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Disuguaglianza puntuale di Doob

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Academic year: 2021

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Alma Mater Studiorum · Università di Bologna

SCUOLA DI SCIENZE Corso di Laurea in Matematica

DISUGUAGLIANZA

PUNTUALE

DI

DOOB

Tesi di Laurea in Finanza Matematica

Relatore:

Chiar.mo Prof.

ANDREA PASCUCCI

Presentata da:

DANIELA LAZZERINI

III Sessione di laurea 2012/2013

28 marzo 2014

(2)
(3)

Per tre cose vale la pena di vivere:

la matematica, la musica e l’amore.

[Renato Caccioppoli (1904-1959)]

Ai miei genitori e a Davide,

per aver sempre creduto in me.

(4)
(5)

Indice

Introduzione 3

1 Disuguaglianza di Doob 5

1.1 Disuguaglianza massimale di Doob . . . 5

1.2 Disuguaglianza puntuale di Doob . . . 6

1.2.1 Dimostrazione . . . 7

2 Significato Finanziario 13 2.1 Interpretazione finanziaria della disuguaglianza puntuale di Doob . . . 13

2.2 Modello classico di finanza matematica . . . 14

2.2.1 Caso di Mercato Completo . . . 14

2.2.2 Caso di Mercato Incompleto . . . 15

A Elementi di probabilità 17 A.1 Spazi di probabilità . . . 17

A.1.1 Variabili aleatorie . . . 18

A.1.2 Valore atteso . . . 18

A.1.3 Attesa condizionata . . . 19

A.2 Processi stocastici discreti . . . 20

B Derivati finanziari 21 B.1 Opzioni . . . 21

B.1.1 Opzioni Call . . . 22 1

(6)

B.1.2 Opzioni Put . . . 23

B.1.3 Problemi . . . 24

B.1.4 Principio di assenza d’arbitraggi . . . 24

C Mercati discreti 25 C.1 Strategie . . . 26

C.2 Misura martingala . . . 27

C.3 Primo teorema fondamentale della valutazione . . . 27

C.4 Secondo teorema fondamentale della valutazione . . . 28

Bibliografia 29

(7)

Introduzione

Lo scopo di questa tesi è dimostrare la disuguaglianza puntuale di Doob, la quale è di fondamentale importanza nell’ambito della finanza matematica. Infatti, grazie a questa disuguaglianza, conoscendo il valore finale di un’op-zione europea si riesce a stimare il valore finale di un’opun’op-zione esotica.

Per questo motivo la disuguaglianza puntuale di Doob è considerata una su-per replicazione indipendente dal modello su-per l’opzione esotica.

(8)
(9)

Capitolo 1

Disuguaglianza di Doob

Lo scopo di questo capitolo è enunciare e successivamente dimostrare la disuguaglianza (massimale) di Doob. Osserveremo che la disuguaglianza di Doob è diretta conseguenza della disuguaglianza puntuale di Doob, la quale a sua volta verrà dimostrata attraverso alcuni lemmi.

1.1

Disuguaglianza massimale di Doob

Consideriamo uno spazio di probabilità (Ω, F , P, Fn).

Ricordiamo che una martingala (Sn)n≥0 è un processo stocastico adattato

tale che:

1. E[|Sn|] < ∞ ∀n

2. Sn= E[Sn+1|Fn] ∀n ≥ 0

Ad ogni martingala (Sn)Nn=0 associamo il processo massimale:

¯

Sn= max

0≤u≤n|Su| n = 0, ...., N

(10)

6 1. Disuguaglianza di Doob Teorema 1.1.1 (Disuguaglianza di Doob).

Per ogni martingala S abbiamo:

E[ ¯SN2] ≤ 4E[SN2] (1.1) Osservazione 1. La disuguaglianza massimale di Doob è di fondamentale importanza perchè non dipende dalla martingala considerata e non dipen-de neanche dal numero di passi, quindi la disuguaglianza è valida per ogni martingala e per ogni N .

1.2

Disuguaglianza puntuale di Doob

Teorema 1.2.1 (Disuguaglianza puntuale). Per ogni processo adattato S

¯ SN2 ≤ N −1 X n=0 Hn(Sn+1− Sn) + 4SN2 (1.2)

dove Hn= −4 ¯Sn è una strategia predicibile.

Osservazione 2. Naturalmente la disuguaglianza puntuale implica la disu-guaglianza massimale di Doob, infatti applicando il valore atteso si ottiene:

E[ ¯SN2] ≤ E[

N −1

X

n=0

Hn(Sn+1− Sn)] + E[4SN2]

E[ ¯SN2] ≤ E[HnE[(Sn+1− Sn)|Fn]] + E[4SN2]

Siccome S, nelle ipotesi della disuguaglianza massimale di Doob, è una martingala segue che:

E[(Sn+1− Sn)|Fn] = 0

Quindi:

E[ ¯S2

(11)

1.2 Disuguaglianza puntuale di Doob 7

1.2.1

Dimostrazione

Per dimostrare la disuguaglianza puntuale di Doob ci servirà un lemma, una proposizione e la seguente relazione:

x2+ 2x(y − x) ≤ y2 ∀x, y (1.3) la quale è equivalente a x2− 2xy + y2 ≥ 0.

Lemma 1.2.2. Siano S0, S1, ...SN numeri reali e h : R → R una funzione.

Allora: N −1 X k=0 h( ¯Sk)(Sk+1− Sk) = N −1 X k=0 h( ¯Sk)( ¯Sk+1− ¯Sk) + h( ¯SN)(SN − ¯SN) (1.4)

Dimostrazione. Consideriamo il termine a destra:

N −1

X

k=0

h( ¯Sk)( ¯Sk+1− ¯Sk) + h( ¯SN)(SN − ¯SN)

Fissiamo k.

(12)

8 1. Disuguaglianza di Doob 1. Se Sk+1 ≤ ¯Sk

abbiamo che ¯Sk+1 = ¯Sk quindi h( ¯Sk)( ¯Sk+1− ¯Sk) = 0

2. Se Sk+1 > ¯Sk abbiamo che ¯Sk = Sn e ¯Sk+1 = Sk+1 quindi si ottiene: h( ¯Sk)( ¯Sk+1− ¯Sk) = h( ¯Sk)(Sk+1− Sn) = h( ¯Sk)((Sk+1− Sk) + (Sk− Sk−1) + ... + (Sn+1− Sn)) = h( ¯Sk)(Sk+1− Sk) + h( ¯Sk−1)(Sk− Sk−1) + ... + h( ¯Sn)(Sn+1− Sn))

Così ogni termine a destra viene associato ad un termine a sinistra. Il lemma risulta così dimostrato.

(13)

1.2 Disuguaglianza puntuale di Doob 9 Esempio 1.1. Prendiamo N=1.

La (1.4) diventa:

h( ¯S0)(S1− S0) = h( ¯S0)( ¯S1− ¯S0) + h( ¯S1)(S1− ¯S1)

Consideriamo i due casi: 1. Se S0 ≤ S1

abbiamo che ¯S0 = S0 e ¯S1 = S1.

Risulta così h( ¯S1)(S1− ¯S1) = 0.

Quindi l’uguaglianza diventa h( ¯S0)(S1− S0) = h( ¯S0)( ¯S1 − ¯S0).

2. Se S0 > S1

abbiamo che ¯S0 = S0 e ¯S1 = S0.

Risulta così h( ¯S0)( ¯S1− ¯S0) = 0.

Quindi l’uguaglianza diventa h( ¯S0)(S1− S0) = h( ¯S1)(S1 − ¯S1).

In entrambi i casi l’uguaglianza è verificata. Esempio 1.2. Prendiamo N=2.

La (1.4) diventa:

(14)

10 1. Disuguaglianza di Doob Consideriamo i casi:

1. Se S0 ≥ S1 ≥ S2 oppure S0 ≥ S2 ≥ S1

abbiamo che ¯S0 = S0 , ¯S1 = S0 e ¯S2 = S0.

Risulta così h( ¯S0)( ¯S1− ¯S0) = 0 e h( ¯S1)( ¯S2− ¯S1) = 0.

Quindi l’uguaglianza diventa:

h( ¯S0)(S1− S0) + h( ¯S1)(S2− S1) = h( ¯S2)(S2− ¯S2)

h(S0)(S1− S0) + h(S0)(S2− S1) = h(S0)(S2− S0)

2. Se S1 ≥ S2 ≥ S0 oppure S1 ≥ S0 ≥ S2

abbiamo che ¯S0 = S0 , ¯S1 = S1 e ¯S2 = S1.

Risulta così h( ¯S1)( ¯S2− ¯S1) = 0.

Quindi l’uguaglianza diventa

h( ¯S0)(S1− S0) + h( ¯S1)(S2− S1) = h( ¯S0)( ¯S1− ¯S0) + h( ¯S2)(S2− ¯S2)

3. Se S2 ≥ S1 ≥ S0

abbiamo che ¯S0 = S0 , ¯S1 = S1 e ¯S2 = S2.

Risulta così h( ¯S2)(S2− ¯S2) = 0.

Quindi l’uguaglianza diventa

(15)

1.2 Disuguaglianza puntuale di Doob 11 4. Se S2 ≥ S0 ≥ S1

abbiamo che ¯S0 = S0 , ¯S1 = S0 e ¯S2 = S2.

Risulta così h( ¯S0)( ¯S1− ¯S0) = 0 e h( ¯S2)(S2− ¯S2) = 0.

Quindi l’uguaglianza diventa

h( ¯S0)(S1− S0) + h( ¯S1)(S2− S1) = h( ¯S1)( ¯S2− ¯S1)

In tutti i casi l’uguaglianza è verificata.

Proposizione 1.2.3. Siano S0, S1, ..., SN numeri reali e sia

¯ Sn = max 0≤u≤nSu ¯ SN2 ≤ −4 N −1 X k=0 ¯ Sk(Sk+1− Sk) + 4SN2 − 2S 2 0 (1.5)

Dimostrazione. Dobbiamo mostrare che: −4 N −1 X k=0 ¯ Sk(Sk+1− Sk) + 4SN2 − 2S 2 0 − ¯S 2 N ≥ 0 (1.6) Ricordiamo la (1.4): N −1 X k=0 h( ¯Sk)(Sk+1− Sk) = N −1 X k=0 h( ¯Sk)( ¯Sk+1− ¯Sk) + h( ¯SN)(SN − ¯SN)

Consideriamo h( ¯Sk) = −4 ¯Sk quindi otteniamo: N −1 X k=0 −4 ¯Sk(Sk+1− Sk) = N −1 X k=0 −4 ¯Sk( ¯Sk+1− ¯Sk) − 4 ¯SN(SN − ¯SN)

(16)

12 1. Disuguaglianza di Doob Utilizzando la (1.3) si ottiene: N −1 X k=0 −4 ¯Sk( ¯Sk+1− ¯Sk) ≥ −2 N −1 X k=0 ( ¯Sk+12 − ¯Sk2) = −2( ¯SN2 − ¯SN −12 ) + ( ¯SN −12 − ¯SN −22 ) + ... + ( ¯S22− ¯S12) + ( ¯S12− ¯S02) = −2 ¯SN2 + 2 ¯S02 Quindi si ottiene: N −1 X k=0 −4 ¯Sk(Sk+1− Sk) ≥ −2 ¯SN2 + 2 ¯S02− 4 ¯SN(SN − ¯SN) = 2 ¯SN2 + 2 ¯S02− 4 ¯SNSN Tornando alla (1.6): N −1 X k=0 −4 ¯Sk(Sk+1− Sk) + 4SN2 − 2S02− ¯SN2 ≥ 2 ¯SN2 + 2 ¯S02− 4 ¯SNSN + 4SN2 − 2S02 − ¯SN2 = ¯SN2 − 4 ¯SNSN + 4SN2 = ( ¯SN − 2SN)2 ≥ 0

(17)

Capitolo 2

Significato Finanziario

In questo capitolo cercheremo di spiegare la disuguaglianza di Doob in termini di finanza matematica.

2.1

Interpretazione finanziaria della

disuguaglian-za puntuale di Doob

Consideriamo S = (Sn)0≤n≤N il processo che descrive il prezzo di un

ti-tolo.

Consideriamo un’opzione esotica che paga ¯S2

N a tempo N e un’opzione

euro-pea che paga SN2 a tempo N .

La disuguaglianza puntuale di Doob: ¯ SN2 ≤ −4 N −1 X n=0 ¯ Sn(Sn+1− Sn) + 4SN2

ora può essere interpretata come una super replicazione indipendente dal modello per l’opzione esotica ¯S2

N.

Infatti conoscendo il valore dell’opzione europea S2

N e utilizzando la

(18)

14 2. Significato Finanziario guaglianza puntuale di Doob possiamo stimare il valore ¯S2

N dell’opzione

esotica.

2.2

Modello classico di finanza matematica

Consideriamo uno spazio di probabilità (Ω, F , P, Fn) e una martingala

adattata (Sn)0≤n≤N.

Sia Me(S) l’insieme delle misure di probabilità Q su F , con Q = P , tale che S è una Q-martingala.

Si assume che Me(S) 6= ∅, ciò che ci deve essere almeno una misura

martin-gala.

Ora studiamo separatamente il caso di mercato completo e mercato in-completo.

2.2.1

Caso di Mercato Completo

Supponiamo che Me(S) = {Q}.

In questo caso per il teorema di rappresentazione delle martingale possiamo dire che ogni derivato XN ∈ L∞(Ω, F , P ) può essere replicato da:

XN = EQ[XN] + N −1

X

n=0

Hn(Sn+1− Sn) (2.1)

dove Hn= −4 ¯Sn è una strategia predicibile.

Osservazione 3. La (2.1) deriva dal secondo teorema fondamentale della valutazione (vedi Appendice C).

(19)

2.2 Modello classico di finanza matematica 15

2.2.2

Caso di Mercato Incompleto

Supponiamo che Me(S) 6= ∅.

Ogni derivato XN ∈ L∞(Ω, F , P ) può essere super-replicato da:

XN ≤ X0+ N −1 X n=0 Hn(Sn+1− Sn) (2.2) dove: X0 = sup Q∈Me(S) EQ[XN] (2.3)

(20)
(21)

Appendice A

Elementi di probabilità

A.1

Spazi di probabilità

Considero Ω insieme non vuoto.

Definizione A.1. Una σ-algebra F è una famiglia di sottoinsiemi di Ω tale che:

1. ∅ ∈ F

2. se F ∈ F allora Fc= (Ω − F ) ∈ F

3. per ogni successione (Fn)n∈N di elementi di F ∞

[

n=1

Fn∈ F

Esempio A.1. Una σ-algebra importante è quella dei borelliani B(Rn). Tale σ-algebra è generata dalla topologia euclidea di Rn.

B = B(Rn) = σ({A | A aperto in Rn}) 17

(22)

18 A. Elementi di probabilità Definizione A.2. Una misura di probabilità sulla σ-algebra F di Ω è un’ap-plicazione P : F → [0, ∞] tale che:

1. P (∅) = 0

2. Per ogni successione (Fn)n∈N di elementi di F a due a due disgiunti

vale: P ( ∞ [ n=1 Fn) = ∞ X n=1 P (Fn) 3. P (Ω) = 1

Definizione A.3. Uno spazio di probabilità è una terna (Ω, F , P ), dove: • F è una σ-algebra su Ω

• P è una misura di probabilità su F

A.1.1

Variabili aleatorie

Definizione A.4. Una variabile aleatoria sulla spazio di probabilità (Ω, F , P ) è una funzione misurabile X : Ω → RN tale che:

X−1(H) ∈ F con H ∈ B

dove: X−1(H) = {ω ∈ Ω | X(ω) ∈ H}

A.1.2

Valore atteso

Definizione A.5. Data una variabile aleatoria X : Ω → RN sommabile

definita su uno spazio di probabilità (Ω, F , P ), si definisce valore atteso di X il vettore di RN

(23)

A.1 Spazi di probabilità 19

A.1.3

Attesa condizionata

Definizione A.6. Data una variabile aleatoria reale sommabile X e un evento B ∈ F di probabilità positiva si definisce attesa di X condizionata all’evento B E[X|B] = 1 P (B) Z B XdP

Dato B ∈ F tale che 0 ≤ P (B) ≤ 1 si indica con G la σ-algebra generata da B (G = σ(B))

G = {∅, Ω, B, Bc}

Definizione A.7. Sia X una variabile aleatoria reale sommabile e B ∈ F un evento di probabilità positiva. Sia G la σ-algebra generata da B.

Si definisce attesa di X condizionata a G: E[X|G](ω) =    E[X|B], ω ∈ B E[X|Bc], ω ∈ Bc

Osservazione 4. E[X|G] è una variabile aleatoria che stima X a seconda che B sia avvenuto o meno. E[X|G] rappresenta quindi il valore atteso di X note le informazioni di G, ossia rappresenta la miglior stima di X in base alle informazioni di G.

Proprietà dell’attesa condizionata: 1. E[X|G] è G misurabile

(24)

20 A. Elementi di probabilità

A.2

Processi stocastici discreti

Definizione A.8. Un processo stocastico discreto in RN è una famiglia X =

(Xn)n∈N0 di variabili aleatorie definite su uno spazio di probabilità (Ω, F , P )

a valori in RN

Xn : Ω → RN n ∈ N0

dove n rappresenta l’indice temporale, infatti stiamo considerando il tempo in maniera discreta.

Definizione A.9. Una filtrazione sullo spazio di probabilità (Ω, F , P ) è una famiglia (Fn)n∈N0 crescente di sotto-σ-algebre di F .

Definizione A.10. Il processo X si dice adattato alla filtrazione (Fn)n∈N0

se Xn è Fn misurabile ∀n ≥ 0

Definizione A.11. Dato (Ω, F , P, Fn) e (Xn)n≥0 un processo stocastico

adattato, diciamo che (Xn)n≥0 è una martingala se:

1. E[|Xn|] < ∞ ∀n

(25)

Appendice B

Derivati finanziari

Un derivato è uno strumento finanziario il cui valore dipende da altri strumenti finanziari chiamati strumenti primitivi o sottostanti. Ogni deriva-to può dipendere da uno o più tideriva-toli sotderiva-tostanti.

I sottostanti in genere sono dei titoli che si possono comprare o vendere, come ad esempio un’azione o un titolo di stato, oppure possono essere anche delle quotazioni su beni come petrolio, oro, ecc...

L’esempio più semplice di derivato è dato dalle opzioni.

B.1

Opzioni

Un’opzione è un contratto finaziario nel quale vengono fissati: • un sottostante;

• una data di scadenza (al tempo futuro T ); • un prezzo K detto prezzo strike.

I due tipi di opzioni più utilizzate sono le opzioni call e le opzioni put. 21

(26)

22 B. Derivati finanziari

B.1.1

Opzioni Call

Un’opzione Call è un contratto che da, a chi lo compra, il diritto di acquistare una certa quantità di titolo sottostante alla scadenza T al prezzo strike fissato, K.

Questo tipo di opzione è molto utile per gestire il rischio relativo all’an-damento del sottostante, infatti chi compra oggi un’opzione Call può fissare il prezzo con cui acquisterà il sottostante alla data di scadenza.

Si chiama pay-off il valore del derivato alla scadenza. Il pay-off per un’opzione Call è dato da:

(ST − K)+= max {0, ST − K}

dove ST è il prezzo del sottostante alla scadenza T .

Alla scadenza T ci sono infatti due eventualità:

• ST > K il prezzo di mercato alla scadenza è maggiore del prezzo strike,

quindi conviene esercitare l’opzione e comprare al prezzo K.

In tal caso il payoff è ST − K che corrisponde al ricavo che si

otterreb-be acquistando il sottostante al prezzo K e rivendendolo al prezzo di mercato ST.

• ST < K il prezzo di mercato alla scadenza è minore del prezzo strike,

quindi non conviene esercitare l’opzione, ma conviene comprare il sot-tostante direttamente al prezzo di mercato ST. In tal caso il payoff è

(27)

B.1 Opzioni 23

B.1.2

Opzioni Put

Un’opzione Put è un contratto che da, a chi lo compra, il diritto di vendere una certa quantità di titolo sottostante alla scadenza T al prezzo strike fissato, K.

Questo tipo di opzione è molto utile per gestire il rischio relativo all’an-damento del sottostante, infatti chi compra oggi un’opzione Put può fissare il prezzo con cui venderà il sottostante alla data di scadenza.

Il pay-off per un’opzione Put è dato da:

(K − ST)+= max {0, K − ST}

dove ST è il prezzo del sottostante alla scadenza T .

Alla scadenza T ci sono infatti due eventualità:

• ST > K il prezzo di mercato alla scadenza è maggiore del prezzo strike,

quindi non conviene esercitare l’opzione, ma conviene vendere al prezzo di mercato ST.

In tal caso il payoff è nullo.

• ST < K il prezzo di mercato alla scadenza è minore del prezzo strike,

quindi conviene esercitare l’opzione e vendere il sottostante al prezzo strike K.

In tal caso il payoff è K − ST che corrisponde al ricavo che si

otter-rebbe vendendo il sottostante al prezzo K e ricomprandolo al prezzo di mercato ST.

(28)

24 B. Derivati finanziari

B.1.3

Problemi

Il valore finale di un’opzione dipende dal prezzo del sottostante a sca-denza, il quale è incognito. Per questo motivo ci sono due problemi di fondamentale importanza:

1. PROBLEMA DELLA VALUTAZIONE: la determinazione del giusto prezzo (detto premio) per l’opzione, cioè del prezzo che il compratore deve pagare per comprare l’opzione al tempo iniziale.

2. PROBLEMA DELLA REPLICAZIONE: la determinazione di una stra-tegia di investimento che, utilizzando il premio, riesca a replicare a scadenza il pay-off qualsiasi sia il valore del sottostante alla scadenza.

B.1.4

Principio di assenza d’arbitraggi

Un arbitraggio è la possibilità di compiere operazioni finanziarie che pro-ducono un profitto privo di rischio, senza alcun impiego di denaro. Il principio di assenza d’arbitraggi dice che:

se due strumenti finanziari hanno con certezza lo stesso valore in una data futura, allora devono avere lo stesso valore anche attualmente. Cioè, presi Xt e Yt valori di due strumenti finanziari si deve avere:

XT ≤ YT ⇒ Xt≤ Yt ∀t ≤ T

In particolare:

(29)

Appendice C

Mercati discreti

Consideriamo uno spazio di probabilità (Ω, F , P, Fn),

con Ω finito e P (w) > 0 ∀w ∈ Ω.

Fissato un intervallo temporale [0, T ] prendiamo tn = NTn.

I tn sono dette date di contrattazione.

A questo punto consideriamo: • B titolo non rischioso (bond)

  

Bn+1 = Bn(1 − rNT)

B0 = 1

dove: r = tasso di interesse nell’intervallo [tn, tn+1].

• S = (S1, ..., Sd) d titoli rischiosi    Sn+1i = Sni(1 + µin+1) Si 0 ∈ R+

dove: µ = vettore dei rendimenti.

(B, S) è un mercato discreto sullo spazio di probabilità (Ω, F , P, Fn).

(30)

26 C. Mercati discreti

C.1

Strategie

Definizione C.1. Dato un mercato (B, S) su uno spazio di probabilità (Ω, F , P, Fn), si definisce portafoglio (o strategia) una coppia (α, β) di

pro-cessi stocastici dove α = (α1, ..., αd).

Il valore della strategia (α, β) all’istante n è dato da: Vn(α,β) =

d

X

i=1

αniSni + βnBn

Definizione C.2. Una strategia (α, β) si dice autofinanziante se vale la relazione:

Vn−1(α,β) = αnSn−1+ βnBn−1

Per la condizione di autofinanziamento si avrà: αnSn+ βnBn= αn+1Sn+ βn+1Bn

quindi il valore complessivo della strategia rimane invariato.

La strategia si chiama autofinanziante perchè si investe solo il capitale ini-ziale, senza aggiungere o togliere denaro.

Definizione C.3. Una strategia (α, β) si dice predicibile se (αn, βn) è Fn−1

(31)

C.2 Misura martingala 27 Considero la famiglia della strategie autofinanzianti e predicibili.

A = {(α, β); (α, β) autof inanziante e predicibile}

Definizione C.4. Si dice che una strategia (α, β) è un arbitraggio se valgono le seguenti proprietà:

• V0(α, β) = 0

∃n tale che: • Vn(α, β) ≥ 0

• P (Vn(α, β) > 0) > 0

Definizione C.5. Diciamo che il mercato è libero da arbitraggi se la famiglia A non contiene arbitraggi.

Osservazione 5. Ogni mercato sensato deve essere libero da arbitraggi.

C.2

Misura martingala

Definizione C.6. Una misura martingala è una misura di probabilità Q sullo spazio di probabilità (Ω, F , P ) tale che:

• Q è equivalente a P

• ∀n = 1, ...N eS è una Q-martingala dove eS è il prezzo neutrale al rischio.

C.3

Primo teorema fondamentale della

valuta-zione

Teorema C.3.1. Un mercato discreto è libero da arbitraggi se e solo se esiste almeno una misura martingala.

(32)

28 C. Mercati discreti

C.4

Secondo teorema fondamentale della

valu-tazione

Teorema C.4.1. Un mercato libero da arbitraggi è completo se e solo se la misura martingala è unica.

(33)

Bibliografia

[1] A.PASCUCCI Calcolo stocastico per la finanza. Dipartimento di Matematica, Bologna.

[2] B.ACCIAIO, M.BEIGLBOCK, F.PENKNER, W.SCHACHERMAYER, J. TEMME A Trajectorial Interpretation of Doob’s Martingale Inequali-ties. The Annals of Applied Probability 2013, Vol. 23, No. 4, 1494-1505, Institute of Mathematical Statistics, 2013.

[3] W.SCHACHERMAYER From Doob’s inequality to model-free super-hedging. University of Vienna, Faculty of Mathematics.

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(35)

Ringraziamenti

In primo luogo vorrei ringraziare il mio relatore, prof.Andrea Pascucci, per la disponibilità e la pazienza con cui mi ha seguita durante la stesura di questa tesi.

Un gigantesco grazie va sicuramente ai miei genitori, perchè senza di loro e senza il loro sostegno probabilmente io oggi non sarei arrivata fino a qui. Un altro grazie speciale va a Davide, che ha saputo starmi accanto durante tutto questo percorso.

Grazie a Ilaria, la mia amica di sempre, perchè anche quando a separarci c’erano migliaia di kilometri sapevamo di poter sempre contare l’una sull’al-tra.

Vorrei ringraziare i miei compagni di corso: Rachele e Palma, ma in parti-colar modo devo ringraziare Marina, perchè mi ha sempre sostenuta, anche quando io stessa avevo smesso di crederci.

Ultimo ringraziamento, ma non meno importante, va alle mie professo-resse di Matematica del Liceo, perchè sono riuscite a trasmettermi la loro passione per questa materia. Probabilmente senza di voi, non avrei intrapre-so questo bellissimo percorintrapre-so.

Grazie di cuore a tutti coloro che non hanno mai dubitato che ce l’avrei fatta.

Riferimenti

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