 0.0 81.0 75.3 158 Cl.3 5.1 0.0 12.1 14.1 3.0 5.1 3.0 23.2 3.0 4.0 73.7 53.5 99 Cl.5 0.0 5.4 9.3 9.3 14.0 5.4 4.7 23.3 0.8 0.8 71.3 55.8 129 Cl.6 8.4 11.7 8.9 8.9 0.0 1.7 6.7 0.0 0.6 0.6 75.4 77.1 179 Cl.1 3.8 0.8 9.0 9.0 1.5 3.0 13.5 61.7 0.8 0.0 71.4 25.6 133 Totale 4.4 5.5 12.7 11.8 6.0 5.0 6.6 21.5 2.1 1.4 68.3 54.8 873

Per quanto riguarda il tempo occupato nei compiti di cura, si rileva come sia Lui a dedicare un tempo maggiore (1:13 ore), rispetto alla media generale degli uomini, mentre Lei, dedica un tempo inferiore (3:30 ore) rispetto alla media delle donne.

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Le donne di questo pattern (Tab.1) presentano inoltre la maggiore quantità di tempo libero (1:36 ore), mentre gli uomini presentano la minore quantità di tempo libero (1:47 ore). Li caratterizza inoltre l’ora e la durata della cena. Iniziano a cenare ben più tardi delle altre coppie analizzate e trascorrono molto più tempo a tavola, tant’è che alle 21:50 il 53.7% degli uomini e il 38.8% delle donne di questo cluster sta ancora cenando (Tab.3).

In termini di sincronizzazione (Fig.2 e 3), le coppie dei Cluster 4 e 2 hanno i maggiori livelli di sincronizzazione. Tra loro, la strategia quotidiana delle coppie del Cluster 4 pare idealtipica, con una pressoché totale sincronizzazione dei partner nell’arco dell’intera giornata (07:00-22:00) (Fig.3a). Lui e Lei si svegliano assieme, verso le 07:20 e insieme fanno colazione e si preparano alla giornata. L’organizzazione della giornata lavorativa dei due partner è perfettamente sovrapposta, così com’è sincronizzata la pausa pranzo. A differenza del Cluster 2, come vedremo, queste coppie lavorano più a lungo nella seconda parte della giornata, fino alle 19.30 di sera. Una volta terminata la giornata lavorativa, Lui e Lei cenano assieme e senza fretta, prima di rilassarsi a iniziare dalle 21:00. Nessun momento della giornata presenta sistematiche specializzazioni tra i partner nelle diverse attività: la massima espressione di una logica di comportamento di tipo “egualitario”,

perfettamente simmetrico (Esping-Andersen et al., 2013).10

Alcune sistematiche differenze nel coinvolgimento di Lui e Lei alle diverse attività quotidiane emergono invece dal comportamento delle coppie del Cluster 2 a causa dello sfasamento degli orari di lavoro di Lui e Lei. In particolare, gli elementi di specializzazione più rilevanti si registrano nella seconda parte della giornata, quando Lei rientra a casa, mezzora prima di Lui e inizi le attività di cura domestica. Ciò non toglie che al suo rientro, anche Lui si dedichi immediatamente ai compiti di cura domestica. Un secondo momento in cui si ha specializzazione di genere in queste coppie si ha nell’immediato dopocena, in cui Lei si dedica per 20 min. al riordino della casa e alla cura dei figli, prima di convergere verso un tempo libero condiviso assieme a Lui, a chiusura della giornata. Queste coppie che si trovano a cavallo tra l’idealtipo sincronizzato e il desincronizzato funzionale sta proprio nella pronta convergenza di Lui verso le attività di cura, non appena rientra a casa. Infatti, eccetto i due brevi intervalli di chiara specializzazione di coppia, la giornata di Lui e Lei paiono seguire logiche egualitarie: la maggior parte delle attività di lavoro domestico e cura dei figli sono svolte sincronicamente e il tempo libero dei due partner pare preservato.

Le coppie che compongono questi due cluster sembrano condividere alcune caratteristiche specifiche. Uno sguardo alle probabilità predette dal modello di regressione logistica multinomiale (Tab.5) ci suggerisce una maggior probabilità per gli uomini di questi due cluster di essere occupati nel settore dei servizi (per lo più pubblici nel Cl.2 e privati nel Cl.4). Le coppie di questi cluster risiedono prevalentemente nel Centro Italia. La maggior parte degli uomini di questi cluster, inoltre, possiede elevati livelli di istruzione, per lo più terziaria. Lei invece, e solo per il Cluster 2, è più probabilmente associata ad un basso livello di istruzione (secondaria inferiore) (Tab.5).

      

10 Una precisazione di metodo, prima ancora che di sostanza, pare necessaria. Nelle rappresentazioni proposte, basate sui valori modali delle combinazioni di attività che Lui e Lei svolgono ad ogni dato tempo t, si vuole sottolineare il carattere sistematico e ricorrente dei comportamenti delle coppie. Per fare un esempio, l’assenza di un tempo dedicato al lavoro domestico per le coppie del cluster 4 non rivela l’assenza tout-court di questa attività (Tab.1). Piuttosto, significa che quelle coppie la svolgano in modo irregolare, senza cioè riferirsi ad una comune logica di comportamento rispetto a quell’attività specifica la quale, si deduce, non rappresenta un elemento cruciale per quella data strategia.

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A distinguere i Cluster 2 e 4 è la presenza di figli minori (0-14 anni) per i partner del Cluster 2 e l’assenza di figli per il Cluster 4. Anche per quanto concerne la classe e settore occupazionale si notano differenze. Se gli uomini del Cluster 2 sono prevalentemente lavoratori dipendenti, colletti bianchi (CMI) o operai (CO), quelli del cluster 4 sono per lo più lavoratori autonomi (Borghesia – Piccola Borghesia.). Allo stesso tempo, le donne del Cluster 2 appartengono in prevalenza alla classe media impiegatizia (CMI), mentre quelle del Cluster 4 sono per lo più dirigenti, libere professioniste o lavoratrici autonome. Per quanto riguarda il settore. I partner del Cluster 4 sono entrambi occupati nel settore dei servizi. I partner del cluster 2 sono gli uomini a presentare una maggiore probabilità d’impiego sia nei servizi pubblici, sia nell’industria (Tab.5). Figli e settore occupazionale paiono le due principali cause sottostanti della differente sincronizzazione sia delle coppie dei cluster 4 e 2 nel loro insieme, sia della mancata sincronizzazione dei due partner del cluster 2.

Tra le coppie del tipo ‘sincronizzato’ possiamo far ricadere, anche se non completamente,

quelle riferite al Cluster 7 (Fig.3).11 La strategia delle coppie del Cluster 7 ricorda l’inizio della

giornata delle coppie del Cluster 4, solo con orario di sveglia anticipato di circa mezz’ora. Entrambi questi cluster, inoltre, terminano il lavoro sincronicamente e tardivamente nel pomeriggio, poco oltre le 19:30. Una volta ‘liberati’ dagli impegni di lavoro, tuttavia, i partner del Cluster 7 prolungano il proprio tempo condiviso dedicato alla cena, fino alla fine della finestra d’osservazione (22:00).

L’elemento più complesso e desincronizzato riguarda la pausa pranzo. Lei, infatti, impegna la più estesa pausa sia in compiti di cura domestica sia rilassandosi prima di tornare al lavoro. Lui, invece si limita a interrompere per il pranzo. Tuttavia, escluso l’intervallo di tempo che va dalle 13:00 alle 14:30 circa – per lo più condizionato dalla differenza negli orari di lavoro di Lui e Lei (Tab.1 – Fig.3) –, a nostro avviso è ragionevole includere questo tipo di strategia tra quelle di sincronizzazione, seppur con una certa riserva.

Così come per il Cluster 2, queste coppie adulte, in cui Lei è per lo più occupata nel settore dei servizi pubblici (Tab.5). Come per le coppie del Cluster 4, anche i partner del cluster 7 sono per lo più lavoratori autonomi (Lui: P.Bo.; Lei: Bo.). Non hanno figli (come per Cl.4), oppure sono piccoli (come per Cl.2). La caratteristica che più di altre caratterizza questo cluster è tuttavia la forte presenza nel Sud Italia (Tab.5).

Strategie di (de)sincronizzazione funzionale: Cluster 3; Cluster 5

Nel Cluster 3, a differenza dei precedenti, Lui si sveglia nettamente prima di Lei (Fig.4). Alle 07:00 del mattino il 62.6% degli uomini sta facendo colazione o si prepara per uscire, mentre un altro 32.4% si sta recando al lavoro o ha già iniziato a lavorare (Tab.1). Il 90.9% delle donne, nel frattempo, sta ancora dormendo. In media, esse si svegliano 38 minuti dopo di Lui (Tab.1; Tab.2). Nel complesso, le coppie di questo cluster dedicano una quantità di tempo in attività di cura

      

11 In effetti, per certi versi il cluster 7 pare residuale rispetto alla soluzione di ripartizione adottata, e la sua stessa numerosità (N=67) è ridotta. Si ritiene, dunque, che la bontà della tripartizione analitica delle strategie di (de)sincronizzazione non sia da valutarsi riponendo eccessiva enfasi sulle strategie quotidiane delle coppie di questo cluster. Ad ogni modo, alcuni aspetti sostantivi rilevanti giustificano il collocamento di queste coppie tra quelle ‘sincronizzate’.

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personale superiore alla media (Tab.1). Ciò che contraddistingue maggiormente queste coppie è il diverso impegno di lavoro. Lui è tra gli uomini maggiormente impegnati nel lavoro, dove trascorre in media 8 ore e 38 minuti. Esattamente 1 ora e mezza in più di Lei (6:07 ore) che, al contrario, è tra le donne che dedicano meno tempo al lavoro (Tab.1). Ne consegue che a fronte delle 3:35 ore di Lei spese in attività di lavoro non retribuito, il contributo di Lui è di soli 50 minuti (Tab.4.1). Questa specializzazione nei compiti di lavoro-famiglia pare concentrarsi soprattutto la mattina (Fig.2), per poi ridursi sensibilmente nel tardo pomeriggio (Fig.3). Al termine della giornata, il 73.7% degli uomini e il 53.5% delle donne del Cluster 3 si sta rilassando. Inoltre, nel complesso, il tempo libero a disposizione per Lui e Lei, è esattamente in media con i valori medi generali (Tab.1).

Fig.4 – Modal State Sequence dei cluster 3 e 5.

Cluster 3, N=99 (11.3%) Cluster 5, N=129 (14.8%)

L’inizio di giornata delle coppie del Cluster 5 ricorda quello del Cluster 3, anche se a ruoli invertiti. Qui è Lei a iniziare la giornata molto prima di Lui (Fig.4). Alle 07:00, l’81.4% degli uomini sta ancora dormendo, la stessa percentuale di donne (80.6%) sta facendo colazione, oppure sta riordinando o si prepara a uscire (Tab.1). Le donne di questo gruppo sono quelle che trascorrono più tempo al lavoro (6:58 ore), mentre il tempo dedicato da Lui al lavoro e appena al di sotto della media degli uomini (7:46). Ciò gli permette di dicarsi molto alla cura della propria persona (Tab.1). Sebbene sia Lei a lavorare maggiormente, molto meno di quanto atteso in una logica compensativa, è il contributo di Lui ai compiti di cura domestica. Tant’è che la divisione dei compiti di cura domestica e dei figli è tra le più diseguali (1:05 Lui; 3:25 Lei) tra i partner.

Tuttavia, una più attenta ispezione del “quanto” e del “quando” permette di cogliere più chiaramente i vincoli che sottostanno a questa diseguale distribuzione dei compiti di cura. Il tempo dedicato da Lei a queste attività è tra i più contenuti rispetto al complesso delle donne (Tab.1), mentre gli impegni di lavoro di Lui tendono a slittare verso sera (Fig.2). Non a caso, il 14% degli uomini di questo cluster si trova al lavoro alle 21.50 (Tab.3).

Infine, il tempo libero di Lui (1:55 ore) e di Lei (1:18 ore) è inferiore alle rispettive medie secondo il genere (Tab.1). Alle 21:50, il 71.3% degli uomini e il 55.8% delle donne di questo gruppo si rilassa (Tab.3).

Le coppie dei Cluster 3 e 5 sono associate alle strategie di desincronizzazione funzionale, caratterizzate da una netta specializzazione di genere nei compiti di lavoro-famiglia che però non lede il tempo libero dei partner. In altre parole, il lavoro non retribuito di Lei pare seguire logiche puramente compensative rispetto ai maggiori impegni lavorativi di Lui. Queste strategie di

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(de)sincronizzazione si riferiscono alle specializzazioni “instabili” della teoria degli ‘equilibri multipli’ (Esping-Andersen et al., 2013).

Gli uomini delle coppie del Cluster 3 si svegliano molto prima delle loro partner e si recano anzitempo al lavoro. Una volta salutato il proprio partner, Lei può concedersi circa 1 ora (dalle 07:10 alle 08:10) per prepararsi con calma a una giornata lavorativa che, rispetto a quella di Lui, inizia verso le 8:30, 9:00 (Fig.4). Una volta iniziata la giornata lavorativa di Lei, i tempi e i ritmi dei due partner si sincronizzano nell’attività di lavoro retribuito, i cui orari si sovrappongono, passando per la pausa pranzo, fino alle 19:00 di sera circa, quando entrambi terminano la propria giornata lavorativa e tornano a casa. E’ a questo punto che si innesca il meccanismo compensativo che porta a considerare la strategia di queste coppie come funzionalmente desincronizzata: una volta a casa, Lui si concede quel relax di cui Lei ha goduto in mattinata, mentre Lei si occupa della casa e prepara la cena. Infine, una volta compensata questa differenza, entrambi i partner cenano assieme, prima di concedersi del tempo libero condiviso (Fig.4).

Inversamente a quanto detto per il Cluster 3, nelle coppie del Cluster 5 è Lei a svegliarsi prima di Lui (Fig.4). Tuttavia, se nel caso precedente il risveglio tardivo di Lei era seguito da una certa ‘lentezza’ nell’uscita di casa dovuta a un relativamente posticipato inizio dell’orario di lavoro, in questo caso le due giornate lavorative cominciano nello stesso momento. Dopo colazione entrambi escono di casa e si dirigono al lavoro, nello stesso istante (Fig.4). La giornata lavorativa di entrambi procede sincronicamente, sovrapponendosi attraverso una rapida pausa pranzo fino alle 17:20. A quell’ora, Lei termina il lavoro e passa a occuparsi della cura della casa e dei figli, mentre Lui continua a lavorare, fino alle 19:30. Se si contestualizza nell’intera giornata il comportamento dei partner per queste 2 ore di tempo, ci si accorge di come esso segua una logica compensativa rispetto alla netta differenza degli impegni di lavoro di Lui e Lei nella seconda metà della giornata. In altre parole, la totale non partecipazione di Lui al lavoro di famiglia sembra legarsi a un’evidente sovra-esposizione di Lui agli impegni di lavoro nella seconda parte della giornata. Una volta terminato il lavoro di Lui i tempi dei partner si riconciliano in una cena abbastanza prolungata (19:30-21:00 circa) e, successivamente, in un tempo libero condiviso.

Anche qui, le coppie dei due cluster hanno alcune caratteristiche in comune. Gli uomini presentano livelli educavi equamente distribuiti secondo i gradi scolastici, con una leggera maggioranza di laureati. Le donne invece presentano livelli educativi medio bassi per quanto concerne il cluster 3 e medio alti per il cluster 5. Sono inoltre coppie che per lo più risiedono nell’Italia settentrionale. Tuttavia, si rileva una certa presenza delle coppie del cluster 5 anche nell’Italia meridionale (Tab.5).

I partner del Cluster 3 sono in maggioranza lavoratori autonomi della borghesia (Borghesia), mentre i partner del Cluster 5 appartengono per lo più alla classe media impiegatizia (CMI), o nel caso di Lui alla piccola borghesia. In entrambi i cluster, Lui è prevalentemente occupato nel settore dei servizi privati, mentre le donne del cluster 3 sono occupate maggiormente nel settore pubblico e le donne del cluster 5 nell’industria (Tab.5). Come in precedenza, una differenza sostanziale nella composizione dei due cluster riguarda la presenza di figli. Le coppie del Cluster 3 non hanno figli, quelle del Cluster 5 hanno figli piccoli (Tab.4).

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Strategie di desincronizzazione disfunzionale: Cluster 6; Cluster 1

Entrambi i partner delle coppie del Cluster 6 si svegliano presto la mattina (Fig.1). Alle 07:00 due uomini su cinque (39.7%) sono già al lavoro o vi si sta recando. Al contempo, una donna su tre (29.6%) è già impegnata nel lavoro di cura domestica (Tab.2). Tra gli uomini (Tab.1), Lui è quello che lavora per maggior tempo (8 ore e 45 minuti in media al giorno). Lei, al contrario, è tra le donne quella che trascorre meno tempo al lavoro (6:07): una situazione simile a quella del cluster 3. Tuttavia, in questo caso la specializzazione di genere nei compiti di lavoro-famiglia pare più marcata.

Con soli 30 minuti in media al giorno, Lui è in assoluto il partner che contribuisce di meno al lavoro non retribuito, mentre Lei è in assoluto la donna che vi dedica più tempo (3:59 ore) (Tab.1). La figura 5 mostra chiaramente come questa marcata segregazione dei compiti si concentri nel pomeriggio (Fig.5).

Tuttavia, questa diseguale specializzazione non sembra influire sull’ammontare del tempo libero che a disposizione della donna e neppure preclude che la sera anche lei possa avere un po’ di tempo libero. Alle 21:50, il 77.1% delle donne e il 75.4% degli uomini (Tab.3) è in relax.

Fig.5 – Modal State Sequence per i cluster 1 e 6.

Cl.6, N=179 (20.5%) Cl.1, N=133 (15.2%)

Ciò non toglie che durante la giornata, Lei è costretta a combattere tra lavoro e vincoli familiari. All’ora di pranzo è costretta a rientrare a casa (forse per dare da mangiare ai figli) nel pomeriggio deve tornare al lavoro, purtuttavia, alle 17.00 deve interrompere e tornare nuovamente a casa e dedicarsi alla cura della famiglia. Per Lui, invece la vita è molto più tranquilla, risveglio, lavoro, relax prima di cena, cena e TV dopo cena.

Così come per le coppie appena descritte, anche i partner del Cluster 1 alle 07:00 sono già svegli (Tab.2; Fig.5). Entrambi dedicano molto tempo al lavoro (Tab.1; Fig.5), in media molto di più delle medie dei rispettivi generi di appartenenza (Lui 8:32 e Lei 7:28). A ciò si aggiunge che in questo gruppo, tra le 07.00 e le 22:00, entrambi trascorrono più di un’ora e mezza in attività di spostamento (Tab.1).

Per quanto riguarda il lavoro domestico e la cura dei figli, l’impegno giornaliero di Lui (1:06 ore) è in media con gli altri uomini. Lei invece svolge circa 20 minuti in più di lavoro non retribuito rispetto al complesso delle donne, per un totale di 3 ore e 15 minuti (Tab.1).

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Complessivamente, entrambi i partner godono di poco tempo libero rispetto alla media delle altre coppie, anche se è soprattutto Lei a non averne (49 minuti). Tant’è che alle 21:50, il 71.4% degli uomini è di fronte alla TV, mentre il 61.7% delle donne è ancora alle prese con le faccende domestiche e di cura (Tab.3).

Le coppie dei Cluster 6 e 1 ben esemplificano ciò che si intende per strategie quotidiane di

desincronizzazione disfunzionale. In questo caso la marcata segregazione di genere nel lavoro

non-retribuito a sfavore di Lei non pare strutturarsi attorno a logiche compensative rispetto ai più estesi orari di lavoro di Lui. Piuttosto, essa rivela una specializzazione di carattere “tradizionale” (Esping-Andersen et al., 2013), che rischia di erodere il tempo libero di Lei. Tra i due cluster, il comportamento del Cluster 1 rappresenta la situazione idealtipica per questa categoria, ovvero di massima disfunzionalità.

A prima vista, il comportamento delle coppie del Cluster 6, ricorda in parte quella del Cluster 5, nella misura in cui Lei finisce di lavorare (17:00) molto prima di Lui (19:00) e colma il maggior impegno di Lui nel lavoro con attività di lavoro domestico. Tuttavia, se nel cluster 5 la fine del lavoro retribuito di Lui coincide con la fine del lavoro domestico di Lei, nel cluster 6 l’impegno di Lei si protrae oltre il rientro di Lui. Chiaro è in questo caso la diseguale distribuzione dei compiti dei due partner a svantaggio della donna.

Il Cluster 1, come detto, rappresenta la massima espressione delle strategie di desincronizzazione disfunzionale. Anche in questo caso, come per il Cluster 6, la morfologia di questa strategia racconta di un lavoro di famiglia interamente gravante sulle spalle di Lei. Tuttavia, in questo caso ancor più che nel precedente, non vi è alcun dubbio circa la totale assenza di logiche compensative a guidare la segregazione di genere nei compiti di cura. Infatti, gli orari di lavoro dei due partner, oltre ad essere visibilmente estesi tra le 08:00 e le 18:40 circa, sono pressoché totalmente sovrapposti (Fig.5). In altre parole, non si registra alcuna desincronizzazione strutturale (Nock et al., 1984) delle giornate lavorative di Lui e di Lei che possa in qualche modo ‘giustificare’ la netta sovra-esposizione di Lei al lavoro non retribuito durante la giornata. La giornata di Lui e di Lei inizia sostanzialmente allo stesso modo: entrambi escono per andare al lavoro e impiegano 20 minuti per raggiungerlo. La giornata prosegue in totale sovrapposizione, per l’appunto fino alle 18:40 circa, quando entrambi i partner finiscono di lavorare. Da qui fino alla fine della finestra d’osservazione (22:00), ed esclusa l’ora di cena tra le 20:00 e le 21:00, Lui non fa altro che riposarsi, mentre Lei si annulla totalmente a causa del lavoro domestico e della cura dei figli: una chiara evidenza di una specializzazione fortemente “tradizionale” (Esping-Andersen et al., 2013).

Anche in questo caso, come nei precedenti, le coppie dei due gruppi hanno in comune alcune caratteristiche. Le coppie di questi cluster sono residenti nel Centro Italia (Tab.5). Nel complesso, gli uomini di questi due cluster tendono ad avere un basso livello di istruzione, tuttalpiù medio tra quelli del cluster 6. Non solo, entrambe sono caratterizzate dalla presenza di figli.

Le coppie di questi due cluster differiscono chiaramente per condizione occupazionale. Quelle del Cluster 1 appartengono in prevalenza alla classe media impiegatizia (CMI), con la differenza che Lui è impiegato nel settore terziario (servizi) privato e Lei nell’industria. I partner del Cluster 6, invece, se dipendenti appartengono per lo più alla classe operaia (CO). Ma in buona parte essi si compongono anche di lavoratori autonomi (Lui: Bo.; Lei: P.Bo). In entrambi i cluster, i livelli educativi degli uomini sono bassi, scuola dell’obbligo o poco più, mentre vi sono sostanziali

Riferimenti

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